La prosecuzione dell’attività costituisce pericolo di vita per i lavoratori e per cittadini e determina rilevanti danni all’ambiente, in violazione di quanto previsto dalla Costituzione. Invece il Consiglio di Stato ha deciso di accogliere la richiesta di sospensiva dell’ordinanza del Tar di Lecce che convalidava la decisione presa un anno fa dal sindaco di Taranto che intimava ad ArcelorMittal e all’Ilva in Amministrazione straordinaria di spegnere l’area a caldo dello stabilimento siderurgico. L’udienza di merito è invece programmata per il 13 maggio. Per nulla sorpreso della decisione il sindaco Rinaldo Melucci certo di riuscire a fermare l’area a caldo dello stabilimento siderurgico, «con ogni mezzo possibile, ogni giorno sarà una pena per loro e per chi intenderà danneggiare ancora la vita dei tarantini e interferire con la svolta della città». «Nessuna sorpresa, nessuna variazione sul percorso che abbiamo impostato con l’intera comunità – ha dichiarato – e quand’anche gli esiti dell’udienza di maggio del Consiglio di Stato dovessero prevaricare l’aspirazione di mezzo milione di cittadini e i diritti fondamentali sanciti dal Tar di Lecce con l’ordinanza di spegnimento dei forni, noi andremo avanti in ogni grado di giudizio, anche in sede europea.” Anche la Regione si era costituita nel giudizio amministrativo dinanzi al Consiglio di Stato schierandosi a sostegno delle tesi del Comune di Taranto, ricordando di aver già impugnato il decreto della presidenza del Consiglio dei ministri del 29 settembre 2017 con il piano valevole come autorizzazione integrata ambientale per l’ex Ilva, stabilimento oggi gestito da ArcelorMittal, ricorso che pende tutt’ora dinanzi al Tar del Lazio. Non solo, lo stabilimento non risulta neppure adeguato alla decisione della Commissione Europea del 28 febbraio 2012.
Categoria: Vivere con i veleni
Straordinaria manifestazione No Pfas a Vicenza.
Ad una settimana dalla manifestazione anti Solvay ad Alessandria, maxi mobilitazione per l’udienza del processo gemello del 22 marzo a Vicenza contro la Miteni di Trissino. Pfasland, l’organo di informazione di Let’s stop Them/crimini ambientali, comitato di redazione interdisciplinare, sito per promuovere giustizia, ambiente e sociale a partire dalla questione Pfas, organizza un doppio appuntamento, domenica 21 marzo dalle 15 e lunedì 22, di manifestazione e presìdi. Ci sarà un vero e proprio accampamento, smontato prima del coprifuoco, con una serie di dibattiti, fuori dal tribunale, sul tema dell’inquinamento da Pfas.
“Nei giorni mondiali della poesia, dell’acqua e di San Benedetto, patrono d’Europa, occuperemo lo spazio della Piazza del Tribunale di Vicenza. Dal pomeriggio alla sera di domenica, la mattina del giorno dopo, staremo a parlare tra di noi, attivisti, cittadini, gruppi, associazioni, con momenti centrali di “assemblea distanziata” (fisicamente, ma non sul tema) in un grande cerchio, dando appuntamento a giornali, televisioni, documentaristi (sarà presente una troupe condivisa del regista americano del film Genx: a chemical cocktail e del regista italiano Chemical Bros). Ripercorreremo tutta la storia del grande inquinamento da Pfas, ovvero sia della grande contaminazione del Veneto centrale, chiamando voci, amici, attivisti di altri territori (Padova, Venezia, Spinetta Marengo), presentando al pubblico, in uno “spazio comune”, le istanze e i protagonisti stessi del processo, per meglio conoscersi reciprocamente: daremo la parola agli avvocati, alle parti civili, alle persone colpite, alle molteplici diverse componenti del movimento. Alle ore 17 faremo il punto su bonifica, nuovi acquedotti, incenerimento, collegato ambientale (limiti/messa al bando pfas), analisi sangue e alimenti, progetti di ricerca (con ricercatori universitari presenti).”
“Installeremo una specie di campo base “alpinistico”, con vari punti/persone di riferimento, per informazioni e scambio di materiale, per valorizzare le relazioni e le connessioni, quasi un prepararsi a scalare simbolicamente, l’indomani, l’Everest del diritto: il crimine ambientale e i suoi risvolti sociali (tema che sarà l’oggetto specifico dell’«udienza di riunione fascicoli» prevista per il giorno dopo)”.
“La notte ad elaborare il materiale, la mattina pronti all’azione finale, tutti insieme, in cordata. Ma per arrivare a ciò, il momento di comunità più importante sarà il tardo pomeriggio di domenica quando (ore 19), con una grande orazione civile strutturata a più voci, chiameremo la poesia a difenderci dalla prepotenza delle carte bollate. Chiameremo la poesia dialettale, l’avvocato e Poeta Ernesto Calzavara con i compagni di poesia Giacomo Noventa e Romano Pascutto, a difenderci dall’arroganza dei potenti. La poesia dimenticata, insubordinata alle logiche del profitto, esiliata dai nostri territori – concludono gli organizzatori – sarà la nostra arma contro la devastazione, la violenza, il Potere con la p maiuscola”.
I Movimenti in piazza mentre Solvay avvia lo scacco matto per il PFAS. Ma se la Procura…
La partita ora si svolge in Tribunale. Anche se non c’è più stato il tempo, soprattutto in epoca covid, di spostare il 13 marzo davanti al palazzo di giustizia di Alessandria la manifestazione organizzata di fronte alle sedi di Provincia e Comune. Pochi giorni avanti infatti la connivente Provincia ha annunciato la definitiva autorizzazione AIA alla Solvay di Spinetta Marengo per il tossico e cancerogeno Pfas C6O4. Questa ha rappresentato la prima mossa della lunga partita a scacchi che la casa madre belga intende concludere con lo scacco matto ai Movimenti risoluti per la fermata dei famigerati Pfas (C6O4 e ADV) che stanno – secondo le tragiche indagini epidemiologiche e idrogeologiche – proseguendo la devastazione sanitaria e ambientale avviata dal famigerato fratello Pfoa, a tacere degli altri 21 veleni mai bonificati in falda, acquedotti e atmosfera.
Dunque, invece di fermare C6O4 e ADV, prima mossa: la Provincia, che (con Comune e Regione) bada ai voti leghisti e alle relazioni industriali, rilascia l’AIA e scarica la patata bollente ai tribunali affermando: “Visto che la Procura ci ha avviato contro, sulla scia della sentenza di Cassazione e sulla spinta dei Movimenti, procedimento penale per disastro ambientale e omessa bonifica, si assuma perciò la Procura la responsabilità di fermare gli impianti”. Altrimenti – ha studiato Bruxelles – andiamo avanti con le mosse successive, cioè il processo di primo grado, poi quello di appello e poi di cassazione; passano cioè almeno altri dieci anni e noi con l’AIA provinciale, il minimo di manutenzione e l’occhio opaco di Arpa e Asl e sindacati, nel frattempo consolidiamo i profitti sfruttando gli impianti fino all’osso, tanto la gente è assuefatta agli inquinamenti che peraltro noi spergiuriamo inesistenti. Infine, ultima mossa, saremo capaci noi di chiudere gli impianti.
Per il dopo scacco matto, cioè per non pagare la bonifica, è già pronta la mossa del cavallo, collaudata a Livorno per lo stabilimento di Rosignano analogamente sottoposto a procedimenti giudiziari per catastrofi ambientali. Consiste nello scorporo in una nuova società, una legal entity scollegata dalla casa madre, un nuovo soggetto industriale su cui scaricare le responsabilità processuali.
Nello schema scacchistico di Solvay sono da valutare due variabili. Una è che il ministero della transizione ecologica fissi limiti zero alle emissioni dei Pfas: equivalente all’automatica fermata degli impianti. Eventualità assai improbabile perché già disimpegnata dal precedente ministero per l’ambiente (addirittura grillino). L’altra preoccupa la multinazionale belga sulla base dell’eclatante emergenza sanitaria ed ecologica: la fermata degli impianti inquinanti da parte della Procura: già oggi, prima di aprire il processo, senza attendere altre “pistole fumanti”. C’è il precedente dell’Ilva di Taranto.
Perciò da oggi l’interlocutore principale per noi, con ComitatoStopSolvay e Legambiente, diventa il Tribunale di Alessandria, davanti al quale è facile prevedere le prossime manifestazioni popolari che magari ripetano quella del 23 marzo a Vicenza. A maggior ragione se è vero quanto afferma la Provincia (clicca qui) di essere d’accordo con i PM Eleonora Guerra e Fabrizio Alessandria.
L’assessore all’Ambiente che insegna come chiudere la fabbrica di Spinetta Marengo.
Impressiona, nel 2021, l’intervista a La Stampa di Ezio Guerci, ex assessore PCI all’Ambiente di Alessandria, che riscrive la storia alla stregua del romanzo di Orwell. Si vanta di aver avuto il coraggio – a differenza degli attuali amministratori – di bloccare le produzioni inquinanti dello stabilimento Montedison (oggi Solvay) di Spinetta Marengo. Da quale pulpito viene la predica! E vorrebbe insegnare ai gatti ad arrampicarsi.
L‘affermazione infatti non ha alcuna rispondenza con i fatti storici. In realtà, Guerci mise in scena col sindaco Giuseppe Mirabelli una pagliacciata: così la definii sui giornali dell’epoca. La sceneggiata, con titoli drammatici a sei colonne sui giornali La Montefluos costretta a chiudere 900 dipendenti sospesi dal lavoro, infatti scoppiò come una bolla di sapone: nessun impianto fu fermato, l’inquinamento proseguì più forte di prima. In quale scambio consistette la trattativa fra Comune e Montedison? L’ex sindaco non può più rispondere, l’assessore potrebbe scoprire gli altarini… (Leggi tutto)
Sequestrate le cartelle cliniche dei lavoratori della Solvay di Spinetta Marengo.
Il bisettimanale di bisdisinformazione di Alessandria se ne guarda bene dal ricordare che nel 2009 aveva omesso di comunicare ai lettori che nel nostro esposto alla Procura avevamo denunciato la presenza di valori enormi di Pfoa nel sangue dei lavoratori dello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo: valori tossici e cancerogeni secondo le documentate rilevanze scientifiche internazionali allegate. Secondo noi le cartelle cliniche rappresentano la “pistola fumante” del reato di dolo. Nel suddetto articolo, Il Piccolo si premura a nascondere che, dal 2009 fino a pochi mesi fa, non ha menzionato mai i nostri ripetuti esposti che sollecitavano la Procura a sequestrare le cartelle cliniche nascoste da Solvay. Anzi, avrebbe potuto pubblicare i certificati di analisi, e non lo ha fatto. Come vogliamo chiamare l’assistere passivamente a un atto colpevole che si dovrebbe impedire, tacito consenso o tolleranza? Scontato che non si è gravati da obbligo giuridico, non c’è invece nessun dubbio sul reato deontologico che commette chi avrebbe l’obbligo di fare informazione. A tacere del codice etico di un giornale che non nomina mai e poi mai il nome di chi da cinquanta anni rappresenta, a proprie spese, l’antagonista per antonomasia dei fatti e dei misfatti del polo chimico spinettese. Va dato invece atto che questa Procura sta facendo quello che gli inquirenti passati non hanno mai fatto.
Il C6O4 è il peggiore dei Pfas.
Spinetta e Alessandria sono nella morsa di un molteplice ventaglio di inquinanti. Un disastro ambientale acclarato da una sentenza passata in giudicato che costringe la popolazione a convivere con una situazione su cui ora pesa una seconda inchiesta della Procura alessandrina che indaga, insieme ai Carabinieri del Noe, per un’ipotesi di disastro ambientale (bis) e omessa bonifica. Clicca qui l’intervista al prof. Carlo Foresta membro del Consiglio superiore di Sanità.
Due stragi nascoste, quella della pandemia e quella delle morti da contaminazioni tossiche.
L’opinione pubblica si è abituata allo stillicidio di una strage Covid che si somma a quella ancora più enorme di morti per cancro, malattie cardiovascolari e altre sempre dovute a contaminazioni tossiche. Clicca qui Rinascimento Genova.
I veleni della Solvay penetrano nelle case dalle cantine. I bambini i più a rischio.
Facciamo il punto sulla partita a scacchi che si gioca sulla pelle degli alessandrini. Manifestazione il 13 marzo.
La falda che scorre sotto Spinetta Marengo, compromessa dal disastro ambientale acclarato dalla sentenza della Cassazione del dicembre 2019, rilascia in superficie i cancerogeni cloroformio, tetracloruro di carbonio, tetracloroetilene, tricloroetilene ecc. E lo fa introducendo i suoi “vapori” anche attraverso le fondamenta delle abitazioni. Gli accertamenti dell’Arpa sono iniziati l’anno scorso. La popolazione avvelenata è quella del sobborgo alessandrino. Questi accertamenti sono nell’ambito delle campagne di monitoraggio dei composti fluorurati in aria e ambiente, che il “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” da mesi chiede (formalmente via PEC) all’Arpa di rendere pubblici per tutto il 2020, e non solo fino a luglio. (Clicca qui).
A sua volta, il capogruppo del Movimento 5 Stelle in Regione Piemonte, Sean Sacco, completa il quadro dell’ecocatastrofe con ulteriori dati (clicca qui) evidenziando i drammatici risultati dell’indagine epidemiologica (incrementi di rischio del + 75% per mesoteliomi pleurici, + 90% per i sarcomi ecc. ) che va appunto completata oltre ai confini comunali. Si pensi che in Veneto si sta studiando anche l’associazione tra l’esposizione ai Pfas e le competenze cognitive e socio emotive dei bambini residenti nella zona rossa: è più che un sospetto di danni se consideriamo le rovinose evidenze già accertate in gravidanze ed esiti neonatali. (clicca qui)
Al culmine dei nostri esposti (clicca qui), la Procura di Alessandria ha finalmente avviato procedimento penale contro Solvay in violazione della sentenza di Cassazione per disastro ambientale e omessa bonifica. Per questo ultimo reato è evidente il fallimento, ad esempio, del Progetto operativo di bonifica per fasi riduzione cromo esavalente (terreni insaturi Area 2 Sottoarea 2b) approvato dal Comune di Alessandria e certificabile dalla Provincia, per il quale Solvay ha fornito garanzie finanziarie.
Con provvedimento immediato, insieme a ComitatoStopSolvay e Legambiente abbiamo chiesto almeno di fermare le produzioni del pfas C6O4 (appena autorizzato dalla Provincia). Solvay stessa ammette la chiusura, addirittura della fabbrica, ma non subito: il tempo di spremerla fino in fondo, basta che gli avvocati menino per le lunghe il processo e il ministero della transizione… transiga sui “Limiti zero pfas”. Clicca qui.
Alcuni politici e sindacalisti fingono di accettare perfino la chiusura dello stabilimento in cambio della localizzazione nell’alessandrino del deposito nucleare nazionale. In realtà puntano alla contemporanea presenza. Clicca qui.
Intanto alla procura di Livorno Vittorio Spallasso, che segue il processo di Alessandria, con il fondo ambientalista Bluebell Capital Partners e M5S ha presentato esposto contro Solvay per l’inquinamento della costa tirrenica di Rosignano. Il processo Pfas contro Miteni riprenderà a Vicenza il 22 marzo. Il prossimo 13 marzo ad Alessandria manifesteremo in piazza contro la squallida partita a scacchi che si sta giocando sulla pelle di lavoratori e cittadini.
Bluebell e Cinquestelle in Procura contro Solvay.
Continua la battaglia contro l’inquinamento della costa tirrenica di Rosignano portata avanti dal fondo ambientalista Bluebell Capital Partners insieme al parlamentare Francesco Berti, deputato del Movimento 5 Stelle. Bluebell, che ha acquistato alcune azioni di Solvay, accusa anche il colosso belga di “greenwashing”, ossia di una svolta ecologista solo di facciata, raccontata nella comunicazione esterna ma non reale. A Livorno l’altro esposto incentrato sul reato di inquinamento ambientale porta la firma della consigliera regionale Silvia Noferi (M5S) e dell’avvocato Vittorio Spallasso che segue anche il processo di Alessandria.
Della chiusura dell’Ilva di Taranto.
Il Consiglio di Stato rigetta il ricorso di ArcelorMittal. Clicca qui il decreto.
Sulla chiusura della Solvay di Spinetta Marengo.
Solvay dice di essere costretta chiudere Spinetta Marengo: senza i Pfas le produzioni gamma algoflon non sono più economicamente competitive. Non c’è ragione per non crederle osservando il mercato e soprattutto la bufera che si sta scatenando nel mondo contro i tossici e cancerogeni PFAS che imperversano in tutti i settori merceologici, dai biberon all’astronautica. Ovvio il parallelo con Eternit e Ilva. Dunque la chiusura è una eventualità reale e non una minaccia, come sembrano interpretarla i succubi sindacati con il ricatto all’opinione pubblica dei posti di lavoro in pericolo. Finora la minaccia aveva pagato grazie alla complicità di politici e giornali e all’inerzia della magistratura, e soprattutto nascondendo gli scheletri nell’armadio (cartelle cliniche e dati epidemiologici). Finalmente la Procura di Alessandria è intervenuta, dopo oltre dieci anni di esposti che avevano posto fine al pfas PFOA ma non ai sostituti C6O4 e ADV. L’accusa è disastro ambientale e mancata bonifica in barba alla precedente sentenza della Cassazione. Di conseguenza Solvay ammette la chiusura. Però Bruxelles pensa: chiusura ma non subito, prima spremiamo fino in fondo la fabbrica, basta che gli avvocati menino per le lunghe il processo. A sua volta il ministro della transizione ecologica (continua il lungo articolo).
Ma qui si sta morendo. Anche di Pfas.
Il comunicato concernente i PFAS della Solvay, che riceviamo dal M5S del Piemonte (clicca qui) è condivisibile laddove apprezza l’intervento della Procura di Alessandria che il “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” sollecita da sempre e con ben cinque esposti ultimamente. E’ condivisibile per la parte che denuncia l’immobilismo e l’assenza della Giunta regionale per il biomonitoraggio umano e l’indagine epidemiologica dei lavoratori e della popolazione: rivendicazioni che, per quanto ci riguarda, datano quanto meno dal 2008. Aggiungiamo anche le indagini aria-acqua-suolo, ovvero la bonifica alternativa alle chiusure di impianti.
Però ci sono responsabilità che non sono bene messe in rilievo da Sean Sacco capogruppo regionale M5S, Susy Matrisciano Senatrice M5S, Michelangelo Serra e Francesco Gentiluomo consiglieri comunali M5S Alessandria. I quali non riflettono sulle date (quanto meno andrebbe consultato il nostro Dossier, disponibile a richiesta). Responsabilità appunto ad iniziare quanto meno dal 2008 quando magistratura, arpa e amministrazioni ignorano il nostro esposto in procura che allarma sui Pfas PFOA, C6O4 e ADV. Dunque è quanto meno dal 2008 (e non dal 2012-13 come dice il comunicato M5S) che mancano i monitoraggi dell’Arpa, fino al 2019 per il C6O4 e per l’ADV fino a pochi giorni fa.
Infine stupisce anche che nel comunicato non si associno a quella della Regione le responsabilità della Giunta provinciale di Alessandria che, in concorso con Comune e Regione, reiterizza addirittura nel 2020 a Solvay l’autorizzazione a produrre C6O4. A tacere che il ministro all’Ambiente, di nomina Cinquestelle, si è rimangiato l’impegno di fissare LIMITI ZERO PFAS: un crimine all’ambiente che non sarà certo emendato dal nuovo ministro… per la transizione ecologica. Transizione? Ma qui si sta morendo! Ho riempito ben quattro libri di articoli (L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza) a forza di accusare quanti nei decenni hanno sulla coscienza le Vittime della catastrofe ecosanitaria di Spinetta Marengo.
Scoperti nuovi Pfas cancerogeni ad Alessandria. Scoperti? Ma se è almeno del 2008 che li denunciamo.
E’ dimostrato nelle centinaia di pagine de “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza” che i morti e gli ammalati elargiti dal polo chimico di Spinetta Marengo stanno sulla coscienza (se ce l’hanno) di molti: non solo di manager (che in fondo fanno il loro sporco mestiere) ma anche di politici (ignoranti o briganti) e di giornalisti (ignavi o prostituti). Anche i magistrati hanno fatto la loro parte: quelli inquirenti che hanno buttato nei cassetti i nostri esposti e quelli giudicanti che hanno lasciato a piede libero gli assassini e rilasciato all’azienda ulteriore licenza di uccidere (si legga “Ambiente delitto perfetto” di Barbara Tartaglione e Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia).
Nel 2019 si è concluso in Cassazione il processo al culmine personale di tanti successi parziali di una lotta che mi è costata quasi mezzo secolo di battaglie (e rappresaglie). A questo processo, deludente sotto l’aspetto delle pene agli inquinatori e dei risarcimenti alle Vittime, è rimasta la coda della bonifica.
Dal 2019 abbiamo come associazioni e comitati tempestato la Procura di esposti (gli ultimi cinque del “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” al procuratore capo Enrico Cieri: clicca qui), finchè in questi giorni è stato aperto un fascicolo per disastro ambientale e omessa bonifica con relativi perquisizioni in stabilimento, cartelle cliniche top secret dei lavoratori, avvisi di garanzia e perizie. Altro che bonifica, un filone dell’inchiesta riguarda l’inquinamento che senza soluzione di continuità avvelena suolo aria acque di falda e acquedotti, e gonfia le pur parziali indagini epidemiologiche di morti per cancro. Nelle analisi sono state tracciate nuove sostanze cancerogene (i Pfas C6O4 e ADV): bella scoperta! è da almeno il 2008 che le abbiamo denunciate negli esposti!
Per quanto riguarda il filone della bonifica, omessa anzi aggravata da Solvay e di nuovo negletta dalle complici Amministrazioni (anzi, la Provincia ha appena ri-autorizzato il C6O4), il Ministero dell’Ambiente, in esecuzione della sentenza della Cassazione, dovrebbe a maggior ragione imporre a Solvay tempi modi costi della bonifica. Se non l’ha fatto finora il ministro grillino dell’Ambiente, figuriamoci il superministro industrialista della transizione ecologica.
Un paradiso naturale stravolto dagli inquinamenti di Solvay.
Dopo la polemica innescata a fine 2020 con i vertici di Solvay per l’impianto di Rosignano, il co fondatore del fondo internazionale di investimento Bluebell Capital Partners, Giuseppe Bivona, su invito del parlamentare del Movimento 5 stelle Francesco Berti, ha effettuato con i rappresentanti di associazioni e movimenti ambientalisti della zona, nonché con l’avvocato Vittorio Spallasso di Alessandria, un sopralluogo sia alle spiagge bianche di Rosignano che in corrispondenza degli scarichi a mare gestiti dalla Solvay. Berti annuncia “azioni a garantire un futuro sostenibile a questo territorio che ha tutte le potenzialità per essere un vero e proprio paradiso naturale, e che invece è stato trasformato in una delle 15 aree più inquinate del Mediterraneo” (clicca qui lo studio ONU)
Massa Carrara aspetta la bonifica da 30 anni.
Da quando imponemmo con l’Assemblea permanente davanti alla Farmoplant la chiusura del famigerato stabilimento. Ancora oggi benzene, ammoniaca cloruri avvelenano le falde e segnano il record di tumori maligni in regione. Clicca qui il video.
Caffaro è un carcinoma al centro di Brescia: va estirpato.
La Procura di Brescia, nell’ambito di un’inchiesta per disastro ambientale ha disposto il sequestro dell’azienda. il cromo esavalente percola, il mercurio galleggia sul suolo, nonostante la presenza della barriera idraulica. Non è solo un’eredità del passato, ma un inquinamento perpetrato nel tempo. Urgente intervenire per mettere in sicurezza la falda, prima di affrontare la bonifica. Clicca qui.
Lo stato di contaminazione Solvay secondo l’Arpa?
Avevamo avanzato formale richiesta (via PEC) della Relazione 2020 dell’Arpa riferita alla Solvay di Spinetta Marengo (clicca qui). Gli episodi di inquinamento nell’anno trascorso non hanno fatto che accrescere le forti preoccupazioni sui sistemi di controllo che avevamo espresso a Magistratura ed Enti locali, nonchè all’opinione pubblica. Ancora nulla ci è stato consegnato. Per quanto riguarda le attività di (presunta) bonifica, ovvero messa in sicurezza, non conosciamo più di quanto risultava a metà 2020, ad esempio: “In Area 1, le acque di falda, non oggetto di bonifica in nessuna delle aree sorgenti di Cromo VI, sono ancora contaminate per via di sorgenti di contaminazione non ancora bonificate. Area 2b, non avviata bonifica vista la presenza contestuale di contaminazione da Cromo VI, Piombo ed Arsenico negli stessi terreni. Area 3, l’inquinamento è ancora da caratterizzare. Per quanto concerne le acque di falda interne ed esterne allo stabilimento, compromesse per la presenza di numerosi inquinanti come evidenziato in più studi e procedure, dal 2010 è stata messa in funzione una barriera idraulica che non può garantire in tutte le condizioni meteoclimatiche, sulla base delle analisi già compiute da Arpa e da Solvay, il contenimento delle acque inquinanti.
Processo e screening di massa per la popolazione colpita da Pfas.
No, non riguardano il Tribunale nè il Comune di Alessandria, bensì il Veneto. Infatti, mentre a Vicenza va avanti il processo Miteni, il Comune di Trissino chiede alla Regione Veneto uno screening medico di massa sulla popolazione per l’immissione nell’ambiente, aria e acqua in primis, dei famigerati Pfas C6O4 e PFOA. Clicca qui.
La mega-discarica dei veleni tossici di Bussi sul Tirino continua ad inquinare.
E’ la conferma, come a Spinetta Marengo, che non sono bonifica gli interventi di copertura e impermeabilizzazione dei terreni, ed il sistema di emungimento delle acque sotterranee, vale a dire il procedimento che permette di prelevare l’acqua di falda, depurarla e rimetterla in circolo pulita. Clicca qui.
“Più ci si avvicina alla Solvay e più è pericoloso”.
Chiunque ad Alessandria lo sa da sempre. Nell’intervista, clicca qui, la responsabile epidemiologa dell’Arpa, dati alla mano conferma che le patologie aumentano avvicinandosi allo stabilimento di Spinetta Marengo, comprese quelle procurate dai Pfas. Le analisi del sangue dei lavoratori evidenziano da anni una presenza spropositata di Pfas, peccato che le cartelle cliniche sono top secret nei cassetti di Solvay. L’epidemiologa sospetta che i Pfas siano anche nel sangue dei cittadini e auspica il biomonitoraggio. Noi lo stiamo chiedendo da anni all’Arpa, perché non lo avete fatto? Perché costa farlo: è la risposta. Già, e non costano niente morti e ammalati?
Impatto sanitario dell’Ilva di Taranto? Un crimine. Che si intraprende già sui feti.
Il webinar (clicca qui) con la dottoressa Annamaria Moschetti, presidente della Commissione ambiente dell’Ordine dei medici di Taranto, risponde alle domande: Esiste una questione sanitaria connessa alle emissioni del siderurgico? In particolare esiste una questione sanitaria che riguarda i bambini tarantini?
Non arretriamo di un passo: limiti zero ai Pfas.
I limiti dei micidiali Pfas devono essere pari a zero: ribadiscono le MammeNo Pfas e StopSolvay , non c’è margine di mediazione con il Ministero dell’Ambiente di Costa, che si limiterebbe ad un abbassamento: clicca qui e qui.
Intanto il 25 gennaio a Vicenza il giudice per l’udienza preliminare, Roberto Venditti, dovrà per prima cosa pronunciarsi sull’unificazione delle tre inchieste condotte dalla Procura berica. La prima riguarda l’inquinamento anteriore al 2013, la seconda quello più recente legato ad un Pfas di nuova generazione, il GenX, e la terza il fallimento della fabbrica chimica Miteni di Trissino: clicca qui.
Mentre a valle l’acqua inquinata dalla discarica di Ca’ Filissine (clicca qui) è in espansione, l’ARPA veneta è nella bufera (clicca qui), invece l’ARPA piemontese e la Procura alessandrina sono ancora in apnea malgrado i nostri esposti, altrettanto la Commissione parlamentare ecomafie.
Perché Zaia non fa analizzare il sangue dove aveva sede la Miteni, principale imputata dell’inquinamento da Pfas?
Gli abitanti di Trissino sono forse cittadini di serie B? Clicca qui.
I Pfas nel mirino di Joe Biden.
Biden affronterà l’inquinamento designando i PFAS come sostanza pericolosa, fissando limiti applicabili nel Safe Drinking Water Act, dando priorità ai sostituti attraverso l’approvvigionamento e accelerando gli studi di tossicità e ricerca. I democratici di Capitol Hill hanno identificato i PFAS come una priorità. Edward J. Markey, D-Mass, membro del Comitato per l’ambiente e i lavori pubblici, ha dichiarato: “Dobbiamo allontanarci dall’uso di queste ‘sostanze chimiche per sempre’ ovunque vengano utilizzate: Biden farà azioni concrete per farle uscire dalle nostre acque, aria, suolo e prodotti”.
Si chiamava Lorenzo Zaratta, per gli amici Lollo. Era un bambino.
Si chiamava Lorenzo Zaratta, per gli amici Lollo. Era un bambino affetto da un tumore al cervello. La gravidanza della mamma è avvenuta nel quartiere Tamburi di Taranto, il quartiere su cui si riversano i fumi dell’ILVA. Per la morte di Lollo sono scattati gli avvisi di garanzia verso nove dirigenti che hanno gestito lo stabilimento siderurgico di Taranto.
Per un approfondimento cliccare su https://www.peacelink.it/processoilva/a/48261.html
Non vede non sente non parla l’Arpa di Alessandria.
Abbiamo chiesto all’Arpa la relazione riferita all’anno 2020 relativa ai Monitoraggi qualità aria nell’area circostante l’azienda Solvay di Spinetta Marengo. Gli episodi di inquinamento nell’anno trascorso non hanno fatto che accrescere le forti preoccupazioni sui sistemi di controllo che avevamo espresso a Magistratura ed Enti locali.; nonchè all’opinione pubblica tramite comunicato stampa (clicca qui). Cioè stazioni di monitoraggio (Hcl, Hf) completamente inefficienti, per ammissione della stessa inerte Arpa. Altro esempio: dall’impianto di depurazione, dove dovrebbero essere trattate le acque reflue di Solvay e Arkema, sono rilasciate senza soluzione di continuità in atmosfera sostanze tossiche che il direttore dell’Arpa di Alessandria non vuole o non sa neppure definire chimicamente, però rassicurando come sempre la popolazione che lo irrita per la sua protesta dei forti miasmi. A tacere dei conseguenti scarichi in Bormida. A tacere delle falde e degli acquedotti inquinati. A tacere del cancerogeno Bisfenolo di cui l’Arpa non sa o non vuole rilevare la presenza nel territorio. A tacere di tutta la storica condotta omissiva Arpa-Asl riguardante la catastrofe ecosanitaria dei Pfas (Pfoa, C6O4, ADV).
Il tutto è stato oggetto di quattro recenti esposti (clicca qui) alla Procura della Repubblica di Alessandria, nonché a Prefetto di Alessandria, Direzione Arpa, Commissione parlamentare ecomafie.
Ilva. Quello che il Governo non dice sul nuovo accordo con Arcelor – Mittal.
Una operazione propagandistica del governo sulla pelle dei tarantini e dei contribuenti italiani. Vincono le condizioni poste da ArcelorMittal: senza il dissequestro degli impianti inquinanti se ne andrà senza pagare penali. Torna l’acciaio di Stato? Tramite una operazione in perdita economica, senza prospettive di riconversione e di tutela della salute. Addirittura ci sarà la somma degli inquinamenti degli impianti vecchi con quelli nuovi. Intanto il Processo Ilva si concluderà come l’ennesimo Delitto Perfetto consumato nel tribunale (vedi il libro omonimo di Barbara Tartaglione e Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia) e perpetrato dalla classe politica connivente e collusa? Clicca qui l’intervista di PeaceLink a Radio Radicale.
A Rosignano, chi vive a fianco di Solvay non si fa mancare nulla.
Il percolato della discarica Scapigliato finiva nei tombini: 5600 tonnellate, con un risparmio illecito criminale di 340.000 euro. I video delle intercettazioni: i rifiuti liquidi degli scarichi civili contenuti in autobotti, invece di essere conferiti negli impianti di smaltimento o recupero, venivano riversati in un tombino collegato alla rete fognaria nel piazzale. Clicca qui.
Anno nuovo, disastri ecosanitari vecchi per i PFAS piemontesi e veneti.
In Veneto solo nel 2013 350 mila persone hanno appreso di aver usato e bevuto per decenni acqua contaminata dai cancerogeni PFAS, non essendo stati informati dell’allarme partito da Alessandria almeno dal 2008 che obbligò Solvay di Spinetta Marengo ad eliminare il PFOA. Addirittura nel 2014 fu archiviato un primo esposto alla Procura di Vicenza. Nel 2016 la Regione Veneto ha iniziato lo screening di massa sulla popolazione, per valutare gli effetti dell’esposizione agli Pfas, dal quale è emerso che il 65% dei cittadini controllati, e in particolare i giovani, avevano livelli altissimi di Pfas nel sangue. Nel 2019 la procura chiede il rinvio a giudizio della Miteni di Trissino, prima per i PFOA e poi per i C6O4. A giugno 2020 si è arrivati alle udienze preliminari, la prossima il 25 gennaio 2021: a Vicenza sarebbe un maxi processo. Ad Alessandria invece la magistratura, malgrado le indagini epidemiologiche, non blocca la Provincia che addirittura autorizza il C6O4. Mentre il governo si rimangia l’impegno di fissare LIMITI ZERO PFAS e la Commissione parlamentare ecomafie gioca a nascondino. Clicca qui.
I pesticidi per le zanzare spruzzati contengono i PFAS.
Sempre più il veleno scorre nelle nostre vene: cancro del rene, cancro ai testicoli, colite ulcerosa, malattie della tiroide e ipertensione indotta dalla gravidanza. Clicca qui.
Il mercurio in Toscana, Marche e Lazio.
Oltre agli scarichi in Tirreno della Solvay di Rosignano, le centrali geotermiche dell’Amiata sono un continuo “rubinetto “aperto di mercurio sul fiume Paglia, affluente del Tevere che sfocia nel Tirreno. In più, gli inquinanti geotermici non sono riducibili al solo mercurio ma abbinati ad altre sostanze tossiche, come arsenico, ammoniaca, acido solfidrico, ecc. La Rete Nazionale NOGESI (NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante) indirizza una lettera alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati: clicca qui.
Appello dei pediatri di Venezia, Mestre e Comuni limitrofi: fermate gli inceneritori di Fusina.
L’assorbimento dei POPS (inquinanti persistenti non biodegradabili ) comincia per il bambino già nel ventre materno, e prosegue dopo la nascita ed oltre l’adolescenza, con effetti tanto più devastanti quanto più l’organismo è in via di sviluppo: sistemi nervosi e endocrini ecc. Le associazioni locali dei genitori hanno raccolto migliaia di firme. 350 Organizzazioni di 90 paesi (40milioni di sanitari) accusano di morte e malattie gli inceneritori. Clicca qui l’appello alla lotta.
Confermato: nel cocktail Solvay con i PFAS c’è anche il Bisfenolo.
Dopo i nostri esposti a Procura-Prefetto-Arpa, l’Arpa conferma quanto avevamo denunciato: alla Solvay di Spinetta Marengo nel cocktail con i PFAS (PFOA, C6O4, ADV) tra gli interferenti endocrini c’è anche il Bisfenolo nelle sostanze in uso. E precisamente il Bisfenolo AF della “sporca dozzina” dei teratogeni-tossici-cancerogeni “composti fluorurati organici” ormai segnalati come una calamità mondiale. Purtroppo, prima della nostra denuncia, l’Arpa non aveva mai cercato il Bisfenolo nelle analisi a tutela della salute delle popolazioni. Clicca qui il 4° esposto alla Procura della Repubblica di Alessandria, e per conoscenza a Prefetto di Alessandria e Commissione parlamentare ecomafie.
Le bugie sull’innocuità dei “Pfas a molecola corta” hanno le gambe corte.
Il C6O4 autorizzato -come innocuo- dalla Provincia di Alessandria alla Solvay di Spinetta Marengo, e sparso dalla Miteni in Veneto, in realtà è il più pericoloso. Come evidenziato nell’esposto alla Procura di Alessandria:
“” Aggiungiamo l’evidenza dell’equipe di Philippe Grandjean, professore ad Harvard negli Stati uniti di medicina ambientale e direttore del dipartimento di salute ambientale dell’Università della Danimarca del sud, che allarma che le persone con livelli elevati di Pfas hanno più del doppio delle probabilità di avere una forma grave di Covid-19. La ricerca si è indirizzata sui PFAS a cosiddetta “molecola corta” (4 atomi di carbonio anziché 8), come lo spinettese C6O4. A parte tiroide, fegato, colesterolo ecc. la sostanza è ancora più dannosa perché si accumula nei polmoni, proprio dove si combatte la grande battaglia Covid.
Inoltre la precedente ricerca della Harvard School of Public Health ha dimostrato che livelli più elevati di PFAS nei bambini sono correlati a una risposta più debole a vari vaccini e allarma che lo stesso avverrà per un vaccino Covid-19. “”
L’ILVA produce di meno ma inquina di più: chiudere immediatamente l’area a caldo.
+ 128% di benzene nel 2020 rispetto al 2019 nel quartiere Tamburi di Taranto. Al perimetro dello stabilimento siderurgico.: +215% per benzene, +48% per PM10, +30% per PM2,5, tutti cancerogeni. PeaceLink (clicca qui) invita il Sindaco di Taranto, il Presidente della Provincia e il Presidente della Regione a inviare alla Commissione Europea e alla CEDU (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo) tutta la documentazione ufficiale per sottolineare l’incompatibilità con la salute pubblica dell’attuale area a caldo dell’ILVA. Basta con le parole, con le solite parole trite e ritrite che annunciano un equilibrio fra produzione e salute che non viene mai dimostrato e mai raggiunto, ma che verrà anzi ancora più aggravato se si dovesse giungere a raddoppiare la produzione (8 milioni di t/a), come vorrebbero i sindacati e il governo. Lo diciamo chiaramente: dati alla mano ed evidenze scientifiche ormai acclarate ,chiunque chiede di proseguire con la produzione dell’area a caldo è responsabile, materialmente o moralmente, di tutti gli eventuali danni sanitari che si verificheranno.
Incombente disastro ambientale per la Valle Bormida.
Dopo cento anni di lotte l’Acna di Cengio è ancora una discarica di rifiuti tossico-nocivi non bonificata a vent’anni dalla chiusura. E’ tuttora un incombente disastro ambientale per l’intera Val Bormida che ricadrà inesorabilmente anche sulle future generazioni. Non tiene lo strato di marna impermeabile che dovrebbe “naturalmente” impedire la fuoriuscita delle sostanze chimiche tossiche e del relativo percolato. Non tengono i muri perimetrali, come rilevato dai piezometri dell’Arpal. Comprovato rischio idraulico dell’intero S.I.N. Policlorobifenili, Diossine nel percolato e nel terreno. Scetticismo su manutenzione e controlli.
Per ciò l’Associazione per la Rinascita della Valle Bormida ha inviato al Governo un allarmato testo di nove pagine supportato da 22 allegati.
Ilva. Regione e Comune per la chiusura dell’area a caldo, Uil contraria.
Il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, e il governatore della Puglia, Michele Emiliano, convocano il governo per costituire il Tavolo che giunga all’accordo che “dovrà contenere le previsioni necessarie per addivenire alla chiusura delle lavorazioni siderurgiche a caldo dell’acciaio”. Cioè il contrario dell’accordo tra Invitalia (il Governo) e ArceloMittal che prevede, accanto alla decarbonizzazione, anche il mantenimento della micidiale area a caldo. Per la UIL invece la chiusura è populismo. Non salute.
Per i sostituti del PFOA gli Usa processano Solvay mentre l’Italia autorizza il C6O4.
Il Dipartimento per la protezione ambientale del New Jersey porta in tribunale Solvay accusata di violare molteplici leggi ambientali riversando, come in Italia senza soluzione di continuità, da più di vent’anni nel suolo nell’acqua e nell’aria, il PFOA e i suoi ancora più tossici sostituti. Nel mentre la Provincia di Alessandria concede autorizzazione AIA addirittura per un nuovo impianto di C6O4 sostituto del Pfoa. Il New Jersey cita in giudizio Solvay perché oppone il segreto industriale alla conoscenza degli effetti tossici dei Pfas su ambiente e salute. Nel mentre per la Provincia di Alessandria i pubblici omissis (cinquantacinque) nella relazione tecnica -anch’essi ad occultare i rischi ambientali e sanitari- non impediscono di rilasciare l’AIA alla Solvay.
Nella sua causa, il New Jersey chiede al tribunale di obbligare a Solvay le informazioni riservate per i suoi composti PFAS “sostitutivi”, comprese le identità di tali composti ancora più tossici degli originali, tutte le informazioni relative agli scarichi, alle emissioni di tali composti nell’ambiente, tutte le informazioni sulla salute e la sicurezza, e tutte le informazioni rilevanti per lo sviluppo di metodi analitici e standard in grado di misurare questi composti nell’ambiente. Gli Usa ritengono per il Pfoa inaccettabile nell’acqua 5,1 parti per trilione (si pensi che in una piscina olimpionica, una parte per trilione ammonta a quattro granelli di zucchero).
Italia e Usa due mondi diversi? Gli Usa hanno preso prima dell’Italia coscienza che i PFAS sono una ampia famiglia chimica sempre più legata a cancro, danni al fegato e ai reni, malattie tiroidee, colesterolo alto, bassa fertilità, basso peso alla nascita e colite ulcerosa. Infatti i PFAS sono trovati negli alimenti a causa della contaminazione anche in quantità infinitesimali dovuta all’acqua (non ci sono tipi di filtraggio che tengano) o all’imballaggio, e nel latte materno per i bambini. Purtroppo i Pfas, per le loro caratteristiche di resistenza all’acqua all’olio al calore, sono utilizzati per fabbricare vestiti impermeabili e anti macchie, scarpe, mobili e tappeti, pentole antiaderenti, contenitori di cibo in cartone, involucri di cibo di carta, processi di cromatura ecc.
Si tratta di evidenti enormi danni alla sanità mondiale, come di evidenti enormi interessi industriali. Dunque, la multinazionale Solvay tende a spacciare come inoffensivi, meno tossici, i cosiddetti “sostituti del PFOA”: a Spinetta Marengo il C6O4. Invece, Natural Resources Defense Council e Clean Water Action, come peraltro l’Agenzia europea per le sostanze chimiche, stanno spingendo per il divieto di tutte le sostanze chimiche PFAS tranne che negli usi essenziali, come gli indumenti ignifughi per i vigili del fuoco. Per non fare la fine della criminale ecatombe di morti per amianto.
Amianto e pfas: non esiste un limite minimo di sicurezza. Vanno eliminati.
Smisurata la famiglia delle fibre di Amianto come delle migliaia (4mila?) di Pfas. Non esiste un limite minimo di sicurezza. Esistono gli studi sulla cancerogenicità e sui danni al sistema immunitario dei Pfas. Esistono i negazionisti (al servizio dei profitti) della calamità dei Pfas, come esistevano i negazionisti per l’Amianto. La contaminazione da Pfas è ubiquitaria, la prevenzione è un problema mondiale, i Pfas vanno eliminati in tutto il mondo, come per l’Amianto (purtroppo ancora non messo al bando in tutto il mondo). Da Alessandria capitale del mesotelioma, ne tratta in video (clicca qui) il professor Daniele Mandrioli, Associate Director Cesare Maltoni Cancer Research Center Ramazzini Institute.
Dagli USA l’incriminazione alla Solvay che potrebbe ripetersi in Italia.
Nove documenti nel terzo esposto del “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” alla Procura di Alessandria. Tutti i documenti convergono nella richiesta di mettere una pietra tombale sui Pfas.
Nel primo esposto alla Procura (clicca qui) avevamo fatto specifico riferimento alle secretate cartelle cliniche dei lavoratori spinettesi contaminati da PFAS, che riteniamo vadano requisite quali prove processuali. Nel secondo (clicca qui) abbiamo ritenuto che, nei confronti della situazione generata da Solvay di Spinetta Marengo a danno degli abitanti e del territorio di Alessandria e non solo, si debba procedere penalmente come avvenuto nei confronti di Solvay a causa del suo impianto Pfas di West Deptford in New Jersey.
Nel terzo esposto (clicca qui), in esclusiva produciamo il documento originale della incriminazione USA della Solvay, avvenuta anche grazie ad uno scienziato italiano che lavora sulla contaminazione dello stabilimento Solvay a Spinetta Marengo Dai documenti riveliamo che Solvay, nel corso di due decenni, per mezzo dalle segrete analisi del sangue dei lavoratori, conosceva i gravi danni alla loro salute (e delle popolazioni). E che i cosiddetti “sostituti” (C6O4) sono più tossici e cancerogeni del PFOA. Sono prove, nascoste per decenni, che saranno prodotte al processo Miteni in corso a Vicenza e nel prossimo processo Solvay che sarà riaperto ad Alessandria.
Sui Pfas timori di nodo scorsoio per i Cinquestelle.
Si trovano sul Dossier “Basta Pfas” (clicca qui) i tre documenti del “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” che concludono con la richiesta di mettere una pietra tombale sui Pfas. 1) Al Prefetto di Alessandria e alla Commissione Parlamentare Ecomafie: Stefano Vignaroli, Massimo Vittorio Berutti, Chiara Braga, Alberto Zolezzi: clicca qui. 2) Due esposti alla Procura della Repubblica di Alessandria: clicca qui e clicca qui. 3) Esposto all’ARPA di Alessandria: clicca qui.
Nonché la “Lettera aperta ad Alberto Zolezzi” (clicca qui) che così conclude: “Scusa, Alberto, la crudezza del linguaggio, che ho già usato nel commento a caldo dopo l’audizione della Commissione ad Alessandria, ma il nostro Sito (clicca qui https://www.rete-ambientalista.it/), nell’illustrare la lunga storia Pfas, per ben 300 articoli comprese le tue interpellanze, ultimamente si sofferma sulla questione del rapporto tra Movimenti e Cinquestelle e sull’accusa -che va rigettata- ai parlamentari grillini di tradimento e/o di inettitudine (Tav ValSusa, Tav Terzo Valico,TAP, Ilva, Acqua pubblica, F35, Benetton… Pfas) dannando alle poltrone l’anima movimentista e ambientalista delle origini, e scontando l’emorragia dei voti. Per cui, perfino Beppe Grillo sbotta: “Non credo più nella rappresentanza parlamentare, preferisco la democrazia diretta che è la sua evoluzione”. Insomma, Alberto Zolezzi, dai grillini non ci si può più accontentare di appassionate grida come quelle da te pronunciate su Facebook dopo la visita ad Alessandria”.
(Editoriale) Lino Balza
Complici sindacati e istituzioni, fermi governo e magistratura, si muove il prefetto sul caso Solvay.
Si muove perfino il prefetto Iginio Olita in soccorso delle popolazioni alessandrine e degli ambientalisti. Solvay dice (lo dice anche per le acque contaminate di Pfoa, C6O4, Adv) che anche le recenti fughe di gas (a base di composti di cloro e fluoro ecc.) sono “accidentali”. Accidentali?! E ci mancherebbe altro che fossero cagionate ad arte. Consapevolmente rilasciate: questo sì. E sono a decine gli avvelenamenti “accidentali” nei cocktail tossici e cancerogeni propinati a feriti e ammalati tra lavoratori e cittadini. Ebbene, nella corresponsabile inerzia di sindacati amministrazioni governo magistratura, si è mosso il Prefetto agendo sul Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica (revisione del piano di emergenza) e intimando direttamente a Solvay la procedura delle comunicazioni sugli incidenti di questa industria di Spinetta Marengo ad alto rischio ambientale. Il Prefetto non si fida ed è perentorio rispetto agli abituali ritardi e omissioni di Solvay, e non le lascia alibi: “Anche in caso di interventi non aventi (secondo Solvay, ndr) rilevanza esterna devono essere informati, immediatamente per vie brevi, questa Prefettura e gli Enti che leggono per conoscenza (Vigili del Fuoco, Questura, Carabinieri, Comuni di Alessandria – Frugarolo e Castellazzo – 118, Arpa e Provincia, ndr) facendo seguire nella stessa giornata il rapporto completo dell’incidente”.
Le fabbriche della morte a Massa e Carrara.
Da 40 anni Massa e Carrara attendono le bonifiche: metalli pesanti, ammoniaca, benzene, cloruro di vinile, tricloroetano ecc. Resta attivo lo stabilimento di Solvay di Massa: bario ecc., e tricloroetano e tetracloroetilene di origine incerta: forse da Carrara dove sono registrati. superamenti dei limiti per metalli, solfati e composti alifatici clorurati ecc. A Carrara senza bonifiche anche Ferroleghe (ferro-cromo, carburo di calcio ecc.), Syndial-Eni (arsenico, piombo, fitofarmaci, diossine ecc.), e soprattutto Farmoplant che come “Presidio permanente” nell’87 facemmo chiudere con un referendum al 72%. Sommariamente lo studio Sentieri segnala “il rischio neoplastico nelle classi infantili e giovanili, quali l’eccesso di mortalità per leucemie in età pediatrica e l’eccesso di mortalità per tutti i tumori e per leucemie in età giovanile tra i 20 e i 29 anni”. Degli operai morti manca un censimento completo. Clicca qui Maria Cristina Fraddosio.
Che fine stanno facendo i SIN siti di interesse nazionale contaminati. Esempio l’Acna.
Sugli oltre 12 mila siti individuati come contaminati dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale) 58 sono stati classificati come “gravemente inquinati e a elevato rischio sanitario”. Sarebbero da bonificare. Tra questi, 41 sono considerati siti di interesse nazionale (Sin), quindi sotto diretta responsabilità della bonifica da parte del Ministero dell’Ambiente. Tra i 41 in attesa di bonifica definitiva, emblematico è il caso dell’Acna di Cengio, chiusa nel 1999 dopo 117 anni di lotte (clicca qui Lino Balza dal libro “Quelli delle cause vinte”), è ancora al livello di progetto di M.I.S.P messa in sicurezza permanente (quindi non bonifica) che di permanente ha solo il rischio di disastro ambientale per l’intera valle, che ricadrà inesorabilmente anche sulle future generazioni.
La lobby pro Fas al lavoro. M5S ed Ecomafie in affanno.
Il 30 novembre dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) aprirsi a Vicenza il processo Miteni di Trissino per il disastro ecosanitario da Pfas. Gli avvocati dell’azienda agitano l’ombra della prescrizione per alcuni illeciti o addirittura per tutta l’inchiesta. Interpretazione esclusa da una recente sentenza della Cassazione in materia di reati ambientali, tant’è che alcuni parlamentari bipartisan stanno organizzando una lobby confindustriale per fare sì che la normativa del governo trovi il modo di “inertizzare” il pronunciamento della Cassazione. Con grande scorno del Movimento Cinque Stelle e della Commissione Ecomafie che stentano a dire la loro. Clicca qui il parere dell’avvocato Marco Tonellotto.
La sentenza della Cassazione ha riguardato il processo per la catastrofe ecosanitaria della Solvay di Spinetta Marengo, che è in completa similitudine fattuale e giuridica con quello della Miteni, stabilendo il principio della “condotta continua e permanente del reato di inquinamento” e del “reato di omissione delle misure di sicurezza (e bonifica) che aggrava l’evento di inquinamento”. Ne deriva “l’obbligo di attività riparatoria sia nei confronti dell’ecosistema che delle Vittime”, ovvero i risarcimenti da parte di Miteni e Solvay. Per quest’ultima dunque riapriremo il processo ad Alessandria.
Solvay vada a prodursi il C6O4 in America o in Francia. Se ci riesce!
Non ci riuscirebbe. Anzi, rischierebbe un’altra incriminazione. Infatti è quello che sta già facendo nei suoi confronti il procuratore generale del New Jersey proprio per i Pfas dell’impianto di West Deptford. Noi abbiamo consegnato ad Alessandria un altro esposto al procuratore capo Enrico Cieri, dopo aver già richiesto il sequestro delle secretate cartelle cliniche dei lavoratori (clicca qui); dopo aver inviato esposto ad Arpa relativo all’interferente endocrino Bisfenolo nel cocktail con i PFAS; nonché (clicca qui) dopo aver denunciato le omesse rilevazioni delle centraline di controllo di acido cloridrico (HCL) e di acido fluoridrico (HF), tanto più il micidiale perfluoroisobutene (PFIB) arma chimica di massa (clicca qui).
Nel nuovo esposto clicca qui abbiamo chiesto alla Procura di Alessandria di intervenire come ha fatto quella americana, essendoci tutte quelle drammatiche condizioni ambientali e sanitarie, compresi i cosiddetti “sostituti”: il C6O4 del quale Solvay ha chiesto una nuova Autorizzazione mentre va chiuso. E Solvay deve essere obbligata alla bonifica come da sentenza della Cassazione.
Tonnellate di Pfas C6O4 in un deposito clandestino.
A Torre Garofoli presso Tortona. Per il trasporto e lo stoccaggio non era stata richiesta nessuna autorizzazione. I capannoni sono completamente inidonei: allestiti temporaneamente per merci in transito, totalmente insicuri per custodire serbatoi ad alto rischio chimico per effetto della temperatura. La Provincia finge di non aver saputo nulla e prosegue per dare l’autorizzazione AIA all’impianto cC6O4. L’Arpa non sa neppure i quantitativi pericolosamente trasportati e da quanti mesi giacciono incustoditi. La Procura, se informata, interverrà? Clicca qui Monica Gasparini.
Trento, Mantova e Pordenone le città più vivibili.
Secondo il rapporto “Ecosistema urbano” commissionato da Legambiente. Pescara, Palermo, Vibo Valentia gli ultimi in classifica fra i 104 capoluoghi. Alessandria al 93° posto: la peggiore del centro nord, clicca qui.
Made in Solvay. Può essere usata per fabbricare armi chimiche o come arma chimica essa stessa.
Le omesse rilevazioni (clicca qui) di acido cloridrico (HCL) e di acido fluoridrico (HF) non raggiungono la gravità del vergognoso controllo dei Fluorurati, cancerogeni ma altresì letali in fase acuta, tetrafluoroetilene C2F4 e perfluoroisobutene PFIB in particolare. A Spinetta Marengo infatti la centralina (in)controllata da Arpa misura solo HCl e HF. La misura dei Fluorurati è ancora solo effettuata da Solvay. Il progetto dell’ex assessore comunale Claudio Lombardi prevedeva la misura dei Fluorurati anche per la centralina Arpa. Finito il suo mandato tutto si è fermato.
Eppure la sovraesposizione acuta o cronica di queste micidiali sostanze causa danni al fegato e ai reni, l’inalazione provoca gravi sintomi di edema polmonare con respiro sibilante, mancanza di respiro, tosse con espettorato, e il colore della pelle bluastra. Tosse e dolore toracico può verificarsi nella fase iniziale. L’esposizione eccessiva può causare la morte. Ad esempio, il PFIB a causa della sua altissima tossicità è stato classificato nel secondo livello della convenzione sulle armi chimiche: sostanza che può essere usata per fabbricare armi chimiche o come arma chimica essa stessa. In tempo di pace il PFIB è presente nei gas che si sviluppano durante il surriscaldamento delle padelle ricoperte di Teflon.
Nello stabilimento Solvay di Alessandria sono state frequenti le nostre denunce di fughe di gas, magari con evacuazioni di reparti e non sempre segnalate da allarmi, comunque mai all’esterno. Infine, per le misurazioni delle emissioni di Fluorurati vale la considerazione generale. L’attendibilità e la trasparenza di Solvay è già manifesta per quanto riguarda l’inquinamento delle falde (documenti scovati dalla Procura) e i Pfas nel sangue dei lavoratori (cartelle cliniche secretate): clicca qui.
Non di sola acqua si muore alla Solvay di Spinetta Marengo.
Non rileva un bel nulla la stazione di monitoraggio di Via Genova a Spinetta Marengo, installata da Solvay e gestita da Arpa Piemonte secondo quanto previsto dall’autorizzazione AIA e dalla convenzione in essere tra Arpa e azienda. Dovrebbe, a circa 500m in linea d’aria dal polo chimico e in pieno paese, misurare simultaneamente acido cloridrico (HCl) e acido fluoridrico (HF). Ma non lo fa mai. Già nel 2018 gran parte dei dati erano invalidati per il mancato funzionamento degli analizzatori (pur rilevando 290 superamenti ai valori soglia! oltre a “fenomeni di natura ignota” all’Arpa). L’anomalia si è aggravata nel 2019, tant’è che fino a settembre le prove di funzionamento degli analizzatori in manutenzione non sono state esaustive a causa dell’assenza del materiale certificato indispensabile per eseguire i test relativamente all’acido cloridrico. Arpa Piemonte ha più volte sollecitato, senza esito, Solvay in merito all’arrivo del materiale certificato sopra citato, pertanto anche i valori misurati sino a fine anno 2019 sono stati considerati “non validi”. “Complessivamente” dettaglia la relazione Arpa “quest’anno si riscontra una perdita del 70% dei dati”. “Dunque i dati a disposizione (30%) per via del gran numero di dati invalidati a causa del malfunzionamento strumentale, sono del tutto insufficienti se confrontati con gli obiettivi di qualità previsti dalla legge che impongono una raccolta minima di dati pari al 90% per le misurazioni in siti fissi per gli inquinanti normati”. “Pertanto, a causa della scarsa ed insufficiente percentuale di dati validati non si ritiene corretto eseguire un confronto con quanto misurato negli anni precedenti”. Va da sé la scarsa attendibilità dei dati dei campionatori passivi, usati come palliativi della stazione di monitoraggio invalidata, al punto che le determinazioni analitiche sono state eseguite presso un laboratorio privato individuato addirittura dalla stessa Solvay e dalla medesima trasmesse all’Arpa.
Nota bene. Questi dati, queste relazioni dell’Arpa, “ComitatostopSolvay” e “MammeNoPfas”dovrebbero confluirli al “tavolo tecnico” del Ministero dell’Ambiente (annullato martedì 28 ottobre a Roma), insieme a tutta la documentazione prodotta per i PFAS, alla quale aggiungere un fascicolo Bisfenolo: https://www.edocr.com/v/xv4wmd8p/bajamatase/ca-attenzione-Arpa. Il tutto, per comprovare il record di morti di cancro, sarebbe fin troppo convincente ma, si sa, non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire.