Profumi e yogurt al pfoa e al cromo esavalente.

Nelle cronache di questi giorni si legge che il sindaco di Alessandria ha dovuto emettere una ordinanza per fare accedere nella gigantesca Tenuta agricola e zootecnica  Pederbona (impresa S.G.A)  i tecnici a cui era stato vietato il campionamento dei terreni e la realizzazione di un piezometro (pozzo per analisi di falda) sebbene in ottemperanza ad un piano di caratterizzazione predisposto dalle società di consulenza ambientale per conto della stessa Solvay di Spinetta Marengo. Il tentativo di ostacolare le indagini ambientali è comune a molti agricoltori della zona -si pensa- messi lautamente a tacere dalla multinazionale al di fuori dei procedimenti penali nei quali appunto non si presentano quali parti civili per i risarcimenti di legge.  E’ quanto avvenne nel processo del 2009 clamorosamente  da parte di Pederbona e Paglieri, e descritto in  “Ambiente Delitto Perfetto” di Barbara Tartaglione e Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia. (clicca qui).

A pagina 123 del libro, nella sua monumentale testimonianza  al processo (J’accuse), Balza evidenzia che tra i pozzi chiusi d’urgenza dal sindaco per inquinamento ci sono quelli di Paglieri e Pederbona. A pagina 137 e a pagina 183 si stigmatizza Che la Paglieri producesse borotalchi e profumi con l’acqua al cromo esavalente e altri 21 veleni tossici e cancerogeni. Che la Pederbona conferisse latte al cromo e altri 21 inquinanti alla Centrale del latte di Alessandria e Asti.

Per evidenti ragioni di marchio e bottega, entrambe le aziende si defilarono dall’opinione pubblica e dal processo. Non stupisce più di tanto che ancora oggi la Pederbona tenti di eclissarsi sull’avvelenamento dei pozzi (che addirittura ancora oggi utilizzi per abbeverare il bestiame e irrigare i foraggi?).

L’Arpa ha appena pubblicato i valori della campagna di monitoraggio 2021

La direttrice Marta Scrivanti descrive: “Nelle acque di falda interne alla Solvay ci sono ancora dei punti in cui si registrano per i parametri Cloroformio e Tetracloruro di carbonio concentrazioni superiori agli obiettivi di bonifica specifici. In altri piezometri interni è stata confermata la presenza di composti  organo clorurati nonché di inquinanti inorganici, tra cui il cromo esavalente, in concentrazioni superiori alla soglia di contaminazione. All’esterno del polo chimico abbiamo la presenza di inquinanti in concentrazioni superiori ai limiti. Ad esempio cC6O4 e ADV”. L’Arpa d’altronde ha fatto prelievi presso allevamenti nell’area circostante Solvay ritrovando campioni di pfas C6O4 e ADV nel latte e nelle uova. E’ ufficiale: l’acqua del pozzo dell’acquedotto di Montecastello, distante decine di chilometri, non verrà mai più utilizzata.

La Provincia di Alessandria, che per il C6O4 ha addirittura concesso l’estensione dell’ autorizzazione AIA, per bocca di Enrico Bussalino, subentrato nella presidenza all’altro leghista Gianfranco Baldi, ha respinto le censure della  Commissione Ecomafie. A Bussalino, da sindaco di un lontano paesino dell’Appennino che nulla conosce di Solvay e di Spinetta, interessa solo che “l’azienda abbia tutela del segreto industriale” piuttosto che i cittadini abbiano il diritto di conoscere l’impatto ambientale. 

Cingolani in conflitto di interessi autorizza l’inquinamento Solvay di Rosignano.

AIAiaiaiai Cingolani

A completare l’operazione, come avevamo anticipato, il gruppo chimico Solvay ha in progetto di separare le attività in due società indipendenti quotate in Borsa: SpecialtyCo nelle specialità, EssentialCo nella chimica di base; nomi che sono per ora solo indicativi e che saranno cambiati una volta completata la scissione, prevista nella seconda metà del 2023, una volta approvata dagli azionisti e ricevute le necessarie autorizzazioni.

Secondo l’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente) il litorale di Rosignano eÌ tra i 15 tratti costieri piuÌ inquinati del Mediterraneo a causa degli “sversamenti di gesso e calcare, metalli pesanti bioaccumulabili quali mercurio, arsenico, cadmio, cromo e piombo. Si calcola che negli ultimi 80 anni l’azienda ne abbia sversati in mare circa 13 milioni di tonnellate. Qualche mese fa anticipando di cinque anni la sua scadenza naturale prevista per il 2027, il Ministero della Transizione Ecologica ha rinnovato l’autorizzazione integrata ambientale (AIA) alla multinazionale, permettendole di continuare cosi a realizzare prodotti chimici nello stabilimento e a sversare i residui della produzione in mare per altri 12 anni, con un limite di 250.000 tonnellate l’anno. Insieme a WWF e ai cittadini, il fondo Bluebell Capital Partners (gruppo finanziario londinese guidato dagli italiani Giuseppe Bivona e Marco Taricco)  ha presentato ricorso al Tar della Toscana per l’annullamento del decreto.

Clamorosa l’AIA di Cingolani in conflitto di interesse per aver firmato un decreto che avvantaggia la Solvay   con cui, da dirigente di Leonardo, aveva concluso una joint-venture.

PFAS. Quali responsabilità degli amministratori piemontesi.

Un laboratorio di analisi sui Pfas. Ma non è in Piemonte dove -noi  continuiamo a denunciare- i monitoraggi sanitari neppure vengono fatti.

Si sta per aprire ad Alessandria  un processo penale (il secondo) contro Solvay di Spinetta Marengo. Dovrà vagliare le responsabilità del management aziendale per il disastro ecosanitario ma, ci auguriamo, anche di Regione, Provincia e Comune per le complicità e le connivenze con la multinazionale belga. Emblematici sono nel corso degli anni gli omessi (quanto meno colposi) monitoraggi dell’ambiente e della salute della popolazione. Basti un minimo confronto con le omologhe amministrazioni venete per gli interventi (per quanto ripresi dai comitati ambientalisti) che invece esse hanno intrapreso. A fronte del vuoto piemontese, la situazione veneta attualmente registra quanto segue.

Praticamente tutti gli esaminati risultano avere Pfas nel sangue. Inoltre, almeno 7 veronesi su 10, fra quelli esposti alla contaminazione, hanno bisogno di ulteriori controlli sanitari specifici. (continua)

Quali padelle sicuramente senza Pfas usare.

I Pfas sono ovunque e i loro effetti sulla salute sono nefasti.  L’unica soluzione è non utilizzarli più.

Tanto più  quei i prodotti che utilizziamo a contatto con gli alimenti, come appunto le padelle. Ma bisogna fare attenzione anche a cosa viene utilizzato in alternativa. Come sottolinea la rivista francese  60 Millions de Consommateurs, i produttori: sotto la copertura del segreto industriale, rimangono vaghi sulle molecole usate in sostituzione.

Anche quando leggiamo che le padelle sono rivestite in ceramica non dovremmo stare più tranquilli. Infatti, come fa sapere la rivista francese:

“Ceramica” non è altro che un derivato del teflon (prodotto dalla Solvay di Spinetta Marengo con C6O4 e ADV, n.d.r.) dove sono stati inseriti minerali come la silice. Queste molecole (della ceramica n.d.r) fanno parte, come il PFOA, della famiglia dei composti perfluoroalchilici o polifluoroalchilici (PFAS), sospettati nel loro insieme di avere effetti tossici e cancerogeni .Quali padelle consiglia la rivista? clicca qui.

Processo Pfas: Biomonitoraggi del 2014, dalle cardiopatie alle malattie in gravidanza, tutte le analisi della Regione Veneto.

Presentati alla Corte d’Assiste gli studi fatti sulla salute della popolazione residente nella Zona Rossa.

E’ toccato alla dottoressa Francesca Russo, direttrice del Dipartimento di prevenzione della Regione Veneto, ricostruire le procedure di screening sanitario messe in atto per valutare l’impatto dei Pfas sulla salute dei cittadini residenti nelle zone contaminate. Il tema è stato affrontato nel corso del processo davanti alla corte d’Assise in cui sono imputati 15 manager di Miteni, Icig e Mitsubishi Corporation, accusati a vario titolo di avvelenamento delle acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari. Clicca qui la deposizione.

Cingolani cieco muto sordo sui Pfas.

Cristina Guarda e Eleonora Evi, consigliere di Europa Verde rispettivamente in Regione Veneto e Parlamento europeo, accusano il ministro Cingolani  di “silenzio assordante sui limiti Pfas”, proprio  mentre undici paesi dell’Unione europea  hanno chiesto a gran voce alla Commissione di non consentire ulteriormente il loro utilizzo  nei processi di fabbricazione.

Si estende la ricerca dei Pfas nel sangue dei cittadini.

Cittadini veneti, perché per i piemontesi di Alessandria (Solvay di Spinetta Marengo) il monitoraggio non è mai iniziato. Si amplia la zona rossa: dopo la  campagna di monitoraggio delle fontane e dei pozzi di via IV Novembreda Trissino (Miteni) lo screening dell’Ulss 8 Berica interessa oltre 1000 cittadini trissinesi: principalmente persone residenti in alcune zone collinari di Trissino vecchia e persone che hanno frequentato l’asilo parrocchiale dal 1963 agli anni Ottanta.

Non è tempo di passerelle preelettorali.

Il presidente del consiglio comunale di Alessandria ci ha invitato, insieme a decine di partecipanti istituzionali, alla convocazione della commissione consiliare sicurezza e ambiente congiunta con politiche sociali e sanitarie, dal titolo “Analisi ambientale alla luce dell’insediamento Solvay. Evitando di incorrere in una passerella preelettorale, noi abbiamo deciso di partecipare per iscritto informando la popolazione locale e nazionale del prossimo deposito in Senato di un Decreto Legge preparato con il senatore Mattia Crucioli (clicca qui). Con ciò chiedendo che ad esso si conformino Comune, Provincia e Regione, i cui  comportamenti omissivi e complici con Solvay hanno portato all’attuale drammatica situazione ambientale e sanitaria di Alessandria.  Pfas e Bisfenolo  sono paradossalmente “soltanto” la punta di un immenso iceberg di sostanze tossiche e cancerogene che piovono da 72 ciminiere. Con la nuova legge Crucioli  sarà ancor più palese che gli Enti politici sono fuorilegge al pari dell’azienda.

Clicca qui la presa di posizione di Vincenzo Cordiano (ISDE Medici per l’ambiente), Lino Balza (Movimento di lotta per la salute Maccacaro) e Claudio Lombardi (ex assessore all’ambiente).

Nelle cantine di Spinetta: cloroformio e altri tossici e cancerogeni.

Le più alte concentrazioni nelle cantine. Qui cloroformio, diclorometano, dicloroetano, tricloroetano, tetracloruro di carbonio, tricloroetilene, tetracloroetilene, ecc. salgono dalla falda ai solai  e/o scendono, per la parte non trattenuta  dai polmoni degli abitanti,  dalle 72 ciminiere della Solvay di Spinetta Marengo. Clicca qui.

Arpa Piemonte ha pubblicato i risultati di  tre campagne stagionali  dl monitoraggio della qualità dell’aria indoor a Spinetta Marengo,   per indagare la presenza di composti organo-clorurati negli ambienti di vita attraverso analisi in cinque abitazioni della frazione, situate “a distanze variabili in direzione N -NE del Polo chimico (da circa 20 a 750 metri di distanza dai confini stabilimento) e a valle idrogeologica rispetto all’andamento della falda“.

I Pfas aumentano il rischio di ammalarsi di forme gravi di Covid. Soprattutto per i bambini.

Dopo quello veneto, la conferma arriva da quattro studi pubblicati di recente secondo cui i Pfas, noti immunotossici, sono in grado di ostacolare la capacità dell’organismo di combattere il Covid-19, soprattutto per i bambini. Gli studi inglesi, svedesi, danesi e cinesi inchiodano ancor più queste sostanze chiamate “prodotti chimici per sempre”, in grado cioè di  rimanere nel corpo per anni o decenni, i C6O4 e ADV in particolare prediligono i polmoni. Sono state rinvenute nel sangue dell’80% dei bambini  veneti controllati (ritrovamento assente nel sangue dei bimbi alessandrini… per il semplice motivo che non sono stati esaminati). I Pfas sono  utilizzati in migliaia di applicazioni in dozzine di settori e sono collegati a cancro, diminuzione dell’immunità, malattie del fegato, problemi renali, difetti alla nascita ecc.

Finalmente una Legge che mette al bando in Italia Pfas e Bisfenolo. Il nodo della chiusura Solvay.

Il Disegno di Legge del senatore Mattia Crucioli.

Vieta l’uso, la commercializzazione e la produzione di PFAS o di prodotti contenenti PFAS, ne disciplina la riconversione produttiva e le misure di bonifica e di controllo. Insomma assumele istanze di tutti i Movimenti, Associazioni e Comitati, che da anni si battono per eliminare questi cancerogeni bioaccumulabili  e persistenti, praticamente indistruttibili, dalle acque, dall’aria, dagli alimenti,  insomma dal sangue dei lavoratori e dei cittadini altrimenti ammalati e uccisi. Pfas e Bisfenolo sono dichiarati dalla scienza una calamità mondiale da mettere al bando come fu per il DDT che si ritrova ancora fra gli orsi dell’Artico, per l’amianto che esplode in mesotelioma anche venti anni dopo, per i clorofluorocarburi che non hanno ancora finito di bucare l’ozono, per i bicromati che hanno smesso di bucare da parte a parte i nasi degli operai (tutti prodotti nell’alessandrino ed eliminati dopo anni di lotte). I primi beneficiari di questa legge saranno le popolazioni toscane e  venete (concerie ed ex Miteni di Trissino), lombarde (Solvay di Bollate)  e piemontesi (Solvay di Spinetta Marengo). D’altronde gli scarichi della Solvay in Bormida raggiungono la foce del Po.

Il nodo della chiusura Solvay.

A causa dei comportamenti omissivi e complici di Comune, Provincia e Regione Piemonte, è diventata drammatica la situazione ambientale e sanitaria inferta ad Alessandria  dalla Solvay di Spinetta Marengo, incurante della condanna in Cassazione per disastro ambientale e omessa bonifica  nonchè del nuovo processo, impassibile alle censure di Onu e Commissione Ecomafie. Infatti  Pfas e Bisfenolo  sono paradossalmente “soltanto” la punta di un immenso iceberg di sostanze tossiche e cancerogene che piovono da 72 ciminiere. Con la nuova legge Crucioli  sarà ancor più palese che gli Enti politici sono fuorilegge al pari dell’azienda.

Per il polo chimico la parola chiusura  è sempre meno un tabù, espressa senza remore dai Movimenti, è presa in esame dal segretario della CGIL e non esclusa dalla stessa multinazionale belga.

(continua)

Studio tedesco: il bisfenolo contamina i cibi in scatola.

Dopo uno studio nel 2015 della EWG, associazione di consumatori americani  sulla responsabilità del Bisfenolo A  per l’insorgenza di tumori, disturbi del sistema endocrino e riproduttivo, diabete e malattie cardiache, il  BPA è scomparso dagli imballaggi esterni e dai biberon per bambini, mentre è ancora usato per il rivestimento interno delle lattine per alimenti. Ora una  ricerca,  portata avanti per otto anni dagli uffici investigativi per il controllo alimentare e la salute degli animali di Baden-Wuerttemberg in Germania, ha analizzato più di 400 cibi in scatola e rilevato quantità preoccupanti di BPA, utilizzato per rivestimento delle lattine onde  evitare che gli alimenti entrino in contatto direttamente con il metallo, rendendolo resistente alle elevate temperature in fase di sterilizzazione dei cibi. Poi però il Bisfenolo viene rilasciato negli alimenti stessi, per poi essere ingerito. Il Bisfenolo è in uso alla Solvay di Spinetta Marengo, ma senza AIA e controlli ambientali e sanitari.

Ingenti Pfas trovati nel sangue dei bambini veneti ma non dei piemontesi.

Per la semplice  ragione che in Piemonte neppure una analisi del sangue è stata eseguita. In Veneto il Piano di Sorveglianza Sanitaria avviato dalla Regione nel 2017 dimostra che  oltre l’80% dei bambini  hanno quantità di Pfas nel sangue ben superiori a quelle rilevate nelle popolazioni esposte a contaminazione di fondoIl dato è stato rimarcato dal Direttore Servizi Socio-Sanitari della ULSS  durante l’udienza del 3 marzo del processo presso il tribunale di Vicenza a carico di 15 manager di Miteni, ICIG e Mitsubishi per l’inquinamento con le sostanze interferenti endocrine in un’ampia area tra Verona, Padova e Vicenza.

Studio tedesco: il bisfenolo contamina i cibi in scatola.

Dopo uno studio nel 2015 della EWG, associazione di consumatori americani  sulla responsabilità del Bisfenolo A  per l’insorgenza di tumori, disturbi del sistema endocrino e riproduttivo, diabete e malattie cardiache, il  BPA è scomparso dagli imballaggi esterni e dai biberon per bambini, mentre è ancora usato per il rivestimento interno delle lattine per alimenti. Ora una  ricerca,  portata avanti per otto anni dagli uffici investigativi per il controllo alimentare e la salute degli animali di Baden-Wuerttemberg in Germania, ha analizzato più di 400 cibi in scatola e rilevato quantità preoccupanti di BPA, utilizzato per rivestimento delle lattine onde  evitare che gli alimenti entrino in contatto direttamente con il metallo, rendendolo resistente alle elevate temperature in fase di sterilizzazione dei cibi. Poi però il Bisfenolo viene rilasciato negli alimenti stessi, per poi essere ingerito.

ILVA “Una macchia sulla coscienza collettiva dell’umanità”.

Nella Giornata mondiale contro il cancro infantile, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, la più alta istituzione a livello mondiale, rende pubblico un documento che colpisce per l’inaccettabile comportamento posto in essere dai Governi di alcuni Stati. Non usa mezzi termini, l’ONU, per spiegare quanto in là si siano spinti questi Governi, quanto abbiano anteposto gli interessi economici a scapito della salute e della dignità umana, come si siano prodigati per favorire produzioni inquinanti portatrici di malattie, morte e danni spesso irreversibili all’ambiente. L’ONU chiama questi territori “zone di sacrificio”, definendone la perdurante esistenza “una macchia sulla coscienza collettiva dell’umanità”.
Anche sull’Italia viene puntato il dito dell’ONU, indicando, a mo’ d’esempio, quale “zona di sacrificio” proprio Taranto, tenuta sotto scacco dalla grande acciaieria che da decenni ne ferma il progresso ecocompatibile, sparge i propri veleni sul territorio e gli abitanti, collezionando un incredibile ed insopportabile numero di morti e malati, in particolare tra neonati, bambini e adolescenti. L’ONU scrive testualmente (continua)

Dettiamo noi al governo e al parlamento la legge che metta al bando i Pfas in Italia. Intanto la Regione Piemonte blocchi subito la Solvay di Spinetta Marengo.

I BAMBINI ALESSANDRINI LE PRINCIPALI VITTIME.

Chi si ricorda che nel lontano 2009, contemporaneamente  alla nostra campagna nazionale contro i danni  da Pfas (dai pesci mutanti alle pentole antiaderenti ecc.) avevamo nel primo degli otto esposti alla procura della Repubblica, insieme agli studi scientifici internazionali, già  fatto particolare riferimento a due -lungamente rivendicate – indagini epidemiologiche? Quella dell’Asl Alessandria  e quella della ASL Torino commissionata dalla Procura di Alessandria, tra il 1996 e il 2008. Entrambe per l’area della Fraschetta: circoscrizione di 16mila abitanti, di cui la metà a Spinetta Marengo. La prima sugli abitanti, la seconda sui lavoratori della Solvay (ex Montedison).

Chi si ricorda che uno step riguardava lo  “Studio di sorveglianza pediatrica finalizzato al monitoraggio delle patologie respiratorie e allergiche d’interesse per la popolazione suscettibile infantile, sulla base delle rilevazioni effettuate dai medici pediatri sentinella nel periodo novembre 2004-dicembre 2005”? Chi si ricorda quanto allarmammo l’opinione pubblica su quei dati? In particolare perché le patologie pediatriche si rivelano con sintomi più alti e in peggioramento man mano che ci si avvicina allo stabilimento di Spinetta Marengo.

Chi si ricorda che quello studio non ebbe un seguito epidemiologico? Malgrado contenesse l’allarmata raccomandazione: Il diffuso aumento delle patologie  rispetto al passato suggerirebbe il mantenimento nel tempo delle attività di sorveglianza e controllo sulle malattie pediatriche, respiratorie e allergiche, nell’area della Fraschetta”. Monito ripetuto 15 anni dopo nello studio epidemiologico di Cristiana Ivaldi neo responsabile Arpa Piemonte :  “Nel sottogruppo di età 0-14 anni, si evidenzia un aumento dei ricoveri per patologie neurologiche (+ 86%)  che andrebbe ulteriormente investigato”.

Dunque il disinteresse di Regione Piemonte e Comune e Provincia di Alessandria è totale. Se confrontato agli studi e ai pur timidi progetti in Veneto: dalle gravidanze ed esiti neonatali, incremento di pre-eclampsia, diabete gravidico e nati con basso peso per età gestionale, anomalie del sistema nervoso e difetti congeniti al cuore, fino all’associazione tra esposizione ai Pfas  e competenze cognitive e socio emotive dei bambini. E’ un disinteresse colpevole, anzi doloso, nella piena consapevolezza che dallo stabilimento di Spinetta Marengo si sprigiona in aria e acqua  uno smisurato mix di sostanze tossiche e cancerogene, un cocktail letale per la popolazione e soprattutto per i bambini. Come confermano gli studi scientifici.

Dunque, la Regione Piemonte, tramite la Provincia di  Alessandria di concerto con il Comune, ha il dovere primario di tutelare la salute della propria e altrui popolazione, e dunque sulla base della enorme mole di studi scientifici nazionali e internazionali prodotti, che vanno ben oltre il principio di precauzione, nonchè in pregio delle censorie prese di posizione  di Onu e Commissione parlamentare ecomafie, e dunque a prescindere dalla legge nazionale in divenire che regola la materia, dunque la Regione Piemonte ha il dovere di fissare immediatamente  limiti zero agli scarichi acqua-aria dei Pfas della Solvay di Spinetta Marengo.

RAPPORTO ONU E STUDIO EUROPEO.

Nella piena consapevolezza degli studi scientifici, il rapporto dello special rapporteur dell’Onu per i diritti umani e l’ambiente, David Boyd, chiede che il mondo deve mettere immediatamente al bando i “forever chemicals” e scrivere la parola fine sul capitolo dell’inquinamento da PFAS: una piaga tre volte più pesante del covid, una proliferazione che  interseca e aumenta altri danni all’ambiente e al clima, come il cambiamento climatico e la perdita di diversità biologica”. 

Gli studi scientifici confermano che i bambini sono le principali vittime dell’inquinamento, soprattutto quando questo è composto da un mix di sostanze  chimiche, in particolare  per le sue interferenze  sul sistema endocrino ad iniziare dai feti. Nel mix della Solvay di Spinetta Marengo spiccano appunto bisfenolo A (Bpa) e composti perfluorurati (Pfas: Pfoa, C6O4, Adv).

Un poderoso studio europeo, Edc-MixRisk appena pubblicato sulla rivista scientifica Science (vedi Nota), mette in relazione l’esposizione ad un mix di sostanze chimiche ambientali al rischio di deficit neurologico nei bambini, in particolare nel ritardo nel linguaggio. La ricerca ha implicazioni enormi e pone le basi per una revisione radicale delle politiche nazionali e internazionali delle valutazioni del rischio chimico, finora basate solo sull’esame di singole sostanze e non di loro miscele. Perché sta proprio qui la grande autorità di questo lavoro: le valutazioni dei rischi di salute pubblica da esposizioni ambientali andranno fatte considerando l’interazione di più elementi che, interferendo col nostro sistema endocrino, può provocare danni molto rilevanti. Insomma, decade completamente il concetto di dose tossica minima per le singole sostanze chimiche, a prescindere da qualunque presunto limite di legge diverso da zero.

“E’ improcrastinabile un adeguamento legislativo.“–ammonisce Giuseppe Testa,  professore di biologia molecolare all’università di Milano, direttore del centro di neurogenomica allo Human Technopole e group leader nel dipartimento di Oncologia sperimentale allo IEOo Istituto Europeo di Oncologia – E’ indispensabile  che la nostra ricerca, finanziata proprio dalla Commissione europea, venga letta con attenzione dai legislatori, dai produttori e dai cittadini disposti a mobilitarsi. Noi abbiamo fatto la nostra parte, ora tocca agli altri attori della società fare la loro”.

IMPROCRASTINABILE UN INTERVENTO LEGISLATIVO

“E’ improcrastinabile un adeguamento legislativo.“ Ebbene, da parte nostra, che da anni immemorabili siamo mobilitati, abbozziamo qui di seguito le linee guida di una

Legge che disciplini la produzione e l’uso delle sostanze poli e perfluoroalchiliche (PFAS). 

1) Nella prospettiva –avviata nelle Nazioni più consapevoli-  che l’utilizzo dei Pfas sia escluso in qualunque gamma di derivati , preso atto degli studi scientifici nazionali e internazionali, nonché degli indirizzi e delle ammonizioni della Commissione parlamentare Ecomafie e dell’ONU,

  1. a) l’Italia ne vieta la produzione dal ,
  2. b)  e a tal fine stabilisce che entro quella data i limiti di scarico in aria e acqua siano portati a zero, al pari delle acque potabili.

2)  Le Autorità preposte (Stato, Regioni, Enti locali)

  1. a) devono porre in essere tutte le azioni rivolte a monitorare lo stato di salute dei lavoratori e dei cittadini  che hanno subìto gli effetti degli inquinamenti da Pfas,
  2. b) nonché a monitorare lo stato di salute dell’ambiente per le relative bonifiche,
  3. c) e a tal fine devono anche porre a carico delle aziende responsabili i relativi costi e oneri risarcitori e sanitari, secondo il principio “chi inquina paghi”.

Dove va Solvay in Italia.

In uno scatto d’ira, la amministratore delegato di Solvay, Ilham Kadri , aveva esclamato: “Non bastavano le accuse di Onu e Commissione Ecomafie, e le popolazioni che chiedono la chiusura dei due stabilimenti. Ci mancava anche che inserissero la tutela ambientale  in Costituzione. Usciamo dall’Italia”. Scortato dai due direttori,  a Bruxelles è accorso Marco Francesco Colatarci, Country Mgr (Dirett. Gen.)  di Solvay Italia.

La Solvay di Rosignano, rassicura il direttore Nicolas Dugenetay, è autorizzata dal governo  a versare  in mare per altri 12 anni tonnellate di mercurio, piombo, selenio e fenoli, nonché in atmosfera di  ossidi di azoto, anidride carbonica, ossido di carbonio, ammoniaca, mercurio, cloro. (Clicca qui dal Sito).

Il direttore Andrea Diotto non si mostra altrettanto tranquillo per Spinetta Marengo (e Bollate): la Lega sia a livello territoriale che dal governo garantisce piena collaborazione, mentre troppe voci si alzano a chiedere la chiusura di impianti o addirittura della fabbrica. Dunque occorre riesaminare le alternative… (clicca qui dal Sito).

Come chiudere Spinetta Marengo secondo Solvay.

Negli Usa sono analizzate  le carni con Pfas e bloccate le vendite. Perfino Solvay in Usa chiude gli impianti Pfas.  E in Italia?  Invece in Italia i C6O4 sono addirittura autorizzati in produzione! Autorizzati alla Solvay di Spinetta Marengo.  Mentre la popolazione di Alessandria  non viene addirittura sottoposta ad analisi  Pfas del sangue. Malgrado i parziali ma  già sconvolgenti monitoraggi acque-aria, malgrado le parziali ma già drammatiche indagini epidemiologiche.

Considerando che i Pfas sono solo la punta dell’iceberg del disastro eco sanitario di Alessandria, nei Movimenti e da Legambiente alla CGIL  ci si sta sempre più arrendendo alla ineluttabilità della chiusura del polo chimico piemontese, e orientando a proposte di riconversione.  (Vedi   Chiusura della Solvay di Alessandria: come salvaguardare l’occupazione).

La stessa Ilham Kadri, amministratore delegato della multinazionale belga, insieme allo scorporo di  Rosignano (Livorno),  aveva  preso in esame l’opportunità di chiusura con l’alternativa di realizzare a Spinetta Marengo le nuove “batterie green”, cioè  con lo sviluppo della prossima generazione di elettroliti allo stato solido per le  batterie delle auto elettriche. Poi, invece, su pressione  di Macron e Ursula von der Leyen, e mercè i  finanziamenti regionali,  ha scelto che la tecnologia sarà sviluppata in Francia, già  nel 2022 con la linea pilota di  La Rochelle. 

Però, scartata la prima tesi, a Ilham Kadri resterebbe il secondo obiettivo per Spinetta Marengo: il riciclo, attraverso processi di idrometallurgia, di tutti gli elementi (litio, cobalto, manganese, rame, nickel) che costituiscono la “batteria green” che oggi rappresenta fra il trenta e il quaranta per cento del costo dell’intero veicolo. Un business miliardario per Solvay, ma sarebbe come cadere dalla padella nella brace per la popolazione di Alessandria.

Chiusura della Solvay di Alessandria: come salvaguardare l’occupazione.

Per il servizio giornalistico completo clicca qui.

Le associazioni ambientaliste e i comitati dei cittadini, che da sempre hanno sostenuto “limiti zero pfas”, cioè emissioni zero in suolo-acqua- aria, sono giunti alla conclusione, ormai senza eccezioni, che le produzioni di pfas (C6O4 e ADV) della Solvay  di Spinetta Marengo debbano essere chiuse, analogamente agli Stati Uniti. Anzi, ormai si parla di chiusura dello stabilimento. Si parla di Referendum popolare.

Nella recente assemblea pubblica di Legambiente, intitolata “Ultimatum a Solvay”, la relazione del’ingegner  Claudio Lombardi, ex assessore all’ambiente del Comune di Alessandria, dopo la scrupolosa disamina degli impatti ambientali e sanitari, dei quali i Pfas sono appena la punta dell’iceberg, ha concluso con queste posizioni:

“L’industria chimica Solvay sorge nel cuore di un centro densamente abitato sul quale esercita un impatto ambientale estremamente negativo ed inoltre è «sito Seveso» a rischio di incidente disastroso. In tali condizioni è arduo se non impossibile garantire sicurezza e salute a popolazione e lavoratori. L’unica soluzione auspicabile per coniugare salute e lavoro è la chiusura delle lavorazioni chimiche e la trasformazione del sito in Centro di Ricerche per bonifiche ambientali “non produttivo” e quindi non inquinante e non pericoloso”.

Malgrado la sentenza della Cassazione per disastro ambientale e omessa bonifica, malgrado l’apertura di un nuovo procedimento penale con le stesse imputazioni, malgrado le indagini di Onu e Commissione Ecomafie, la pervicacia della Solvay di imporre alla popolazione alessandrina e all’Italia una presenza devastante, non trova più neppure sponda tra i sindacati. Nell’ampio reportage di Marina Forti su “L’essenziale”, Franco Armosino, segretario della CGIL di Alessandria, non nasconde l’autocritica: “Nei primi anni duemila la Solvay commissionava analisi del sangue dei dipendenti per tracciare il PFOA. Risultavano valori molto alti (come chi scrive ha per primo denunciato con esposti in magistratura n.d.r.), ma uno specialista di medicina del lavoro chiamato dall’azienda (Giovanni Costa, lo stesso implicato nel processo Miteni a Vicenza n.d.r.) diceva di non preoccuparci, con il tempo sarebbero diminuiti. Intanto vedevamo ragazzi di trent’anni con la leucemia o malattie della tiroide”. Dopo di che, i sindacati per venti anni non si sono preoccupati gran che. Armosino  giustifica  che comunque  “La CGIL è stata parte civile nel processo alla Solvay, e guarda avanti: “Continuo a pensare che si possa produrre chimica senza far ammalare lavoratori e cittadini. Se no, è meglio che lo stabilimento chiuda”.

E’ meglio che lo stabilimento chiuda fanno eco associazioni e comitati. Però l’occupazione per 600 dipendenti? La risposta c’è nella ragionevole proposta scaturita nell’assemblea di Legambiente “Trasformazione del sito in Centro di Ricerche per bonifiche ambientali ‘non produttivo’ e quindi non inquinante e non pericoloso”, piuttosto che nella ardita proposizione di Franco Armosino: “La costruzione del deposito nucleare nazionale ad Alessandria potrebbe fungere da  valvola di sfogo occupazionale e di sicurezza  alla chiusura di Solvay”.

Solvay costretta a chiudere i Pfas in Usa. Li produrrà in Italia.

Il drammatico quadro ecosanitario di Alessandria, che negli anni abbiamo descritto e documentato a iosa , e che Solvay finge di ignorare,  si inserisce in un contesto internazionale che vede protagonista la stessa Solvay. La multinazionale belga infatti ha annunciato da giugno 2021 la interruzione dell’uso di Pfas C6O4 ADV nella produzione di fluoropolimeri nel suo stabilimento a West Deptford, New Jersey, costretta dalle indagini sulle acque superficiali e dell’aria e dei terreni in vicinanza dell’impianto, nonché delle prove sperimentali di tossicologia sui ratti, nonche dei biomonitoraggi. Ebbene, il potere di bioaccumulo del C6O4 nel fegato dei pesci è addirittura 10x rispetto a quanto era già noto per il PFOS. Ebbene, nel biomonitoraggio dei lavoratori il livello massimo nel sangue ha superato i 14 ppm (microgrammi/mL).

Quanto basta, negli Usa, ancor prima di conoscere i fattori di trasferimento della contaminazione dall’ambiente alla filiera alimentare,  per far cessare  quei  Pfas. Gli stessi che coinvolgono Solvay a Spinetta Marengo e Bollate. Perché non chiude anche in Italia?

In Italia, la Provincia di Alessandria ha invece deliberato l’autorizzazione AIA per l’ampliamento della produzione di C6O4 nello stabilimento di Spinetta Marengo, senza peraltro neppure rendere note le informazione disponibili a supporto degli aspetti analitici e tossicologici che hanno portato alla definizione di limiti (in assenza anche di un  bilancio di massa, computando anche la portata degli scarichi rispetto al bacino idrico accettore e alla fruibilità della acque ad esempio per uso idro-potabile o/e irriguo). Inoltre, la disponibilità degli standards analitici risulterebbe ristretta ai soli organi di controllo per attività ambientali, laddove ci siamo riferimenti legislativi, con la preclusione di analisi alimentari, tossicologiche e di biomonitoraggio umano, di interesse collettivo laddove il rilascio ambientale di tali sostanze, per le loro caratteristiche di persistenza, mobilità, e tossicità, valica i confini dello stabilimento, e per il C6O4 ha interessato anche il delta del Po, come da riscontri della Regione Veneto.

Pfas non solo nelle falde ma anche in atmosfera nel cocktail dei veleni tossico cancerogeni.

Un cocktail strettamene correlabile alle rilevanti eccedenze di patologie anche tumorali emerse dalle indagini epidemiologiche condotte sulla popolazione della Fraschetta. Si tratta di centinaia di chili emessi ogni giorno visto che i soli composti fluorurati  possono raggiungere i 110 kg. A loro volta, i Pfas superstiti oggi sono ADV7800 e cC6O4: solo di quest’ultimo l’Arpa ha svolto campionamenti  su acque di condensa con risultati estremamente allarmanti: 5060 nanogr/litro da confrontarsi con il limite proposto nel collegato ambientale di 500 nanogr/litro.

Il cloroformio è solo uno dei cancerogeni clorurati e fluorurati scaricati in atmosfera dalla Solvay: tetracloruro di carbonio, tetracloroetilene,  acido fluoridrico, acido cloridrico, ammoniaca, alcoli, anidride fosforica , composti Iodurati, Zn, Idrossido di potassio, NOx, SOx, polveri, composti fluorurati. Ad esempio, nell’ultima campagna di monitoraggio novembre-dicembre dell’Arpa, si conferma che il cloroformio è stabilmente presente e in aumento:  all’interno della Solvay e attorno allo stesso polo chimico. 

Può il governo del “Premio Attila” Draghi continuare a restare fermo sui Pfas?

Il nuovo dossier della Commissione parlamentare Ecomafie guidata dal deputato M5S Stefano Vignaroli è stato perentorio: “i Pfas sono una emergenza nazionale, serve legge urgente”. Per salvare la salute dei cittadini, è necessario che il governo finalmente si muova, fissi dei limiti chiari sulle matrici ambientali di queste sostanze forever chemicals  altamente dannose, limiti invocati anche  dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’Ispra.

Clicca qui il video della relazione.

La situazione in Piemonte, denuncia la Commissione, preoccupa per l’inquinamento della provincia di Alessandria causato anche dallo sversamento senza limiti di PFAS nelle falde acquifere ad opera della multinazionale belga Solvay di Spinetta Marengogià condannata due anni fa dalla Cassazione per disastro ambientale e omessa bonifica, reati peraltro reiterati e quindi oggetto di nuovo procedimento penale.

La situazione in Veneto, a sua volta,  è stata caratterizzata dalla presenza per decenni  in provincia di Vicenza della  multinazionale Mitsubishi-Enichem che ha  inquinato – indisturbata dal potere politico – le falde acquifere e provocato moltissime patologie, anche gravi, come tumori, malattie cerebrovascolari, diabete, Alzheimer, disfunzioni tiroidee. Infatti è in corso il procedimento penale.  Secondo la commissione Ecomafie, anche nel caso veneto la bonifica procede ad un ritmo troppo lento, certo non risolta dalle barriere filtranti.

Pfas in Veneto, la denuncia dell’Onu: violati i diritti alla salute e all’informazione.

L’Alto Commissariato Onu in Italia, ha stimato la contaminazione da Pfas in Veneto come “il più grande inquinamento ambientale d’Europa” (in attesa che si completi quello in Piemonte  della Solvay) . “Più di 300 mila persone nella regione sono state colpite dalla contaminazione dell’acqua da Pfas, compresa l’acqua potabile. I residenti della zona hanno sofferto gravi problemi di salute, come infertilità, aborti e diverse forme di tumori, tra gli altri”

Nella relazione finale, Marcos Orellana – Special Rapporteur delle Nazioni Unite sulla violazione dei diritti umani in relazione alle sostanze tossiche – ha sottolineato “l’omissione di informazioni cruciali per la salute da parte delle autorità regionali del Veneto”. Nel 2013, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr),  della presenza degli inquinanti Pfas ha informato (con un certo ritardo rispetto all’arme lanciato da Alessandria) le autorità della regione Veneto, le quali però  non hanno informato i residenti delle aree contaminate e sui rischi per la salute: fino al 2017  nessuno ha avvertito che l’acqua dei rubinetti conteneva Pfas.

Anzi, sia la provincia di Vicenza che l’Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione Ambientale del Veneto (Arpav) avrebbero potuto far emergere informazioni sull’inquinamento già molti anni prima, ma “sapevano e tacevano” e omettevano i controlli delle cosiddette “barriere al PFOA”. Addirittura la Regione Veneto nel 2014 aveva rilasciato a Miteni di Trissino autorizzazione AIA per il nuovo pfas GenX. La Regione di Luca Zaia non ha avviato nessuna seria indagine epidemiologica, le stesse analisi sul rischio di contaminazione alimentare  sono state parziali, datate e tenute nascoste alla popolazione fino al pronunciamento 2021 del Tar.

ILVA e morti premature a Taranto.

Il rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) presentato dalla Regione Puglia smentisce tutti coloro che ritenevano accettabile l’inquinamento dell’ILVA a Taranto dopo il 2012. I decreti salva-ILVA non hanno fermato l’inquinamento, non hanno evitato nuove morti ma hanno tentato di stoppare la magistratura e di difendere una fabbrica indifendibile. Questo rapporto dell’OMS costituisce notizia di reato: pertanto trasmesso alla Procura. Clicca qui

Solvay Alessandria. Relazione Ecomafie incompleta.

La Commissione parlamentare Ecomafie, con voto unanime, chiede l’intervento del governo affinchè fermi la produzione e l’utilizzo dei Pfas nello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo. Azione necessaria  in quanto la Provincia di Alessandria, benché invitata -nella imminente “Conferenza dei servizi” del 27 gennaio- a ritirare l’illegale autorizzazione (AIA del 2021) di 60 tonnellate annue di C6O4, è assodato che agisce per conto della Regione Piemonte, e che a sua volta la Regione esegue per conto della multinazionale Solvay. Stante inoltre la complicità del Comune, anch’esso a guida della Lega.

Infatti la Regione non finanzia all’Arpa i biomonitoraggi ambientali e sanitari, in particolare tramite completamento delle già drammatiche indagini epidemiologiche e con speciale attenzione alla presenza di Pfas nel sangue dei lavoratori e dei cittadini (da noi rivendicate almeno dal 2009 anche con tanto di esposti alla magistratura). Malgrado il freno a mano, e gli arbìtrii nei controlli, l’Arpa ha comunque evidenziato (vedi mappe prodotte) l’espansione del C6O4 delle falde acquifere superficiali e profonde: con crescente avvelenamento a decine di chilometri dallo stabilimento, avendo perfino la Provincia consentito di cento volte  il superamento dei limiti indicati dall’Istituto Superiore della Sanità e tendenti allo zero (zero assoluto, secondo noi). Non sfugge alla Commissione l’impatto sull’intero bacino Padano. E neppure che in presenza di Pfas è pericolosa perfino la vaccinazione anti covid.

I PFAS sono emessi da Solvay anche nell’atmosfera di Spinetta. Implementa la Relazione Ecomafie l’ex assessore all’ambiente Claudio Lombardi (clicca qui): “I Pfas forniscono il loro contributo al cocktail di sostanze tossiche e cancerogene che gli abitanti della Fraschetta si respirano H24. Si tratta di centinaia di chili emessi ogni giorno visto che i soli composti fluorurati  possono raggiungere i 110 kg: vedi i dati dell’autorizzazione integrata ambientale (AIA) rilasciata dalla Provincia nel 2010. Addirittura l’AIA non prescrive nulla per i PFAS, i quali quindi vengono emessi in atmosfera senza passare attraverso sistemi di depurazione in rilevanti concentrazioni: come lo provano le indagini condotte da ARPA nei primi mesi del 2020”.

Lombardi nella sua relazione al convegno di Legambiente aveva concluso: ”Solvay sorge nel cuore di un centro densamente abitato sul quale esercita un impatto ambientale estremamente negativo ed inoltre è «sito Seveso» a rischio di incidente disastroso. In tali condizioni è arduo se non impossibile garantire sicurezza e salute a popolazione e lavoratori. L’unica soluzione auspicabile per coniugare salute e lavoro è la chiusura delle lavorazioni chimiche e la trasformazione del sito in Centro di Ricerche per bonifiche ambientali ‘non produttivo’ e quindi non inquinante e non pericoloso”.

La drammatica situazione sanitaria e ambientale di Alessandria è oggetto delle nostre lotte e materia del procedimento penale avviato per  disastro ambientale e omessa bonifica. Se ne è occupata di recente anche  l’ispezione Onu. Il disastro, oltre alla Commissione Ecomafie, preoccupa soprattutto le popolazioni alessandrine… e anche l’opinione pubblica con sensibilità più (clicca qui) o meno (clicca qui) marcate. 

 

Il Veneto grande vittima dei Pfas.

Per i Pfas la vicenda veneta è quella che più oggi desta grave preoccupazione per le condizioni sanitarie  dei cittadini che per anni tra le province di Verona, Vicenza e Padova hanno bevuto acqua contaminata. La Commissione parlamentare Ecomafie investe la responsabilità dei governi a intervenire, stante l’inefficienza delle istituzioni locali. 

Invece i politici regionali si difendono: “La Regione Veneto è stata l’unica ad essersi mossa per prima per arginare il problema ed  evitare ulteriori  tragedie ambientali e sanitarie senza perdere tempo e agendo con azioni forti”. Ma ben pochi anzi nessuno è d’accordo tra le associazioni e i comitati che si stanno battendo ad ogni livello nazionale e internazionale.

 Clicca qui Veronasera.

Vivere con i veleni della Solvay.

E’ in edicola un vasto reportage di Marina Forti sul settimanale L’Essenziale riguardante il disastro ecosanitario provocato dallo stabilimento della Solvay di Spinetta Marengo (Alessandria). Vivere con i veleni oppure chiudere gli impianti? La seconda opzione si sta sempre più allargando tra le associazioni e i comitati.

Prossimamente sul Sito pubblicheremo alcuni servizi  che  esaminano la questione Pfas, in particolare dopo la dura presa di posizione della Commissione parlamentare Ecomafie contro la multinazionale belga e i complici  politici e istituzionali.

Studio OMS contro studio Ilva.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha realizzato uno studio sull’impatto sanitario dell’Ilva di Taranto che conferma la validità delle Valutazioni di Danno Sanitario e dunque  smentisce “Acciaierie di Italia” che ha invece inviato al MITE una relazione volta a contestare, dal punto di vista della metodologia scientifica, la validità delle valutazioni danno sanitario fin qui effettuate, le quali acclarano per le emissioni dello stabilimento ILVA un rischio cancerogeno inaccettabile anche con autorizzazione AIA a 6 milioni di tonnellate/anno di acciaio. Clicca qui.

Il Bisfenolo passa nella placenta e raggiunge il cervello del feto.

Uno studio degli scienziati dell’Università del Missouri ha dimostrato che la trasmissione diretta del bisfenolo A (BPA) da una madre al suo bambino in via di sviluppo, attraverso la placenta, può  avere un impatto negativo sullo sviluppo cerebrale del feto e conseguenze dannose sulla salute più avanti nella vitadisturbi neurologicidisturbi neurocomportamentalidiabete, obesità e varie carenze riproduttive.

Il Bisfenolo è utilizzato in molti articoli per la casa come bottiglie d’acqua in plastica, contenitori per alimenti e nel rivestimento epossidico di lattine per alimenti in metallo. L’esposizione può verificarsi durante il semplice atto di cuocere il cibo nel microonde all’interno di contenitori per alimenti in plastica di policarbonato.

Nota bene. Il Movimento di lotta per la salute Maccacaro ha denunciato, anche con esposti alla magistratura (clicca qui), l’utilizzo -senza autorizzazione- nello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo del Bisfenolo, e la sua dispersione nell’ambiente.  

Le acque di Milano sono intossicate dai Pfas della Solvay.

Nel settembre scorso avevamo scritto: “Stiamo verificando l’esposto alla magistratura di Milano per quanto riguarda la situazione ambientale e sanitaria attorno al centro di Bollate dove Solvay ha sviluppato le ricerche sul cC6O4 e altri simili Pfas”.  Dall’ Arpa Lombardia la conferma:  Sotto Milano scorrono Pfas, composti chimici tossici, cancerogeni e altamente persistenti. In particolare scorre un composto prodotto in esclusiva della multinazionale belga Solvay, il C6O4, che sfugge alle depurazioni e rifluisce nel parco agricolo di Milano sud. Risalendo al tessuto idrografico della città si vede come il C6O4 si diluisca nella rete fognaria, e scorrendo verso sud esca all’estremo opposto della città, probabilmente nel parco agricolo di Milano sud: area naturale protetta sede di diversi presidi Slow Food.

Malgrado quanto stiamo denunciando, la politica ignora il problema e i cittadini sono all’oscuro dei rischi.

Cancro alla prostata collegato ai Pfas.

Uno studio condotto da ricercatori dell’Università dell’Illinois Urbana-Champaign e dell’Università di Chicago (Zeynep Madak-Erdogan professore di scienze della nutrizione, Joseph Irudayaraj, professore di bioingegneria, Michael J. Spinella, professore di geoscienze comparate e ricercatore del Cancer Center) ha stabilito che  l’esposizione ai composti PFAS  in forte sinergia con i grassi può attivare un particolare gene che codifica le proteine PPARa. Questo  altera, a sua volta, il metabolismo delle cellule della prostata in modi tali che viene favorito il rischio cancerogeno.

Ilva: gli operai prendano nelle proprie mani la loro vita!

La posizione dello SLAI Cobas di Taranto: clicca qui. Non solo le bonifiche interne alla fabbrica se li carica lo Stato, nella classica legge del sistema capitalista: socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti, ma ora anche i soldi per la decarbonizzazione vengono presi da quelli per le bonifiche della città.

Pfas: impossibile eliminarli, l’unica via è non produrli.

L’unica soluzione per i Pfas è metterli al bando come utilizzo (plastiche, utensili, vestiti ecc.) e prima ancora come produzione. Sono persistenti e bioaccumulabili, praticamente indistruttibili, dunque la loro eliminazione, cioè la bonifica, è praticamente impossibile. Durante la loro lavorazione inquinano dipendenti e cittadini: scaricati in atmosfera e biogas, migrati nel sottosuolo, smaltiti in discariche, rilasciati nelle acque. Poi i Pfas in queste  matrici restano: possono essere rimossi?

Rimozione di PFAS dall’atmosfera. I Pfas non “assorbiti”… dai polmoni si riversano in suolo e acqua.

Rimozione di PFAS dai liquidi (acque e fanghi)

L’unico sistema veramente efficace per distruggere PFAS è il trattamento termico, efficace ma non innocuo: nulla si crea, nulla si distrugge tutto si trasforma. A maggior ragione  tutti gli altri trattamenti sono semplicemente “trasferimento” PFAS da un supporto all’altro. Tutti i trattamenti delle acque che generano sottoprodotti generano quindi altri rifiuti con PFAS nei liquidi, nel suolo e in aria.

Rimozione di PFAS dai terreni

A prescindere dai costi inusitati, il risultato è analogo al precedente, anche con il “soil washing” (tecnica di separazione fisica dell’inquinante e di recupero).

Modello concettuale a blocchi

Cancro accettabile a Taranto.

l’ILVA  avrebbe a Taranto un impatto cancerogeno accettabile. Acciaierie d’Italia contesta dubbi sia di carattere giuridico che di natura tecnica rispetto alla Valutazione Danno Sanitario (VDS) 2021 che prevedeva un rischio cancerogeno inaccettabile nella popolazione del quartiere Tamburi con una produzione a 6 milioni di tonnellate/anno di acciaio. In buona sostanza la VDS – condotta per mesi tramite un confronto fra i tecnici dell’azienda e quelli della Regione Puglia e dei ministeri competenti – non sarebbe scientificamente corretta perché sovrastimerebbe l’impatto cancerogeno dell’inquinamento dell’ILVA. Clicca qui.

Nel 2022 Referendum sulla chiusura degli impianti Solvay di Spinetta Marengo.

Nel 2022 dovrà essere rinnovata l’AIA Autorizzazione Integrata Ambientale alla Solvay e si terranno le elezioni comunali: il Sindaco potrà inserire quale punto programmatico qualificante il procedimento di azzeramento delle emissioni cancerogene acqua suolo aria  prodotte dal Polo Chimico in ogni matrice ambientale ed in particolare quindi del cloroformio e del cocktail di sostanze che fuoriuscendo dai camini e dai 15.000 punti di “emissioni fuggitive” dello stabilimento si disperdono nell’atmosfera di Spinetta. Se il sindaco –massima autorità sanitaria locale- se ne asterrà, il Referendum popolare sancirà la “campagna di voto contro” i Partiti che sostengono la Giunta di Gianfranco Cuttica.

Clicca qui una riflessione di Claudio Lombardi,  assessore all’Ambiente 2013-2017.       

Arriva il mercato contadino «a zero Pfas».

I contadini prelevano le irrigazioni dalle falde inquinate sotto la Solvay.

“Esprimiamo grande soddisfazione per un traguardo raggiunto dalla nostra associazione grazie alla fattiva collaborazione  della amministrazione comunale  che ha recepito l’importanza di dare la possibilità ai nostri concittadini di acquistare prodotti alimentari senza perfluorati», ossia i temibili derivati del fluoro, meglio noti come Pfas, al centro dello scandalo del maxi scandalo ambientale che da anni è assurto alle cronache nazionali. Sarà finalmente possibile a tutti -ma soprattutto ai soggetti a rischio come donne gravide, bambini, giovani adolescenti- effettuare una prevenzione primaria su base alimentare”.

Non esultino i cittadini di Alessandria per questa dichiarazione. L’elogio non è rivolto da Mauro Bianco presidente Coldiretti al sindaco Gianfranco Cuttica. Riguarda, invece, la delibera del consiglio comunale di Arzignano (Vicenza) approvata all’unanimità  che istituisce un mercato contadino “Zero Pfas”.

Essendo molto stabili, questi cancerogeni bioaccumulabili possono percorrere lunghe distanze trasportati dall’aria e raggiungere aree poste anche chilometri dagli impianti di produzione, come avviene nell’alessandrino per l’acquedotto del  Comune di Montecastello ad opera della Solvay di Spinetta Marengo. L’inquinamento dell’acqua è la principale causa di contaminazione da PFAS negli alimenti, che a loro volta costituiscono la principale via di esposizione dell’uomo. Benchè ad Alessandria gli scienziati del CNR Centro Nazionale abbiano rinvenuto i Pfas Solvay nelle uova dei volatili (storni e cince), dunque tramite le coltivazioni, dunque anche negli allevamenti, il sindaco Cuttica è ben lungi dal promuovere un mercato contadino zero pfas, anzi non ha nemmeno realizzato  la  Raccomandazione UE  di raccogliere dati sulla presenza di PFAS negli alimenti (con metodi cromatografici, con LoQ: 1 µg/Kg).

L’Asl allarma per il cloroformio, il sindaco è tranquillo.

Per il sindaco, contro il cloroformio basta la mascherina.

L’Asl allarma per il cloroformio, il sindaco è tranquillo. Tanto Cuttica vive a Cassine nel palazzo nobiliare di famiglia: “Sì, anche se in certi saloni non entro mai: troppo grandi, troppo costosi da scaldare in inverno”. Dal cucinino della servitù in cui raccoglie la famigliola, ad Alessandria ci viene il meno possibile a fare il sindaco nel modesto Palazzo Rosso del municipio, e lo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo lo vede da lontano passando per la tangenziale. Gli giungono gli echi degli abitanti che l’acqua devono acquistarla al supermercato ma dell’aria inquinata non possono farne a meno. Il codino, che indossa da genuino aristocratico, non si scompone quando gli riferiscono che i medici del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica dell’Asl (quoque tu ASL già con Arpa fedele cortigiana del Comune!) allarmano di intervenire con urgenza per i rilasci del cancerogeno cloroformio della Solvay.

Ebbene, Gianfranco Cuttica di Revigliasco (ramo di Cassine però) insegnava e studia tuttora storia medievale, e di medicina e di chimica conosce abbastanza le numerose  tracce che gli alchimisti hanno lasciato nella storia dell’arte, mentre di cloroformio o pfas o perfluoroisobutilene preferirebbe non ingombrarsi l’intelletto. Lo sbalordiscono quando gli rammentano che lui pur rappresenta la massima autorità sanitaria comunale, e così è costretto a rilasciare una promulgazione pluralis maiestatis agli “annalisti”, cioè una dichiarazione ai giornalisti: “I dati emersi dalla lettera Asl sono estremamente da studiare e approfondire. Continuiamo a seguire attentamente la situazione insieme agli altri enti preposti alla tutela per indicare i correttivi necessari”.

Vale a dire: chiedere a lui la chiusura degli impianti Solvay (come stanno insistendo Greenpeace, Legambiente, Comitato Stop Solvay, FridaysForFuture eccetera, e pure l’ONU gli hanno detto, medici e scienziati nazionali e internazionali, perfino la CGIL, qualche politico) è come chiedergli di  dichiarare guerra ai marchesi di Revigliasco (ramo Romagnano).  Infatti, a Cassine nella grande quadreria degli antenati, ha aggiunto agli stemmi araldici il blasone di Alberto da Giussano: lo stesso che come spilla in argento 925  esibisce orgoglioso sul bavero della giacca. “Leghista eclettico” ama definirsi, ma  pur sempre leghista della prima ora, dunque sodale con i leghisti di  Provincia e Regione  conniventi con Solvay, rispettivamente nel rilasciare l’AIA autorizzazione integrata ambientale ai cancerogeni Pfas e nell’omettere controlli ambientali, monitoraggi sanitari e studi epidemiologici. Nascosto sotto il loro Carroccio, a vicenda novelli alleati della “Compagnia della Morte”, perciò Egli esprime l’aristocratica tranquillità di Alberto che nella leggenda avrebbe sconfitto Federico Barbarossa.

Gli odierni barbarossa non pretendono di assediare e incendiare la “Città della paglia”, si accontentano… di asportare un polo ad alto rischio chimico e di catastrofe industriale collocato nel bel mezzo delle case del maggiore sobborgo di Alessandria. Tu pensa, lettore, un corpo dilaniato la cui unica possibilità di sopravvivenza è amputare l’arto in cancrena che lo infetta irrimediabilmente. Tu pensa un territorio cancerogenizzato  per terra acqua  aria che non può nemmeno più sperare in una bonifica ma, amputando il primario maligno, che almeno si riesca a  bloccargli la metastasi: restituire la salute e  resuscitare i morti non è possibile, ma impedire migliaia di future vittime lo è. “La integrale bonifica” fu, durante il processo concluso con condanna in Cassazione, addirittura dichiarata “praticamente irrealizzabile” dallo stesso ISPRA Istituto superiore protezione e ricerca ambientale, accontentandosi di quantificare per lo Stato un anticipo di 100milioni di euro di risarcimento danni (mai pagati). D’altronde una  autentica bonifica del disastroso regresso di milioni di metri cubi di veleni sversanti sulle falde, nonchè una “emissione zero inquinanti” dagli attuali impianti colabrodo dei fluoropolimeri, insomma il passato e il presente non saranno mai nel budget degli azionisti della multinazionale belga. Domandargliele è tempo perso, pretenderle equivale a chiedere a magistrati e amministratori la chiusura. In proposito, ci penserà il Referendum a sancire la volontà popolare e a sanzionare i partiti.

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro.

Clicca qui la Scheda delle emissioni inquinanti e il commento.

L’Ambiente Italia nel mirino dell’Onu.

L’ispezione internazionale appena conclusa si concretizzerà in un rapporto al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite.

Clicca qui  la Dichiarazione di fine visita del Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulle implicazioni per i diritti umani della gestione e dello smaltimento ecocompatibile di sostanze e rifiuti pericolosi, Marcos A. Orellana, a conclusione della visita condotta in Italia dal 30 novembre al 13 dicembre 2021.

L’ispezione di Orellana  si è concentrata su tre questioni chiave: siti contaminati, gestione dei rifiuti e pesticidi. In particolare sotto accusa: Porto Marghera, Pfas Veneto, Solvay di Spinetta Marengo, Terra dei Fuochi, Ilva di Taranto, Solvay di Rosignano. Un rapporto completo sulle questioni affrontate durante la visita sarà presentato al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite nella sua cinquantunesima sessione. Orellana si è espresso anche sulla riforma della Giustizia (Cartabia) in Italia “Mi preoccupano i tempi di prescrizione più brevi per i crimini ambientali, poiché la loro complessità richiede spesso un tempo considerevole per completare le indagini”.

Il cancerogeno Cloroformio è in aumento nell’atmosfera di Alessandria. Chiudere impianti Solvay.

Già famoso per il “picco” del 2009, spesso balza agli onori delle cronache per le sue “fughe” sul territorio del martoriato alessandrino. Per l’incremento dell’ultimo biennio, il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica dell’Asl Al, a firma dei due medici dirigenti, con un documento ora lancia un nuovo allarme agli Enti locali, notoriamente “cloroformizzati”, affinchè invece intervengano con urgenza ad individuare le sorgenti primarie e secondarie di rilascio di cloroformio della Solvay di Spinetta Marengo, eliminare le perdite alla fonte  e le contaminazioni nelle matrici acqua e terreni. I campioni sono stati prelevati in 15 punti dell’abitato di Spinetta, 4 all’interno del perimetro dello stabilimento, rilevando l’esposizione della cittadinanza, soprattutto bambini e gravide, e di tutti i lavoratori, non solo gli addetti agli impianti. I medici sollecitano anche la pubblicazione dei risultati relativi alla campagna di      monitoraggio effettuata dall’ARPA. Nel cocktail di sostanze tossiche e cancerogene, sottolineano, fa la sua parte il cloroformio – inalato e ingerito e anche assorbito per via cutanea – per gli effetti tumorali, sul sistema neurologico e disfunzioni epato-renale, infertilità, aborti e malformazioni.

Alla luce dell’ondata di cloroformio, l’ex assessore comunale Claudio Lombardi, che al convegno di Legambiente “Ultimatum a Solvay” nella sua relazione-requisitoria aveva dichiarato le condizioni ambientali e sanitarie di Alessandria insostenibili con la presenza dello stabilimento di Spinetta Marengo, ora chiede chiaramente di chiusura degli impianti.

Per fortuna c’è il Prosecco croato.

Per fortuna c’è il Prosecco croato.

Pfas, porto Marghera, pesticidi in area Prosecco. Che il Veneto sia stato inserito nella lista Onu delle grandi emergenze ambientali che minacciano la dignità umana, non  lascia più di tanto stupito Antonio Marcomini, professore ordinario di Chimica dell’Ambiente e vicerettore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia: “Se ci impegniamo ora a risanare, il processo durerà almeno una cinquantina d’anni”. Clicca qui.

Solvay: noi scarichiamo veleni in mare su consiglio del governo.

Marcos A. Orellana, quale Relatore Speciale dell’ONU in ispezione in Italia, è rimasto sconcertato nell’affrontare il disastro della Solvay di Rosignano, ripromettendosi infatti di  approfondire ulteriormente questo problema durante la preparazione della relazione”. Infatti si è trovato di fronte alle dichiarazioni dell’Amministratore Delegato Ilham Kadri che attribuisce alle autorità italiane, compreso il Consiglio delle Ricerche, la responsabilità della decisione di sversare a mare  centinaia di migliaia di tonnellate l’anno di residui chimici (cadmio, cromo, boro, nickel, rame, piombo e mercurio) dello stabilimento  sostenendo che erano state proprio le autorità italiane a decidere che lo scarico  fosse la cosa migliore per Rosignano, cioè… stabilizzare la linea di costa locale, proteggendola dall’erosione. Accuse clamorose  che né il Governo nè  la Regione Toscana finora hanno smentito. Inoltre per Livorno Orellana dovrà considerare il programma di chiusure, denominato “scorporo”, eventualità peraltro presa in considerazione dalla Kadri anche per Spinetta Marengo.

Ilva, dov’è il piano industriale?

Acciaierie d’Italia vuole accelerare la produzione, ma il Comitato Salute e Ambiente di Taranto non ci sta e chiede l’intervento del Prefetto. “Che ci ha incontrati,  e abbiamo capito che non esiste un nuovo Piano Industriale per lo stabilimento ILVA di Taranto gestita da Acciaierie d’Italia”.  Che sia un piano metafisico? Clicca qui.

In realtà non ci più soldi, l’Ilva del dopo Mittal è in ginocchio: Mittal non investe ma controlla la società operativa, lo Stato mette il denaro ma è fuori dalla gestione esecutiva.

Veleni dall’acqua al sangue. I processi Pfas a Vicenza e Alessandria.

Il primo contro la Miteni di Trissino è in corso, il secondo contro la Solvay di Spinetta Marengo prosegue la sentenza di Cassazione e sta per avviarsi. Clicca qui  https://irpimedia.irpi.eu/pfas-italia-processo-miteni-indagine-solvay/  la video inchiesta di IrpiMedia Investigative Reporting Project Italy.

In Piemonte uno dei più gravi disastri ambientali italiani rischia di ripetersi per mancanza di controlli, per responsabilità di Regione, Comune e Provincia di Alessandria, governo e forze sindacali e politiche.

Il Dossier “Pfas. Basta!” è disponibile on line a chi ne fa richiesta a movimentolotta.maccacaro@gmail.com . In oltre 300 pagine racconta con esatta cronologia la storia completa delle lotte in Italia contro gli inquinatori Solvay e Miteni, dalle nostre denunce degli scarichi in Bormida degli anni ’90, passando per i nostri esposti dal 2008, per la scoperta dei Pfas in Veneto solo nel 2013, fino ai processi 2021 ad Alessandria e Vicenza. Una lunga storia di mobilitazioni anche contro connivenze, complicità, corruzioni, ignavie di Comune, Provincia, Regione, governo, Asl, Arpa, sindacati, magistratura e giornali.

Su Pfoa in acque e sangue, clicca la video intervista 2010 allo scarico Solvay in Bormida: si compone di quattro step:                                                         (https://www.youtube.com/watch?v=7RwRFeMSlAQ)  (https://www.youtube.com/watch?v=ijEKmQNMuCE)   (https://www.youtube.com/watch?v=MH1TWA_2hxA)          (https://youtu.be/KkqhNsNjugs)

Clicca qui https://www.youtube.com/watch?v=DB9ytGqeN_k la video inchiesta 2021 su Spinetta  “Pfas dall’acqua al sangue”.

Ultimatum a Solvay per l’inquinamento da PFAS è il titolo della serata organizzata da Legambiente per venerdì 26 novembre 2021.  Nel corso della serata il “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” proporrà un Referendum popolare via internet sulle sorti dello stabilimento di Spinetta Marengo.

Pfas, tetracloruro di carbonio e cloroformio dal colabrodo cancerogeno di Solvay.

Stante l’immobilismo complice delle amministrazioni comunali e provinciali che si “bevono” i comunicati stampa e depliant della Solvay che falsamente negano il proprio inquinamento o lo attribuiscono  alla passata gestione Ausimont, dovrebbe intervenire la Procura e avviando finalmente il processo per disastro ambientale e omessa bonifica sempre più in violazione della sentenza della Cassazione. A tacere l’inquinamento atmosferico.

Infatti, altro che bonifica e barriera idraulica: si aggrava l’inquinamento delle acque e dei pozzi della Fraschetta causato dalla Solvay di Spinetta Marengo. Sono i risultati di ottobre delle analisi ARPA di alcune sostanze contenute nelle acque della falda acquifera che fluisce al di sotto della piana che circonda il Polo Chimico e si estende  verso Alessandria per  raggiungere le colline di Pietramarazzi e Montecastello, passando dentro e sotto il Bormida.  Si tratta delle analisi dei principali solventi organo alogenati quali tetracloruro di carbonio e cloroformio, sostanze tossiche e cancerogene in concentrazioni sempre più elevate:  per le quali i limiti  ISS e CSC ora  sono superati nell’acqua di falda interna allo stabilimento fino a 1.000 volte per il tetracloruro di carbonio e fino a 1.400 volte per il cloroformio. Ma la concentrazione dei due inquinanti  è sempre più elevata anche all’esterno e ora supera di decine di volte il limite  anche nei pozzi di controllo più lontani, quelli oltre all’abitato di Castelceriolo, e riguarda non solo la falda superficiale ma interessa anche le falde più profonde. L’inquinamento delle  falde acquifere si è aggravato dalla presenza di PFAS, sostanze parimenti se non più pericolose dei solventi clorurati, dei fluorurati e del cromo esavalente.

Ne derivano  due  considerazioni principali. Anzitutto gli aumenti in falda di cloroformio sono la  prova  del verificarsi di perdite importanti dagli impianti e dell’inefficacia del contenimento della barriera idraulica, il presunto dispositivo concepito per non far fuoriuscire inquinanti dal Polo Chimico. Altra considerazione  riguarda il divieto di  utilizzo dell’acqua di falda finora  circoscritto ad un’area di modeste dimensioni a ridosso del polo chimico ed imposto con ordinanza comunale nel 2009.  Alla luce dei controlli di ARPA il divieto dovrebbe essere esteso ben oltre, quanto meno fino alle porte di Alessandria verso ovest e alle colline delimitate dal fiume Tanaro verso nord. Stante l’immobilismo complice delle amministrazioni, dovrebbe intervenire la Procura.

Clicca qui la relazione di Legambiente.

Ma c’è di più e di peggio: l’acqua tossica e cancerogena viene impunemente prelevata per irrigare le coltivazioni. Leggi il successivo articolo sul Sito.

I campi irrigati con cloroformio, tetracloruro e pfas.

Come dimostrano le immagini, con motopompe e pozzi, senza nessun controllo e intervento amministrativo e giudiziario, i contadini della Fraschetta per irrigare le coltivazioni  stanno prelevando l’acqua contaminata in falda superficiale e profonda dalla Solvay di Spinetta Marengo.  L’ordinanza del Comune di Alessandria lo vieterebbe fin dal 26 giugno 2009: da allora la zona off limits si è sempre più estesa all’esterno del polo chimico. Il divieto, di prelievi per qualunque uso domestico e irriguo, è ancor più inderogabile dopo la sentenza della Cassazione per disastro ambientale e omessa bonifica. Il paradosso (doloso) è che molti campi  sono di proprietà di Solvay che li dà in affitto. Interverrà qualcuno dopo la presente denuncia?

Clicca qui le immagini nel servizio de  Il Piccolo.

Un altro tumore da PFAS.

Cancro al fegato. Clicca qui la storia di Antonio. Come lui altri sei colleghi di lavoro. Malgrado avessero (ovvero: poichè avevano) valori altissimi di Pfas nel sangue, l’azienda non aveva consegnato loro le analisi.

I tumori a Spinetta sono  fino al 50% superiori rispetto al resto della città.

Clicca: su Limiti zero Pfas nel sangue: non si discute!

Quale strategia Solvay per i polimeri fluorurati di Spinetta.

Costruire di nuovo a Spinetta Marengo un impianto di acido fluoridrico? O farne a meno?  Perplessità aveva suscitato la cessione a Fluorsid da parte di Solvay Specialty Polymers Italy  dello stabilimento di Porto Marghera, per decenni fornitore esclusivo di acido fluoridrico anidro al complesso  di Spinetta Marengo, quale materia prima principale per la produzione di polimeri fluorurati, core business della multinazionale belga. Perplessità accresciute perché Fluorsid a sua volta si è immediatamente sbarazzata di Porto Marghera addirittura con un compratore completamente estraneo al comparto chimico: la  londinese Blantyre Capital Limited, una  società d’investimento per hotel e immobili. La quale, anzi, è specialista “value-add” nel rilevare aree da  proprietà  in situazioni di stress finanziario. Come peraltro avvenuto proprio a Venezia  per il  complesso residenziale sullisola del Tronchetto. A farla breve, se l’operazione finale è speculativa, se Blantyre non ha ragione di tenere in vita Marghera, se Marghera non lo producesse più: da chi Alessandria si approvvigionerebbe l’acido fluoridrico? Considerando che è una materia prima  con pochi produttori in Europa e soggetta a molte restrizioni per il suo pericolosissimo  trasporto. Ci si chiede, anche se a pensare male si fa peccato, quale è per Spinetta la strategia di Solvay che nel 2018 si sbarazza di  Marghera? Costruire di nuovo a Spinetta Marengo un impianto di acido fluoridrico? O farne a meno?