Cattive Acque, film drammatico sui Pfas.

Film del 2019 basato su fatti realmente accaduti a Cincinnati nell’Ohio, quando l’avvocato Robert Bilott si mosse contro la società di prodotti chimici DuPont a seguito dello scandalo dell’inquinamento idrico di Parkersburge condusse la sua ventennale battaglia legale. “Cattive acque”, trasmesso in prima Tv su Iris lunedì 3 aprile, è possibile vederlo in streaming sul sito di Mediaset Infinity.

Brevemente la trama. Alla fine degli Anni ‘90 Robert Billot è un avvocato specializzatosi nella difesa di aziende chimiche, ed è appena diventato socio nel suo studio legale. A cambiare drasticamente la sua vita tranquilla sarà la visita in ufficio di Wilbur Tennant, un contadino della Virginia conoscente di sua nonna che gli chiede di indagare su un’insorgenza anormale di tumori e malformazioni nelle sue mucche a Parkersburg, nella Virginia Occidentale. Dopo una visita alla fattoria, il legale verifica che 190 capi di bestiame sono morti con condizioni mediche insolite, mentre l’avvocato della DuPont, Phil Donnelly, gli comunica di non essere a conoscenza del caso. La società invia a Robert centinaia di scatole, e l’uomo non demorde ma si dedica alla lettura di ogni singolo documento, trovando numerosi riferimenti al PFOA, una sostanza chimica senza alcun riferimento nei testi medici. Infine Robert scopre che il PFOA è l’acido perfluoroottanoico, usato per il teflon nelle pentole antiaderenti: sostanze che non lascia il flusso sanguigno ma tende ad accumularsi in esso. La DuPont aveva eseguito in passato i test sul PFOA, sapendo benissimo che causa il cancro e altri difetti congeniti, tuttavia non aveva mai reso pubblici i risultati.

“Gli PFAS minaccia per salute pubblica”/ Avv. Bilott: “Europa al lavoro per vietarli”.

29.03.2023 – Josephine Carinci

https://www.ilsussidiario.net/news/gli-pfas-minaccia-per-salute-pubblica-avv-bilott-europa-al-lavoro-per-vietarli/2513265/

L’avvocato americano Robert Bilott si batte da decenni per sensibilizzare le persone sulle devastazioni delle sostanze perepolifluoroalchiliche (PFAS), utilizzate in maniera massiccia per rendere antiaderenti le nostre padelle o le nostre giacche impermeabili, si trovano praticamente dappertutto prima di finire nell’acqua dei rubinetti. La sua lotta contro il gigante chimico DuPont ha ispirato il film Dark Waters, uscito nel 2019. Queste sostanze chimiche sono associate a un’incredibile gamma di effetti sulla salute: cancro, diminuzione della funzione immunitaria, neonati compresi, efficacia dei vaccini eccetera. Il numero di decessi attribuibili alle PFAS nei soli Stati Uniti sono stimati in diversi milioni negli ultimi vent’anni. E i costi economici per il sistema sanitario ammontano a miliardi di dollari”. Le Monde ha di recente rivelato che circa 17.000 siti sono contaminati da PFAS in Europa. L’Unione Europea sta studiando la possibilità di vietare del tutto gli PFAS. E’ una lotta feroce: i produttori stanno reagendo, in Italia la Solvay. In Italia nella scorsa legislatura è stato presentato   CrucioliAll’inizio di febbraio 2023 l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) ha pubblicato una proposta di divieto di produzione e uso di tutti i Pfas.

Gli Stati Uniti vogliono ripulire l’acqua potabile dai Pfas.

L’Agenzia per la protezione dell’ambiente (EPA) ha proposto stringenti standard relativi agli “inquinanti eterni”, le pervasive sostanze chimiche molto dannose per la salute umana

Amanda Hoover https://www.wired.it/article/pfas-acqua-potabile-stati-uniti/

Si tratta di misure molto forti per la tutela della salute, nonché di una decisione storica per limitare realmente l’esposizione alla contaminazione da queste sostanze chimiche”, spiega David Andrews, scienziato dell’Environmental working group. “Un primo passo davvero importante” afferma Katie Pelch, scienziata del Natural resources defense council (Nrdc). Infatti,  i pericoli posti dai Pfas sono diventati sempre più evidenti: secondo l’Epa i  livelli di esposizione causano problemi di fertilità, ritardi nello sviluppo dei bambini, calo delle risposte immunitarie, diversi tipi di tumori, tra cui quelli alla prostata, ai reni e ai testicoli. I funzionari dell’Epa stimano che rendere più pulita l’acqua negli Stati Uniti eviterebbe migliaia di morti e decine di migliaia di casi di malattie gravi. Laurel Schaider, scienziata presso il Silent spring institute, sottolinea l’urgenza dell’avvio dei test del sangue obbligatori nei luoghi dove vi è un’elevata esposizione ai Pfas, come NON avviene in Piemonte per la Solvay di Spinetta Marengo. Schaider rimarca che per tutelare questi cittadini occorre interrompere la produzione (come avverrebbe con l’approvazione del “DDL Crucioli”. Uno studio del 2020 ha stabilito che addirittura duecento milioni di americani sono esposti alle sostanze nell’acqua potabile. In Italia, secondo i dati del Forever Pollution Project, i siti contaminati da Pfas superano invece i 1600.

Giro di vite negli USA contro gli PFAS nell’acqua potabile: per la 1° volta, fissati limiti per legge.

L’Epa ha annunciato un regolamento sulle concentrazioni di ‘forever chemicals’ nell’acqua del rubinetto. Le aziende municipali dovranno eliminare le sostanze chimiche. E si potranno rivalere sui grandi inquinatori

 15 Marzo 2023 https://www.rinnovabili.it/ambiente/inquinamento/pfas-nellacqua-potabile-usa-limiti/

L’ Agenzia per la Protezione Ambientale obbliga le aziende municipali che gestiscono le risorse idriche a rimuovere le sostanze chimiche nocive dall’acqua. E queste aziende si potranno rivalere in tribunale sulle compagnie e gli enti da cui origina l’inquinamento da PFAS nell’acqua potabile. Applicata in Italia la norma: la municipalizzata di Alessandria potrebbe rivalersi su Solvay ma anche sul sindaco che NON ha emesso ordinanza di fermata delle produzioni inquinanti.

Il limite americano, fissato a 4 parti per mille miliardi, va giudicato come piccolo passo avanti perché comunque ancora troppo alto per tutelare adeguatamente la salute: la ricerca scientifica in materia, infatti, ritiene che non esistano limiti sicuri per la salute per gli PFAS nell’acqua potabile.

Inquinamento da Pfas, Lucca e Pisa le zone più colpite in Toscana.

Da un’inchiesta internazionale la mappa interattiva della concentrazione di sostanze perfluoroalchiliche in Europa: torna l’allarme per gli ‘inquinanti eterni’

 Vincenzo Brunelli – 27 Marzo 2023 – https://www.luccaindiretta.it/cronaca/2023/03/27/inquinamento-da-pfas-lucca-e-pisa-le-zone-piu-colpite-in-toscana/341574/

Le punte dell’Iceberg Pfas sono, come noto da decenni, il Veneto con la Miteni di Trissino (VI) e il Piemonte con la Solvay di Spinetta Marengo, unica produttrice in Italia (AL), con relativi processi penali. Emergono sempre più, dove le ARPA sono attive, criticità diffuse nella penisola. I giornalisti francesi di Le Monde hanno realizzato una mappa interattiva europea, costruita da uno studio internazionale (The Forever Pollution Project ***) raccogliendo e organizzando dati da diverse fonti, pubbliche e private (in Italia le testate Radar Magazine e Le Scienze) che mostra i luoghi in Europa in cui è stata accertatauna contaminazione da Pfas da parte di autorità ambientali (come le Arpa in Italia).

Tant’è che all’inizio di febbraio 2023 l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) ha pubblicato una proposta di divieto di produzione e suo di tutti i Pfas, infatti l’unico rischio accettabile è uguale a zero. Tra le nazioni promotrici del divieto figurano Germania, Paesi Bassi, Svezia, Danimarca e Norvegia, ma non l’Italia! Rivendicazione per l’Italia subito ribadita da Greenpeace: “Si tratta di un’emergenza ambientale e sanitaria fuori controllo. Esortiamo il governo, il parlamento e i ministeri competenti ad assumersi le proprie responsabilità varando in tempi brevi una legge che vieti l’uso e la produzione di tutti i Pfas, insieme all’adozione di adeguati provvedimenti di bonifica e all’individuazione di tutti i responsabili”. Cioè in pratica il Disegno di Legge presentato dall’ex senatore Crucioli di concerto con Legambiente, Movimento di lotta Maccacaro e Comitato Stop Solvay. Di seguito, il particolare della mappa riguardante l’Italia:

E per quanto riguarda la Toscana, andando a leggere i dati di Arpat si capisce che “il 70% delle stazioni in acque superficiali e il 30% delle stazioni in acque sotterranee monitorate in presenta residui di Pfas, con due “zone rosse” quella di Lucca e quella di Pisa, oltre a Castagneto Carducci in provincia di Livorno e alcune zone di Massa.

*** The Forever Pollution Project, è un’indagine transfrontaliera a cui hanno partecipato 18 redazioni da tutta Europa, tra cui Le Monde (Francia), Süddeutsche Zeitung, Ndr e Wdr (Germania), The Investigative Desk e Nrc (Paesi Bassi) e Radar Magazine Le Scienze (Italia),Datadista (Spagna), Knack (Belgio), DeníkReferendum (RepubblicaCeca), Politiken (Danimarca), Yle (Finlandia), Reporters United (Grecia), Latvijas Radio (Lettonia), Srf Schweizer Radio und Fernsehen (Svizzera), Watershed ,The Guardian (Regno Unito).

“Inquinamento eterno” nelle acque friulane, l’inchiesta di “Le Monde” svela i siti coinvolti.

La massiccia indagine condotta dal quotidiano francese fa emergere in una mappa i siti contaminati da Pfas in tutta Europa. Lo zoom permette di osservare anche la situazione in Friuli Venezia Giulia con un allarmante risultato

Redazione 12 marzo 2023 https://www.udinetoday.it/cronaca/allarme-pfas-sostanze-tossiche-fvg-inchiesta-le-monde.html

Il primo posto con livelli sconcertanti di concentrazione delle sostanze tossiche e cancerogene è in provincia di Udine, a Premariacco: contaminate   le acque sotterranee, il livello è a dire poco “spaventoso”: si attesta a più di 800 nanogrammi per litro d’acqua. Quattro volte il sito di Porcia, che merita il secondo posto in classifica, con 229 nanogrammi in acqua di falda. Un nuovo hotspot nel pordenonese è a Roveredo (75 nanogrammi). Il terzo è posizionato nel rio Sentirone a Prata di Pordenone.  L’ultima zona rossa si trova in provincia di Trieste, nel quartiere di Domio. In questo caso l’inquinamento riguarda acque superficiali. Segnalati casi, tra gli altri, anche a Buia, Rivignano, Sedegliano, Bertiolo. In provincia di Udine la mappa mostra tra i siti anche Bicinicco, Tolmezzo e Ovaro, ma anche la base militare di Rivolto, da dove decollano le Frecce Tricolori.

Così i Pfas viaggiano e contaminano Milano.

Gli inquinanti presenti nelle acque scorrono travalicando i confini, ma anche le attività di smaltimento dei rifiuti sono tra le cause dell’espansione delle contaminazioni

Irene Fassini 16 marzo https://www.milanotoday.it/dossier/ambiente/contaminazione-pfas-milano.html

La presenza di PFAS nelle acque lombarde è nota all’Arpa regionale, che li monitora insieme ai recenti composti: il C6O4 (e ADV) è una nuova molecola brevettata dalla Solvay presso il Centro di Ricerca di Bollate e prodotta a Spinetta Marengo, in sostituzione dei più noti e altrettanto tossici e cancerogeni Pfas (FOA).

Pfas Veneto, verbali degli operai: ‘Mi lamentai, per 3 mesi mi misero in portineria’. ‘Ci tranquillizzavano’, ma poi finì in rianimazione.

I 18 dipendenti ancora in vita che soffrono di patologie dopo un’esposizione di decenni ai Pfas della Miteni di Trissino (chiusa nel 2017) sono stati tutti interrogati dai carabinieri del Noe di Treviso tra il 2020 e il 2021. Il loro è il racconto di un inferno in fabbrica, con rischi sottovalutati, macchinari non funzionanti, sistemi di sicurezza inadeguati, esalazioni intossicanti. Ecco alcuni stralci delle loro testimonianze

di Giuseppe Pietrobelli | 19 MARZO 2023 clicca qui

Eravamo a conoscenza delle problematiche generali delle lavorazioni chimiche, ma in virtù delle informazioni che ci venivano date e dei controlli sanitari cui eravamo sottoposti (analisi del sangue, urine, esami citologici) pensavo che i rischi fossero abbastanza contenuti. Con cadenza annuale avevamo degli incontri con il medico, che ci illustrava i risultati delle analisi tranquillizzandoci sulla situazione sanitaria”. Dal 1985 al 2016 è medico della Miteni il prof. Giovanni Costa, che contemporaneamente tranquillizzava i lavoratori Solvay di Spinetta Marengo. L’ Inail ha già accertato la menomazione dell’integrità psico-fisica da accumulo di Pfoa nel sangue, ma non ancora la magistratura.  

Pfas e tumori al fegato. «Decessi raddoppiati».

In Corte d’assise la testimonianza del medico incaricato dalla Regione. La conferma uno studio del 2017 sulla mortalità e sui valori di sostanze perfluoroalchiliche nel sangue dei dipendenti della Miteni di Trissino

17 marzo 2023  https://www.ilgiornaledivicenza.it/territori/valdagno/pfas-e-tumori-al-fegato-decessi-raddoppiati-br-1.9954047

Il dottor Enzo Merler, medico epidemiologo specializzato nella medicina del lavoro, conferma lo studio del 2017 sulla mortalità e sui valori dei PFAS nel sangue di 467 dipendenti della Miteni, sulla base dei risultati delle analisi effettuate da Miteni sul sangue dei lavoratori, dapprima spediti negli Usa e poi in Germania.  

Processo Pfas: Biomonitoraggi del 2014, dalle cardiopatie alle malattie in gravidanza, tutte le analisi della Regione Veneto.

Vicenza 24 marzo 2022 https://www.acquevenete.it/it/-/processo-pfas-biomonitoraggi-del-2014-dalle-cardiopatie-alle-malattie-in-gravidanza-tutte-le-analisi-della-regione-veneto

È toccato alla dottoressa Francesca Russo, direttrice del Dipartimento di prevenzione della Regione Veneto, ricostruire le procedure di screening sanitario messe in atto per valutare l’impatto dei Pfas sulla salute dei cittadini residenti nelle zone contaminate. Lo studio condotto  con il coordinamento dell’Istituto Superiore di Sanità  è stato affrontato nel corso del processo davanti alla corte d’Assise in cui sono imputati 15 manager di Miteni, Icig e Mitsubishi Corporation, accusati a vario titolo di avvelenamento delle acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari. Lo studio ha rilevato concentrazioni di PFOA significativamente più elevate nel sangue delle persone residenti nelle zone interessate dalla contaminazione rispetto al gruppo di controllo.

Rispetto al resto della Regione Veneto, la popolazione della zona rossa ha dimostrato, tra il 2007 e il 2014, un eccesso di mortalità per cardiopatia ischemica pari a un +21% nei maschi e + 11% nelle femmine; un aumento di incidenza di malattie cerebrovascolari nei maschi +19%, aumento di incidenza del diabete mellito +25% nelle femmine, un aumento di incidenza di demenza +14% nelle femmine; incidenze di ipertensione arteriosa (+22%nei maschi e + 20% nelle femmine); dislipidemia (+15% nei maschi e +12% nelle femmine);  malattie tiroidee (+17% nei maschi e +12% nelle femmine) ecc. Le mamme in area rossa hanno evidenziato, tra il 2003 e il 2015, un aumento di casi di pre -eclampsia pari a +49%, diabete gestazionale +69% e hanno avuto un aumento del 30% di bambini nati con basso peso alla nascita.

Aumento del rischio cardiovascolare associato alla sensibilità chimica all’acido perfluoro-ottanoico: ruolo dell’alterata aggregazione piastrinica.

Luca De Toni 1Claudia Maria Radu 2 3Iva Sabovic 1Andrea Di Nisio 1Stefano Dall’Acqua 4Diego Guidolin 5Salvatore Spampinato 6Elena Campello 2Paolo Simioni 2Carlo Foresta 1 https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31936344/

“Le sostanze perfluoro-alchiliche (PFAS), in particolare l’acido perfluoro-ottanoico (PFOA), sono sostanze chimiche ambientali persistenti che mostrano bioaccumulo nei tessuti umani. Recentemente, l’esposizione a PFAS è stata associata ad un aumento della prevalenza di malattie cardiovascolari (CVD).  Qui, abbiamo studiato l’effetto dell’esposizione al PFOA sulla funzione delle piastrine, un attore chiave nel processo di aterosclerosi”. Studio su 48 soggetti maschi residenti in una specifica area del Veneto ad alto inquinamento ambientale da PFAS, e confrontato con 30 soggetti di controllo a bassa esposizione. 

Articoli simili

Meneguzzi A, Fava C, Castelli M, Minuz P.

Wen ZJ, Wei YJ, Zhang YF, Zhang YF.

PFAS e fertilità, scoperto un possibile trattamento per il lavaggio degli spermatozoi.

Redazione https://ilnuovoterraglio.it/pfas-e-fertilita-scoperto-un-possibile-trattamento-per-il-lavaggio-degli-spermatozoi/?amp=1

Quando si parla di PFAS, la maggioranza della popolazione pensa che sia un problema connesso ad alcune aree mentre in realtà l’inquinamento è diffuso quasi ovunque, , tanto che si stimano oltre 2000 aree in Europa in cui la loro concentrazione è considerata pericolosa per la salute, con costi sanitari fra i 52 e gli 84 miliardi di euro l’anno. Tra i principali effetti sulla salute derivanti dall’esposizione ai PFAS, la riduzione della fertilità è certamente uno degli aspetti più investigati a livello internazionale. Già in uno studio del 2019, il prof. Carlo Foresta aveva riportato segnali di alterazione dei parametri seminali in giovani diciottenni esposti a elevato inquinamento da PFAS: oggi confermati dalla presenza di PFAS sulla membrana cellulare degli spermatozoi, con conseguente compromissione della loro capacità fecondante. “Questi dati sono veramente inquietanti – spiega Foresta – poiché ad oggi non è noto quali possano essere le conseguenze dell’interazione tra PFAS e lo sviluppo embrionale”. Al recente convegno “Natalità e denatalità: fotografie di sviluppo del Paese”, il prof. Foresta ha presentato nuovi dati sperimentali che aprono nuovi scenari per la rimozione dei Pfas.

Nuova malattia degli animali dovuta all’inquinamento: l’hanno chiamata “plasticosi”.

17 Marzo 2023 greenfuture@liberta.it

https://www.liberta.it/news/green-future/2023/03/17/nuova-malattia-degli-animali-dovuta-allinquinamento-lhanno-chiamata-plasticosi/

I composti chimici delle famiglie dei PFAS, acronimo delle sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche, se ne contano circa 4700, sono stati creati in laboratorio e largamente utilizzati dagli anni 50 nell’industria del packaging alimentare, nei pesticidi, nelle padelle antiaderenti, nei contenitori di cartone, nelle schiume antincendio, negli shampoo, nelle vernici, nei prodotti antimacchia e in molte altre applicazioni. Nelle materie plastiche li troviamo sotto forma di elastomeri (Fluoruro di vinilidene, Fluorurati in generale, Tetrafluoroetilene) o nei materiali polimerici (Sale di magnesio-sodio-fluoruro dell’acido silicico).

Dal punto di vista della salute gli studi scientifici internazionali hanno dimostrato che l’accumulo di queste sostanze nel corpo umano possono provocare aborti spontanei, alterare la fertilità, provocare cancro al testicolo, alla tiroide e ai reni, danni al fegato, malattie della tiroide, obesità, problemi di fertilità e cancro,   ipertensione in gravidanza, colite ulcerosa, aumento del colesterolo, alterazioni congenite del sistema nervoso o disturbi comportamentali e/o neurologici come l’Alzheimer, l’autismo o disturbi dell’attenzione e iperattività, ecc.

Il legame chimico dei Pfas, composto dal fluoro e dal carbonio, rende la molecola risultante inodore, insapore e incolore, non biodegradabile e bioaccumulabile. Queste caratteristiche permettono ai Pfas di disperdersi facilmente nelle acque, nel suolo e nell’aria, rimanendo a danneggiare l’ambiente e la salute dell’uomo a tempo indeterminato. Le piante assorbono i Pfas attraverso l’acqua di irrigazione, li cedono ai frutti e agli animali, di cui si cibano, infine agli esseri umani.

E’ stata scoperta una nuova malattia degli animali selvatici causata direttamente dall’ingestione di plastica:si chiama “plasticosi” ed è caratterizzata da una persistente infiammazione dell’apparato digerente, alterazioni dello stomaco e un ridotto assorbimento dei nutrienti. I sintomi sono descritti sul Journal of Hazardous Materials da un gruppo di ricercatori australiani in collaborazione con il Museo di storia naturale di Londra.

Siti inquinati: così si muore di bonifiche mancate.

Il VI rapporto dello studio Sentieri sulla salute nelle aree di interesse nazionale per le bonifiche (Sin), conferma uno stato di salute alterato per oltre 6,2 milioni di residenti nei 46 siti studiati. I 46 Sin (39 di interessa nazionale e 7 regionale) includono 316 comuni con una distribuzione della popolazione residente in prevalenza nel sud-isole (55,5 per cento), nel Nord-Est (20,3 per cento), nel Centro (12,6 per cento) e nel Nord-Ovest (12 per cento. Le stime globali danno un quadro d’insieme che evidenzia in queste popolazioni un eccesso di mortalità e di ospedalizzazione rispetto al resto della popolazione, e mostrano come nei siti con caratteristiche di contaminazione simili si producano effetti comparabili. Clicca qui ISDE Medici per l’Ambiente.

La battaglia, sulla quale siamo i primi per impegno, riguarda i Pfas, che oggi possono essere considerati la seconda calamità ecosanitaria mondiale.

I composti chimici delle famiglie dei PFAS, acronimo delle sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche, se ne contano circa 4700, sono stati creati in laboratorio e largamente utilizzati dagli anni 50 nell’industria del packaging alimentare, nei pesticidi, nelle padelle antiaderenti, nei contenitori di cartone, nelle schiume antincendio, negli shampoo, nelle vernici, nei prodotti antimacchia e in molte altre applicazioni. Nelle materie plastiche li troviamo sotto forma di elastomeri (Fluoruro di vinilidene, Fluorurati in generale, Tetrafluoroetilene) o nei materiali polimerici (Sale di magnesio-sodio-fluoruro dell’acido silicico).

Dal punto di vista della salute, gli studi scientifici internazionali hanno dimostrato che l’accumulo di queste sostanze nel corpo umano può provocare aborti spontanei, alterare la fertilità, provocare cancro al testicolo, alla tiroide e ai reni, danni al fegato, malattie della tiroide, obesità, problemi di fertilità e cancro, ipertensione in gravidanza, colite ulcerosa, aumento del colesterolo, alterazioni congenite del sistema nervoso o disturbi comportamentali e/o neurologici come l’Alzheimer, l’autismo o disturbi dell’attenzione e iperattività, ecc.

Il legame chimico dei Pfas, composto dal fluoro e dal carbonio, rende la molecola risultante inodore, insapore e incolore, non biodegradabile e bioaccumulabile. Queste caratteristiche permettono ai Pfas di disperdersi facilmente nelle acque, nel suolo e nell’aria, rimanendo a danneggiare l’ambiente e la salute dell’uomo a tempo indeterminato.

Le piante assorbono i Pfas attraverso l’acqua di irrigazione, li cedono ai frutti e agli animali, di cui si cibano, infine agli esseri umani. Dunque, per approfondire ulteriormente la drammatica situazione, prossimamente ci occuperemo della “Plasticosi”, nuova malattia dovuta all’ingestione delle plastiche da parte degli animali; prossimamente ci occuperemo delle microplastiche generate da pneumatici e freni, la tossicità nella respirazione, il loro passaggio lungo la catena alimentare fino al nostro cibo.

Carta igienica con Pfas favorisce il cancro.

Un team di scienziati dell’Università della Florida negli Usa, tramite una ricerca pubblicata su Environmental Science & Technology Letters avvertono che anche la carta igienica potrebbe contenere Pfas, sostanze che sono state collegate da precedenti studi a determinati tipi di cancro, ma anche ad un basso numero di spermatozoi (quindi a una scarsa fertilità maschile). Un’indagine del genere in Usa è già stata condotta da Mamavation, community di genitori “green”.

L’ispirazione per lo studio è nata da precedenti ricerche condotte sulla presenza di Pfas nei biosolidi, ovvero nei rifiuti solidi che provengono dagli impianti di trattamento delle acque reflue, dove le carte igieniche affluiscono. Il ritrovamento è ulteriormente preoccupante perché gli effluenti delle acque reflue e i fanghi sono comunemente riutilizzati per l’irrigazione e/o l’applicazione sul terreno.

Pfas, il veleno nell’acqua e nel sangue. Ma i controlli sono una beffa.

L’azienda Miteni di Trissino per anni contaminato la seconda falda più grande d’Europa, colpendo la salute di 350 mila cittadini tra Verona, Vicenza e Padova. Tanto che la Regione nel 2017 è costretta ad adottare un Piano straordinario di emergenza, suddividendo il territorio in tre aree in base al rischio sanitario: area rossa, dove sono contaminate sia l’acqua potabile sia le falde acquifere e i fiumi; area arancione, in cui gli acquedotti hanno un livello d’inquinamento inferiore. E gialla, definita per lo più area di osservazione. Le analisi del sangue e le inefficaci precauzioni (filtri a carbone) si fermano alla “zona rossa”. Per il resto nulla, nessun intervento sulle falde, con la cui acqua si irrigano i campi, sui fiumi, sul suolo, sull’aria. Nessun limite anche per l’acqua irriguaNessun controllo sulla contaminazione dei prodotti di origine animale e vegetale provenienti dalle zone inquinate. I controlli privati segnalano la presenza totale di Pfas superiore ai 6.200 nanogrammi per chilo nel terreno. In area arancione perfino le analisi del sangue sono burocraticamente impossibili.

Della bonifica del sito di Miteni, infine, si sono perse le tracce così come di un piano di riconversione industriale per azzerare tutte le fonti inquinanti.

La Regione Veneto è dunque sotto accusa. La Regione Piemonte ha fatto ancora meno, anzi nulla.

Pfas in discariche: unico sospettato Solvay. E i complici?

Chi smaltisce nelle discariche i Pfas C6O4 e ADV che solo Solvay di Spinetta Marengo produce? Non può che essere la Solvay. La domanda se l’è posta per prima ARPA Piemonte quando l’indagine regionale 2022 dei percolati di discarica ha analizzato la presenza di “classe 4”, cioè superiore ai 50 microgrammi per litro di “altri Pfas” in tre discariche in provincia di Torino. “In questi tre impianti e nelle altre discariche in provincia di Torino e in provincia di Asti si riscontra, inoltre, la presenza della molecola cC6O4“, brevettata da Solvay.

Le altre discariche del Piemonte si attestano sulla classe di concentrazione 3 (>5 e <50 microgrammi/litro ndr) per la sommatoria dei PFAS, ad esclusione di PFOA+PFOS“. “In una discarica in provincia di Torino si rileva inoltre la presenza della molecola ADV“, anch’essa di esclusiva  produzione Solvay.

Il sospettato numero uno è avvertito: l’Arpa estenderà l’indagine anche nel 2023. Nel frattempo dovrebbero essere all’opera i carabinieri.

Infatti, sono state pubblicamente poste domande alle quali non è stato rispostoA SolvayCome ci sono arrivati i Pfas nelle discariche, visto che l’unico punto di produzione è a Spinetta Marengo? E ancora: come vengono trattati questi percolati? Dove vengono smaltiti? All’ArpaPerchè Arpa nasconde l’ubicazione delle discariche alessandrine? A Comune, Provincia e RegionePerché è stato dato il permesso di spostare il cC6O4 se c’è la certezza che è pericoloso? Siccome i metodi di smaltimento non sono stati inseriti nell’Aia (Autorizzazione Ambientale Integrata che viene concessa dalla Provincia), allora  lo si sta portando in giro per la Regione in questo modo? Ancora una domanda: chi lo deve smaltire, sa come farlo? Lo fa correttamente?

ARPA: i Pfas C6O4 e ADV in atmosfera ricadono sul Spinetta Marengo.

Si tratta di uno studio innovativo, definito da un approccio rigoroso e coerente secondo i principi della ricerca scientifica universalmente riconosciuti dall’Agenzia piemontese. Il Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) aveva evidenziato la presenza di Pfas nelle uova degli uccelli: i risultati odierni costituiscono un dato oggettivo che unisce la sorgente dell’inquinamento -Solvay- e i suoi effetti su Spinetta Marengo, ovvero su tutti i possibili anelli della catena alimentare.

Quali sono le sorgenti di queste emissioni atmosferiche inquinanti? Facili le risposte.  Arrivano dai camini del polo chimico. Dal risollevamento della terra vicino allo stabilimento. Dalle discariche.

Va da sé che C6O4 e ADV sono respirati dagli abitanti: disciolti nella nebbia, nella pioggia, nel pulviscolo atmosferico, nelle famigerate polveri sottili. Il sindaco Giorgio Abonante lo sa ma fa finta di niente.

Pfas nei pozzi della rete idrica: ecco dove.

I risultati in provincia di Alessandria dei campionamenti dell’acqua potabile ordinati da Asl ed eseguiti da Arpa evidenziano un inquinamento costante lungo l’asse del torrente Scrivia. Ma anche in prossimità del Tanaro. Alzano, Castelnuovo Scrivia, Isola Sant’Antonio, Guazzora, Molino dei Torti, Piovera, Tortona, Villarvernia evidenziano un inquinamento abbastanza costante di Pfoa (Solvay dice cessato nel 2013). A Pietra Marazzi, spunta il cC6O4 (brevettato da Solvay). A Montecastello, chiuso il pozzo nel 2020, c’è sempre C6O4, PFOA e ADV (altro brevetto Solvay).

Dove si muore e ci si ammala più che altrove.

E’ stata diffusa la sesta edizione del rapporto Sentieri, lo studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento coordinato dall’Istituto superiore di sanità e finanziato dal ministero della Salute. L’analisi è stata condotta sulla mortalità e sull’ospedalizzazione di 6 milioni 227mila 531 di abitanti, residenti in 46 siti contaminati. Clicca qui una sintesi. 

Nasce il coordinamento ecologista per la lotta alla contaminazione da Pfas.

Si è svolto a Padova, nella sede dei Beati costruttori di pace, un incontro di varie componenti del Movimento ecologista veneto cui hanno partecipato anche sindacalisti della CGIL della provincia di Vicenza e della direzione regionale. Il punto focale è stato quello della contaminazione da PFAS del territorio regionale. E’ stato messo a punto un manifesto “Per una vertenza regionale No Pfas” sulla base del quale è stato costituito il coordinamento ecologista regionale. Clicca qui.

E’ auspicabile che questo tipo di coordinamento funzioni anche ad Alessandria.  

Al processo confermati i danni dei Pfas a tiroide e fegato.

Uno studio di esperti nella zona rossa ha confermato la relazione tra i PFAS (i “vecchi” perfluoroalchilici a catena lunga, come Pfoa e Pfos e i “nuovi” a catena corta, vale a dire C6O4 e GenX)  e i livelli nel sangue  di colesterolo, funzione tiroidea, funzionalità epatica. In Corte di Assise di Vicenza, al processo Miteni di Trissino per avvelenamento delle acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari, è stata sentita Cristina Canova, a capo di un gruppo di ricerca internazionale che nel 2018 si è aggiudicata un bando, emesso dal “Consorzio per la ricerca sanitaria” per conto dall’Area sanità e sociale della Regione per progetti innovativi sui Pfas. Il progetto ha riguardato gli effetti per esposizione a Pfas nell’area rossa collegato al piano di sorveglianza regionale. Il progetto ha confermato l’associazione tra concentrazioni sieriche di Pfas e biomarcatori come colesterolo totale, Hdl, Ldl, funzione tiroidea Ttsa, funzionalità epatica e pressione.

Vertenza regionale No Pfas.

Con don Albino Bizzotto, sarà aperta (sabato 25 febbraio dalle 9 alle 13 a Padova, presso Beati i Costruttori di pace Stanga – via Da tempo 2) la Vertenza  in Veneto del Movimento NO PFAS, ecologisti, CGIL, cittadini, che contestano  la Giunta regionale per come gestisce e ha gestito, fin dall’inizio, la contaminazione Pfas. Clicca qui il Manifesto  con 14 pesanti accuse e 26 rivendicazioni. Una vertenza regionale in Piemonte avrebbe analoghi contenuti, in più dovrebbe chiedere una ordinanza di fermata delle produzioni inquinanti della Solvay che a Spinetta Marengo sono attive (mentre la Miteni veneta è chiusa).

Per la bonifica Pfas manifestazione davanti alla Miteni e contro Zaia.

Sabato 25 febbraio alle ore 14 davanti alla Miteni, la fabbrica di Trissino  accusata della maxi contaminazione nel Veneto da Pfas, la rete ecologista del Nordest manifesterà per chiedere la bonifica: “Sono passati dieci anni dalla scoperta dell’inquinamento da Pfas e il sito Miteni, individuato dalle autorità competenti quale principale fonte di uno dei maggiori inquinamenti che la storia ricordi, continua a contaminare la nostra falda, i nostri pozzi, i nostri campi i nostri cibi e il nostro sangue. È compito degli enti pubblici far rispettare il cronoprogramma della messa in sicurezza del sito inquinante. Al momento si susseguono ritardi su ritardi. Le istituzioni devono collaborare fra loro e costringere chi ha inquinato alla bonifica immediata. Questo disastro ambientale coinvolge le tre province di Vicenza, Verona e Padova: ossia trenta Comuni inquinati, 350.000 persone coinvolte, 700 km quadrati di territorio compromesso, la seconda ricarica di acquiferi più grande d’Europa che andrà perduta, senza l’intervento immediato della bonifica”. Nel mirino della contestazione soprattutto la Regione Veneto, di cui Domenico Mantoan ex direttore generale della sanità, le consulenze legali d’oro e gli altri legami politici rivelati dall’Espresso.

La questione Pfas implica anche il loro smaltimento: c’è la preoccupazione che gli scarti di lavorazione finiscano in uno degli inceneritori che tra Padovano e Veneziano (ENI) potrebbero presto divenire operativi a pieno regime. Infatti gli attivisti della Riviera del Brenta hanno annunciato la loro presenza alla manifestazione di sabato che si terrà contemporaneamente giustappunto davanti alla Miteni, ma pure davanti al municipio di Trissino nonché davanti a palazzo Balbi a Venezia: sede della giunta regionale veneta.

“Vogliamo d’urgenza le analisi Pfas del sangue”. Ma il sindaco fa lo gnorri.

“I pomodori di Spinetta li ho mangiati, vorrei sapere come i Pfoa sono entrati nel mio corpo”

Detto volgarmente: prende per il culo i cittadini. Questi, con una petizione, chiedono che tutta la popolazione alessandrina sia sottoposta a monitoraggio con urgenza: a maggior ragione perché l’indagine dell’università di Liegi, da noi commissionata, ha accertato, con analisi a campione di lavoratori e abitanti, che i Pfas scorrono nelle loro vene. Da che parte stai, sindaco? dalla parte di Solvay? Ebbene come risponde Giorgio Abonante?: clicca qui il video. Eppure ha di fronte persone che piangono parenti di vittime decedute e ammalate del polo chimico di Spinetta Marengo, e che loro stesse -con il sangue avvelenato- sono in predicato di fare la stessa fine. “Vivo a Spinetta da quando ho 5 anni,” è stato contestato da uno dei firmatari della petizione: clicca qui, “ho partecipato all’indagine e ho scoperto di avere nel sangue livelli di Pfoa preoccupanti. Non devo più entrare in contatto con questa sostanza perché potrei essere soggetto ad alcune malattie come il cancro alla tiroide, ai reni, colesterolo eccetera, e vorrei sapere come curare me e i bambini della mia città”. Nella stessa condizione infatti si trovano i bambini e gli adulti di Alessandria. Cosa avrebbe dovuto fare, da tempo, un sindaco onesto e responsabile da anni in possesso di inequivocabili indagini epidemiologiche e ambientali? Avrebbe dovuto emettere una ordinanza urgente di chiusura degli impianti inquinanti della Solvay di Spinetta Marengo. E, subito dopo, far sottoporre la cittadinanza a monitoraggio, per il quale ci vogliono, ammette anche lui, tempo e soldi. Il tempo è scaduto. Ma l’intero consiglio comunale se ne lava le mani: la vecchia e la nuova maggioranza complici della Solvay.        

Pfas: né analisi del sangue né degli alimenti.

Sempre più allarmate le direttive internazionali in merito ai Pfas: oltre ad essere tossici e cancerogeni, non si degradano, sono indistruttibili, quindi si accumulano nell’ambiente, nei suoli e nelle acque, dunque si accumulano negli organismi viventi, negli alimenti, e in ultima analisi si accumulano negli organismi umani, distruggendoli. Dunque è fondamentale monitorare la presenza dei Pfas nel sangue delle popolazioni più esposte: quelle venete per le quali la Regione è parzialmente intervenuta in zona rossa, e quelle piemontesi per le quali non è stato assolutamente intrapreso il monitoraggio ematico di tutta la popolazione a rischio.

Le persone più a rischio sono quelle alle quali è già stata riscontrata la presenza nel sangue di Pfas, che appunto si bioaccumulano. Per evitare il tragico fenomeno è indispensabile che gli alimenti assunti siano totalmente privi di Pfas. Ne consegue l’obbligo per le Regioni di procedere a campionare animali e alimenti. Tant’è che l’Europa ha ridotto di tremila volte i limiti presumibilmente massimi  di Pfas  assumibili giornalmente dagli individui. Però, mentre in Veneto l’accusa è che i laboratori dotati per analizzare la presenza di Pfas negli alimenti sono pochi e poco attrezzati, in Piemonte l’accusa non è di carenza ma praticamente di assenza: eppure le analisi, privatamente eseguite su un campione di abitanti dall’Università di Liegi, hanno allarmato livelli preoccupanti di Pfas nel sangue.

Ciononostante, il sindaco di Alessandria non ha emesso ordinanza di fermata degli impianti inquinanti della Solvay di Spinetta Marengo.

L’ARPA: ad Alessandria Pfas in acqua, in aria, in suolo (e dunque nel sangue).

Dall’anno scorso Arpa Piemonte, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente, ha avviato un’attività sperimentale di monitoraggio delle deposizioni di PFAS nella zona di Spinetta Marengo, in prossimità del polo chimico Solvay di Spinetta Marengo. Cioè il trasferimento di queste sostanze tossiche e cancerogene dai camini all’atmosfera e dall’atmosfera con ricaduta al suolo, alla vegetazione, all’acqua. Attraverso la loro presenza in aria, i pfas si accumulano nella catena alimentare: un dato che va collegato quindi a un altro studio della regione Piemonte in base al quale nell’aprile 2022 era emersa la presenza di c6o4 nelle uova e nel latte delle aziende agricole vicine al polo chimico.

Il monitoraggio è stato avviato attraverso il posizionamento di due punti -insufficienti- di controllo in via Genova e in strada Bolla.  I risultati hanno evidenziato cC6O4 e ADV N2, con valori mediamente sempre maggiori presso la postazione di via Genova, e in alcuni campioni anche la presenza di PFOA, PFBA e PFNA con valori prossimi al limite di quantificazione (LOQ).

Inoltre l’Arpa ha completato per il 2022 i campionamenti delle acque sotterranee a Spinetta Marengo ed aggiornati gli esiti con i dati di giugno: INQUINAMENTO DA PFAS “ADV N2” A GIUGNO 2022 oltre 55.000 nanogrammi/litro all’interno del sito, e oltre 5.000 all’esterno. Clicca qui.

Neppure questi dati convincono il sindaco a emettere ordinanza di chiusura delle produzioni inquinanti. 

Solvay gongola: usciremo indenni dal processo di Alessandria.

L’AD: io non pago.

Solvay gongola, non trattiene la propria soddisfazione nel comunicato stampa che commenta la conclusione delle indagini del Procuratore della Repubblica di Alessandria, Enrico Cieri, in merito al disastro ecosanitario del polo chimico di Spinetta Marengo: ridimensionato da doloso a disastro ambientale colposo.

La Procura ha partorito un topolino, esulta, “rispetto allo scenario configurato alla partenza delle indagini e alle accuse sostenute dalle denunce e dagli esposti presentati in Procura, le imputazioni appaiono ridimensionate”. Il riferimento quanto mai opportuno è alla pesante mole di documentazione accusatoria presentata dagli ambientalisti, ad esempio dal ‘Movimento di lotta per la salute Maccacaro’ tramite ben otto esposti di dati scientifici locali e internazionali.

“In particolare” sottolinea Solvay tirando un sospiro di sollievo “al termine di approfondite e lunghe indagini preliminari condotte dalla Procura e dai Noe Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico, viene escluso il reato di omessa bonifica e il dolo originariamente contestato”. Per noi l’ipotesi è scandalosa, e la stessa Solvay si mostra sorpresa: “Le residue ipotesi d’accusa riguardano una responsabilità colposa (cioè non intenzionale) relativa ad una presunta alterazione dell’ambiente.” Solvay ha ben presente la differenza di condanne fra reati di colpa (negligenza e imprudenza) invece che aggravati in dolo (precisa e cosciente volontà di compiere un’azione criminosa).

 E’ comprensibile che gioisca perché innanzitutto delle 8 persone inizialmente indagate ne sono rimaste solo 2, e addirittura solo per il reato di colpa, e non può che concludere il comunicato stampa ammiccando: “Solvay è certa che tutti i propri manager hanno sempre operato con correttezza e nell’osservanza delle normative ambientali e conferma la propria fiducia nella giustizia e nel lavoro dei magistrati che sapranno fare pienamente chiarezza sul loro corretto operato”. La multinazionale belga esclude la responsabilità amministrativa ex articolo 25 del 18 giugno 2001 con riferimento al reato di disastro ambientale colposo.

Solvay esprime fiducia, cioè aspettativa, che anche questo processo si concluda come un delitto perfetto (vedi “Ambiente Delitto Perfetto” di Barbara Tartaglione e Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia).  Esprime fiducia che i due direttori imputati, ben protetti dal collegio di avvocati e consulenti, non rischieranno neppure un giorno di galera, che la simbolica condanna (ampiamente coperta dalle retribuzioni) li usi come capri espiatori a copertura delle responsabilità dolose dei livelli alti della catena di comando, fino a Bruxelles. Stefano Bigini e Andrea Diotto, infatti, si giustificheranno che hanno fatto tutto il possibile con i pochi soldi messi loro a disposizione da chi si cura dei profitti e non della salute, da chi dovrebbe essere imputato di omessa bonifica, la quale perciò resterà tale anche in futuro. A tacere che ammalati e morti non riceveranno risarcimenti.

Tragica pantomima del sindaco di Alessandria.

Continua la “pantomima pfas” al Comune di Alessandria. Il sindaco dovrebbe, in forza delle indagini epidemiologiche e ambientali già sul suo tavolo (clicca qui Disastroso l’attuale inquinamento della Solvay di Spinetta Marengo.), emettere ordinanza di chiusura delle produzioni inquinanti della Solvay di Spinetta Marengo. Invece continua a parlare senza mai arrivare al dunque, ovvero cerca di cambiare discorso per evitare l’argomento sgradito (mena il can per l’aia, insomma). In questo senso fa convocare dalla Commissione Ambiente il Comitato che ha presentato una raccolta firme per affrontare l’inquinamento della Fraschetta. La Commissione trasmetterà al Sindaco, che ne prenderà atto per trasmetterla alla Regione a corto di soldi, la raccomandazione di effettuare un biomonitoraggio dei pfas nel sangue della popolazione, una ulteriore indagine epidemiologica/ambientale e quant’altro eccetera chiesto dall’ingenuo Comitato. Cioè dati già acquisiti e sufficienti per emettere l’ordinanza, semmai ulteriormente utili per rivendicare risarcimenti.

In Veneto, a differenza del pilatesco Piemonte, intanto continua il piano di sorveglianza sanitaria sulla popolazione dell’area rossa (circa 300 mila persone di Vicentino, Veronese e Padovano), esposta direttamente a Pfas. L’ultimo rapporto, risalente al 21 novembre, mette in evidenza come per il primo round di screening, su più di 100 mila persone invitate a sottoporsi all’esame, hanno già aderito poco meno di 61 mila.

Disastroso l’attuale inquinamento della Solvay di Spinetta Marengo.

Cosa aspetta il sindaco a ordinare la fermata degli impianti? Pubblicati dall’Arpa Piemonte i dati del secondo trimestre 2022 dei campionamenti delle acque sotterranee nell’area del polo chimico di Spinetta Marengo. Se dentro la fabbrica piangono, fuori non ridono. A tacere l’avvelenamento dell’aria.  

Area interna allo stabilimento (27 piezometri). Tra i Pfas: C6O4 da 0,15 μg/l a 832 μg/l, ADV da 0,15 μg/l a 55,5 μg/l, PFOA da 0,31 μg/l a 95 μg/l. Inoltre continuano a superare le CSR – Concentrazione Soglia di Rischio (obiettivi di bonifica): Cloroformio (213 μg/l rispetto ad una CSR di 65 μg/l), Tetracloruro di Carbonio (384 μg/l rispetto ad una CSR di 66 μg/l). Si aggiungono Diclorofluorometano (48 μg/l), Triclorofluorometano  (294 μg/l), a completare il cocktail di tossici e cancerogeni in concentrazioni superiori alle CSC Concentrazioni Soglie di Contaminazione: Cromo esavalente, Cromo totale, Nichel, Antimonio, Arsenico, Bromoformio, Dibromoclorometano, Bromodiclorometano, Fluoruri in concentrazione addirittura da 2.946 a 57.404 μg/l a fronte di una CSC di 1.500 μg/l.

Area esterna allo stabilimento (appena 9 piezometri). In espansione lungo la direzione del deflusso di falda oltre l’area di influenza della   cosiddetta barriera idraulica, superando il (permissivo) valore standard di qualità ambientale (0,5 μg/l) i valori di PFOA oscillano tra 0,27 μg/l e 3,56 μg/l, di ADV tra 0,09 μg/l e 5,18 μg/l, di cC6O4 tra 0,14 μg/l e 0,86 μg/l. Riscontrata anche la presenza di altri PFAS (PFBA, PFHxA, PFDA, PFHPA, PFNA e PFPeA) in concentrazioni superiori al limite di quantificazione. Perfino nei piezometri più distanti dallo stabilimento si segnalano superamenti dei limiti di legge o fissati da pareri ISS Istituto Superiore Sanità per Cromo VI, Cromo totale, Cloroformio, Tetracloruro di Carbonio, Tetracloroetilene, Tricloroetilene, Triclorofluorometano e Diclorodifluorometano.

Pfas sulla pelle e sulle spalle della collettività.

La bonifica della ex Miteni di Trissino, sanzionata dal tribunale e pagata dall’inquinatore, sembra sulla falsariga di quella mai realizzata dalla Solvay di Spinetta Marengo malgrado sentenza di Cassazione. Innanzitutto, in entrambi i casi i reati sono stati dalla magistratura sminuiti a colpa (negligenza e imprudenza) invece che aggravati in dolo (precisa e cosciente volontà di compiere un’azione criminosa). Poi aggiungi che la (blanda) condanna si fermerebbe ai pesci piccoli (direttori lautamente pagati allo scopo) e lascia liberi proprio gli squali amministratori che pur avrebbero in saccoccia la rimpinguata borsa per risarcire i danni e i costi di bonifica. Ciò si ripeterà ad Alessandria nel processo-bis che sta per avviarsi. Però, mentre ad Alessandria sarebbe chiaro chi dovrebbe pagare (Solvay), nel processo di Vicenza la situazione è complicata dal fatto che lo stabilimento, che sta ancora con Pfas contaminando -senza bonifica- tre intere province del Veneto, è stato semi smantellato e rivenduto a indiani (irreperibili in Italia) a seguito del pilotato fallimento della Miteni (tanto milionaria quanto nullatenente). Difficile immaginare nel processo in corso un adeguato risarcimento da parte dei marginali imputati in caso di condanna. Il disastro ecosanitario resterà sulla pelle e sulle spalle della collettività. Clicca qui.

Un ennesimo delitto perfetto da aggiungere alle 508 pagine del libro “Ambiente Delitto Perfetto.  

I processi amianto siano assegnati alle Sezioni Unite della Cassazione.

La giustizia volta le spalle.

Non è giustificabile né accettabile, che, a parità di condizioni, i processi in materia di amianto davanti alla IV sezione della Cassazione si concludano sistematicamente con l’assoluzione dei responsabili, mentre i pochi, che giungono davanti alla III Sezione si concludano con sentenze di condanna, come nel caso dell’ILVA di Taranto.  

II governo ripristina l’immunità penale con un nuovo decreto salva-ILVA.

Ripristinando con decreto legge lo scudo penale per l’ILVA di Taranto, questo governo tocca il fondo del cinismo. Un cinismo che non è mai mancato ai governi precedenti ma che oggi, dopo la sentenza di Ambiente Svenduto, suona come una dichiarazione di guerra alla magistratura. Questo governo dimostra indifferenza alla vita e ostilità alle leggi che tutelano l’ambiente e la salute. Invece di portare speranza e conforto nelle case degli ottomila malati di cancro a Taranto, porta l’annuncio di un terribile nuovo decreto che molti interpreteranno come una nuova infausta condanna. Continua su https://www.peacelink.it/ecologia/a/49323.html

Pfas: qualcosa si muove dopo la nostra lettera aperta ai parlamentari.

La Procura Generale della Corte dei Conti ci comunica per conoscenza che ha trasmesso alla Procura Regionale del Lazio -per valutazioni di competenza- la nostra Lettera aperta inviata ai deputati e ai senatori del Parlamento italiano:

Egr. Onorevoli e Senatori,

che ci state leggendo insieme ai quasi 38mila destinatari di questa

Lista del “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” inviata tramite

“Rete Ambientalista Movimenti di lotta per la salute, l’ambiente, la

pace e la nonviolenza”.

I Pfas sono una calamità ambientale e sanitaria: intervenga il Parlamento.

Egr. Onorevoli e Senatori,

già nella trascorsa legislatura è stato presentato dall’ex senatore Mattia Crucioli un DISEGNO DI LEGGE CHE METTE AL BANDO I PFAS IN ITALIA. (clicca qui).  Vieta la produzione, l’uso e la commercializzazione dei perfluoroalchilici (PFAS) nonché degli innumerevoli prodotti contenenti PFAS, ne disciplina la riconversione produttiva e le misure di bonifica e di controllo. Accoglie in ciò le censure di Commissione interparlamentare ecomafie e Commissariato Onu, insomma assume le istanze di tutti i Movimenti, Associazioni e Comitati, che da anni si battono per eliminare questi cancerogeni bioaccumulabili e persistenti, praticamente indistruttibili, dalle acque, dall’aria, dagli alimenti, dunque dal sangue dei lavoratori e dei cittadini altrimenti ammalati e uccisi (emblematico l’ecocidio veneto perpetrato dalla Miteni di Trissino).

Al bando, ovviamente, la produzione. In Italia l’unico stabilimento che produce i Pfas è la Solvay di Spinetta Marengo in Alessandria… (continua a leggere)

Per ulteriori approfondimenti, abbiamo messo a disposizione della Procura di Roma, dopo quelle di Vicenza e Alessandria, il Dossier “Pfas. Basta!”: in oltre 350 pagine è una piccola enciclopedia che racconta la storia in Italia delle lotte contro gli inquinatori Solvay e Miteni, dalle denunce degli scarichi in Bormida degli anni ’90 fino ai processi 2022 ad Alessandria e Vicenza. Una lunga storia di mobilitazioni anche contro connivenze, complicità, corruzioni, ignavie di Comune, Provincia, Regione, Governo, Asl, Arpa, Sindacati, Magistratura e Giornali.  La lunga storia dei PFAS (PFOA e C6O4 e ADV) è tratta in breve da stralci dei libri “Ambiente Delitto Perfetto” (Barbara Tartaglione – Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia) e “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza”, nonché del Sito “Rete Ambientalista Movimenti di lotta per la salute, l’ambiente, la pace e la nonviolenza” www.rete-ambientalista.it gestito dal “Movimento di lotta per la salute Giulio A. Maccacaro”. Il Dossier è disponibile a chi ne fa richiesta.

Isde: i limiti dei Pfas devono essere zero.

In ossequio a quanto sancito dalla nostra Costituzione e dal principio di precauzione sancito dal Trattato di Maastricht dell’Unione europea, ISDE Italia chiede un’audizione parlamentare urgente per esporre alcune importanti osservazioni in merito al recepimento della Direttiva europea sulla qualità delle acque destinate al consumo umano: Bisfenolo A, Microcistina-LR, PFAS devono avere il loro valore limite nelle acque a uso umano fissato in zero. Inoltre ISDE mette in evidenza la potenziale pericolosità del cosiddetto effetto cocktail, relativo a sostanze tossiche, cancerogene o mutagene e con azione di interferenza endocrina che, se anche rilevate singolarmente entro limiti, possono tra loro agire sinergicamente, in modo tale da configurare un rischio elevato per la salute umana. Clicca qui.

Chiesero di distruggere le prove del PFOA.

Al processo di Vicenza, Roberto Ferrari, manager di progetto di Erm Italia, la società incaricata di valutare le criticità ambientali della Miteni, sul banco dei testimoni ha lanciato accuse pesantissime per quanto riguardò il rapporto 2008: “Ci chiesero di distruggere i risultati delle analisi sulla presenza di Pfoa nell’acqua di falda. Mario Fabris, direttore tecnico dell’azienda di Trissino, chiamò al telefono il mio responsabile, Giuseppe Filauro, per chiedergli di togliere dall’ultima versione del nostro report i dati sul Pfoa. Era necessario edulcorare gli allarmi che avevo inserito nel lavoro sulla falda». Nella sua testimonianza Filauro ha ovviamente smentito.

Clicca qui Rai 3 Veneto.

Insufficiente l’argine europeo ai Pfas negli alimenti. E nei farmaci?

l rischio non è circoscritto ai lavoratori e ai cittadini limitrofi alle produzioni, esempio Solvay di Spinetta Marengo. Infatti i cibi, frutta, verdura, latte, uova, pesce, crostacei, molluschi bivalvi, carne di animali d’allevamento e selvatici, eccetera, possono essere contaminati da Pfas sia da terreni e acque inquinate utilizzate per coltivarli, sia dall’uso diretto di materiali (durante la lavorazione) e di imballaggi contenenti Pfas a contatto con gli alimenti. Infatti i Pfas sono utilizzati per rivestimenti antimacchia e resistenti all’acqua per tessuti e tappeti, rivestimenti resistenti all’olio per carta e cartone, materiali a contatto con gli alimenti, lucidanti per pavimenti, formulazioni di insetticidi, schiume antincendio ecc.

La Commissione europea Efsa ha concluso che i perfluoroalchilici, chiamati anche “sostanze chimiche per sempre” o “eterne”, in quanto la loro composizione chimica tossica e cancerogena non ne consente la degradazione, causano danni sullo sviluppo del feto, sul colesterolo, sul fegato e sul sistema immunitario nonché sul peso alla nascita ecc., stabilendo una dose settimanale tollerabile della somma delle sostanze pari a 4,4 nanogrammi per chilogrammo di peso corporeo a settimana. Si tratta di norme poco efficaci, che scontano il limite che ci sono pochi laboratori in Europa in grado di svelare la presenza di quantità più piccole di PFAS, ma già nocive prima dell’accumulo.

Infine, riferendosi ai prodotti di consumo, Isde Medici per l’Ambiente ci informa sulla stesura di un capitolo che rivela che “ci sono un centinaio di farmaci anche di uso comune, come antidiabetici e gastroprotettori che sono pfas; addirittura l’unico farmaco per la fibrosi cistica è una pfas (ha un giro d’affari solo negli USA è di 5,6 miliardi di dollari). Un sacco di articoli che i medici usano quotidianamente (protesi foli di sutura macchine per la respirazione artificiale e l’anestesia) contengono pfas”.

I Pfas sono una calamità ambientale e sanitaria: intervenga il Parlamento.

Egr. Onorevoli e Senatori,

già nella trascorsa legislatura è stato presentato dall’ex senatore Mattia Crucioli un DISEGNO DI LEGGE CHE METTE AL BANDO I PFAS IN ITALIA. (clicca qui).  Vieta la produzione, l’uso e la commercializzazione dei perfluoroalchilici (PFAS) nonché degli innumerevoli prodotti contenenti PFAS, ne disciplina la riconversione produttiva e le misure di bonifica e di controllo. Accoglie in ciò le censure di Commissione interparlamentare ecomafie e Commissariato Onu, insomma assume le istanze di tutti i Movimenti, Associazioni e Comitati, che da anni si battono per eliminare questi cancerogeni bioaccumulabili e persistenti, praticamente indistruttibili, dalle acque, dall’aria, dagli alimenti, dunque dal sangue dei lavoratori e dei cittadini altrimenti ammalati e uccisi (emblematico l’ecocidio veneto perpetrato dalla Miteni di Trissino).

Al bando, ovviamente, la produzione. In Italia l’unico stabilimento che produce i Pfas è la Solvay di Spinetta Marengo in Alessandria, da dove proprio fin dagli anni ’80 è partita la nostra denuncia contro gli inquinamenti. Ad Alessandria il sindaco potrebbe, dovrebbe, fermare con ordinanza gli impianti che producono e utilizzano i Pfas (PFOA, C6O4, ADV) e li scaricano in aria/acqua/suolo: nell’immediato, perché intercorreranno i tempi processuali prima che tribunali di Vicenza e Alessandria provvedano alle sanzioni e ai risarcimenti.

Però, nel richiamare il precedente dell’amianto, È L’INTERVENTO LEGISLATIVO A LIVELLO NAZIONALE INNANZI TUTTO NECESSARIO E URGENTE, perché l’emergenza Pfas è oramai conclamata dalle Arpa in Veneto, Piemonte, Lazio, Trentino, Lombardia ecc.

Onorevoli e Senatori,

per valutare l’urgenza sanitaria di intervenire, vi invitiamo di ascoltare, dalla viva voce del dottor Vincenzo Cordiano, la relazione di ISDE Associazione Italiana Medici per l’Ambiente (clicca qui). La relazione, corredata  di esemplari tabelle esplicative, mostra quanto queste sostanze, i Pfas vecchi e nuovi, siano bioaccumulabili e indistruttibili, tossiche e cancerogene, come si accumulino nei tessuti umani, in particolare polmoni, reni, tiroide ecc., quanto siano individuate da tutti gli studi epidemiologici nazionali e internazionali, per inequivocabile nesso causale, come agenti di malattie e morti per cancri a rene, testicoli, tiroide, ecc. nonché come interferenti endocrini già a livello embrionale e puberale, eccetera.  La drammaticità è sottolineata dalla relazione nel fornire una guida clinica per la prevenzione sanitaria. Ma, ATTENZIONE, ONOREVOLI E SENATORI, LA PREVENZIONE PRIMARIA TOCCA AL PARLAMENTO. 

Per ulteriori approfondimenti, è a vostra disposizione (come di tutti coloro che ci faranno richiesta) il Dossier “Pfas. Basta!”: in oltre 350 pagine è una piccola enciclopedia che racconta la storia in Italia delle lotte contro gli inquinatori Solvay e Miteni, dalle denunce degli scarichi in Bormida degli anni ’90 fino ai processi 2022 ad Alessandria e Vicenza. Una lunga storia di mobilitazioni anche contro connivenze, complicità, corruzioni, ignavie di Comune, Provincia, Regione, Governo, Asl, Arpa, Sindacati, Magistratura e Giornali.  La lunga storia dei PFAS (PFOA e C6O4 e ADV) è tratta in breve da stralci dei libri “Ambiente Delitto Perfetto” (Barbara Tartaglione – Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia) e “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza”, nonché del Sito “Rete Ambientalista Movimenti di lotta per la salute, l’ambiente, la pace e la nonviolenza” www.rete-ambientalista.it gestito dal “Movimento di lotta per la salute Giulio A. Maccacaro”.

Due azioni possibili contro i PFAS.

L’ennesimo allarme per la calamità mondiale dei Pfas è riproposto dal magazine “Ambient&Ambienti” (clicca qui), e la soluzione è sempre la stessa: I PFAS DEVONO ESSERE VIETATI.

Questa infografica riassume le 82 pagine del report scientifico di ISDE Associazione Italiana Medici per l’Ambiente che analizza il Perché i Pfas devono essere vietati come utilizzo. E tale infatti è l’obbiettivo primario del DDL Crucioli (clicca qui Senza il Disegno di legge Crucioli, la strategia della Solvay è vincente.), che però deve essere ripresentato nell’attuale legislatura. Il divieto di produzione è legato allo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo e dovrebbe essere risolto dal sindaco di Alessandria con una ordinanza di fermata degli impianti che stanno provocando nel territorio una catastrofe ambientale e sanitaria (clicca qui Pfas. Basta!)

Il video pubblicato su www.rete-ambientalista.it, raccoglie varie inchieste giornalistiche e le proteste delle associazioni e dei comitati cittadini.

Acquedotto chiuso per Pfas in Trentino.

Dopo Veneto, Piemonte, Lombardia, Lazio, Toscana, emergenze Pfas anche in Trentino: la fonte dell’inquinamento delle acque superficiali e sotterranee sarebbe nel territorio di Condino, riconducibile alle ex fonderie o ad una conceria. 

Chiuso l’acquedotto, Storo, comune della Valle del Chiese, è costretto a rifornirsi dal comune di Bagolino che è in territorio di Brescia, attraverso un complesso impianto aereo.

Gli altri pozzi della provincia alessandrina inquinati dai Pfas.

Oltre al Bormida, a valle dello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo i risultati dei campionamenti 2020-2022 ordinati da Asl ed eseguiti da Arpa evidenziano un inquinamento costante dei Pfas lungo l’asse del torrente Scrivia e anche e in prossimità del Tanaro. Bandito dal 2013 e confermandosi indistruttibile, ancora nel 2020-2022 la fa da padrone (0,67 µg/l) il PFOA ad Alzano, Castelnuovo Scrivia, Isola Sant’Antonio, Guazzora, Molino dei Torti, Piovera, Tortona, Villarvernia. Mentre a Pietra Marazzi e a Montecastello sono spuntati anche C6O4 e ADV.

Solvay: una bufala tira l’altra.

La lobby della chimica dei Pfas, capitanata dalla Solvay, dunque, si batte tenacemente per condizionare tanto gli organismi internazionali quanto le istituzioni nazionali. A questo scopo annuncia “scoperte scientifiche” che eliminerebbero il Pfas definitivamente dall’ambiente. Il processo, testato al Surface Lab del Politecnico di Milano, prevede di “ossidare il titanio con la lamiera che esce rivestita da una pellicola per poi entrare nel reattore ed uscirne praticamente ripulita dalle sostanze: una rete di biossido di titanio illuminato dalla luce e polarizzato elettricamente permette di trasformare il Pfas in CO2 e acqua”. Insomma, una rivoluzione che punta ad eliminare l’utilizzo di filtri a carboni attivi, finora proposti come panacea (clicca qui come smascherammo la bufala).

A parte il conflitto di interessi che deriva dallo stretto legame di partenariato fra Solvay e Politecnico di Milano, che dalla multinazionale belga riceve 800.000 euro in contratti di ricerca, dal legame strategico che dà anche la possibilità a entrambi di partecipare in maniera congiunta a bandi nazionali e internazionali di sostegno finanziario a progetti comuni, quanto meno il sospetto di “bufala” avanza se si considera che si tratta di un test di laboratorio da sperimentare direttamente sul campo tramite reattori grandi e grossi da piazzare sui pozzi contaminati. A questo proposito, parlare di biossido di titanio a Spinetta Marengo è come parlare di corda in casa dell’impiccato: negli anni ’70 il pretore chiuse per inquinamento l’enorme impianto. Ne abbiamo ancora scritto (clicca qui) in occasione della mobilitazione in Liguria contro la miniera di titanio nel parco del Beigua.

Il dramma delle mamme e dei papà contaminati da PFAS.

Crescita delle mammelle in adolescenti maschi

Tra le nuove generazioni, nei nati da madri contaminate da Pfas, sono sempre più evidenti questi segni di ermafroditismo. Questo è solo uno degli attacchi agli organi riproduttivi: è durissimo ma tutto ciò non fa notizia. E se capita che il tuo bambino prende brutti voti e sanzioni punitive a scuola perché è affetto dal disturbo dell’attenzione e dell’iperattività, secondo i politici e i loro giornali, resta un tuo fatto privato e non una malattia che ha invece le sue origini dalla contaminazione dei Pfas sul cervello. 

Le pubblicazioni scientifiche che documentano la gravità della situazione sono accolte con fastidio da una società permeata quotidianamente da un bombardamento mediatico delle industrie -CRIMINALI- che falsifica la realtà per minimizzare i segnali di allarme.

Raccomandiamo la visione del filmato dove scoprirete come vivono le mamme i cui figli sono stati contaminati da PFAS, cosa dicono gli scienziati dell’attacco agli organi riproduttivi, del cambiamento di sesso e della riduzione progressiva della infertilità, e ancora come si realizza l’attacco al cervello dei nascituri già in fase embrionale.

CLICCA PER VEDERE IL FILMATO DA NON PERDERE

QUESTO FILMATO DOVREBBERO VEDERLO GLI AMMINISTRATORI PUBBLICI.

DOVREBBERO VERGOGNARSI A MORTE.

In Italia il più grave inquinamento da PFAS in Europa.

L’abbiamo portato alla luce alla Commissione parlamentare Ecomafie e alla Commissione speciale Onu su diritti umani e sostanze e rifiuti tossici. Sono cinque le Regioni ufficialmente coinvolte: Veneto, Lazio, Piemonte, Lombardia e Toscana. Il nostro Paese registra il più grave inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) in Europa. Punte dell’iceberg: Veneto (ex Miteni di Trissino) e Piemonte (Solvay di Spinetta Marengo), due i processi penali in corso.  

Un disegno di legge in discussione al Senato prevede soglie massime di sversamento nelle acque, ma per scienziati e attivisti, invece, l’unico limite accettabile è pari a zero: in acque, suolo e atmosfera. Così come prevede, infatti, il Disegno di Legge presentato in Senato dall’ex senatore Crucioli che mette al bando i Pfas in Italia, superando l’insufficiente regolamentazione europea. Vieta la produzione (dunque li chiude a Spinetta), la commercializzazione (della monopolista Solvay dunque), l’uso (alle concerie venete e toscane dunque) di PFAS o di prodotti contenenti PFAS, ne disciplina la riconversione produttiva e le misure di bonifica e di controllo. Insomma assume le istanze di tutti i Movimenti, Associazioni e Comitati, che da anni si battono per eliminare questi cancerogeni bioaccumulabili e persistenti, praticamente indistruttibili, dalle acque, dall’aria, dagli alimenti, insomma dal sangue dei lavoratori e dei cittadini altrimenti ammalati e uccisi. Perciò è ferocemente avversato da Confindustria.

In Piemonte, il primo presupposto per l’attuazione del “DDL Crucioli “è la fermata delle produzioni Solvay di Alessandria. (clicca qui Pfas. Basta! ). A nulla è valso il processo conclusosi in Cassazione nel 2019, pur se proprio da Alessandria nel 2008 partì la campagna nazionale contro i Pfas.

Nel Veneto, non solo Miteni, chiusa nel 2013, è responsabile della contaminazione delle falde acquifere ma anche il distretto della concia di Arzignano, come ammesso dalle stesse organizzazioni di categoria della concia nel documento relativo al progetto di programma per il risanamento del Fratta Gorzone.

CLICCA PER VEDERE IL FILMATO DA NON PERDERE che riceviamo da CiLLSA Cittadini per il Lavoro, la Legalità, la Salute e l’Ambiente.

Per quanto riguarda la Toscana, l’argomento è tornato alla ribalta grazie all’annuario riferito al 2021 che pubblica tutti i dati sull’ambiente con una parte dedicata ai Pfas, sottolineandone i drammatici danni alla salute. Cosa scrive Arpat sul suo sito web ufficiale su Pfas e salute: ce lo riferisce LuccainDiretta (clicca qui): il 70 per cento delle stazioni in acque superficiali e il 30 per cento delle stazioni in acque sotterranee monitorate in Toscana presenta residui di queste sostanze. In particolare “Arpat individua nel territorio toscano, quali fonti di origine dei Pfas, il comparto tessile della provincia di Prato e un distretto conciario di valenza internazionale a Santa Croce sull’Arno e San Miniato Fucecchio, in provincia di Pisa. Inoltre, Arpat ritiene come probabili fonti di pressioni anche gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane e industriali e le discariche di rifiuti”.

In Lombardia avevamo sollecitato un intervento della magistratura in merito alla situazione ambientale e sanitaria attorno al centro di Bollate ove Solvay ha sviluppato le ricerche sul cC6O4 e altri simili Pfas”. Dall’ Arpa la conferma: sotto Milano scorrono Pfas, composti chimici tossici, cancerogeni e altamente persistenti. In particolare scorre un composto prodotto in esclusiva della multinazionale belga Solvay, il C6O4, che sfugge alle depurazioni e rifluisce nel parco agricolo di Milano sud. Risalendo al tessuto idrografico della città si vede come il C6O4 si diluisca nella rete fognaria, e scorrendo verso sud esca all’estremo opposto della città, probabilmente nel parco agricolo di Milano sud: area naturale protetta sede di diversi presidi Slow Food. L’Arpa riferisce alla Commissione Ecomafie che la presenza di C6O4 è stata riscontrata nei fiumi Olona e Po.

In Lazio l’Arpa ha riferito alla Commissione Ecomafie di aver registrato nel corso degli anni per le acque superficiali i superamenti Pfas degli standard di qualità ambientale-media annuale. In particolare per il fiume Astura (il corso d’acqua lambisce la discarica di Borgo Montello e presenta una deteriorata qualità ambientale), i canali Rio Martino e Moscarello (vicino a entrambi insistono attività industriali), il fiume Sacco.

Lo spettro della Chimica di Melegnano.

Negli anni settanta il Consorzio sanitario di zona evidenziava i casi di carcinoma alla vescica: dal ’61 al ’76 sono stati il triplo rispetto alla media nazionale, morti accertati almeno 32 scrive il Corriere della Sera. Nessuno ha mai pagato. Falde inquinate, nessuna bonifica. Il nome dell’ex industria di coloranti tra Melegnano e Cerro al Lambro, attiva in epoca fascista anche nella produzione di materiale chimico per usi bellici, ritornò sulla stampa 45 anni fa dopo un esposto ai magistrati. L’inchiesta completa su “Il Cittadino” in edicola mercoledì 2 novembre 2022.

I politici si cibano di bufale Solvay ma i cittadini di Pfas.

Una delle “bufale” della Solvay – quasi la più grossa- che i politici alessandrini, e non solo, sono propensi a trangugiare pur di non emettere ordinanza comunale di fermata delle produzioni, riguarda i presunti filtri che sarebbero in grado di rilevare e trattare, gestire e monitorare i contaminanti Pfas nelle falde e nelle reti idriche. A tempo e debito abbiamo documentato (leggi: Solvay da una bufala all’altra: i filtri che eliminano i Pfas.) questa truffa mediatica della promessa di  trattamenti dell’acqua inquinata con carboni attivi e scambio ionico, affermando che “non c’è la ben che minima garanzia che rimuovano il 100% dei PFAS contaminanti, oltre a prevedere costi insopportabili, a tacere l’incenerimento delle membrane filtranti”.

A conferma della nostra immediata opposizione, interviene una ricerca americana pubblicata sull’Agronomy Journal e finanziata dal Penn State Office of the Physical Plant, dall’USDA Agricultural Research Service, dall’U.S. Environmental Protection Agency, dall’USDA National Institute of Food and Agriculture e dal Penn State Institutes of Energy and the Environment. Lo studio  in campo ha dimostrato che

“i PFAS sopravvivono al trattamento delle acque reflue e, tramite il riutilizzo di queste ultime, si insediano e bioaccumulano nella nostra catena alimentare con irrigazione nei campi agricoli, ortaggi, alimentazione del bestiame, carne e prodotti lattiero-caseari; e sono dunque in grado e influenzare lo sviluppo nei bambini, aumentare il rischio di cancro, contribuire a livelli elevati di colesterolo, interferire con la fertilità delle donne e indebolire il sistema immunitario”.

Perciò, nei riguardi delle potenziali sfide industriali (leggi: Solvay) per il riutilizzo delle acque reflue, la “United States Environmental Protection Agency” ha pubblicato avvisi sanitari aggiornati in modo tale che “qualsiasi livello di Pfas rilevabile è considerato un rischio per la salute umana”.