Categoria: Veleni nel sangue
Solo dal basso si possono fermare Pfas e Solvay. Davide contro Golia.
1) Ecologisti francesi sconfitti da sindacato operaio e multinazionale a braccetto.
2) La Cina per Solvay non è più la terra promessa.
4) Nuovo esposto sui PFAS alla Procura della Repubblica di Alessandria
5) Nubi di fluoridrico spediteci dalla Francia.
6) Il Piano di emergenza di Solvay…scritto da Solvay: grazie alla complicità del sindaco.
8) Viene da ridere pensare che il sindaco di Alessandria fermi Solvay.
9) Anche l’Olanda invasa dai Pfas. Scattano le azioni inibitorie risarcitorie.
10) Puzzano gli amministratori di Provincia Regione Comune di Alessandria. E i sindacati…
13) Saranno o non saranno risarcite le Vittime di Miteni e Solvay ad Alessandria e Vicenza?
2) La Cina per Solvay non è più la terra promessa.
3) L’ “invisibile” TFA nell’esistenza nebulosa della Solvay di Spinetta Marengo, tra processi e class action.
4) Procuratore, fermi il cocktail tossico cancerogeno da 72 ciminiere e 15mila punti di perdite incontrollate.
5) Nubi di fluoridrico spediteci dalla Francia.
6) Il Piano di emergenza di Solvay…scritto da Solvay: grazie alla complicità del sindaco.
7) Migliaia di cause civili per toccare questa gente nel portafoglio. E Solvay in USA paga con dollari sonanti.
8) Viene da ridere pensare che il sindaco di Alessandria fermi Solvay.
L’urgenza della condizione eco sanitaria della popolazione di Alessandria renderebbe indifferibile la chiusura immediata delle produzioni Solvay a Spinetta Marengo, se il sindaco fosse del livello dell’omologo di Seattle. Infatti il Comune di Seattle, dopo una battaglia legale durata ben otto anni, ha obbligato il colosso chimico della Bayer, Monsanto, a sborsare 160 milioni di dollari per aver inquinato il fiume Lower Duwamish e potenzialmente danneggiato esseri umani, pesci e fauna selvatica. Viene da ridere
9) Anche l’Olanda invasa dai Pfas. Scattano le azioni inibitorie risarcitorie.
10) Puzzano gli amministratori di Provincia Regione Comune di Alessandria. E i sindacati…
11) Imbarazzante esibizione di Procura e Regione davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli illeciti ambientali.
12) Rimettere in funzione gli impianti Pfas inquinanti: è una condotta sempre più dolosa della Provincia.
13) Saranno o non saranno risarcite le Vittime di Miteni e Solvay ad Alessandria e Vicenza?
L’accoppiata mortale dei Pfas nei pesticidi, nel cibo e nel latte materno.
Stop alla vendita in Svizzera di carne e latte contaminati da Pfas.
Non consumare uova con Pfas. Ma come distinguerle?
Quanti ritardi e limiti al bando del Bisfenolo, dopo il Pfoa!
La Cina per Solvay non è più la terra promessa.
Il “gemellaggio Pfas” tra Solvay e Arkema.
La contaminazione da PFAS in frutta e verdura è aumentata del 220% nell’ultimo decennio.
Cromo esavalente a Vigevano.
E’ caccia agli inquinatori per la presenza di cromo esavalente, tossico e cancerogeno, in livelli elevati nei fanghi disidratati prodotti dal depuratore di Vigevano, che determina anche lo stop ai conferimenti per l’impiego come fertilizzanti in agricoltura.
Miliardi di bottiglie di finta acqua minerale naturale, magari con Pfas, pesticidi e feci.
Non esistono antidoti ai Pfas. E’ criminale spacciarne l’esistenza.
L’indagine condotta dal Dipartimento di medicina del lavoro di Holbaek ha identificato che nella città portuale danese di Korsør, la scuola per i vigili del fuoco, utilizzando schiumogeni a base di Pfas, ha inquinato il pascolo degli allevamenti bovini e il sangue degli stessi allevatori consumatori di carne. Colpiti da alte percentuali di colesterolo, micidiale sul sistema cardiovascolare, ad essi sono stati somministrati due diversi medicinali – colestiramina e colesevelam – normalmente impiegati per abbassare il livelli nel sangue. Il risultato sembrerebbe che si siano abbassati i livelli di colesterolo ma anche di Pfos. Diminuendo il colesterolo diminuirebbe anche il Pfos dal sangue.
Dunque il farmaci potrebbero essere usati come antidoti ai Pfas, somministrati preventivamente alle popolazioni a rischio? Philippe Grandjean, responsabile dell’Unità di ricerca di medicina ambientale presso l’Università della Danimarca meridionale e professore di salute ambientale alla Harvard School of Public Health, avverte che “Non sappiamo se a questa diminuzione di PFAS nel sangue corrisponde una diminuzione negli organi dove si accumula carcinogenico, nel fegato e nei reni”, e soprattutto sottolinea che “Sarebbe criminale rispondere all’inquinamento industriale somministrando un farmaco alla popolazione”.
Insomma, sarebbe criminale il circolo vizioso dei Pfas che aumentano il colesterolo e dei farmaci anticolesterolo che diminuiscono i Pfas. Per i profitti delle industrie chimiche e farmaceutiche sarebbe un circolo virtuoso: criminale, appunto.
Non è certo questo il metodo auspicato, per il disastro eco sanitario Solvay di Spinetta Marengo, da Marcos Orellana, Relatore Speciale delle Nazioni Unite per le sostanze tossiche e i diritti umani, quando ha parlato apertamente di “violazione dei diritti umani delle popolazioni locali” esposte per decenni ad agenti inquinanti destinati a rimanere per sempre nei territori colpiti.
Per i Pfas, in Olanda non restano a guardare.
Da un lato, studi legali dimostreranno -come illustreremo prossimamente con lo sguardo rivolto alla Solvay di Spinetta Marengo- che l’azione inibitoria risarcitoria può essere rivolta contro l’azienda inquinante ma anche contro le Istituzioni. Dall’altro, le aziende di distribuzione dell’acqua in Olanda chiedono al nuovo governo di aiutare a affrontare l’inquinamento idrico nei Paesi Bassi. Le organizzazioni sono preoccupate per la crescente presenza di sostanze nocive e chiedono un divieto su tali sostanze, c .
Le aziende di distribuzione e i consorzi idrici ritengono di non poter affrontare il problema da soli. Solo i consorzi di gestione idrica investono oltre mezzo miliardo di euro nella depurazione delle acque reflue, trattando 2 miliardi di metri cubi all’anno. Dunque ritengono indispensabile l’intervento del governo per la pianificazione territoriale e la legislazione.
Pfas nelle schiume del mare in Olanda, Belgio e Italia.
I PFAS sono stati trovati anche nella schiuma del mare lungo le coste dell’ Olanda. Secondo uno studio dell’Istituto Nazionale per la Salute e l’Ambiente dei Paesi Bassi (RIVM), la concentrazione di PFAS nella schiuma del mare delle località olandesi è alta quanto quella delle coste delle Fiandre in Belgio.
Sono chiare le conseguenze dell’ingestione o del contatto con i PFAS tramite l’acqua potabile (effetti tossici sul sistema immunitario, aumento di rischio di tumori (soprattutto nelle donne), problemi di fertilità ecc.), si presume che le conseguenze siano analoghe tramite la schiuma del mare. Tant’è che il governo ha invitato alla cautela i propri cittadini: “È sensato farsi una doccia dopo il bagno, lavarsi le mani prima di mangiare e non lasciare che i bambini e gli animali domestici ingoino la schiuma del mare“.
Dunque, è sempre più provato che i PFAS stanno contaminando le acque di tutta Europa, come mostra la mappa realizzata da Forever Pollution Project, comprese quelle del mare, dove defluiscono i corsi d’acqua e gli scarichi industriali. Il mare Adriatico riceve Pfas dal Po, a sua volta dal Tanaro e dalla Bormida dove scarica Solvay a Spinetta Marengo. Fu rilevato già alla foce del Po nel 2010 dopo le denunce dei nostri esposti e mentre ad Alessandria ricevevamo minacce personali https://www.rete-ambientalista.it/2009/12/07/siamo-scesi-in-piazza/
Pfas nelle uova non solo ad Alessandria ma anche in Olanda.
A Spinetta Marengo scarica la Solvay, a Dordrecht la Chemours. L’Istituto Nazionale per la Salute e l’Ambiente dei Paesi Bassi (RIVM) e il servizio sanitario GGD avevano già consigliato alla popolazione della regione di Dordrecht di non mangiare più le uova delle proprie galline. Ora lo studio dell’emittente NOS è stato condotto anche fuori della regione, nelle province di Utrecht, Frisia e Limburgo: i livelli dei forever chemicals nelle uova superano la norma di sicurezza europea. Nel mirino Chemours, come la Solvay per i Comuni della provincia di Alessandria.
Gli scienziati consultati ritengono che l’aumento dei valori di PFAS nelle uova di gallina sia un’importante indicazione di quanto l’inquinamento dei tossici e cancerogeni sia diffuso in Olanda: l’RIVM ha trovato le sostanze chimiche anche nella schiuma del mare e un altro studio sempre dello stesso istituto ha rivelato che i cittadini olandesi ingeriscono troppi PFAS, principalmente attraverso cibo e acqua potabile.
L’acqua imbottigliata non ha l’etichetta “pfas free”.
E neppure si sottopone a controlli sistematici la presenza di Pfas nelle bottiglie dei supermercati. Mentre dove l’indagine c’è stata, è scattato l’allarme. Le Monde e France Info hanno messo in evidenza la contaminazione delle acque di sorgenti celebri come la Perrier, appartenente alla multinazionale impegnata nel settore alimentare più grande al mondo: Nestlé (in Italia con le acque minerali San Pellegrino, Panna e Levissima).
In Francia le autorità hanno ordinato il fermo di pozzi dello stabilimento di Vergèze situato nel dipartimento del Gard. Scoperta la presenza oltre che di Pfas anche di batteri e pesticidi. Nestlé, da parte sua, ha provato ad ovviare alla situazione con la distruzione di 2 milioni di bottiglie Perrier. A quanto pare, il Ministero della Salute sapeva già della situazione riguardante i prodotti del marchio, contenenti le sostanze dannose per l’organismo. Questa non è la prima volta che una celebre multinazionale fa discutere a livello internazionale.
Ora, la questione sta scatenando la reazione anche della Germania. Qui i consumatori si sono riuniti nella firma di una lettera inviata all’amministratore delegato di Nestlé Deutschland, Christoph Ahlborn, da parte del gruppo Foodwatch. Più di 38mila persone si sono schierate contro il marchio, chiedendo che le bottiglie contenenti acqua contaminata vengano al più presto ritirate dai supermercati.
In Italia si continua tranquillamente a vendere Perrier.
Occhio ai preservativi e gel senza etichetta “Pfas free”.
L’Escherichia Coli sopravvive ai Pfas.
Puzzano gli amministratori di Provincia Regione Comune di Alessandria. L’ultimo tanfo.
C’è chi si ostina a dialogare con loro, impantanandosi nel circolo vizioso del loro reciproco scaricabarile. La storia di questi decenni ha invece dimostrato che sono complici di Solvay (Syensqo, già Montedison): speculari al colosso chimico, subordinati culturalmente e politicamente (quando non anche economicamente). Vanno dunque trattati come avversari. Immeritevoli di un briciolo di fiducia.
Infatti c’è chi, come noi, non espresse il benché minimo credito alla bolla di sapone della diffida con la quale la Provincia di Alessandria intimava (tardivamente) a Solvay di “sospendere la produzione di cC6O4 in tutto lo Stabilimento” e imponeva che “l’impianto Tecnoflon potesse essere riavviato solo dopo interventi tecnologici risolutori e approvazione certificata di ARPA”. Pensar male della Provincia non era peccato: tant’è che nel giro di poche settimane il bluff è scoppiato e la Provincia ha autorizzato la ripresa tossica e cancerogena di “PRODUZIONE ed USO di cC6O4” fregandosene della disapprovazione dell’ARPA.
Fregandosene dell’Arpa che non aveva certificato fossero state superate le cause dell’ incontrollata dispersione del Pfas C6O4 nelle falde acquifere per le perdite dal pozzo G adiacente all’impianto, perdite enormi: misurate da ARPA (l’11 aprile scorso) con una concentrazione di cC6O4 di 191.262μg/l contro i 0,5 μg/l (generosamente) ammessi.
Fregandosene, anzi, che negli incontri tecnici Arpa-Asl avessero denunciato un forte aumento delle quantità di cC6O4 in falda acquifera esterna, e che le perizie condotte da ARPA e riportate nella relazione di servizio avessero allarmato un pessimo stato di manutenzione dell’impianto colpevole dello sversamento: valvole rotte, tubazioni di scarico danneggiate, pareti di contenimento con buchi, ecc. nonché il colabrodo delle cosiddette barriere idrauliche.
Fregandosene, così , anche di ammettere che, stante lo sfacelo storico delle manutenzioni, tutti gli altri reparti che utilizzano i PFAS sono nelle stesse condizioni.
Fregandosene, insomma, che la sua nuova licenza di inquinare avrebbe coinvolto non solo falda acquifera-suolo-fiume Bormida -atmosfera del Comune di Alessandria, ma anche di una vasta area provinciale, dove ormai abitualmente si riversano i PFAS nell’aria: i Pfas in alcuni periodi dell’anno raggiungono contenuti a Spinetta Marengo di quasi 1.000 volte superiori a valori ritenuti (permissivamente) normali, e a Piovera e Montecastello di 100 volte superiori, e ad Alessandria (istituto Volta) di 20 volte superiori.
Dall’ennesima esemplare, e perciò opacizzata dai media locali, relazione (clicca qui) dell’ingegner Claudio Lombardi, già assessore all’ambiente, apprendiamo inoltre che la sciagurata servile autorizzazione della Provincia è appunto avvenuta dopo acceso dibattito con ARPA, sulla base di presunte “relazioni comprovanti interventi risolutivi delle perdite”. Relazioni talmente “comprovanti” da essere la “perizia giurata” firmata… da chi? da un perito incaricato da Solvay!! Perizia “giurata” (sic) e talmente qualificata da risultare esercizio neppure di un ingegnere (che so, idraulico, progettista) ma da… un architetto paesaggista. Insomma, il più classico caso di “controllato controllore”!
Puzza, puzza il voltagabbana della Provincia. Le impronte dello zampino di Solvay si intravvedono nella firma apposta alla lettera di autorizzazione di ripresa della produzione: stranamente non già del direttore responsabile ingegner Paolo Platania (che arditamente aveva emesso la diffida) ma da un suo sostituto, tale Maurizia Fariseo, segretaria di Direzione. Dubbio legittimo: i responsabili politici degli enti pubblici hanno atteso che Platania andasse in ferie? Platania si è rifiutato di firmare? Platania sarà accompagnato alla pensione?
Solvay sta brigando per rimettere in funzione l’impianto Pfas inquinante. Condotta sempre più dolosa.
L’ “invisibile” TFA nell’esistenza nebulosa della Solvay di Spinetta Marengo, tra processi e class action.
Ilva, l’indagine si allarga: “Associazione a delinquere per disastro ambientale. Non facevano le manutenzioni”. Inoltre: “Truffa ai danni dello Stato”.
Sono le nuove accuse mosse a Lucia Morselli, ex amministratrice delegata di Acciaierie d’Italia, la società che ha in gestione la fabbrica tarantina, e ad altre otto figure di vertice, già indagati per truffa ai danni dello Stato. Si allargano così le ipotesi di reato, facendosi pesantissime: “Associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale e all’inquinamento ambientale”, ha messo nero su bianco la procura di Taranto. Per quanto riguarda il filone della truffa ai danni dello Stato, già noto come anche l’accusa di inquinamento nei confronti di Morselli e Labile, tutto ruota intorno alla restituzione delle quote CO2 consumate nell’anno 2022 e all’assegnazione di quelle a titolo gratuito per l’anno 2023.
Ilva. Esposto alla procura per bloccare migliaia di morti.
Stima dei morti per CO2 dell’Ilva di Taranto.
Pfas nei mangimi per allevamenti.
Pfas. Il Belgio non è l’Italia.
I Pfas, neurotossici, colpiscono le capacità cognitive e psichiche di feti, bambini e adulti.
Non esiste una dose sicura di esposizione ai Pfas. La sicurezza è data solo dal limite zero. Non esistono Pfas innocui. L’intera classe di Pfas va messa al bando.
Il governo fa orecchie da mercante all’allarme Pfas dell’Istituto Superiore di Sanità.
Uno strumento per rimuovere i Pfas dal sangue?
Sarebbe l’invenzione dell’Irriv, l’Istituto internazionale di ricerca sulle malattie renali creato a Vicenza dal prof. Claudio Ronco. Lo strumento si basa su cartucce speciali che in Cina usano per depurare il sangue sui pazienti morsi da serpenti o avvelenati da pesticidi. «Mi è venuto in mente – osserva Ronco – che i Pfas hanno la stessa struttura molecolare di alcuni veleni e tossici.
E allora con una macchina che abbiamo chiamato Galileo ed è dotata di pompe e di sensori abbiamo dimostrato che la concentrazione di sostanze nocivi cala drasticamente». Dopo l’esperimento sui Pfas nell’acqua contaminata, i necessari passaggi fra ministero della Salute e comitato etico allungano i tempi delle applicazioni pratiche.
Pfas in carta e cartoni, soprattutto riciclati. Usare i prodotti “pfas free”.
Le alternative all’uso del talco cancerogeno.
Fermare i pfas si può e si deve.
I Pfas sono stati trovati in tutte le Regioni in cui sono stati cercati. Ma la la maggioranza delle Regioni non effettua i controlli. Ma il Governo non mette al bando con una legge i Pfas. L’unico produttore di Pfas in Italia è Solvay di Spinetta Marengo, ma Sindaco di Alessandria e Regione Piemonte non lo fermano. Possiamo farlo dal basso con una azione inibitoria e risarcitoria.