Una nuova ricerca finanziata dal governo degli Stati Uniti (pubblicata sul Journal of Exposure Science and Environmental Epidemiology) ha provato una forte associazione statistica (segnale di rapporto di causa-effetto) tra elevati livelli di PFAS (e Bisfenolo A) e varie tipologie di cancro nelle donne, tra le quali all’utero, alle ovaie, al seno e alla pelle (soprattutto melanoma!).
A condurre la nuova indagine è stato un team di ricerca statunitense guidato da scienziati della Scuola di Medicina Keck dell’Università della California Meridionale, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Epidemiologia e Biostatistica dell’Università della California, del Dipartimento di Scienze Ambientali dell’Università del Michigan e di altri istituti. I ricercatori, coordinati dal professor Max T. Aung, docente presso il Dipartimento di Scienze della Popolazione e di Sanità Pubblica, hanno analizzato statisticamente i dati dello studio di biomonitoraggio National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) condotto dai CDC, hanno incrociato l’incidenza di vari tumori nei partecipanti allo studio con le concentrazioni di PFAS e fenoli nel loro organismo, facendo emergere una stretta associazione tra alti livelli delle sostanze e cancro.
Tale associazione è risultata statisticamente significativa nelle donne a conferma che i Pfas sono per eccellenza perturbatori endocrini, cioè sostanze in grado di influenzare la normale funzionalità degli ormoni, e le donne sono particolarmente esposte al rischio di sviluppare tumori “guidati dagli ormoni”. Basti pensare alle varie tipologie di carcinoma mammario. Due recenti studi hanno rilevato livelli elevati di PFAS nel 100 percento dei campioni di latte materno analizzati e in quasi tutti quelli di sangue. I dettagli della ricerca “Exploratory profiles of phenols, parabens, and per- and poly-fluoroalkyl substances among NHANES study participants in association with previous cancer diagnoses” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Journal of Exposure Science & Environmental Epidemiology del circuito Nature.
Proprio in questi giorni sono usciti i preoccupanti risultati di uno studio di biomonitoraggio dell’Agenzia Europea dell’ambiente (AEA), nel quale è stato dimostrato che in Europa, Italia in testa, siamo esposti a livelli ben superiori alla soglia di sicurezza per la salute fissata dall’ Autorità europea per la sicurezza alimentare (ESFA) per queste sostanze perfluoroalchiliche sinistramente note come “sostanze chimiche per sempre” a causa della persistenza nell’ambiente e nel corpo umano: questi composti si trovano infatti negli imballaggi per il cibo, nei tessuti, nell’acqua, nel suolo, nei prodotti per la casa, nei prodotti per la cura personale e in una moltitudine di altri oggetti di uso quotidiano. Ne siamo “sommersi” e sapere del forte legame con forme di cancro aggressive e letali è motivo di preoccupazione per gli esperti.