Bluebell e Cinquestelle in Procura contro Solvay.

Continua la battaglia contro l’inquinamento della costa tirrenica di Rosignano portata avanti dal fondo ambientalista Bluebell Capital Partners insieme al parlamentare Francesco Berti, deputato del Movimento 5 Stelle. Bluebell, che ha acquistato alcune azioni di Solvay, accusa anche il colosso belga di “greenwashing”, ossia di una svolta ecologista solo di facciata, raccontata nella comunicazione esterna ma non reale. A Livorno l’altro esposto  incentrato sul reato di inquinamento ambientale porta la firma della consigliera regionale Silvia Noferi (M5S) e dell’avvocato Vittorio Spallasso che segue anche il processo di Alessandria.  

A chi Draghi ha affidato la gestione del 37% dei palanchi del Recovery Plan.

Tutti i contenziosi che i Movimenti ambientalisti avevano con Sergio Costa, “ministro dell’ambiente”, resteranno tali con Roberto Cingolani che viene chiamato “ministro della transizione ecologica” ma che a noi -privo dell’accorpamento del “ministero dello sviluppo economico”- sembra niente altro che la ripetizione dei trascorsi ministeri dell’ambiente? Contrariamente a Grillo, siamo scettici esaminando, oltre al curriculum di Cingolani (e di Giancarlo Giorgetti ministro allo sviluppo economico, nonché dello staff tecnico di Draghi) anche la targa (clicca qui) dei “tecnici” che lui ha scelto: Roberto Cerreto, Marcello Cecchetti, Marco Ravazzolo.

Scempio nel Parco del Gran Sasso.

Il Parco nazionale del Gran Sasso, 150mila ettari, fa da cerniera tra la regione euro-siberiana e quella mediterranea. Ospita la montagna più alta dell’Appennino, l’unico ghiacciaio dell’Europa meridionale. Conta oltre 2600 piante censite, 11 coppie di aquile reali, 500 cervi, 1000 camosci appenninici e 120 lupi. Per la varietà di ecosistemi che lo caratterizzano è stato riconosciuto come “un monumento europeo alla biodiversità”. Ebbene, nel bel mezzo del Parco è stato autorizzato l’ampliamento di una cava di calcare: 62.631 metri quadrati per un’estrazione complessiva di 606.265 metri cubi. Clicca qui.

Impatto ambientale e utilità per la nuova diga foranea del porto di Genova.

Il governo la vuole finanziare con il Recovery Fund come mastodontica opera strategica (1 miliardo di euro). Però il dibattito pubblico, pur strozzato dai tempi concessi,  sta mettendo in rilievo da parte dei Comitati seri interrogativi sulle proiezioni di crescita, nonché sull’impatto sociale e ambientale per i quartieri e l’ecosistema marino. Clicca qui

Processi TAP: reati di serie A per gli inquinati e di serie B per gli inquinatori.

Solenne annuncio del lancio del combustibile fossile con l’accensione degli impianti del Trans Adriatic Pipeline (Tap), il tratto finale del mega gasdotto lungo circa 4mila chilometri che si snoda a partire dal giacimento azero di Shah Deniz lungo sei paesi; l’ultimo è il nostro, con approdo a Melendugno (Lecce), dove da anni la popolazione contesta, carte alla mano, la legittimità dell’opera. Marciano spediti i processi a carico degli attivisti (violazione della zona rossa, dei fogli di via, imbrattamento, getto di cose pericolose, violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento). A rilento invece i processi ai manager del TAP per reati di inquinamento ambientale, contaminazione della falda acquifera con metalli pesanti anche cancerogeni ed espianto degli ulivi fuori dal periodo autorizzato,  realizzazione del gasdotto su aree sottoposte a vincolo paesaggistico, idrogeologico e dichiarate zone agricole di notevole interesse pubblico in assenza di autorizzazioni ambientali, idrogeologiche, paesaggistiche ed edilizie. Nonché illegittime la Valutazione di impatto ambientale, l’Autorizzazione unica ambientale e l’Autorizzazione ministeriale alla costruzione in assenza di autorizzazione paesaggistica. Clicca qui

Ilva. Quello che il Governo non dice sul nuovo accordo con Arcelor – Mittal.

Una operazione propagandistica del governo sulla pelle dei tarantini e dei contribuenti italiani. Vincono le condizioni poste da ArcelorMittal: senza il dissequestro degli impianti inquinanti se ne andrà senza pagare penali. Torna l’acciaio di Stato? Tramite una operazione in perdita economica, senza prospettive di riconversione e di tutela della salute. Addirittura ci sarà  la somma degli inquinamenti degli impianti vecchi con quelli nuovi. Intanto il Processo Ilva si concluderà come l’ennesimo Delitto Perfetto consumato nel tribunale (vedi il libro omonimo di Barbara Tartaglione e Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia) e perpetrato dalla classe politica connivente e collusa? Clicca qui l’intervista di PeaceLink a Radio Radicale.

2021 No Tav: di lotta e libertà.

I punti di partenza per questo nuovo anno sono la liberazione della Val Clarea dalle truppe di occupazione e da Telt, la salvaguardia del territorio di San Didero dagli eventuali lavori di costruzione del nuovo autoporto, la lotta per la libertà di dissenso e contro la repressione.  Lo sguardo è  rivolto anche a territori e bisogni distanti geograficamente a noi ma così vicini nelle mancanze, in un momento tanto delicato come quello che stiamo vivendo a causa della pandemia e di questo sistema sociale ed economico che continua insensatamente a foraggiare le lobby del tondino e del cemento a discapito del bene collettivo. Clicca qui il calendario delle prossime iniziative.

Scusa Babbo Natale se ti scrivo un po’ in ritardo.

Sul camino di Palazzo Chigi

Voglio scrivere un libro,  più precisamente una graphic novel, cioè a fumetti, adatto ad un pubblico giovane magari intimidito dal  libro a cui si ispira: “CLIMA – Lettera di un fisico alla politica” del prof. Angelo Tartaglia. Per realizzarlo ho bisogno del tuo aiuto… (continua la  “Lettera a Babbo Natale e alle amiche e agli amici del Controsservatorio Valsusa”). Per i lettori del nostro Sito il libro è disponibile quasi in omaggio: da 1 a 30 euro e oltre.

Il mercurio in Toscana, Marche e Lazio.

Oltre agli scarichi in Tirreno della Solvay di Rosignano, le centrali geotermiche dell’Amiata sono  un continuo “rubinetto “aperto di mercurio sul fiume Paglia, affluente del Tevere che sfocia nel Tirreno. In più,  gli inquinanti geotermici non sono  riducibili al  solo mercurio ma abbinati ad altre sostanze tossiche, come arsenico, ammoniaca, acido solfidrico, ecc.  La Rete Nazionale NOGESI (NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante)  indirizza una lettera alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati: clicca qui.

Bagnoli, 850 milioni per una bonifica inesistente. E il piano per il parco è fermo.

L’ importo è stanziato dallo Stato per la bonifica dell’area industriale  nella zona occidentale di Napoli, dove sorgevano gli stabilimenti Italsider ed Eternit. Lì dove oggi giacciono contaminanti pericolosi per la salute e per l’ambiente, come l’amianto, vari metalli pesanti cancerogeni e idrocarburi policiclici aromatici, il Piano di risanamento ambientale e di rigenerazione urbana (Praru) avrebbe dovuto creare un vasto parco pubblico, un porto turistico, strutture turistiche e commerciali e infrastrutture per la viabilità, oltre al recupero dell’archeologia industriale e degli edifici edificati con i finanziamenti europei. Clicca qui Maria Cristina Fraddosio.

Veleni e tumori da Mantova a Monza.

Salviamo il Parco del Mincio

Diffusione dei tumori in un territorio inquinato da decenni, tra discariche, petrolchimico, area portuale, raffineria e impianti chimici. La lunghissima procedura (con battaglie legali) per una inarrivabile bonifica dell’area protetta, il Parco del Mincio, Sito di interesse nazionale. Nel suolo, nel sottosuolo, nella falda: mercurio, idrocarburi, composti organici aromatici e diossine di Seveso nell’inceneritore ecc. E non è finita lì con l’arrivo di nuovi impianti. Clicca qui Maria Cristina Fraddosio.

Salviamo il Parco del Mincio.

Covid-19 sta coprendo tutto e noi gli stiamo andando dietro come i topi seguivano il pifferaio.

Ha allentato diabolicamente la già bassissima attenzione sui mali strutturali del Paese, esempi inquinamento urbano o strage di amianto o assetto del territorio. Se la cavano inventano  la “bomba d’acqua”. Come quella di Crotone, e nel giro di pochi giorni si dimenticano la responsabilità della cementificazione in Calabria, che non è da meno della Lombardia e del Veneto. Si tampona alla meglio. Non si agisce preventivamente sulla pianificazione urbanistica e i suoi sodali fermando i loro appetiti ingordi di cemento e asfalto. Il suolo, il bosco, l’area agricola in collina, la natura non hanno il cellulare per telefonare al presidente del Consiglio per chiedergli di aprire un tavolo come fanno persino gli operatori dello sci in pieno Covid-19.

Vedremo quante risorse del Recovery saranno destinate alla manutenzione del territorio, a fermare il dissesto idrogeologico, a non consumare più suolo, a manutenere in ordine i fiumi, a gestire i boschi, etc. Clicca qui.

Dal 68 all’ecologia… il passo è breve.

Un’altra splendida realizzazione di Michele Boato:  Arcipelago verde- dal 68 all’ecologia..il passo è breve“. Il libro prosegue il cammino nell’ambientalismo italiano iniziato l’anno scorso col libro La lotta continua (che arrivava alle Tre giornate di Marghera dell’agosto 1970) e tratta il periodo dal 1970 al 1985, anno dell’irruzione mediatica e politica dell’ambientalismo. Questo irrinunciabile libro è fratello maggiore, su scala nazionale, della storia narrata, per lo stesso periodo,  nella prima parte del secondo volume de L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza. Il periodo storico è assai controverso: la Nostra storia non si ferma alla sconfitta del Movimento Operaio e risorge la voglia di partecipazione, il conflitto, il protagonismo di massa, la democrazia diretta e partecipata, dal basso dei Movimenti ecopacifisti. La democrazia per non zoppicare deve poggiare su due gambe: il consenso e il conflitto, ovvero la politica e il movimento, la democrazia delegata e la democrazia partecipata.

Se clicchi qui, scorri gli indici dei capitoli di “Arcipelago verde” e delle associazioni e delle persone citate. Puoi acquistarlo (10 euro) contattando Michele Boatomicheleboato@tin.it     

Reflusso ecopacifista anche in Svizzera.

E’ stato bocciato in Svizzera il referendum che voleva rendere le imprese con sede nel Paese responsabili per reati ambientali e sfruttamento anche all’estero. Il testo non ha infatti ottenuto la richiesta maggioranza dei Cantoni,

E’ stato respinto anche il referendum basato sulla proposta “Per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico”. Il testo, che chiedeva di vietare gli investimenti finanziari nelle aziende produttrici.

Salviamo il paesaggio. Difendiamo i territori.

Clicca gli articoli:

Il bosco non è una catasta di legna, prima lo capiscono tutti quanti (ministri compresi) e meglio è

Le evidenze scientifiche confermano: tagliare e bruciare estesamente alberi incrementa malattie, morti precoci e cambiamenti climatici

Questa non è la transizione che serve alla Sardegna

Novità sul fronte europeo

Perché bisogna abolire i contributi all’agricoltura

Il virus non ferma i portatori di alberi

Per una transizione verde dei porti italiani.

Egregio Presidente del Consiglio, mostriamo all’Europa di avere un piano ambizioso per i porti e la nostra industria navale e rendiamo l’Italia un leader nel settore, modernizzando le sue infrastrutture.  

Clicca qui la Lettera di comitati ed associazioni città portuali italiane al Governo firmata da xx Cittadini per l’Aria onlus – Anna Gerometta xx Comitato Tutela Ambientale Genova – Giovanni Coiana xx Italia Nostra Ancona – Maurizio Sebastiani xx Comitato Tutela Ambientale Genova CENTRO-OVEST e Ecoistituto Reggio Emilia e Genova – Enzo Tortello xx Associazione AmbienteVenezia e Comitato NOGrandiNavi – Luciano Mazzolin xx  Italia Nostra Onlus – Sezione Genova – Vincenzo Lagomarsino xx We are here Venice – Jane da Mosto xx Savona Porto Elettrico – Antonella Fabri e Angelo Zoia xx  hub.MAT – Laboratorio per la Mobilità, l’Ambiente ed il Territorio APS – Olbia – Roberta Calcina xx Save Your Globe APS – Rosario Previtera xx  Comitato NOFumi-Ancona – Cristiana Paoletti xx

Dove Dante collocherebbe i Cinquestelle? E Beppe Grillo?

Abbiamo chiesto un incontro, urgente, al ministro all’ambiente Andrea Costa. Per sapere la verità. Vale il suo impegno solenne di fissare LIMITI ZERO alle emissioni dei PFAS? Oppure valgono i limiti cancerogeni che Solvay/Miteni hanno dettato al suo ministero? Ebbene, Costa non ha convocato né i piemontesi né i veneti. Brutto segnale. Procrastinare il volta gabbana a dopo le elezioni pare una furbizia che non salva i voti ai Cinquestelle. I grillini sono già accusati di tradimento ad ambiente e ambientalisti: Tav Valsusa, Tav Terzo Valico, TAP, Ilva, Acqua Pubblica, nonché alla pace e ai pacifisti.  Non ci voleva anche il tradimento PFAS. Dante colloca i traditori nella zona più bassa dell’Inferno, i più lontani da Dio. Infatti hanno violato il patto “di che la fede spezïal si cria”: rappresentano il peggio  della degradazione umana e nel gelido contrappasso sono retrocessi nella loro immobilità a “pietre umane”. Dante non perdona: “Mei foste state qui pecore o zebre!”. Lo faranno gli elettori Cinquestelle? perdoneranno la violazione del patto? in quale misura i grillini subiranno la legge del contrappasso? Il loro ex voto andrà all’astensione piuttosto che all’ancòra più immeritevole concorrenza. Magra consolazione. Ma a Beppe Grillo piacerà il Purgatorio, tra i pigri e gli accidiosi? 

Terza stazione Alta Velocità di Venezia: progetto devastante.

Perciò differito al dopo elezioni. Esiste invece una proposta alternativa di connessione ferroviaria ad asta con stazione di testa” per treni locali che viaggiano in superficie, costa un quarto del “cappio” e si realizza in metà tempo, tre anni, buoni anche per le olimpiadi, riducendo al minimo scavi e cantieri. Clicca qui: fermare il cappio finchè siamo in tempo.

MoSE: promemoria per i governi.

Un’opera sbagliata che è stata approvata e ha potuto evolversi avvalendosi di un sistema corruttivo diffuso e ramificato, come è stato accertato dalle indagini della Magistratura. Il sistema MoSE è inutile pericoloso dannoso e incompatibile con il sistema lagunare e le attività portuali. Saranno i cambiamenti climatici ad affondare il MoSE. Bisogna bloccare i lavori , con varianti in corso d’opera.  Ecco la città ed il territorio che vogliamo: clicca qui.

Occupata raffineria ENI di Porto Marghera.

A conclusione del Venice Climate Meeting gli attivisti e le attiviste del Venice Climate Camp si sono diretti verso la raffineria ENI di Marghera.

L’azione di sanzionamento rientra nel percorso che da oggi vuole unire le tante realtà che hanno partecipato alla settimana di discussione e confronto.

Eni è tra le massime aziende italiane responsabili dell’estrazione dei carburanti fossili e delle emissioni clima alteranti.

Azione diretta contro chi provoca il cambiamento climatico.

È il momento di fermare chi sfrutta e devasta il pianeta.

Vecchio copione a Venezia: imprenditori e lavoratori contro cittadini.

Grandi navi nel porto, invece a Genova.

Ben lontana dai numeri annunciati, manifestazione, organizzata dagli addetti del porto crociere di Venezia e dai lavoratori dell’indotto, per chiedere la ripartenza delle “grandi navi da crociera” in laguna, anche tramite l’escavazione dei canali e il lancio del Mose.

Memoria ligure in vista delle elezioni.

E’ prevista la costruzione di un biodigestore a Saliceti in provincia di La Spezia. La Regione ha favorito non il governo della materia “rifiuti come risorsa “ ma piuttosto la privatizzazione del settore lasciando da parte ogni tentativo di programmazione. Sostanzialmente la Liguria è rimasta ancorata alla visione del combustibile secondario da bruciare fuori regione  senza mai affrontare il nodo di riduzione degli imballaggi e dei rifiuti in genere, di riuso, di riciclo, differenziata porta a porta , di rifiuti zero, di prevenzione e di educazione ambientale. Questa situazione può portare alla nascita d impianti come quello a Saliceti con tecnologia discutibile e assolutamente sovradimensionato: pronto ad ospitare l’umido genovese e non solo che viaggerebbe in tutta la Liguria, piuttosto che  realizzare impianti di trattamento dell’umido nell’ambito della vera Raccolta differenziata.

Facciamo respirare il Mediterraneo.

La campagna internazionale si propone di ottenere dagli stati membri europei che si affacciano sul Mediterraneo (Italia, Grecia, Spagna, Francia) la designazione delle loro acque nazionali e l’intero Mediterraneo “Zona controllata per le emissioni di zolfo” (area SECA) adottando le normative e i limiti imposti a livello internazionale per queste aree. I porti italiani dovranno seguire l’esempio (clicca qui) di alcuni porti virtuosi che in diverse parti del mondo si stanno radicalmente trasformando per diventare sempre più ecocompatibili.

M5S: “No al Pfas C6O4 mostro sulle rive del Po”.

Il Movimento Cinquestelle ha fatto una interpellanza (clicca qui) al ministro dell’ambiente Sergio Costa sostenendo “Non facciamo nascere un altro mostro sulle rive del Po” riferendosi alla autorizzazione AIA  per il pfas C6O4 che Solvay ha chiesto alla Provincia di Alessandria. Costa aveva già anticipato la risposta all’interpellanza tramite un inequivocabile  preciso impegno: “Abbiamo stabilito di abbassare a livello nazionale i limiti fino allo zero laboratoriale i livelli di Pfas, dando ovviamente alle Regioni la competenza per il monitoraggio” (clicca qui). Il M5S  si batterà  a mantenere gli impegni, senza ripetere una ulteriore delusione al mondo ambientalista?

L’intelligenza artificiale della Solvay.

L’attuale disastro ecosanitario è il risultato di come Solvay abbia tutelato e tuteli il territorio dall’inquinamento terra-aria-acqua provocato senza soluzione di continuità dal suo stabilimento di Spinetta Marengo. Questo eccezionale risultato, tragicamente misurabile in morti e malattie, è stato conseguito in condizioni meteorologiche normali. Ma se dovessero verificarsi fenomeni meteorologici di eccezionale portata? Niente paura, Solvay è preparata ad affrontarli con “la consolidata ottica di prevenzione,” tramite “un innovativo sistema di previsione dei fenomeni meteo eccezionali”, che susciterà l’invidia di Luca Mercalli. A dire il vero, precisa il comunicato stampa aziendale (clicca qui CorriereAL), già ora la barriera idraulica è da considerarsi degna di lode, a prescindere dai 21 cancerogeni (tra cui il Pfas C6O4) che sempre fluttuano in falde e acquedotti. Ma addirittura questa efficienza “d’avanguardia” sarà miracolata da un “innovativo sistema di intelligenze artificiali”. Tra queste intelligenze, noi annoveriamo la connivenza degli Enti locali auspicata per l’autorizzazione AIA al C6O4.

Contaminazione PFAS: non si salva nemmeno l’Artico.

Questi cancerogeni, a causa della loro elevata stabilità, possono resistere nell’ambiente praticamente “per sempre”. Drammatico è l’allarme dei ricercatori internazionali tedeschi e americani  (clicca qui): abbiamo individuato diversi tipi di sostanze perfluoroalchiliche nelle acque dell’Oceano Artico. Dunque è provato che i Pfas si spostano non solo nelle acque ma anche in atmosfera.

E’ ciò che infatti probabilmente è avvenuto per l’avvelenamento di pfas cC6O4 nell’acquedotto di  Montecastello (Alessandria), cioè a notevoli chilometri di distanza dallo stabilimento Solvay che, secondo le analisi, ha già contaminato le falde dell’area di Spinetta Marengo. Eppure Regione, Provincia e Comune vorrebbero rilasciare nuova autorizzazione AIA alla multinazionale belga. Alla faccia del monito dell’Onu “Necessarie azioni urgenti” raccolto in Italia dal ministro Costa fissando il limite zero per i PFAS.

Da “Foresta Incantata” a “discarica di paese”.

Questa può essere la fine  di un monumento della natura, nella “civilissima” Italia, ed è la fine che sta facendo il Bosco di Policoro, o meglio quello che ne resta. Era un grandissimo Bosco, plurisecolare, intramezzato da aree palustri ricchissime di fauna, uno degli ultimi boschi planiziari, a carattere mezzo idrofilo sulle coste mediterranee. Chi vide questa meraviglia, nel 1956, ancora quasi intatta, parla di un bosco esteso sulla riva sinistra della Valle del Sinni, dalla foce a santa Maria d’Anglona, per ben 13 km, ma… (continua Gianni Gobbi, naturalista entomologo).

Un collegamento ferroviario dannoso per Venezia.

Il “Progetto del Collegamento ferroviario con l’aeroporto Marco Polo di Venezia” presentato alla Regione  Veneto per la Valutazione di Impatto Ambientale costituisce l’ennesima violazione da parte dello Stato italiano delle decisioni adottate dall’UNESCO, attraverso il Comitato per il Patrimonio Mondiale (WHC), per la tutela del sito “Venezia e la sua Laguna”. Clicca qui Italia Nostra.