Il modello di transizione ecologica di Cingolani – Draghi (e Grillo?).

Il problema, per il ministro (grillino?), è che “il mondo è pieno di ambientalisti radical chic e di ambientalisti oltranzisti, ideologici: sono peggio della catastrofe climatica verso la quale andiamo sparati”. Altrimenti il suo modello è il Piano di ripresa scritto dal suo Ministero al quale spetta circa il 40% dei fondi del Recovery Fund. Tale piano, commenta Marco Palombi, non è altro che un copia-incolla, una non libera rielaborazione di progetti già presentati da grandi imprese a cui  viene assegnata una corsia velocissima per le autorizzazioni: la riconversione delle raffinerie per produrre carburanti (waste to fuel dell’Eni); lo stoccaggio di CO2 (sempre Eni a Ravenna); mega-impianti per rinnovabili in aree industriali (Enel); gasdotti ovunque  compresi i due per la Sardegna bocciati dall’Autorità per l’energia; i poteri sull’end of waste, cioè quali rifiuti smaltire e come, attribuiti alle Regioni (Confindustria Ambiente).

Cingolani e Draghi (e Grillo?) ritengono che la transizione energetica consista nel far pagare allo Stato gli investimenti in gas – che resta un fossile, anche travestito da idrogeno – di grandi aziende e affidarsi al laissez-faire paesaggistico e industriale, altrettanto sussidiato, quanto alle rinnovabili. Dunque gli inceneritori di rifiuti diventano opere strategiche per la transizione, si possono autorizzare un po’ di trivellazioni in mare o buttare lì che sul nucleare bisogna essere pragmatici, guardare ai numeri e alle tecnologie di quarta generazione, senza uranio arricchito e acqua pesante (mature fra 40 anni).

Siamo un branco di ambientalisti radical chic, oltranzisti, ideologici.

Caro Cingolani, oltranzista è il modello di sviluppo che ci uccide: il tuo modello.

Raccomandato da Beppe Grillo, il cosiddetto  ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, mette in guardia contro un mondo “pieno di ambientalisti radical chic, oltranzisti, ideologici”. Ci definisce “peggio della catastrofe climatica verso la quale andiamo sparati […] Spero che rimaniate aperti a un confronto non ideologico, che guardiate i numeri”. Il commento di Luca Mercalli clicca qui

Ilva, prima fonte di CO2 in Italia.

Il nuovo rapporto ONU sul clima è il più dettagliato  allarme mai presentato fino ad ora. Afferma che i cambiamenti climatici sono “inequivocabilmente” causati dalle attività umane e stanno provocando disastrosi effetti “senza precedenti”.

In Italia il simbolo dell’emergenza climatica sono gli altoforni a carbone e le cokerie dell’ILVA di Taranto, gli unici impianti di questo genere ancora rimasti nella nostra nazione. Siamo di fronte, oltre al disastro ecosanitario, anche al disastro climatico. Siamo di fronte a due disastri ecologici, uno locale e uno globale. Quello di Taranto è un ciclo siderurgico insostenibile per gli uomini e per il clima. Va fermato. Clicca qui il cronoprogramma chiesto da Peacelink al Governo.

Ecoreati: non fermate i processi!

Il governo non è riuscito a far diventare legge la riforma Cartabia. La maggioranza alla Camera dei Deputati si è spaccata sugli ecoreati. Il testo è stato approvato alla Camera ma non al Senato. E i tempi si sono allungati: la riforma slitta a settembre. A settembre ritorniamo alla carica con i senatori che si vorranno battere sugli ecoreati. Nel frattempo continuiamo la raccolta di firme, dobbiamo coinvolgere anche le associazioni e i sindaci. Clicca qui per firmare.

“Ambiente Delitto Perfetto” di Barbara Tartaglione e Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia, in 518 pagine contiene una antologia dei maggiori disastri ecosanitari italiani rimasti impuniti nelle aule giudiziarie soprattutto per effetto  del colpo di spugna della prescrizione. Il libro è stato stampato in un migliaio di copie totalmente a spese degli autori e il ricavato interamente devoluto alla Ricerca per la cura del mesotelioma. Purtroppo è esaurito e non abbiamo le risorse personali per ristamparlo. Se vi è chi, soprattutto editore, vuole impegnarsi nell’impresa: contatti movimentolotta.maccacaro@gmail.com.

Gli eventi disastrosi confermano: altro che “Green Deal”, il Pnrr è un vero attacco all’ambiente.

Invece di puntare davvero alla transizione ecologica, il piano destina le risorse a progetti con fonti fossili e alle grandi opere, grazie agli “sblocca cantieri” modello Berlusconi. Per evitare che la “cascata di miliardi” si traduca in nuovi sfasci ambientali e sociali occorre (continua)

Non chiamatela calamità. Le responsabilità sono precise.

Un disastro immane che ha azzerato la biodiversità, distrutto interi ecosistemi, carbonizzato boschi secolari, sterminato migliaia di animali: dai mammiferi agli uccelli, dagli insetti agli anfibi e ai rettili. Enormi porzioni di paesaggio sono ormai irriconoscibili. Un disastro per l’agricoltura, la pastorizia e le migliaia di persone coinvolte. Clicca qui.

Difendiamo Punta Giglio.

Sono un componente del comitato sorto circa tre mesi fa ad Alghero in difesa di Punta Giglio, zona protetta di un parco regionale a Porto Conte, Sito di Importanza Comunitaria (SIC) e Zona di Protezione Speciale (ZPS), in cui si sta tentando con tutti i mezzi , anche contro ogni norma, di imporre un progetto di costruzione di un Hotel ristorante con piscina, con la vergognosa scusa di “rifunzionalizzare una vecchia installazione militare”, ex Batteria della Marina Regia. Il Comitato si chiama: Punta Giglio Libera. Per migliori chiarimenti ed informazioni potete telefonare al  3298433903 Bruno .

Il mistero della transizione ecologica.

Il PNRR italiano e il suo padre, il RRF della Commissione europea, e la sua madre, il programma NextgenerationEU, altro non sono che armi di distrazione di massa, finalizzate a bloccare l’attenzione intorno a misure e progetti assolutamente inconsistenti, se non controproducenti. Se il ministro della Transizione sembra sensibile soprattutto alla lobby del gas (Eni ed Enel), il PNRR, nel suo insieme, destina il giusto tributo anche a quella del cemento e delle Grandi opere: il piano pullula di autostrade, aeroporti e treni ad Alta velocità, chiamati infrastrutture, tutti finanziati a spese del trasporto locale (compreso il TAV Torino-Lione, ricompreso nel PNRR, senza nominarlo, nelle vesti del fallito Ten-T). Continua Guido Viale.

Noi siamo la marea, voi siete solo (G) 20.

Mobilitazione a Venezia contro il meeting della finanza: il G20, rappresenta gli Stati con le economie più importanti a livello planetario, che vorrebbe ro ricondurre il mondo alla regola neoliberale che ha eliminato i diritti dal suo vocabolario, costruendo un divario sempre maggiore tra ricchi e poveri. 150 economisti chiedono alla BCE di cancellare i debiti sovrani che rappresentano una catastrofe economica e sociale all’orizzonte: ne discutiamo con alcuni firmatari. Sulla newslettera di Doriella&Renato (clicca qui)  anche gli altri appuntamenti di una grande estate di lotta su tutto il territorio nazionale.

Una devastazione appenninica per un gas che non ci serve.

Senza neppure  attendere l’esito della campagna di monitoraggio dell’aria richiesta dalle prescrizioni della VIAè stata rilasciata l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per l’esercizio della centrale di compressione gas della società Snam Rete Gas  sita nel Comune di Sulmona (AQ)zona ad alto rischio sismico e nei pressi della faglia attiva del Monte Morrone. L’impianto dovrebbe essere utilizzato per il futuro gasdotto “Linea Adriatica”, che a dispetto del suo nome attraverserebbe da sud a nord le aree appenniniche più altamente sismiche del nostro Paesenonchè di eccezionale valenza ambientale e paesaggistica, dunque  con la sottrazione di centinaia di ettari di terreni agricoli e l’abbattimento e l’eradicazione di almeno cinque milioni di alberi. Prosegue la mobilitazione popolare: già nel 2018 a Sulmona una manifestazione popolare contro la centrale ha visto la partecipazione di 12.000 persone e l’adesione di quasi 400 istituzioni ed organizzazioni, sostenute dalle amministrazioni locali.

2001-2021: vent’anni dal G8 di Genova. Com’è cambiato il mondo.

Sono passati vent’anni dal G8 di Genova, uno dei momenti fondanti del movimento altermondialista. Un movimento che ha saputo prevedere le crisi sociali, economiche ed ambientali con lungimiranza di fronte a un sistema economico sempre più insostenibile, protestando contro le politiche neoliberiste dei grandi paesi industrializzati. Quello che si ricorda più comunemente come movimento “no global” non era affatto una lotta contro la globalizzazione in sé quanto piuttosto una reazione critica a tutte quelle dinamiche che la globalizzazione avrebbe (e ha) mosso. Basti pensare al problema dello sfruttamento, a quello delle diseguaglianze e allo scontro tra ricchezza e povertà, tanto polarizzato. La pandemia.  Quindi oggi è importante raccontare Genova, e capire dove siano gli spazi di intervento, proposta, denuncia e mobilitazione che possano aiutarci nella costruzione di un mondo diverso e come questo sia realmente possibile. Questo obiettivo si pone il convegno di COSPE: clicca qui

E’ Toti che ruba lo stipendio?

Riceviamo crescenti apprezzamenti per la Lista (siamo a 32mila utenti!)  ma anche mail con “cancellami”. C’è però un “cancellami” che è clamoroso, per non dire scandaloso. Quello dell’ARPAL della Liguria. L’acronimo ARPA sta per Agenzia Regionale per la protezione dell’Ambiente. Quella ligure, con altre 21 ARPA e ISPRA, compongono il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA) istituito dalla legge 132/2016. Cioè l’ARPAL è pagata dai contribuenti italiani per svolgere oltre alle funzioni tradizionali di “controllo e vigilanza”, compiti di monitoraggio, elaborazione e diffusione dei dati ambientali nonché l’elaborazione di proposte tecniche: limiti di accettabilità, standards, tecnologie ecologicamente compatibili, verifica dell’efficacia “tecnica” delle normative ambientali ecc. Onde intervenire prontamente, nel monitoraggio, dunque l’ARPA Ligure dovrebbe porre la più scrupolosa attenzione a tutte le segnalazioni e informazioni che le provengono dal territorio, dunque massima attenzione ad una Lista,  la nostra, della Rete. Invece no: “cancellami”. E’ l’iniziativa di un funzionario, oppure del direttore dell’Arpal, oppure del presidente della Regione Liguria? Chiunque sia, ruba lo stipendio.

Ponte sullo Stretto di Messina grave danno all’Ambiente.

Clicca qui Italia Nostra che ribadisce quanto già espresso congiuntamente da altre associazioni ambientaliste in una lettera al Governo di fine marzo scorso, a proposito del rilancio del progetto del 2010 del General Contractor Eurolink (capeggiato da Impregilo) da parte del Webuild (società composta da Impregilo-Salini e da Astaldi) di un ponte sospeso a unica campata della lunghezza di 3.300 metri, sostenuto da torri alte 400 metri. Sono invece necessari interventi per migliorare la logistica e le reti ferroviarie e stradali siciliane e calabresi, ricordando come in questi anni i servizi forniti dai traghetti e dalle ferrovie siano stati ridotti e come ci sia bisogno di interventi urgenti su infrastrutture che devono essere messe in sicurezza e adeguate (per carenze nella progettazione ed esecuzione dei lavori o per scarsa manutenzione), pensando nel contempo a velocizzare le relazioni e a favorire l’intermodalità a vantaggio di residenti e turisti.

Nasce la “Coalizione Art.9 per salvare il paesaggio”.

Ad opera di quindici associazioni ambientaliste, Altura, Amici della Terra, Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli, Assotuscania, CNP, Comitato per la Bellezza, ENPA, Italia Nostra, LIPU, Mountain Wilderness, Movimento Azzurro, Movimento nazionale Stop al Consumo di Territorio, Pro Natura, Rete della Resistenza sui Crinali, Wilderness Italia, assai preoccupate delle novità contenute nel decreto “Semplificazioni”, varato a supporto del PNRR del governo. Clicca qui.

Prima causa legale contro lo Stato italiano per inazione climatica.

Per la prima volta la società civile fa causa allo Stato affinché si assuma le sue responsabilità di fronte all’emergenza climatica. Nell’ambito della campagna di sensibilizzazione intitolata evocativamente “Giudizio Universale”, la causa è stata avviata di fronte al Tribunale Civile di Roma nei confronti dello Stato, rappresentato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dei 203 ricorrenti della causa, 24 sono associazioni, 17 minori – rappresentati in giudizio dai genitori e 162 adulti. Clicca qui.

Soprintendenza Unica, colpo di grazia alla tutela paesaggistica.

Gli ingranaggi del Recovery Plan faranno strame della natura, della cultura, della storia e dell’identità, di quello che a pieno titolo, ma ancora per poco, possiamo chiamare il Bel Paese. La capillare diffusione delle “rinnovabili”, così come prevista, per la nostra Italia, non è sostenibile: non è possibile spargere sul territorio nuovi impianti di estensione dieci volte maggiore di quanto già orrendamente impiantato negli ultimi quindici anni. Sarà un massacro e l’ultimo insulto al paesaggio. Clicca qui Italia Nostra.

Fuori le grandi navi dalla laguna.

Il 5 giugno le grandi navi torneranno a passare per il canale della Giudecca e per il bacino di San Marco, e con la nostra manifestazione, sedendoci lungo la fondamenta o venendo in barca, noi risponderemo mettendo in pratica un’altra idea di Venezia: quella fatta a misura di chi la vive, dove non c’è spazio per il gigantismo navale e dove i campi si animano di discussioni, di bambini che giocano, di piccoli eventi sparsi per tutta la città.

C’è giustizia a Brindisi. Adesso tocca a Genova (ponte Morandi), Vicenza e Alessandria (Pfas)?

Fabio Riva è la persona che nel corso di una conversazione intercettata disse: ‘Due tumori in più al mese? cosa vuoi che siano? una merda.  Ora possiamo dirgli: 22 anni di reclusione cosa vuoi che siano? una merda.

Questa sentenza rappresenta una svolta storica sul piano giudiziario per la città di Taranto.  E non solo, speriamo. Questa sentenza è un macigno  sulle azioni del Governo: non saremmo un Paese credibile e giusto se all’interno del PNRR, a partire dall’ex Ilva, non si avviasse  una vera transizione ecologica che parta dalla chiusura immediata dell’area a caldo dell’acciaieria (confiscata dalla sentenza e in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato).

Per l’Ilva di Taranto, al processo “Ambiente svenduto” durato cinque anni, per associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro, avvelenamento di sostanze alimentari, corruzioni in atti giudiziari, omicidio colposo e altre imputazioni, la Corte di Assise di Brindisi condanna a vario titolo: 22 anni di reclusione a Fabio Riva e 20 al fratello Nicola21 anni e 6 mesi a Girolamo Archinà responsabile delle relazioni istituzionali e definito dall’accusa come la “longa manus” dei Riva verso istituzioni e politica; 21 anni a Luigi Capogrosso direttore dello stabilimento; 18 anni e 6 mesi a Lanfranco Legnani, Alfredo Ceriani, Giovanni Rebaioli e Agostino Pastorino considerati una sorta di “governo ombra” dei Riva; 3 anni e 6 mesi a Niki Vendola ex governatore della Puglia accusato di concussione aggravata in concorso; 3 anni a Gianni Florido ex presidente della Provincia e a Michele Conserva ex assessore provinciale all’ambiente per concussione,  15 anni e 6 mesi a Lorenzo Liberti ex consulente della procura;   2 anni per favoreggiamento a Giorgio Assennato ex direttore di Arpa Puglia; 5 anni e 6 mesi a Francesco Perli avvocato dei Riva; eccetera per un totale di 47 imputati (44 persone fisiche e 3 società); trasmissione degli atti alla procura per l’ipotesi di falsa testimonianza per l’ex arcivescovo della diocesi di Taranto Benigno Papa. Insomma una bella associazione a delinquere industriale, politica, amministrativa, legale, ecclesiale.

 

Clicca qui Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink.

Clicca qui i giornali:

La gazzetta del mezzogiorno

Il corriere della sera

La Stampa

Il Fatto quotidiano

Piattaforma contro il G20 di Venezia.

Dal 7 all’11 luglio, Venezia ospiterà il meeting annuale dei ministri dell’economia e della finanza dei paesi più industrializzati e ricchi che rappresentano il 66% degli abitanti della Terra, il 75% del commercio internazionale, l’85 % del Pil e l’84% delle emissioni di gas climalteranti. Le cause delle diseguaglianze sociali, oltre che degli effetti patologici di un virus, sono da ricercare nello sfruttamento sconsiderato della vita e della natura, pianificato dagli stessi attori che saranno protagonisti del G20. Non è ammissibile che un’élite di super ricchi controlli il 90% della ricchezza globale. Non è ammissibile che le maggiori multinazionali possano fare profitti stratosferici con la pandemia a scapito della qualità della vita di tanti e tante. Non è ammissibile che nelle borse valori si guadagni mentre aumentano la disoccupazione, la povertà e i conflitti. La cosiddetta riconversione ecologica non deve tradursi in un’accelerazione di

tutte quelle grandi opere inutili e dannose come la TAV e le trivellazioni, in un aumento dei fondi destinati ai grandi devastatori dell’ambiente come Eni. Clicca qui l’appello.

A due passi da Roma incombono nuove ciminiere.

Tra le dichiarazioni del nuovo Ministro della (finta) transizione ecologica e l’incombere di un DL semplificazioni che sembra essere scritto ad esclusivo vantaggio di multinazionali e speculatori, uno dei poli energetici più grandi d’Europa, quello di Civitavecchia, rischia di vedersi negare per l’ennesima volta il diritto alla bonifica e alla vera decarbonizzazione. Infatti, come più volte dichiarato da ministri e grandi gruppi industriali, la chiusura delle centrali a carbone italiane, e tra queste la gigantesca TVN di Civitavecchia, coinciderà con la costituzione di nuovi impianti alimentati a gas, un altro combustibile fossile inquinante e climalterante. –  sabato 29 maggio 2021, ore 18:00 manifestazione e assemblea  pubblica presso a Piazzale Gugliemotti, Civitavecchia (a due passi dalla stazione ferroviaria).

No allo stoccaggio di CO2 nel mare di Ravenna.

La transizione energetica non può includere investimenti a medio-lungo termine che non siano destinati al rafforzamento della produzione di energia da fonti rinnovabili che, per inciso, hanno intensità occupazionale superiore rispetto al settore dei combustibili fossili. Fa parte invece di una strategia “irrazionale e impraticabile”  il progetto Ccs (Carbon Capture and Storage), targato Eni,  cioè la realizzazione del più grande sito di stoccaggio di anidride carbonica del mondo. sotto il mare Adriatico, al largo di Ravenna, utilizzando giacimenti di gas naturale ormai esausti. Troppi rischi e nessun beneficio climatico.  Clicca qui.

Mancano leggi fondamentali contro i crimini ambientali.

Dal 2015 le norme sono più dure, grazie anche alla direttiva europea, ma i reati ambientali aumentano: sono 95 a giorno, 4 all’ora. Il business potenziale legato a questi reati è di 19,9 miliardi di euro e le regioni con più reati sono quelle a tradizionale insediamento mafioso, Campania, Puglia, Sicilia, Calabria, che hanno raccolto il 44,4% delle infrazioni. “Ma se si va a vedere quante volte sono state applicate dalle procure e dalle forze dell’ordine le nuove sanzioni introdotte nel Codice penale, ai primi posti ci sono anche le regioni del nord, dove vengono contestati in maniera forte quei delitti legati all’attività di impresa”, spiega il responsabile dell’Osservatorio sulla legalità di Legambiente. Clicca qui.

Non ci sarà transizione e tanto meno ecologica.

Il ministero per la Transizione ecologica è sempre il vecchio ministero dell’Ambiente. Le scelte sul tipo di sviluppo del nostro Paese continueranno a essere fatte dal mercato, l’obiettivo da perseguire sarà sempre la crescita quantitativa, il dio Pil sarà sempre la nostra unità di misura e, al massimo, si darà una spolverata di verde purché sia “sostenibile”, e cioè sia compatibile con le esigenze del mercato e del profitto aziendale. Clicca qui.

Ennesimo tentativo di sospendere le norme di tutela previste dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.

Contenuto nella bozza del dl Semplificazione delle procedure autorizzative per i lavori di costruzione di impianti per le energie rinnovabili finanziati con il Recovery plan. Protestano  le associazioni del settore archeologico che rappresentano imprese, professionisti e lavoratori, docenti universitari e amministrazioni pubbliche. Clicca qui.

Profonde critiche su metodo e contenuti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Le scelte obsolete del governo nel PNRR  vanno nel verso contrario alla declamata “transizione ecologica” che di fatto è una “spinta autoritaria” a grandi opere e progetti fonti di grande inquinamento e fermi da tempo (puntare sul metano ed estendere gli impianti di biogas e biometano, proseguire la rete di alta velocità, costruire la rete 5G wifi, recuperare il fallimento del superbonus 110% per l’edilizia ecc ….). Clicca qui  il comunicato del Movimento Legge Rifiuti Zero per l’Economia Circolare.

La riconversione green fallirà con l’energia sempre più cara.

Le liberalizzazioni hanno fatto schizzare i costi e con le rinnovabili andrà peggio. Senza prezzi accessibili non c’è ecologia. Serve lo Stato, non il mercato. Non è possibile  perseguire una “transizione energetica” seguendo logiche di mercato. Per vincere la povertà energetica ed evitare un continuo aumento dei prezzi bisognerà muoversi nel solco della Costituzione: i prezzi dovranno essere stabiliti dalla politica, serviranno giganteschi investimenti pubblici nella ricerca, nella produzione di rinnovabili e nelle reti, gestiti anche da società statali o cooperative che abbiano come missione non il profitto quanto l’innovazione e l’offerta di servizi con l’obiettivo di fondo di evitare che la transizione aggravi gli intollerabili squilibri sociali presenti nella società europea. Clicca qui.

Ponte, industria e meno ospedali.

Man mano che si scorrono le 2.500 pagine del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), si vede qual è l’indirizzo del governo Draghi. Per esempio sulla sanità: mentre il piano di Conte puntava sul rafforzamento dei piccoli ospedali e dei poliambulatori, la nuova versione inverte i pesi dei finanziamenti. Ci saranno più soldi per i medici di base, quindi per le cure domiciliari e la telemedicina (risposte ai quesiti dei malati via telefono), mentre briciole per i piccoli nosocomi territoriali e per gli ambulatori. Ma la parte del leone le faranno le infrastrutture, addirittura il Ponte di Messina, che dopo 50 anni e palate di milioni buttati, ritorna sul tavolo. L’opera non è contenuta nel Pnrr, ma sembra essere la naturale prosecuzione dell’Alta velocità Salerno-Reggio Calabria. Il governo dei Migliori  vuole fare  quello che Berlusconi aveva sempre tentato: un’opera che è già costata solo per fantasiosi studi e progetti quasi 1 miliardo di euro. Insomma il governo, dopo aver costruito un Recovery Plan che non affronta la transizione ecologica perché sottrae risorse al trasporto pubblico, alla depurazione, alla dispersione delle reti idriche e alle energie rinnovabili,  lavora per realizzare un’opera dall’impatto ambientale devastante continuando ad ignorare le emergenze del Sud del paese.

Con il Pnrr la politica dei trasporti si concentra sull’Alta Velocità.

Meglio se anche adatta alle merci e diretta verso le regioni del Sud . Interventi infrastrutturali inutili, e disastrosi per l’ambiente:  le notevoli emissioni di CO2 non possono essere compensate nel tempo ipotizzando di trasferire alla ferrovia flussi di merci inesistenti. Esempio, per la linea Salerno-Reggio Calabria si opta per un  inutile costosissimo corridoio interno, caratterizzato da oltre 160 km di gallerie e da 30 miliardi di costo previsto. Esempio , per il traforo ferroviario di base del Brennero (lungo 55 km), le emissioni in fase di costruzione vengono stimate in circa 3,1 milioni di tonnellate di CO2, compensabili in circa 20 anni di esercizio a fronte di un traffico compreso fra i 20 ed i 30 milioni di t/anno. Il risultato sarà di emettere, nel prossimo decennio, una enorme quantità di CO2 recuperabile forse soltanto dal XXII secolo. Con buona pace della transizione ecologica. Clicca qui.

Recovery, addio sogni green: il cemento seppellirà l’Italia.

Un piano – che nasce da un disastro sanitario! –  stanzia 25,33 miliardi per le infrastrutture contro i 15,63 per la salute. Piano obbediente a logiche più industriali e finanziarie che ecologiche. La Valutazione di Impatto Ambientale è sentita come un intralcio allo sviluppo, non come una garanzia per l’ambiente. L’allargamento del “silenzio assenso”  costringe le soprintendenze svuotate di personale a dire “sì” ad ogni scempio paesaggistico. Per WWF, Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club e Transport & Environment (T&E, ) ecc. il Pnrr è un’occasione sprecata per quanto riguarda la transizione energetica. E spunta perfino il ponte sullo stretto.  Clicca qui

Questo PNRR non promuove la transizione ecologica.

Il consumo di suolo non è una preoccupazione del Pnrr del governo Draghiche sull’urbanistica compie un pericoloso passo indietro. La Valutazione d’impatto ambientale è presentata come un ostacolo alle opere. LEGGI L’ARTICOLO >

Questo PNRR è un piano di ammodernamento di un modello di sviluppo insostenibile, non promuove la transizione ecologica e non affronta alla radice le cause delle crisi che stiamo vivendo. LEGGI L’ARTICOLO >

Il cambio di visione in senso ambientale non si vede e il suolo appare come un semplice elemento su cui poggiare impianti per la produzione di energia. LEGGI L’ARTICOLO >

Venezia e Grandi Navi. Il bando “Fuori dalla Laguna” è ingannevole.

Si pensa che il problema si risolva per il solo fatto di non vederle più passare per il Bacino di S. Marco davanti al Palazzo Ducale. Invece il pericolo, che pochi conoscono e che non viene mai nominato, derivante dall’attuazione del progetto è che esso è obbligato allo scavo di ben 2.3000.000 metri cubi di fondale (continua) 

 

La nuova diga di Genova serve ai giganti del trasporto marittimo.

Prevedendo un raddoppio del traffico di container nel 2029 rispetto al 2019, alla voce “Costo e finanziamento dell’opera” si sommano 500 milioni di euro dal Recovery fund, 250 con fondi dell’autorità portuale (che è un ente dello stato) e 200 dal ministero delle infrastrutture e dei trasporti, totale 950 milioni. Per il completamento dell’opera servirebbero, da preventivo, altri 400 milioni, che al momento non ci sono. Le istituzioni sono schierate a favore della diga: secondo l’Autorità di sistema portuale, il sindaco, i governi regionale e nazionale e perfino l’arcivescovo, è irrinunciabile sostituire la vecchia con una nuova diga, più al largo, che dia spazio di manovra a navi lunghe anche 400 metri. La loro analisi costi-benefici di questo “gigantismo navale” sono ovviamente ottimiste, soprattutto per l’imprevedibile effetto occupazionale,  poco attente all’inquinamento e alle ricadute sociali e urbanistiche.  Clicca qui.  

Zero manutenzione all’Autostrada dei Parchi.

Reati di attentato alla sicurezza dei trasporti, inadempienza nelle pubbliche forniture, crollo di costruzioni. Carlo Toto pretende “economicità” nei lavori di messa in sicurezza delle autostrade, “al fine di ridurre le spese per il gruppo aumentando quindi i ricavi dalla concessione”. Tanto che i lavori sui viadotti negli ultimi anni sono già ammalorati, con le armature corrose e degradate, colpa anche di materiali non idonei. E in molti casi il degrado delle armature esterne delle pile “è pressoché totale e sfiora il 100 per cento”, determinando problemi di natura statica, spiegano i carabinieri. Clicca qui.

Salviamo Venezia e la sua laguna.

Clicca qui il Dossier in 40 pagine quale contributo  al dibattito lanciato dal Comitato NOGrandiNavi che avrà un importante appuntamento per il 10 aprile “Tavolo Cittadino sul Crocierismo a Venezia- Prospettive e Soluzioni Possibili” che si terrà in Campo Santa Maria Formosa. Anche questo Dossier è inviato a tutte le istituzioni, enti ed organismi competenti e deve essere inteso come una sorta di Diffida preventiva dall’imboccare percorsi irregolari, inutili e dannosi per la collettività e per l’ambiente. Il Dossier verrà inviato anche alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica perché si verifichi il rispetto delle procedure burocratiche e delle leggi in vigore; si chiede di verificare ed impedire che vengano sperperate inutilmente consistenti risorse economiche pubbliche nell’affidamento di nuovi incarichi, studi, progetti.