Brutta aria in politica.

 In primo piano, la tomba di Gianni Spinolo, grande avversario e vittima di Solvay.
Un gran daffare a nascondere la polvere (cancerogena) sotto i tappeti. Mentre Solvay si fa propaganda invitando frotte di studenti della provincia per ammirare le meraviglie dello stabilimento di Spinetta Marengo, a coprire le larghe spalle della multinazionale belga provvedono come sempre  le istituzioni locali: in questo frangente è presentata al ristretto  pubblico la “task force” del neo assessore alla sanità regionale Federico Riboldi. Tale denominazione bellica che in italiano è mitigabile  come “unità di pronto intervento”, fa abbastanza ridere perché, mentre Riboldi scopre l’acqua calda, il disastro ecosanitario di Alessandria è vecchio come il cucco, e nei recenti cinquant’anni i politici hanno fatto finta di affrontarlo sotto altri nomi: commissione consiliare, osservatorio ambientale, gruppo di studio, ecc. Tutte inconcludenti distrazioni ad uso dell’opinione pubblica. Con questa cosiddetta task force innanzitutto si punta a sviare l’attenzione sulla ventina di cancerogeni che Solvay spara in aria-acqua-suolo, limitandosi  solo alla punta dell’iceberg dei Pfas.
 
All’assessore Riboldi con l’elmetto di cartone in testa, Solvay Syensqo ha affidato il compito di prendere tempo-perdere tempo: diluire il più a lungo possibile i tempi degli esami del sangue di una ristretta popolazione, piuttosto che il monitoraggio di massa provinciale rivendicato e negato da decenni (i cittadini gli esami se li sono fatti a proprie spese). E, con ciò, rinviare l’unica discussione, ovvero decisione, da fare oggi: su come chiudere, ORA le produzioni della Solvay di Spinetta Marengo e, POI, chiedere i risarcimenti per le Vittime in base ai monitoraggi ematici nel frattempo eseguiti: i cui risultati  inevitabilmente saranno oggetto di lunghissime valutazioni e discussioni in sede giudiziaria (senza riconoscimenti per i tanti Gianni Spinolo sulle lapidi del cimitero di Spinetta).  
 
Il trucco di Solvay-Riboldi è infatti  rovesciare le priorità dei tempi: DOPO che i cittadini faranno da cavie di laboratorio, e ponderati i pro e i contro delle morti e delle malattie, e soppesati i rapporti causa-effetto, e i valori di soglia dei veleni compatibili nel sangue (perdio! ma solo zero è compatibile!), insomma dopo un milione di se e di ma, POI eventualmente, non necessariamente, iniziare la discussione sulla chiusura… secondo i tempi nazionali e internazionali prefissati da Solvay Syensqo. “Altrimenti ha detto senza pudore Riboldi “si prendono decisioni di pancia”. Purtroppo alcuni attivisti ambientalisti si fanno pigliare nell’ingranaggio del trucco. Spontaneamente approva l’irresponsabile sindaco di Alessandria (vedi Adriano Di Saverio).
 
Affinchè tutto resti saldamente nelle mani di Solvay-Riboldi-Regione, la cosiddetta  task force è stata articolata in “commissione tecnica” e “commissione scientifica”, cioè polverizzata  in una pletora ininfluente di fedeli  funzionari provinciali e regionali, nonché di eterogenei dirigenti sanitari per successive diagnosi e terapie a lungo termine. Il fine evidente è annegare ancora una volta in un mare di informazioni tecniche, come non bastassero tutti i dati ambientali e sanitari pur usciti dai mafiosi Arpa e Asl, e nove indagini epidemiologiche nella Fraschetta, a tacere i referti delle Università di Liegi e Aquisgrana.  
 
In concreto, l’impegno “finanziario” consisterebbe  al momento in un annunciato camioncino attrezzato  che girerebbe a fare prelievi in un limitato  raggio di 3 chilometri attorno al polo chimico. “Sui tempi di chiusura” precisa la Regione, “non si possono al momento indicare delle date, perché dipendono dai risultati dei primi campioni”. Lo sappiamo, campa cavallo per il resto della Provincia, del Comune di Alessandria, degli altri Comuni , come Montecastello dove è stato addirittura chiuso l’acquedotto.
 
E’ stato commentato: “Quello della cosiddetta ‘task force’ è solo l’ultimo di una lunga serie di capitoli che da anni si susseguono e che continuano a raccontare la presenza di un inquinamento, di responsabilità relative e di risposte il più delle volte flebile e lascive”. Ecco, “lascive” è il termine appropriato, con i suoi sinonimi: scandalose, indecenti, immorali, vergognose, disoneste, criminali… Syensqo.

Jaques Pierre Joris, Bernard de Laguiche, Carlo Cogliati, Salvatore Boncoraglio, Giorgio Canti, Luigi Guarracino, Giorgio Carimati, Giulio Tommasi non avrete il coraggio di farvi interrogare in Corte di Assise, al massimo leggerete una deposizione scritta dagli avvocati. Leonardo Capogrosso e Luigi Guarracino: due direttori esemplari.

Siete stati rapinatori a mano armata dell’ambiente e della salute, sul terreno avete lasciato distruzione e morti! Dunque dovete pagare. Dunque Solvay devi pagare di tasca tua i risarcimenti alle vittime e la bonifica del territorio (che salvaguarda l’occupazione), anche perché ti eri comprata per una manciata di mangime la gallina dalle uova d’oro e ora non puoi andartene (come stai tentando) lasciandoci lo sterco del pollaio.
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Clicca qui La Stampa “Processo al polo chimico, ora della Solvay. Inquinata dal mercurio Spinetta è come Bussi. Sott’accusa l’Ausimont”

Una Grande Figura Del Movimento Operaio Alessandrino

Stamane il funerale di un grande. Per noi Gianni Spinolo è stato un grande.
Negli anni d’oro della classe operaia, quando Spinetta Marengo era modello non solo locale, Spinolo era il segretario del PCI nel colosso Montedison, dove era entrato giovanissimo, e nella potente sezione che lui aveva intitolato a Guido Rossa, l’operaio assassinato dalle brigate rosse. Insomma, fino agli anni ’80, era a livello provinciale il segretario-operaio-comunista per antonomasia. Che dirigeva, “dava la linea”, ma che distribuiva il giornale casa per casa tutte le domeniche e cuoceva i salamini alle feste dell’Unità. Segretario scomodo, tanto che fu tra i primi, e i pochi, ad Alessandria a ribellarsi pubblicamente ai bavagli del centralismo democratico del PCI.
Ferito, deluso del sindacato e del partito che avevano rinunciato a cambiare la società, scelse la bicicletta. Solitario, “un uomo solo al comando”(ironizzava), anno dopo anno ha cavalcato migliaia di chilometri su e giù per l’Appennino. Poche settimane fa si lamentava che gli mancava il fiato a pedalare. “Mi scoppia il cuore”: sempre esagerato come al solito. L’ho preso in giro come facevamo ipocondriaci da 40 anni reciprocamente. Il cuore l’ha fulminato: questa volta aveva ragione lui. Anche questa volta, perché, a dire il vero, era sempre stato il mio infallibile consigliere politico e sindacale. Assieme nel sindacato, nel consiglio di fabbrica, nelle assemblee, ai picchetti… Ti ricordi che per colpa di quello stronzo fummo costretti a dormire molte notti fuori casa, per non essere arrestati, finchè non fu chiarito l’accaduto al picchetto? Assieme nel partito nello scontro proprio con il sindacato che firmava accordi lesivi della salute dei lavoratori. Ti ricordi che mi rimproveravi di essere “solo” ambientalista e non anche naturalista e animalista, mentre inchiodavi la macchina per non investire un riccio? Assieme licenziati per aver denunciato Tangentopoli in Montedison. Ti ricordi come per la gioia ti sfogasti calpestando il tuo proverbiale basco, quando il pretore ci reintegrò nei posti di lavoro? Assieme perfino a vedere i miei interminabili filmini, anche perché l’unico a reggerli fino alla fine, tanto da meritarti le cene vegetariane. Ti ricordi che ogni volta arrivavi con qualche vecchia foto dei compagni di lotta, indicando: anche questo l’abbiamo seppellito, con il sorriso commosso e nostalgico di chi voleva esorcizzare la morte? Per un po’ l’hai tenuta a bada sulle montagne dell’Appennino.
Lino Balza

Caro Balza,
grazie di aver così ben delineata la figura di Gianni SPINOLO, un caro
amico, la cui scomparsa crea un vuoto incolmabile in chi ha vissuto
con LUI una infanzia felice.
Prof. Dott. GIANFRANCO MANUELLI
ITALIA NOSTRA-sez. di Alessandria

Caro Balza,
ricordo bene l’ottimo Gianni Spinolo. Ho proposto il tuo delicato ricordo al sito di Città Futura, che certo lo pubblicherà tra oggi e domani. Molto cordialmente. Franco Livorsi