Rossa o Rossi o Cavallera? Chi buttiamo giù dalla mongolfiera? Tutti e tre.

Flop di partecipazione al Luna Park Solvay. Diserta la popolazione. Non mancano invece i politici. E nemmeno prezzolati e leccaculo giornalisti. Tutti, Lombardi & Maffiotti in testa, fanno orecchio da mercanti sulla nuova discarica che abbiamo denunciato. Clicca qui.
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Lettera aperta a Claudio Lombardi, assessore all’Ambiente del comune di Alessandria, e a Alberto Maffiotti, direttore dell’ARPA di Alessandria.‏

Come vi abbiamo informato, attendendo risposta, sul blog di Medicina Democratica clicca qui con video e foto è documentata la enorme montagna di rifiuti che si sta innalzando per centinaia di metri dentro lo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo. Non vorremmo che le risposte fossero superficiali e pilatesche: 1) si tratta di inerti e 2) la discarica è autorizzata. Punto 1. Domanda: è mai credibile che una industria chimica e ad alto rischio possa produrre, come scarti di lavorazioni altamente tossiche e cancerogene, addirittura sostanze che non contengono alcuna tossicità? Se così fosse, non verrebbero ricoperte da teloni cosiddetti impermeabili, nell’impossibile tentativo di non farli colare nella già inquinata falda sottostante. Punto 2. Solvay è sotto processo anche per discariche regolarmente autorizzate (oltre alle abusive) dentro le quali avevano seppellito 21 tipi di veleni tossici e cancerogeni che colano nella falda. Dunque chi garantisce che non si ripeta la storia? Domanda: giornalmente vengono effettuati controlli pubblici sui rifiuti depositati oppure è l’azienda che si autocertifica tramite i propri laboratori analisi, quelli che, abbiamo constatato al processo, nascondevano e falsificavano i dati? E se i controlli sono pubblici e giornalieri delle Autorità, perché non vengono comunicati? Infine un post scriptum: cosa rispondete in merito agli scarichi in Bormida, di cui alla video intervista di Lino Balza, sempre sul blog? Clicca qui
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aspettando giustizia

Attento, calmo sempre con sorriso timido, gentile e preoccupato, era stato presente a tutte, nessuna esclusa, le precedenti udienze, ma non ci sarà alla prossima del 18 settembre del processo Solvay. È infatti morto Francesco Delfieri, un altro, dopo Angelo Agnello (clicca qui), delle parti civili da noi rappresentate, che lascia il procedimento penale fisicamente ma non idealmente perché resterà con noi a rivendicare il diritto alla giustizia a favore del le vittime dell’inquinamento del polo chimico. Medicina Democratica esprime le più sentite condoglianze ai familiari ed in particolare alla moglie Maria Grazia Cittadini che era sempre stretta al suo fianco durante tutte le udienze. E propone agli avvocati della difesa di chiedere con noi alla Corte un minuto di silenzio in memoria di Francesco Delfieri.
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Sono 30 anni che l’Ecolibarna inquina, nell’inerzia di cittadini e politici.‏

Clicca qui Gino Fortunato. L’Ecolibarna di Serravalle Scrivia è uno dei territori distrutti dalla chimica. Come l’Acna di Cengio e la Solvay di Spinetta Marengo. I fiumi, le falde acquifere, gli acquedotti avvelenati. Ecolibarna e Acna sono chiuse da decenni e la bonifica non è mai stata seriamente avviata. Per la Solvay c’è la speranza che la bonifica si avvii perchè la fabbrica è ancora in funzione, cioè che il Tribunale obblighi la bonifica prima che la fabbrica chiuda.

Il miliardario de Laguiche non verrà al processo Solvay a chiedere perdono alle vittime

Fonti interne della Solvay a Bruxelles ci segnalano confidenzialmente che dal 1° Ottobre 2013 Bernard de Laguiche lascerà la posizione di Group Chief Financial Officer della multinazionale belga per trasferirsi in Brasile. Come interpretare la notizia? Va a spassarsela ai tropici, da buon capitalista, dopo ben 26 anni di “duro lavoro”, tra cui l’acquisizione di Ausimont nel 2002? Ovvero cerca di svignarsela in prossimità della condanna al processo di Alessandria dove è il principale imputato per avvelenamento doloso delle acque e dolosa omessa bonifica per lo stabilimento di Spinetta Marengo? Intende impegnare i capitali a disboscare la foresta amazzonica invece di bonificare la Fraschetta?

SEL respinge l’abbraccio di Solvay, ponendo questioni precise e inequivocabili.

Sinistra Ecologia Libertà replica alla multinazionale belga (clicca qui il testo integrale) con richieste tassative: 1) messa in sicurezza e bonifica di suolo e acque dai veleni che continuano a fuoriuscire dallo stabilimento di Spinetta Marengo, da realizzarsi rapidamente e non certo in decine di anni nè con il fantasioso piano Amag; 2) drastica riduzione delle emissioni inquinanti in atmosfera;
3) riconversione della produzione verso una chimica funzionale alle energie rinnovabili;
4) onere di risarcimento dell’azienda alla comunità alessandrina;
5) la conclusione del processo penale in corso sarà base di partenza per verificare l’eventuale nuovo corso di Solvay.
Clicca qui il commento che avevamo fatto alla pelosa missiva di Solvay a SEL.

I penalisti famosi della Solvay cercano disperatamente di imbambolare i giudici popolari con giochi di parole fra piano di bonifica e piano di emergenza.‏

Aggrediscono abitualmente i testimoni dell’accusa se non li hanno prima catechizzati. E appena compaiono dirigenti o funzionari di Comune, Provincia, Asl, Arpa: li azzannano. Vogliono dimostrare la complicità degli Enti pubblici nei loro crimini. Sarebbe come il delinquente volesse dimostrare che la colpa della rapina è del portinaio che dormiva o fingeva di dormire quando lui è penetrato nel palazzo. Solvay è meno colpevole perché gli Enti pubblici non le hanno impedito di inquinare e non l’hanno obbligata a bonificare? Continua.

clicca qui Alessandrianews
clicca qui Penna Tagliente
clicca qui La Stampa “Bonifica con 4 pozzi? Assurdo”

Ultima udienza del processo Solvay prima delle ferie estive. Altra puntata sul panorama giornalistico alessandrino.‏

Nella costosa strategia della Comunicazione “Adoucir les journalistes” (Addolcire i giornalisti) della multinazionale belga Solvay sono compresi addolcimenti che possiamo solo immaginare, mentre sono evidenti ingredienti non proprio edulcorati. Ovviamente la prima “raccomandazione” è stata: non esagerate nelle cronache processuali, anzi non fatele. Meglio ancora se mettete la firma sotto le nostre veline. Alcuni giornalisti si sono ribellati. Allora è scattata la raffica di “moral persuasions” (si dice così anche in lingua fiamminga), avvertimenti suadenti, discreti e sorridenti, che noi italiani però volgarmente chiamiamo: minacce di querela. Querela se pubblicate gli interventi di Medicina Democratica, lo diciamo per il vostro bene, non obbligateci… Bene, cioè male, qualunque giornalista, minimamente degno di questo appellativo, avrebbe replicato: piuttosto che minacciare, pardon consigliare, me, perché non querelate Medicina Democratica? Querelatela senza neppure minacciarla, tanto non si fa intimidire. Eppoi, avrebbe continuato il giornalista sentendosi eroe, a me pare che Medicina Democratica commenti fatti, persone, atti processuali, venti faldoni contenenti i capi di accusa, intercettazioni della Procura, interrogatori, analisi e dati, testimonianze, udienze allucinanti. E in più, Medicina Democratica pare da sempre ben informata anche dalle talpe interne alla Solvay, tante sono le guerre per bande. E tu, cara Solvay, avrebbe concluso il nostro giornalista martire, minacciandomi ti senti un colosso di fronte ad una cosa piccola, un piccolo tremebondo giornalista di provincia, sarò pure una cosa piccola ma non una merda da calpestare.

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Maurizio Grassano e Stefano Ghio bevono barbera, né ricino né rosolio

E la chiamano “Vocazione allo sviluppo del personale”. E lo chiamano “giornalismo”.‏

Leggetevi questo articolo di prima pagina e trovate conferma se sono esagerate le nostre polemiche al giornalismo alessandrino. Mentre Medicina Democratica viene censurata, Solvay si fa pubblicare da giornalisti compiacenti veline che con ossessionante cadenza periodica esultano sempre nuove assunzioni che, sommate, a questo punto dovrebbero superare i 1.800 occupati del passato, mentre invece lo stabilimento di Spinetta Marengo è sceso a meno di un terzo!! In più, contratti di lavoro precari, anche in questa fabbrica, sono da capestro: ricatti sui giovani, diplomati e laureati assunti a poco prezzo quali apprendisti, come quando i quattordicenni andavano a fare i “bocia” apprendisti barbiere, falegname, meccanico!

Questo è il livello dell’informazione in Alessandria. Attaccano “liberamente” l’asino dove vuole il padrone. E si proclamano giornalisti liberi indipendenti democratici.

Nessun giornale locale** ha pubblicato questo intervento di Medicina democratica. Clicca qui. Segno che sta funzionando il programma “Adoucir les journalistes”(Addolcire i giornalisti) messo a punto dai vertici della Solvay. Non è la prima censura, né l’ultima. I giornalisti si confermano, al pari dei politici e dei sindacalisti, complici della Solvay come lo erano sempre stati con Montedison, nel migliore dei casi occultando, minimizzando, censurando. Nel peggiore dei casi prostituendosi. Complici delle morti e delle malattie. Quelle passate e quelle future.

** ad eccezione di CorriereaAL

Il vertice belga della Solvay scrive a nuora (SEL) perché suocera (Enti locali) intenda.‏

Scambio di missive ad alto livello. Non c’è bisogno di leggere tra le righe. L’avvertimento di Solvay è chiaro: cari politici, non costringeteci a scoprire gli altarini, siccome le responsabilità della catastrofe ecologica sono anche vostre perché siete stati nostri complici, sappiate che non siamo disposti a fare da capro espiatorio, non basta che al processo non ci date alcun fastidio, resta il fatto che penalmente la pagheremo noi in tribunale dunque, in cambio, voi fateci spendere il meno possibile per la bonifica: che sia quella finta confezionata con Repetto e Fabbio. La mano tesa dei belgi mette in imbarazzo il partito di Vendola?
Clicca qui il commento di Medicina democratica.

 Clicca qui Pennatagliente

Il virus “amnesite solvay” colpisce ancora i testimoni al processo di Alessandria

Il teste Fabio Colombo, geologo, se l’è ancora cavata: ha ricordato la doppia documentazione relativa all’inquinamento, quella ufficiale da fornire edulcorata agli Enti pubblici e quella da tenere nascosta. Ha ricordato che già dal 1989 era noto l’avvelenamento della falda profonda. Ammissioni importantissime. Ma nell’ udienza del 17 giugno abbiamo scoperto un’altra notizia clamorosa: esiste una variante del virus “amnesite solvay”. Finora era dimostrato da numerosi test, cioè testi (Pace, Giunta, Di Carlo ecc.), che il sintomo più eclatante del virus è l’amnesia: non ricordano più nulla delle malefatte commesse o nascoste, neppure quelle firmate in verbale. Invece la variante del gene, anche questa messa a punto in Belgio, agisce in maniera differente, il test cioè il testimone non solo ricorda ma è potenziato in alcune selezionatissime facoltà mentali, al punto che, prima ancora che l’avvocato difensore Solvay gli faccia la domanda, già gli anticipa la risposta. Neanche che si fossero messi d’accordo prima. Il paziente colpito dalla variante del virus è stato il teste Marco Contino. Clicca qui il profilo.

Gli avvocati della Solvay sghignazzano mentre l’epidemiologo conteggia i morti e gli ammalati del cocktail di 21 veleni. Andavano buttati fuori dall’aula.

Gli avvocati difensori della multinazionale belga straripano nell’aula della Corte di Assise di Alessandria. La occupano per oltre i due terzi, famosi e strapagati, contornati da vice, assistenti, collaboratori, coadiuvanti, esperti, consulenti, PR e altro gregge. Un esercito che le tasche del colosso chimico si possono permettere. Ad un certo punto si sono messi a sghignazzare platealmente, mentre l’epidemiologo esponeva i numeri della carneficina a Spinetta Marengo, ed è stato colto su un banale ed evidente errore di battitura dell’indagine. Sghignazzavano in oltraggio agli ammalati e ai parenti dei defunti, presenti in udienza come parti civili. L’epidemiologo insisteva a confermare che pagine e pagine di tragici dati contenuti nella sua relazione, non potevano che concludersi con: “L’eccesso di tumori all’assunzione di cromo esavalente per via orale tramite acqua risulta verosimile”. E’ loro sghignazzavano: in-verosimile in-verosimile.

Cromo esavalente fluorurati & C. della Solvay provocano a Spinetta Marengo fino all’80% dei tumori in più. I bambini nascono con malformazioni genetiche.

clicca qui Tuono News “Polo Chimico, Cadum (ARPA): A Spinetta tra il 30 e il 50% di malattie in più”
clicca qui Pennatagliente “Udienza del 17 giugno 2013”
clicca qui E. Camagna La Stampa “L’epidemiologo: Cromo provoca a Spinetta il 70% di tumori in più”
clicca qui Il Piccolo “Anche malformazioni genetiche”
clicca qui Alessandrianews “A Spinetta malformazioni congenite superiori al 70%”

Non è una novità. Medicina democratica lo sta sostenendo da decenni. L’indagine testimoniata al processo è dell’epidemiologo dell’ARPA Piemonte, Ennio Cadum. Eccessi patologie del 30% per cavo orale, rene, vescica, stomaco, bile ecc. Le malformazioni genetiche dei bambini: 80% in più della media alessandrina. Le indagini epidemiologiche finora condotte, già di per sè drammatiche, sono solo la punta di un iceberg sanitario. Tutta la verità si saprà quando esse comprenderanno anche i lavoratori e tutti i residenti, e gli uni e gli altri per un periodo almeno trentennale. Lo stiamo chiedendo da trenta anni ma i fondi pubblici non sono mai stati messi a disposizione.

Post scriptum Quando la CGIL scelse il dirigente Pace al posto del dissidente Balza. Una testimonianza.


Vorrei aggiungere al precedente profilo di Casimiro Pace un’annotazione personale, ma esemplare. Quando furono istituite le RSL (Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza), mi offersi per iscritto di ricoprire questo ruolo per conto della CGIL. Pensavo di essere in pieno possesso di “titoli ed esami” per fungere da spina nel fianco verso la Solvay su ambiente e sicurezza e invece mi fu preferito Casimiro Pace che aveva come titolo la rappresentanza dello staff dirigente aziendale. Fu la dimostrazione dell’autonomia della CGIL. I risultati sull’ambiente e la salute si sono visti.

Lino Balza

Nella strategia Solvay “Tutti colpevoli, nessun colpevole”. E si parla di tangenti agli Enti locali.‏

Prima di deporre, i testimoni giurano solennemente di dire la verità tutta la verità nient’altro che la verità. Perché allora la Corte di Assise al processo Solvay non ne arresta alcuni in aula per falsa testimonianza e oltraggio alla Corte? Forse perché non li riconosce capaci di intendere e volere, bensì ammalati, colpiti da un virus, un ceppo dell’Alzheimer proveniente dal Belgio, i cui sintomi evidenti sono prepotenti amnesie? Nell’udienza del 12 giugno, Pietro Alemani, ad esempio, rischia il terzo infarto nell’inutile sforzo di ricordare. Ma Casimiro Pace è il caso clinico più eclatante. E’talmente colpito dal Virus Solvay che, tra impietose risa in aula, non riconosce neppure la propria firma sui verbali. Chi è Pace? Com’era prima di ammalarsi di “amnesite solvay”? Vediamone un breve profilo e il commento di Gianni Spinolo.

Pace Casimiro, detto Renato, negli anni ’80 è uno dei 5 segretari della Cellula del PCI alla Montedison (poi Solvay) di Spinetta Marengo (AL). Una segreteria composta da 2 operai e da ben 3 impiegati, di cui, uno, Pace, addirittura capo reparto. Un lavoratore coraggioso dunque, che si espone, il compagno Pace, soprattutto quando la Cellula ha uno scontro pubblico e durissimo con la Direzione aziendale e il Consiglio di fabbrica alleati. La Cellula chiede l’urgente chiusura del reparto Pigmenti e la sua riconversione a ciclo chiuso, in quanto l’ispezione sanitaria regionale ha sanzionato che trattasi di lavorazione a cielo aperto di cromo e piombo, massimamente cancerogeni. Sindacati e Direzione invece si accordano per tenere aperto il reparto benché produca cancro, in attesa di tempi migliori (che non arriveranno mai: l’impianto sarà comunque chiuso qualche anno dopo, senza che si siano salvate né occupazione né salute). Il compagno Pace si batte, sconfitto, contro la Direzione. Ci mette la firma e la faccia. Riesce così a farsi notare. E apprezzare. Il direttore Leonardo Capogrosso, memore di essere stato brevemente negli anni ’70 rivoluzionario alla Montedison di Bussi sul Tirino per essere subito rimosso e promosso dirigente, lo promuove da semplice capo reparto nello staff dirigenziale dello stabilimento, in cui assumerà il controllo di ben sette laboratori, tra cui igiene industriale. Dove rileverà e nasconderà i parametri anomali di concentrazione di veleni nelle acque di falda, come risulta dal verbale a suo tempo da lui sottoscritto al Pubblico Ministero e che in aula cerca goffamente di disconoscere. Va in pensione nel 2011 mentre la Solvay gli assume la figlia. Insomma anche lui “tiene famiglia” ed è l’unica amnesia che il “Virus Solvay” gli risparmia. Il compagno!! Gianni Spinolo, uno dei membri di quella segreteria di Cellula PCI, che si fece licenziare piuttosto che promuovere, non si sta rivoltando nella tomba perché già gli si era rivoltato lo stomaco da vivo. Mettiamolo in rilievo: anche da questo processo, emergono figure luminose della classe operaia ed escrementi umani.

Il teste Pietro Alemani, geologo, è accompagnato all’udienza dalla moglie che teme che rischi un altro infarto nello sforzo di ricordare. Invano, tira fuori solo un mucchio di “non ricordo”. Fa di più. Anche se a verbale aveva al Pubblico Ministero dichiarato l’esatto contrario, cerca di scagionare l’imputato Francesco Boncoraglio, addossando tutte le malefatte a Leonardo Capogrosso. Tanto, gli avvocati gli hanno detto, non lo danneggia perché l’ex direttore non è imputato per avvenuta prescrizione di reato. Messo alle strette e preso dalla foga oratoria dell’insegnante, confessa i dissensi con Boncoraglio e Capogrosso che gli avevano impedito le indagini sulle discariche che essi sapevano essere tossiche e nocive.

Per fortuna esistono anche i testimoni onesti. Contro i quali si scatenano i celeberrimi avvocati di Solvay. E’ il turno, dopo ARPA e NOE, della Provincia nella persona di Paolo Bobbio, geologo dell’ufficio bonifiche. La tesi è che la Solvay avrebbe voluto mettere nel 2004 in sicurezza il sito ma che la Provincia l’avrebbe impedito. Solvay definiva e definisce “bonifica” quattro pozzi che prelevano e puliscono l’acqua di falda, come raccogliere il mare con un cucchiaio, mentre l’unica bonifica efficace, assai più costosa, è l’asportazione dal terreno dei veleni che si sciolgono in falda: 21 e non solo cromo esavalente. Ovvie le perplessità della Provincia. Efficace o inefficace che fosse, ha avuto buon gioco a ribadire Bobbio, nessuno ha impedito a Solvay di eseguire la presunta messa in sicurezza, la quale, per legge, “non va autorizzata, si fa e basta, e la si comunica dopo agli enti”. In più, insiste, Solvay conosceva da anni le perdite e taceva. E fa i nomi dei principali attori: Giorgio Carimati e Giorgio Canti. La strategia processuale di Solvay continua ad essere quella di chiamare in correo quanti più soggetti possibili (Comune, Provincia, Regione, Arpa, Asl, Noe, magari anche l’Onu) secondo il principio “tutti colpevoli, nessun colpevole). Tutti quegli Enti in tanti anni hanno avuto responsabilità enormi nel disastro sanitario ed ecologico di Spinetta Marengo: siamo stati noi di Medicina democratica i soli per 30 anni e sulla nostra pelle a denunciarle inascoltati, ma stiamo parlando di responsabilità politiche e morali, mentre le responsabilità penali gravano su Solvay. A meno che Solvay sappia anzi voglia dimostrare le tangenti che afferma Ausimont versava a… A chi?

clicca qui La Stampa ” La Solvay: furono gli enti a rallentare la bonifica”
clicca qui S. Mossano “Le discariche fantasma coi veleni del polo chimico”
clicca qui Il Piccolo “Processo, la Solvay si giustifica”
clicca qui Radiogold “Polo chimico: la difesa punta il dito contro la Provincia: dissero no alla messa in sicurezza”
clicca qui Tuononews “Processo al polo chimico di Spinetta: Bobbio (Provincia) e il battibecco con la difesa Solvay”
clicca qui Pennatagliente 
clicca qui Alessandrianews “La Provincia disse no alla messa in sicurezza di emergenza”
clicca qui Pennatagliente  “L’amnesite Solvay ha colpito ancora”

Neppure i profumi e gli yogurt e il sangue al cromo esavalente fanno notizia‏


Per le cronache dell’udienza del 3 giugno in Corte d’Assise del Processo Solvay (senza, purtroppo, che nessun testimone sia ancora stato arrestato in aula):

clicca qui  Alessandrianews “Le discariche tossiche? Come se non esistessero”
clicca qui  Il Piccolo “Solvay sapeva e taceva”
clicca qui  La Stampa “Polo chimico, altri duelli sui testimoni questa volta finisce 2-1 per la Procura”
clicca qui  Pennatagliente 

C’è chi, in poche righe, scrive “ennesima” fuga di gas alla Solvay (addirittura PFIB, tossico e cancerogeno) con lo stesso distacco di chi guarda il cielo e commenta “ennesima” giornata di pioggia. E’ l’assuefazione, malattia professionale dei giornalisti, che si congiunge con il fatalismo dei cittadini. Non tutti, ma troppi. Dunque anche le cose più enormi non fanno notizia. Che la Paglieri

Che la Paglieri producesse borotalchi e profumi con l’acqua al cromo esavalente e altri 21 veleni tossici e cancerogeni. Che la Pederbona conferisse latte al cromo e altri 21 inquinanti alla Centrale del latte di Alessandria e Asti. Che entrambe le aziende non si siano costituite parti civili contro la multinazionale belga. Che venisse trasfuso a ignari pazienti il sangue dei donatori Solvay pieno di PFOA (tossico, cancerogeno, teratogeno). Che le autorità sanitarie abbiano ignorato il nostro allarme. Che vengano ancora oggi chiusi pozzi dell’acquedotto comunale perché l’inquinamento della falda non avrà mai fine senza la bonifica dei terreni in cui sono stati nascosti cromo e altri 21 veleni che percolano. Che i più famosi avvocati d’Italia siano impegnati con qualunque mezzo a difendere Solvay per tali fatti e altri, per “avvelenamento doloso delle acque e dolosa omessa bonifica”ecc. Che testimoni al processo mentano tranquillamente al cospetto degli ammalati… e dei morti. Che migliaia di podisti alla stracittadina non alzino barricate bensì sponsorizzino sulle magliette il logo dell’inquinatore. Che tali notizie, insomma, non scandalizzino gli animi e non animino grandi titoli sui giornali come dovrebbero: anche questa è notizia, ma non avrà rilievo.



Solvay prima nega poi ammette la fuga di gas denunciata da Medicina Democratica

E guarda caso, proprio mercoledì 5 giugno la centralina dell’Arpa situata nei pressi dello stabilimento e preposta ad analizzare l’aria, quel giorno, chissà per quale motivo era rotta e non trasmetteva i dati. Proprio al momento giusto. Rotta o bloccata da Solvay? E perchè l’Arpa non è intervenuta immediatamente? L’Arpa è caduta dalle nuvole alla denuncia di Medicina democratica. Infine ha precisato da vero scienziato alla Catalano: “non c’è alcun pericolo se il gas non è stato inalato”. E se è stato inalato? E’ tossico e cancerogeno. Ma non c’era nessuna centralina a stabilirlo. Guarda caso.
Clicca qui Oggi Cronaca (il cui titolo è sbagliato: l’azienda non aveva diramato nessun stato di allerta, tanto che ha negato la fuga per 36 ore)
Clicca qui Radio Gold  (in cui l’Arpa insiste a contraddire Solvay sul fuori uso della centralina)            
Clicca qui La Stampa “L’incidente di mercoledì l’azienda lo conferma, ma minimizza. Balza invece no”
Clicca qui Alessandrianews “Fuga di gas alla Solvay. L’azienda: nessun rischio”
Clicca qui Il Piccolo (il cui direttore torna alla consuetudine di fornire la versione Solvay e ignorare la denunciante Medicina democratica).

ennesima fuga di gas alla Solvay di Spinetta Marengo

I lavoratori ci segnalano, mercoledì mattina 5 giugno, una fuga del micidiale gas PFIB (perfluoroisobutilene), tossico e cancerogeno, al reparto Monomeri della Solvay di Spinetta Marengo (AL). La direzione avrebbe anche omesso di porre lo stabilimento in stato di emergenza. I lavoratori allarmati avrebbero avvertito, si presume in forma anonima dato l’alto rischio di ritorsioni, le autorità competenti, dunque l’ARPA e la stessa Procura della Repubblica. Si tratterebbe dell’ennesima fuga di gas e dell’ennesima omissione dell’emergenza.

Uno scandalo che deve finire. Non è ulteriormente tollerabile (addirittura con un processo in corso) che i lavoratori si allarmino di quello che avviene nello stabilimento, e che si rivolgano all’esterno per essere tranquillizzati, e verso esterno non possano usare canali ufficiali ma solo personali, perchè hanno paura di rappresaglie. E che, contemporaneamente, all’esterno della fabbrica le Autorità non sappiano niente degli incidenti, mentre le Direzioni aziendali negano che sia successo alcunchè di preoccupante. Non è ulteriormente tollerabile questo giochetto criminale. La parola deve essere data alle apparecchiature. In una fabbrica ad alto rischio devono esserci sistemi di controllo, gestiti dal pubblico e non dal privato, che monitorino minuto per minuto l’inquinamento. Politici e sindacalisti sono da sempre latitanti o peggio. Diventa allora responsabilità dell’insieme informativo alessandrino di farsi carico di questa questione.   

Clicca qui  Pennatagliente “nuova fuga di gas alla Solvay di Spinetta Marengo”
Clicca qui I cittadini prima di tutto “ennesima fuga di gas alla Solvay”

Processo Solvay udienza del 27 maggio 2013

Con la precedente normativa era previsto per la falsa testimonianza l’arresto in aula e anche il processo per direttissima. Ora l’azione deve essere promossa innanzitutto dal Pubblico Ministero, o per trasmissione dalla Corte, o anche dalle parti civili.
L’udienza odierna alla teste Cataruzza, in una interminabile sequenza di “non ricordo” è culminata nelle contestazioni a lei rivolte direttamente dalla Presidente della Corte d’Assise: lei, Cataruzza, ha scritto di suo pugno come manipolare i dati e le informazioni agli Enti pubblici. La teste ha avuto l’oltraggio di rispondere: “non ricordo”. La mossa degli abili avvocati Solvay e Ausimont è stata, come commentavamo per l’udienza precedente, di aver convinto la Cataruzza a trasformarsi da teste scomodo in coimputato che può negare gli scottanti interrogatori a suo tempo confessati e trincerarsi negli odierni “non ricordo” (sarebbe stato più dignitoso avvalersi della facoltà di non rispondere). Ebbene, non concordiamo anche questa volta con la decisione della Corte di aver consentito l’inutilizzabilità degli atti riguardanti questo testimone chiave, ma a questo punto quanto meno diventi imputata, come si merita, come ha scelto di essere.
Lino Balza Medicina democratica sezione provinciale di Alessandria
Clicca qui La Stampa “Solvay restituisca alla città quello che le fu tolto”
Clicca qui Silvana Mossano “Ai dirigenti fu detto di non bere l’acqua da quel rubinetto”
Clicca qui La Stampa “La Solvay e la giunta. Da Cinque stelle un invito ad una chiara presa di posizione”
Clicca qui Pier Carlo Lava “Le leggi ci sono, mancano i controlli”.
Clicca qui Pennatagliente “non so, non ricordo, mi pare, forse”
Clicca qui Monica Gasparini “Polo chimico sotto accusa. Spunta un cartello in toilette, acqua non potabile”

post scriptum

Pare che il licenziamento del PR non sia in tronco: non è nello stile della multinazionale ( con le eccezioni ma per rappresaglia di Berto e Alessandrini o di Balza e Spinolo peraltro annullato dalla Magistratura). Pare infatti che a Novelli, di fatto esautorato dall’incarico, sia stato dato il tempo strettamente necessario per trovare una collocazione fuori dal Gruppo. Di qui la voce, non smentita, di una assunzione al Comune di Alessandria, in virtù della “comunanza” con la Solvay, già consolidatasi prima con Repetto e poi con Borsi all’Amag. In seno alla Giunta però pare che non tutti siano concordi a considerare l’infelice sponsorizzazione di Solvay alla Stralessandria come un mero incidente di percorso.

Solvay ammette le proprie azioni dolose pur di far fuori la testimone

Qui sotto le cronache dell’udienza 22 maggio di La Stampa, Alessandrianews, Pennatagliente, I cittadini prima di tutto, Radiogold e altri giornali. Di seguito un nostro commento non ripreso da tutti gli organi di informazione.
Scommettiamo? Cento a uno, che la dottoressa Chiara Cataruzza si avvarrà della facoltà di non rispondere, uscendo di fatto dal processo quale testimone pericolosissimo sia per Ausimont che per Solvay apparentemente avversari. A dimostrazione (ennesima) che l’eccezione della Solvay alla sua partecipazione come teste, e tramite il paradosso giuridico di indicarla addirittura come imputata dei capi d’accusa, con tanto di prove, era stata preventivamente preparata con l’Ausimont e Cataruzza. A dimostrazione che Solvay e Ausimont fingono di litigare tra loro, come i ladri di Pisa. Scommettiamo?
Clicca qui La Stampa “Ausimont e Solvay cercano di scalzare il testimone scomodo”.
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Clicca qui Radiogold “Polo chimico: Solvay sferra l’attacco”
Clicca qui Alessandrianews “Interrogatorio blindato per la teste chiave dell’accusa ”
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Clicca qui La Stampa “Avvelenamento doloso. Solvay tira in ballo gli enti: Sapevano dell’acqua ai privati”
Clicca qui Corriereal “Processo polo chimico: scommettiamo?”

Leggi tutto “Solvay ammette le proprie azioni dolose pur di far fuori la testimone”

licenziato il PR solvay per il boomergang pubblicitario della stralessandria

Giungono, direttamente dal quartier generale di Bruxelles riunitosi d’urgenza, le voci del licenziamento di Fabio Novelli da PR Public Relations della multinazionale, dopo che la popolazione ha contestato Solvay -sotto processo per inquinamento- quale indigeribile sponsor della corsa podistica con 5.000 partecipanti. La costosissima sponsorizzazione si è rivelata un flop mediatico, una pubblicità negativa per l’azienda belga. I sindacati non impugneranno il licenziamento. Le maestranze pronte allo sciopero. Nessuna smentita all’assunzione di Novelli al Comune di Alessandria.
Clicca qui Barbara Tartaglione “L’Input della contestazione”
Clicca qui Lino Balza “Non ci siamo adoperati per nulla”
Clicca qui Alessandrianews “Protesta contro la sponsorizzazione Solvay”
Clicca qui Roberto Gilardengo “La corsa che unisce e lo sponsor che divide”
Clicca qui Emma Camagna “Attesi maltempo e grillini che vogliono oscurare il logo Solvay”
Clicca qui  Ettore Grassano “Alessandrini, ignavi che nascondete la testa nella sabbia”
Clicca qui Pennatagliente “Boomerang pubblicitario”
Clicca qui  Lumina e Malerba “StrAlessandria: invito a coprire lo sponsor”

Cosa non si fa per soldi. L’omertà delle testimoni al processo Solvay

Clicca qui Pennatagliente “Il PM incrimini le testi per falsa testimonianza”
Clicca qui Tuononews “In aula si scoprono altri segreti”
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Clicca qui Il Piccolo “Amag fornì analisi incomplete”
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Clicca qui La Stampa “Spinetta, acqua gratis in cambio del silenzio su eventuali danni”
 
“Io le arresterei” ha mormorato il pubblico nell’aula del Tribunale di Alessandria. Ma la Presidente della Corte di Assise, con abbondante equilibrio, non ha dato questa soddisfazione. Così sono state portate a termine, nell’udienza del 13 maggio, le testimonianze di Caterina Di Carlo e Valeria Giunta, che pur avevano giurato di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità.


Caterina Di Carlo, con tutti i suoi “Non so”, “Non ricordo”, è stato battezzata “la smemorata di Spinetta”, surclassando il famoso “smemorato di Collegno”. Facendo suo il proverbio, la colta “ingegnere ambientale” di collegamento fra l’imputato Canti e il quartier generale di Bruxelles ha preferito passare da ignorante piuttosto che da brigante, a giustificare così l’elevato livello retributivo. A scuola, a forza di insistere a insegnarle ingegneria ambientale, le avevano fatto odiare l’ambiente.

Valeria Giunta, la “gola profonda” delle intercettazioni telefoniche, in aula è diventata afona. Al telefono, nel 2008, gridava che “sono veramente bastardi”, “io non voglio finire in galera”, “vi metto nella merda più totale”. In aula non ha rivelato quali segreti minacciava i suoi capi di voler svelare, e in cambio di che cosa. Ma bastano e avanzano le intercettazioni riprese dal pubblico ministero Riccardo Ghio, per qualificare la responsabile del laboratorio aziendale stretta collaboratrice degli imputati. Quando l’imputato Canti la induceva a “non scrivere quel risultato compromettente” o le ordinava analisi (pozzo 8, spacciato per potabile) in doppia versione, una per l’interno e l’altra falsa per gli Enti esterni. Quando scriveva sul diario (sequestrato dai carabinieri) che il cromo era stato nascosto sotto bitume e cemento. Quando compativa gli operai che erano costretti ad effettuare le analisi senza strumenti protettivi: “Io se fossi l’operatore, li denuncerei”. Quando discuteva come “distruggere i tabulati analitici” o consegnava i dati sensibili tramite chiavetta pen drive piuttosto che via e-mail “perché non restasse traccia”, quei dati che definiva “fuori dal mondo” mentre all’esterno “è sempre stato detto che tutto va bene”, i dati magari di un anno prima spacciati per l’anno dopo (1968). Quando gli avvocati difensori la invitavano a distruggere la relazione in mail dopo l’interrogatorio del Pubblico Ministero. Anche da questa udienza, la Giunta sarà uscita convinta di esclamare di nuovo: “Ho praticamente salvato la società Solvay”. Mi sa che la Corte sia invece del nostro avviso.
Interessanti saranno eventualmente le deposizioni degli interlocutori da lei citati nelle intercettazioni telefoniche: l’”orsone” Gianni Pasero, il fidato Giuseppe Merlassino detto Pino, l’odiata Patrizia Maccone, Stefano Albera, Fulvio Gualco, Marco Contino, Paolo Bessone, Bruno Lagomarsino, “quel deficiente di Panaro”, “quell’incapace” del direttore Stefano Bigini, Luigi Guarracino, Allegreschi, Lodone, Girolomoni, Giancarlo Vasori, Marco Colatarci, avv. Bagnoli, Giuseppina Pavese dell’Arpa eccetera.

Ennesimo incidente alla Solvay di Spinetta Marengo

Da noi rivelata alla stampa: l’operaio di una ditta d’appalto, dunque un operaio di serie C senza tuta di protezione antinfortunistica, martedì è stato investito da acido solforico e mandato all’ospedale. L’incidente fa parte di una serie di anomalie del nevralgico impianto Monomeri, che nelle settimane scorse abbiamo puntualmente denunciato.
Ennesima smentita della buona fede della Solvay al processo.
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StrAlessandria: Solvay e Comune come i ladri di Pisa. Fanno finta di litigare in Tribunale e in Piazza corrono insieme.

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Clicca qui La Stampa “Alla StrAlessandria con la t-shirt Solvay?”
Clicca qui La Pulce on line “Sponsor nemico della StrAlessandria?”

Mi rivolgo a voi che partecipereste alla StrAlessandria 2013. La corsa è una gran bella iniziativa sportiva della nostra città, con una forte partecipazione della cittadinanza giovanile, che sa che lo sport fa bene alla salute. Ma avete pensato che correreste con una maglietta che sponsorizza Solvay? Avete pensato che voi sponsorizzereste la più grande azienda chimica presente sul nostro territorio, quella che da mesi è alla sbarra in Corte d’Assise del Tribunale di Alessandria nel processo in cui sono imputati 8 dei suoi massimi dirigenti per inquinamento doloso delle falde dell’acquedotto cittadino e dolosa omessa bonifica? Consiglio di controllare l’etichetta delle bottiglie di acqua che verranno distribuite per dissetare i corridori, che non riportino la dicitura “sorgente Solvay”, potrebbe essere dopante anzi letale. Mi chiedo se voi, donne uomini bambini che partecipereste a questa corsa, siete a conoscenza di quanto accade nella vostra città. Venite a vedere la realtà drammatica, che coinvolge anche la vostra salute, negli occhi degli ammalati e dei famigliari dei defunti che sono in aula del Tribunale. O vi fate circuire dalla propaganda Solvay con la sua pubblicità ricca di belle immagini e slogan in cui essa afferma di avere e condividere con la popolazione valori per migliorare la qualità della vita? Non sono insultanti queste affermazioni? Sono davvero gli stessi interessi che condividiamo noi cittadini che invece pretendiamo un ambiente salubre e la tutela della salute? Piuttosto che correre con la maglietta Solvay, pagata dalla Solvay, in una corsa pagata dalla Solvay, io invito la cittadinanza a recarsi, sarebbe bello correndo, presso il Tribunale ove si svolge il processo, a presenziare alle udienze alle quali mi troverete sempre, per ascoltare quel che dicono gli avvocati della difesa e dell’accusa mentre si alternano negli interrogatori ai testimoni. Fatevi un’idea con la vostra testa. È arrivato il momento di scegliere da che parte stare, se veramente vogliamo fare qualcosa per il benessere del futuro di tutti noi. Senza la salute non esiste il lavoro, è un’equazione fondamentale e pertanto non possiamo non indignarci davanti a cotanta indifferenza. Sarà meglio correre verso il nostro futuro!

Barbara Tartaglione – Medicina democratica Movimento di lotta per la salute Sezione provinciale di Alessandria.

Solvay E La Banda Di Malfattori

…per i quali  i malati e i familiari dei defunti usano definizioni ben più
pesanti.
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per la salvezza della Solvay serve un piano industriale

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Il futuro dello stabilimento chimico della Solvay di Spinetta Marengo sta in una vera bonifica, altrimenti chiuderà. Per la salvezza serve un piano industriale quale quello messo a punto da Medicina democratica per la Solvay di Rosignano (Livorno).
Infatti il conflitto che in Alessandria oppone la multinazionale belga alle Parti civili e al Pubblico ministero ha la sua ragione di essere notevole.
E’ nell’eventualità di una condanna anche a 15 anni di reclusione per i suoi otto dirigenti. E’ soprattutto nella preoccupazione per i costi economici che discendono dalla condanna. Non quelli dei risarcimenti alle parti lese: per un colosso internazionale sono inezie, in conto rischi e facilmente assorbibili rispetto agli utili astronomici di una impresa leader mondiale. Il vero costo, invece, una bella botta per gli azionisti di Bernard de Laguiche, sarebbe la condanna a pagare la bonifica di un milione di metri cubi di veleni tossici e cancerogeni, una ventina, tra i quali il cromo esavalente non è neppure il più micidiale, sotterrati sotto e accanto alla fabbrica. Bonificare significa togliere dal terreno la massa velenosa che altrimenti continuerà a sciogliersi nella gigantesca falda acquifera sottostante. Una spesa considerevole anche per azionisti che in dieci anni hanno pur collezionato utili stratosferici. Quando i belgi nel 2002, al termine di una lunga e complessa contrattazione, hanno comprato lo stabilimento bacato e conveniente, sapevano perfettamente, come tutti, dal primo cittadino all’ultimo operaio, meglio di tutti: come dimostrano la documentazione sequestrata e le intercettazioni telefoniche, sapevano questa drammatica situazione di inquinamento. Ecco che, piuttosto che estrarre i veleni dai terreni, piuttosto che estrarre i miliardi dalle loro tasche, hanno ordinato ai propri dirigenti di nascondere discariche e analisi e imbrogliare gli enti pubblici, cioè commettere reati, scientemente, con dolo: proprio come segnano i capi di imputazione: “avvelenamento doloso delle acque e dolosa omessa bonifica”. Ecco che poi, nel 2008, scoppiato il bubbone pubblico, avviato il procedimento penale, hanno proposto una bonifica finta, assai meno costosa (dai 2,5 ai 12 milioni, secondo le indiscrezioni di stampa). Hanno subito trovato una sponda giusta in Lorenzo Repetto, allora presidente dell’Amag, per un finto piano di bonifica costoso per gli enti pubblici e inutile: una impossibile “sciacquatura” delle acque avvelenate prelevate dalla falda, come raccogliere con un cucchiaio l’acqua dal lago. E’ inquietante il ruolo di faccendiere che emerge anche dalle intercettazioni, ma altresì sconcertò la compiacenza del Comune (sindaco Fabbio) a questo “piano Amag” di cui ora tutti ridono ma allora sputtanato solo da noi. Ora Solvay e alcuni sindacalisti e politici dicono: la vera bonifica non è possibile, costa troppo all’azienda che minaccia di chiudere la fabbrica. Il classico ricatto occupazionale. Dura da sempre: da quanti decenni rivendicammo l’Osservatorio ambientale della Fraschetta con al primo punto la richiesta delle indagini idrogeologiche ed epidemiologiche? Se i politici ci avessero ascoltato, oggi non saremmo a questo punto. A questo punto è comprensibile la disinvoltura della dispendiosa campagna mediatica “Operation adoucir les journalistes” orchestrata da Paolo Bessone, ovvero la foga con cui Solvay si sta battendo in Corte d’Assise per evitare una onerosa condanna ai suoi azionisti, ingaggiando in aula più famosi avvocati d’Italia e umiliando ammalati e parenti dei defunti. Mentre attende con preoccupazione che la Magistratura apra il secondo filone processuale per i gravissimi inquinamenti da PFOA, PFIB ecc. a danno di lavoratori, cittadini e ambiente, come documentato dai nostri esposti anche con le analisi del sangue dei dipendenti.

il dramma PFOA alla Solvay

Il Piccolo ha appena pubblicato –clicca qui– interviste sul dramma vissuto dai dipendenti Solvay a causa del PFOA. E’ un inquinante organico assunto per via alimentare, cancerogeno e mutageno, quotidianamente scaricato dalla Solvay di Spinetta Marengo in Bormida e rinvenuto alle foci del Po, non a caso monitorato nel sangue di donne fertili in un progetto finanziato dalla Comunità Europea (ma non ad Alessandria, che è l’area più interessata da questo veleno industriale).
La denuncia partì da Medicina Democratica ed è ripetutamente riproposta: su questo blog potete contare nella colonna “Argomenti” ben 43 interventi sul PFOA.
Ad esempio clicca qui la relazione svolta da Lino Balza presso l’Auditorium del Liceo Scientifico Leibniz di Bormio.
Scarso rilievo hanno ottenuto le nostre denunce sui giornali locali.

Solvay elimina i veleni a Spinetta Marengo?

Guarda qui e in particolare ascolta, nell’intervista del suo direttore pinocchio e imputato, quanto Solvay sia impegnata alla tutela dell’ambiente di Spinetta Marengo. A noi risulta invece che la multinazionale belga sia sì “impegnata” ma a difendersi nel processo in corso (avvelenamento doloso delle acque e dolosa mancata bonifica, bonifica che a tutt’oggi non ha fatto un passo in avanti) e a prepararsi al prossimo processo per inquinamento dell’aria, di fronte a centinaia di parti civili: ammalati e parenti dei defunti. Per quanto riguarda il fotovoltaico ci si dimentica che fu proprio Medicina democratica ad avviare una campagna di denuncia della massiccia presenza di amianto sui tetti dello stabilimento, veleno tra i veleni. E che altre migliaia di metri quadri di eternit restano ancora lì.

Solvay: a Bussi come a Spinetta

Tutti rinviati a giudizio i 19 imputati per il disastro ambientale dello stabilimento Solvay (ex Ausimont) di Bussi: l’acqua di falda presenta valori di contaminazione centinaia di migliaia di volte superiore ai limiti di legge per composti tossici e cancerogeni. Il processo da Settembre in Corte di Assise a Chieti. Alcuni sono imputati anche nel processo di Alessandria: Carlo Cogliati e Salvatore Boncoraglio. Altri hanno ricoperto ruoli dirigenti anche a Spinetta Marengo: Maurilio Aguggia, Nicola Sabatini, Luigi Guarracino, Bruno Parodi, Leonardo Capogrosso.

alla sbarra registi e attori della catastrofe chimica della solvay di spinetta marengo: prossima udienza il 24 aprile

Arrivavano direttamente da Bruxelles, casa madre della multinazionale Solvay, gli ordini per Spinetta Marengo: nascondere le tonnellate di veleni sotterrati, nascondere che le sostanze tossiche e cancerogene si stavano sciogliendo in falda, nascondere gli avvelenamenti delle acque dei pozzi e dell’acquedotto che uccidevano e ammalavano lavoratori e cittadini, falsificare le analisi e i documenti, imbrogliare gli enti pubblici. A differenza dei giornali, questo blog ha il coraggio di fare nomi e cognomi. Non fermiamoci al gran capo espiatorio: Carlo Cogliati. Diamo un volto al regista italiano dell’attività spionistica: Giorgio Carimati. Al grande occultatore di scheletri negli armadi: Giorgio Canti. Ai direttori solerti inquinatori: Stefano Bigini. Ai complici: Valeria Giunta…. (continua).
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Premio Attila Alessandria 2012 vince Cogliati, solvay

Scegliendo fra 18 agguerriti concorrenti (clicca qui), la Giuria ha votato. Un riconoscimento fortemente voluto da centinaia di ammalati e parenti dei defunti. Il premio è stato consegnato con una solenne cerimonia: molte assenze fra gli invitati e clamorosa la presenza di un fantasma. Clicca qui la cronaca dell’originale manifestazione. Il vincitore si dice consapevole che i meriti del premio sono da dividere equamente con politici, sindacalisti, amministratori, funzionari arpa asl e magistrati.
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Si favorisce la COOP a scapito della collettività

Al nostro consolidato dissenso contro il progetto di centro commerciale nell’area ex zuccherificio di Spinetta Marengo (12 mila metri quadri), si è aggiunto quello dei grillini alessandrini. Si riferiscono ai problemi di traffico e inquinamento PM10, alla presenza di cromo esavalente sottostante e alla concorrenza ai piccoli commercianti. Ignorano la questione più importante: il supermercato sarebbe frequentato ogni giorno da migliaia di clienti a poche centinaia di metri in linea d’aria dallo stabilimento classificato ad alto rischio chimico della Solvay, dunque esposti all’inquinamento atmosferico e alla possibilità concreta di catastrofe in caso di incidente industriale, con tanto di evacuazione di massa. A sopportare il rischio basta e avanza il sobborgo di Spinetta, che non si può spostare. Due considerazioni a parte merita poi il progetto della Provincia per il “nuovo” ponte sul Bormida. La prima riguarda l’impegno che la Coop si è rimangiato di costruirlo a proprie spese. La seconda riguarda la soluzione precaria (anche sul piano della statica) di aggiungere una corsia tramite una arcata appoggiata al vecchio ponte esistente. L’alternativa è invece quella di un secondo ponte a monte o soprattutto a valle dell’attuale, che garantisca il collegamento con metà provincia e snellisca con una nuova strada il traffico: già oggi (senza grande distribuzione) a 45 mila auto giornaliere. Si obbietta che mancano i soldi per un secondo ponte: li metta la Coop.
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Dall’Acna alla Solvay lungo il corso del fiume avvelenato

La bonifica della Solvay di Spinetta Marengo farà la fine di quella a tutt’oggi irrisolta dell’Acna di Cengio? E’ l’inquietante domanda che molti si pongono durante il processo di Alessandria al colosso belga. Legate dal corso avvelenato del fiume Bormida, sono due situazioni paradigmatiche della chimica italiana, emblematiche fra un falso concetto di modernità industriale e la conflittualità con l’ambiente, rivelatrici tra profitti privati e costi ereditati dalla collettività. Fa dunque riflettere il lavoro di Pier Paolo Poggio e Marino Ruzzenenti: “Il caso Italiano. Industria, chimica e ambiente” (Jaca Book, Fondazione Micheletti pp. 522, 38 euro, allegato cd-rom curato da Giorgio Nebbia).

tutti generali nell’esercito dei difensori solvay

Nell’udienza del 27 marzo, la Corte di Assise di Alessandria ha respinto il tentativo Solvay di spostare il processo a Milano. Ci ha dato ragione. Finalmente il processo vero e proprio, esaurita la fase preliminare sfruttata dagli avvocati difensori per cercare di perdere tempo verso la prescrizione, potrà cominciare nel merito. Ma non facciamoci illusioni sulle tattiche dilatorie: l’esercito dei celeberrimi legali continuerà a buttare negli ingranaggi un’altra serie di artifici (tra cui far parlare ore e ore un numero spropositato di consulenti, che tanto per pagarli soldi a Solvay non mancano) per rallentare la sentenza e puntare sempre alla prescrizione.
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ricominciare il processo da capo e avviarsi alla prescrizione

Noi parti civili, in aula fra ammalati e famigliari dei defunti, siamo convinti che il processo non possa che continuare nella sua sede naturale, ad Alessandria. Come è avvenuto da sempre e dappertutto: per Icmesa di Seveso, Montedison di Porto Marghera, Eternit di Torino e Casale, Ilva di Taranto, Fibronit di Voghera, Farmoplant di Massa, Acna di Cengio, Enichem di Manfredonia, Solvay di Bussi, Solvay di Ferrara, Solvay di Rosignano eccetera. Solvay di Spinetta Marengo afferma invece che il procedimento deve essere spostato a Milano se un giudice, anche solo uno fra 50, è residente nel Comune di Alessandria o è stato residente negli ultimi 15 anni. In questo processo ne abbiamo viste di tutti i colori per perdere tempo: Solvay che vuole costituirsi contro Edison e perfino contro se stessa, fino all’obbiettivo odierno di annullare tramite il trasferimento a Milano tutto il lavoro svolto dal tribunale e ricominciare il processo da capo, e avviarsi alla prescrizione. Continua.
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solvay ammette l’avvelenamento di tutta la popolazione alessandrina

Solvay afferma che il processo deve essere spostato a Milano se un giudice, anche solo uno fra 50 in organico al tribunale, è residente nel Comune di Alessandria o è stato residente negli ultimi 15 anni. Perché?
Perché condizionerebbe l’imparzialità della Corte d’Assise in quanto, come residente, sarebbe un “danneggiato, ai sensi dell’art. 11 c.p.p.”. Sarebbe un “danneggiato” anche se non è parte civile al processo e neppure nel collegio giudicante. “Danneggiato” significa che ha subìto un danno. Ha subìto un danno se c’è stato un reato: non c’è danno senza reato. Di quale reato è accusata Solvay? Di avvelenamento doloso delle acque e di dolosa mancata bonifica. Quali acque sono state avvelenate da Solvay? Sono le acque consumate dentro lo stabilimento di Spinetta Marengo? Su queste Solvay non solleva eccezioni per le parti civili, ammette il reato e il danno. Però non riguardano i giudici ma i lavoratori. Allora si riferisce anche alle acque prelevate nei pozzi di Spinetta e zone limitrofe, ad uso di privati, ex zuccherificio, fattoria Pederbona, Paglieri ecc.? Pure su queste Solvay non eccepisce. Però non riguardano i giudici. Allora ci si chiede se si riferisce alle acque dell’intera falda inquinata: ma la falda va anche in Bormida, di lì in Tanaro, poi nel Po, come dimostra il PFOA scaricato in Bormida e ritrovato alla foce del Po. Dunque secondo Solvay tutti i cittadini padani sarebbero “danneggiati” e tutti i tribunali della pianura padana sarebbero ricusabili? Allora che senso ha la richiesta di spostare il processo a Milano, meglio… Palermo. Che casino. A farla breve, Solvay sostiene che l’avvelenamento, dunque il reato, dunque il danno astrattamente procurato ai 50 giudici residenti nel Comune di Alessandria sia derivato dall’inquinamento doloso dell’acquedotto di Alessandria. Presume un pozzo unico ovvero che tutti i pozzi siano inquinati. In questo caso Solvay sta sostenendo che tutti i cittadini di Alessandria, capoluogo e sobborghi, tutti sono “danneggiati ai sensi dell’art. 11 c.p.p.”. Tra i cittadini “danneggiati” ci sarebbero astrattamente i 50 giudici per il solo fatto di essere residenti nel “mandrognato”. Analogamente, secondo una Solvay in veste autolesionista migliaia di alessandrini hanno diritto di costituirsi parti civili contro l’azienda per essere stati dalla stessa avvelenati per decenni! Clamoroso. Secondo il Pubblico ministero, invece, il reato e il danno sono circoscritti a Spinetta e zone limitrofe, come da capo di imputazione, e in quelle zone non vivono magistrati, la Corte valuterà nel merito le parti civili. Conclusione: autolesionismo da parte di Solvay? Non crediamo. Il suo obbiettivo, di oggi, è di annullare con il trasferimento a Milano tutto il lavoro svolto dal tribunale e ricominciare il processo da capo, e avviarsi alla prescrizione. Domani studierà altre “gabole”. Noi tra le parti civili in aula, fra ammalati e famigliari dei defunti, non crediamo ai “fini giuristi” della difesa che arzigogolano articoli c.p.p. piccici cipicipi per ore con dossier… anagrafici, ma ragioniamo con il buon senso giuridico e sappiamo che il processo debba continuare nella sua sede naturale, ad Alessandria. Come è da sempre avvenuto dappertutto: per Montedison di Porto Marghera, Solvay di Bussi, Eternit di Torino, Ilva di Taranto, Fibronit di Voghera, Farmoplant di Massa, Acna di Cengio, Enichem di Manfredonia, Icmesa di Seveso eccetera.

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sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire

Oltre alla tattica del rinvio, c’è quella della cortina di silenzio che Solvay vorrebbe avvolgere attorno al processo, mentre accarezza l’ardire di spostarlo a Milano. Le intercettazioni della Procura della Repubblica hanno messo in rilievo l’attività della multinazionale di “addolcimento” dei giornalisti, tant’è che il trisettimanale cittadino è stato costretto a sostituire il giornalista coinvolto. Però cancellare, far tacere Medicina Democratica resta l’imperativo di Solvay. Sarà una coincidenza che nella cronaca de Il Piccolo si evita che Medicina democratica sia addirittura nominata: è anonimamente definita “una associazione che assiste gli abitanti”. Il molto reverendo direttore dello stesso giornale non manca di telefonarci minacce, pardon, avvertimenti. “Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire” (Manzoni).
Clicca qui l’udienza di mercoledì prossimo.
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finalmente un po’ di pubblicità sul piccolo

Fra tanta pubblicità indiretta e occulta Il Piccolo ha editato una pubblicità diretta della Solvay di Spinetta Marengo con le foto segnaletiche dei dipendenti (“volontariamente” fornite dagli stessi) .
Il quartier generale belga ha studiato che questa autopromozione sia influente nel processo in corso (prossima udienza il 27 febbraio) per inquinamento doloso e dolosa mancata bonifica. Bah!?

via l’ amianto da Spinetta, grazie a…

Medicina democratica avviò una campagna di denuncia della massiccia presenza di amianto sui tetti dello stabilimento di Spinetta Marengo, veleno tra i veleni. Grazie a noi, è stato finalmente rimosso per 10 mila metri cubi di eternit. Secondo certo giornalismo, è invece merito della Solvay, che non ha investito una lira, magari ha venduto i pannelli fotovoltaici. Neppure della Fondazione Cassa di Risparmio che pur ci ha messo i soldi (1,3 milioni di euro) per sostituire l’amianto con 3.000 metri quadri di pannelli, con diritto di disporre dell’energia elettrica per 25 anni, quando la fabbrica non esisterà più. Intanto oltre 3.000 metri quadri di eternit restano ancora lì.    

non è mostarda

Stiamo ancora attendendo un riscontro dal direttore dell’Arpa, da noi prontamente allertato. Martedì 8 gennaio alle ore 2 c’è stata una fuga di gas di acido cloridrico alla Solvay di Spinetta Marengo? Il mezzo mobile dell’Arpa ha riscontrato qualcosa o le sue apparecchiature erano troppo distanti dal reparto Algofreni sezione “velo cadente”, dove sarebbe avvenuto l’incidente senza che l’azienda abbia precauzionalmente fermato l’impianto? Considerato il preoccupato allarme recentemente rilanciato dalla stessa Arpa per la presenza dell’inquinante nell’area spinettese, e segnalato alla Procura della Repubblica, non sarebbe indispensabile una centralina pubblica di rilevamento al reparto Algofreni? Anche se non viene più usato come “gas mostarda” della Prima guerra mondiale, il cloridrico va tenuto sotto maggior controllo per i danni all’apparato respiratorio, occhi, pelle, apparato digerente. E messo in relazione critica con le patologie riscontrate fra gli abitanti della zona.
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società che si estinguono

La Solvay beffata dai Maya. La società belga essendo da sempre una accanita sostenitrice della profezia Maya il 30 giugno del 2011 si è lasciata andare in un dichiarazione quantomeno inverosimile: “La Solvay si è posta l’obbiettivo di eliminare l’utilizzo e quindi le emissioni del PFOA entro il 2012”.
Questo incauto slancio (con accordo sindacale) deriva dalla convinzione che la società non avrebbe mai dovuto dare conto del fatto che non ha la volontà di attrezzarsi per eliminare l’utilizzo del PFOA dalle proprie produzioni. La più che lecita preoccupazione dei dipendenti, per l’ennesima prova di inaffidabilità della Solvay, è giunta sino a noi.
I sindacati tacciono a dimostrazione che la loro subordinazione politica e culturale nei confronti della direzione aziendale è viva più che mai.
Clicca qui il comunicato stampa

Persiste la presenza dei veleni:
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