Il ruggito del coniglio del sindaco pro pfas di Alessandria.

“Non perdo tempo. Adotterò una specifica ordinanza”: l’annuncio di Giorgio Abonante fa sobbalzare. Non può che essere l’ordinanza di fermata delle produzioni Pfas (cC6O4 e ADV) della Solvay di Spinetta Marengo. E’ suo dovere: lui per legge è la massima autorità sanitaria locale: conosce dalle indagini epidemiologiche dove e come si muore. Ma finora aveva messo la testa sotto la sabbia. Ora è in possesso del drammatico monitoraggio aria dell’Arpa: non è una novità bensì l’ennesima conferma del grave inquinamento atmosferico e idrico che scorre dal sobborgo alessandrino fino al lontano Comune di Montecastello. Però questa volta, evidentemente, per il sindaco la misura è colma: “Non perdo tempo” esclama in una intervista ad una emittente locale. Una ordinanza di chiusura della Solvay: clamoroso. Si richiamano alla memoria i precedenti del sindaco Mirabelli per impianti in marcia senza autorizzazione e del pretore Di Serafino per sversamenti incontrollati in Bormida.

“Adotterò una specifica ordinanza”. Però, se procediamo nella lettura dell’intervista, apprendiamo la vera natura del provvedimento: “L’ordinanza potrebbe prevedere alcune limitazioni o obblighi a carico della popolazione, come era capitato quando venne trovato Cloroformio in alcune cantine di Spinetta”. Abonante impose agli abitanti di non accedere alle proprie cantine senza mezzi di protezione per il cloroformio che risaliva dalle falde, ma non prescrisse alla Solvay di eliminare lo scarico della sostanza tossica e cancerogena -secondo l’Arpa- dal cielo e nell’acqua. Cosa ordinerà ora agli abitanti per limitare i Pfas tossici e cancerogeni che piovono dal cielo: di respirare meno? Oppure ordinerà a Eolo di modificare direzione ed intensità dei venti (Sud Ovest-Nord Ovest per Spinetta e Nord-Nord Est per Montecastello) di modo che le postazioni di monitoraggio Arpa non siano più sottovento rispetto alle ciminiere di scarico?  

E’ grottesco questo ruggito del coniglio, è scandaloso questo sindaco, al quale balena appena “l’ipotesi più estrema, imporre eventuali limitazioni alla produzione di queste sostanze”Tappare le ciminiere, no? Non si sente né Mirabelli né Di Serafino, e scarica le proprie peculiari responsabilità su Arpa, Asl, Provincia, Regione, con le quali in realtà si narcotizza annusando il programma “Solvay One Planet” della multinazionale: “Emissioni in atmosfera verso impatto zero nel 2030”. Si avvale, per la prossima conferma elettorale, della compiacenza dei giornali locali che, nelle loro censure, non riescono certo a oscurare la nostra martellante denuncia. 

I compagni sopravvissuti ai Pfas.

Ad Abonante serve per pubblicità elettorale.

Diamo a Cesare quello che è di Cesare: la CGIL fu, nel 2002, la prima (dopo Lino Balza) a denunciare l’estrema pericolosità dei Pfas sulla salute. Lo fece con un giornalino aziendale “Informa Filcea” (clicca qui) distribuito ai lavoratori dello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo. Ma, a differenza di Balza, da allora in poi la CGIL ha fatto “Zitto e mosca!” e l’“esortazione” (di Solvay&Comune) a fare totale silenzio e a mantenere assoluta riservatezza è stata osservata fino all’eccezione della testimonianza della dimissionaria segretaria della Camera del Lavoro al processo del 2009.

15 anni dopo, la CGIL (Spi Cgil) prende la parola tramite il comitato “Vivere in Fraschetta” che comprende i pensionati: abitanti anziani tutto sommato soddisfatti di essere fino ad oggi sopravvissuti, e dunque non troppo esigenti a pretendere decisioni dal primo cittadino (peraltro della stessa corrente politica), men che meno una ordinanza di chiusura delle produzioni di Solvay che tutti sanno -loro per primi- responsabili “della maggiore incidenza di alcune tipologie di tumori”: più che dimostrata dalle numerose indagini epidemiologiche. Così, con consumata ipocrisia, i vecchi compagni di sopravVivere in Fraschetta giurano “non vogliamo la chiusura della Solvay, ma vorremmo sapere” dal compagno sindaco “se c’è ‘un nesso’ tra le produzioni del Polo Chimico e la maggiore incidenza di alcune patologie.” Come sono candidi. Che tenerezza il candore dei capelli.

Stop acqua potabile nel vicentino.

Premesso che, per tutelare sul serio la salute, il limite di Pfas nell’acqua dovrebbe essere zero, è stato superato lo stesso parametro di 0,100 µg/l previsto dal decreto legge entrato in vigore per nota della Regione il 30 maggio 2023. A nulla serve il sistema di filtraggio, così il sindaco di Montebello Vicentino ha emesso un’ordinanza che stabilisce la temporanea sospensione dell’uso dell’acqua potabile a scopo alimentare su tutto il territorio comunale. 

Le responsabilità della magistratura di Alessandria (a tacere degli amministratori locali).

Tony Fletcher è il supertestimone della Procura al processo di Vicenza contro Miteni. Per noi è una conoscenza vecchia di quindici anni. Lo segnalammo infatti -inutilmente- negli esposti alla Procura di Alessandria, nonché ai giornali. Come segue.  

“”Abbiamo segnalato per primi la questione eco sanitaria con alcuni ricorsi (Alessandrini, Berto, Ferrarazzo, lavoratori poi licenziati) alla Procura relativi alla presenza di PFOA tanto nel sangue dei lavoratori quanto nelle acque dei fiumi Bormida, Tanaro e Po, nonché delle falde superficiali e forse non solo. Nella copiosa documentazione del ricorso, si fa proprio riferimento agli studi americani citati da Tony Fletcher, professore alla London School of Hygiene end Tropical Medicine. Lo scienziato, definito uno dei tre maggiori epidemiologi mondiali, pur nella sua veste di consulente di parte (della Dupont, azienda produttrice di PFOA che ha già indennizzato per 101,5 milioni di dollari) ci conferma il drammatico allarme su un prodotto accertato da anni negli animali come cancerogeno, mutageno e teratogeno, ma si dichiara attendista per quanto riguarda analoghi effetti sugli esseri umani: ‘Fra circa 18 mesi concluderemo gli studi’. La nostra Associazione ritiene invece, in base agli studi internazionali, che se il prodotto perfluorurato è cancerogeno per gli animali non può non esserlo per gli umani, come dimostrano le metodologie comunemente utilizzate nella ricerca medica e farmaceutica. Tanto più che il ‘principio di precauzione’ impone di sospendere un prodotto quando sospetto, senza attendere di conteggiare a posteriori i morti e gli ammalati. Perciò abbiamo chiesto che la Solvay di Spinetta Marengo interrompa immediatamente l’utilizzo del PFOA e il suo rilascio in aria e acqua. Siamo invece completamente d’accordo con il professor Fletcher, avendola invano già richiesta a Procura e Asl, sulla necessità di analisi del sangue di massa per il PFOA: come hanno fatto in USA per 70.000 persone.””

Anche la propaganda inquina.

Solvay di Spinetta Marengo si affida alla propaganda per arginare la sempre più insistente richiesta di cessazione immediata dei famigerati PFAS. Attualmente, da un lato punta sull’iniziativa “Fabbriche aperte”, col terzo rendez-vous di fumo senza arrosto: “una visita guidata alla barriera idraulica, all’impianto di Trattamento Acque di Falda (TAF) e un successivo laboratorio di ascolto e dialogo”, rinfreschi e applausi dei giornalismi inclusi, “al fine di rafforzare  lo spazio di confronto tra l’azienda e la popolazione locale per comprendere come funziona la rete di pozzi che costituisce la barriera idraulica a protezione dello stabilimento e del territorio circostante”.

Dall’altro, l’Arpa pubblicizza sui giornali che “Il Laboratorio Specialistico Piemonte Sud Est si arricchisce di una apparecchiatura d’avanguardia, di importanza fondamentale per poter tracciare le vie di diffusione di queste sostanze non solo nelle matrici liquide, e nell’acqua, ma anche nei suoli. Quel “si arricchisce” è di involontario quanto macabro umorismo. Non a caso applaude il sindaco di Alessandria Giorgio Abonante all’unisono con l’assessore regionale all’ambiente Matteo Marnati, entrambi, come noto, da sempre oltremisura “impegnati   nella direzione della ricerca per il controllo dei livelli di inquinamento sul nostro territorio”. Come Solvay, peraltro. Una mano lava l’altra.

Pfas. Ex assessore attacca il sindaco che se ne frega dei cittadini.

Giorgio Abonante è il sindaco di Alessandria accusato di non promuovere il monitoraggio Pfas nel sangue della popolazione, e di non concludere la seconda fase dell’indagine epidemiologica avviata dall’ex assessore all’ambiente, Claudio Lombardi, anche egli in una giunta di centrosinistra. Abonante fa lo scaricabarile “Non è compito delle casse del Comune ma della Regione” (che strizza l’occhio e fa orecchi da mercante) e Lombardi lo smentisce pubblicamente di fingere: “Non ricorda neppure le migliaia di euro che ha approvato per l’indagine quando era assessore al bilancio”. Il gatto comunale e la volpe regionale non finanziano né la tranche di indagine epidemiologica né, soprattutto, le analisi di massa del sangue a tutta la popolazione. Vorrebbero farlo passare per Pinocchio ma Lombardi non ci sta.

Da sempre evitati gli esami del sangue della popolazione per evitare l’incriminazione della Solvay. Perciò: via alle cause civili.

Per questa strategia di temporeggiamento, a livello piemontese Solvay sa di poter contare da sempre sulle amministrazioni di tutti i colori politici e sindacali. In Piemonte i monitoraggi del sangue dei Pfas ai cittadini non sono mai stati effettuati, mentre quelli ai lavoratori li ha fatti privatamente l’azienda e ne ha secretato gli enormi valori finchè rivelati da noi alla magistratura.  Dopo che noi abbiamo organizzato e gli abbiamo sbattuto in faccia lo studio condotto dall’Università di Liegi (Belgio), che ha evidenziato l’avvelenamento dei Psas nel sangue dei lavoratori della Solvay e dei cittadini di Spinetta Marengo, ebbene l’assessore regionale alla Sanità e il sindaco di Alessandria si erano incontrati per fare il punto sul “caso Solvay” e concordare le iniziative. Come ha ricevuto dal sindaco Giorgio Abonante (centrosinistra) garanzie che non intende emettere -come gli competerebbe- ordinanza di fermata delle produzioni inquinanti dello stabilimento, l’assessore Luigi Icardi (centrodestra) aveva illustrato le seguenti iniziative.

La Regione ha destinato all’Asl di Alessandria un finanziamento di 340 mila euro per effettuare nuovi campionamenti su matrici animali ed alimentari. Ha deliberato un piano di biomonitoraggio sulla popolazione (in programma nei primi mesi del 2023) che prevederà, nei soggetti a rischio, oltre alla ricerca dei Pfas, anche la valutazione di alcuni parametri sanguigni, quali ad esempio il colesterolo. Per tale iniziativa è stato previsto un primo finanziamento di 70 mila euro. E’ evidente, anche per quelle ridicole cifre, che non sono previste analisi del sangue a tappeto su tutta la popolazione di Spinetta e Alessandria. Mancano perfino i medici di base, altro che indagini epidemiologiche.

In questo squallore, un minuscolo spiraglio di luce perviene dal Progetto H2020 – Scenarios, inserito nel programma Horizon 2020 Framework Programme che ha visto un contributo di quasi 12 milioni di euro complessivi e che comprende 19 organizzazioni di 10 Paesi europei, oltre a Israele, Usa e Canada, e vede come partner strategico l’Azienda Ospedaliera di Alessandria. Secondo questo progetto pilota, un campione di 80 abitanti del Montecastello, Comune distante chilometri dalla Solvay e che è stato costretto alla chiusura dell’acquedotto per avvelenamento da PFAS, sarà sottoposto ad analisi del sangue e delle orine. Un progetto pilota lontanissimo da un monitoraggio di massa della popolazione alessandrina.

Il livello di complicità della classe politica si è recentemente ripetuto nel corso di un Consiglio comunale di Alessandria, dove i consiglieri si sono trovati su ciascun banco un fiore con il nome di un cittadino morto di cancro per colpa della Solvay e, commossi, hanno subito provveduto ad un minuto di silenzio dedicato ai morti “un fiore per ogni vita volata via”. Poi hanno votato -all’unanimità- per l’“Osservatorio ambientale della Fraschetta” (di cui neppure hanno letto la nostra elaborazione degli anni ’80) e un emendamento di “indirizzo a tutti gli enti locali e nazionali” ai quali sbolognare la patata bollente, cioè, rispettivamente, alla Regione di sottoporre tutta la popolazione agli esami del sangue per risarcirla dei danni alla salute, e al Parlamento di chiudere le produzioni della Solvay di Spinetta Marengo. “Occorrono tempo e pazienza” ha raccomandato il sindaco Abonante ai cittadini che intanto si ammalano e muoiono “non sono cose che si possono fare in pochi mesi”. Soprattutto che non vuole fare lui.

Invece non c’è tempo e pazienza.  Così facciamo partire in sede civile le cause contro Solvay per risarcire le Vittime: ammalati e morti fra i lavoratori e i cittadini. A questo punto è automatico che partirà il monitoraggio della popolazione. Come avvenne nel 2004 negli Stati Uniti per DuPont: in pochi mesi 70 mila persone effettuarono le analisi del sangue.  

Solvay a testa bassa per far fallire il piano europeo di bando ai PFAS.

Il piano europeo ideato con il fine di vietare le sostanze chimiche dannose sta fallendo: è quanto sostengono l’associazione ClientEarth e l’Ufficio Europeo per l’Ambiente (EEB) – una rete composta da 180 organizzazioni ambientaliste – sulla base di un loro rapporto che ha analizzato i progressi fatti ad un anno dalla messa a punto del progetto. Nell’aprile 2022, infatti, la Commissione europea aveva annunciato di voler sostanzialmente vietare numerose sostanze chimiche nocive presenti nei prodotti di largo consumo, pubblicando una tabella di marcia da cui emergeva che in un tempo relativamente breve migliaia di esse, a cominciare dai PFAS, dovrebbero appunto essere messe al bando. Purtroppo i progressi fatti nel corso di un anno si dimostrano ben poco rassicuranti. Solvay non ha interrotto le produzioni di Spinetta Marengo, il sindaco di Alessandria non ha emesso ordinanza di fermata degli impianti.

Nuovo esposto sui PFAS alla Procura della Repubblica di Alessandria.

Presentato al Procuratore capo Enrico Cieri dal “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” (16° esposto, 7 aprile 2023, via PEC): clicca qui. Oggetto: emissioni inquinanti in atmosfera. Infatti, come conosciuto nei monitoraggi, dalle 72 ciminiere dello stabilimento e dai 15.000 punti di perdite incontrollate fuoriescono sostanze inquinanti tossiche e cancerogene PFAS: PFOA, ADV, C6O4, Acido Fluoridrico, Acido CloridricoNH3, Alcoli, Anidride fosforica (P2O5), Composti Iodurati (C4F8I2), Zn, Idrossido di Potassio (KOH) NOx, CO2, SOx, Polveri. Composti fluorurati (c2f4, c3f6, c4f8): 107 kg/giorno; 40 t/anno.

In questo micidiale cocktail, per il PFOA, l’ADV e il cC6O4 di produzione Solvay di Spinetta Marengo, che dal cielo ricadono sulla popolazione ogni giorno per 5 microgrammi per ogni metro quadrato, richiamiamo l’attenzione della Procura su

  1. Pubblicazione scientifica di ARPA e UNIVERSITA’ di Torino “Prevenzione in Corso”, fascicolo 9, gennaio 2022. (clicca qui).
  2. Studio ARPA Deposimetri a Spinetta Marengo: i risultati delle prime attività sperimentali gennaio 2023 (clicca qui).

Rimarcate le responsabilità nel disastro ecosanitario delle amministrazioni locali: Comune, Provincia, Regione. In particolare del sindaco che non emette ordinanza di chiusura delle produzioni inquinanti. 

Giro di vite negli USA contro gli PFAS nell’acqua potabile: per la 1° volta, fissati limiti per legge.

L’Epa ha annunciato un regolamento sulle concentrazioni di ‘forever chemicals’ nell’acqua del rubinetto. Le aziende municipali dovranno eliminare le sostanze chimiche. E si potranno rivalere sui grandi inquinatori

 15 Marzo 2023 https://www.rinnovabili.it/ambiente/inquinamento/pfas-nellacqua-potabile-usa-limiti/

L’ Agenzia per la Protezione Ambientale obbliga le aziende municipali che gestiscono le risorse idriche a rimuovere le sostanze chimiche nocive dall’acqua. E queste aziende si potranno rivalere in tribunale sulle compagnie e gli enti da cui origina l’inquinamento da PFAS nell’acqua potabile. Applicata in Italia la norma: la municipalizzata di Alessandria potrebbe rivalersi su Solvay ma anche sul sindaco che NON ha emesso ordinanza di fermata delle produzioni inquinanti.

Il limite americano, fissato a 4 parti per mille miliardi, va giudicato come piccolo passo avanti perché comunque ancora troppo alto per tutelare adeguatamente la salute: la ricerca scientifica in materia, infatti, ritiene che non esistano limiti sicuri per la salute per gli PFAS nell’acqua potabile.

Il Comune di Alessandria se ne lava le mani.

Alla lettera del Comitato Stop Solvay, che ha nella sua genesi la “chiusura subito” dello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo, ha replicato a muso duro il sindaco Giorgio Abonante: per quanto sta nelle mie attribuzioni, non ho alcuna intenzione di emettere una ordinanza per la chiusura delle produzioni inquinanti della Solvay di Spinetta Marengo. Per quanto riguarda il resto, i biomonitoraggi, tutto è in mano all’Asl e alla Regione, il Comune non decide nulla.

“Vogliamo d’urgenza le analisi Pfas del sangue”. Ma il sindaco fa lo gnorri.

“I pomodori di Spinetta li ho mangiati, vorrei sapere come i Pfoa sono entrati nel mio corpo”

Detto volgarmente: prende per il culo i cittadini. Questi, con una petizione, chiedono che tutta la popolazione alessandrina sia sottoposta a monitoraggio con urgenza: a maggior ragione perché l’indagine dell’università di Liegi, da noi commissionata, ha accertato, con analisi a campione di lavoratori e abitanti, che i Pfas scorrono nelle loro vene. Da che parte stai, sindaco? dalla parte di Solvay? Ebbene come risponde Giorgio Abonante?: clicca qui il video. Eppure ha di fronte persone che piangono parenti di vittime decedute e ammalate del polo chimico di Spinetta Marengo, e che loro stesse -con il sangue avvelenato- sono in predicato di fare la stessa fine. “Vivo a Spinetta da quando ho 5 anni,” è stato contestato da uno dei firmatari della petizione: clicca qui, “ho partecipato all’indagine e ho scoperto di avere nel sangue livelli di Pfoa preoccupanti. Non devo più entrare in contatto con questa sostanza perché potrei essere soggetto ad alcune malattie come il cancro alla tiroide, ai reni, colesterolo eccetera, e vorrei sapere come curare me e i bambini della mia città”. Nella stessa condizione infatti si trovano i bambini e gli adulti di Alessandria. Cosa avrebbe dovuto fare, da tempo, un sindaco onesto e responsabile da anni in possesso di inequivocabili indagini epidemiologiche e ambientali? Avrebbe dovuto emettere una ordinanza urgente di chiusura degli impianti inquinanti della Solvay di Spinetta Marengo. E, subito dopo, far sottoporre la cittadinanza a monitoraggio, per il quale ci vogliono, ammette anche lui, tempo e soldi. Il tempo è scaduto. Ma l’intero consiglio comunale se ne lava le mani: la vecchia e la nuova maggioranza complici della Solvay.        

Comuni contro, Regione a favore dello sfregio.

Il progetto SIOT, società della multinazionale TAL, punta all’efficientamento del trasporto del greggio tramite l’oleodotto da Trieste all’Austria, con l’obiettivo di “riscaldare” il greggio per ridurne  la viscosità, utilizzando motori cogenerativi di alta potenza. I Sindaci denunciano: sul territorio carnico stazionerà una nuvola tossica persistente contenente monossido di carbonio, anidride carbonica e polveri sottili con conseguenti piogge acide dannose; è assicurato l’inquinamento acustico per il funzionamento continuo dei motori. Clicca qui il volantino del Comitato.

Tragica pantomima del sindaco di Alessandria.

Continua la “pantomima pfas” al Comune di Alessandria. Il sindaco dovrebbe, in forza delle indagini epidemiologiche e ambientali già sul suo tavolo (clicca qui Disastroso l’attuale inquinamento della Solvay di Spinetta Marengo.), emettere ordinanza di chiusura delle produzioni inquinanti della Solvay di Spinetta Marengo. Invece continua a parlare senza mai arrivare al dunque, ovvero cerca di cambiare discorso per evitare l’argomento sgradito (mena il can per l’aia, insomma). In questo senso fa convocare dalla Commissione Ambiente il Comitato che ha presentato una raccolta firme per affrontare l’inquinamento della Fraschetta. La Commissione trasmetterà al Sindaco, che ne prenderà atto per trasmetterla alla Regione a corto di soldi, la raccomandazione di effettuare un biomonitoraggio dei pfas nel sangue della popolazione, una ulteriore indagine epidemiologica/ambientale e quant’altro eccetera chiesto dall’ingenuo Comitato. Cioè dati già acquisiti e sufficienti per emettere l’ordinanza, semmai ulteriormente utili per rivendicare risarcimenti.

In Veneto, a differenza del pilatesco Piemonte, intanto continua il piano di sorveglianza sanitaria sulla popolazione dell’area rossa (circa 300 mila persone di Vicentino, Veronese e Padovano), esposta direttamente a Pfas. L’ultimo rapporto, risalente al 21 novembre, mette in evidenza come per il primo round di screening, su più di 100 mila persone invitate a sottoporsi all’esame, hanno già aderito poco meno di 61 mila.

Disastroso l’attuale inquinamento della Solvay di Spinetta Marengo.

Cosa aspetta il sindaco a ordinare la fermata degli impianti? Pubblicati dall’Arpa Piemonte i dati del secondo trimestre 2022 dei campionamenti delle acque sotterranee nell’area del polo chimico di Spinetta Marengo. Se dentro la fabbrica piangono, fuori non ridono. A tacere l’avvelenamento dell’aria.  

Area interna allo stabilimento (27 piezometri). Tra i Pfas: C6O4 da 0,15 μg/l a 832 μg/l, ADV da 0,15 μg/l a 55,5 μg/l, PFOA da 0,31 μg/l a 95 μg/l. Inoltre continuano a superare le CSR – Concentrazione Soglia di Rischio (obiettivi di bonifica): Cloroformio (213 μg/l rispetto ad una CSR di 65 μg/l), Tetracloruro di Carbonio (384 μg/l rispetto ad una CSR di 66 μg/l). Si aggiungono Diclorofluorometano (48 μg/l), Triclorofluorometano  (294 μg/l), a completare il cocktail di tossici e cancerogeni in concentrazioni superiori alle CSC Concentrazioni Soglie di Contaminazione: Cromo esavalente, Cromo totale, Nichel, Antimonio, Arsenico, Bromoformio, Dibromoclorometano, Bromodiclorometano, Fluoruri in concentrazione addirittura da 2.946 a 57.404 μg/l a fronte di una CSC di 1.500 μg/l.

Area esterna allo stabilimento (appena 9 piezometri). In espansione lungo la direzione del deflusso di falda oltre l’area di influenza della   cosiddetta barriera idraulica, superando il (permissivo) valore standard di qualità ambientale (0,5 μg/l) i valori di PFOA oscillano tra 0,27 μg/l e 3,56 μg/l, di ADV tra 0,09 μg/l e 5,18 μg/l, di cC6O4 tra 0,14 μg/l e 0,86 μg/l. Riscontrata anche la presenza di altri PFAS (PFBA, PFHxA, PFDA, PFHPA, PFNA e PFPeA) in concentrazioni superiori al limite di quantificazione. Perfino nei piezometri più distanti dallo stabilimento si segnalano superamenti dei limiti di legge o fissati da pareri ISS Istituto Superiore Sanità per Cromo VI, Cromo totale, Cloroformio, Tetracloruro di Carbonio, Tetracloroetilene, Tricloroetilene, Triclorofluorometano e Diclorodifluorometano.

Al bando produzione e utilizzo dei Pfas.

In assemblea il prossimo 7 dicembre.

Siamo ancora qui nel 2022 a chiedere “Vogliamo sapere cosa c’è nel nostro sangue!” Domanda  retorica  perchè lo sappiamo benissimo cosa c’è. Lo sappiamo da decine di anni dopo ben otto indagini epidemiologiche, di cui l’ultima dell’Università di Liegi, e dopo gli inequivocabili referti del sangue depositati anche in magistratura. Lo sappiamo benissimo che in Fraschetta i livelli record di malattie e di morti sono legati allo stabilimento chimico di Spinetta Marengo, e lo sappiamo benissimo quali e quante sono le sostanze che fuoriescono in acque a atmosfera, e su cui gli studi internazionali chimici e sanitari non lasciano margini di dubbio. 

Lo sa benissimo chi non si fa abbindolare dalle istituzioni dichiarandosi “moderatamente soddisfatto”. Lo sa dunque  benissimo il Comitato StopSolvay che come “ragione sociale” e  nel logo evidenzia “STOP”, STOP SOLVAY, fermare la Solvay, chiudere. Appunto, il Comitato-che-chiede-la-fermata-della-Solvay fa l’assemblea il 7 dicembre 2022 per informare la cittadinanza PERCHE’ chiede un provvedimento così drastico. Informa cioè i cittadini e i lavoratori, quelli che sono ancora ignari o increduli, che cosa c’è nel loro sangue. Affinchè partecipino alla lotta per lo STOP. Affinchè partecipano a chiedere

AL SINDACO DI ALESSANDRIA DI EMETTERE UNA ORDINANZA DI CHIUSURA DELLE PRODUZIONI INQUINANTI DELLA SOLVAY DI SPINETTA MARENGO.

Questa è l’utilità etica e politica delle assemblee, alla stregua di quelle che il Movimento di Lotta per la salute Maccacaro sta facendo quasi settimanalmente con il suo sistema di informazione (oltre 37mila partecipanti). Come ha fatto  Legambiente co-promotrice del DDL Crucioli per la messa al bando in Italia  dei PFAS in produzione e utilizzo.     

I politici si cibano di bufale Solvay ma i cittadini di Pfas.

Una delle “bufale” della Solvay – quasi la più grossa- che i politici alessandrini, e non solo, sono propensi a trangugiare pur di non emettere ordinanza comunale di fermata delle produzioni, riguarda i presunti filtri che sarebbero in grado di rilevare e trattare, gestire e monitorare i contaminanti Pfas nelle falde e nelle reti idriche. A tempo e debito abbiamo documentato (leggi: Solvay da una bufala all’altra: i filtri che eliminano i Pfas.) questa truffa mediatica della promessa di  trattamenti dell’acqua inquinata con carboni attivi e scambio ionico, affermando che “non c’è la ben che minima garanzia che rimuovano il 100% dei PFAS contaminanti, oltre a prevedere costi insopportabili, a tacere l’incenerimento delle membrane filtranti”.

A conferma della nostra immediata opposizione, interviene una ricerca americana pubblicata sull’Agronomy Journal e finanziata dal Penn State Office of the Physical Plant, dall’USDA Agricultural Research Service, dall’U.S. Environmental Protection Agency, dall’USDA National Institute of Food and Agriculture e dal Penn State Institutes of Energy and the Environment. Lo studio  in campo ha dimostrato che

“i PFAS sopravvivono al trattamento delle acque reflue e, tramite il riutilizzo di queste ultime, si insediano e bioaccumulano nella nostra catena alimentare con irrigazione nei campi agricoli, ortaggi, alimentazione del bestiame, carne e prodotti lattiero-caseari; e sono dunque in grado e influenzare lo sviluppo nei bambini, aumentare il rischio di cancro, contribuire a livelli elevati di colesterolo, interferire con la fertilità delle donne e indebolire il sistema immunitario”.

Perciò, nei riguardi delle potenziali sfide industriali (leggi: Solvay) per il riutilizzo delle acque reflue, la “United States Environmental Protection Agency” ha pubblicato avvisi sanitari aggiornati in modo tale che “qualsiasi livello di Pfas rilevabile è considerato un rischio per la salute umana”.

“Monitoraggio rafforzato” per lo scaricabarile Solvay-Sindaco.

Il colpevole del disastro ecosanitario della Fraschetta sappiamo tutti chi è, ne vediamo l’ombra con la pistola fumante ma non possiamo farne il nome. Questa in sintesi è la visione espressa dalla responsabile Arpa dell’Epidemiologia Ambientale, Cristiana Ivaldi, alla Commissione Sicurezza e Ambiente del Comune di Alessandria presieduta da Adriano Di Saverio nella veste di chi aiuta il sindaco Giorgio Abonante a prendere tempo piuttosto che adottare una ordinanza di chiusura delle produzioni tossicocancerogene della Solvay di Spinetta Marengo, come invece gli viene chiesto dagli ambientalisti.

I metodi per rinviare le responsabilità ad altri tempi e altri decisori, sono sempre gli stessi: la corsa agli ostacoli e lo scaricabarile. PRIMA di arrestare il colpevole, dice la dottoressa, PRIMA di affermare un nesso causale, PRIMA di dichiarare una correlazione tra sostanze contaminanti e malattie, PRIMA ci vorrebbe un biomonitoraggio rafforzato, PRIMA si applicano altri modelli di studioPRIMA si fanno campioni biologici con una anamnesi dettagliata, PRIMA si studiano le abitudini di vita.

Perché PRIMA, dottoressa? Non sono sufficienti, per dare il nome a chi impugna la pistola fumante, i ripetuti monitoraggi Arpa aria acqua suolo delle emissioni di sostanze scientificamente dimostrate come tossicocancerogene? e in parallelo (clicca qui) ben 8 ultra decennali indagini epidemiologiche? di cui una della stessa Ivaldi (tumori epatici e delle vie biliari 30% in più nel raggio di 3 chilometri dal polo chimico, il doppio tra i residenti di Spinetta eccetera)? Sono più che sufficienti, sono “robusti”.

Il nesso causale tra Solvay e malattie/morti, dunque, non è composto di congetture, di sospetti, di indizi vari, bensì, purtroppo, di dati di fatto collegati fra loro, di prove sedimentate nel tempo. Dunque, il sindaco, la massima autorità sanitaria locale, se non altro per l’elementare principio di precauzione, dovrebbe emettere una ordinanza di fermata degli impianti inquinanti, una ordinanza temporanea PRIMA di realizzare quello che Ivaldi definisce “Un biomonitoraggio che conferirebbe una rappresentazione più robusta”. Perché PRIMA? Perché, come spiega la dottoressa, Questo studio complesso dovrebbe coinvolgere altri enti: Università, Asl, Regione.  Serve l’intervento di vari enti, con ruoli e compiti ben definiti. Si tratta di studi costosi, che richiedono molte persone da ingaggiare per avere consistenze statistiche. Servono molte risorse e una disponibilità importante di finanziamenti. Più soggetti vengono coinvolti, più robusta è la coorte che si analizza più i risultati saranno confidenti e ineccepibili. I costi? Non voglio fare ipotesi ma per studi simili si parla di qualche centinaio di euro a soggetto che fa parte della coorte”. Moltiplicati per decine di migliaia di soggetti, fate i conti voi. Moltiplicate anche il numero di anni.

Non sembra anche a lei, dottoressa Cristiana Ivaldi, che la suddetta corsa ad ostacoli servirebbe, anche a questo sindaco, per scaricare il barile dell’ordinanza alle calende greche? Nel frattempo si muore?

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro

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I maestri del gioco dello scaricabarile.

Il PD: no ordinanza di chiusure alla Solvay.

Coloro che si erano illusi di una ordinanza del sindaco per la chiusura delle produzioni della Solvay di Spinetta Marengo hanno già ricevuto la risposta. L’ha data chi è più autorevole di Giorgio Abonante: Renzo Penna, già senatore e segretario generale della Camera del lavoro di Alessandria. Questa direttiva del PD merita di essere letta attentamente: clicca qui. Lo slogan di Penna “La storia industriale di questo Paese ci insegna che la chiusura delle aziende non porta mai alla bonifica”, per essere credibile dovrebbe a supporto offrire esempi di bonifiche senza la chiusura delle fabbriche dei veleni. Esempio è invece Casale Monferrato con l’Eternit, che non sarebbero mai state bonificate con una fabbrica tenuta aperta: come difendevate voi sindacalisti insultando sui giornali (scripta manent) il solito ambientalista (come me) che ne chiedeva la chiusura. Da buon sindacalista, oggi come allora, come il suo omologo Giorgio Bertolo per l’Acna di Cengio (scripta manent), Penna contrappone, per ricatto, i lavoratori ai cittadini. Noi invece equipariamo la salute di tutti. Cosa che, ad esempio, non ha fatto fino in fondo la CGIL, che fu la prima a denunciare nel 2002 (scripta manent) i danni tossicocancerogeni dei Pfas nel sangue dei lavoratori di Spinetta, senza poi chiederne l’eliminazione.

Caro Penna, l’alternativa alla chiusura non può essere giammai il sacrificio della salute. L’alternativa occupazionale, a sua volta, è una preoccupazione legittima, però la devi chiedere agli inquinatori (a scapito dei profitti) e non agli inquinati. I quali, anzi, proposte di riconversione le hanno avanzate, ad esempio Claudio Lombardi, a tacere Franco Armosino attuale segretario generale della CGIL. D’altronde, la storia del polo chimico spinettese (puoi sempre rileggerla sui miei libri) dovrebbe insegnarti il susseguirsi di lotte contro le produzioni nocive, e non sempre con il sindacato dalla parte giusta, esempio i famigerati Pigmenti di cui come cellula PCI chiedemmo la chiusura contro il Consiglio di fabbrica.

Lotte che trovano i politici, sempre, dalla parte dei padroni. Purtroppo è quanto emerge, di fatto, dall’intervento di Renzo Penna, il quale infine invita ComitatoStopSolvay (Legambiente, Movimento di lotta Maccacaro, eccetera) a subordinarsi al “pieno” sostegno delle Istituzioni: comune, provincia, regione, asl, arpa, sindacato. Cioè di quelli, in testa il PD, che in questi anni hanno determinato -con il metodo dello scaricabarile- la catastrofe ecosanitaria di Alessandria.

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro. 

I maestri del gioco dello scaricabarile.

Esiste una persona, minimamente informata e in buona fede, che non ritenga dimostrato che attorno al polo chimico di Spinetta Marengo ci si ammala e si muore di più, molto di più, rispetto a tutto il resto del territorio? Non lo dimostrano, in coscienza, le date sulle lapidi dei cimiteri?’ Non lo dimostrano, in scienza, le indagini epidemiologiche del disastro sanitario che, sotto la nostra spinta, si sono in questi decenni susseguite e accentuate di gravità? Non lo dimostrano, in scienza, le indagini ambientali del disastro acqua-aria-suolo che, sotto la nostra spinta, si sono susseguite in questi decenni in costante anzi progressiva gravità?   Non sono la dimostrazione del “rapporto causa/effetto”?  L’ “effetto” della enorme morbilità cioè non coincide con la “causa” della presenza dello stabilimento, da venti anni gestito dalla Solvay?

Esistono, invece, persone disinformate e in mala fede. Pullulano soprattutto fra i politici e la cerchia scientifica anzi burocratica da loro nominata. Stiamo parlando di Alessandria e dell’esemplare connubio tra consiglio comunale e Asl. Leggiamo, clicca qui, la cronaca dell’interlocuzione fra Commissione Sicurezza e Ambiente e Asl. E’ la fotografia in rilievo dell’ipocrisia di personaggi che non vogliono prendere alcuna decisione e per perdere tempo fanno il gioco dello scarica barile, palleggio di responsabilità scaricate di volta in volta su altre schiene, salvi i rimpalli.

Usano la tattica usuale in tribunale degli avvocati degli inquinatori: dimostrate che quel preciso tumore è stato provocato proprio da quella precisa sostanza e non da altre, addirittura in quel preciso momento. Paradossale è l’esempio amianto e mesotelioma: ormai è inoppugnabile (come per i PFAS) la relazione scientifica eppure è da dimostrare penalmente che la fibra killer si sia introdotta nell’organismo della Vittima proprio durante la permanenza   di quel direttore e non dei precedenti o dei seguenti. 

Dunque, il sindaco di centrosinistra Giorgio Abonante scarica sul presidente commissione da lui nominato, Adriano Di Saverio, medico estetista. Amletico, Di Saverio scarica sull’Asl. Il direttore generale Asl, Luigi Vercellino, un amministrativo senza competenze mediche, nominato dal centrodestra regionale, scarica sull’Arpa e la Regione Piemonte: “Per assicurarci che l’attività del sito non pregiudichi la situazione in termini di inquinamento ambientale, lo facciamo attraverso il monitoraggio Arpa. Devono essere messi sul campo progetti speciali. Il campo di analisi è complesso. Non è un lavoro così semplice e scontato, occorre incrociare dati e sostanze. Serve la forte regia centralizzata di Regione Piemonte. Tocca alla Regione assegnare compiti e risorse. Al momento non ci sono altre risorse attribuite.” A sua volta, il direttore sanitario Asl nominata da Vercellino, Sara Marchisio, rimarca: “L’argomento è complesso, gli studi epidemiologici non sono brevi”. Lo sappiamo da decine di anni.  Dovremmo aspettarne altrettanti?

Sì, però senza allarmarsi troppo, tranquillizza l’inossidabile responsabile servizio prevenzione e sicurezza Asl Giuseppe Fracchia: Abbiamo effettuato sopralluoghi dentro lo stabilimento insieme ad Arpa, per valutare l’esposizione dei lavoratori agli agenti chimici. Dai dati in nostro possesso non emergono situazioni di particolare attenzione”. Ben diversa e drammatica è stata la valutazione dell’indagine dell’Università di Liegi. La differenza consiste nel fatto che l’Asl prende per buone le analisi consegnatele da Solvay controllato-controllore.

D’altronde monitoraggi ematici di massa, lavoratori e popolazione, deve finanziarli la Regione, il cui presidente leghista, Alberto Cirio, imprenditore agricolo specializzato nella produzione di nocciole nelle Langhe, però non vuole andare oltre ai “340mila euro stanziati per valutare nell’area a sud-ovest dello stabilimento la presenza di pfas negli alimenti animali e vegetali e definire le soglie. Il complesso progetto durerà due anni”. E il monitoraggio della popolazione? Luigi Icardi, laurea in economia, perciò nominato da Cirio assessore alla sanità, si fida di Fracchia e si lamenta di essere a corto di fondi statali, per cui passa la patata bollente a Giorgia Meloni, che avrà ben altro da pensare che al Disegno di Legge Crucioli di messa al bando dei Pfas.

THE END. E tutti -i politici- vissero felici e contenti.

Eppure, basterebbero le ormai conosciutissime decennali indagini ambientali e sanitarie per emettere un’ordinanza di chiusura delle produzioni da parte del sindaco Abonante, massima autorità sanitaria locale, sembra dire il veterano consigliere comunale Vincenzo Demarte, adesso che è passato all’opposizione come Forza Italia. Per valutare il grado di consapevolezza del disastro ecosanitario e di buona fede dei politici, si legga, tratto dalla suddetta cronaca giornalistica, il Nota bene in calce.

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro

Nota bene. Per valutare il grado di consapevolezza del disastro ecosanitario e la buona fede dei politici, si legga dalla cronaca giornalistica quanto segue: <<La Commissione Consiliare era stata aperta dallo stesso presidente Di Saverio che, nella sua introduzione, aveva accennato ai “cinque tipi di inquinamento ambientale” che insistono sulla zona del Polo Chimico: “Un inquinamento antico da cromo esavalente, nichel, antimonio, arsenico nelle falde e terreni, l’inquinamento da cloroformio nelle acque superficiali, con conseguenti ricadute sulle cantine e sui seminterrati, l’inquinamento da vari tipi di pfas nelle falde acquifere del Bormida e del pozzo di Montecastello, l’inquinamento aereo con acido cloridrico, fluoridrico e pfas, e l’inquinamento delle falde acquifere con composti chimici di vario tipo. Vogliamo fare luce su questo problema complesso, vogliamo tutelare i cittadini, ragionarci su senza preconcetti e pregiudizi, senza partito preso, chiedendo aiuto alla scienza. Il sindaco Giorgio Abonante ha già detto che bisogna rompere questo impasse, servono certezze e occorre procedere con nuove fasi dell’indagine epidemiologica. Il problema dell’inquinamento del polo chimico risale addirittura a un secolo fa, col coinvolgimento di aria, acqua e terra, oggi ci sono più problemi stratificati. Nell’ultimo decennio si sono susseguiti studi di Asl e Arpa, oltre a quello più recente dell’Università di Liegi che ancora deve però essere validato”.

“A marzo 2017” ha proseguito Di Saverio “fu presentato uno studio sul rischio ambientale e sanitario della popolazione di Spinetta, realizzato da Arpa, Asl Alessandria e Azienda Sanitaria Locale Torino3. Riguardava gli anni dal 1996 al 2014, rispetto alla morbosità, ai ricoveri e alla mortalità nella zona della Fraschetta. Emersero delle criticità rispetto a patologie oncologiche e non. A dicembre 2019 venne presentato un altro studio di Arpa e Asl, una analisi di un gruppo di persone residenti vicino al polo chimico, fino a 3 mila metri. In questo caso si registrò un incremento del rischio ricoveri, nel periodo 2001-2017. Negli stessi giorni ci fu un altro studio dell’Asl sulla mortalità dei residenti entro un raggio di 3 mila metri dal polo, dal 1996 al 2016. Emersero delle criticità significative rispetto alla morbosità e alla mortalità. Dopo il covid, nel 2022 è stato pubblicato uno studio di Arpa sul monitoraggio di pfas nell’aria e nell’acqua della Fraschetta. Ad agosto 2022 c’è stato quello sul monitoraggio delle acque di falda, con la scoperta di pfas presenti oltre la barriera idraulica. Ad aprile di quest’anno, da uno studio della regione Piemonte, è emersa la presenza di c6o4 nelle uova e nel latte delle aziende agricole vicine al polo chimico. Poi c’è lo studio dell’Università di Liegi, con criticità e valori anomali tutti da confermare. Inoltre, è in corso lo studio “Scenarios”, promosso dall’Università del Piemonte Orientale, che coinvolte 24 strutture europee, compreso l’Ospedale di Alessandria, che vuole far luce sugli pfas”.>>

Piemonte pfas. In quali mani siamo messi.

L’assessore regionale alla Sanità, Luigi Genesio Icardi, che della Sanità conosce solo la partita doppia (forse), lo stesso assessore che mentre era positivo ha presenziato senza mascherina alla presentazione di un nuovo vaccino anti covid, è lo stesso  che con la stessa disinvoltura ha definito l’indagine dell’Università di Liegi “poco attendibile in quanto limitata a un numero molto ridotto  di cittadini, selezionati tra soggetti direttamente esposti ai Pfas e quindi non sufficientemente rappresentativi della popolazione generale”. Non è drammaticamente allarmante che i lavoratori della Solvay e i cittadini di Spinetta abbiano nel sangue livelli di PFAS dieci volte superiori agli alessandrini? Più rappresentativi di così! Non sono proprio loro rappresentativi del grado di inquinamento del polo chimico?

Icardi, che non ha mai sottoposto neppure un cittadino ad una analisi del sangue, fidandosi della parola di  Solvay, a questo punto che fa? annuncia un monitoraggio ematico di massa su tutta la popolazione alessandrina? Macchè. Per quel territorio si limiterà, senza urgenza, dal magro bilancio della sanità  ad estrarre  qualche soldo  per “ulteriori nuovi campionamenti su matrici animali ed alimentari” e ancor meno spiccioli a “biomonitoraggi” (compreso il colesterolo, sic.), per alcuni “soggetti a rischio”: non si capisce riservati con quali criteri, alla faccia dell’attendibilità scientifica.

Queste dichiarazioni l’assessore (Lega) le ha rilasciate all’incontro con Giorgio Angelo Abonante sindaco (PD) di Alessandria, il quale non gli ha replicato: vergognati, per non sentirsi rispondere: da quale pulpito. 

Cane non mangia cane.

Senza il Disegno di legge Crucioli, la strategia della Solvay è vincente.

La più grossa delle “bufale Pfas” propinate a giornali e istituzioni  dalla multinazionale Solvay è sempre stata l’inverosimile innocuità sanitaria di PFOA e poi di C6O4 e ADV ovunque prodotti.

 Cominciò a contraddirla  con l’annuncio del “Lancio di nuove tecnologie non fluorotensioattive  che saranno in piena produzione presso lo stabilimento di Solvay a West Deptford, NJ entro la fine di giugno 2021. A quel punto, Solvay non utilizzerà più coadiuvanti di processo fluorotensioattivi in qualsiasi parte degli Stati Uniti. Le nuove tecnologie consentono lo sviluppo di prodotti che i clienti utilizzano in una varietà di applicazioni che supportano una società più sostenibile”. Obtorto collobasta Pfas negli Stati UnitiE in Italia? L’Italia è considerata terzo mondo, la Provincia di Alessandria per Spinetta Marengo infatti autorizza addirittura l’ampliamento del C6O4.

Perciò annuncia un’altra truffa mediatica: quella dei presunti filtri che sarebbero in grado a Spinetta  di  rilevare e trattare, gestire e monitorare i contaminanti Pfas nelle falde e  nelle reti idriche, ovviamente non nell’atmosfera. La multinazionale promette “zero tecnico” delle emissioni di Pfas (C6O4, ADV) negli scarichi di acqua con tecnologie al carbone attivo granulare (GAC), allo scambio ionico (IO) e alle tecnologie di osmosi inversa (RO (metodo di filtrazione meccanica in uso dagli anni ’50 del secolo scorso): diventerebbe “acqua distillata” e addirittura riutilizzata e non scaricata in Bormida, insomma “ciclo chiuso”. Premio nobel per la chimica alle giovanissime ricercatrici? insegniamo agli americani?  Tutto risolto? Niente affatto. Innanzitutto non c’è la ben che minima garanzia che rimuovano il 100% dei PFAS contaminanti. Inoltre prevedono costi insopportabili data l’ampiezza del territorio inquinato e inquinante, si pensi solo alla vastità di frequenti cambi di membrane filtranti. A tacere dello smaltimento a loro volta dei solidi e dei liquidi di questi trattamenti, cioè incenerimento. I Pfas fanno parte del cocktail di tossici cancerogeni presenti a Spinetta in atmosfera e nelle falde, i filtri dell’osmosi inceneriti manderebbero altri Pfas in atmosfera e falde. Inoltre -attenzione- i Pfas sono utilizzati per produrre tantissimi materiali (padelle, imballaggi, vestiti): come verrebbero bonificati?

Stanti ad Alessandria i disastri ambientale (in acqua e atmosfera) e sanitario (nel sangue), non c’è altra alternativa etica che chiudere le produzioni. Subito, nel 2022 (DDL Crucioli). Ma Solvay scrolla le spalle, e manda l’opinione pubblica sulla luna (nel pozzo): Volontariamente, Solvay entro il 2026 realizzerà quasi il 100% dei suoi fluoropolimeri senza l’uso di fluorotensioattivi presso il suo stabilimento di Spinetta Marengo,  per eliminare pressoché totalmente le emissioni di fluorotensioattivi”.

Quasi e pressoché sono tradotti: “Una piccola linea di prodotti, strategica per i settori industriali dei semiconduttori e dell’energia che rappresenta meno dell’1% del volume produttivo, richiederà ulteriori attività di ricerca per eliminare completamente l’uso dei fluorotensioattivi. Per questa linea verrà utilizzato un processo di produzione a ciclo chiuso, strettamente controllato, a zero reflui”. Cioè la fantomatica “osmosi inversa”. Dunque NON c’è impegno a fermare gli impianti entro il 2026. 

Dei sostituti dei Pfas, presunti quasi e pressoché a impatto zero, non si fa menzione tossicologica, altri segreti industriali, non autorizzati da nessuno, tutti da verificare se si sta cadendo dalla padella alla brace. Verifica rinviata a dopo il 2026, nel mentre gli impianti con Pfas staranno  marciando e inquinando a pieno volume.

 La data 2026 è una promessa, in fede di una “scelta” assunta da Solvay volontariamente, non in forza di una legge.

Solvay invita l’opinione pubblica e le istituzioni a guardare la luna nel pozzo, per distogliere l’attenzione dal Disegno di Legge Crucioli, il solo strumento concreto  che metterebbe -da subito- al bando in Italia la produzione, l’uso e il consumo dei Pfas. I quali, ribadiamolo, sono solo la punta d’iceberg del disastro ecosanitario del polo chimico di Spinetta Marengo. Purtroppo la strategia della multinazionale belga è vincente.

Lino Balza Movimento di lotta per la salute

Vergognosa ordinanza del sindaco di Alessandria.

Sostanze ad alto rischio tossico e cancerogeno, composti organo clorurati, in particolare Cloroformio, Tetracloruro di Carbonio, Tetracloroetilene e Tricloroetilene  da tempo provengono dalla falda e migrano dal suolo sotto le abitazioni attorno alla Solvay? L’Arpa li campiona e l’Asl ne allarma la dannosità per i soggetti esposti?

Studi epidemiologici (Università di Liegi) misurano l’avvelenamento dei tossici e cancerogeni Pfas nel sangue della popolazione?

Ebbene, Giorgio Abonante emette una ordinanza, come gli compete quale massima autorità sanitaria locale.

Ordina alla Solvay di sospendere da subito le produzioni che originano i suddetti inquinamenti, chiuderle in attesa di eventuali  ulteriori e specifiche indagini? Ordina analisi del sangue di massa?

Invece no, l’ordinanza dirama alle famiglie già di mezza Spinetta  delle  misure di precauzione  da adottarsi nei locali interrati di pertinenza delle loro abitazioni, una più grottesca dell’altra: non andare in cantina, tantomeno a fumare o a consumare cibi, procurarsi dei ventilatori, non custodirvi altre sostanze chimiche, non riscaldarle, non fare buchi sul pavimento, non tinteggiare le pareti… Pazzesco.

Vergognoso. Stiamo parlando di un Comune che per anni niente affatto sta obbligando Solvay alle efficaci definitive bonifiche, né a tal fine indirizza all’Arpa adeguate  campagne di monitoraggio sulle matrici ambientali acqua-aria-suolo dei composti clorurati e fluorurati, e neppure all’Asl di epidemiologia, men che meno ordina analisi del sangue di massa ai cittadini e ai lavoratori.

Allegata (clicca qui) l’ordinanza pilatesca: chi non la ritiene vergognosa alzi la mano.

Avvelenamento da Pfas. I Comitati accusano. La Solvay è “stupita”. Il sindaco fa lo slalom.

Questione Solvay: senza soluzione di continuità fra sindaci?

Il sangue degli spinettesi analizzato dall’università di Liegi in Belgio L’esposizione media è 5 volte più alta nella popolazione del sobborgo rispetto a quella alessandrina, ed in alcuni casi anche 10 volte maggiore.

L’azienda è stupita e negachiama in correo le Amministrazioni. Lino Balza: “Il sindaco fa lo slalom tra Solvay e ambiente”. Clicca qui Solvay: tutte le istituzioni sapevano del sangue contaminato dei lavoratori.).

Il servizio (http://lapulceonline.it/2022/08/18/avvelenamento-da-pfas-il-comitato-accusa-la-solvay-e-stupita/) è de  GIORNALE PUNGENTE DELLA PROVINCIA DI ALESSANDRIA: SOLO PER VERI ROMPIBALLE. FATTI MISFATTI E STRAFATTI.

Depositato l’ esposto alla procura di Alessandria: clicca qui.

Cloroformio nelle cantine: chiudere le produzioni o le cantine?

L’Arpa ha riscontrato cloroformio e altri inquinanti non solo sparati dalle ciminiere ma anche la loro presenza  nelle cantine delle abitazioni di Spinetta Marengo: la falda che scorre sotto il sobborgo rilascia i veleni addirittura in superficie e lo fa, secondo gli studi e le analisi di Arpa, introducendo i suoi vapori anche attraverso le fondamenta delle case. “Sicuramente interverremo,” promette il sindaco Giorgio Abonante “porremo delle condizioni di uso delle cantine in modo tale che le persone sappiano che se non le rispettano rischiano la salute”. Abbiamo capito bene? Il sindaco non ha intenzione di vietare a Solvay gli scarichi in falda degli inquinanti bensì di disciplinare l’accesso delle cantine agli abitanti. Distribuendo cartelli “PERICOLO DI CLOROFORMIO. MUNIRSI DI MASCHERINE ” da apporre all’ingresso delle cantine?

Solvay, attenta ai progetti “ambiziosi” del sindaco.

Vota Giorgio vota Giorgio

Non avevamo espresso sufficienti aspettative a favore del candidato sindaco Giorgio Abonante in merito alla soluzione del disastro ecosanitario del polo chimico Solvay di Spinetta Marengo. In forza di due fondati pregiudizi. Non aveva mai espresso critiche nei confronti della inerte connivenza con l’azienda dell’ultima giunta di centrodestra. La sua lunga militanza politica era in linea con le precedenti giunte a guida PD, addirittura accusate in aula dagli stessi avvocati Solvay di concussione.

Pur nel prevalere dell’astensionismo, eletto con una buona maggioranza (comprendente il M5S al suo minimo storico), Abonante non ci ha smentito nella sua prima intervista sul tema. Premessa la lode all’azienda: “nessuno nega quello che è stato fatto, perché è sotto gli occhi di tutti, è un patrimonio che gli si riconosce”, premesso che “anche noi vogliamo che Solvay aumenti la produzione” del Pfas C6O4 piuttosto che eliminarlo,  Abonante ammette aggiustamenti forse perfezionismi: “Non dico una soluzione definitiva, ma comunque un miglioramento della condizione ambientale e sanitaria”. Allo scopo, Abonante rivela due progetti, che definisce “ambiziosi”. Uno è di chiedere un appuntamento con il presidente  della Regione, Alberto Cirio, molto noto quale cerbero della multinazionale belga. Con il quale “discuterà anche di un viaggio in Belgio dai soci della Solvay per discutere di come intervenire in modo più forte e significativo”. L’altro è mussolineamente definito un “imperativo categorico “: “Sapere quali sono le condizioni di salute dei cittadini. Che questo poi dipenda dal polo chimico, dal traffico, dai problemi della Pianura Padana, lo vedremo in un secondo momento”. Abbiamo capito bene: non sta parlando specificatamente di indagine epidemiologica mirata su cause-effetti degli avvelenamenti di Solvay. Infatti neppure di sfuggita cita la necessità di esami del sangue di massa della popolazione alessandrina per i Pfas, come dovrebbe quale massima autorità sanitaria locale. 

Abonante una jattura per ambiente e sanità in Alessandria.

Sottotitolo: cercasi assessore disperatamente.

Negli assessorati di Alessandria, tra i vecchi volti: l’onnipresente Mazzoni che salutava col pugno chiuso e magari ora ti querela se lo appelli comunista, o solo socialista. Dottrina “campo largo” di Letta. Tra i pochi volti nuovi: Serra da un ex Movimento che più perde consenso e più guadagna poltrone. Dottrina Di Maio.  L’unica novità è che per la prima volta il sindaco assume la delega all’Ambiente. Per il resto, è una Giunta (di centrosinistra) destinata fra cinque anni ad essere sostituita da un’altra (di centrodestra), che a sua volta non sarà riconfermata per il ripetersi ventennale di una alternanza determinata da un astensionismo che non riesce più a distinguere differenze fra i colori politici. Il neo sindaco è stato eletto da 1 alessandrino su 5. Ragioniamoci sopra.

La novità istituzionale è che per la prima volta manca l’assessore all’Ambiente. Certo è che il precedente era finto, e più che mai sarebbe necessario uno vero. Giorgio Abonante invece è una nota dolente. Per quanto riguarda la sua competenza, nessun ambientalista l’ha mai incrociato, neppure ad un corteo.  Da 15 anni in consiglio comunale, anche come assessore, non ha mai pronunciato la parola Solvay, neppure l’ha nominata nel suo programma elettorale pur trattandosi della più importante questione ambientale e sanitaria di Alessandria. Quando costretto in un incontro pubblico (clicca qui Questi candidati sindaci NON sono da votare.il suo intervento), facendo finta di non conoscere i dati dei malati e dei morti, si è prodotto in uno slalom di parole ben lontano dal pronunciarsi per la chiusura delle produzioni inquinanti dello stabilimento di Spinetta Marengo e per il bando dei Pfas in Italia secondo il DDL Crucioli. Quanto poi al fatto che Abonante appartenga alla tradizione di sinistra, non  dimentichiamo le accuse degli avvocati Solvay, verbalizzate in tribunale, di concussione e complicità delle Giunte con Ausimont. 

A pensare male nel caso Abonante non si fa peccato: per Alessandria egli è una jattura ereditata dal suo predecessore leghista Cuttica. Dalla padella alla brace.

Lino Balza

Movimento di lotta per la salute Maccacaro

Inquinamento, il mistero del cromo esavalente nel pozzo: vietato l’uso dell’acqua.

Cromo esavalente nel pozzo di cascina Montemerla, a Tortona. Lo hanno rilevato i campionamenti dell’Arpa e la quantità era tale da dover vietare l’uso dell’acqua. Il cromo esavalente è considerato uno dei più pericolosi inquinanti e in grado di diffondersi rapidamente essendo solubile. L’amministrazione comunale, insieme a Gestione Acqua, ha fatto arrivare acqua potabile alle due famiglie e a giorni sarà installata anche una cisterna poiché i tempi per risolvere questo nuovo problema ambientale non saranno brevi. Da dove arriva il cromo esavalente? Comune e Arpa al momento non hanno alcuna certezza. Clicca qui Giampiero Carbone su La Stampa.

Per quanto riguarda la dubbia origine del tossico e cancerogeno,  sarebbe geologicamente  clamoroso che fosse da una falda proveniente da Spinetta Marengo, dove Solvay ha subìto condanna in Cassazione per inquinamento falde e omessa bonifica, bonifica per altro ad oggi non ottemperata.   

L’effetto soporifero della Solvay sulle amministrazioni di Alessandria.

Cambierà qualcosa dopo il cambio di colore della Giunta di Alessandria? Quella di centrodestra per sette mesi era riuscita ad evitare interventi pur dopo essere stata allertata dall’Arpa che i campionamenti avevano evidenziato che il Cloroformio della Solvay non solo era (tra gli altri gas) nell’aria all’interno e all’esterno dello stabilimento  ma saliva perfino dalle cantine delle case di Spinetta Marengo. A sua volta l’Asl aveva rilanciato l’allarme sulle gravi conseguenze per la popolazione, ma il Comune aveva impedito ogni tavolo tecnico per affrontare l’emergenza e monitorarla ulteriormente. Clicca qui.

Il nuovo sindaco Giorgio Abonante non era  preparato a vincere le elezioni (con la fiducia di 1 alessandrino su 5) e neppure si era mostrato preparato ad affrontare la questione Solvay, ed ora è impegnato a inventare una squadra e a contrattare gli assessorati. Perciò il tempo continua a trascorrere, sulla pelle dei cittadini. Diciamo che lo storico effetto soporifero della Solvay sui politici è indotto dal… Cloroformio.

Biomonitoraggio sangue in Veneto. Scandaloso menefreghismo del Piemonte: regione, provincia comune complici di Solvay.

Solvay tira i fili.

Allo studio Determinazione della concentrazione dei biomarcatori di esposizione Studio PFAS” (clicca qui), partecipano, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, la Regione del Veneto (Area Sanità e Sociale, Sezione Tutela Ambiente e ARPAV) e le Aziende Ulss dei territori identificati nell’area di maggior impattoLo studio si propone di definire l’esposizione a sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) in soggetti residenti in aree delle Province del Veneto caratterizzate da presumibile esposizione incrementale a questi inquinanti rispetto a popolazione di controllo residente in altra area geografica del Veneto.

I PFAS oggetto dello studio sono quelli individuati nelle acque per il consumo umano dalle Autorità competenti sul territorio: Comuni e Provincia. L’esposizione ai PFAS selezionati verrà caratterizzata attraverso il biomonitoraggio, misurandone la concentrazione in un campione di sangue. Il biomonitoraggio umano è lo strumento più efficace nella misura dell’esposizione umana a inquinanti organici persistenti, perché l’analisi della loro concentrazione nel corpo umano fornisce una misura della reale dose interna risultante da tutte le possibili vie e fonti espositive. Al momento del prelievo del campione ematico sarà consegnato ad ogni soggetto materiale informativo riguardante lo studio. Sarà inoltre somministrato un questionario che ha lo scopo di raccogliere le informazioni utili all’interpretazione del dato di biomonitoraggio e che contiene domande su stili di vita e abitudini alimentari.

Da più di venti anni sappiamo dagli studi scientifici che i Pfas uccidono.

Attraverso il pesce che catturiamo e mangiamo: è uno dei  percorsi dei PFAS per entrare nel corpo umano. Infatti, quando producemmo l’esposto alla magistratura di Alessandria nel 2009, fra gli studi scientifici riferiti, avevamo preso in esame gli studi della scienziata  Patricia Fair. Il suo interesse era  iniziato nel 2003, nel bel mezzo di un ampio studio sulla salute sui delfini. I delfini di Charleston avevano tanto PFAS nei loro corpi quanto potrebbe essere trovato in un lavoratore che produce queste sostanze chimiche. Questa scoperta non conta solo per i delfini, ma anche per noi: mangiamo lo stesso pesce dello stesso posto. Riferendoci al fiume Po, dove dal Bormida  arrivavano gli scarichi della Solvay di Spinetta Marengo (AL), cercammo di avvertire l’opinione pubblica  di questo rischio  per ripulire queste sostanze chimiche che hanno inquinato l’acqua, il suolo e gli animali.

L’articolo pubblicato con queste informazioni fu un valido ingresso in quella letteratura scientifica in crescita su quanto si sono  diffuse queste sostanze chimiche e quanto siano profondi i loro pericoli. Uno studio che appena ne seguì, su circa 70.000 persone affette dall’Ohio e dal West Virginia, infatti  rivelò i collegamenti con cancro al fegato, cancro ai reni e ipertensione nelle donne in gravidanza, come le sostanze chimiche PFAS, una volta nel corpo, passano dalla madre al bambino attraverso la placenta e il latte materno.  I ricercatori hanno trovato PFAS in tutto il mondo, Italia per prima.

Ancora nel 2019 Patricia Fair, negli stessi luoghi,  ha campionato tamburi rossi, passere di mare, ombrine, macchie e triglie, trovando in tutti questi pesci alti livelli di Pfas, persistenti, indistruttibili. La cosa era chiara fin dal 2003: i Pfas  vengono assorbiti dagli animali lungo la catena alimentare e dalle creature in cima. In cima ci siamo noi umani.  

Sindaco ineleggibile.

A mo’ di esempio avevamo indicato candidati sindaci immeritevoli, dal punto vista ambientale, di essere eletti. A prova, di uno di questi, Giorgio Abonante,  avevamo riprodotto un suo noncurante comizio sulla questione ecosanitaria della Solvay di Spinetta Marengo (clicca qui Questi candidati sindaci NON sono da votare.Il suo avversario al ballottaggio, Gianfranco Cuttica, si presenta addirittura alla rielezione. Che merita men che mai. Perché nei cinque anni di mandato non ha tutelato minimamente la salute della popolazione di Alessandria, in complicità con  Provincia e Regione di altrettanta fede leghista, e con la multinazionale chimica. Chi dubita dei suoi demeriti abbia la pazienza di leggersi (clicca qui) la sua audizione alla “Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati”. A nulla è valso esibire il presunto titolo nobiliare (“di Revigliasco”) e il codino aristocratico, il presidente della commissione, Stefano Vignaroli, lo mette alle strette e il sindaco  -che sarebbe la massima autorità sanitaria nel territorio- inanella una serie interminabile di approssimazioni, superficialità e scaricabarili. Insomma, piuttosto che passare da brigante preferisce passare da ignorante.

Lo spettro della chimica si aggira per l’Italia.

Mentre i sindacati (in anticipo sulla scadenza per condizionare pesantemente le trattative per tutti gli altri accordi collettivi) firmano il nuovo contratto nazionale di lavoro del settore chimico, senza dire nulla su ambiente e sicurezza, diamo uno sguardo in giro. 

ROSIGNANO. Il disastro ambientale al vaglio del Parlamento Europeo (clicca qui). Il nostro ministro della ‘finzione ecologica’ si era addirittura affrettato a rinnovare l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) alla multinazionale Solvay, consentendole così di continuare a sversare i residui della propria produzione chimica in mare per altri 12 anni. 

SPINETTA MARENGO. Si va verso il razionamento. La chiusura del  pozzo dell’acquedotto a Montecastello, per l’inquinamento di Pfas (C6O4) della Solvay distante 16 chilometri, da due anni sta provocando l’emergenza idrica in quanto il Comune era stato costretto ad allinearsi con una vecchia linea, che a sua volta non è in grado di fornire l’approvvigionamento al territorio di Montecastello e Pietra Marazzi abitato a oltre mille famiglie. Clicca qui Emergenza idrica da Pfas in Alessandria.

VENETO. Prosegue il processo PFAS che vede imputati 15 manager Miteni Mitsubishi per avvelenamento delle acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari. Inquinamento che tocca le province di Vicenza, Verona e Padova. Il medico che occultava l’avvelenamento del sangue dei lavoratori era lo stesso di Spinetta Marengo. Clicca qui.

PRIOLO. Il provvedimento della magistratura di Siracusa sul depuratore industriale, con effetti deflagranti sull’intero Polo petrolchimico, è un sequestro annunciato perché da quattro anni la società consortile doveva adeguare gli impianti di trattamento alle normative ambientali indicate dalla Procura. Un gioco di scatole cinesi fra società consortili a capitale pubblico, ingranaggi di una Regione ostaggio della politica da veti e interessi incrociati, alla fine si sono bloccati da soli inceppando quel delicatissimo meccanismo a orologeria della raffinazione petrolifera, sulla quale si regge l’economia di un’intera provincia. Clicca qui.

PORTO MARGHERA. La chiusura del cracking di Eni è solo l’ultima voce di una lista di chiusure dopo Caprolattame, Vinyls, Dow Chemical, Montefibre: stabilimenti abbandonati tra promesse di bonifiche senza seguito. Lo stop del cracking  crea un effetto domino sui processi a valle degli impianti di Ferrara, Mantova e Ravenna. Si tratta di una riduzione delle emissioni come si fregia l’Eni? O solo di un taglio di risorse? Il dubbio è lecito. I sindacati lamentano che Porto Marghera ha bisogno di un progetto complessivo di re-industrializzazione” ma la conciliazione con le associazioni ambientaliste resta problematica. Clicca qui. 

Pfas allarme mondiale. In Usa nuovi limiti di mille volte più bassi.

Sempre maggiore l’allarme. Precedendo la pubblicazione del regolamento nazionale sulla potabilità delle acque, prevista per l’autunno di quest’anno, l’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti (Epa) ha annunciato quali saranno i nuovi limiti per le sostanze perfluoro alchiliche, cioè gli ormai tristemente noti (e ubiquitari) Pfas. L’avviso sanitario, di valenza transitoria, riduce drasticamente le concentrazioni accettabili degli acidi Pfoa e Pfos che passeranno dalle attuali 70 parti per trilione per entrambi a 0,004 e 0,02 parti per trilione, rispettivamente. Prime misure anche contro i derivati più moderni che stanno sostituendo i Pfas.

Insomma, stabilire 0.004ppt ossia 0.004ng/L. per il PFOA: praticamente è come dire che non deve esserci! Che senso ha che in Veneto lo “zero tecnico”, che è definito come un limite strumentale, si ferma a 5ng/l. Zero limiti inoltre deve valere per l’intera classe dei PFAS, non per singola molecola.

Limiti zero è quanto si propone il disegno di legge presentato dal senatore Mattia Crucioli, fortemente osteggiato dalla Confindustria perchè  detta “Norme per cessazione della produzione e dell’impiego dei Pfas”. Insomma li mette al bando in Italia, superando l’insufficiente regolamentazione europea. Vieta la produzione (dunque li chiude a Spinetta Marengo ), vieta la commercializzazione (della monopolista Solvay dunque),  vieta l’uso (alle concerie dunque)  di PFAS o di prodotti contenenti PFAS, ne disciplina la riconversione produttiva e le misure di bonifica e di controllo. Insomma assume le istanze di tutti i Movimenti, Associazioni e Comitati, che da anni si battono per eliminare questi cancerogeni bioaccumulabili  e persistenti, praticamente indistruttibili, dalle acque, dall’aria, dagli alimenti,  insomma dal sangue dei lavoratori e dei cittadini altrimenti ammalati e uccisi.

La questione Pfas è all’ordine del giorno. “L’ExtraTerrestre”, il settimanale ecologista del Manifesto, le ha appena dedicato una ampia inchiesta di Maria Cristina Fraddosio (clicca qui un articolo che cita le nostre posizioni). Per un approfondimento è disponibile per chi ne fa richiesta il Dossier “Pfas. Basta!”:  una piccola enciclopedia che in oltre 430 pagine racconta la storia in Italia delle lotte contro gli inquinatori Solvay e Miteni, dalle denunce degli scarichi in Bormida degli anni ’90 fino ai processi 2021-2022 ad Alessandria e Vicenza. Una lunga storia di mobilitazioni anche contro connivenze, complicità, corruzioni, ignavie di Comuni, Provincie, Regioni, Governi, Asl, Arpa, Sindacati, Magistratura e Giornali.

Questi candidati sindaci NON sono da votare.

Vota Antonio vota Antonio.

Nel loro comizio elettorale, questi due candidati alla poltrona di sindaco di Alessandria (clicca qui i loro rispettivi interventi https://youtu.be/UXuyExQ85Xs e https://youtu.be/b2aXOGdyYRo ) si sono pronunciati in merito al famigerato polo chimico di Spinetta Marengo. Incalzati da una domanda diretta (Tino Balduzzi) “Siete d’accordo per la chiusura delle produzioni della Solvay?”, alla ponzio pilato  non prendono posizione: “Non tocca al sindaco esprimersi, bensì a magistratura e parlamento”. Pretenderebbero  di fare il sindaco, dunque la massima autorità sanitaria locale, senza tenere conto delle indagini epidemiologiche: tragiche già da decenni pur in attesa di essere ulteriormente implementate. Senza tenere conto dei livelli di PFOA nel sangue dei lavoratori che ho denunciato fin dal 2009. Senza tenere conto delle indagini ambientali sull’inquinamento aria-suolo-acqua: catastrofiche nella progressione dei dati tossico cancerogeni emessi finalmente dall’ARPA.  Senza tenere conto che Solvay è già stata condannata in terzo grado per disastro ambientale e omessa bonifica. Senza tenere conto che le drammatiche indagini sanitarie e ambientali  attestano che inquinamento e   bonifica sono addirittura peggiorati. Senza tenere conto che in Parlamento è stato depositato un Disegno di Legge (senatore Mattia Crucioli) che chiede la messa al bando in Italia dei PFAS  quali calamità mondiale. Senza tenere conto che  i Pfas da chiudere a Spinetta sono solo la punta dell’iceberg dei veleni tossico cancerogeni che Solvay dissemina in pieno centro abitato.

Nel comizio, i due candidati sindaci neppure polemizzano con gli antagonisti di centrodestra, che attualmente detengono le giunte comunale, provinciale e regionale. Perché? Perchè non c’è soluzione di continuità fra le responsabilità di connivenza e complicità che si sono susseguite in tanti lustri amministrativi. Al punto che, al processo, Solvay accusò esplicitamente  le giunte di centrosinistra di concussione con Montedison. Dunque dai politici non c’è scampo per la salute della popolazione alessandrina, qualunque sia il sindaco vincente.

Per evitare le suddette contestazioni, alle iniziative pubbliche riguardanti il nodo Solvay non viene invitato lo scomodo Lino Balza: da mezzo secolo il giornalista più competente e lo scrittore più esauriente della storia del polo chimico Montedison e Solvay (nonché lo storico antagonista di entrambi i colossi). Solvay,  rispetto a Montedison, non può più ricorrere a (vane) rappresaglie però dal 2002 ha guadagnato l’ostracismo dei giornali locali nei confronti dei suoi (quotidiani) scritti, tuttavia si trova sempre più -grazie a Sito e Mailinglist- nel mirino di una platea di lettori (nazionali e stranieri) più volte decuplicata rispetto al passato cittadino.  

Col permesso del sindaco aumentiamo la produzione di Pfas con un nuovo impianto Tecnoflon.

Per essere minimamente spendibili sul mercato dell’informazione le bufale, modernamente fake news, devono contenere una minima percentuale di credibilità, altrimenti anche i più disponibili giornali faticano a piazzare gli scoop Solvay di scarichi Pfas trasformati in acqua distillata. Credibilità vera o attribuita da testimonianze ritenute autorevoli. Ad esempio delle intere giunte (leghiste) piemontesi. Per tutte e tre, il sindaco aristocratico Gianfranco Cuttica infatti si presta volentieri ad autografare sulla newslettera “NOI” della multinazionale belga il benvenuto al nuovo impianto Tecnoflon: “Sono orgoglioso di far parte di una comunità che ospita un’azienda in grado di lavorare a soluzioni tecnologiche così interessanti non solo per Spinetta ma per il paese in generale e credo che tutti dovrebbero esserlo”.

Ad maiora!” commenta entusiasta l’acculturato Carmelo Lo Faro (presidente materials segment solvay) insieme al top management: Marco Colatarci (country manager), Andrea Diotto e Enrico Repetto (direttore e vice dello stabilimento di Spinetta Marengo), e Luisa Baila (capo progetto tecnoflon). “Ad meliora semper” aggiungono, plaudenti alla cerimonia di inaugurazione del Tecnoflon, i bei nomi tecnocratici del Gotha alessandrino alla presenza del vice-prefetto Paolo Ponta: Maurizio Sciaudone (vice presidente Provincia), Vittoria Poggio (assessore cultura Regione), Mattia Roggero (assessore sviluppo economico Comune), Davide Buzzi Langhi (assessore ambiente Comune), Marco Gay  e Laura Coppo (presidenti confindustria Piemonte e Alessandria), Emanuele Locci (presidente del consiglio comunale), e niente meno i senatori Riccardo Molinari (Lega) e  Massimo Berutti (Misto).

Chi mascherato chi imbavagliato ma  tutti Ad meliora et maiora semper

Profumi e yogurt al pfoa e al cromo esavalente.

Nelle cronache di questi giorni si legge che il sindaco di Alessandria ha dovuto emettere una ordinanza per fare accedere nella gigantesca Tenuta agricola e zootecnica  Pederbona (impresa S.G.A)  i tecnici a cui era stato vietato il campionamento dei terreni e la realizzazione di un piezometro (pozzo per analisi di falda) sebbene in ottemperanza ad un piano di caratterizzazione predisposto dalle società di consulenza ambientale per conto della stessa Solvay di Spinetta Marengo. Il tentativo di ostacolare le indagini ambientali è comune a molti agricoltori della zona -si pensa- messi lautamente a tacere dalla multinazionale al di fuori dei procedimenti penali nei quali appunto non si presentano quali parti civili per i risarcimenti di legge.  E’ quanto avvenne nel processo del 2009 clamorosamente  da parte di Pederbona e Paglieri, e descritto in  “Ambiente Delitto Perfetto” di Barbara Tartaglione e Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia. (clicca qui).

A pagina 123 del libro, nella sua monumentale testimonianza  al processo (J’accuse), Balza evidenzia che tra i pozzi chiusi d’urgenza dal sindaco per inquinamento ci sono quelli di Paglieri e Pederbona. A pagina 137 e a pagina 183 si stigmatizza Che la Paglieri producesse borotalchi e profumi con l’acqua al cromo esavalente e altri 21 veleni tossici e cancerogeni. Che la Pederbona conferisse latte al cromo e altri 21 inquinanti alla Centrale del latte di Alessandria e Asti.

Per evidenti ragioni di marchio e bottega, entrambe le aziende si defilarono dall’opinione pubblica e dal processo. Non stupisce più di tanto che ancora oggi la Pederbona tenti di eclissarsi sull’avvelenamento dei pozzi (che addirittura ancora oggi utilizzi per abbeverare il bestiame e irrigare i foraggi?).

L’Arpa ha appena pubblicato i valori della campagna di monitoraggio 2021

La direttrice Marta Scrivanti descrive: “Nelle acque di falda interne alla Solvay ci sono ancora dei punti in cui si registrano per i parametri Cloroformio e Tetracloruro di carbonio concentrazioni superiori agli obiettivi di bonifica specifici. In altri piezometri interni è stata confermata la presenza di composti  organo clorurati nonché di inquinanti inorganici, tra cui il cromo esavalente, in concentrazioni superiori alla soglia di contaminazione. All’esterno del polo chimico abbiamo la presenza di inquinanti in concentrazioni superiori ai limiti. Ad esempio cC6O4 e ADV”. L’Arpa d’altronde ha fatto prelievi presso allevamenti nell’area circostante Solvay ritrovando campioni di pfas C6O4 e ADV nel latte e nelle uova. E’ ufficiale: l’acqua del pozzo dell’acquedotto di Montecastello, distante decine di chilometri, non verrà mai più utilizzata.

La Provincia di Alessandria, che per il C6O4 ha addirittura concesso l’estensione dell’ autorizzazione AIA, per bocca di Enrico Bussalino, subentrato nella presidenza all’altro leghista Gianfranco Baldi, ha respinto le censure della  Commissione Ecomafie. A Bussalino, da sindaco di un lontano paesino dell’Appennino che nulla conosce di Solvay e di Spinetta, interessa solo che “l’azienda abbia tutela del segreto industriale” piuttosto che i cittadini abbiano il diritto di conoscere l’impatto ambientale. 

Dettiamo noi al governo e al parlamento la legge che metta al bando i Pfas in Italia. Intanto la Regione Piemonte blocchi subito la Solvay di Spinetta Marengo.

I BAMBINI ALESSANDRINI LE PRINCIPALI VITTIME.

Chi si ricorda che nel lontano 2009, contemporaneamente  alla nostra campagna nazionale contro i danni  da Pfas (dai pesci mutanti alle pentole antiaderenti ecc.) avevamo nel primo degli otto esposti alla procura della Repubblica, insieme agli studi scientifici internazionali, già  fatto particolare riferimento a due -lungamente rivendicate – indagini epidemiologiche? Quella dell’Asl Alessandria  e quella della ASL Torino commissionata dalla Procura di Alessandria, tra il 1996 e il 2008. Entrambe per l’area della Fraschetta: circoscrizione di 16mila abitanti, di cui la metà a Spinetta Marengo. La prima sugli abitanti, la seconda sui lavoratori della Solvay (ex Montedison).

Chi si ricorda che uno step riguardava lo  “Studio di sorveglianza pediatrica finalizzato al monitoraggio delle patologie respiratorie e allergiche d’interesse per la popolazione suscettibile infantile, sulla base delle rilevazioni effettuate dai medici pediatri sentinella nel periodo novembre 2004-dicembre 2005”? Chi si ricorda quanto allarmammo l’opinione pubblica su quei dati? In particolare perché le patologie pediatriche si rivelano con sintomi più alti e in peggioramento man mano che ci si avvicina allo stabilimento di Spinetta Marengo.

Chi si ricorda che quello studio non ebbe un seguito epidemiologico? Malgrado contenesse l’allarmata raccomandazione: Il diffuso aumento delle patologie  rispetto al passato suggerirebbe il mantenimento nel tempo delle attività di sorveglianza e controllo sulle malattie pediatriche, respiratorie e allergiche, nell’area della Fraschetta”. Monito ripetuto 15 anni dopo nello studio epidemiologico di Cristiana Ivaldi neo responsabile Arpa Piemonte :  “Nel sottogruppo di età 0-14 anni, si evidenzia un aumento dei ricoveri per patologie neurologiche (+ 86%)  che andrebbe ulteriormente investigato”.

Dunque il disinteresse di Regione Piemonte e Comune e Provincia di Alessandria è totale. Se confrontato agli studi e ai pur timidi progetti in Veneto: dalle gravidanze ed esiti neonatali, incremento di pre-eclampsia, diabete gravidico e nati con basso peso per età gestionale, anomalie del sistema nervoso e difetti congeniti al cuore, fino all’associazione tra esposizione ai Pfas  e competenze cognitive e socio emotive dei bambini. E’ un disinteresse colpevole, anzi doloso, nella piena consapevolezza che dallo stabilimento di Spinetta Marengo si sprigiona in aria e acqua  uno smisurato mix di sostanze tossiche e cancerogene, un cocktail letale per la popolazione e soprattutto per i bambini. Come confermano gli studi scientifici.

Dunque, la Regione Piemonte, tramite la Provincia di  Alessandria di concerto con il Comune, ha il dovere primario di tutelare la salute della propria e altrui popolazione, e dunque sulla base della enorme mole di studi scientifici nazionali e internazionali prodotti, che vanno ben oltre il principio di precauzione, nonchè in pregio delle censorie prese di posizione  di Onu e Commissione parlamentare ecomafie, e dunque a prescindere dalla legge nazionale in divenire che regola la materia, dunque la Regione Piemonte ha il dovere di fissare immediatamente  limiti zero agli scarichi acqua-aria dei Pfas della Solvay di Spinetta Marengo.

RAPPORTO ONU E STUDIO EUROPEO.

Nella piena consapevolezza degli studi scientifici, il rapporto dello special rapporteur dell’Onu per i diritti umani e l’ambiente, David Boyd, chiede che il mondo deve mettere immediatamente al bando i “forever chemicals” e scrivere la parola fine sul capitolo dell’inquinamento da PFAS: una piaga tre volte più pesante del covid, una proliferazione che  interseca e aumenta altri danni all’ambiente e al clima, come il cambiamento climatico e la perdita di diversità biologica”. 

Gli studi scientifici confermano che i bambini sono le principali vittime dell’inquinamento, soprattutto quando questo è composto da un mix di sostanze  chimiche, in particolare  per le sue interferenze  sul sistema endocrino ad iniziare dai feti. Nel mix della Solvay di Spinetta Marengo spiccano appunto bisfenolo A (Bpa) e composti perfluorurati (Pfas: Pfoa, C6O4, Adv).

Un poderoso studio europeo, Edc-MixRisk appena pubblicato sulla rivista scientifica Science (vedi Nota), mette in relazione l’esposizione ad un mix di sostanze chimiche ambientali al rischio di deficit neurologico nei bambini, in particolare nel ritardo nel linguaggio. La ricerca ha implicazioni enormi e pone le basi per una revisione radicale delle politiche nazionali e internazionali delle valutazioni del rischio chimico, finora basate solo sull’esame di singole sostanze e non di loro miscele. Perché sta proprio qui la grande autorità di questo lavoro: le valutazioni dei rischi di salute pubblica da esposizioni ambientali andranno fatte considerando l’interazione di più elementi che, interferendo col nostro sistema endocrino, può provocare danni molto rilevanti. Insomma, decade completamente il concetto di dose tossica minima per le singole sostanze chimiche, a prescindere da qualunque presunto limite di legge diverso da zero.

“E’ improcrastinabile un adeguamento legislativo.“–ammonisce Giuseppe Testa,  professore di biologia molecolare all’università di Milano, direttore del centro di neurogenomica allo Human Technopole e group leader nel dipartimento di Oncologia sperimentale allo IEOo Istituto Europeo di Oncologia – E’ indispensabile  che la nostra ricerca, finanziata proprio dalla Commissione europea, venga letta con attenzione dai legislatori, dai produttori e dai cittadini disposti a mobilitarsi. Noi abbiamo fatto la nostra parte, ora tocca agli altri attori della società fare la loro”.

IMPROCRASTINABILE UN INTERVENTO LEGISLATIVO

“E’ improcrastinabile un adeguamento legislativo.“ Ebbene, da parte nostra, che da anni immemorabili siamo mobilitati, abbozziamo qui di seguito le linee guida di una

Legge che disciplini la produzione e l’uso delle sostanze poli e perfluoroalchiliche (PFAS). 

1) Nella prospettiva –avviata nelle Nazioni più consapevoli-  che l’utilizzo dei Pfas sia escluso in qualunque gamma di derivati , preso atto degli studi scientifici nazionali e internazionali, nonché degli indirizzi e delle ammonizioni della Commissione parlamentare Ecomafie e dell’ONU,

  1. a) l’Italia ne vieta la produzione dal ,
  2. b)  e a tal fine stabilisce che entro quella data i limiti di scarico in aria e acqua siano portati a zero, al pari delle acque potabili.

2)  Le Autorità preposte (Stato, Regioni, Enti locali)

  1. a) devono porre in essere tutte le azioni rivolte a monitorare lo stato di salute dei lavoratori e dei cittadini  che hanno subìto gli effetti degli inquinamenti da Pfas,
  2. b) nonché a monitorare lo stato di salute dell’ambiente per le relative bonifiche,
  3. c) e a tal fine devono anche porre a carico delle aziende responsabili i relativi costi e oneri risarcitori e sanitari, secondo il principio “chi inquina paghi”.

La Provincia copre sempre più le spalle a Solvay ma ha il culo scoperto.

Nel drammatico quadro ecosanitario di Alessandria, che abbiamo descritto e documentato per l’ennesima volta, il ruolo primario di complice della multinazionale belga  è affidato da Regione e Comune alla Provincia (tutti di marca leghista). Ruolo svolto senza pudore, come si evince anche dai documenti dell’Ispettorato Onu e della Commissione parlamentare Ecomafie. Nell’ultima “conferenza dei servizi” sul rinnovo e riesame della autorizzazione integrata ambientale 2010 relativa al Pfas C6O4, addirittura con ampliamento della produzione, la Provincia ha buttato fuori associazioni ambientaliste,  comitati e rappresentanti dei cittadini, accolti solo alla fine della riunione segreta… come “uditori” della ennesima sfilza di “omissis”, detti appunto “segreti industriali”, che oscurano da sempre la documentazione integrale di Solvay. Insomma per l’ennesima volta Regione/Comune/Provincia rendono inaccessibili al pubblico tutti i dati qualitativi e quantitativi  di carattere ambientale riconosciuti dal diritto europeo e nazionale. Si consideri che l’AIA del 2010 è stata resa pubblica dieci anni dopo.  Tanto meno viene accolta la nostra richiesta di Valutazione di Impatto sanitario, neppure a fronte delle parziali quanto drammatiche indagini epidemiologiche presenti.  

L’Asl allarma per il cloroformio, il sindaco è tranquillo.

Per il sindaco, contro il cloroformio basta la mascherina.

L’Asl allarma per il cloroformio, il sindaco è tranquillo. Tanto Cuttica vive a Cassine nel palazzo nobiliare di famiglia: “Sì, anche se in certi saloni non entro mai: troppo grandi, troppo costosi da scaldare in inverno”. Dal cucinino della servitù in cui raccoglie la famigliola, ad Alessandria ci viene il meno possibile a fare il sindaco nel modesto Palazzo Rosso del municipio, e lo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo lo vede da lontano passando per la tangenziale. Gli giungono gli echi degli abitanti che l’acqua devono acquistarla al supermercato ma dell’aria inquinata non possono farne a meno. Il codino, che indossa da genuino aristocratico, non si scompone quando gli riferiscono che i medici del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica dell’Asl (quoque tu ASL già con Arpa fedele cortigiana del Comune!) allarmano di intervenire con urgenza per i rilasci del cancerogeno cloroformio della Solvay.

Ebbene, Gianfranco Cuttica di Revigliasco (ramo di Cassine però) insegnava e studia tuttora storia medievale, e di medicina e di chimica conosce abbastanza le numerose  tracce che gli alchimisti hanno lasciato nella storia dell’arte, mentre di cloroformio o pfas o perfluoroisobutilene preferirebbe non ingombrarsi l’intelletto. Lo sbalordiscono quando gli rammentano che lui pur rappresenta la massima autorità sanitaria comunale, e così è costretto a rilasciare una promulgazione pluralis maiestatis agli “annalisti”, cioè una dichiarazione ai giornalisti: “I dati emersi dalla lettera Asl sono estremamente da studiare e approfondire. Continuiamo a seguire attentamente la situazione insieme agli altri enti preposti alla tutela per indicare i correttivi necessari”.

Vale a dire: chiedere a lui la chiusura degli impianti Solvay (come stanno insistendo Greenpeace, Legambiente, Comitato Stop Solvay, FridaysForFuture eccetera, e pure l’ONU gli hanno detto, medici e scienziati nazionali e internazionali, perfino la CGIL, qualche politico) è come chiedergli di  dichiarare guerra ai marchesi di Revigliasco (ramo Romagnano).  Infatti, a Cassine nella grande quadreria degli antenati, ha aggiunto agli stemmi araldici il blasone di Alberto da Giussano: lo stesso che come spilla in argento 925  esibisce orgoglioso sul bavero della giacca. “Leghista eclettico” ama definirsi, ma  pur sempre leghista della prima ora, dunque sodale con i leghisti di  Provincia e Regione  conniventi con Solvay, rispettivamente nel rilasciare l’AIA autorizzazione integrata ambientale ai cancerogeni Pfas e nell’omettere controlli ambientali, monitoraggi sanitari e studi epidemiologici. Nascosto sotto il loro Carroccio, a vicenda novelli alleati della “Compagnia della Morte”, perciò Egli esprime l’aristocratica tranquillità di Alberto che nella leggenda avrebbe sconfitto Federico Barbarossa.

Gli odierni barbarossa non pretendono di assediare e incendiare la “Città della paglia”, si accontentano… di asportare un polo ad alto rischio chimico e di catastrofe industriale collocato nel bel mezzo delle case del maggiore sobborgo di Alessandria. Tu pensa, lettore, un corpo dilaniato la cui unica possibilità di sopravvivenza è amputare l’arto in cancrena che lo infetta irrimediabilmente. Tu pensa un territorio cancerogenizzato  per terra acqua  aria che non può nemmeno più sperare in una bonifica ma, amputando il primario maligno, che almeno si riesca a  bloccargli la metastasi: restituire la salute e  resuscitare i morti non è possibile, ma impedire migliaia di future vittime lo è. “La integrale bonifica” fu, durante il processo concluso con condanna in Cassazione, addirittura dichiarata “praticamente irrealizzabile” dallo stesso ISPRA Istituto superiore protezione e ricerca ambientale, accontentandosi di quantificare per lo Stato un anticipo di 100milioni di euro di risarcimento danni (mai pagati). D’altronde una  autentica bonifica del disastroso regresso di milioni di metri cubi di veleni sversanti sulle falde, nonchè una “emissione zero inquinanti” dagli attuali impianti colabrodo dei fluoropolimeri, insomma il passato e il presente non saranno mai nel budget degli azionisti della multinazionale belga. Domandargliele è tempo perso, pretenderle equivale a chiedere a magistrati e amministratori la chiusura. In proposito, ci penserà il Referendum a sancire la volontà popolare e a sanzionare i partiti.

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro.

Clicca qui la Scheda delle emissioni inquinanti e il commento.

Gli amministratori comunali entrano in fabbrica per applaudire Solvay.

Gli amministratori del Comune, per dimostrare la loro solidarietà agli omologhi della Regione e della Provincia che ha appena autorizzato il Pfas C6O4 in tutti i reparti, sono subito corsi ai cancelli dello stabilimento di Spinetta Marengo: i manager pur colti di sorpresa  li hanno portati a vedere da fuori gli impianti e soprattutto hanno improvvisato l’illustrazione di centinaia di slide. Nessuna domanda, nemmeno un dubbio, nessuna preoccupazione,  uno scroscio di applausi ad ogni intervento degli esperti aziendali, anzi ripetute esclamazioni: “Qui mi sento a casa mia” (sic). Clicca qui le cronache.

Chi ha capito più di tutti,  il più entusiasta,  si è distinto Piervittorio Ciccaglioni. Che non è un Carneade qualunque. Assunto per concorso come si desume dal titolo di studio (3° avviamento professionale), era dipendente comunale all’ATM dove ricopriva (continuiamo a leggere sul curriculum)  l’alto incarico di “cassiere interno”, si presume distribuisse  i gettoni per le macchinette del caffè. Dopo la precoce pensione si butta in politica con lo slogan sui giornali “Dobbiamo  rimandare a casa gli abbronzati pericolosi parcheggiatori abusivi” (sic), guadagnandosi meritatamente la carica di assessore alle politiche sociali. Distintosi nel ruolo, la Lega Nord gli spalanca sempre più le porte: ovviamente da consigliere di amministrazione del Cissaca Consorzio Intercomunale Servizi Socio Assistenziali, e ovviamente da presidente provinciale dell’ATC Consorzio  Agenzia Territoriale della Casa. La situazione reddituale si triplica (Modello A, pubblico per Legge).  Finchè Ciccaglioni, approdato allo scranno di vicepresidente del  consiglio comunale viene mandato dal sindaco Cuttica a congratularsi con Solvay come esperto di chimica (sessantacinque anni fa ha frequentato due anni all’istituto tecnico, attesta il curriculum). Così ha potuto sostituire nello studiolo la foto che lo ritraeva con l’onorevole Tino Rossi a chiedere la chiusura dello stabilimento Solvay.  

Ad Alessandria è la Solvay ad organizzare il consiglio comunale.

Prima parte dell’intervento di Lino Balza al Consiglio comunale di Alessandria del 15 giugno 2021 sui PFAS
Seconda parte dell’intervento di Lino Balza al Consiglio comunale di Alessandria del 15 giugno 2021 sui PFAS

Solvay ha preparato un servizio di propaganda aziendale e ha  commissionato al Comune di Alessandria di mandarlo in onda tramite convocazione di un apposito Consiglio comunale. Per lo show in streaming di martedì 15 giugno, Solvay ha confezionato cinque spot pubblicitari, con tanto di immagini, filmini e voci fuori campo, affidati ad una team di “esperti scientifici”, in realtà volti noti debitamente prezzolati per presentarsi quali “consulenti” in tutti processi penali: grazie alla loro “credibilità scientifica” hanno contribuito non poco alla condanna di Solvay per disastro ambientale conclusasi in Cassazione, e si ripropongono, fortunatamente, per il prossimo imminente procedimento penale. Nei processi non è prevedibile la falsa testimonianza per i consulenti, mentre rischia l’attuale direttore dello stabilimento di Spinetta Marengo, che però, come per tutti i direttori, fa conto che la condanna (sempre lieve) di reclusione per inquinamento -al posto degli amministratori- è lautamente  compensata dalla  retribuzione.

A sua volta il Comune, quale comprimari del truffaldino spettacolo pubblicitario, ha convocato i responsabili locali di Arpa e Asl che, per… brevità di esposizione, omettono di fornire i dati delle indagini epidemiologiche (record di morti per tumori) e delle indagini idrogeologiche (falde inquinate e acquedotti chiusi). C’è da dire che non tutti i funzionari dei sedicenti Enti di controllo appaiono utili idioti perché ad alcuni per i servizi resi si aprono le porte per promozioni in Regione.

Solvay ha stretto un patto d’acciaio con la Lega che regge le amministrazioni di Comune, Regione e Provincia. Del Comune abbiamo detto. La Regione evita di ordinare  i monitoraggi ecologici e sanitari ai quali invece l’omologa Veneto ha pur provveduto. Alla Provincia compete il ruolo di punta: autorizzare i cancerogeni Pfas (C6O4 e ADV), messi al bando in tutto il mondo, a inquinare aria e acqua fino alla foce del Po.

Solvay, non a torto, dà per sicura vincente la coalizione di destra: nel dibattito del cosiddetto “Consiglio comunale aperto” è palese l’assenza di una opposizione degna di questo nome, vuoi perché nella sudditanza a Solvay il PD ha la coda di paglia di trascorse maggioranze (perfino accusate in tribunale da Solvay di riscuotere tangenti da Montedison), vuoi perché un blando M5S rischia di azzerare quel poco di consenso raccolto localmente (vanificando il grande lavoro che sta facendo il parlamentare Zolezzi). Anche sui Pfas la sponda sindacale è una frana da quando la CGIL nel 2002 zittì la propria allarmante denuncia.

Il geologo nazionale di Legambiente, Andrea Minutolo, ha felicemente sintetizzato lo stato d’animo disgustato degli ambientalisti di fronte allo spettacolo comunale: un allestito banchetto di matrimonio (tra Solvay e politica) al quale siamo stati invitati e che respingiamo. Un banchetto comunque fra pochi intimi, consumato lontano dalla popolazione, ma per la pubblicità del quale  Solvay punta sulla compiacenza dei giornali (chi non ricorda le intercettazioni telefoniche della procura?).

Nel cosiddetto dibattito la cosa che impressiona di più è l’ignoranza. Regna sovrana fra i consiglieri nell’aula, tra chi si esprime con analfabetismo lessicale o con vuoti giri di parole fiorite. Negli interventi premettono tutti “sono ignorante” e lo dimostrano non avendo la minima conoscenza di cosa produce Solvay, come, quali rischi, quali danni, quanti morti e ammalati, quanti bambini. Non sanno neppure come si pronuncia: dicono Solvei. Invano avevo chiesto al Sindaco di stampare e distribuire ai consiglieri il nostro dossier “Pfas. Basta!” (250 pagine). Invano avevo invitato i consiglieri ad ascoltare l’impressionante udienza alla Camera del professor Carlo Foresta: uno scienziato internazionale, piuttosto che quei contafrottole dei consulenti Solvay. Ignoranti erano e ignoranti sono rimasti, affascinati dallo show Solvay, considerando il mio intervento una provocazione: cliccalo in audio sopra oppure qui in trascrizione. Non si può pensare che un Consiglio comunale siffatto produca un ordine del giorno che chiede la revoca dell’autorizzazione e la chiusura dei PFAS.

I consiglieri comunali di Alessandria affronteranno sul serio la questione Solvay di Spinetta Marengo?

Voteranno una delibera per la chiusura del Pfas C6O4?

Ad Alessandria, martedì 15 giugno alle ore 20,30, è stato convocato un Consiglio Comunale tematico in seduta aperta sul caso Solvay. Il  “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” ha trasmesso al Sindaco  il dossier “Pfas. Basta” (250 pagine) con l’invito di stamparlo e consegnarlo a tutti i Consiglieri in quanto lo considera importante per la conoscenza storica e attuale della questione Pfas (PFOA, C6O4, ADV) Piemontese, Veneta e Nazionale. Sul Sito  della “Rete ambientalista Movimenti di lotta per la salute, l’ambiente, la pace e la nonviolenza” sono consultabili oltre 400 articoli sul tema.

Tramite omonima Lista della Rete, tra i quali 23mila utenti anche i Consiglieri comunali e i cittadini alessandrini, segnaliamo inoltre i seguenti aggiornamenti (clicca i link):

Pfas, professor Carlo Foresta convocato da commissione parlamentare d’inchiesta su illeciti …

connessi al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati. L’audizione del professore  Ordinario di Endocrinologia presso l’Università degli Studi di Padova, direttore UOC di Andrologia e Medicina della Riproduzione, direttore della Banca di Crioconservazione dei gameti maschili,Membro del Consiglio Superiore di Sanità, potrà essere seguita da remoto sulla WebTV della Camera dei deputati. https://webtv.camera.it/ giovedì 10 giugno alle 13 per un aggiornamento relativo alle manifestazioni cliniche correlate all’inquinamento da PFAS, con particolare attenzione ai PFAS di nuova generazione, compreso il C6O4. All’ordine del giorno saranno affrontati i temi relativi a: relazione tra PFOA e sistema nervoso centrale, meccanismi di interferenza del PFOA sulla funzionalità degli epatociti– effetti del PFOA e del C6O4 sull’attivazione piastrinica.

Dordrecht, chi è vicino alla fabbrica Chemours non mangi verdure dell’orto. Salute a rischio

Il comune di Dordrecht ha informato per lettera 1700 residenti di Dordrecht, Papendrecht e Sliedrecht che coltivano frutta e verdura entro un chilometro dall’azienda chimica Chemours che  ha prima prodotto PFOA (fino al 2012) e poi è passata a GenX, i cui effetti sono  dannosi sul sistema immunitario e sulla riproduzione e lo sviluppo dei nascituri, nonchè cancerogeni. Saranno necessarie nuove ricerche per mappare la situazione attuale e analizzare le conseguenze per gli orti più lontani dalla fabbrica. Il nuovo parere dell’Istituto nazionale per la salute pubblica e l’ambiente (RIVM), arriva dopo un ampio studio di un rapporto dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) del febbraio 2020.

PFAS. ASSESSORE BOTTACIN, “AUDIZIONE DELLA COMMISSIONE ECOMAFIE. IN VENETO …

A differenza della Regione Piemonte, la Regione Veneto ha messo in campo una poderosa attività tecnico scientifico  esponendosi anche a decine di ricorsi da parte delle aziende per i limiti Pfas imposti solo dal Veneto. La scusa della Regione Piemonte è che i limiti allo scarico devono essere fissati dallo Stato. È sempre più urgente quindi che ci sia quanto prima una iniziativa nazionale in tal senso. Ogni giorno  -rileva  Bottacin-  continuiamo a rilevare presenze di sostanze inquinanti come cC6O4 o PFAS nel Po in quantità 2000 volte superiori a quelle rilevate nel sito Miteni. Su questo è evidente che la Regione non può intervenire, essendo sostanze che provengono da altre Regioni. Cioè dalla Solvay di Spinetta Marengo.

Cosa sono i PFAS, gli inquinanti delle acque del Veneto

Il  problema di inquinamento della Miteni è noto  dal 2013 e per cui dal primo  luglio ci sarà il processo. Ad Alessandria il problema è vecchio dagli anni ’90 del secolo scorso e, dopo la condanna di Cassazione, e dopo oltre  dieci anni di nostri esposti,  la data di inizio  date del nuovo processo devono ancora essere fissate.

Pfas in Piemonte, “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” chiede processo contro Solvay …

A Vicenza partirà il 1 luglio il processo a 15 manager di Miteni, Icig e Mitsubishi Corporation accusati a vario titolo dell’inquinamento da Pfas. In Piemonte invece, con un sesto esposto al Procuratore capo Enrico Cieri, il “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” torna  chiedere con urgenza  “l’apertura del procedimento penale ad Alessandria contro Solvay per disastro ecosanitario continuato e omessa bonifica, in violazione della sentenza 2019 della Cassazione, con l’evidenza dei reati relativi alla produzione e all’uso dei Pfas (PFOA – C6O4 – ADV) commessi – in concorso con le Autorità pubbliche – senza soluzione di continuità dagli anni ’90 ad oggi ad opera dello stabilimento di Spinetta Marengo.

L’allarme di Rete Ambiente: “Pfas e Bisfenolo riducono qualità dello sperma, volume testicoli e …

Oltre che per i PFAS, esposto del “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” anche per il Bisfenolo, altro interferente endocrino.

La polvere delle case contiene Pfas e altre sostanze tossiche

L’Arpa non si preoccupa di queste analisi pur sapendo che non si tratta di soli Pfoa C6O4 ADV Bisfenolo ma, in cocktail, anche di acido cloridrico e acido fluoridrico  che le centraline  attorno alla Solvay non misurano. 

La chimica che inquina l’acqua

Il disastro di Spinetta Marengo e quello di Trissino: due facce della stessa medaglia, intervista a Lino Balza.

Perché il Movimento di lotta per la salute Maccacaro sollecita l’apertura del procedimento penale ad Alessandria contro Solvay.

Acqua DOC Solvay distribuita davanti al Tribunale di Alessandria.

Con un sesto esposto al Procuratore capo Enrico Cieri (clicca qui il testo integrale), il “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” sollecita  l’apertura del procedimento penale ad Alessandria contro Solvay per disastro ecosanitario continuato e omessa bonifica, in violazione della sentenza 2019 della Cassazione (clicca qui), con l’evidenza dei reati relativi alla produzione e all’uso dei Pfas (PFOA – C6O4 – ADV) commessi – in concorso con le Autorità pubbliche – senza  soluzione di continuità dagli anni ’90 ad oggi ad opera dello stabilimento di Spinetta Marengo.

Il quale, ancora di proprietà Montedison, già nel 1990 era stato sottoposto a processo a seguito delle mie denunce di ricorrenti scarichi PFOA in Bormida, ma dal 2009 al 2017 per i Pfas esso diventa l’oggetto principale dei miei esposti contro Solvay alla Procura della Repubblica di Alessandria al fine “di sanzionare le emissioni e le perdite; di vietare  gli scarichi in atmosfera e acque; di vietare d’urgenza la pesca in Bormida e Tanaro e Po; di vietarne l’uso potabile, di vietare le donazioni del sangue ai lavoratori della Solvay esposti ai PFAS.  Ritenendo che  ci siano  danni ambientali e umani per scarichi per tutto il bacino del Po, emissioni e perdite, dunque reati della cosciente Solvay che neppure ora elimina i Pfas dalle lavorazioni, allego copiose risultanze del mondo scientifico internazionale nonché gli esami del sangue della Fondazione Maugeri di Pavia  e della Medizinisches Labor Bremen attestanti  valori di PFOA superiori ai limiti di legge addirittura in lavoratori non adibiti a reparti produttivi ma in laboratori di ricerca, e addirittura in una dipendente non esposta a lavorazioni che prevedono l’utilizzo della sostanza: con il sospetto perciò che anche gli abitanti della Fraschetta sono esposti ai danni del PFOA ”.

Abbiamo poi integrato questo volume di documentazione con i sei esposti al nuovo procuratore capo Cieri e ai procuratori Eleonora Guerra e Fabrizio Alessandria, per conoscenza e competenza inviati a Prefetto e Commissione interparlamentare ecomafie. Complessivamente i volumi del depositato in Tribunale sono ragguardevoli, per fortuna l’informatica ci consente di sostituire il cartaceo: se ne immagini la mole valutando gli effetti matrioska dei “clicca qui” addirittura dentro ciascun “clicca qui”.  Ad esempio, compresi nelle oltre 230 pagine del Dossier “Pfas. Basta!” (clicca qui) che tratteggia la lunga storia dei Pfas (PFOA e C6O4 e ADV), a partire dagli anni ’90 dallo stabilimento Montedison – Solvay di Spinetta Marengo , tratta in breve da stralci dei libri “Ambiente Delitto Perfetto” (Barbara Tartaglione – Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia) e “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza”, nonché degli oltre 400 articoli sul Sito www.rete-ambientalista.it gestito dal “Movimento di lotta per la salute Maccacaro”. La lunga storia delle connivenze, complicità, corruzioni, ignavie  di Comune Provincia Regione Governo Asl Arpa Sindacati  Giornali Magistratura.

L’intervento della Magistratura è sollecitato a maggior ragione per almeno sette ordini di urgenze.

Per l’aggravarsi della situazione sanitaria e idrogeologica.

Per la violazione della sentenza della Cassazione: reati di omessa bonifica e disastro ambientale continuato.

Per obbligare Solvay a rendere pubblici gli standard analitici di Pfas e Bisfenolo senza i quali è vanificata   l’identificazione delle sorgenti di contaminazione nonché della mancata risoluzione delle perdite.

Per contrastare le connivenze della Provincia e bloccare la produzione e l’utilizzo del C6O4.

Per arginare la manovre seguenti i ricorsi di Solvay al Tar del Piemonte.

Per collegare le sinergie con il processo in corso a Vicenza contro Miteni.

Solvay si difende con le unghie e coi denti a Livorno e Alessandria. E lunga mano sul maxiprocesso Pfas di Vicenza.


La chimica chiede troppo all’ambiente e alla salute.

Per una multinazionale come Solvay, l’Italia è solo un tassello. Lo sta seguendo il country manager nazionale Marco Colatarci, da Bruxelles guidato dall’AD Ilham Kadri, preoccupati non solo per i provvedimenti giudiziari di Livorno Alessandria ma anche in parallelo per il processo di Vicenza (prossima udienza il 13 aprile) “gemello” di quello piemontese. Ciò che lega Piemonte e Veneto sono i Pfas, presenti in tutti i settori merceologici e indistruttibili in acqua suolo aria, tossici cancerogeni teratogeni nel sangue dei lavoratori e dei cittadini:  una calamità ambientale e sanitaria mondiale. Denunciata in Italia (Alessandria) fin dagli anni ’90. –>(1)

Hanno sempre goduto la  politica omissiva e complice  delle istituzioni tanto la Miteni di Trissino (chiusa nel 2018) quanto, malgrado le nostre ripetute denunce,  la  Solvay di Spinetta Marengo. Quest’ultima è sgusciata via perfino da un processo per avvelenamento doloso delle acque e omessa bonifica, anzi gode dell’autorizzazione provinciale all’ampliamento del Pfas C6O4 malgrado i tragici rilievi epidemiologici e idrogeologici. –>(2)

Solvay è incurante degli ulteriori gravi allarmi Pfas che giungono dal mondo scientifico, ma è sotto la spada di damocle dell’imminente nuovo processo per reati continuati di disastro ambientale e omessa bonifica, per quanto si senta al riparo dello scudo protettivo della Provincia e amnistiata dai governi che non fissano limiti zero ai Pfas. –>(3)

Il colosso chimico non ha argomenti per controbattere le drammatiche risultanze scientifiche ed epidemiologiche, perciò “investe” nel mecenatismo affidandosi  alle compiacenze dei giornali per dare “grande”  risalto alla propria immagine pubblica. –>(4)

Ma la questione PFAS in Italia ha ormai assunto dimensioni strategiche. Infatti Legambiente ha presentato al Governo dieci opere-faro sulle quali concentrare i fondi del Recovery Plan, per avviare una vera transizione ecologica. Tra queste, la bonifica dei territori e delle falde inquinate dai PFAS in Veneto e Piemonte. Che, per quanto riguarda lo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo, si traduce nell’eliminazione della fonte dell’inquinamento, cioè nella cessazione degli impianti che producono e usano il Pfas C6O4, come rivendicano con le lotte  ComitatoStopSolvay, Legambiente e Movimento di lotta per la salute Maccacaro. –>(5)

Finalmente si sono mossi gli indifferenti sindacati. Quanto meno nel Veneto, dove pur tardivamente hanno conseguito l’importante riconoscimento dell’Inail della malattia professionale per gli ex lavoratori che, ancor prima di migliaia di cittadini, hanno altissime concentrazioni di PFAS nel sangue. Nella misura che in Piemonte abbiamo -prove alla mano- denunciato, inutilmente, fin dal 2008. Studi sui lavoratori morti sono assenti a Spinetta Marengo. –>(6)

La storia dei Pfas in Italia cominciammo a scriverne per Alessandria negli anni ’90 del secolo scorso. Nel 2021 si apre a Vicenza il processo contro Miteni di Trissino che si concluderà in Cassazione speriamo prima del 2031. Speriamo con risarcimenti alle Vittime  e bonifiche, a prescindere dalle prescrizioni delle pene. Speriamo che entro quella data si concluda anche il secondo processo ad Alessandria contro Solvay di Spinetta Marengo, con esiti più consoni alla Giustizia di quelli del primo. Sia per il Veneto che per il Piemonte i Pfas hanno determinato, in concorso con altri veleni, due dei più grandi crimini ecosanitari italiani. Anche a Vicenza i reati sono avvelenamento delle acque e mancata bonifica, e sempre con l’aggravante che gli imputati sapevano dell’inquinamento e lo nascondevano,  dunque dovrebbero essere reati di dolo (il massimo della pena): il condizionale è d’obbligo in quanto la giustizia in campo ambientale è giustizia di classe  come documentato in Ambiente Delitto Perfetto (di Barbara Tartaglione e Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia).   –> (7)

La storia giudiziaria tra Alessandria e Vicenza, per Solvay si intreccia con quella di Livorno, dove sono ben tre gli esposti in magistratura (WWF, Bluebell e M5S). Per procurarsi uno scudo penale e non affrontare i costi della bonifica del centennale disastro ecosanitario, Solvay ha infatti annunciato per Rosignano lo scorporo delle attività tramite bad company: struttura legale separata controllata dalla capogruppoLo stesso strumento  è ora studiato anche per Spinetta Marengo, come peraltro fu per la stessa Miteni. –>(8)

Si spiega allora perché Bruxelles abbia messo in campo il pezzo da novanta italiano, il Marco Colatarci che nel 2013 si presentò in aula al processo di  Alessandria  per avvelenamento doloso delle acque e omessa bonifica, e da testimone giurò, in qualità di direttore generale di Solvay Italia, che tutte le relazioni nascoste nei sotterranei che descrivevano almeno dal ’92 le discariche abusive, il cromo esavalente ecc., l’inquinamento delle falde ecc., erano tutti documenti che l’Ausimont venditrice e truffaldina aveva  taciuto all’acquirente Solvay, cioè proprio a lui. Si dichiarò ingenuo, cioè fesso per non pagare dazio processuale. Anche ora non si limita a tessere sempre più solide relazioni con le sudditanze politiche, ma ci mette apertamente la faccia ad Alessandria e Livorno, scarpe grosse e cervello fino. E a Vicenza, nel processo gemello di Spinetta Marengo, da vicepresidente della Federchimica, allunga la mano con consulenze legali e tecniche.  –>(9)

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro.

–>(4) Solvay difende la propria immagine pubblica.


Solvay ha a cuore la comunità

Solvay non ha argomenti per controbattere le drammatiche risultanze scientifiche, e non può certo affidarsi alle competenze di chi dirige la Conferenza dei servizi agli ordini della connivente Provincia, salvo esporsi al ridicolo (clicca qui).

Ilham Kadri, amministratrice delegata di Solvay, ha ordinato all’amministratore delegato di Solvay Italia, Marco Colatarci, di impegnarsi personalmente col mecenatismo, perciò mette mano al portafoglio  (un “investimento” di 75mila euro) e si affida  alle compiacenze dei giornali per dare “grande” risalto all’immagine del colosso chimico. Solvay  finanzia due borse di studio, in supporto al Clinical Trial Center dell’Azienda ospedaliera di Alessandria, per avviare la piattaforma digitale  delle “medical humanities”, ovvero l’innovativo percorso di cura che, in sintesi, si basa prevalentemente sul dialogo tra paziente e medico. Insomma telemedicina, applicazione della medicina narrativa come pratica di intervento. Il sindaco Gianfranco Cuttica partecipa alla sponsorizzazione ed esalta la capacità di Solvay di rapportarsi positivamente con il territorio: “Grazie o Solvay, è bello che le aziende sposino così il territorio”. Colatarci di rimando“Siamo convinti che questa è la strada giusta per lo sviluppo del sistema sociale”. Clicca qui

Considerate le disponibilità finanziarie (Solvay fattura 10 miliardi l’anno, Spinetta da sola quasi 1 miliardo) il mecenatismo non finisce qui. Altro ritorno di immagine: 100mila euro sono  investiti, pardon donati, per la realizzazione del centro vaccinale covid dell’ex caserma Valfrè. Giornalisti, fotografi, cineoperatori e politici ad applaudire il country manager Colatarci: “Siamo una coralità, una realizzata  comunità di intenti tra pubblico e privato”. Come si suol dire: siamo tutti sulla stessa barca. Infatti nella celebrazione non viene detto ma è sottinteso: Se ci bloccate il C6O4 altri soldi ve li potete scordare.

Chi (Comitato Stop Solvay) fustiga affinchè Solvay usi i soldi per finanziare uno screening sanitario della popolazione, finge  ingenuità : non è una questione di soldi, sarebbe autolesionismo.

L’assessore all’Ambiente che insegna come chiudere la fabbrica di Spinetta Marengo.

Impressiona, nel 2021, l’intervista a La Stampa di Ezio Guerci, ex assessore PCI all’Ambiente di Alessandria, che riscrive la storia alla stregua del romanzo di Orwell. Si vanta di aver avuto il coraggio – a differenza degli attuali amministratori – di bloccare le produzioni inquinanti dello stabilimento Montedison (oggi Solvay) di Spinetta Marengo. Da quale pulpito viene la predica! E vorrebbe insegnare ai gatti ad arrampicarsi.

L‘affermazione infatti non ha alcuna rispondenza con i fatti storici. In realtà, Guerci mise in scena col sindaco Giuseppe Mirabelli una pagliacciata: così la definii sui giornali dell’epoca. La sceneggiata, con titoli drammatici a sei colonne sui giornali La Montefluos costretta a chiudere 900 dipendenti sospesi dal lavoro, infatti scoppiò come una bolla di sapone: nessun impianto fu fermato, l’inquinamento proseguì più forte di prima. In quale scambio consistette la trattativa fra Comune e Montedison? L’ex sindaco non può più rispondere, l’assessore potrebbe scoprire gli altarini…  (Leggi tutto)

Sulla chiusura della Solvay di Spinetta Marengo.

Il polo chimico nel bel mezzo del paese

Solvay  dice di essere costretta chiudere Spinetta Marengo: senza i Pfas le produzioni gamma algoflon non sono più economicamente competitive. Non c’è ragione per non crederle osservando il mercato e soprattutto la bufera che si sta scatenando nel mondo contro i tossici e cancerogeni PFAS che imperversano in tutti i settori merceologici, dai biberon all’astronautica. Ovvio il parallelo con Eternit e Ilva. Dunque la chiusura è una eventualità reale e non una minaccia, come sembrano interpretarla i succubi sindacati con il ricatto all’opinione pubblica dei posti di lavoro in pericolo. Finora la minaccia aveva pagato grazie alla complicità di politici e giornali  e all’inerzia della magistratura, e soprattutto nascondendo gli scheletri nell’armadio (cartelle cliniche e dati epidemiologici). Finalmente la Procura di Alessandria è intervenuta, dopo oltre dieci anni di esposti che avevano posto fine al pfas PFOA ma non ai sostituti C6O4 e ADV. L’accusa è disastro ambientale e mancata bonifica in barba alla precedente sentenza della Cassazione. Di conseguenza Solvay ammette la chiusura. Però Bruxelles pensa: chiusura ma non subito, prima spremiamo fino in fondo la fabbrica, basta che gli avvocati menino per le lunghe il processo. A sua volta il ministro della transizione ecologica (continua il lungo articolo).