Travaglio Vs Grillo. In palio il Premio Attila.

E’ sempre in corso la raccolta delle candidature 2024 da mettere in votazione. Marco Travaglio ha di fatto proposto Beppe Grillo come Premio Attila (*),  tramite un editoriale  dal titolo “Un Grillo al bivio”. Grillo ha fatto sapere che farà altrettanto nel corso di uno spettacolo teatrale con uno sketch dal titolo “Il travaglio di Travaglio”. Grillo mimerà il  travaglio di partocioè  l’insieme di fenomeni  (respiri, sorrisi, lacrime, massaggi, parole di conforto, luci basse, mente non troppo presente e lucida) che portano alla nascita del bambino e all’espulsione della placenta. Fuor di metafora, il bambino sarebbe Giuseppe Conte a capo dei Cinquestelle e la placenta sarebbe Grillo.
Grillo non si sente placenta. Ritiene di aver fornito, lui, spermatozoi e uovo al concepimento della creatura che, allevata da lui, è arrivata da adulto ad un peso considerevole (33% dell’elettorato, occupando un terzo del parlamento), mentre nelle mani del precettore Conte si è rinsecchita (9,9%). Dunque Grillo pretenderebbe, da buon padre di famiglia, che la famiglia grillina si alzasse dalle poltrone, ritornasse a nutrirsi di democrazia diretta nei Movimenti, riacquistasse quell’identità premiata e poi negata dai Movimenti quando si sono visti traditi (Tav Valsusa, Tav Terzo Valico, TAP, ILVA, PFAS, Acqua pubblica, F35 eccetera).
 
Per Travaglio, invece, Grillo è un problema caratteriale psicologico umorale, un ciclotimico che alterna da una vita le discese ardite e le risalite, uno che sa benissimo che la democrazia diretta non esiste, un monarca che pretende il ruolo di garante a vita, uno che ha la postura malmostosa  di chi snobba i suoi ex ‘ragazzi meravigliosi’, li liquida col gretto totem dei due mandati, e sottovaluta gli sforzi titanici che han fatto e i prezzi altissimi che han pagato per piantare quasi tutte le bandiere del M5S nei 31 mesi dei governi Conte-1 e Conte-2. Questi quasi tre anni di presunte “titaniche bandiere” della “democrazia rappresentativa,” secondo Grillo, hanno affossato il M5S al 9,9%, prima ancora del governo Draghi nel quale Conte, capo del partito, aveva ottenuto il record di ministri e sottosegretari. E rinunciato ad ogni forma di opposizione (nelle mani di Meloni)… ma per colpa di Grillo, secondo Travaglio, che gli avrebbe  puntato la pistola alla tempia per amore di Draghi e Cingolani”. Secondo Travaglio, non è Conte bensì “Grillo  a non avere un progetto alternativo”: Lo sa pure lui che, senza Conte, il M5S sparirebbe”, ovvero senza Travaglio che di Conte è il nume tutelare che dà la linea politica.  Dunque,  Beppe Grillo faccia una buona volta il salto di lato: “Sta a lui decidere se guadagnarsi i 300 mila euro l’anno di ‘consulenza per la comunicazione’ partecipando col suo talento, o rintanarsi in casa a distillare letterine, battutine, regolette e rancorucci”. Detto, senza nessuna malignità, ci mancherebbe.
 
( *) Dal 2004 il Premio Attila è nel suo genere la più alta onorificenza italiana…   dopo il Festival di Sanremo. Ad imperitura memoria dei nostri figli peggiori: industriali, politici, amministratori che nel corso dell’anno si sono particolarmente distinti a danno dell’ambiente, della salute e della pace. Il libro,  pagine 125, è disponibile a chi ne fa richiesta.

Nè antifascista nè antisraeliano.

Segnalazione per il Premio Attila.
 
A partire dall’inchiesta dei giornalisti “infiltrati” di Fanpage sul movimento giovanile di Fratelli d’Italia, il  ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha risposto in Aula a un’interrogazione sulle iniziative per il contrasto ad ogni forma di apologia del nazifascismo e di propaganda dell’odio razziale, dell’omofobia e dell’antisemitismo, con volontà di giungere allo scioglimento delle organizzazioni neofasciste e violente.
 
Risposta: “Considero il contrasto all’antisemitismo, da qualsiasi parte espresso e con qualsiasi modalità effettuato, un dovere innanzitutto etico oltre che istituzionale, da mettere in pratica in ogni circostanza sia essa pubblica o privata. E a tale principio continuerà a ispirare il mio mandato da ministro dell’Interno”. “La vergognosa ostentazione di gestualità e simboli di totalitarismi che la storia ha condannato, da parte di esponenti del movimento giovanile di FdI “così come i ripetuti incendi di bandiere israeliane nel corso di manifestazioni di piazza, gli assalti alle brigate ebraiche del 25 aprile scorso; le circostanze in cui è stato impedito a giornalisti di origine ebraica di prendere la parola in occasione di eventi pubblici, sono solo alcuni degli episodi che denotano un trasversale e inaccettabile rigurgito dell’antisemitismo che va combattuto su ogni fronte”
 
 ha aggiunto, senza però soffermarsi sulle frasi razziste e apertamente nostalgiche nei confronti di nazismo e fascismo, pronunciate dai ragazzi di Gioventù Nazionale: sottovalutando volutamente gli atteggiamenti razzisti, antisemiti e apologetici del fascismo che permeano Gioventù Nazionale, minimizzando la pericolosità di quanto emerso dall’inchiesta di Fanpage , sostenendo sostanzialmente che le manifestazioni di critica e condanna delle politiche di Netanyahu rappresentano la pericolosità maggiore. 
 
 

A volte ritornano.

Fraterni saluti di Antonio Tajani  al convegno dell’Unione Monarchica Italiana.
Segnalata una  preferenza per il  Premio Attila. 
 
Antonio Tajani, erede del trono di Berlusconi, negli anni settanta fu vicesegretario del Fronte Monarchico Giovanile, ala junior dell’Unione Monarchica Italiana, la formazione politica vicina al ramo dei duchi di Aosta della famiglia di Savoia. Come già Vittorio Emanuele III, anche lui si esprime con comprensione nei confronti del Duce, come si può leggere qui sotto ai microfoni del programma radiofonico “La Zanzara”, in onda su Radio 24.
 
«Mussolini? Fino a quando non ha dichiarato guerra al mondo intero seguendo Hitler, fino a quando non s’è fatto promotore delle leggi razziali, a parte la vicenda drammatica di Matteotti, ha fatto delle cose positive per realizzare infrastrutture nel nostro Paese, poi le bonifiche». «Da un punto di vista di fatti concreti realizzati, non si può dire che non abbia realizzato nulla»; venti anni di fascismo all’ombra della monarchia non è poco, merita un di più.   

La fine del “grande” e “grosso” vincitore del Premio Attila?

Il “Premio Attila” “ad imperitura memoria dei nostri figli peggiori”, è nel suo genere la più alta onorificenza italiana… dopo il Festival di Sanremo. Vincitori i nostri figli peggiori: industriali, politici, amministratori che nel corso dell’anno si sono particolarmente distinti a danno dell’ambiente, della salute e della pace (la raccolta dei Premi Attila, dal 2004, è disponibile a chi ne fa richiesta).

Fabrizio Palenzona è stato (2005) uno dei prestigiosi vincitori. Nel corso degli anni ha  fatto sempre meno notizia la sua accumulazione “seriale” di cariche: è arrivato a posare l’abbondante deretano contemporaneamente su 18 poltrone (a riguardo si consulti il curriculum da sé medesimo entusiasmato) tra cui: Vice Presidente di Confcommercio, Vice Presidente di UniCredit, membro del Comitato Esecutivo di Mediobanca, Presidente di AISCAT (Associazione Italiana Società Concessionarie Autostrade e Trafori), Presidente di Assaeroporti, Presidente di Conftrasporto, Presidente di ADR – Aeroporti di Roma, Presidente di Impregilo, Presidente di Gemina, eccetera.

Ebbene, a parte gli intervalli delle vicende giudiziarie, che abbiamo cercato di aggiornare, oggi fa notizia, fragorosa e improvvisa, il suo addio  alla presidenza della Fondazione Crt (Cassa di Risparmio di Torino,  la terza fondazione italiana per patrimonio dopo Cariplo e Compagnia di Sanpaolo) il cui vertice aveva conquistato sgomitando non poco nell’aprile 2023.  
 
Anzi, vi diremo di più: ancora in vetta a Prelioslascia di colpo anche le cariche di Bcube Cargo e delle due controllate nel settore della logistica aeroportuale: Malpensa Logistica Europa e Fiumicino Logistica Europa (la potente famiglia Bonzano).
 
Disinteressati come siamo a questa “defenestrazione” che nella “faida” sarebbe, a detta degli ambienti finanziari, “la punta dell’iceberg di uno scontro oceanico che sta mettendo in movimento l’intero assetto bancario e finanziario italiano”, noi avremmo accolto con irrefrenabile gioia un tonfo di questo storico  nemico egli ambientalisti (definiti “asini raglianti”), invece ci angosciano dubbi perché Palenzona giustifica le “dimissioni” per “motivi personali” e per “sopraggiunti impegni professionali che impedirebbero lo svolgimento degli incarichi”. Temiamo cioè, rinunciando anche a fare il “re fatoccio” che si arrampichi su altre poltrone: non ci convince, purtroppo, che sia  caduto improvvisamente quando sembrava un uomo imbattibile.
 
Certo, Palenzona era diventato troppo ingombrante e disinvolto fra i corridoi della fondazione torinese, accusato di utilizzarne le risorse e il prestigio in  troppe partite giocate e soprattutto tentate (es. un centro di ricerca enologico nella provincia di Alessandria, l’acquisizione di Preliosimmobili + crediti deteriorati)  A questo si aggiunge la posizione di rendita da “grande capo” dei camionisti costruita nei decenni insieme ai Benetton e ai Gavio e divenuta centrale nel sistema autostradale (la Fondazione CRT detiene il 5,2% di Mundys/ex Atlantia/Benetton). Tutto ciò in aggiunta alle ancora più grandi manovre – sempre per tramite delle partecipazioni della Fondazione CRT – sui futuri equilibri di Generali e Mediobanca (bordeggiando fra Unicredit e Banca Intesa, fra Caltagirone, Orcel e Benetton)queste sarebbero, appunto senza la copertura di CRT,  le sue più grosse sconfitte.
 
Insomma il “millepiedi” ha esagerato, sentendosi protetto dalla Meloni. Invece i rapporti di forza dell’uomo per tutte le stagioni si sono stravolti e il ministro dell’economia Giorgetti non lo ha soccorsoAnche perché Francesco Gaetano Caltagirone, con una giravolta, dimenticando la sua antica amicizia con il capo dei camionisti, l’ha infilzato sui suoi giornali  temendo  le sue mosse troppo “indipendenti” per controllare il colosso sulle Assicurazioni Generali. Infine la Banca d’Italia ha messo in stand by il dossier Prelios per la sensibilità dei suoi contenuti e dei suoi potenziali acquirenti.
 
Che sia davvero una Caporetto, il segno evidente della fine del  grande gioco di un uomo più grosso che grande? Grosso come conto in banca, indubbiamente. Tutto grasso che cola.

Aggiornamento della votazione del Premio Attila 2023.

Ad un mese dalla scadenza. In ordine alfabetico:

Famiglia Benetton, Silvio Berlusconi, Roberto Cingolani, Marcello De Angelis, Nunzia Di Girolamo, Piero Fassino, Francesco Figliuolo,  Andrea Giambruno, Eugenio Giani, Matteo Lepore, Francesco Lollobrigida, Gina Lollobrigida,  Sergio Mattarella, Famiglia Meloni,  Gianni Mion,  Giorgio Napolitano, Benjamin Netanyahu, Matteo Piantedosi, Elly Schlein, Roberto Vannacci.

Le votazioni  si concluderanno il 14 febbraio. Basta inviare il voto all’indirizzo rete.ambientalista@gmail.com oppure whatsapp 3470182679, eventualmente accompagnato dalle motivazioni. 

La “Rassegna dei Premi Attila dal 2004” (pagine 115) è esaurita in stampa. Tutti i nostri libri sono stampati totalmente a spese degli autori. Il ricavato è interamente devoluto alla Ricerca per la cura del mesotelioma di Casale Monferrato. Per ricevere la versione digitale della Rassegna, occorre comunicare a movimentolotta.maccacaro@gmail.com l’indirizzo mail e l’avvenuto versamento (minimo euro 20) sul conto IBAN IT68 T030 6910 4001 0000 0076 215 (specificando causale) oppure tramite PayPal lubaja2003@yahoo.it.

Il primo candidato Attila.

Fuori dal coro unanime ed entusiastico della politica ipocrita e vassalla, non è piaciuto (neanche a noi) il discorso di fine d’anno di Mattarella, per il quale abbiamo ricevuto la prima nomination d’inizio anno per il Premio Attila. L’omaggiato e quasi santificato Presidente ha condannato il terrorismo di Hamas che ha comportato un’operazione militare che ha fatto anche vittime civili. Ha denunciato le guerre e la violenza come mali dell’umanità. Ha auspicato un anno di pace. Non si è udita una sola parola di condanna dello sterminio degli innocenti a Gaza e la richiesta di un cessate il fuoco immediato e duraturo. Men che meno la parola genocidio. 

Premio Attila 2023.

La “Rassegna dei Premi Attila dal 2004” (pagine 115) è esaurita in stampa. Tutti i nostri libri sono stampati totalmente a spese degli autori. Il ricavato è interamente devoluto alla Ricerca per la cura del mesotelioma di Casale Monferrato. Anche per la versione digitale occorre seguire la seguente procedura. Bisogna comunicare a movimentolotta.maccacaro@gmail.com  l’indirizzo mail e l’avvenuto versamento (minimo euro 20) sul conto IBAN IT68 T030 6910 4001 0000 0076 215 (specificando causale) oppure tramite PayPal lubaja2003@yahoo.it.

Il Premio Attila è nel suo genere dal 2004 la più alta onorificenza italiana…  dopo il Festival di Sanremo. Vincitori i nostri figli peggiori: industriali, politici, amministratori che nel corso dell’anno si sono particolarmente distinti a danno dell’ambiente, della salute e della pace.

Gli ultimi vincitori per il 2022 sono stati per l’Ambiente: Giorgia Meloni e per la Pace: Volodymyr Zelensky. Entrambi, secondo regolamento, non possono vincere per due anni consecutivi.

Mi armi?                                                 Tantissimo!

Le votazioni del PREMIO ATTILA 2023 si concluderanno per il 14 febbraio (singolare coincidenza san carnevale e san Valentino). Basta inviare il voto all’indirizzo rete.ambientalista@gmail.com oppure whatsapp 3470182679, eventualmente accompagnato dalle motivazioni. 

Premio ONU alla famiglia Benetton. Oltraggio alle Vittime.

I Benetton, dopo avere letteralmente spremuto senza manutenzioni  le autostrade italiane in concessione, che hanno all’attivo due tragedie come quella di Avellino e Genova, assumono ora il ruolo di filantropi. Alessandro Benetton ha ricevuto dalle mani del segretario ONU, Antonio Guterres, il Global advocate of the year 2023“, per la dedizione e leadership nella promozione di politiche sostenibili (tre miliardi di euro investiti nella sostenibilità per indirizzare il processo di decarbonizzazione del trasporto aereo mondiale) in qualità di presidente di Edizione Spa, una delle principali holding europee”. Edizione, che racchiude i patrimoni dei quattro rami della famiglia Benetton, è la storica cassaforte attraverso cui la famiglia di Treviso per anni ha controllato Atlantia, holding che a sua volta era azionista di maggioranza di Autostrade per l’Italia (Aspi). Dopo aver annunciato l’avvio di una procedura di revoca della concessione, il governo italiano si è ricomprato Aspi, attraverso una cordata guidata da Cassa depositi e prestiti, liquidando i Benetton con oltre otto miliardi di euro. A Genova, al processo, i Benetton neppure sono imputati.

Ponte Morandi, la strage ancora in attesa di giustizia: 182 udienze, per 58 imputati e 170 testimoni. La sentenza (forse) nel 2024.

Commentano i famigliari dei 43 morti del crollo del ponte Morandi: “La risonanza  del premio Onu stride come il rumore del cemento frantumato del ponte  sotto il peso degli utili stellari. Nessun premio, nessun riconoscimento potrà cancellare quello che è stato, sarebbe necessario molto di più, sarebbe necessario che la Giustizia italiana liberasse definitivamente il vaso di Pandora che è stato aperto dalla tragedia del ponte Morandi, ma purtroppo questa via al momento sembra sbarrata”. Clicca qui.

 

Cingolani eterno secondo al Premio Attila.

Il quasi “Premio Attila” Roberto Cingolani è stato indagato dalla procura di Roma per abuso d’ufficio in quanto, quale ministro della Transizione ecologica nel governo Draghi, nel 2022 concesse l’autorizzazione Aia sullo stabilimento Solvay di Rosignano con cinque anni di anticipo rispetto alla scadenza naturale dell’autorizzazione precedente, pur consapevole degli irrisolti rischi ambientali e del mancato rispetto delle normative. All’epoca Cingolani era stato accusato anche di conflitto di interessi in quanto era stato in rapporti (non commerciali: senza finanziamenti fra le parti) con la multinazionale Solvay nella sua veste di responsabile della ricerca e innovazione della multinazionale (statale) Leonardo…  conflitto che già Beppe Grillo aveva escluso quando l’aveva voluto ministro.

Premio Attila 2018.

Il procuratore capo di Genova, Nicola Piacente, alla fine della manifestazione  del 14 agosto 2023 ha ammesso : “Bisogna essere chiari, le ipotesi più datate di omissione di atti d’ufficio e falso sicuramente andranno in prescrizione. Ci sono lungaggini di carattere procedurale che possono portare all’estinzione dei reati“. Tradotto vuol dire che almeno una parte dei  reati che hanno portato alla morte di 43 persone è destinata a non essere mai punita. I tempi richiesti da un’indagine iper-complessa (due incidenti probatori, quasi sessanta terabyte di materiale informatico raccolti) e da un processo con 58 imputati e oltre duecento parti civili sono troppo lunghi per sfuggire del tutto alla mannaia della prescrizione (anche senza che Nordio ci metta lo zampino col modello Cirielli-Orlando)Ma con o  senza prescrizione la famiglia Benetton non aveva  penalmente nulla da temere.

Mai Premio Attila fu più meritato.

Aggiorniamo per l’ennesima volta  il curriculum (clicca qui) di Fabrizio Palenzona, uno dei nostri più “prestigiosi” vincitori del Premio Attila come nemico dell’ambiente.  Si farebbe prima a elencare le poltrone che Palenzona non ha collezionato, perciò ricordiamo solo brevemente i precedenti della sua carriera (dal termine latino “carrus”, che significa veicolo a ruote, da distinguersi da “professione” che deriva dal termine latino “profiteri”):

Nato a Novi Ligure, in provincia di Alessandria, il 1 settembre 1953, Palenzona, soprannominato il camionista di Tortona, figlioccio di Marcellino Gavio e da sempre vicino al Gruppo e alla famiglia, con cui i rapporti negli ultimi anni si sono un po’ raffreddati. Grazie a loro è stato banchiere, per diversi anni vicepresidente di Unicredit e consigliere di Mediobanca, poltrona lasciata nel 2012. E’ stato presidente dell’Aiscat e dell’Asecap, le associazioni italiana ed europea delle concessionarie di autostrade, e degli Aeroporti di Roma, oltre che di Conftrasporto. Il tutto grazie anche  alla politica che è stata centrale nella sua invidiata vita. Ha fatto parte dell’Acli, della Dc, apparteneva alla corrente di Carlo Donat-Cattin, suo maestro, poi ha aderito alla Margherita e a Renzi. Viene considerato di area centrosinistra, corrente camaleonte.  Dal 1985 al 1995 è stato sindaco di Tortona. Dal 1995 al 2004 presidente della provincia di Alessandria. Diverse le inchieste giudiziarie che l’hanno toccato con la famiglia in questi anni, ma non hanno mai scalfito le sue dimensioni.

Il “Premio Attila” Benetton sapeva del rischio di crollo del ponte Morandi.

Gilberto Benetton sapeva del Ponte Morandi a rischio: è la dichiarazione al tribunale di Genova di Gianni Mion, per 30 anni l’uomo di fiducia al vertice delle holding Edizione e Atlantia. Secondo l’ex manager, i vertici di Autostrade per l’Italia (Aspi) e di Atlantia conoscevano il “difetto di progettazione”. Ne parlarono in una riunione con il fondatore del gruppo – Gilberto – e l’amministratore delegato di Aspi Giovanni Castellucci (oggi imputato). Un incontro “memorabile”, per Mion, che partecipò “terrorizzato” ma silente: “Avrei dovuto fare casino, ma non l’ho fatto. Forse perché tenevo al mio posto di lavoro”, ha ammesso in udienza.

Se vedete Palenzona buttarsi dalla finestra, vi conviene seguirlo.

Sotto c’è una poltrona. C’è chi mette in dubbio che il “Premio Attila” premi i figli peggiori? Gli basti proprio l’esempio di Fabrizio Palenzona, che ha conseguito l’alta onorificenza nel 2005. A riprova aggiorniamo nel 2023 l’interminabile curriculum dell’uomo dalle mille poltrone: clicca qui.

Per gli altri aggiornamenti è a disposizione, su richiesta, la “Rassegna dei Premi Attila dal 2004”.

Una proposta per il Premio Attila 2023.

Buongiorno,

sono Gian Battista Fabbri di San Leo ( Rimini ) attivista ambientalista da sempre.

Sono a proporvi per il prossimo Premio Attila il sindaco di San Leo Leonardo Bindi che si distingue per oltraggi continui al centro storico di uno dei più bei borghi italiani. Oltre alla costruzione di un orrendo ed inutile edificio scolastico nella corte del palazzo mediceo a pochi metri dalla piazza principale del borgo, il sindaco ha voluto abbattere 14 tigli centenari che fiancheggiavano la strada che porta alla fortezza perché, a suo parere, impedivano la visione della stessa dalla piazza. Assurdità totale. La fortezza, gigantesca, è ben visibile da ogni dove.

Allego documentazione fotografica e uno dei tanti articoli usciti, purtroppo, a cose fatte (clicca qui).

Cingolani (quasi) Premio Attila.

Nel 2022, sotto la cappella della Meloni, dalla stessa Roberto Cingolani è stato nel suffragio surclassato pur risultando tra più votati (clicca qui le motivazioni di merito). Già nel 2021, sotto le cappelle di Beppe Grillo e di Mario Draghi, dopo l’imbattibile Supermario aveva, da ministro, conseguito il secondo posto (clicca qui la meritocrazia).

Oggi, con la sua nomina a Leonardo, possiamo aggiornare il suo curriculum (clicca qui) di candidato al Premio: nella sua parabola di premiato incompetente c’è tutto quel che serve per comprendere la classe dirigente e il declino industriale del Paese.

 (La Rassegna dei Premi Attila dal 2004 “Ad imperitura memoria dei nostri figli peggiori “ è disponibile a chi ne fa richiesta.)

Benetton: più che meritato il Premio Attila.

Aggiorniamo le motivazioni che accompagnarono la votazione per il 2018 del Premio Attila che incoronò la famiglia Benetton. Se clicchi “Più utili, meno manutenzioni. La carta che inguaia i Benetton” apprendi l’informativa inedita (che sarà discussa nelle prossime settimane al processo) che mostra le impressionanti scelte orientate sistematicamente a tagliare sempre di più i costi di manutenzione e a incassare sempre più ricchi dividendi; dunque come ancora  nel 2017 si sono spartiti 2,6 miliardi di euro, mentre -in continuità con gli anni precedenti- le spese di manutenzione  erano ulteriormente diminuite. Anzi, il flusso di denaro non si interrompe di fronte alla strage di Genova: l’anno dopo Atlantia ai quattro rami della famiglia Benetton distribuisce oltre 220 milioni.

La Rassegna dei Premi Attila dal 2004 (pagine 176) è disponibile a chi ne fa richiesta.

Nota a piè di pagina del direttore editoriale.

Sulla guerra in Ucraina, la nostra linea editoriale è trasparente, si identifica con le posizioni dei Movimenti per la pace, di matrice laica e cattolica, con tutte le sfumature e sensibilità che arricchiscono le idealità e anche il pragmatismo del nostro mondo. Il quale non ha remore a premiare un “divo” come Zelensky quale Premio Attila.  Dunque, non ci sentiamo compresi nel bene o nel male nella critica che proviene da “Sinistrainrete” nei confronti del sistema di informazione occidentale, in particolare italiano, come espressa nell’articolo al titolo “Credere, obbedire, soccombere”: che riceviamo e qui pubblichiamo. Concordiamo sulla considerazione: Certo, anche in Russia e in Ucraina i media si sono prestasti alla propaganda governativa ma a Mosca come a Kiev, vale la pena ricordarlo, vi sono leggi che puniscono severamente chi diffonde ‘disinformazione’ anche perché si tratta di nazioni in guerra mentre in Europa (per ora) non lo siamo”. Perciò in Italia non siamo “giustificati”.

Lino Balza  

Rassegna Premi Attila dal 2004.

Tutti i nostri libri sono stampati totalmente  a spese degli autori. Il ricavato è interamente devoluto alla Ricerca per la cura del mesotelioma di Casale Monferrato.

Per riceverli, occorre comunicare a movimentolotta.maccacaro@gmail.com l’indirizzo mail e l’avvenuto versamento (minimo euro 20) sul conto IBAN IT68 T030 6910 4001 0000 0076 215 (specificando causale) oppure tramite PayPal lubaja2003@yahoo.it.

La “Rassegna dei Premi Attila dal 2004” (pagine 175)  è esaurita in stampa. Anche per la versione digitale occorre seguire la suddetta procedura.

Il Premio Attila a Zelensky non si tocca.

Avviso ai votanti protestatari e /o pentiti.  Non può più essere messa in discussione la votazione del Premio Attila 2022 perchè si è conclusa il 14 febbraio 2023 con due vincitori: Meloni e Zelensky.  Seconda ragione: ognuno di essi era rispettivamente vincitore della Sezione Ambiente e della Sezione Pace (anche se per Meloni, quale capo di governo, la distinzione non poteva non essere ambivalente). Insomma, il vincitore “contro la Pace” non può essere Meloni perché quanto avvenuto durante l’incontro a Kiev  tra i due è posteriore al 14 febbraio.

Dire chi lo avrebbe (il condizionale è d’obbligo) meritato: resta una opinione, che esula dal Premio Attila del 2022.

Meloni o Zelenzky.

Non è facile ipotizzare il risultato del voto Attila per la Pace 2022 se l’impatto emotivo del rendez vous di Kiev fosse avvenuto prima del 14 febbraio. Sono opinioni senza valore statistico.  Zelenzky? Che, violando ogni dovere di diplomazia, se non di ospitalità e ogni regola di buona creanza, ha approfittato della conferenza stampa congiunta per insolentire Berlusconi alleato di governo della premier? Oppure Meloni?  Che avrebbe dovuto interrompere la conferenza stampa, la visita e forse le relazioni diplomatiche, non prima di avere spiegato all’insolente collega che non è tollerabile alcuna ingerenza negli affari interni italiani, da parte di uno Stato addirittura non nostro alleato?

Ancor più restano nel campo delle opinioni le riflessioni politiche successive. Perchè tace Meloni? Eppure avrebbe potuto rispondere a Zelensky, che distribuisce pagelle e patenti di affidabilità a questo o quel Paese, che l’Italia si svena per Kiev non viceversa. Perchè tace Meloni? Meloni in empatia politica con uno che ha messo fuorilegge gli undici partiti di opposizione, arresta il leader di quello principale, unifica le tv in un solo canale di propaganda (la sua), impedisce a otto reporter italiani di raccontare la guerra senza il suo permesso. Perchè tace Meloni? Meloni vuole spaccare Forza Italia attorno al suo leader, che interpreta l’opinione della maggioranza degli italiani. Perchè tace Meloni? Meloni non può permettersi di dire di essere d’accordo con Berlusconi, perché anche lei ha la coda di paglia: da un anno l’Italia sta violando la sua Costituzione per inviare armi raccontando che vuole favorire il negoziato Kiev-Mosca.

 

Meloni e Zelens’kyi Premi Attila 2022.

Clicca qui l’Attestato,

comprensivo dei Secondi Più Votati: Amadeus, Roberto Benigni, Sergio Mattarella, Consiglio di Stato, Italia, MSC Crociere, Giampiero Veronesi, Letizia Moratti, Daniele Capezzone, Enrico Letta, Joe Biden, Comitato Nobel Pace, Matteo Renzi, Mario Draghi, Roberto Cingolani, Giorgio Abonante.

Per ciascuno di essi sono state assemblate le Motivazioni di merito che hanno accompagnato il voto.

I secondi classificati del Premio Attila.

Il Premio Attila è nel suo genere dal 2004 la più alta onorificenza italiana… dopo il Festival di Sanremo. Vincitori i nostri figli peggiori: industriali, politici, amministratori che nel corso dell’anno si sono particolarmente distinti a danno dell’ambiente, della salute e della pace.

Il 14 febbraio si sono concluse le votazioni. Prossimamente proclameremo i due vincitori.

Nel frattempo pubblichiamo i secondi migliori classificati, con sintesi delle motivazioni di merito.  

AMADEUS Amedeo Umberto Rita Sebastiani

Visto da sinistra: L’ha detto anche Pax Christi: “C’è già il vincitore di Sanremo: l’industria delle armi! C’è chi sostiene che le armi servano per finire la guerra in Ucraina; bisogna essere realistici: ad oggi quali sono stati i risultati? Morti, cadaveri, distruzione. Scegliere di ospitare Zelensky a Sanremo si inserisce in questa follia di coinvolgere un presidente di un Paese in guerra perché sono sempre i capi che decidono le guerre, non certo il popolo”. Giudizio severo da fonte cattolica, presso la quale Amadeus, vedi Sacra Rota e Santa Rita da Cascia, si è sempre mostrato ammanicato.

Visto da destra: Troppe le posizioni antigovernative che ha ospitato, deve essere sostituto con tutti i vertici Rai. Un festival gender, un festival insignificante con Ferragni e Fedez che non sanno parlare, il governo non deve più permetterlo.  

Visto da Amadeus: Non distinguo queste sfumature politiche: sono daltonico. Conto di fare anche il quinto festival consecutivo ancor più trionfale: qualsiasi allenatore è forte finché la squadra vince, me lo ha insegnato su un volo aereo Josè Mourinho, in onore del quale ho dato il suo nome al mio secondogenito.

BENIGNI Roberto Remigio

A Sanremo la premiata ditta Benigni e Mattarella si è esibita in un ipocrita e osceno spettacolo ai limiti del vilipendio della Costituzione, quella Costituzione che dovrebbe essere difesa dal capo dello Stato. Con un cachet di 300mila euro, il comico guerrafondaio ha avuto la faccia tosta di citare l’articolo della Costituzione che dice che “l’Italia rifiuta la guerra” ben sapendo che l’Italia è già entrata in guerra come lacché degli americani, che manda armi ai nazisti ucraini alimentando la guerra. Il pagliaccio ha citato anche l’art. 21 “tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero” ben sapendo che da 3 anni in Italia questo non è possibile. E Mattarella applaudiva ridendo, proprio lui che ha firmato tutti i decreti incostituzionali dei governi Conte e Draghi. E’ il festival dell’ipocrisia. Ricordiamo che il pagliaccio Benigni è sempre stato un leccapiedi degli americani, arrivando al punto in un suo film di falsificare la storia, facendo vedere i carri armati americani che entrano nel campo di concentramento di Auschwitz, quando tutti sanno che Auschwitz è stato liberato dall’Armata Rossa sovietica. E’ un peccato che non ci fosse anche Zelensky. Avremmo potuto assistere a un simpatico duetto fra due pagliacci, tutti e due guerrafondai, tutti e due filoamericani, con la benedizione di Mattarella, il capo di quella colonia USA che si chiama Italia.

MATTARELLA Sergio.

Parla ancora ipocritamente di “negoziati di pace” ma poi firma gli aumenti delle armi. Non è il presidente di cui abbiamo bisogno.

CONSIGLIO DI STATO

I Giudici hanno dato per “pacifica” l’esistenza di ben 2 falde acquifere al di sotto del sito contenente la discarica di Sezzadio (AL), e hanno dichiarato che nessuno dei pozzi alimentato da queste falde rischia di essere inquinato dai rifiuti della Riccoboni, così assolvendola. Evidentemente sono dei veggenti.

ITALIA

Il mio voto per la pace va al nostro paese, l’Italia, schiavo dell’unione europea e dei poteri forti, governato da “persone” che si dichiarano a favore del dialogo e della pace, e poi guadagnano sulle armi utili a proseguire i conflitti tutt’ora in corso. La coerenza prima di tutto!

MSC CROCIERE

Per l’assoluto disprezzo del mare, dell’aria e dei territori. Le mastodontiche navi attraversano i mari senza ascoltarne la voce, disturbano la fauna marina senza preoccuparsi delle conseguenze, contribuiscono all’inquinamento dell’aria che è causa certa di malattie e di morte, devastano i territori su cui riversano migliaia di turisti per poche ore promuovendo un turismo assurdo che nemmeno si rende conto del luogo in cui si trova. Il turismo è altro…è scoperta, è conoscenza, è rispetto, è silenzio e ascolto dello spirito dei luoghi. MSC crociere del tutto consapevole dei danni incalcolabili che crea all’ambiente, ha avviato una campagna pubblicitaria che mira a rassicurare i suoi clienti sul fatto che tutti i problemi suddetti verranno “un giorno” affrontati dalla Società…anzi, non proprio tutti: le migliaia di luci (paragonabili a quelle di una piccola cittadina) potranno restare sempre accese! Il premio potrebbe essere esteso ai fruitori delle crociere che contribuiscono a questo immane danno ambientale e si perdono le meraviglie del “viaggio”, a loro andrebbe ricordato che quando il mondo diventerà un inferno anche a causa di queste scelte, i ghiacciai si saranno sciolti e le terre saranno sommerse potranno rinchiudersi in qualche nave e rimanere lì in attesa di essere salvati da qualche extraterrestre. In riferimento alla mia precedente email con indicazione del premio, mi è stato fatto notare che non è giusto segnalare solo MSC dato che sono tante le compagnie che gestiscono grandi navi da crociera. Quindi se possibile andrebbe esteso a tutte le compagnie.

VERONESI Giampiero 

Sindaco di Anzola dell’Emilia. Sgomentano   le dichiarazioni rilasciate dal sindaco in merito alla costruzione di un nuovo ipermercato nella frazione di Lavino: ammonisce i consiglieri rispetto ad un eventuale voto contrario all’opera, non evidenziando l’eventuale danno per l’amministrazione cittadina tutta, ma paventando una causa che l’azienda costruttrice potrebbe intentare contro i consiglieri stessi. Riteniamo che sia del tutto contraria allo spirito dell’istituzione, che il primo cittadino rappresenta, la pressione pubblica esercitata dal Sindaco verso i consiglieri che dovranno esercitare nel merito il loro voto nella massima libertà che la nostra democrazia garantisce loro. Nel merito: consumo del suolo, rigenerazione urbana, eccesso di grande distribuzione, traffico, mobilità sostenibile, area verde, inquinamento elettromagnetico ecc.

MORATTI Letizia Maria Brichetto Arnaboldi

Vedova Moratti (aderì al Family Day col marito Gianmarco, ovviamente divorziato). Da vicepresidente e assessora regionale al Welfare, oltre a perpetuare i favori alla sanità privata, gestì malissimo il Covid (la Lombardia fu messa in zona rossa nella settimana tra il 14 e il 23 gennaio 2021 secondo i dati forniti dalla stessa Regione Lombardia, poi rivelatisi errati) e giunse a chiedere al commissario Arcuri di ripartire i vaccini fra le Regioni anche in base al Pil. Non si sa se sia più indecente la Moratti a candidarsi in Lombardia contro le destre di cui è stata fino all’altro ieri la vicepresidente, dopo essere diventata la sindaco di Milano con il finanziamento del marito, la presidente Rai cercando di privatizzarla, la ministra dell’Istruzione reintroducendo il voto di condotta, la sindaca di Milano, la candidata al Colle e l’aspirante presidente della Regione; oppure il duo Ollio & Ollio a caricarsela; o il trust dei giornali di casa Elkann & De Benedetti a spacciarla come la soluzione ideale per il Pd.

CAPEZZONE Daniele

Ecco come lui stesso si descrive: “Non sono un ecocatastrofista, non mi piace il tentativo di criminalizzare la presenza umana sul pianeta, e mi piace ancora di meno la propensione di alcuni a sfruttare le avversità per fini politici o ideologici: la deriva giudiziaria, la colpevolizzazione degli esseri umani e addirittura una sorta di autodisprezzo applicato alla presenza umana su questa terra (una sorta di critical race theory climatica. Suggerirei agli ecologisti un approccio più razionale, pacato, argomentato. E invece siamo sempre lì, nelle reazioni e nei commenti, con l’apocalisse alle porte: ‘la casa brucia’, ‘il disastro climatico’, ‘i nostri figli’, ‘i piani ambientali troppi timidi’.”. Insomma: il più ex degli ex figli di Pannella. Assurge ad emblema del trasformismo destra sinistra. Dalla tessera radicale, al servizio civile presso Legambiente, da segretario del neo-costituito movimento dei Radicali Italiani, a deputato della Rosa nel Pugno con i socialdemocratici, da Presidente di una Commissione Permanente della Camera, a portavoce di Pannella, dalla fuoriuscita dai Radicali Italiani, all’adesione a Forza Italia, da portavoce di Berlusconi a aderente al partito di ispirazione liberal-conservatrice e liberista Conservatori e Riformisti. Più che bisessuale è bipolitico, anzi tripolitico, multipolitico.

 

LETTA Enrico

Per il suo zelo e l’obbedienza atlantista nel battersi a fondo in Europa per l’invio all’Ucraina di armi le(t)tali, benzina sul fuoco subito all’inizio dell’invasione, invece di portare avanti proposte per una base di negoziato, in primis la garanzia di neutralità di quel paese in modo da escludere l’ “inglobamento” (Stoltenberg) nella NATO e la conseguente certa installazione di missili con testata nucleare puntati sulla Russia. Come corollario a questo “merito” ha quello di aver posto l’invio di armi come fondamentale discordanza per non concludere nelle ultime elezioni politiche un accordo elettorale tra PD (da lui così condotto al suicidio) e Movimento 5S per una Alleanza Costituzionale da opporre alla destra, ottenendo il risultato di avere per la prima volta dalla fine della guerra un governo nettamente di destra con maggioranza assoluta che potrà danneggiare alcuni pilastri fondamentali della Costituzione.

BIDEN Jr. Joseph Robinette detto Joe

E’ entusiasta della guerra in Ucraina che separa l’Europa dalla Russia. Abituato alle guerre, i morti non lo turbano. Era vicepresidente quando la Nato bombardava la Libia nel 2011 e non fu impressionato nel vedere Gheddafi trucidato dalla folla. Era vicepresidente anche quando è scoppiata la guerra civile in Siria nel 2011, una mattanza che ha alimentato dall’esterno. Era vicepresidente quando è iniziata la guerra in Yemen nel 2015, che ha allevato come un bimbo nella culla fino all’arrivo di Trump nel 2017. Biden è stato anche protagonista del bombardamento delle postazioni dell’Isis in Siria e in Iraq, ed è stata la mente degli Stati Uniti in Ucraina nel 2014 quando Yanukovich veniva rovesciato. Ha visto in diretta l’uccisione di Bin Laden nel 2011 e ha sparato per otto anni in Afghanistan contro i talebani. La strage di Haditha in Iraq, un orrore paragonabile al massacro del Bataclan o di Charlie Ebdo, è stata compiuta dai soldati americani sotto Biden nel 2015. Insomma, per Joe stomaco-duro, morti e distruzioni sono un fatto normale.

COMITATO NOBEL PACE.

L’ONG Center for Civil Liberties (Ucraina) ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace insieme ai difensori dei diritti umani russi e bielorussi. Qual è il segreto del suo successo? Insistere sul fatto che la guerra è necessaria e che non sono possibili negoziati.  Il Comitato per il Nobel (Norvegia) ha assegnato ancora una volta un premio per la pace che viola la volontà di Alfred Nobel e lo scopo per cui il premio è stato creato, selezionando destinatari che palesemente non sono  “la persona che ha fatto di più o meglio per promuovere la fratellanza tra le nazioni, l’abolizione o la riduzione degli eserciti permanenti e l’istituzione e la promozione di congressi di pace”. Dal 1901, non è la prima volta che viene sputtanato questo premio. Ricordiamo: 1906, Theodore Roosevelt. 1919, Woodrow Wilson. 1978, Menachem Begin. 1990, Michail Gorbaciov. 1991, Aung San Suu Kyi. 2009, Barack Obama.  NON ha ricevuto il premio Nobel per la Pace Mahatma Gandhi. Il paese pacifista più premiato sono gli Stati Uniti (23 volte), Seguono Regno Unito (12), Francia (10), Nazioni Unite (9)….. Italia (0). 105 persone sono state insignite, tra cui solo 16 donne. Per 19 anni non è stato assegnato.

RENZI Matteo

Assassino dell’Ambiente e della Pace. E’ accomunato con Matteo Salvini dalla pervicace lotta contro ogni prospettiva di Pace e di rispetto dell’Ambiente. Renzi, pure “senza portafoglio”,  continua sostenere  la distruzione dello Stato sociale iniziato con le micidiali picconate del suo governo; con l’avallo delle grandi opere inutili che affamano la nazione e arricchiscono pochi vampiri; con il cerchiobbotismo riguardo il conflitto in Ucraina avvalora (come d’abitudine, vedi la rivendicazione di aver fatto il bene dell’Italia procurando la caduta di Conte pro Draghi) che ora  sia in attesa del momento adeguato a saltare sul carro del vincitore, almeno per le esternazioni che io conosco. La sinergia dei due con l’operazione di distruzione dello Stato sociale è curiosa, dal momento che l’aiuto concreto contro la povertà estrema messo in atto quando Salvini governava con Conte e poi Draghi, viene ora picconata come ogni altra forma di aiuto alle persone maggiormente in difficoltà sia economiche sia sociali.

 

DRAGHI Mario

Allo scoppio del conflitto in Ucraina, pur ricoprendo un ruolo internazionale che poteva favorire un cessate il fuoco, un allentamento delle tensioni tra blocchi contrapposti, favorire azioni diplomatiche alla ricerca della pace, faceva esattamente l’opposto, inasprendo il conflitto con dichiarazioni quanto meno folli, a tutto vantaggio delle multinazionali delle armi, nel solco ormai consolidato di uno zerbinismo atlantico senza alcuna dignità. Ue e Usa hanno chiesto agli Stati di rinunciare a parte delle loro difese e sovranità militare, a favore di una realtà, l’Ucraina, che non è membro Ue o Nato, ebbene, il Governo si è arreso ad   per una guerra che con noi non c’entra niente, una guerra per questioni di carattere territoriale fra due Paesi europei estranei sia alla Nato che all’Unione europea. Si è lasciato invischiare per poi puntare tutto sulla prosecuzione di questa guerra.

CINGOLANI Roberto

Insieme al ministro Speranza, Roberto Cingolani è stato il ministro più deludente del governo Draghi.  A parte Beppe Grillo che l’aveva designato uomo della conversione ecologica, anche i fan dei Migliori l’han sempre considerato un disastro, figurarsi gli oppositori, cioè i Fratelli d’Italia. Poi, la prima nomina del primo consiglio dei ministri del governo Meloni è stata proprio Cingolani “advisor per l’energia” e badante per spupazzare ai vertici Ue Gilberto Pichetto Fratin, spaesato ministro forzista dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Un classico della peggior politica italiota: affidare la soluzione dei problemi a chi li ha creati. Cingolani ha sbagliato di almeno un anno (2024 anziché 2025) i calcoli sull’autarchia dal gas russo. Ha messo in conto rigassificatori fantasma. Ha pianificato l’inverno coi consigli della nonna anziché con seri progetti di risparmi e razionamenti. Ha fallito in Ue sul price cap e ha pure fatto schizzare il prezzo del gas al massimo storico girando 4 miliardi a Snam e Gse per comprarlo a qualsiasi cifra. Ha lasciato al palo le rinnovabili, delirando di nucleare, fossili, trivelle, financo carbone. E ora consiglierà a Meloni come continuare a sbagliare.

Come Draghi, d’altronde Cingolani è un tecnico: può dare “consigli” a qualsiasi governo, sia a sinistra che a destra, perché in fondo la ricetta è unica: gassificatori, inceneritori, trivellazioni, uso di fossili, carbone, nucleare e qualche pannello solare; insomma una spolverata di greenwashing. Invece transizione ecologica/energetica e modello economico non possono essere disaccoppiati; i cambiamenti climatici sono un fenomeno complesso che richiede una visione politica capace di cogliere le interconnessioni tra ambiente, economia e benessere. Molto al di là di quella visione miope delle classi dirigenti (anche di sinistra) che continuano a considerare lo sviluppo solo una funzione della crescita. A maggior ragione il Governo Draghi.

Premio Attila al ballottaggio.

Da alcune settimane si sta votando per il Premio Attila 2022, la più alta onorificenza italiana a incoronare vincitori i nostri figli peggiori: industriali, politici, amministratori che nel corso dell’anno si sono particolarmente distinti a danno dell’ambiente, della salute e della pace.

Avevamo già fornito un primo elenco di candidati votati (in ordine alfabetico): AmadeusCalderoli Roberto, Cingolani Roberto, Crosetto Guido, Denaro Messina Matteo, Draghi Mario, Meloni Giorgia, Moratti Letizia, MSC Crociere, Comitato Nobel Pace, Nordio Carlo, Renzi Matteo, Salvini Matteo, Veronesi Giampiero, Zelensky Volodymyr.

Sono stati aggiunti (tra parentesi la sintesi delle motivazioni di merito):

Biden Jr. Joseph Robinette (Per Joe stomaco-duro, morti e distruzioni sono un fatto normale).

Capezzone Daniele (Il più ex degli ex figli di Pannella).

Mattarella Sergio (Parla di “negoziati di pace” e firma gli aumenti delle armi).

Balza Lino (mancano le motivazioni, il proponente è pregato di uscire dall’anonimato e di fornirle).

Come è evidente, vi è una forte dispersione di voti, perciò dovremo proporre il ballottaggio tra i due più votati per Ambiente e i due più votati per Pace.

Ricordiamo ancora che sono ammessi max due voti. Uno per l’ambiente, l’altro per la pace. Entro e non oltre il 14 febbraio 2023 le espressioni di voto dovranno pervenire a  movimentodilottaperlasalute@reteambientalista.it; movimentolotta.maccacaro@gmail.com; o con SMS a 3470182679. Si possono indicare le motivazioni di merito, possibilmente nei limiti di un foglio di word, saranno pubblicate.

Si sta votando per il Premio Attila 2022.

Per la più alta onorificenza italiana a incoronare vincitori i nostri figli peggiori: industriali, politici, amministratori che nel corso dell’anno si sono particolarmente distinti a danno dell’ambiente, della salute e della pace.

Sono ammessi max due voti. Uno per l’ambiente, l’altro per la pace. Entro e non oltre il 14 febbraio 2023 le espressioni di voto dovranno pervenire a movimentodilottaperlasalute@reteambientalista.itmovimentolotta.maccacaro@gmail.com; o con SMS a 3470182679. Si possono indicare le motivazioni di merito, possibilmente nei limiti di un foglio di word, saranno pubblicate.

Per non influenzare il voto, al primo scrutinio pubblichiamo le candidature: senza graduatoria ma in ordine alfabetico, e con motivazioni telegrafiche.

Amadeus (Sanremo è musica e non propaganda di guerra di Zelenski).

Calderoli Roberto (Il garibaldino “qui o si fa l’Italia o si muore” citato dal sig. Meloni: nella versione turbo-leghista di Calderoli porterebbe alla divisione dell’Italia).

Cingolani Roberto (Prima nomina di Meloni: un classico della peggior politica italiota: affidare la soluzione dei problemi a chi li ha creati).

Crosetto Guido (Invio armi di Crosetto-Moschetto ministro della Guerra: e giù nuove commesse ai suoi ex soci, clienti e committenti della lobby armata).

Denaro Messina Matteo (Il collettivo palermitano Offline, quello dei manifesti “Forza mafia”, ha affisso cartelloni che annunciano le “elezioni primarie di Cosa nostra” per eleggere un nuovo capo).

Draghi Mario (Nel solco ormai consolidato di uno zerbinismo atlantico senza alcuna dignità).

Meloni Giorgia (Antropocentrismo nel discorso alla Camera: “Vogliamo difendere la natura con l’uomo dentro” perciò sono il presidente e non la presidente).

Moratti Letizia (Candidata dal duo Ollio & Ollio in Lombardia contro le destre, per le quali ha ricoperto qualunque carica. E iniziativa: nel 2007 aderì al Family Day col marito Gianmarco, ovviamente divorziato).

MSC Crociere e i suoi passeggeri (Per l’assoluto disprezzo del mare, dell’aria e dei territori).

Nobel Comitato per il (Ha conferito il Premio Nobel per la Pace all’Ong Center for Civil Liberties (Ucraina), che insiste sul fatto che la guerra è necessaria e che non sono possibili negoziati”.

Nordio Carlo (A chi gli ha rinfacciato d’esser troppo vecchio per fare il ministro, ha replicato che alla sua età Winston Churchill sconfisse Hitler).

Renzi Matteo (Rivendica di aver fatto il bene dell’Italia procurando la caduta di Conte pro Draghi).

Salvini Matteo (Dopo che Salvini ha rottamato 12 miliardi di pendenze esattoriali graziando 19 milioni di debitori, ai berluscones spetta ora il compito di devitalizzare i reati di corruzione e concussione).

Veronesi Giampiero, sindaco di Anzola (Ammonisce i consiglieri a non votare contro il supermercato perché l’azienda potrebbe intentare causa contro di loro).

Zelensky Volodymyr (Si esibisce dappertutto, scula ovunque in Europa e negli States, per aumentare il suo ego mentre la popolazione ucraina che non ne può più di questa guerra infinita).

Zelensky 2 (A Sanremo ci andò anche Gorbaciov: “Distruggi un Impero e andrai a San Remo”).

Zelensky 3 (Tra continui scandali e bavagli, annunciando personalmente il rimpasto, ha provato a trasformare la crisi in un’opportunità di mostrare agli alleati i suoi sforzi nella lotta alla corruzione).

Si aprono le votazioni per il Premio Attila 2022.

Il Premio Attila è nel suo genere dal 2004 la più alta onorificenza italiana che incorona vincitori i nostri figli peggiori: industriali, politici, amministratori che nel corso dell’anno si sono particolarmente distinti a danno dell’ambiente, della salute e della pace. Annoveriamo grandi calibri ma anche piccoli che nel loro piccolo sanno fare grandi danni: Marcellino Gavio, Fabrizio Palenzona, Carlo Cogliati, Angelo Riccoboni, Bruno Binasco, Tribunale di Alessandria, Rita Rossa, Matteo Salvini, Famiglia Benetton, Matteo Renzi, Mario Draghi…

Sotto il patrocinio del “Movimento di lotta per la salute Giulio A. Maccacaro”, emettiamo questo bando per il 2022.

Al voto sono ammessi i nostri 900.000 lettori mensili del Sito e i 38.000 mila plurisettimanali della mailinglist e i circa 7.000 mila membri del nostro gruppo e pagina facebook.

Sono ammessi max due voti. Uno per l’ambiente, l’altro per la pace.

Entro e non oltre il 14 febbraio 2023 le espressioni di voto dovranno pervenire a movimentodilottaperlasalute@reteambientalista.itmovimentolotta.maccacaro@gmail.com; o con SMS a 3470182679.

Indicare le eventuali motivazioni di merito, possibilmente nei limiti di un foglio di word. Saranno pubblicate.

La rassegna dei Premi Attila (118 pagine) è disponibile a chi ne fa richiesta a movimentolotta.maccacaro@gmail.com

Quanto hanno guadagnato i Premi Attila Benetton dalla vendita di autostrade allo Stato.

La plusvalenza realizzata con la cessione al consorzio capitanato da CDP è di ben 5,31 miliardi di euro. tutto messo nero su bianco nella semestrale di Atlantia – per la famiglia di magliari veneti, che possiede il 30% della holding, il guadagno pro-quota sfiora 1,8 miliardi…  La beffa per lo Stato. Ha restituito ad Atlantia tutti i soldi incassati dalla privatizzazione

La notizia è passata sottotraccia, quasi fosse una questione di ordinaria amministrazione. Ma qui di ordinario c’è ben poco (continua)

I Premi Attila non tramontano mai.

Non ci dimentichiamo dei nostri PREMI ATTILA supervotati: i Benetton che dal crollo del ponte Morandi ci hanno ulteriormente guadagnato, Salvini che ha dimezzato i sondaggi, Renzi che ha ridotto il risultato elettorale a meno di un decimo, Draghi che da cardinale si aggira al Quirinale. E Fabrizio Palenzona, che merita un aggiornamento ( a cura di Gianni Barbacetto) del suo diploma (clicca qui):

Se Giorgia Meloni vincerà le elezioni del 25 settembre – come prevedono i sondaggi – salirà per prima al Colle e indicherà al presidente della Repubblica il nome a cui affidare l’incarico di formare il nuovo governo: il suo. A rassicurare i mercati, i poteri italiani e i circoli internazionali ci stanno pensando da tempo i tre tutori che le stanno preparando la strada, i tre tenori che le insegnano a stare a tavola, a dimenticare i toni da borgatara, a trasformarsi in statista. Sono tre democristiani doc con radici nella Prima Repubblica: Guido Crosetto, Fabrizio Palenzona, Luigi Bisignani. Ovvero politica, affari e grembiulini, ben dosati e shakerati… Gemello diverso di Crosetto è Fabrizio Palenzona, l’Obelix di Tortona. Stessa militanza nella Dc in Piemonte, ha poi un percorso politico più tortuoso (passa anche per la Margherita e Matteo Renzi), ma una lineare e purissima vocazione per il potere. Diventò socio, nel consorzio di camionisti Unitra, di Marcellino Gavio, potentissimo costruttore e padrone delle autostrade [altro Pemio Attila, N.d.R.],  poi da Camionista si fece Banchiere (nominando se stesso, allora presidente della Provincia di Alessandria, nella Fondazione Crt), fino a diventare vicepresidente di Unicredit e consigliere di Mediobanca. Uomo di peso, re dei lobbisti, Obelix si fece pure insediare dai Benetton al vertice di Aiscat, l’associazione dei concessionari di autostrade, ma anche degli aeroporti di Roma e di Impregilo, allora colosso delle costruzioni. Politico, Camionista, Uomo-autostrada, Banchiere, “Credente peccatore” (autodefinizione) e cattolico tradizionalista, ma anche fraterno amico del super-massone Giancarlo Elia Valori, Palenzona ha avuto rapporti altalenanti con Luigi Bisignani (tangente Enimont, P2, P4 eccetera)… Mentre il centrosinistra litiga, i tre tenori lavorano.

Rassegna Premi Attila disponibile solo in digitale.

Ci richiedono il libro “Rassegna dei Premi Attila dal 2004”. Tutti i nostri libri sono stampati totalmente a spese degli autori. Il ricavato è interamente devoluto alla Ricerca per la cura del mesotelioma di Casale Monferrato. Per riceverli, occorre comunicare a movimentolotta.maccacaro@gmail.com  l’indirizzo mail e l’avvenuto versamento (minimo euro 20) sul conto IBAN IT68 T030 6910 4001 0000 0076 215 (specificando causale) oppure tramite PayPal lubaja2003@yahoo.it. La “Rassegna dei Premi Attila dal 2004” è esaurita in stampa. Anche per la versione digitale occorre seguire la suddetta procedura.

Marco Travaglio propone Mario Draghi come Premio Attila.

Clicca qui le motivazioni. Proposta non ammissibile per due ragioni: è in anticipo rispetto al momento delle votazioni della primavera 2023 e soprattutto, secondo il Regolamento, il premio non può essere assegnato per due anni consecutivi. Come anticipo per gli anni successivi però, è molto probabile dato che governa senza aver mai preso un voto, tanto meno dalla prossima maggioranza di astenuti.   

Premio Attila riconosciuto anche in Ucraina.

Da martedì otto marzo in Italia ci sono un paio di “eroi” in più: si tratta di due fotografi piacentini – Sergio Ferri e Marco Salami – presenti a quella che avrebbe dovuto essere la conferenza stampa congiunta del Premio Attila con il sindaco della città polacca di Przemyśl, Wojciech Bakun, conclusasi con una figura di merda  di proporzioni colossali di Capitan Mojito.

La storia viene raccontata bene dall’edizione telematica del quotidiano piacentino Libertà, dove campeggia un articolo che dà la parola ai due operatori dell’informazione presenti in stazione, dove avrebbe dovuto tenersi il momento topico della visita di Matteo Salvini,  rivelatosi un clamoroso autogol.

Dopo che il leader leghista era stato umiliato dal borgomastro della cittadina al confine tra la Polonia e l’Ucraina – che ad un certo momento rifiuta pubblicamente di ricevere l’ospite, invitando lo stesso a seguirlo oltre il confine per condannare il presidente della Federazione Russa – i due hanno apostrofato il parlamentare italiano definendolo «Pagliaccio! Buffone!» ed invitandolo ad indossare di nuovo la maglia con l’effigie di Putin.

Draghi di Comòdo e Draghi di còmodo.

Con l’accento sulla seconda  o, “kizawi” soffre una cattiva reputazione nell’isola indonesiana.  Con l’accento sulla prima o, “Mario” gode un incomparabile prestigio nella  penisola italiana. Draghi di còmodo per il Gruppo Eni che ha chiuso l’ultimo quadrimestre con un utile di 2 miliardi di euro (+ 3.870% sul 2020), segnando profitti per 4,7 miliardi per il 2021. Mentre famiglie e piccoli medi imprenditori sono in ginocchio per le bollette luce gas. Draghi di còmodo per gli Agnelli che, dopo aver incassato 10 miliardi fino al 2012, ritirano 3-4 miliardi in 8 anni, non pagano 2-3 miliardi per l’Exit Tax  del trasloco in Olanda, ma si accordano con il Fisco per 1 miliardino. Draghi di còmodo sempre per gli Agnelli (Stellantis): 370milioni per la gigafactory delle batterie  a Termoli, 1  miliardo l’anno di incentivi per auto elettriche. Draghi di còmodo per la famiglia Benetton (Premio Attila 2018) che, dopo aver macinato profitti stellari (9 miliardi)  tramite il grande manovratore Giovanni Castellucci lesinando manutenzione e sicurezza (43 morti sul ponte Morandi), ottiene una buonuscita di 2,5 miliardi e uno sconto sugli indennizzi alle Vittime. Eccetera.

Può il governo del “Premio Attila” Draghi continuare a restare fermo sui Pfas?

Il nuovo dossier della Commissione parlamentare Ecomafie guidata dal deputato M5S Stefano Vignaroli è stato perentorio: “i Pfas sono una emergenza nazionale, serve legge urgente”. Per salvare la salute dei cittadini, è necessario che il governo finalmente si muova, fissi dei limiti chiari sulle matrici ambientali di queste sostanze forever chemicals  altamente dannose, limiti invocati anche  dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’Ispra.

Clicca qui il video della relazione.

La situazione in Piemonte, denuncia la Commissione, preoccupa per l’inquinamento della provincia di Alessandria causato anche dallo sversamento senza limiti di PFAS nelle falde acquifere ad opera della multinazionale belga Solvay di Spinetta Marengogià condannata due anni fa dalla Cassazione per disastro ambientale e omessa bonifica, reati peraltro reiterati e quindi oggetto di nuovo procedimento penale.

La situazione in Veneto, a sua volta,  è stata caratterizzata dalla presenza per decenni  in provincia di Vicenza della  multinazionale Mitsubishi-Enichem che ha  inquinato – indisturbata dal potere politico – le falde acquifere e provocato moltissime patologie, anche gravi, come tumori, malattie cerebrovascolari, diabete, Alzheimer, disfunzioni tiroidee. Infatti è in corso il procedimento penale.  Secondo la commissione Ecomafie, anche nel caso veneto la bonifica procede ad un ritmo troppo lento, certo non risolta dalle barriere filtranti.

Il Vice Premio Attila rinnova l’autorizzazione alla Solvay. E nega il conflitto d’interessi.

Esulta la multinazionale belga: “Il ministero della Transizione ecologica ci ha confermato (con anni d’anticipo e cancellando tutti gli interventi di mitigazione del rischio ambientale previsti dall’Aia  precedente n.d.r)  il rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) a produrre per il sito di Rosignano (Livorno) di Solvay Chimica Italia, specializzata nella produzione di carbonato e bicarbonato di sodio, cloruro di calcio e perossidati, inclusa la linea Electronic Grade. Tale rinnovo conferma che lo stabilimento Solvay di Rosignano è assolutamente in regola per proseguire con la produzione di soda in sicurezza per i prossimi 12 anni”.

Si tratta di una fretta quantomeno sospetta e inusuale, visto che solo un mese e mezzo fa l’impianto livornese è stato messo sotto la lente di ingrandimento niente meno che dalle Nazioni Unite, che hanno annunciato una indagine sullo sversamento a mare di 866mila tonnellate di solidi sospesi e di 88,7 tonnellate di metalli pesanti solo negli ultimi 3 anni.

La prodiga Autorizzazione in “corsia preferenziale” è quantomeno sospetta e unilaterale in quanto a beneficiarne è stata proprio la Solvay con la quale, subito prima della sua nomina a ministro, Roberto Cingolani, in veste di  Chief tecnology&Innovation officer  di Leonardo Spa, aveva sviluppato un accordo commerciale per la creazione di un “laboratorio di ricerca congiunto dedicato allo sviluppo di materiali termoplastici e di nuovi processi di produzione, fondamentali per l’industria aerospaziale”.

Premio Attila 2021 a Mario Draghi.

In centro classifica troviamo: Acciaierie d’Italia, Baerbock Annalena, Cuttica Gianfranco, Di Maio  Luigi, Salvini Matteo, Movimento Cinquestelle, Provincia di Alessandria, Regione Veneto, Sogin, Solvay, TELT, Tirreno Power, Beppe Grillo, Giovanni Toti, Luca Zaia, Giampaolo Bottacin, Legambiente Veneto, Tav Valsusa, W.T.E. Alcuni sono molto votati nel proprio territorio, perciò per il 2022 si può pensare a istituire anche Premi Attila a livelli provinciali e regionali.

Mario Draghi

Premio Attila 2021. Premio Ambiente e Premio Pace

Il più votato in assoluto è Mario Draghi. Il responso è che  Supermario  non merita né la presidenza del Consiglio né della Repubblica. Il suo governo infatti  è stato un fallimento, non si capirebbe perciò a quale titolo dovrebbe salire al Quirinale. Questo è il responso della votazione.  I primi che lo seguono  in graduatoria sono  tutti suoi ministri, a scalare: Roberto Cingolani, Patrizio Bianchi, Francesco Figliuolo, Roberto Speranza e Renato Brunetta.

Il “Governo dei migliori” il  “Governo dei miracoli” viaggia a tutto vapore verso il suo iceberg istituzionale di fine gennaio. Non c’è stato Il miracolo per il quale era stato messo sull’altare un anno fa, in  forma irrituale ed extraparlamentare cioè svincolato dalla ricerca del consenso democratico. Anzi. Avrebbe dovuto “risanare” il Paese dalla grande epidemia e insieme stabilizzare la società politica suturandone le fratture con l’esorcismo della Grande Coalizione, e ha fallito su entrambi i fronti. Oggi, nell’intrecciarsi del “liberi tutti” e della “caccia alle streghe” siamo nel pieno di un’ondata senza precedenti quantomeno per numero di contagi. E mai come ora le forze politiche appaiono divise tra loro e frantumate al proprio interno.

Il banchiere Mario Draghi per dieci, fatali, anni ha guidato la privatizzazione dei beni pubblici degli italiani: servendo, tra gli altri, due governi Amato, due Berlusconi, uno D’Alema. Il risultato non è stata una

(continua cliccando qui da pagina 1)

Al secondo posto Roberto Cingolani.

Il più votato in assoluto, dopo Draghi, è Roberto Cingolani. Nessuno ha capito perché Beppe Grillo ha indicato Cingolani come ministro della Transizione ecologica dando l’ok al governo Draghi, fatto sta che il ministro-scienziato-manager (in aspettativa) di Leonardo è riuscito a inimicarsi tutti, ambientalisti e 5Stelle. Al suo ministero regna il caos, la parte “green” del Pnrr disegna un transizione a misura delle grandi imprese (pubbliche) di cui ha ripreso i progetti e a cui ha sveltito l’iter autorizzativo. Il, per così dire, Cingolani-pensiero è stato perfino peggio: pasdaran del nucleare e la scelta degli “ambientalisti radical chic” come nemici giurati.

Il più grande equivoco del governo Draghi, l’equivoco verde: doveva essere il protagonista della svolta, la

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Al terzo posto Patrizio Bianchi

Patrizio Bianchi in un anno non è riuscito  a recuperare spazi e docenti per tenere in classe, distanziati, gli alunni. L’incaponimento del ministro dell’Istruzione nel voler riaprire la scuola il 10 gennaio dimostra soltanto totale mancanza di cognizione sulle dinamiche didattiche. Con i mezzi di trasporto stracolmi, con le aule affollate, senza distanziamento adeguato, senza sistemi di aerazione, si replica la situazione degli ultimi giorni di dicembre, prima della chiusura natalizia: i tanti contagi, quarantene e tamponi hanno determinato un caos tale per cui la didattica è rallentata fino quasi a fermarsi. Della sicurezza e della salute dei ragazzi, delle loro famiglie e di chi lavora nella scuola gli importa realmente?

Il 10 gennaio si torna in classe, in teoria. A nulla è valso l’appello  del presidente dell’Associazione nazionale

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Al quarto posto Francesco Paolo Figliuolo

Quando si presenta attorniato dai militari in uniforme, il Comm. Str. Gen. C. A. F. P. F.  diventa subito una macchietta in mimetica nazionale, pancia in dentro e petto in fuori. Militari in uniforme da combattimento: significa che sono in missione armata. Eppure  sta svolgendo un incarico civile per conto del governo italiano: dovrebbe  vestirsi con abiti civili. Ci si può vestire in uniforme da combattimento per andare a fare delle vaccinazioni? La scelta di vestirsi in quel modo vuole comunicare qualcosa. Ed è un qualcosa che non piace. Perché sopra di lui c’è un generalissimo.

Quando inizia il passaggio delle consegne, dalle mani di Domenico Arcuri alle sue, il generale Francesco

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Al quinto posto Roberto Speranza

Speranza è la foglia di fico con cui Draghi si copre con la mano sinistra. E’ considerato uno dei membri più in vista della sinistra italiana e, a sfatare il detto che a sinistra ormai si trovano soltanto piccoli lavoretti a tempo determinato,  è invece  il ministro più longevo: da quasi quattro anni  ministro della salute, dottore, non in medicina ma con 110 e lode in scienze politiche,  anzi con un successivo dottorato di ricerca in storia dell’Europa mediterranea, poi a Londra per iscriversi alla London School of Economics.

Da Ministro della Salute, Roberto Speranza affronta l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia di Covid-19, è quello che in televisione ci mette la faccia.  Durante la pandemia ha scritto un libro intitolato “Perché guariremo“, che al momento dell’uscita è stato ritirato dalle librerie in concomitanza di un aumento generalizzato dei contagi. Sostiene da sempre la necessità di una riforma del Servizio Sanitario Nazionale

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Al sesto posto Renato Brunetta

Si rischia di non colpirlo, Brunetta, se si spara ad altezza d’uomo. Meglio dunque evitare la satira in quanto c’è chi indica addirittura Renato Brunetta a sostituire Draghi come primo ministro.

Solo un fannullone ministro della Funzione Pubblica, proprio mentre i contagi esplodono, può licenziare  una circolare supercazzola sullo smart working che recita testualmente: “Ogni amministrazione può

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Il Premio Attila è nel suo genere dal 2004 la più alta onorificenza italiana che incorona vincitori i nostri figli peggiori: industriali, politici, amministratori che nel corso dell’anno si sono particolarmente distinti a danno dell’ambiente, della salute e della pace.  La “Rassegna dei Premi Attila dal 2004”  (pagine 140) è esaurito in stampa ma disponibile on line a chi ne fa richiesta a movimentolotta.maccacaro@gmail.com  

Si aprono le votazioni per il Premio Attila 2021.

Il Premio Attila è nel suo genere dal 2004 la più alta onorificenza italiana che incorona vincitori i nostri figli peggiori: industriali, politici, amministratori che nel corso dell’anno si sono particolarmente distinti a danno dell’ambiente, della salute e della pace.

La Rassegna dei Premi Attila (118 pagine) è disponibile a chi ne fa richiesta a movimentolotta.maccacaro@gmail.com

Sotto il patrocinio del “Movimento di lotta per la salute Giulio A. Maccacaro”, emettiamo questo bando per il 2021.

Al voto sono ammessi  i nostri oltre 200mila  lettori mensili del Sito e gli oltre 35 mila plurisettimanali della mailinglist e i circa 7 mila membri del nostro gruppo e pagina Facebook.

Sono ammessi max due voti. Uno per l’ambiente, l’altro per la pace.

Entro e non oltre il 24 gennaio 2022 le espressioni di voto dovranno pervenire a movimentodilottaperlasalute@reteambientalista.itmovimentolotta.maccacaro@gmail.com;  e SMS a 3470182679.

Indicare le eventuali motivazioni di merito, possibilmente nei limiti di un foglio di word. Saranno pubblicate.

Filosofia, equivoci e contraddizioni del Ministro della Transizione ecologica.

Marco Travaglio ha candidato Roberto Cingolani al Premio Attila 2021.

1.  Cingolani, il grande equivoco “verde” nel governo Draghi

Il più grande equivoco del governo Draghi si chiama Roberto Cingolani. Ognuno può dare il giudizio che vuole sull’operato dei Migliori, ma nessuno potrà negare che i fatti del ministro della Transizione ecologica sono quantomeno sfasati, incongruenti, contraddittori rispetto alle promesse con cui Cingolani è stato catapultato al governo. Doveva essere il protagonista della svolta, la novità radicale, il mutamento epocale, la rivoluzione verde. È stato la giustificazione del sostegno dei Cinquestelle a Draghi. Clicca qui.

2.  Idrogeno, rinnovabili e nucleare: Cingolani ha idee poco “green”

Ambientalisti, movimenti e qualche politico segnalano sempre più  le contraddizioni del ministro e del Piano Nazionale di Resilienza e Resilienza.  I macro-temi di contrasto sono ricorrenti. Clicca qui.

  1. I decreti di Cingolani sui pozzi sono illegittimi.

Enrico Gagliano, cofondatore del Coordinamento nazionale No Triv e docente di Diritto ambientale presso l’Università di Teramo, all’indomani dall’approvazione, a firma del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, di ulteriori perforazioni nei nostri mari: “Fino a quando il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai), atteso per il 30 settembre 2021, non verrà approvato, il ministero della Transizione ecologica può fare solo alcune cose, non certo quelle che sta facendo”. L’idrogeno? “Il ‘cavallo di Troia’ piazzato dai soliti noti e dal governo all’interno di un Piano che dovrebbe dettare l’agenda della transizione verde”. Clicca qui l’intervista. 

  1. Ambiente, siamo tornati ai disastri del Berlusconi  premier.

Il PNRR è costruito per proteggere i ritardi dell’industria automobilistica e dell’industria petrolifera le cui assenze di strategie rallentano la conversione ecologica dell’economia verso la mobilità elettrica e le rinnovabili, facendo pagare un duro prezzo all’Italia in termini di competitività industriale sui mercati globali e per il raggiungimento degli obiettivi sul clima. Clicca qui.

5. Ilva e le altre: bonifiche farsa sui terreni agricoli inquinati

Le bonifiche dei siti inquinati in Italia, come tutti sanno, non si fanno quasi mai. E allora, avranno pensato al ministero della Transizione ecologica, perché non trovare il modo di non farle per legge o di farle un po’ meno difficili o magari solo in parte? Clicca qui.

 

Assegnati i Premi Attila.

Per la sezione “ Ambiente e salute”

Nel voto, Matteo Renzi straccia Luigi Brugnaro, Sergio Costa, i  Comuni di Roncade e Silea, il Consorzio di Bonifica Acque Risorgive, la Regione Veneto, il Movimento Cinque Stelle, Maurizio Marchi ed Enrico Marchi.

Per la sezione “ Pace e Nonviolenza”

Stravincerebbe Matteo Salvini ma per regolamento il premio viene assegnato a Federico Fornaro, capogruppo LEU Liberi e Uguali alla Camera dei Deputati. Si prevede un ricorso da parte del leader leghista.

Clicca qui le sei pagine della  proclamazione integrale del Premio.

La rassegna dei Premi Attila dal 2004 è disponibile a chi ne fa richiesta.

Premio Attila 2020: il bando.

“Movimento di lotta per la salute Giulio A. Maccacaro”

 Il Premio Attila è nel suo genere dal 2004 la più alta onorificenza italiana che incorona vincitori i nostri figli peggiori: industriali, politici, amministratori che nel corso dell’anno si sono particolarmente distinti a danno dell’ambiente, della salute e della pace. Annoveriamo grandi calibri ma anche piccoli che nel loro piccolo sanno fare grandi danni:  Marcellino Gavio, Fabrizio Palenzona, Carlo Cogliati,  Angelo  Riccoboni, Bruno Binasco,  Tribunale di Alessandria, Rita Rossa, Matteo Salvini, Famiglia Benetton…

Sotto il patrocinio del “Movimento di lotta per la salute Giulio A. Maccacaro”, emettiamo questo bando per il 2020.

Al voto sono ammessi  i nostri 500.000 lettori mensili del Sito e i 31.000 mila plurisettimanali della mailinglist e i circa 7.000 mila membri del nostro gruppo e pagina Facebook (https://www.facebook.com/reteambientalista) e (https://www.facebook.com/groups/299522750179490).

Sono ammessi max due voti. Uno per l’ambiente, l’altro per la pace.

Entro e non oltre il 28 febbraio 2021 le espressioni di voto dovranno pervenire a movimentodilottaperlasalute@reteambientalista.itmovimentolotta.maccacaro@gmail.com;  e 3470182679.

Indicare le eventuali motivazioni di merito, possibilmente nei limiti di un foglio di word. Saranno pubblicate.

Il vincitore del Premio Attila per il crollo anche dell’Alitalia.

Dopo il crollo del Ponte Morandi, di cui il 14 agosto si celebra l’anniversario e per il quale la famiglia Benetton era stata insignita del Premio Attila (clicca qui). All’indomani della tragedia (43 morti), il Vicepremier Di Maio aveva garantito -entro il primo anniversario-  il ritiro delle concessioni autostradali ai Benetton (Atlantia).  Lo stesso Di Maio fino a ieri  ha definito Atlantia “Un’azienda decotta che farebbe perdere valore ad Alitalia”. Oggi i Benetton sono  addirittura tornati in ballo come probabili azionisti della compagnia di bandiera. Si misura l’ipocrisia politica e morale di Di Maio.

Premio Cemento Armato 2019.

Per aver  realizzato il potenziamento e l’ampliamento degli impianti sciistici da discesa del Monte Acuto e dell’impianto di risalita a fune Caprile – Rifugio Le Cotaline: impianti  a 1400 metri di altezza e a 50 km dal mare! continua a leggere

Quest’anno il voto per  il Premio Attila  indetto dal Movimento di lotta per la salute Maccacaro, invece ha coronato Matteo Salvini per la Sezione Pace e la Famiglia Benetton per la Sezione Ambiente: clicca qui.   

Il “Premio Attila 2018” a Salvini e Benetton.

L’edizione 2018 del Premio è stata curata dal “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” sezione di Genova.

Il voto si è svolto tramite la “Rete Ambientalista – Movimenti di Lotta per la Salute, l’Ambiente, la Pace e la Nonviolenza”.

Clicca qui il diploma.  

Premio Attila sezione “Pace nonviolenza” vince Matteo Salvini.

Per la sezione “ Ambiente e salute”  è necessario un riconteggio dei voti nel ballottaggio fra le famiglie Benetton e Riva. Per Matteo Salvini invece non c’è stata partita. Il volto è quello del ministro dell’Interno , ma il corpo è di una donna intenta ad allattare due spaventosi gemelli, simbolo di razzismo e nazionalismo. Il carro allegorico è stato tra i protagonisti della tradizionale sfilata di Carnevale a Düsseldorf. La raffigurazione è  accompagnata da due bandiere tricolore recanti il messaggio “Brutta Italia” e da un tatuaggio a forma di cuore, stampato sulla spalla sinistra, riferito alla mafia. 

Testa a testa tra le famiglie Riva e Benetton al Premio Attila.

Premio Attila 2018

Ad imperitura memoria dei nostri figli peggiori

Ultimi giorni per votare.  Come da bando (clicca qui) sono ammessi max 2 voti. Uno per l’ambiente, uno per la pace. Da inviare entro e non oltre il 28 febbraio con una mail a lino.balza.2019@gmail.com, oppure sul nostro gruppo Facebook. Questa edizione del Premio è stata organizzata dal Movimento di lotta per la salute Giulio A. Maccacaro.

Premio Attila 2018.

 
Premio Attila 2018
Ad imperitura memoria dei nostri figli peggiori

Come da bando (clicca qui) sono ammessi max 2 voti. Uno per l’ambiente, uno per la pace. Da inviare entro e non oltre il 28 febbraio con una mail a lino.balza.2019@gmail.com, oppure sul nostro gruppo Facebook. Eventuali motivazioni di merito devono possibilmente rientrare nei limiti di un foglio di word.

La classifica, al 14 febbraio, vede ai primi posti (in ordine alfabetico): famiglia Benetton, Luigi Di Maio, famiglia Riva, Matteo Salvini.

Al voto! Al voto!

Premio Attila 2018
Ad imperitura memoria dei nostri figli peggiori

L’anno scorso ci eravamo detti: si è conclusa una legislatura parlamentare assai negativa per l’ambiente, la salute e la pace. I cittadini l’hanno pagata sulla loro pelle anche se nei territori i Movimenti non hanno mai smesso di lottare. E allora ci eravamo chiesti: i programmi elettorali lasciano sperare in meglio? E avevamo proposto: giudichiamoli assegnando il Premio Attila 2017 al peggior programma elettorale sui temi ecopacifisti. Purtroppo ambiente salute e pace sono stati temi troppo assenti nel dibattito elettorale, e la votazione è risultata dispersiva. Perciò la Giuria decise addirittura di assegnare il Premio Attila 2017… alla Politica italiana.

Per il 2018 il Premio Attila – nel suo genere dal 2004 la più alta onorificenza italiana – ritorna, sotto il patrocinio del “Movimento di Lotta Giulio A. Maccacaro, alla formula tradizionale che per 14 anni ha incoronato vincitori i nostri figli peggiori: industriali, politici, amministratori, votando la personalità che nel 2018 si è particolarmente distinta a danno dell’ambiente, della salute e della pace. 

Una mail, due voti. Sono ammessi max due voti. Uno per l’ambiente, l’altro per la pace. 

Al voto i nostri 200mila lettori mensili del blog e i 23mila settimanali della mailinglist e i circa 7mila membri del nostro gruppo Facebook 

Inviare entro e non oltre il 28 febbraio una mail a lino.balza.2019@gmail.com , oppure sul nostro gruppo Facebook.

Indicare le eventuali motivazioni di merito, possibilmente nei limiti di un foglio di word. Saranno pubblicate.