
Salari reali: nessuno peggio dell’Italia.

Movimenti di Lotta per la Salute, l"Ambiente, la Pace e la Nonviolenza
Ogni tre secondi, un essere umano muore di fame. Ogni tre secondi, un bambino, una donna o un uomo perde la vita perché non ha accesso al cibo. Eppure, i governi delle potenze mondiali continuano ad aumentare i bilanci militari, investendo cifre astronomiche in armamenti che, invece di garantire sicurezza e spesa sociale alimentano instabilità e sofferenza. L’Europa vorrebbe aumentare la spesa militare di 800 miliardi di euro. Clicca qui.
La spesa privata degli italiani per il “welfare familiare” (salute e assistenza ad anziani e persone con disabilità) nel 2024 è stata di circa 138 miliardi di euro, ovvero quasi 5.400 euro per ciascun nucleo! Povertà e disuguaglianza, inoltre, che i servizi di welfare sono chiamati a limitare, stanno peggiorando e particolarmente grave è la situazione delle famiglie con persone con disabilità. Sono alcuni dati che emergono dal Rapporto della Fondazione per la Sussidiarietà, presentato a.. Clicca qui “Welfare familiare”: 138 miliardi di euro per la spesa privata degli italiani
«I fondi attualmente stanziati risultano del tutto insufficienti a coprire i reali bisogni delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Chiediamo dunque con forza un incremento del Fondo per la Non Autosufficienza, essenziale per sostenere chi necessita di assistenza continua e per alleviare il peso che grava sulle famiglie» (continua…)
Per favorire i pensionati negli acquisti dopo l’aumento delle pensioni, sarà coniata una nuova moneta. E’ più facilmente spendibile al mese piuttosto dei 10 centesimi al giorno.
Perchè il mondo dà appena una occhiata ad una guerra che sta uccidendo decine di migliaia di persone, che ha sfollato più di 10 milioni di persone e che minaccia di divorarne altri 13 milioni attraverso la carestia? Perchè sono vite di negri? e i negri non contano? Clicca qui.
Nel 2023 oltre 705.000 persone sono state classificate a rischio di morte per fame e questo è accaduto mentre aumentavano le spese militari al record di 2.443 miliardi di dollari. Clicca qui.
Il numero delle persone in fuga nel mondo sono quest’anno 120 milioni, nuova cifra record.
È la conseguenza del mancato mantenimento della pace e dell’assenza di sicurezza in tantissimi Paesi. È quanto emerge dal nuovo rapporto Global Trends dell’Unhcr, Agenzia Onu per i rifugiati, diffuso alla vigilia della Giornata mondiale del rifugiato. In un comunicato, l’Unhcr sottolinea che “nonostante una narrativa dai toni spesso emergenziali e che tende a sovrastimare la portata reale dei flussi verso l’Italia e l’Europa, il 75% dei rifugiati viene accolto nei Paesi a basso e medio reddito. Lo scorso anno, sono state poco meno di 160mila le persone sbarcate sulle coste italiane”.
Poco meno di 50.000 persone in Italia (lo 0,1% degli italiani più ricchi) possiedono una ricchezza tre volte superiore a quella dei 25 milioni di italiani più poveri.
Diverse fonti autorevoli confermano questa disparità preoccupante. Clicca qui. Le analisi e i dati di organizzazioni come Oxfam Italia e il Manifesto degli Economisti offrono un quadro preoccupante e sottolineano l’urgenza di politiche volte a ridurre le diseguaglianze e garantire una maggiore equità sociale.
La disuguaglianza in Italia rimane una realtà drammatica, con un divario sempre più ampio tra i più ricchi e i più poveri.
Il Report statistico Povertà 2024 della Caritas, incontrate e supportate 269.689 persone, registra che in Italia nel 2023 la povertà è ai massimi storici: dal 2019 il numero delle persone che bussano a parrocchie e diocesi in cerca di aiuto è esploso: l’aumento in quattro anni è stato del 40,7%sul 2019, gli Isee familiari medi degli assistiti sono di 4.316 euro, poco più di 350 euro al mese, due persone su tre sono genitori e le famiglie con figli minori sono quasi 151 mila, il 55,9% del totale. “Sono proprio i bambini sino a 3 anni a registrare l’incidenza più alta di povertà assoluta, pari al 14,7% a fronte del 9,8% della popolazione complessiva. Praticamente oggi, più di un bambino su 7 sino a 3 anni è povero in termini assoluti e lo sono ovviamente anche i suoi genitori. Nascere e crescere in una famiglia povera può essere il preludio di un futuro e di una vita connotata nella sua interezza da stati di deprivazione e povertà, anche in virtù del nesso che esiste tra povertà economica e povertà educativa”, osserva la Caritas.
Situazione in Italia secondo Unicef: 1,4 milioni di bambini e adolescenti in povertà assoluta. Clicca qui.
Sedicenti “I 7 Grandi”.
Da sinistra verso destra: Scholz (ha appena perso le elezioni), Trudeau (risultati più bassi degli ultimi anni, non sarà rieletto), Macron (ha appena perso le elezioni, non sarà rieletto presidente), Biden (non sarà rieletto), Kishida (indice di gradimento in calo), Sunak (perderà a breve le elezioni).
Mentre a Brindisi i G7 brindano, gli attivisti pacifisti protestano con un cavallo di Troia anti G7, confidando che nella sua pancia esca fuori Papa Francesco.
Clicca qui il fitto programma di eventi.
Assai più delle religioni e delle ideologie, o delle ambizioni personali, o dell’odio-essenza-umana (Cioran), è sempre l’economia il motore della storia, anche nella versione di conflitto di classe (Marx). Le guerre ne sono la conferma, come lucidamente ha denunciato papa Francesco.
Lo Stato che nell’ultimo secolo ha fatto più guerre sono gli Stati Uniti. Perché? Perché è lo Stato che produce più armi: nel 2023 hanno raggiunto i 916 miliardi di euro, oltre un terzo del totale. L’industria militare è un perno dell’economia americana. Sono le “multinazionali della difesa”, i loro profitti, che trascinano i governi alle guerre. Le aziende statunitensi occupano i primi 5 posti della classifica globale dei gruppi del settore. In vetta c’è la Lockheed Martin con incassi da 55 miliardi di euro l’anno. Seguono la Raytheon (37 miliardi), e la divisione militare di Boeing (31 mld), quindi Northrop Grumman (30 mld) e General Dynamics (27 mld). La prima europea è la britannica Bae System (25,8 miliardi). In ottava posizione c’è l’italiana Leonardo con un giro d’affari di 11,5 miliardi di euro e in 25esima Fincantieri (2 miliardi).
Chi c’è dietro a queste aziende? C’è la finanza. Ci sono i colossi della gestione del risparmio e della finanza globali, per lo più statunitensi: Blackrock, Vanguard, State Street, Jp Morgan Capital reserch, Fidelity, Wellington. Ad esempio, Blackrock possiede il 6,8% di Lockheed Martin, il 6,5% di Raytheon, il 4,7% di General Dynamics, il 4% di Bae Systems ecc. Vanguard l’8% di Northrop Grumman, il 9% di Lockheed Martin o l’8,1% di Boeing ecc. E’ la finanza che spinge i governi alle guerre. Nel nostro piccolo, oltre al ministero dell’Economia, l’italiana Leonardo ha tra i suoi azionisti vari fondi americani e la banca centrale norvegese. Gli armamenti militari, come tutte le merci, come tutti i business, vanno continuamente rinnovati, dunque le armi vecchie sostituite da nuove e sofisticate. Vanno distrutte tramite guerre.
Chi paga queste spese militari? I governi, cioè i governati. La spesa pro capite che grava su ogni italiano, neonati compresi, è 1,5 euro al giorno, circa 550 euro ogni anno. L’Italia ha un budget per la difesa pari all’ 1,6% del Pil. Se dovesse salire fino al 2% chiesto dalla Nato, il nostro paese dovrebbe spender ogni anno circa 8 miliardi in più ogni anno: la spesa annua per il reddito di cittadinanza, ora abolito. Ci dovremmo consolare perché, rispetto ai nostri 1,5 euro per la spesa pro capite in vetta troviamo Israele (8,2 dollari) e gli Usa (7,4 dollari); e rispetto al Pil in vetta si trova ora l’Ucraina (36,7%)? Invece la realtà è tragica.
La realtà tragica è che nel 2023 la spesa globale per la difesa ha raggiunto il massimo storico di 2.443 miliardi di dollari, con un incremento del 6,8% rispetto al 2022: ogni giorno, nel mondo si spendono 6,7 miliardi per armi, munizioni ed eserciti. La realtà tragica di queste guerre distruttive –a tacere dei milioni di morti e feriti- è che i budget militari si gonfiano sempre più a beneficio sempre più di lusinghiere performance azionarie e di bilancio delle grandi multinazionali della difesa: nei soli primi tre mesi del 2024 i titoli della difesa hanno visto mediamente il loro valore aumentare del 22%, ovvero il triplo rispetto all’indice azionario globale. La tedesca Rheimetall in 90 giorni ha quasi raddoppiato il suo valore di borsa (+82%). Ma anche Leonardo se la cava: +56%. Il ministro della difesa Guido Crosetto ha spiegato che non vi è alcun conflitto di interesse fra la sua attuale carica governativa e quella trascorsa di presidente dell’Aiad, la Federazione delle Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza (Leonardo Rheimetall ecc.), definita “lobby delle armi”.
Su www.smips.org S.M.I.PS SCIENZA MEDICINA ISTITUZIONI POLITICA SOCIETA’, trovate, fra gli altri questi articoli:
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Sono IN PERICOLO l’UNITA’ della REPUBBLICA, i DIRITTI, l’UGUAGLIANZA di tutti/e i/le cittadini/e. Clicca qui.
Il 5% delle famiglie italiane possiede circa il 46% della ricchezza netta totale”. È quanto si legge nell’analisi della Banca d’Italia nell’ambito Bce secondo cui “i principali indici di disuguaglianza sono rimasti sostanzialmente stabili tra il 2017 e il 2022, dopo essere aumentati tra il 2010 e il 2016”. Lo studio evidenzia come le famiglie meno abbienti possano contare principalmente sul possesso dell’abitazione mentre quelle più benestanti detengano un portafoglio più diversificato in azioni, depositi, polizze. L’analisi ricorda come “metà della ricchezza degli italiani sia rappresentata dalle abitazioni” e “tale percentuale varia tuttavia fortemente in base alla ricchezza: le abitazioni raggiungono i tre quarti della ricchezza per le famiglie sotto la mediana, si attestano poco sotto il 70% per quelle della classe centrale mentre scendono a poco più di un terzo per quelle appartenenti alla classe più ricca. Per le famiglie più povere, i depositi sono l’unica componente rilevante di ricchezza finanziaria (17%).
Vita a Gaza Di cosa parliamo quando parliamo di Gaza. La superficie della Striscia di Gaza è di 360 chilometri quadrati. Roma, per fare un confronto, con i suoi 1.285 chilometri quadrati è tre volte e mezzo più grande. Gli abitanti di Gaza sono 2.098.389, quelli di Roma sono 2.748.109. Il 71 per cento degli abitanti di Gaza ha lo status di rifugiato. A Gaza le persone tra 0 e 14 anni sono il 39 per cento della popolazione (in Italia sono il 12 per cento); quelle con più di 65 anni il 2,9 (in Italia sono il 23 per cento). A Gaza l’età media è di 18 anni, in Italia di 46 anni. Il tasso di crescita della popolazione è dell’1,9 per cento, mentre in Italia è negativo: -0,1 per cento. A Gaza il tasso di mortalità infantile è di 14 morti ogni mille bambini nati vivi, da noi è di 3 morti ogni mille. La speranza di vita alla nascita è di 75 anni a Gaza, di 82 anni in Italia. A Gaza nel 2022 l’elettricità c’è stata in media per 13 ore al giorno. E il 96 per cento dell’acqua dell’unica falda acquifera non è adatta al consumo umano: 1,8 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria per l’acqua, i servizi igienico-sanitari e l’igiene. A Gaza la densità di letti ospedalieri è di 1,3 ogni mille abitanti, in Italia è quasi il triplo. A Gaza nel 2022 più di ventimila pazienti hanno chiesto un permesso per potersi curare all’estero; Israele ha respinto o ritardato il 34 per cento di queste richieste. A Gaza ci sono 32 alunni e alunne per ogni insegnante. L’aspettativa di vita scolastica è di 13 anni a Gaza, di 16 anni da noi. Il tasso di disoccupazione tra i giovani di Gaza è del 75 per cento, in Italia del 21 per cento. Il pil pro capite di Gaza è di circa 900 euro, quello italiano è di 30.855 euro. L’80 per cento degli abitanti di Gaza dipende dagli aiuti umanitari e le persone che vivono sotto la soglia di povertà sono l’81 per cento della popolazione, il 9,4 per cento in Italia. Gli abitanti della Striscia di Gaza non possono andar via né tornare liberamente.
Giovanni De Mauro www.internazionale.it
Seminario di approfondimento sulle questioni più importanti sul tappeto oggi, tra esperti di crisi climatica e ricadute ambientali, sociali, economiche e esponenti di movimenti, associazioni e singoli attivistiche, a diverso titolo, sono impegnati in azioni di conversione ecologica.
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Non possiamo più indugiare, dobbiamo riflettere e agire: fare e per fare dobbiamo capire: informarci e formarci, ascoltare…
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Le tematiche affrontate sono molteplici, come molteplici sono gli aspetti della crisi ambientale e sociale dei nostri tempi: ecomafie, agricoltura, migrazioni ambientali, lavoro, etica del profitto e sanità pubblica, qualità della vita, ruolo dei movimenti e delle ONG, ecofemminismo, economia e spiritualità.
Al nostro fianco, avremo relatori di grande professionalità e competenza del mondo accademico e di organizzazioni da sempre in prima linea su queste tematiche. Non mancheranno testimonianze di attivisti, sindacalisti, associazioni ed altri attori impegnati quotidianamente che sono la vera spinta al cambiamento perché mossi da passione e dalla cura per il bene comune, capaci di guardare lontano, capaci di futuro.
Su “Il Sesto Sole”, organo d’informazione di ECOITALIASOLIDALE, troverete (clicca qui) un dossier utile a comprendere meglio la portata reale del problema migrazione dei popoli: l’aspetto demografico, quello legato al peggioramento climatico e quello culturale.
Piero Fassino piange miseria ma sulla base del suo criterio di stipendio parlamentare, l’Italia era al primo posto in Europa già nell’inchiesta del 2016 con i 10.435 lordi mensili di indennità di base ai suoi deputati. A questa base si aggiunge la “diaria”, il rimborso delle spese di soggiorno a Roma che è fissata in 3.503,11 euro se si partecipa almeno al 30 per cento delle votazioni effettuate nell’arco della giornata. Poi c’è “rimborso delle spese per l’esercizio del mandato”, 3.690 euro al mese, che può essere speso per stipendiare i collaboratori oppure trattenuto. C’è poi anche il rimborso per le spese di trasporto e di viaggio che ammonta a 1.107 o 1.331 euro al mese a seconda che la distanza da Roma. Oltre alla gratuità di tutti gli spostamenti in treno, aereo e autostrade. E poi, ciliegina sulla torta, un rimborso di 1.200 euro annui per le spese telefoniche, 100 euro al mese. Sommando il tutto viene fuori un compenso complessivo mensile, lordo, per i deputati pari a 19.059,11 o 18.835,11 euro.
Chi vuole può esercitarsi a calcolare il rapporto tra questo stipendio e il salario minimo di 9 euro all’ora lordi.
Non togliere il reddito di cittadinanza agli inoccupabili in parlamento.
Le foto di adulti e bambini morti di sete, di stenti e di caldo nel deserto tra Tunisia e Libia inquietano il sonno e la coscienza. Non possiamo restare indifferenti di fronte alla deportazione di migranti operata dalle forze armate tunisine in quel deserto e in quell’altro alle porte d’Algeria. Pensavano di lasciarli morire fuori dallo sguardo indiscreto del mondo lasciandoli senz’acqua e senza un tozzo di pane e invece oggi abbiamo consapevolezza che i denari di Europa e d’Italia sempre di più verranno impiegati per operazioni di questo tipo. Abbiamo appaltato le esecuzioni capitali verso chi si è macchiato dei reati di povertà o di guerra subìta o di minacce ai propri diritti. È impensabile che noi si resti inerti di fronte a governi che si comportano come chi arma la mano di un sicario. Non saprei con quali altre metafore descrivere questo orrore di morti anonime che oggi Nello Scavo dalle pagine di Avvenire riesce a strappare in qualche modo alla connivenza del silenzio colpevole e dell’anonimato acquietante. Davanti al deserto africano non ci sia anche il deserto della nostra umanità. Facciamo qualcosa. (Tonio Dell’Olio) Clicca qui.
Aumenta la povertà e sempre più persone non possono permettersi un paio di occhiali o rinunciano addirittura alle cure oculistiche. (continua…)
La tassazione “flat tax” sarebbe ad aliquota unica sia per il povero che per il ricco, mentre la nostra Costituzione sancisce la progressività delle aliquote: aliquota bassa sui redditi bassi, aliquota elevata sui redditi alti, cioè se “tutti” concorriamo alla spesa pubblica in ragione della propria capacità (art. 53), adempiamo all’obbligo di solidarietà sociale ed economica (art. 2) e consentiamo alla Repubblica di rimuovere gli ostacoli economici che limitano la dignità (art. 3). Clicca qui.
«Assai di rado tra le donne che hanno fatto la storia della politica si trova il nome di Rosa Luxemburg, figura di spicco del socialismo rivoluzionario, filosofa, riformatrice ed economista, per la quale la disabilità che avrebbe potuto relegarla ai margini non fu che un dettaglio. Una personalità sfaccettata, sempre coerentemente dalla parte degli oppressi, che seppe «gettare con gioia la propria vita sulla grande bilancia del destino – come scrisse in uno dei suoi periodi di prigionia -, ma nel contempo gioire di ogni giorno di sole e di ogni bella nuvola”» (continua…)
Non sono affatto gratis le armi che inviamo all’Ucraina, che acquistiamo per sostituirle e che aggiungiamo per raggiungere il traguardo (“da pazzi” secondo il Papa, urgente per Meloni&Crosetto) del 2% di Pil di spesa militare, cioè 13 miliardi in più all’anno in aggiunta agli attuali 30. O meglio, sono gratis per gli ucraini, ma non per noi, che le paghiamo care e salate con le tasse e i tagli ai servizi pubblici: nella Finanziaria ci sono già meno scuole e meno fondi alla sanità. In un anno l’Italia ha già inviato a Kiev aiuti militari per “circa un miliardo” (Tajani). Le scorte militari sono in esaurimento per via degli aiuti militari all’Ucraina. L’arsenale va riempito subito: non si possono prenotare sistemi d’armi e averli tra venti mesi. Comprare nuove armi non sarà gratis. Secondo le stime di Milex, costerà alle casse pubbliche circa un miliardo di euro. Anche per spendere meno, l’Inghilterra ha deciso di inviare a Kiev munizioni con l’uranio impoverito. L’uranio infatti arriva dagli scarti delle centrali nucleari, riciclarli nelle munizioni consente di risparmiare sullo smaltimento. Migliaia di reduci, anche italiani si sono ammalati di tumore dopo aver combattuto in Iraq e nei Balcani, dove l’uranio impoverito fu usato nelle munizioni della Nato. C’è una correlazione tra l’aumento dei pazienti (e dei morti) e l’uso di quest’arma. Quando esplodono, le munizioni rilasciano metalli pesanti cancerogeni. 7.600 militari italiani in missione dalla Bosnia alla Somalia all’Iraq si sono ammalati di cancro per l’esposizione all’uranio impoverito, rilasciato da proiettili Nato; e 400 sono morti di leucemia o altri tumori.
La strage infinita non riguarderà solo i soldati ucraini e russi, ma anche i civili filo ucraini e filo russi. L’esplosione sprigiona nell’aria polveri sottilissime che si depositano sul terreno e vengono inalate da uomini e animali, entrano nell’organismo per via respiratoria o tramite gli alimenti e viaggiano nel sangue da un organo all’altro: un veleno invisibile che uccide anche a distanza di decenni.
Dmitry Medvedev, attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza nazionale, afferma che proiettili all’uranio impoverito dati alle forze ucraine “aprirebbero il vaso di Pandora” delle reazioni (nucleari) russe. Bombe atomiche appostate in Bielorussa come già in Italia. Bombe atomiche sganciate sull’Ucraina porterebbero al 100% la maggioranza pacifista degli italiani, terrorizzati di fare la stessa fine. Troppo tardi.
A causa dell’aumento del costo della vita, innescato anche dalle ben note sanzioni antirusse, nel 2022 gli occupati italiani hanno subìto una pesante perdita di potere d’acquisto: la differenza tra l’incremento dei prezzi al consumo e quello delle retribuzioni è arrivato a quota 7,6 punti, mai così alto dal 2001. Sono 6,2 milioni i dipendenti nel nostro Paese con il contratto di lavoro scaduto, quasi la metà del totale. Siamo l’unico Paese Ocse in cui le retribuzioni reali sono scese nell’ultimo trentennio, ma in questi mesi viviamo un’ulteriore emergenza data dall’inflazione. A differenza dell’Italia, gli altri Stati stanno rinforzando le reti di protezione sociale. La Germania ha riformato il reddito minimo riducendo le sanzioni per chi non accetta lavori. La Spagna è intervenuta sia con una stretta contro il precariato sia con norme per contrastare il dumping salariale nelle catene degli appalti. In Italia, invece, a luglio sarà sottratto il Reddito di cittadinanza a 400 mila famiglie e a breve saranno allentati i vincoli sui contratti a tempo determinato. Questo indebolimento delle tutele rischia di riversarsi sui salari, poiché fa crescere il potere negoziale delle imprese. Peraltro, essendo tolto agli “occupabili”, il Rdc non potrà più svolgere un’altra funzione svolta finora: quella di integrare le buste paga più basse.
In una sorta di circolo vizioso ove causa ed effetto tendono a confondersi. Se un numero significativo di persone è a rischio di povertà o di esclusione sociale, quelle con disabilità devono affrontare un rischio maggiore. (continua…)
Le cifre dei tagli indicano chiaramente che a pagare la crisi sono proprio le Istituzioni più importanti e, con esse, le esigenze, i bisogni ed i diritti dei cittadini. Un prezzo particolarmente alto è stato riservato agli alunni disabili, clicca qui.
“Noi non paghiamo” è una campagna di disobbedienza civile nonviolenta che punta ad ottenere la riduzione dei costi delle bollette ai valori precedenti l’inflazione post-covid e la guerra. È una campagna che nasce in Inghilterra, si è diffusa in Francia e ora anche in Italia grazie ad una rete di organizzazioni e forze sociali presenti sui territori, che punta ad 1 milione di adesioni entro il 30 Novembre, data in cui se il governo non avrà messo in atto garanzie per far fronte all’aumento dei prezzi dell’energia, inizierà l’autoriduzione o il non pagamento delle bollette
Clicca qui Papa Francesco. “La guerra in Ucraina ha messo le coscienze di milioni di persone dell’Occidente davanti alla cruda realtà di una tragedia umanitaria che già esisteva da tempo e simultaneamente in vari paesi, Yemen, Libia o la Siria, per citare alcuni esempi contemporanei. Oggi assistiamo a una terza guerra mondiale a pezzi, che tuttavia minacciano di diventare sempre più grandi, fino ad assumere la forma di un conflitto globale. Vedo quanti rivendicano le loro radici cristiane ma poi fomentano conflitti bellici come modi per risolvere gli interessi di parte, tramite cosiddette “guerre preventive o “guerre manipolate”, nelle quali per giustificare attacchi ad altri paesi sono creati falsi pretesti e contraffatte le prove. E’ tanto più immorale che paesi tra i cosiddetti sviluppati sbarrino le porte alle persone che fuggono dalle guerre da loro stessi promosse con la vendita di armamenti (per ogni 100 dollari spesi nel mondo, 2,2 siano stati destinati alle armi). Dobbiamo trovare vie che non ci lascino appesi a una imminente catastrofe nucleare causata da pochi. La prima organizzazione a cui pensiamo è quella delle Nazioni Unite (l’Onu) e, in particolare, il suo Consiglio di sicurezza.”
“….La politica considera evidentemente “accettabile” la condizione materiale ed esistenziale in cui vive la maggior parte delle persone nel nostro Paese: 5,6 milioni di persone in povertà assoluta e 8,8 milioni in povertà relativa; 4 milioni di lavoratori e lavoratrici povere; 8 contratti di lavoro su 10 precari; 3 milioni di giovani NEET; dispersione scolastica al 13%; analfabetismo di ritorno oltre il 30%; 10 milioni di persone non riescono più a curarsi e una persona su tre è a rischio esclusione sociale. Tutto questo mentre dal 2008 a oggi il numero dei miliardari è passato da 12 a 51 e tra marzo 2020 e novembre 2021 il valore dei patrimoni dei super-ricchi è cresciuto del 56%. L’aumento senza precedenti nella storia della Repubblica delle disuguaglianze e dell’esclusione sociale rappresenta un enorme tradimento della nostra Costituzione e un gigantesco rischio per il funzionamento della democrazia. Ma nonostante le prospettive continuino a peggiore, l’impegno a sconfiggere disuguaglianze ed esclusione per garantire “pari dignità sociale” come stabilisce la nostra Costituzione sembra non rappresentare la priorità di nessun Governo e Parlamento degli ultimi 15 anni. Stiamo assistendo a una svolta autoritaria e tecnocratica che sta erodendo i principi della nostra democrazia……”.
Continua a leggere “Rete dei Numeri Pari” sulla newslettera notav Valsusa di Doriella@Renato.
La stragrande maggioranza dei governi ha tagliato le proprie quote di spesa per la sanità, l’istruzione e la protezione sociale. Allo stesso tempo, si sono rifiutati di aumentare le tasse sui profitti eccessivi e sull’aumento della ricchezza. Il Commitment to Reducing Inequality Index (CRI Index) del 2022 è la prima analisi dettagliata sul tipo di politiche e azioni contro la disuguaglianza che 161 paesi potrebbero aver perseguito durante i primi due anni della pandemia. L’indice mostra che, nonostante la peggiore crisi sanitaria in un secolo, metà dei paesi a basso e medio reddito ha tagliato la propria quota di spesa sanitaria nei propri bilanci. Quasi la metà di tutti i paesi ha tagliato la propria quota andando alla protezione sociale, mentre il 70 per cento ha tagliato la propria quota andando all’istruzione. Poiché i livelli di povertà sono aumentati a livelli record e i lavoratori hanno lottato con prezzi elevati da decenni, due terzi dei paesi non sono riusciti ad aumentare il salario minimo in linea con la crescita economica. Nonostante l’enorme pressione sulle finanze pubbliche, 143 paesi su 161 hanno congelato le aliquote fiscali sui cittadini più ricchi e 11 paesi le hanno persino abbassate. (Continua)
Sottotitolo: “Sacrifici necessari per fare la guerra”. Tra i “beni primari” travolti dal caro energia ci sono anche gli ospedali. Da Nord a Sud. E il sistema sanitario non troverà una boccata d’ossigeno neanche con l’incremento di due miliardi stabilito per il 2022 del fondo nazionale, denaro che verrà in larga misura assorbito dall’impennata della bolletta energetica a discapito degli investimenti per l’assunzione di personale, per nuove tecnologie e dell’abbattimento delle interminabili liste d’attesa, eredità dell’emergenza sanitaria. Viaggio in 11 grandi strutture da Torino a Palermo. Clicca qui.
Un milione di adesioni entro il 30 novembre. Se avremo raggiunto questo traguardo inizieremo con l’autoriduzione e il mancato pagamento delle bollette. Manifestazioni in tutta Italia. Clicca qui.
Cordoglio per la scomparsa della regina dell’impero britannico. Cordoglio per le oltre mille persone che nel 2022 sono scomparse nel Mediterraneo centrale cercando di raggiungere l’Europa.
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