Marco Rubio un disastroso Segretario di Stato.

L’unica area in cui potrebbe esserci qualche speranza è di porre fine alla guerra in Ucraina, dove Rubio si è avvicinato alla posizione di Trump. Ma in tutti gli altri punti caldi del mondo, è probabile che Rubio renda i conflitti ancora più accesi o ne dia inizio a nuovi:
 
1.       La sua ossessione per il cambio di regime a Cuba affonderà ogni possibilità di migliori relazioni con l’isola.
2.       Applicare il suo modello anti-Cuba al resto dell’America Latina renderà nemici molti dei vicinUSA.
3.        Crede che gli Stati Uniti e Israele non possano sbagliare e che Dio abbia dato la Palestina a Israele.
4.       La sua profonda inimicizia verso l’Iran alimenterà la guerra di Israele contro i suoi vicini e potrebbe portare a una guerra con l’Iran.
5.       È debitore dei grandi capitali, dall’industria delle armi alla lobby israeliana.
6.        È così ostile nei confronti della Cina che la Cina lo ha sanzionato due volte.
7.       Sa che le sanzioni sono una trappola, ma non sa come uscirne.
8.        Vuole reprimere la libertà di parola negli Stati Uniti.
 
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Come sopravvive la “democrazia” nella “mediacrazia” USA.

Siamo stati tutti bombardati dai risultati del mediatico, miliardario, velenoso scontro bipolare delle presidenziali USA 2024. Speriamo che questo triste spettacolo serva da sveglia per coloro che chiamano “democrazia” l’elezione “diretta” di un capo, diretta nel senso di direttamente controllata da concentrazioni di denaro e di potere. La democrazia in America sopravvive solo grazie alla miriade di istituzioni e referendum locali. Avvenire ha avuto il modo di ricordarcene l’importanza prima e più di altri media, per questo ne consigliamo la lettura.

Tra Grillo e Conte (e il suo vate) mettere il dito.

Intervenire per questa “Assemblea costituente del Movimento 5 Stelle” (evento finale 23-24 novembre) non è fuori tema rispetto a questo Sito della Rete dei Movimenti Ecopacifisti, nella quale è collocabile a buon titolo la creatura fondata da Beppe Grillo nel 2009. Personalmente, non è la prima volta:    
 
Ho preso le parti di Beppe Grillo, non per vecchia amicizia (che rinnovo) ma perché (confermo) che secondo me (e milioni di ex votanti) l’ottimo Marco Travaglio sbaglia: il M5S era già evaporato nel 2020 (caporetto regionali) quando già aveva perso la sua identità trasformandosi da Movimento in Partito, da “alleanza con nessuno” a “alleanza con chiunque”, a prescindere dai temi identitari ossia dall’alleanza con chi l’aveva votato, tradendo la partecipazione rivoluzionaria (declassata a utopia) della Democrazia Diretta immolata sull’altare autoreferenziale della “Democrazia rappresentativa” (elevata a maturo realismo)cioè incollarsi ai seggi in parlamentotradendo il Programma dei Movimenti, tradendo gli impegni ecopacifisti, Tav Valsusa, Tav Terzo Valico, TAP, ILVA, PFAS, Acqua pubblica, F35 eccetera).
 
Già dal  2020 contestavo l’interpretazione dell’astensionismo di Travaglio: “Caro Marco, sono  convinto che il presuntuoso Giuseppe Conte (che Grillo definisce “senza visione strategica”) invece di pretendere (da Grillo e dagli ex elettori) ) o di illudersi  una eredità elettorale  che non gli spetta, perché non ha mai contribuito al 33% del MOVIMENTO che predicava la Democrazia Diretta e Partecipata, debba  fondare un suo PARTITO, con altro nome e  con una sua linea politica alternativa, non so quale. A maggior ragione perchè ha un suo giornale (il tuo) e che insieme raccoglierete parlamentari (ex signori nessuno) e un 5% di voti, anzi (come vi auguro) a scapito del PD anche più del 10%: facile traguardo secondo i tuoi sondaggi di gradimento popolare all’avvocato del popolo”.
Magari vi voteremo come i meno peggio, a patto che non scarichiate i risultati su Beppe Grillo che ha fondato non un Movimento qualunque bensì un “Movimento a 5 stelle”, e che tre lustri dopo realisticamente non poteva non valutarlo come evaporato. Forse era storicamente inevitabile, anzi prevedibile, forse no…  Noi andiamo avanti con le nostre utopie concrete.
 
Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro.

Brutta aria in politica.

 In primo piano, la tomba di Gianni Spinolo, grande avversario e vittima di Solvay.
Un gran daffare a nascondere la polvere (cancerogena) sotto i tappeti. Mentre Solvay si fa propaganda invitando frotte di studenti della provincia per ammirare le meraviglie dello stabilimento di Spinetta Marengo, a coprire le larghe spalle della multinazionale belga provvedono come sempre  le istituzioni locali: in questo frangente è presentata al ristretto  pubblico la “task force” del neo assessore alla sanità regionale Federico Riboldi. Tale denominazione bellica che in italiano è mitigabile  come “unità di pronto intervento”, fa abbastanza ridere perché, mentre Riboldi scopre l’acqua calda, il disastro ecosanitario di Alessandria è vecchio come il cucco, e nei recenti cinquant’anni i politici hanno fatto finta di affrontarlo sotto altri nomi: commissione consiliare, osservatorio ambientale, gruppo di studio, ecc. Tutte inconcludenti distrazioni ad uso dell’opinione pubblica. Con questa cosiddetta task force innanzitutto si punta a sviare l’attenzione sulla ventina di cancerogeni che Solvay spara in aria-acqua-suolo, limitandosi  solo alla punta dell’iceberg dei Pfas.
 
All’assessore Riboldi con l’elmetto di cartone in testa, Solvay Syensqo ha affidato il compito di prendere tempo-perdere tempo: diluire il più a lungo possibile i tempi degli esami del sangue di una ristretta popolazione, piuttosto che il monitoraggio di massa provinciale rivendicato e negato da decenni (i cittadini gli esami se li sono fatti a proprie spese). E, con ciò, rinviare l’unica discussione, ovvero decisione, da fare oggi: su come chiudere, ORA le produzioni della Solvay di Spinetta Marengo e, POI, chiedere i risarcimenti per le Vittime in base ai monitoraggi ematici nel frattempo eseguiti: i cui risultati  inevitabilmente saranno oggetto di lunghissime valutazioni e discussioni in sede giudiziaria (senza riconoscimenti per i tanti Gianni Spinolo sulle lapidi del cimitero di Spinetta).  
 
Il trucco di Solvay-Riboldi è infatti  rovesciare le priorità dei tempi: DOPO che i cittadini faranno da cavie di laboratorio, e ponderati i pro e i contro delle morti e delle malattie, e soppesati i rapporti causa-effetto, e i valori di soglia dei veleni compatibili nel sangue (perdio! ma solo zero è compatibile!), insomma dopo un milione di se e di ma, POI eventualmente, non necessariamente, iniziare la discussione sulla chiusura… secondo i tempi nazionali e internazionali prefissati da Solvay Syensqo. “Altrimenti ha detto senza pudore Riboldi “si prendono decisioni di pancia”. Purtroppo alcuni attivisti ambientalisti si fanno pigliare nell’ingranaggio del trucco. Spontaneamente approva l’irresponsabile sindaco di Alessandria (vedi Adriano Di Saverio).
 
Affinchè tutto resti saldamente nelle mani di Solvay-Riboldi-Regione, la cosiddetta  task force è stata articolata in “commissione tecnica” e “commissione scientifica”, cioè polverizzata  in una pletora ininfluente di fedeli  funzionari provinciali e regionali, nonché di eterogenei dirigenti sanitari per successive diagnosi e terapie a lungo termine. Il fine evidente è annegare ancora una volta in un mare di informazioni tecniche, come non bastassero tutti i dati ambientali e sanitari pur usciti dai mafiosi Arpa e Asl, e nove indagini epidemiologiche nella Fraschetta, a tacere i referti delle Università di Liegi e Aquisgrana.  
 
In concreto, l’impegno “finanziario” consisterebbe  al momento in un annunciato camioncino attrezzato  che girerebbe a fare prelievi in un limitato  raggio di 3 chilometri attorno al polo chimico. “Sui tempi di chiusura” precisa la Regione, “non si possono al momento indicare delle date, perché dipendono dai risultati dei primi campioni”. Lo sappiamo, campa cavallo per il resto della Provincia, del Comune di Alessandria, degli altri Comuni , come Montecastello dove è stato addirittura chiuso l’acquedotto.
 
E’ stato commentato: “Quello della cosiddetta ‘task force’ è solo l’ultimo di una lunga serie di capitoli che da anni si susseguono e che continuano a raccontare la presenza di un inquinamento, di responsabilità relative e di risposte il più delle volte flebile e lascive”. Ecco, “lascive” è il termine appropriato, con i suoi sinonimi: scandalose, indecenti, immorali, vergognose, disoneste, criminali… Syensqo.

Mario Draghi, l’avvocato di Solvay, difende i Pfas e mette l’UE sull’attenti.

Solvay, sanno tutti, si avvale in Piemonte delle complicità delle istituzioni locali, dal Comune alla Regione passando per la Provincia, a tacere i parlamenti e governi. Chi ha frequentato le aule di tribunale sa che Solvay si avvale di due dei più eminenti legali italiani esperti di diritto penale ambientale, titolari di studi in diverse regioni, assistenti di cattedra, premiati dalle riviste specializzate come “leader di mercato” e “avvocato dell’anno”, direttore della più autorevole rivista on line; perciò a maggior ragione la multinazionale belga li ha ingaggiati da anni come consulenti di fiducia di tutti gli stabilimenti.  La formidabile coppia, Luca Santa Maria, l’avvocato malinconico, e Dario Bolognesi, l’avvocato sorridente, guarda con sufficienza ad Alessandria come tribunale di periferia, contando sullo stato di soggezione dei giudici al colosso. E infatti i limiti del blando capo di imputazione dell’imminente processo (il secondo) lo testimoniano. Al punto che sta riflettendo con lham Kadri, presidente di  Syensqo Solvay, e con Marco Apostolo, country manager, se gli è conveniente chiedere lo spostamento del processo da Alessandria.
Ma, in aggiunta a tutti questi avvocati diretti e indiretti, ora Solvay ha messo in campo nientepopodimeno che Mario Draghi. Nessuno può stupirsi: Draghi è da sempre l’uomo della finanza e della industria, da inserire nei posti di comando, nella Banca centrale europea e nel governo eccetera. L’avvocatura di Draghi per inserire i Pfas nel suo report europeo è però segno che Solvay si sente in difficoltà. Infatti, la totalità dell’opinione pubblica italiana, comitati e associazioni, centri universitari, Arpe regionali, politici, giornali, chiede la chiusura delle produzioni Solvay di Spinetta Marengo e il divieto dei Pfas nell’uso di una sterminata pletora di prodotti industriali e di largo consumo.
 
Infatti, nel contempo, Danimarca, GermaniaPaesi Bassi, Norvegia Svezia stanno spingendo per mettere al bando in Europa la produzione e l’utilizzo dei Pfas. Che sono indiscutibilmente tossici e cancerogeni per l’uomo e l’ambiente, come sancisce la letteratura scientifica internazionale, come ha dimostrato l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro IARC. Ma di questi, non frega nulla a Draghi per dichiararsi contrario alla messa al bando dei Pfas in Europa: la competitività viene prima della salute (che a lui auguriamo di tutto cuore), si tratti di amianto o di Pfas, ovvero di 4,4 milioni di tonnellate di Pfas nell’ambiente nei prossimi trent’anni.
 
Non stupisce, data la natura dell’uomo,  che Draghi sentenzi: “Un possibile divieto imminente di una serie di sostanze pfas avrebbe un impatto sull’uso di sostanze necessarie per la produzione di tecnologie pulite (batterie, elettrolizzatori e refrigeranti per pompe di calore) per le quali attualmente non esistono alternative”. Draghi, che di chimica pulita si intende ancor meno di economia pulita, si riferisce in particolare all’ultima creatura Pfas di Solvay, l’Aquivion,  impianto da poco inaugurato a Spinetta Marengo -con i soldi dei contribuenti italiani- da Giorgia Meloni (che così spaccia il made in Italy) e da Alberto Cirio presidente Regione Piemonte (che li ha sottratti ai monitoraggi del sangue della popolazione). Draghi, che come Santa Maria e Bolognesi, non ambisce ad una cattedra di etica e morale, replica che ha la coscienza a posto: non è pagato per occuparsi di salute (non l’ha fatto neppure da premier per il covid) bensì della competizione nei confronti della Cina dove ci sono meno rischi di restrizioni alle produzioni Pfas,  bensì, insomma,  del profitto di Solvay.
 
A Draghi, che non sa leggere le indagini epidemiologiche (eccessi di tumori, malattie della tiroide, disfunzione immunitaria e interferenza ormonale ecc.), basta appiccicare ad Aquivion l’etichetta “ad uso idrogeno verde”, riempirsi falsamente  la bocca con “transizione energetica” “energie pulite”, per serrare entrambi gli occhi sui quotidiani scarichi nell’atmosfera alessandrina, sulle ondate di Pfas nel fiume Bormida (fino al Po) e nelle falde acquifere, mentre chiudono pozzi privati e acquedotti pubblici, mentre qualunque cittadino, del sobborgo di Spinetta Marengo o del comune o della provincia di Alessandria, quando sottoposto a prelievo, rivela nel sangue presenze criminali di sostanze tossiche e cancerogene.
 
Per rallentare all’infinito le produzioni, Solvay si è affidata al miglior avvocato difensore europeo, e se Draghi chiama la Commissione Europea risponde sull’attenti: la “stretta” sui Pfas sarà la più “larga” possibile (18 mesi, anche 5 anni)  per divieti a uso abbigliamento o imballaggio o alimentare ecc., e “larghissima” per  batterie, elettrolizzatori e refrigeranti.

Draghi, uno dei vari premier che hanno impedito una legge sui Pfas in Italia.

Mentre per Mario Draghi è impossibile sostituire i Pfas tossici e cancerogeni nel percorso di transizione ecologica a causa delle implicazioni economiche, invece per noi è possibile anzi necessario eliminare e sostituite questo gruppo di sostanze chimiche pericolose per la salute e conosciute come ‘inquinanti eterni’. Infatti Greenpeace Italia prosegue il suo lavoro d’indagine sulla presenza dei Pfas nelle acque potabili. Partirà dalla Toscana il prossimo 23 settembre la spedizione “Acque senza veleni” che, per cinque settimane, toccherà 220 città in tutte le regioni italiane per raccogliere campioni di acqua potabile alla ricerca di Pfas. L’obiettivo dell’organizzazione ambientalista è realizzare la prima mappatura indipendente della contaminazione a livello nazionale. Oltre a quelle già note sollevate proprio dalle inchieste di Greenpeace, per esempio in Lombardia e in Piemonte, identificare cioè nuove aree colpite nel disinteresse di molte Regioni.  (Leggi l’approfondimento)”.
 
La direttiva comunitaria 2184/2020 in Italia entrerà in vigore solo da gennaio 2026 e con un limite di 100 nanogrammi per litro per la somma di 24 molecole, molto più alto rispetto a quelli che molti Paesi si sono già imposti autonomamente. In Italia, invece, manca una legge nazionale che possa almeno limitare la presenza di Pfas nelle acque potabili. Una proposta di  legge nazionale (DDL CRUCIOLI) che ne vieti l’uso e la produzione giace da anni in Parlamento.

Consigliare a Draghi la consultazione delle quasi mille pagine dei due volumi del dossier “Pfas.Basta!” (disponibile a chi ne fa richiesta), come se egli fosse semplicemente disinformato e superficiale, è come offendere la sua malefica intelligenza.

E’ possibile dare del coglione ad un generale?

Pier Luigi Bersani è stato condannato con un decreto penale, per diffamazione aggravata nei confronti di Roberto Vannacci, allora generale dell’esercito e ora eurodeputato della Lega. L’ex segretario del Pd, durante un dibattito alla Festa dell’Unità di Ravenna del settembre 2023, commentò il libro dell’ufficiale Il mondo al contrario: “Quando leggi quelle robe lì pensi: ‘Va bene dài, sciogliamo l’esercito, sciogliamo le istituzioni e facciamo un grandissimo bar’. Il Bar Italia.
 
Dove puoi dare dell’invertito a un omosessuale, dove puoi dare della fattucchiera a una femminista, dove puoi dare del negro a un nero, dove puoi dire a un ebreo ‘ok la Shoah, ma non esageriamo’. Quel bar lì non sarebbe mai vuoto in Italia. Ma scusate, se in quel bar lì lui puoi dire tutte queste cose, è possibile dare del coglione a un generale? Se parlano da bar, dobbiamo parlare da bar anche noi. Quella non è critica al politicamente corretto, è arretramento della civiltà”. 

Ma quale deriva autoritaria, è democrazia senza conflitto.

La trama, del disegno di legge sulla sicurezza pubblica in approvazione, è sempre la stessa: punire il nemico, ovvero  reprimere dissenzienti, poveri, migranti;  sviare e occultare la responsabilità delle diseguaglianze sociali, della guerra, della devastazione climatica. Esempi.
 
Per “l’occupazione di immobili e terreni” è previsto un nuovo reato: «occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui» (con reclusione da due a sette anni), e ad essere punito è anche «chiunque si intromette o coopera nell’occupazione dell’immobile».
 
L’aggravante relativa ai reati di «violenza o minaccia a pubblico ufficiale e resistenza a pubblico ufficiale» si arricchisce  con riferimento specifico al suo esercizio «al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di una infrastruttura strategica»: oggi Tav, domani ponte di Messina.
 
La tutela privilegiata per gli operatori di polizia si estende alle lesioni anche lievi o lievissime, come avviene quando agenti in tenuta antisommossa  fronteggiano studenti a mani nude.
 
Viene introdotto il delitto di rivolta penitenziaria, che comprende la resistenza «anche passiva», reato da estendere  in prospettiva alla disobbedienza civile  degli eco-attivisti, detti ecovandali.
 
Per i quali, ma anche per reprimere presidi e cortei spontanei fuori da fabbriche e scuole, il blocco stradale o ferroviario «con il proprio corpo» diviene illecito penale con l’aggravante appunto che il fatto è commesso da più persone:  reclusione da sei mesi a due anni.
 
Per i migranti non può mancare l’ampliamento dell’ambito di applicazione del daspo urbano (ordine di allontanamento).

Immaginiamo qualche esponente del governo Meloni dal palco il giorno dei funerali.

Nel giorno della commemorazione della strage alla stazione di Bologna è scontro tra i famigliari delle vittime e la premier Meloni. “Le radici di quell’attentato – dice il presidente  Paolo Bolognesi dal palco – affondano nella storia del postfascismo italiano: Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale oggi figurano a pieno titolo nella destra italiana di Governo”. Se è vero basta analizzare i nomi di quanti sono al governo.  

Elezione Von der Leyen: messaggio agli astenuti.

Ursula Von der Leyen: è stata eletta presidente  della Commissione dopo un discorso programmatico bellicista su Kiev, omissivo su Gaza, indifferente su povertà, diseguaglianze ed equità fiscale, ipocrita sul green e i migranti. E’ quanto di peggio potesse capitare a un’Europa che ha appena votato per un cambiamento radicale e si ritrova le stesse presidenti del Parlamento (Metsola) e della Commissione (von der Leyen). Un bel messaggio agli astenuti, già convinti che sia inutile votare nei loro Paesi e ancor di più in Europa.

Bombardate la Russia e fatevi bombarda dalla Russia.

La prima decisione del nuovo parlamento europeo consiste nel via libera ai bombardamenti sulla Russia con le armi dell’Occidente. E viceversa. “Sostiene fermamente – dice il documento – l’eliminazione delle restrizioni all’uso dei sistemi di armi occidentali forniti all’Ucraina contro obiettivi militari sul suolo russo”. PD e Fratelli d’Italia uniti per la guerra. Hanno votato contro i 5 Stelle, la Lega, Left e AVS. Così vengono smentite le bugie che ci avevano raccontato durante la campagna elettorale per le europee. Crosetto: “L’ho detto mille volte. Le armi italiane non colpiranno il territorio russo”. Tajani: “Non usare armi in territorio russo e nessun soldato in Ucraina. Noi diciamo no all’uso delle armi in territorio russo per evitare una escalation”.

Per un Parlamento di eletti.

Siamo un  gruppo di persone molto largo e trasversale che ha scommesso che riusciremo a convincere 500.000 persone escluse dalla democrazia, in una sola estate, a firmare per dei quesiti parzialmente abrogativi del Rosatellum, anche come “manifesto” per chiedere che questo sia l’ultimo parlamento formato da “nominati” invece che da “eletti”. Clicca qui.

Lo Stato italiano uccide gli italiani di Taranto.

Il caso dell’acciaieria Ilva di Taranto è veramente emblematico: l’Italia è  uno Stato europeo  che da anni viola gli obblighi europei  a tutela di ambiente e salute, e addirittura emana leggi nazionali proprio per eluderli. Nonostante numerose condanne in sede europea e i sequestri disposti dalla magistratura, infatti, il nostro paese si è inventato di tutto per consentire la prosecuzione della sua attività in cambio di promesse non mantenute e di termini non rispettati.
 
L’unica cosa certa è che l’Ilva uccide: nel rapporto del 2022 del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, si legge che “l’acciaieria Ilva di Taranto, in Italia, ha compromesso la salute delle persone e violato i diritti umani per decenni scaricando enormi volumi di inquinamento atmosferico tossico. I residenti nelle vicinanze soffrono di livelli elevati di malattie respiratorie, malattie cardiache, cancro, disturbi neurologici debilitanti e mortalità prematura. Le attività di bonifica che avrebbero dovuto iniziare nel 2012 sono state posticipate al 2023, con l’introduzione da parte del Governo di appositi decreti legislativi che consentono all’impianto di continuare a funzionare. Nel 2019, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha concluso che l’inquinamento ambientale continuava, mettendo in pericolo la salute dei ricorrenti e, più in generale, quella dell’intera popolazione residente nelle aree a rischio”…. (Continua Gianfranco Amendola).

Referendum sulla chiusura delle produzioni inquinanti della Solvay. Comma 2 Art. 1 Costituzione: la sovranità appartiene al popolo.

Azzerata la Giunta”, “La rivoluzione del sindaco di Alessandria”, “Abonante: c’era chi remava contro”, “Obbligato un salto di qualità”: i titoloni delle testate giornalistiche locali. Malpensanti come  siamo noi alessandrini esuli, neppure per un istante abbiamo immaginato che il casus belli dentro la giunta di sinistra fossero i Pfas nel sangue della popolazione, ovvero fra chi è per la fermata immediata delle produzioni della Solvay di Spinetta Marengo, e chi tende a rinviarla secondo i segnali della multinazionale belga (rinominata Syensqo).
 
Infatti, scorrendo le prolisse cronache non vi è traccia di qualsiasi scontro sull’ordinanza di chiusura che comitati e associazioni chiedono da tempo al sindaco. E nemmeno nelle altrettanto melmose dichiarazioni della destra. E’ la classica crisi senza contenuti programmatici, ma  di regolamento dei conti (nel PD) e della disputa delle poltrone.
 
Eppure giornali e politici dovrebbero essere  concentrati sulla drammatica situazione ambientale e sanitaria del Comune, anzi dei Comuni della provincia. Dove, ovunque l’Arpa cerchi Pfas: li trova in aria, suolo, acque sotterranee, Bormida, acquedotto (a tacere cromo esavalente e altri venti tossici e cancerogeni). Dove, qualunque cittadino cerchi i Pfas  (Pfoa, C6O4, ADV)nel proprio sangue: li trova (a tacere cromo esavalente e altri venti tossici e cancerogeni). Questo biomonitoraggio dovrebbe essere un diritto per ogni cittadino, in un territorio dove nei decenni le analisi epidemiologiche hanno evidenziato picchi di malattie e mortalità. Invece, la complice Regione Piemonte ha sempre negato il monitoraggio di massa alla popolazione a rischio.
 
 
E decine di cittadini, affidandosi ai Comitati e pagando di tasca propria,  si sono sottoposti ai prelievi  di sangue. Nessuno escluso, tutti hanno Pfas nel sangue anche  a livelli di alto rischio. Si obietta (Sovay & C.): ma è solo un campionamento, non  dimostra che tutta la popolazione  è colpita da Pfas. Ma perdio, se tutti i cittadini controllati, nessuno escluso, hanno Pfas vecchi e nuovi  nel sangue anche  a livelli di alto rischio, tu, Regione Piemonte,  con quale faccia ti ostini a non ordinare ad Asl il monitoraggio di massa? Con la faccia di Solvay.
 
 
E tu, sindaco Giorgio Abonante, in attesa che si avvii e si completi lo studio ematico ed epidemiologico,  con quale faccia ti ostini a non emettere nel frattempo  ordinanza di fermata delle produzioni inquinanti della Solvay di Spinetta Marengo? Temi che il provvedimento vada oltre la tua pavidità personale e politica, o che sia inviso agli elettori che antepongano il  ricatto occupazionale al diritto alla salute? Ebbene, se non vuoi lavartele le mani, sottoponi la tua decisione a Referendum. Comma 2 Art. 1 Costituzione”: la sovranità appartiene al popolo. O aspetti che, come per le analisi del sangue, provvediamo da soli?
 
Movimento di lotta per la salute Maccacaro.
 
Una nota a piè di pagina al comunicato stampa. Il “Referendum propositivo vincolante”, piuttosto che solo consultivo, può essere messo a disposizione dei cittadini:  è uno strumento di partecipazione potente  perché nel caso di vittoria la Giunta deve reperire le risorse per realizzare la proposta (nel nostro caso emettere l’ordinanza di fermata degli impianti che compete al primo cittadino).
 
La procedura che sta adottando il Comune di Torino (in merito ad un nuovo ospedale nel parco della Pellerina) ad esempio prevede che, raccolte e verificate le prime 1.000 firme, si abbia diritto ad una decisione sull’ammissibilità entro 15 giorni da parte di una Commissione presieduta dal Presidente del Consiglio Comunale con la partecipazione del Difensore civico. Dopo il via libera, i cittadini hanno sei mesi per raccogliere altre 9.000 firme. Ovviamente i numeri per Alessandria sarebbero proporzionalmente ridotti, e i tempi.

Solvay, Governo e Regione, sottraggono i soldi ai monitoraggi del sangue della popolazione.

Immobilizzate le Istituzioni, Solvay cambia il pelo travestita da  Syensqo  e si impegna ad una intensa attività di propaganda sul territorio “con iniziative che si inseriscono  nel nostro percorso di ascolto e dialogo con la comunità locale”. 
 
Tale è stata “Fabbriche aperte”, “un tour by bus per compiere un viaggio lungo tutto il perimetro dello stabilimento con l’alternanza di semplici fermate e vere e proprie visite in campo”, iniziativa pubblicizzata  perfino con carrozzoni da circo, venghino signori venghino, una boccata d’aria pura e un sorso d’acqua genuina,  ma che si è risolta in un flop gigantesco: neppure quattro gatti  della folla di alessandrini attesa.
 
Ma Solvay, per gli amici giornalisti: Syensqo, non demorde. L’imputato Andrea Diotto e il futuro imputato Stefano Colosio, rispettivamente ex e attuale  direttore, con assidue iniziative sponsorizzano l’assoluzione penale della Solvay tramite il finanziamento di progetti e premi a università e scuole di Alessandria, coinvolgendo docenti e studenti (schiumando naturalmente i giornali di veline) nell’esibizione di una Solvay, ribattezzata Syensqo: “azienda leader a livello sia nazionale che internazionale nello sviluppo della mobilità sostenibile”.
 
Come tale, i due direttori hanno invitato docenti e studenti nella fabbrica unica produttrice di Pfas in Italia, dalla quale i Pfas escono anche in aria, acque sotterranee e di acquedotto e in Bormida. A proposito dei quali, ma senza mai nominarli, hanno esibito “l’impianto e i laboratori Aquivion®, innovativa tecnologia di produzione di materiali polimerici per membrane in grado di integrarsi in una catena di produzione di idrogeno verde sostenibile, rinnovabile e senza emissioni di carbonio”.
 
Alla promotion gli studenti sono rimasti passivi, magari pensando alla chimera  di future  assunzioni da un impianto senza prospettive occupazionali. Ma passivi sono rimasti anche i loro insegnanti: “prof. G. Laganà (ITIS ‘Volta’), prof.ssa M. C. Pasini (IIS ‘Sobrero’), prof.ssa B. T. Ferro (Liceo scientifico ‘Galilei’) , prof.ssa V. Fracasso (IIS ‘Balbo – Palli’)” indicati nella velina. 
 
Eppure questi docenti dovrebbero possedere competenza sufficiente per esercitare il ruolo critico dovuto al rispetto della  scienza. Oppure basterebbe che compitassero il nostro comunicato stampa dell’anno scorso (clicca qui) con oggetto: “I nostri allarmi in vista del ‘nuovo’ impianto ‘Aquivion’ a Spinetta Marengo: 9,5 milioni di euro investiti con fondi di Governo e Regione, sottratti ai monitoraggi del sangue della popolazione”. 

Biancaneve e i 6 nani.

Sedicenti  “I 7 Grandi”.

Da sinistra verso destra: Scholz (ha appena perso le elezioni), Trudeau (risultati più bassi degli ultimi anni, non sarà rieletto), Macron (ha appena perso le elezioni, non sarà rieletto presidente), Biden (non sarà rieletto), Kishida (indice di gradimento in calo), Sunak (perderà a breve le elezioni).

Mentre a Brindisi  i G7 brindano, gli  attivisti pacifisti  protestano con un cavallo di Troia  anti G7, confidando che nella sua pancia esca fuori Papa Francesco.

Il G7 visto da Pechino.

Nella vignetta di Bantonglaoatang ripresa al Global Times, organo di propaganda del Pcc, si vedono i membri del summit protagonisti di una versione rivista dell’Ultima Cena di Leonardo con teste di animale che si spartiscono una torta a forma di mappa cinese. In alto la scritta: “Così possiamo ancora governare il mondo”. Si vede un’aquila che indossa una bombetta con sopra una bandiera americana e stampa moneta da una piccola macchina che produce banconote, ma con un rotolo di carta igienica, e un debito che sale da 2mila a 8mila miliardi di dollari. Tra gli animali intorno  ci sono il leone britannico , il castoro canadese, lupo italiano…
 
L’immagine, che è diventata virale sui social cinesi, dipinge le sette potenze come un gruppo di affamati sfruttatori pronti a fiondarsi su tutto ciò che può generare profitto per loro, colpendo coloro che ritengono propri nemici sotto la guida degli Stati Unitiprincipale competitor internazionale di Pechino, avvertendo: “Sono finiti i tempi in cui era un ristretto numero di Paesi a governare il mondo”.
 

Lula sferza i leader del G7: mentre banchettano aumenta la fame nel mondo.

Voce fuori dal coro al G7 quella di Lula Da Silva, il presidente del Brasile: è urgente la necessità di aiutare i più bisognosi, in particolare quelli affamati e dimenticati dai leader del G7. La sua proposta di creare una task force per combattere la fame nel mondo è un passo importante verso una maggiore giustizia e solidarietà globale.
 
E’ ora di tassare i super ricchi per finanziare questi sforzi.  Occorre agire subito perché per la prima volta in questo secolo la fame, invece di arretrare, avanza. E questo spiega perché tanti migranti affrontino la morte in mare piuttosto che rassegnarsi a una vita priva di futuro. Occorre agire energicamente e non solo attraverso soffici discorsi di circostanza sulla lotta alla fame, fra un buffet e l’altro, nel chiacchiericcio da salotto sulle smorfie e i sorrisi di circostanza dei grandi della Terra nei resort di lusso o asserragliati nel castello svevo di Brindisi a brindare, protetti dai cecchini appostati sui tetti.
 
Tassare i super ricchi è dunque la cosa giusta da fare oggi. Ma proprio oggi Biden volerà negli Stati Uniti dai super ricchi per farsi finanziare la campagna elettorale e spedire armi per far massacrare gli ucraini. 

Picconare il “Rosatellum” e frenare l’astensionismo.

Il neocostituito comitato promotore del referendum per l’abrogazione parziale delle attuali leggi elettorali per la Camera e per il Senato (il cosiddetto Rosatellum) ha presentato i quesiti referendari appena depositati al competente Ufficio presso la Suprema Corte di Cassazione.
 
Per approfondire:

Un G7 dove cresce la violenza mafiosa, la Cnn stronca la scelta della Puglia.

Reportage alla vigilia del vertice dei leader mondiali: “La violenza di tipo mafioso è in aumento nella stessa regione italiana dove i leader del G7 si incontreranno”. 
 
Tutta la gestione economica del G7 di Puglia a partire da Borgo Egnazia è dentro un sistema economico/politico affaristico, oggi legato mani e piedi al Governo Meloni.

Contro Forum G7 in Puglia.

La Puglia per un mondo di pace e giustizia. È questo lo slogan scelto dal Comitato promotore del Contro Forum G7 che ha organizzato per venerdì 14 giugno una conferenza stampa presso il municipio di Fasano con a seguire una manifestazione. 
Conferenza stampa venerdì 14 giugno a partire dalle ore 16.30 presso la Sala di Rappresentanza del municipio di Fasano. A seguire, concentramento alle ore 18 in Largo Martinelli.  la manifestazione che si concluderà in Parco delle Rimembranze/Via Collodi con i comizi conclusivi.
Comitato promotore del Contro Forum G7: ANPI, ARCI, CGIL, Comitato Io Accolgo Puglia, Libera, Forum del Terzo Settore, Greenaccord, Legambiente, Link, Missionari Comboniani, Movimento Nonviolento, Rete dei Comitati per la Pace di Puglia, Pax Christi, Peacelink, Radici Future, Rete degli Studenti Medi, Rete della Conoscenza, Unione degli Studenti, Unione degli Universitari, Un Ponte Per, S.Confin.Arti.
Clicca qui Laura Tussi.

Aquivion Solvay sottrae i soldi ai monitoraggi del sangue della popolazione.

L’imputato Andrea Diotto e il futuro imputato Stefano Colosio, rispettivamente ex e attuale direttore, con assidue iniziative sponsorizzano l’assoluzione penale della Solvay tramite il finanziamento di progetti e premi a università e scuole di Alessandria, coinvolgendo docenti e studenti (schiumando naturalmente i giornali di veline) nell’esibizione di una Solvay, ribattezzata Syensqo: “azienda leader a livello sia nazionale che internazionale nello sviluppo della mobilità sostenibile”. 

Come tale, i due direttori hanno invitato docenti e studenti nella fabbrica unica produttrice di Pfas in Italia, dalla quale i Pfas escono anche in aria, acque sotterranee e di acquedotto e in Bormida. A proposito dei quali, ma senza mai nominarli, hanno esibito “l’impianto e i laboratori Aquivion®, innovativa tecnologia di produzione di materiali polimerici per membrane in grado di integrarsi in una catena di produzione di idrogeno verde sostenibile, rinnovabile e senza emissioni di carbonio”.

Professori in prima fila.

Alla promotion gli studenti sono rimasti passivi, magari pensando alla chimera di future  assunzioni da un impianto senza prospettive occupazionali. Ma passivi sono rimasti anche i loro insegnanti: “prof. G. Laganà (ITIS ‘Volta’), prof.ssa M. C. Pasini (IIS ‘Sobrero’), prof.ssa B. T. Ferro (Liceo scientifico ‘Galilei’) , prof.ssa V. Fracasso (IIS ‘Balbo – Palli’)” indicati nella velina.  Eppure questi docenti dovrebbero possedere competenza sufficiente per esercitare il ruolo critico dovuto al rispetto della  scienza. Oppure basterebbe che compitassero il nostro comunicato stampa dell’anno scorso (clicca qui) con oggetto: I nostri allarmi in vista del ‘nuovo’ impianto ‘Aquivion’ a Spinetta Marengo: 9,5 milioni di euro investiti con fondi di Governo e Regione, sottratti ai monitoraggi del sangue della popolazione”.  

In estrema sintesi. Solvay ha sostituito il PFOA (che avvelenerà per altrettanti decenni) con Pfas cosiddetti “a catena corta”, ADV e C6O4, tossici e cancerogeni altrettanto se non di più, sversandoli naturalmente in aria e acque con l’autorizzazione AIA della Provincia (o senza: per il Bisfenolo): con questi Pfas tirerà avanti il più possibile.  Intanto, Solvay non molla ed ecco che oggi arriva il sostituto dei sostituti pfas: “a catena cortissima” il polimero fluorurato “Aquivion”, annunciato come innocuo, “emissione in atmosfera di semplice vapore acqueo”, come i predecessori d’altronde. “Al più tossiche se maneggiate inopportunamente”, le “Membrane Aquivion Pfsa” sono garantite come DOCG, anche se il brevetto è segreto, gelosamente custodito nella banca brevetti europea. Smaltimento tramite incenerimento? Come tutte le resine fluoropolimeriche. 

Ma il segreto di Pulcinella (membrane prodotte con uso di Tetrafluoruro di etilene, gas tossico e cancerogeno, e dei Pfas con la funzione di surfattante), foriero di ulteriore a aumento  della nocività nel territorio,  non ha preoccupato enti locali e sindacati che sono corsi a tagliare il nastro al “nuovo” impianto e a inaugurare monumenti.

Il tutto nell’ambito della strategia di Bruxelles, col nome di Syensqo, di cui rivelammo la bozza quattro anni fa (clicca qui), non senza evidenziare che “la strategia è da Solvay volutamente confusa. L’unica cosa palpabile sono i finanziamenti pubblici”. Il governo italiano, anziché tradurre in legge il DDL Crucioli per la messa al bando degli Pfas (clicca qui), anziché pretendere da Solvay -condannata in Cassazione per disastro ambientale!- i 100milioni di euro chiesti al processo dal ministero dell’Ambiente per la bonifica del territorio, anziché ripresentarsi come parte civile nel nuovo processo per omessa bonifica,  invece, lo Stato, compiacenti Regioni Piemonte e Lombardia, tramite il fondo “Fabbriche intelligenti” creato apposta dal ministero dello Sviluppo economico,  ha destinato milioni di euro alla multinazionale belga, per produrre Aquivion, poi che nel 2019, Solvay speciality polymers ha depositato al ministero la richiesta di finanziamenti  (inizialmente 22millioni di euro) per il suo nuovo piano industriale, (denominato “Progetto per sviluppo di materiale per celle a combustibile e batterie a flusso con realizzazione di impianto pilota”) sfruttando abilmente  l’enorme contenitore finanziario  “Green Deal” della Comunità Europea  a incentivare l’energia pulita, prodotta cioè da fonti rinnovabili, dunque dall’idrogeno verde.

E così la Regione Piemonte ha prelevato i soldi dal “Bilancio di previsione finanziario 2023-2025” destinandoli a Solvay invece che al piano di monitoraggio che dovrebbe -lo chiediamo da anni- cercare i Pfas nel sangue della popolazione alessandrina. E il sindaco taglia nastri, applaude entusiasta e inaugura sculture luminose (clicca qui).

Anche i docenti sono rimasti a bocca aperta. Eppure una delle prime pubblicazioni sul nuovo ovvero vecchio Aquivion risale addirittura al 2013 e porta la firma, tra gli altri, di Luca Merlo di Solvay, con sede a Bollate. A riguardo scrivemmo: “A Bollate il nuovo laboratorio ‘Dry Room’ per batterie al litio, nell’ambito di ricerca, sviluppo e commercializzazione di polimeri speciali utilizzati nella fabbricazione di batterie al litio, è in stretta sinergia operativa con lo stabilimento produttivo Solvay di Spinetta Marengo”. (Per inciso: i Pfas di Bollate (città metropolitana di Milano) l’Arpa e Greenpeace li ritrova sparsi in Lombardia).

Considerazione finale. Avevamo scritto: “Solvay strumentalizza gli studenti” ma, assai più grave, “Solvay strumentalizza i docenti”, partendo dal finanziamento e dall’asservimento dell’Università di Alessandria. 

Il voto contro la deregulation del mercato del lavoro.

Nella propaganda elettorale, la sinistra non ha dato l’adeguato risalto  alla presentazione del Disegno di Legge di iniziativa popolare della CGIL con  quattro referendum contro il famigerato Jobs Act, del primo ministro Matteo Renzi segretario PD, simbolo della stagione dell’austerità. Il decreto sul licenziamento rappresenta il cuore (nero) della riforma del 2015, perché con esso, grazie al superamento dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, si sono indeboliti i lavoratori assunti dopo l’entrata in vigore (7 marzo 2015), esponendoli al rischio della perdita del posto di lavoro e rendendoli più ricattabili e meno inclini a rivendicare i loro diritti. Indebolendo i lavoratori si è inteso indebolire anche il ruolo del sindacato in azienda: il che è ragione sufficiente per spiegare perché la Cgil ha scelto di chiamare i cittadini a esprimersi su questo quesito, tra i tanti possibili. I lavoratori delle piccole imprese (cioè con meno di 16 dipendenti) ai quali, come noto, l’art. 18 non si applica, beneficerebbero del secondo quesito referendario in materia di licenziamenti, finalizzato a modificare la storica legge del 1966 che fissa in sei mensilità il tetto massimo dell’indennizzo: un importo indecoroso, che il giudice potrà superare in caso di esito positivo del referendum.

I referendum  non risolverebbero  tutti i problemi che la lunga stagione della deregulation ha prodotto (a partire dal lavoro povero), ma costituirebbe il primo e necessario passo da fare se quella stagione si vuole realmente chiudere, abbandonando definitivamente la logica tossica dello scambio tra diritti (certi) e occupazione (incerta e sotto-tutelata) di cui il Jobs Act ha rappresentato la più coerente e convinta declinazione.

Speciale Pfas 2. Una legge per la messa al bando in Italia.

Manca una legge per la messa al bando dei Pfas in Italia. Benchè nella passata legislatura fosse stato presentato, con la nostra collaborazione, un Disegno di Legge dall’ex senatore Mattia Crucioli, che  detta Norme relative alla cessazione della produzione e dell’impiego delle sostanze poli e perfluoroalchiliche (PFAS)”.

Insomma li mette al bando in Italia. Vieta la lavorazione, l’uso, la commercializzazione, il trattamento e lo smaltimento, nel territorio nazionale, delle sostanze poli e perfluoroalchiliche (PFAS) e dei prodotti che le contengono, e detta norme per la loro dismissione dalla produzione e dal commercio, per la cessazione dell’importazione, dell’esportazione e dell’utilizzazione dei PFAS e dei prodotti che li contengono, per la realizzazione di misure di decontaminazione e di bonifica delle aree interessate dall’inquinamento da PFAS, per la ricerca finalizzata alla individuazione di materiali sostitutivi, alla riconversione produttiva e per il controllo sull’inquinamento da PFAS.

Insomma assume le istanze di tutti i Movimenti, Associazioni e Comitati, che da anni si battono per eliminare questi cancerogeni bioaccumulabili e persistenti, praticamente indistruttibili, dalle acque, dall’aria, dagli alimenti, insomma dal sangue dei lavoratori e dei cittadini altrimenti ammalati e uccisi.

Il Disegno di Legge giace sepolto dalla complicità della politica con la lobby industriale.

Speciale Pfas 10. Pfas a Tortona, roba da Chiodi.

“Tonnellate di Pfas C6O4 nel deposito clandestino di Solvay a Tortona”: avevamo titolato in un nostro servizio del 2020. Ma la  denuncia, ripresa anche da altri giornali, era stata sommersa dall’omertà delle amministrazioni alessandrine e regionali. Ora, dall’indagine di Greenpeace riemerge Tortona quale località con la presenza di consistenti concentrazioni di PFAS. Però nessuno ha finora messo in relazione le due notizie. Riavvolgiamo il nastro.

Aumentando la produzione di C6O4, Solvay per lo stoccaggio dei serbatoi affitta un magazzino esterno allo stabilimento di Spinetta Marengo, precisamente a Torre Garofoli nei capannoni della ditta Arcese Trasporti.  Solvay non ha alcuna autorizzazione per trasferire fuori dai cancelli, avanti e indietro, un prodotto intermedio, non destinato alle vendite, pericoloso anche nella fase di trasporto per le variazioni di temperatura. Anzi, Solvay non aveva ancora neppure l’AIA autorizzazione all’ampliamento della produzione stessa. Così come non aveva neppure l’autorizzazione a sperimentare il C604: come denunciammo in Procura nel 2009. In altre parole, è da venti anni che  Solvay  non viene fermata dalla Provincia.

Orbene, Provincia, Arpa, Vigili del fuoco sapranno, ora, dirci quante tonnellate di C6O4 sono state stoccate nel deposito? per quanto tempo? custodito da chi? in quali condizioni di sicurezza? se il deposito è estraneo ovvero l’inquinamento proviene direttamente dal sito di Spinetta Marengo? Magari a queste domande risponderà Federico Chiodi che si ripresenta candidato sindaco  nella coalizione di Forza Italia, Lega Salvini, Nuova Tortona, Fratelli d’Italia.

Speciale Pfas 17. L’interesse PFAS delle lobby è anche bellico.

Ben oltre pentole antiaderenti e giacche goretex. Ben oltre settori sanitario, siderurgico e metallurgico, packaging, automobilistico, elettronico e energia. La serrata attività di lobbying portata avanti a livello globale da Solvay e dagli altri colossi del settore chimico si esprime in particolare nel settore militare. I PFAS infatti, trovano largo impiego in molti settori industriali strategici, tra i quali spicca quello militare e duale (dual use: civile e militare), che in tempi di guerra come questi ne garantiscono uno status di relativa “immunità”, anche quando è di dominio pubblico che  la produzione di queste sostanze cancerogene “forever chemicals” va a discapito della salute pubblica e dell’ambiente.

Gli usi critici dei PFAS sono identificati in quasi tutte le principali categorie di sistemi d’arma, compresi ma non limitati a velivoli ad ala fissa (addestratori, caccia, bombardieri, trasporti, rifornitori di carburante, supporto a terra, senza equipaggio e apparecchiature di supporto associate); velivoli ad ala rotante (da attacco, trasporto, trasporto pesante, ricerca e salvataggio e attrezzature di supporto associate); navi di superficie (combattimento, cacciatorpediniere, portaerei, cutter, mezzi da sbarco); sottomarini; missili (aria-aria, terra-aria, aria-terra, balistica); sistemi di siluri; sistemi radar; e carri armati, veicoli d’assalto e di trasporto per la fanteria.

Il Pentagono è il principale alleato delle lobby industriali“I PFAS sono fondamentali per raggiungere e centrare gli obiettivi del Dipartimento della Difesa e per molti settori nazionali […]. Collettivamente, azioni normative internazionali e statunitensi per gestire gli impatti ambientali dei PFAS, identificarli ed eliminarli dal mercato, e i successivi cambiamenti del mercato, pongono rischi per le operazioni del DoD Departement of Defence e la catena di fornitura della base industriale della difesa. Inoltre, gli impatti sulla catena di approvvigionamento globale dei PFAS presenteranno rischi per il programma di vendite militari estere del Dipartimento della Difesa e per l’Interoperabilità del North Atlantic Treaty Organization (NATO)”.

Dunque l’industria bellica americana afferma il ruolo di alcuni di questi composti PFAS insostituibile, o difficilmente sostituibile, per cui “occorrerà un decennio o più per trovare validi sostituti”. D’altronde gli USA  sono il Paese che spende più di ogni altro in armamenti (nel 2022 la spesa militare degli USA è stata di 877 miliardi di dollari, il 39% della spesa militare globale) e che vanta nel proprio territorio 51 tra le 100 maggiori industrie belliche del mondo (nel 2022 il fatturato delle 100 maggiori industrie belliche del mondo è stato di 597 miliardi di dollari). Di conseguenza, per fronteggiare le restrizioni normative sui PFAS, le lobby industriali degli States si sono riunite, nel 2022, sotto la sigla “Sustainable PFAS Action” (SPAN).

Anche in Europa l’attività di lobbying attorno ai fluoro-composti si fa sempre più martellante, specie dopo l’iniziativa – presa da Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia, nel febbraio del 2023 – per introdurre una restrizione universale sui PFAS a livello dell’Unione Europea, per vietarne la produzione, la vendita e l’utilizzo. Infatti, la European Chemical Industry Council (CEFIC, la lobby delle industrie chimiche europee), ha istituito “FluoroProducts &PFAS for Europe ” (FPPFE), riunendo alcuni dei maggiori produttori e consumatori di PFAS, tra cui figurano  AGC, ARKEMA, BASF, Bayer, Chemours, Daikin, DU Pont, ExxonMobil, GFL, Merck, Gore, e naturalmente Solvay Syensqo.  

Per avere una dimensione del business,  si consideri che   l’industria PFAS può contare su 72 singoli lobbisti attivi a Bruxelles, con una spesa annuale compresa tra 18,6 e 21,1 milioni di euro e 59 pass al Parlamento Europeo.

Non finisce qui la vita dell’avversario del Cremlino numero uno.

In Russia i dissidenti del Cremlino muoiono per una passeggiata. E così è morto l’uomo che voleva cambiare la Russia di Putin, l’oppositore numero uno del Cremlino, Aleksey Navalny. “Il detenuto A.A. Navalny si è sentito male dopo una passeggiata” e ha “perso quasi immediatamente conoscenza” si legge nel comunicato del Fsin, servizio penale penitenziario russo, poi diffuso dalle agenzie di Stato russe. Relegato nel silenzio più remoto, lontanissimo dalle piazze della Federazione che era riuscito a riempire con le sue proteste, Navalny era chiuso nella colonia artica Ik-3 a Kharp. Arrivata la squadra medica della prigione, anche l’ambulanza, assicurano le autorità che ora hanno chiesto l’intervento del Comitato investigativo russo.

L’ultimo video Navalny l’ha registrato dietro le sbarre, perfettamente sano, perfettamente sorridente il 14 febbraio. Nell’ultimo messaggio combatteva con l’ironia la crudeltà inflitta dal giudice. Di verdetti delle Corti russe, che ambivano a fermarlo in ogni modo, ne aveva una collezione. Dopo l’ultima sentenza che lo condannava a scontare 19 anni di carcere, è stato esiliato nell’Artico, dove è stato in regime d’isolamento punitivo per 27 volte: in una cella siderale, a patire la fame, in pochi metri di cemento umido. Arrestato talmente tante volte che in pochi sanno precisamente quante dal dicembre 2011, fino alla prima condanna nel 2013, Navalny era sopravvissuto perfino all’avvelenamento con novichok.

Greenpeace ridicolizza il finto biomonitoraggio di Alessandria.

L’intensificazione della campagna nazionale di Greenpeace per la messa al bando dei Pfas, da noi iniziata vent’anni fa, inchioda inesorabile le responsabilità delle amministrazioni piemontesi a cominciare dalla Regione. Per decenni hanno chiuso occhi-bocca-orecchi sulla Solvay, sul polo chimico di Spinetta Marengo, su Pfas e altri 20 inquinanti tossici cancerogeni in suolo-aria-acqua, sulle indagini ambientali Arpa, sulle almeno nove indagini epidemiologiche (l’ultima, del 2019), sull’indagine Pfas dell’Università di Liegi, sulle ispezioni ONU e del Parlamento, sui miei 20 esposti, sul processo penale fino alla Cassazionesul processo Miteni in Veneto, sul disegno di legge parlamentare, sull’allarme Pfas in tanti Stati e altre Regioni italianesulla sterminata letteratura scientifica, sull’espandersi della divulgazione giornalistica alla quale abbiamo dato un incessante contributo. 

Da venti anni la Regione Piemonte, subalterna con i sindaci alla multinazionale belga, si oppone alla nostra richiesta di monitoraggio ematico di massa della popolazione alessandrina, onde evitare l’esibizione di un gigantesco delitto sanitario: la prova regina, “la pistola fumante” che costringerebbe Solvay a quella fermata delle produzioni incriminate che spettava al sindaco quale massima autorità sanitaria locale. Oggi, ha avviato, obtorto collo, un mini monitoraggio del sangue ridicolizzato dalla spettacolare iniziativa di Greenpeace: un campione di studio diluito in un anno o due, limitato ad un centinaio di persone le più lontane possibile dall’epicentro urbano inquinato, sparse nelle campagne a decine di chilometri di distanza.

Insomma, il cosiddetto biomonitoraggio regionale altro non è che un goffo  lento espediente teso a non dimostrare nulla: magari addirittura escludendo C6O4 e ADV tra i Pfas, cioè un “rallenty” utile alla giunta regionale per bypassare la scadenza elettorale ma soprattutto che serve strategicamente alla Solvay  per prendere tempo per tirare a campare … e far tirare le cuoia alla gente. Nella strategia a medio termine di Solvay, apprendiamo alla viva voce di Marco Apostolo, Country Manager di Solvay-Syensqo in Italia, infatti, ci stanno una simulata fuoriuscita dai Pfas e alcuni snodi di carattere giuridico. Uno è il nuovo processo penale in coda alla sentenza di Cassazione, che prende avvio dal GUP il 4 marzo prossimo. L’altro è la partenza di cause civili e azioni collettive, anche inibitorie, con l’assistenza di un pool di legali di Alessandria e Torino.

I parlamentari italiani hanno paura di sottoporsi ai test ematici per i Pfas.

Non è limitato alle aree altamente inquinate, bensì tutti i cittadini europei sono esposti a un inquinamento chimico e di salute pubblica allarmante: i PFAS sono una minaccia invisibile che si infiltra nel cibo che mangiamo, nell’acqua che beviamo e persino nelle nostre case attraverso i prodotti di uso quotidiano. Tant’è che nell’ambito della campagna Toxic Free Future (TFF), guidata dall’EEB European Environmental Bureau e con la partecipazione di 9 organizzazioni no-profit nazionali, 16 politici di Repubblica Ceca, Spagna e Belgio sono stati sottoposti al test del livello ematico di PFAS e sono risultati positivi (tra 3,24 e 24,66 µg/L), evidenziando ulteriormente la natura diffusa di questo problema urgente ormai documentato da scandali in tutta l’Ue: Piemonte, Veneto, Francia, Fiandre, Vallonia, Belgio eccetera, dove le Vittime hanno avviato battaglie legali risarcitorie. Iniziative simili di analisi del sangue sono in corso in Germania, Paesi Bassi, Francia e Grecia. I parlamentari italiani, invece, hanno paura di sottoporsi ai test ematici.

Cinque Stati membri hanno  proposto il  divieto dei PFAS nel gennaio 2023, ma settori industriali, guidati da Solvay, stanno esercitando pressioni aggressive sui governi, in particolare su quello italiano dove giace il  disegno di legge (Crucioli) per il bando. 

EEB (al quale aderisce anche Legambiente) e Wemove, hanno lanciato una petizione per chiedere ai politici una “Europa libera dalle sostanze tossiche adesso!” e garantire la messa al bando rapida,  riformando l’obsoleta legge Ue sul controllo delle sostanze chimiche, REACH (Regolamento per la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche). La petizione ha raggiunto più di 57.000 firme in meno di una settimana.

La Presidenza belga del Consiglio dell’Ue ha dato priorità all’inquinamento chimico e ai PFAS nella sua agenda politica e il primo febbraio ospiterà ad Anversa la conferenza “Tackling PFAS Pollution“.

Parlamento e Comuni tradiscono il referendum per l’acqua pubblica.

Alla fine del 2023 sono scaduti molti affidamenti diretti della gestione (in house providing) del Servizio Idrico Integrato: la privatizzazione incombe. Tranne poche eccezioni, come ad esempio l’eccellenza di Acqua Bene Comune Napoli, nel resto del Paese manca ancora quel gestore pubblico che consenta il rinnovo diretto – fuori dalla concorrenza di mercato – dell’affidamento della gestione dell’acqua. E’ la logica conseguenza del tradimento della volontà popolare chiaramente espressa nel Referendum del 2011: fuori l’acqua dal mercato e dal profitto! Grandi responsabilità pesano sul Parlamento complice l’inerzia di molti sindaci e consigli comunali che per legge hanno il dovere di governare il Servizio Idrico Integrato. Clicca qui l’appello per la gestione dell’acqua bene comune.

La strage silenziosa dell’amianto e dei Pfas.

Se giova, ripetiamolo ancora una volta: per i Pfas si ripete la strage silenziosa che conosciamo per l’amianto (a tacere il DDT): millesimi dell’onnipresente  fibra per decenni hanno subdolamente avvelenato centinaia di  migliaia di bambini e adulti nel mondo e decine di migliaia in Italia  senza allarmare episodi acuti eclatanti, finchè la lenta somma dei decessi per mesotelioma (tumore incurabile ancora oggi) ha fatto scoppiare la bolla epidemiologica. Troppo tardi: messo al bando 30 anni fa in Italia (anticipando di 13 anni l’Europa), il picco di decessi per amianto, or ora appena raggiunto, decrescerà nei prossimi 20 anni in quanto prima che si manifesti passano anche 40-50 anni. Questo periodo di latenza, per i Pfas non è ancora ben calcolato, considerando che essi sono in auge sempre più da oltre 50 anni e che il Pfoa è stato messo al bando solo di recente,  mentre i suoi fratelli e figli resistono ancora.

Si consideri che gli effetti legati all’azione cancerogena dell’amianto sono rappresentati dal mesotelioma delle sierose, soprattutto pleurico, ma anche peritoneale, del pericardio e della tunica vaginale del testicolo e dal tumore polmonare, tumore della laringe e dell’ovaio. E che la gamma delle patologie per i Pfas è il più vario: interferenti/perturbatori endocrini che gli studi hanno associato a problemi dello sviluppo, ipertensione gestazionale, nascita di bimbi sottopeso, diabete, colesterolo alto, riduzione della risposta immunitaria, tumori eccetera. L’analisi complessiva di tutti gli studi condotti sul tema è stata realizzata dai ricercatori dell’Università di Bologna e dell’Università di Padova che hanno comparato i diversi lavori, pubblicando i risultati in un’analisi comparativa trascrizionale sulla rivista Toxics, con il titolo “Cross-Species Transcriptomics Analysis Highlights Conserved Molecular Responses to Per- and Polyfluoroalkyl Substances”. Questo studio del Dipartimento di farmacia e biotecnologie dell’Università di Bologna e del Dipartimento di scienze cardiache, toraciche, vascolari e sanità pubblica dell’Università di Padova, è la più ampia analisi della risposta trascrizionale ai PFAS mai realizzata.

Ebbene, negli anni ’80, sull’altare della difesa dell’occupazione, ci criminalizzarono perché chiedevamo di chiudere l’Eternit di Casale Monferrato per la messa al bando dell’amianto. Oggi tentano di ripetere  la storia  per le produzioni della Solvay di Spinetta Marengo e per il sostegno di una legge di bando dei Pfas in Italia (ex DDL Crucioli). Prima che sia troppo tardi, come per l’amianto, oggi come ieri non tutti per i Pfas ci ascoltano nell’opinione pubblica, oggi come ieri  le istituzioni sono complici degli interessi degli industriali che occultano rischi e danni. Esempio eclatante il Piemonte.

Il biomonitoraggio di massa, la pistola fumante che Solvay & soci devono disarmare.

Se giova, ripetiamolo ancora una volta. Non lo fanno il monitoraggio del sangue di TUTTA la popolazione alessandrina assediata dal polo chimico di Spinetta Marengo, perché sarebbe la “pistola fumante” che inchioderebbe Solvay: costringendola a fermare all’istante le produzioni inquinanti. Diventerebbe prova regina, prova certa e conclusiva del crimine sanitario. Lo diventerebbe addirittura per i più testardi negazionisti che hanno respinto l’evidenza di ben otto indagini epidemiologiche precedenti (in particolare 2017 e 2019), a tacere di tutte le indagini ambientali dell’Arpa.

Perciò, evitare questa smoking gun il più a lungo possibile è il compito, di occultamento sistematico dei dati ecosanitari in Piemonte, che la multinazionale belga ha affidato a Comune di Alessandria e Regione, e da essi svolto per lustri in una infinita taranta, con il sindaco a rimbalzare la palla delle responsabilità al governatore, e questi buttandola perfino in tribuna, ad un Comitato Etico… fantomatico organismo che autorizza sperimentazioni farmacologiche e cliniche, come il suicidio assistito.

All’osceno girotondo ancora si presta il sindaco che avrebbe il dovere civico e giuridico, in quanto  massima autorità sanitaria locale, di applicare il principio di precauzione e fermare le produzioni. Ma l’opinione pubblica incalza, noi li sputtaniamo urbi et orbi, i versi de Le Iene echeggiano. Chiediamo le analisi del sangue ai lavoratori e ai cittadini, a tutti, a tutti quanti sottoposti ai veleni suolo-acqua-aria di Solvay. La quale non le vuole, perché sa già che  i referti ematologici dei lavoratori custoditi nei suoi cassetti superano ogni limite tollerabile. Perché sa già che le relazioni cliniche dei cittadini, secondo il  nostro screening tramite Università di Liegi, superano ogni soglia di allarme: presenza in percentuale 5 volte superiore al circondario. Perché avverte i suoi complici dell’effetto psicologico di un biomonitoraggio di massa: “Ils sont a la recherche d’un pistolet fumant” afferma  Ilham Kadri dal quartier generale di  Bruxelles.   

Che fare per sopire l’opinione pubblica e prendere quel tempo ulteriore che serve alla strategia aziendale? Se giova, ripetiamolo ancora una volta. Meglio di una ridicola Consulta comunale ambientalista, la soluzione tattica sarà usare la modesta somma stanziata, in stagione elettorale, dalla Regione alla Asl per diluire nel tempo e circoscrivere le analisi del sangue ai soli Pfas e ad una ristretta minoranza di persone selezionata il più lontano possibile da quel centro urbano inglobato nel criminale rischio chimico dello stabilimento.

Il biomonitoraggio di massa ridotto a 100 persone. Garantito da Pira

Così, che fa la Regione Piemonte? Sarà effettuato un prelievo di sangue (si spera anche delle urine) a circa un centinaio le persone:  scelte con limitato criterio scientifico, e necessariamente escludendo gli altri Comuni della provincia, seguìto dalla somministrazione di uno specifico questionario, “per acquisire maggiori conoscenze sugli effettivi livelli di esposizione della popolazione ai Pfas così da migliorare le procedure di prevenzione”. Le quali, in questi decenni, erano consistite in uno studio, peraltro allarmante, per la valutazione del rischio sugli alimenti di origine animale e vegetale. Sì, perché la Regione… ha ancora qualche sospetto: non sono bastati, nei decenni trascorsi, otto studi epidemiologici che hanno messo in evidenza che nella Fraschetta ci si ammala e si muore di più: un crescendo di patologie agli organi epato-biliari, insufficienze renali, tumore al rene ecc. in alcuni casi superiori fino al 50% alla popolazione non esposta. Patologie particolarmente crudeli quando colpiscono la fascia di età 0-16 anni: malattie neurologiche con eccedenze del 86% rispetto ai coetanei alessandrini. Non sospetta la Regione che è forse perché lì c’è un polo chimico classificato ad alto rischio che immette in aria-acqua-suolo sostanze classificate tossiche e cancerogene proprio per quel tipo di patologie?

Non lo sospetta: ne ha la certezza, perciò il biomonitoraggio è micro e da coprire con massima riservatezza: “Gli esiti dei 100 prelievi  saranno disponibili tra fine febbraio e inizio marzo e l’ASL provvederà a comunicarli ai partecipanti che potranno condividerli con il proprio Medico di medicina generale, per valutare sulla base dei valori riscontrati, e secondo quanto previsto dal protocollo di studio, l’eventuale necessità di approfondimenti diagnostici e presa in carico sanitaria”. E le altre decine di migliaia di lavoratori e cittadini? Si vedrà e si farà. Più tardi si vedrà più tardi si farà. Meglio dopo le elezioni regionali di giugno. Ci sarà una seconda, terza fase e quante altre sarà necessario. Cominciamo a valutare questi 100, che già ci vuole tempo, perché bisogna essere molto scientifici. Eh già, bisogna essere molto scientifici, molto scrupolosi, ad evitare conclusioni affrettate a scapito dell’azienda … pardon… che mettano in allarme la tranquilla popolazione. Dunque, “le analisi dei campioni di sangue saranno effettuate dal Laboratorio di Tossicologia e Epidemiologia Industriale, Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche, della Città della Salute di Torino, al CTO”

E a chi affideremmo, fase dopo fase s’intende, tempo al tempo, la valutazione dei dati? Al professor Enrico Pira, Responsabile Medicina del Lavoro del Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatrica dell’Università di Torino? Una garanzia, quale affermatissimo consulente in difesa dei maggiori gruppi industriali inquinanti: clicca qui. Ebbene, Pira ha già anticipato nel 2021 le sue valutazioni sulle indagini epidemiologiche, e ovviamente sull’attendibilità dell’odierno micro biomonitoraggio  ancor che diventi, in un futuro lontano, un biomonitoraggio di massa. Pira è infatti la firma punta di diamante dell’opuscolo patinato distribuito a tappeto a dipendenti e residenti, e che rappresenta la futura linea difensiva di Solvay al processo.

La linea difensiva di Solvay al processo.

Per Solvay il minibiomonitoraggio è prendere tempo utile in funzione di un iter processuale che si trascinerà per un decennio fino alla Cassazione, iniziando dallo scoglio in Corte di assise di Alessandria. Anche se esso, nel blando (colposo e non doloso) capo di imputazione della procura, non comprenderebbe il risarcimento dei danni sanitari alle Vittime: evidentemente hanno fatto breccia le argomentazioni contenute nell’opuscolo patinato da Solvay distribuito  a tappeto  a dipendenti e residenti, in cui  afferma: “Facciamo chiarezza su salute e ambiente: Solvay non è responsabile delle morti di Spinetta Marengo” (clicca qui).

Questo opuscolo disegna la linea difensiva di Solvay in tribunale. Da un lato smentisce che acido cloridrico, acido fluoridrico, tetrafuoroetilene, perfluoroisobutene, pfas, ecc. che fuoriescono dalle ciminiere, ovvero tramite fughe di gas dagli impianti stessi, ammalino sangue e polmoni di bambini e adulti in quanto tali concentrazioni tossico oncogene sarebbero sotto i livelli di tolleranza: “sotto le soglie di non effetto”, praticamente innocueDall’altro, concentra l’attenzione sulla punta dell’iceberg dell’avvelenamento, i PFAS, di cui  garantisce l’innocuità in acqua e atmosfera: come ha sempre sostenuto per il Pfoa (alla facciaccia della inappellabile sentenza dello IARC) e come ribadisce per il suo sostituto cC6O4.   

Ma, pur sbandierando, come fa nell’opuscolo patinato di verde, che “Non è vero che a Spinetta si muore di più” e che Non è dimostrato il rapporto causa-effetto”, e pur esibendo che metterà in campo fior fiore di consulenti imbonitori del calibro del solito professor Enrico Pira, Solvay sarebbe assai disturbata dal dover disarmare la “pistola fumante”. A maggior ragione quando noi avviamo la class action: le cause civili  di massa per risarcire le Vittime per malattie e morti. Dunque  il minibiomonitoraggio le è il male minore.

Il procuratore generale di cassazione: toccate questa gente nel portafoglio!

Alla  class action indirizza il procuratore generale della Suprema Corte di Cassazione. Davanti alla IV sezione penale, il 12 dicembre 2019 Ferdinando Lignola nei quaranta minuti della sua requisitoria ha parole durissime per i dirigenti Ausimont e Solvay avvicendatisi nella gestione del polo chimico di Spinetta Marengo: Chiedo il rigetto di tutti i ricorsi degli imputati. Chiedo ai giudici di pronunciare una decisione con la D maiuscola nei confronti di chi ha tenuto condotte sicuramente offensive dell’incolumità pubblica. Stigmatizzo il loro atteggiamento dello scaricabarile. Infatti, la linea difensiva che viene qui proposta è sostanzialmente questa: ‘Dato che qualcuno ha inquinato prima di noi, continuiamo a inquinare anche noi’. Ma è una follia!  «Mi auguro che seguano centinaia, migliaia di cause civili per toccare questa gente nel portafoglio”.

Per le Vittime: meglio le cause civili piuttosto che quelle penali.  Infatti i processi di merito (Alessandria e Torino), avviati dall’emergenza falde cancerogene del 2008, avevano già sgonfiato questo mini ricorso in Cassazione. Infatti,  erano già stati assolti gli amministratori delegati (Carlo Cogliati, Bernard Delaguiche, Pierre Jacques Joris) e condannati a un anno e otto mesi (con la sospensione condizionale e la non menzione della pena ottenute quali attenuanti generiche in Appello, ma impugnate dalla procuratrice) due dirigenti del settore Ambiente e Sicurezza delle due società (Giorgio Carimati e Giorgio Canti) e un direttore (Luigi Guarracino); prescrizione per un  manager (Francesco Boncoraglio) e assoluzione per difetto di dolo per un altro dirigente (Giulio Tommasi).

“Pene peraltro lievi e risibili” le definisce disgustato il procuratore generale Il disastro ambientale avvenuto nel polo chimico di Spinetta è un fatto grave che fa venire i brividi. E’ gravissimo il ruolo attivo degli imputati: erano le persone che, con provata esperienza e competenza scientifica, erano deputate alla gestione del rischio, perfettamente in grado di capire il grado di pericolo. Hanno procurato un disastro, un evento distruttivo di proporzioni straordinarie atto a produrre effetti gravi: un reato a consumazione prolungata, caratterizzato dalla ripetizione di singole condotte lesive”. Era, cioè, dolo, come ho sostenuto fino allo spasimo.

Duro l’affondo del pg Lignola: “Inaccettabile la tesi secondo cui ‘dato che qualcuno ha già inquinato prima, continuiamo a inquinare anche noi’: questa è pura follia! Questa gente rivendica il diritto a inquinare perché qualcuno l’ha già fatto prima”. Sarà la tesi che ascolteremo da Solvay al 2° processo.

N.B. Nella prossima puntata entreremo nel merito del capo di accusa formulato dalla Procura di Alessandria, e dell’opposizione degli avvocati di Solvay.

La COP28 è come se.

La COP28 è come se Dracula fosse il testimonial di una campagna per la donazione del sangue. Come se il famoso discorso sulla pace dell’altrettanto celebre film “Il grande dittatore” lo facesse Hitler in persona e non Chaplin travestito. È come se il redivivo capitano del Titanic fosse messo a capo della Protezione civile. Ecco cos’è davvero la Cop 28. (continua

Piattaforma sanità pubblica Fronte comune ligure.

Conferenza stampa di presentazione della PIATTAFORMA PER LA DIFESA DEL SERVIZIO SANITARIO REGIONALE PUBBLICO a cura delle Associazioni, Movimenti, Reti, Organizzazioni promotrici del “Fronte comune ligure. Insieme per la sanità pubblica”. Clicca qui Principi di fondo, i Presupposti indispensabili, le Proposte e le Rivendicazioni.

PFAS emergenza sanitaria mondiale: perché non ligure?

La Regione Liguria sottovaluta colpevolmente i costi umani (morti e malattie) e i conseguenti costi economici (cure mediche) derivanti dall’emergenza ambientale e sanitaria provocata dai tossici e cancerogeni PFAS.

Perciò al Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti chiediamo

Che, nell’immediato, disponga che l’Asl si attrezzi per effettuare a ciascun cittadino le analisi del sangue atte ad accertare e determinare la presenza di composti perfluorurati PFAS.

Che, in tempi brevi, programmi le indagini sanitarie collettive per dette analisi tramite campionamenti di sangue a beneficio della popolazione tutta, individuando progressivamente le fasce più a rischio (esempio lavoratori e gestanti) e i sottogruppi statistici dell’indagine epidemiologica (esempio età).

Che, contemporaneamente, predisponga affinchè Arpal esegua indagini ambientali con monitoraggi periodici tramite campionamenti delle acque di superficie e di falda, compreso acquedotti e impianti di depurazione, atte a determinare la presenza di dette sostanze perfluorurate.

Che, contemporaneamente, individui con le organizzazioni sindacali i settori produttivi per l’estensione delle indagini ambientali anche alle emissioni atmosferiche.

Le motivazioni di queste allarmate e urgenti rivendicazioni ambientali e sanitarie in merito ai PFAS sono state compiutamente esposte ai giornalisti nella Conferenza stampa. Clicca qui

Governo di scafisti.

La “garanzia finanziaria” di quasi 5 mila euro, prevista per i richiedenti asilo nel decreto a firma del ministro dell’Interno Piantedosi di concerto con i ministri Nordio (Giustizia) e Giorgetti (Economia), come alternativa al trattenimento in un Cpr (Centro di permanenza per il rimpatrio) in attesa delle pratiche per il diritto d’asilo,  è una richiesta simile, e anche peggiore, a quella che pretendono gli scafisti in Libia, Tunisia per far partire i migranti. Non solo per l’entità della somma, da dare per altro in un’unica soluzione, ma anche per l’ignobile  ricatto: ‘se non li dai vai a finire nei Cpr, e per quello che ne consegue: essere rinchiuso per un anno e mezzo, almeno, nei lager dei Cpr, dove la pratica delle torture c’è eccome: violenze verso chi si ribella, divieti di comunicare con l’esterno, trattamenti disumani in fatto di sanità, alimentazione, condizioni di detenzione. Meloni, all’Onu – per quanto ha potuto e voluto partecipare, tra banchetti e intrattenimento con la figlia – ha fatto la morale sulla non attenzione degli altri paesi alla lotta contro i trafficanti, alla condizione disumana dei “migranti”, ecc.; poi torna in Italia e si sostituisce ai trafficanti, pretendendo il pizzo con i guanti bianchi  della “legalità” di un decreto, ma in aperta violazione della Costituzione. E’ il governo che si fa usuraio, che vuole fare cassa anche sulla pelle dei migranti. Clicca qui.

Ecologia politica: il salario minimo.

Piero Fassino piange miseria  ma sulla base del suo criterio di stipendio parlamentare, l’Italia era  al primo posto in Europa già nell’inchiesta del 2016 con i 10.435 lordi mensili di indennità di base ai suoi deputati. A questa base si aggiunge la “diaria”, il rimborso delle spese di soggiorno a Roma che è fissata in 3.503,11 euro se si partecipa almeno al 30 per cento delle votazioni effettuate nell’arco della giornata. Poi c’è  “rimborso delle spese per l’esercizio del mandato”, 3.690 euro al mese, che può essere speso per stipendiare i collaboratori oppure trattenuto. C’è poi anche il rimborso per le spese di trasporto e di viaggio che ammonta a 1.107 o 1.331 euro al mese a seconda che la distanza da Roma. Oltre alla gratuità di tutti gli spostamenti in treno, aereo e autostrade. E poi, ciliegina sulla torta, un rimborso di 1.200 euro annui per le spese telefoniche, 100 euro al mese. Sommando il tutto viene fuori un compenso complessivo mensile, lordo, per i deputati pari a 19.059,11 o 18.835,11 euro.

Chi vuole può esercitarsi a calcolare il rapporto tra questo stipendio e il salario minimo di 9 euro all’ora lordi.

Ipocrisia climatica.

A Cesena, al convegno di Energia Popolare, la «non-corrente» (sic) bonacciniana del Partito Democratico, mentre con l’aria condizionata  i notabili di Bonaccini – tutti con curriculum ominosi: alfieri della cementificazione, difensori di un’economia ecocida, favorevoli ai rigassificatori e quant’altro – se la cantavano e se l’applaudivano, nel mondo si batteva ogni record di temperatura e aumentava la frequenza di fenomeni estremi e disastri, in particolare proprio in Emilia Romagna. A quei politici, Wu Ming (clicca qui) prefigura scenari che essi non osano o non sono in grado di immaginare o medierebbero al ribasso. Cioè:

 La costa adriatica va decementificata e depavimentata il più possibile, per ripristinare gli ecosistemi precedenti all’urbanizzazione – dune e foresta litoranea – e, in alcuni casi, alle bonifiche. I posti di lavoro – sovente lavoro precario, supersfruttato, sottopagato – nel turismo di massa sarebbero sostituiti da nuovi e meno frustranti impieghi, quelli generati da una grande riprogettazione ecologica del territorio e da un grande recupero, seguito da una cura perenne, degli ecosistemi. Tutto questo costituirebbe una barriera reale e sensata all’erosione costiera e alla catastrofe ambientale nell’entroterra. Non solo: potrebbe attrarre una nuova curiosità ecologica ed estetica.

È chiaro che simili suggestioni vanno contro l’interesse immediato di troppe lobby e potentati economici, contro abitudini diffuse e consolidate, contro la spinta inerziale dell’esistente. Per questo non verranno mai raccolte dall’attuale classe dirigente – locale, regionale, nazionale o europea che sia. Classe dirigente di cui sarebbe d’uopo, e urgente, sbarazzarsi.

Autonomia differenziata: progetto di smembramento dell’Italia.

Quattro dimissioni eccellenti (Amato, Bassanini, Gallo, Paino) scuotono il Clep (Comitato per i livelli essenziali delle prestazioni) che il Ministro Calderoli aveva concepito come una minicostituente per fornire una patina di legittimità costituzionale al percorso dell’Autonomia differenziata, destinato a sboccare in una destrutturazione dell’Italia come Nazione. Clicca qui.

Gli italiani dovrebbero cominciare a fischiarvi e cacciarvi dai funerali.

Chi sono i vandali? Sono i ragazzi di “Nuova Generazione”   che fanno “sprecare litri di acqua” per ripulire i monumenti dalla vernice lavabile, e rischiano la galera? Oppure  sono i signori del cemento che provocano disastri come l’alluvione in Romagna, e i loro politici… che “rischiano” di essere nominati commissario straordinario (Bonaccini) del disastro da loro combinato?  

 

Mentre alcuni giovani, definiti «ecovandali» dai massmedia nostrani, rischiano la galera, altri, rispettati personaggi, costruttori, immobiliaristi con la complicità di amministratori comunali e politici, invocano grandi opere, la ripresa della crescita e la “necessità” di continuare a cospargere di cemento il nostro Paese. Chi sono i veri vandali, i veri barbari? I giovani che rischiano anni di galera per cercare di attirare l’attenzione delle istituzioni e della politica sui problemi prodotti dal cambiamento climatico o i costruttori avidi al seguito di politici che invocano la ripresa dell’edilizia (non certo quella popolare), la costruzione del Ponte sullo Stretto, la trivellazione del suolo e del mare alla ricerca di gas e petrolio? Clicca qui.

Dio patria famiglia.

Ministro Giorgetti: “Nel 2042 rischiamo di perdere il 18% del Pil con gli attuali tassi di fecondità”.

Ministro Lollobrigida“…Ma qui stiamo parlando di denatalità per tutelare la nostra cultura e la nostra lingua, non la razza. Siamo qui per capire se il nostro raggruppamento linguistico e culturale possa sopravvivere… Credo che sia evidente a tutti che non esiste una razza italiana. È un falso problema immaginare un concetto di questa natura. Esiste però una cultura, un’etnia italiana, quella che la Treccani definisce raggruppamento linguistico culturale, che immagino che in questo convegno si tenda a tutelare…

Ministro Roccella: Alla natalità abbiamo dedicato il nome di un ministero e soprattutto, fin dal primo giorno, interventi concreti, risorse importanti e una visione strategica. Ricordando che il fattore economico è importante, ma lo è altrettanto quello culturale…“.  “Le etnie esistono, noi orgogliosi di essere italiani”.” Il numero dei figli è un parametro fondamentale che abbiamo introdotto in ogni ambito

Ministro Salvini:” Nel decreto lavoro i premi per chi ha figli abbiamo previsto che siano detassati… Abbiamo fatto una scelta politica come è una scelta quella fatta in Ungheria di detassare le donne che hanno quattro figli“.

Premier Meloni :“Vogliamo che non sia più scandaloso dire che siamo tutti nati da un uomo e una donna, che non sia un tabù dire che la natalità non è in vendita, che l’utero non si affitta e i figli non sono prodotti da banco che puoi scegliere e poi magari restituire… per questa iniziativa bella e coinvolgente che sta diventando tradizione, grazie oltre le parole di rito: viviamo in un’epoca nella quale parlare di natalità, maternità, famiglia è sempre più difficile sembra un atto rivoluzionario… bisogna avere coraggio per sostenere cose fondamentali per la nostra società…

“La Commune de Paris 1871”.

La Comune fu una forma politica assolutamente inedita, adatta ad essere l’involucro dell’emancipazione sociale. Diede vita a un governo costituito essenzialmente da lavoratori, basato sui principi della eleggibilità, revocabilità e responsabilità davanti al popolo di tutti i suoi organi politici, giudiziari e amministrativi: tutti retribuiti con salari operai. La Comune non era un corpo parlamentare, ma un corpo di lavoro esecutivo e legislativo al tempo stesso. Stabilì l’espropriazione delle grandi proprietà capitalistiche, sostituì l’esercito permanente con il popolo in armi. Decretò la separazione della Chiesa dallo stato e la creazione della scuola laica. Stabilì la libertà più completa di parlare, di scrivere, di riunirsi, di associarsi. La Comune dichiarò che la sua bandiera è quella della Repubblica Universale e quindi fece degli stranieri dei cittadini alla pari. Stabilì la partecipazione delle donne nei club e nelle sezioni dell’internazionale, di cui spesso presiedono le sedute. La parità dei salari uomini – donne, la scolarizzazione femminile, la creazione di asili nido, la parificazione tra figli naturali e figli legittimi, l’uguaglianza dei diritti dentro e fuori dal matrimonio. Stabilì anche delle misure per cui la cultura non doveva essere una merce per l’élite, ma a disposizione di tutti.  Promosse norme per i servizi pubblici funzionali come l’assistenza sanitaria pubblica e gratuita.

Clicca qui l’iniziativa a Genova del Centro di Documentazione “LOGOS”. La Mostra originale “La Commune de Paris 1871”, realizzata dall’Associazione Les Amies et amis de la Commune de Paris (la più antica associazione operaia ancora esistente fondata nel 1882), sarà visitabile nell’atrio della Biblioteca Universitaria di Genova da giovedì 9 a lunedì 20 marzo.