Solvay: assolutamente non chiudo i Pfas a Spinetta Marengo.

Lo ha ribadito a Sindaco, Regione Piemonte e Procura: Solvay non ha alcuna intenzione di chiudere le produzioni di Pfas a Spinetta Marengo.  La multinazionale belga conferma il “Solvay One Planet sustainability roadmap”: ovvero quella che -candidamente- definisce “la strategia globale di sostenibilità”, cioè produrre il nuovo tipo di PFAS“NFS (Non-Fluoro-Surfactant), Fluoroelastomeri perossidici FKM Tecnoflon”, eliminando “quasi totalmente” l’uso dei fluorotensioattivi.

Più di così non posso fare, ammicca Ilham Kadri CEO and President, o mangiate la minestra o saltate dalla finestra. Non posso proprio, perché “dobbiamo consolidare la leadership internazionale nei fluoroelastomeri, espandendo la base produttiva in Europa, negli Stati Uniti e in Cina”. Tant’è che “per soddisfare la crescita della domanda*, da maggio 2021 abbiamo aumentato a Spinetta la capacita produttiva del 30% con un nuovo impianto per la produzione di fluoroelastomeri a reticolazione perossidica”.

Per ora tenetevi il Pfas cC6O4 e accontentatavi che noi “volontariamente, siamo impegnati all’eliminazione degli additivi tensioattivi fluorurati in due step: due produzioni (fluoropolimeri Hyflon e Algoflon PTFE) interrotte entro giugno 2023 e, a livello globale, il 99% dal 2026 (l’1% a ciclo chiuso, zero reflui)”. Insomma, il C6O4 (e l’ADV?) è garantito in acqua e aria almeno fino al 2026. Lo autorizza la Provincia di Alessandria, con il benestare del sindaco.

* L’ FKM Tecnoflon è particolarmente indicato per alcuni componenti dei motori a combustione interna a basse emissioni (ICE), dei veicoli ibridi ed elettrici (HEV, EV) per condotti, tenute meccaniche e guarnizioni, quando è necessaria resistenza ad alte temperature e a fluidi chimici aggressivi. Il fluoropolimero viene anche impiegato nel settore dei semiconduttori e nei dispositivi elettronici indossabili, dove aiuta a mantenere condizioni di elevata purezza.
Lo stabilimento di Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria, è il principale impianto di Solvay in Italia: produce monomeri, plastomeri, fluoropolimeri, gomme e lubrificanti fluorurati.

Discariche Pfas in Piemonte. Solvay: non nostre, noi li inceneriamo. E il governo la finanzia.

Il Piemonte si conferma, con il Veneto e la Lombardia, la regione più inquinata di Pfas. Non che fosse insufficiente Alessandria del polo chimico Solvay, ma ora si aggiungono le rivelazioni del giornale “Domani”, che ha potuto scoprire, con un accesso agli atti, concentrazioni sull’ordine delle centinaia di C6O4 (282 microgrammi/litro) ritrovati da Arpa nel percolato di discarica del lotto 5 della maggiore discarica piemontese, quella di Barricalla in provincia di Torino.

Barricalla, comune di Collegno, non è autorizzata a smaltire i pfas, che finirebbero addirittura per fluire nei depuratori delle città. Solvay si dichiara innocente perché “Noi invece affrontiamo elevate spese di smaltimento tramite incenerimento, come da autorizzazioni”. Quali autorizzazioni? dove sono inceneriti i Pfas? Ufficialmente non si sa. Chi dovrebbe saperlo non apre bocca: curiosamente a presiedere la conferenza che si occupa delle autorizzazioni per la costruzione della nuova Barricalla2 è Claudio Coffano, in quanto neo promosso direttore del dipartimento Ambiente e vigilanza ambientale della Città metropolitana di Torino. E chi è Coffano?  E’ lo stesso che, in qualità di dirigente ambiente della Provincia di Alessandria, nel 2021 aveva concesso a Solvay l’ampliamento della produzione proprio del Pfas C6O4, dopo aver fatto finta per dieci anni di non vedere questo Pfas nè l’ADV.

E’ lo stesso che aveva garantito in audizione parlamentare i governi.  Tant’è che il ministero dello “Sviluppo economico e del Made in Italy”, non solo non mette al bando i tossici e cancerogeni Pfas in Italia, ma finanzia con le Regioni addirittura nuovi progetti alla Solvay di Spinetta Marengo: unica produttrice di Pfas in Italia. 

Aumento del cancro della tiroide correlato ai Pfas.

I ricercatori americani hanno studiato l’associazione tra i livelli plasmatici di PFAS e la diagnosi di cancro della tiroide tramite BioMe, una biobanca del Mount Sinai di New York. In particolare, il team ha preso in considerazione 88 pazienti con cancro della tiroide – con campioni di plasma raccolti prima o al momento della diagnosi di tumore – e 88 controlli, non affetti da cancro, che corrispondevano per sesso, etnia, età, indice di massa corporea, status di fumatore e anno di raccolta del campione ematico. I ricercatori hanno misurato i livelli di otto PFAS nei campioni di sangue tramite una tecnica metabolomica non mirata e li hanno confrontati tra i pazienti con tumore della tiroide e i soggetti di controllo.

Dai risultati è emerso che l’esposizione al PFOS portava ad un aumento del rischio di diagnosi di cancro della tiroide del 56%. 

Disinformazione Pfas.

Pubblicità della friggitrice ad aria Proscenic: “La friggitrice ad aria T20 è progettata pensando alla sicurezza alimentare, con un cestello realizzato con materiali adatti agli alimenti, privi di BPA e PFOAe un rivestimento antiaderente in Teflon che rende la pulizia un gioco da ragazzi, potendo essere addirittura lavato direttamente in lavastoviglie”.

Pubblicità ingannevole. Il Teflon veniva fabbricato per decenni con il Pfas PFOA, che oggi è vietato come altamente cancerogeno.  Con quale Pfas il PFOA è stato sostituito per ottenere sempre il Teflon? Considerato che altri produttori pubblicizzano friggitrici “Teflon-Free”:

Divieto di Pfas nei farmaci. Fuoco di sbarramento delle industrie.

La proposta delle autorità competenti di Germania, Paesi Bassi, Svezia, Danimarca e Norvegia, ai sensi del regolamento Reach (la legislazione chimica dell’Ue che mira a limitare i rischi per l’ambiente e la salute umana derivanti dalla produzione e dall’uso di un’ampia gamma di sostanze chimiche) propone di limitare la produzione, la commercializzazione e l’uso dei Pfas: potrebbe portare al divieto di tutti i Pfas entro il 2027, con deroghe molto limitate.

La lobby farmaceutica europea, l’Efpia (Federazione europea delle industrie e delle associazioni farmaceutiche) minaccia il pericolo di andare incontro a “una diffusa chiusura delle produzione di medicinali” e dunque “la carenza di medicinali diventerebbe una possibilità realistica”.

L’Epfia ammette le nocività dei Pfas sull’ambiente però le reputa accettabili: “I Pfas vengono utilizzati nella produzione dei medicinali, tuttavia quelli utilizzati nei medicinali veri e propri non presentano alcun rischio o hanno un rischio basso identificato attraverso le valutazioni rischio-beneficio dei farmaci o le valutazioni del rischio ambientale”. Insomma, “Sebbene sia necessario ridurre al minimo le emissioni, l’approccio dovrebbe quello di garantire la produzione e disponibilità continua di medicinali per i pazienti in Europa”. Eppoi, “Non tutti i Pfas hanno le stesse proprietà pericolose”. Insomma, fidatevi di noi, e concedeteci le deroghe.

Va da sé che l’industria farmaceutica precisa che include nel termine “medicinali” oltre “gli elementi costitutivi e le materie prime utilizzate nella sintesi chimica dei medicinali” anche “i reagenti e alcune apparecchiature, nonché i materiali di imballaggio che utilizzano fluoropolimeri o prodotti combinati come le siringhe preriempite”. Per non dimenticare qualcosa, l’Efpia conclude: “Inoltre, l’intero processo di produzione e sviluppo dei medicinali dipende fortemente da una serie di materiali Pfas in un’ampia varietà di applicazioni”.

Squalifica se si usano Pfas per sciolinare gli sci.

Nelle discipline nordiche, il fluoro è stato bannato per ragioni ambientali. Per i controlli tutti gli atleti dovranno consegnare gli sci ai funzionari FIS prima della gara e dopo. Ci sarà da attendere ore dopo la fine delle gare per avere la classifica ufficiale, poiché tutti i test “anti-fluoro” dovranno essere effettuati.  E’ perfino possibile che si verifichino casi in cui, con gli sci, si possa raccogliere del fluoro dalla neve e che il test risulti positivo

I Pfas producono infertilità ai maschi.

Al Congresso nazionale dell’Associazione medici per l’ambiente – ISDE Italia è stato premiato lo studio che sta dimostrando la correlazione tra Pfas e fertilità maschile. Lo studio promosso dal dottor Francesco Bertola è in corso avendo già esaminato 900 ragazzi residenti nelle zone del Veneto contaminate da Pfas e riscontrato che il 30 per cento presenta anomalie a livello riproduttivo.

Lo studio, che si avvia alla conclusione con sei mesi di anticipo rispetto al previsto, si prefigge di arruolare oltre 1000 giovani maschi residenti nell’area rossa ai quali vengono offerti gratuitamente visite mediche, esami di laboratorio sul sangue e sullo sperma, densitometria ossea, ecografia testicolare, con l’obiettivo di evidenziare precocemente anomalie dello sperma che sono già presenti in circa il 30% dei circa 900 soggetti finora esaminati. Per completare lo studio indipendente c’è bisogno di numerosi fondi che possono essere donati, e dedotti dalle tasse, seguendo le indicazioni riportate alla pagina www.isde.it/pfas dove sono riportati anche tutti i dettagli dello studio stesso.

ISDE sta conducendo lo studio su «Pfas e fertilità maschile” nella cosiddetta “area rossa” del Veneto, pesantemente contaminata dalle sostanze perfluoroalchiliche ovvero le «molecole per l’eternità» perché non decadono. Si tratta di una enorme contaminazione delle acque potabili del Veneto causata dalle lavorazioni delle industrie – prima di tutte la Miteni di Trissino – che hanno usato composti impermeabilizzanti (Pfas) e per lo sbrinamento delle ali degli aerei (Pfos).

Pfas, fattore di rischio per le cardiopatie ischemiche.

Checchè ne dica un Gip di Vicenza, i Pfas aumentano il colesterolo. Pubblicato su Toxicology Reports, lo studio mostra come i maggiori inquinanti PFOA e PFOS interferiscono sul processo di assorbimento cellulare del colesterolo dal sangue. Dai dati epidemiologici emerge che la quota di persone con elevati livelli di colesterolo nella fascia di età 35-75 anni è più che doppia rispetto alla popolazione generale (57% vs 22%).

Il team dell’università di Padova, coordinato dal professor Carlo Foresta, ha dimostrato che i Pfas interagiscono con la membrana delle cellule del fegato e ostacolano il normale assorbimento di colesterolo, incrementandone quindi i livelli circolanti (effetto dovuto a una ridotta plasticità della membrana cellulare, che impedisce la corretta funzionalità di tutti quei meccanismi di captazione del colesterolo).

I risultati degli studi epidemiologici, sia internazionali che a livello della Regione Veneto, condotti sulla popolazione residente in zone contaminate mostrano che la percentuale dei soggetti con elevati livelli di colesterolo nel sangue, nella fascia di età compresa 35 e 75 anni, è più del doppio rispetto alla popolazione generale di controllo (circa 57% contro 22%). L’ipercolesterolemia è il principale fattore di rischio per le cardiopatie ischemiche, prima causa di morte tra le malattie cardiovascolari, davanti a fumo di sigaretta, diabete, ipertensione e obesità.

Sottolinea il professor Foresta: “I risultati di questo studio aggiungono un ulteriore tassello al più ampio spettro di manifestazioni cliniche associate all’esposizione ai PFAS e ormai ampiamente riconosciute a livello internazionale”. Checchè ne dica un GIP di Vicenza.

Solvay boicotta indisturbata i controlli Pfas.

Per impedire gli accertamenti delle Istituzioni, Solvay non fornisce gli standard analitici per misurare i livelli di C6O4 e ADV nel sangue della popolazione. La Regione Piemonte e il Sindaco potrebbero obbligarla, soprattutto il sindaco -massima autorità sanitaria locale- emettendo finalmente ordinanza di fermata degli impianti da cui derivano le emissioni tossiche e cancerogene incriminate. Il sindaco può, mentre la Procura non avrebbe la facoltà di un atto specifico che vada oltre le autonomie di un progetto di ricerca internazionale.

“A noi e a tutta la ricerca scientifica mondiale non vengono forniti da Solvay gli standard per questo tipo di investigazioni”: questa esplicita denuncia proviene dal professore dell’Università del Piemonte Orientale, Francesco Dondero, promotore e coordinatore del progetto “H2020–Scenarios” dedicato allo studio dei Pfas, le famigerate sostanze perfluoroalchiliche usate in ogni campo industriale e prodotte a Spinetta Marengo dalla multinazionale chimica nonchè scaricate in suolo – aria – acqua. Scenarios, finanziato dall’Europa con 12 milioni di euro, comprende 19 organizzazioni di 10 Paesi europei, oltre a Israele, Usa e Canada, e vede come partner strategico l’Azienda Ospedaliera di Alessandria con il Dipartimento delle Attività Integrate Ricerca e Innovazione e Azienda Sanitaria Locale.

Nell’onesta intervista pubblicata su Radio Gold News (clicca qui) Dondero illustra che per Alessandria il progetto promette un biomonitoraggio in due sottopopolazioni: la prima è quella residente nell’area di Spinetta (da 0 a oltre 6 km dal polo chimico, con appena 300 misure) e l’altra (160 campionamenti) è la popolazione inquinata del Comune di Montecastello a cui si è aggiunto Frugarolo come limitrofo Comune di controllo.

“Il progetto ha l’obiettivo di inquinamento zero per un ambiente libero dalle sostanze tossiche.  Puntiamo a fornire progressi tecnologici sviluppando metodi su misurazioni istantanee per il rilevamento e la valutazione del rischio ambientale e bonifica di contaminanti tossici persistenti”, però il boicottaggio di Solvay tende a “limitarci fortemente nel poter definire il potenziale di rischio di esposizione a queste sostanze” che non hanno una tossicità acuta ma di cui “è impossibile non trovare tracce nel sangue”: accusa lo studioso universitario. Il quale, infatti, ha ben presente che, a fronte della complice Regione Piemonte che nega l’indagine ematologica estesa a tutta la popolazione, noi, Comitati e Associazioni, abbiamo con il supporto del Policlinico di Liegi organizzato un’indagine su un campione di lavoratori e abitanti di Spinetta e Alessandria: risulta che il 55% degli analizzati ha concentrazioni di PFOA nel sangue che superano ogni soglia di pericolo. Con rischio devastante sulla salute: “E’ innegabile. Nel 2023 sono usciti almeno 10 studi di tipo epidemiologico che lo esplicitano”: rimarca Dondero.

Per sopperire al boicottaggio di Scenarios, il professor Dondero specifica che “abbiamo costruito un modello meccanicistico, un modello di predizione dei possibili effetti delle sostanze, basato su evidenze sperimentali”. Così, non teme di sbilanciarsi: “Pur privati degli standard analitici, il metodo alternativo che abbiamo studiato, comunque, darà una indicazione molto precisa dei livelli di C6O4 nel sangue”. Non così, al momento, per l’ADV. Ma aggiunge un’altra nota indigesta per Solvay: “Il cC6O4 è una molecola piccola che sfugge al controllo dei sistemi di ritenzione di Solvay visto che la stiamo trovando negli scarichi del Bormida”.

L’attuale sabotaggio -vincente- di Solvay ha già fatto sì che i dati del biomonitoraggio Scenarios, modesti (privi della parte sierologica ed epidemiologica di tutta la popolazione) ma comunque molesti, non possano essere disponibili prima della fine del 2024. Dunque l’azienda belga si dimostra decisa a sbarrare o quanto meno procrastinare alle calende greche il passaggio successivo del progetto. Infatti il professor Dondero, insieme all’Azienda Ospedaliera di Alessandria, avrebbe “redatto un secondo progetto europeo da 7/8 milioni di euro incentrato sul rapporto tra valori nel sangue di queste sostanze e stato di salute. Sarebbe, sottolinea il docente, un puro progetto epidemiologico che rappresenterebbe una marcia in più per rispondere all’annosa questione della salute in relazione a quanto Pfas è stato assunto dall’organismo umano: quanto l’esposizione ai Pfas ha avuto o avrà effetto sulla salute umana. Se questo progetto venisse approvato dall’Europa avremo uno sviluppo incredibile”. Solvay farà muro. Per anni e anni.  

Un muro robusto a quelle Nazioni che in Europa premono da tempo per la restrizione totale dei Pfas, e ai Comitati e alle Associazioni che hanno promosso il Disegno di Legge (Crucioli) che mette al bando produzione e utilizzo dei Pfas in Italia.

I Pfas nelle scuole.

In Veneto aderiscono al percorso educativo per l’anno scolastico in corso: sei associazioni (CiLLSA-ISDE- Libera-Medicina democratica-Rete Gas Vicentina-Acqua bene comuni di VI), due comitati (Comitato Agno Chiampo-Zero Pfas Padova) due gruppi (Cittadini zero Pfas-Mamme No Pfas) e Pfas.land (organo on line di informazione del Movimento No Pfas ). Clicca qui.

Evitare prodotti senza la dicitura “Bisfenolo free”.

Il bisfenolo A, al pari dei Pfas, oltre che tossico è considerato dall’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche (European Chemicals Agency (ECHA) un interferente endocrino, cioè una sostanza in grado di danneggiare la salute alterando l’equilibrio endocrino, soprattutto nella fase dello sviluppo del feto e del neonato per le loro ridotte capacità di metabolizzare. Il Ministero della Salute sottolinea che “gli studi sperimentali, e anche un numero crescente di studi epidemiologici, indicano che il BPA ha effetti estrogenici, quindi in grado di ‘mimare’ l’azione degli estrogeni (ormoni ‘femminili’) che hanno una vasta influenza sulla funzione riproduttiva, ma anche su altre funzioni dell’organismo”.

Il Bisfenolo, prodotto sin dagli anni ’60, molto  diffuso in tutti i Paesi industrializzati, utilizzato in Solvay a Spinetta Marengo senza Autorizzazione e da noi denunciato con esposto in magistratura, è impiegato nella produzione delle plastiche in policarbonato (molto apprezzate per le proprietà di trasparenza, resistenza termica e meccanica) per recipienti per uso alimentare, e nelle resine che compongono il rivestimento protettivo interno presente nella maggior parte delle lattine per alimenti e bevande. Gli usi in campo non alimentare vanno dalla carta termica degli scontrini ai dispositivi odontoiatrici. Come i Pfas, il BPA dal 2009 è inserito nell’elenco delle sostanze vietate nei prodotti cosmetici e dal 2011 il suo uso è vietato per la fabbricazione di biberon di policarbonato per lattanti.

Dunque, la dicitura “BPA free” sui molti prodotti per la casa, come stoviglie, pentole, borracce e contenitori di plastica eccetera, è la precauzione minima da controllare.

Quindi le padelle in teflon sono cancerogene?

I produttori che ancora usano i Pfas nel confezionamento delle pentole antiaderenti, negano la contaminazione dei cibi e la cancerogenità a condizione che siano adottati alcuni comportamenti:

  • Evitare di riscaldarle eccessivamente pentole e padelle prima della cottura.
  • Non rigare o raschiare pentole, padelle e stoviglie (nel caso risultassero consumate o danneggiate, andrebbero buttate e raccolte tra i rifiuti speciali).
  • Buttare nei rifiuti speciali pentole, padelle e tegami troppo vecchi, dove il rischio di presenza dei PFOA è più elevato.
  • Consigliabile non lavarle in lavastoviglie.

“Teflon” è uno dei nomi commerciali (assieme a Fluon, Algoflon, Hostaflon, Inoflon e Guaflon) che si rifà a un materiale ben più noto nei laboratori chimici, denominato “politetrafluoroetilene (sigla PTFE)”. Un polimero appartenente alla classe dei perfluorocarburi (PFC), derivante dall’omopolimerizzazione del tetrafluoroetene, e alla categoria dei PFAS, sostanze per-fluoroalchiliche al centro delle cronache  in quanto altamente sospette di essere tossiche e cancerogene.

Il Piemonte finanzia i Pfas ma non tutela la salute dei suoi cittadini.

Comunicato stampa.

In Usa li hanno già messi al bando da un bel po’, in Europa molti Stati spingono per fare altrettanto incontrando le potenti resistenti della lobby capitanata da Solvay, e appunto Solvay non molla, soprattutto in Italia (clicca qui) dove conta sulla complicità dei governi, delle amministrazioni locali e perfino dei sindacati. Anche dei sindacati: è ancora senza risposta la lettera raccomandata PEC al segretario generale della CGIL di Alessandria (clicca qui) né hanno avuto miglior riscontro i nostri allarmi in vista del “nuovo” impianto “Aquivion” a Spinetta Marengo: 9,5 milioni di euro investiti con fondi di Governo e Regione.

Solvay non molla sui PFAS: finchè gliel’hanno concesso ha avvelenato -ambiente e sangue dei lavoratori e della popolazione- con il pfas PFOA, benchè lo stessero vietando in tutto il mondo e avessi denunciato (2009) tale situazione con il primo di otto esposti alla Procura di Alessandria. Poi ha sostituito il PFOA con pfas cosiddetti “a catena corta”, ADV e C6O4, tossici e cancerogeni altrettanto se non di più, sversandoli naturalmente in aria e acque con l’autorizzazione della Provincia (o senza: per il Bisfenolo).

Solvay non molla ed ecco che oggi arriva il sostituto dei sostituti pfas: “a catena cortissima” il polimero fluorurato “Aquivion”, annunciato come innocuo, “emissione in atmosfera di semplice vapore acqueo”, come i predecessori d’altronde. “Al più tossiche se maneggiate inopportunamente”, le “Membrane Aquivion Pfsa” sono garantite come DOCG, anche se il brevetto è segreto, gelosamente custodito nella banca brevetti europea. Smaltimento tramite incenerimento? Come tutte le resine fluoropolimeriche. Ma il segreto non ha preoccupato enti locali e sindacati che sono corsi a tagliare il nastro al “nuovo” impianto. Il tutto nell’ambito della strategia di Bruxelles, di cui rivelammo la bozza due anni fa (clicca qui), non senza evidenziare che “la strategia è da Solvay volutamente confusa. L’unica cosa palpabile sono i finanziamenti pubblici”.

Raccogliendo le tesi e gli studi internazionali, il nuovo, ovvero vecchio Aquivion è descritto come “fondamentale per la trasmissione di energia a scambi ionici, con innovativa tecnologia di produzione di materiali per membrane polimeriche, che si integra in una filiera dell’idrogeno verde sostenibile, rinnovabile e carbon free, che punta anche allo sviluppo per l’automotive”. Una delle prime pubblicazioni risale al 2013 e porta la firma, tra gli altri, di Luca Merlo di Solvay, con sede a Bollate. A riguardo scrivemmo: “A Bollate il nuovo laboratorio ‘Dry Room’ per batterie al litio, nell’ambito di ricerca, sviluppo e commercializzazione di polimeri speciali utilizzati nella fabbricazione di batterie al litio, è in stretta sinergia operativa con lo stabilimento produttivo Solvay di Spinetta Marengo”. (Per inciso: i Pfas di Bollate (città metropolitana di Milano) Arpa li ritrova sparsi in Lombardia).

Il governo italiano, anziché tradurre in legge il DDL Crucioli per la messa al bando degli Pfas (clicca qui), anziché pretendere da Solvay -condannata in Cassazione per disastro ambientale!- i 100milioni di euro chiesti al processo dal ministero dell’Ambiente per la bonifica del territorio, anziché ripresentarsi come parte civile nel nuovo processo per omessa bonifica, invece, lo Stato, compiacenti Regioni Piemonte e Lombardia, tramite il fondo “Fabbriche intelligenti” creato apposta dal ministero dello Sviluppo economico, ha destinato milioni di euro alla multinazionale belga, per produrre Aquivion, poi che nel 2019, Solvay speciality polymers ha depositato al ministero la richiesta di finanziamenti  (inizialmente 22 milioni di euro) per il suo nuovo piano industriale, (denominato “Progetto per sviluppo di materiale per celle a combustibile e batterie a flusso con realizzazione di impianto pilota”) sfruttando abilmente l’enorme contenitore finanziario “Green Deal” della Comunità Europea  a incentivare l’energia pulita, prodotta cioè da fonti rinnovabili, dunque dall’idrogeno verde.

E così la Regione Piemonte ha prelevato i soldi dal “Bilancio di previsione finanziario 2023-2025” destinandoli a Solvay invece che al piano di monitoraggio che dovrebbe -lo chiediamo da anni- cercare i Pfas nel sangue della popolazione alessandrina. E il sindaco taglia nastri, applaude entusiasta e inaugura sculture luminose (clicca qui).

La Regione nega la connivenza e finge di volare alto ma impatta sul territorio: “L’impianto Aquivion si inserisce in una ampia sinergia: dalla creazione entro giugno 2026 di tre stazioni di rifornimento a base di idrogeno rinnovabile previste a Tortona, Arquata e Belforte, alla ricerca nella nostra provincia di un’area dismessa destinata a produrre idrogeno verde, fino agli investimenti per il retroporto di Genova”.

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro

Nota bene. Uno studio dell’American Chemical Society dimostra che i PFAA a catena corta e ultracorta non possono sostituire i PFAS.

Secondo uno studio pubblicato su Environmental Science & Technology da scienziati dell’American Chemical Society, i livelli di queste sostanze sostitutive (PFAA “a catena corta”, cioè con meno di otto atomi di carbonio, e quelli “a catena ultracorta” con solo due o tre atomi di carbonio) negli organismi umani sono simili o superiori a quelli dei PFAS “di prima generazione”. Anzi, le piccole dimensioni delle molecole facilitano il loro spostamento attraverso le riserve idriche nei test in vitro e in vivo hanno indicato che potrebbero essere ancora più tossici dei composti più lunghi. Se il principio di precauzione ha un valore, questo sarebbe un buon momento per usarlo.

CGIL fai qualcosa per i Pfas.

Ancora nessuna presa di posizione della CGIL all’invito di partecipare con Comitati e Associazioni alle azioni verso Solvay a tutela della salute e dei diritti dei lavoratori e dei cittadini. Come da lettera (PEC 20/4/23) al segretario della Camera del lavoro di Alessandria (Cisl e Uil non avevano mai risposto in precedenza):

Oggettotutela Lavoratori risarcimenti Vittime.

Caro Franco Armosino, ti scrivo nella veste di segretario generale della Cgil di Alessandria, sono Lino Balza, personalmente in veste di vecchio (assai critico) iscritto, e formalmente per il Movimento di Lotta per la salute Maccacaro.

 Per quanto riguarda Solvay di Spinetta Marengo, tu sei perfettamente al corrente delle indagini epidemiologiche e dei monitoraggi Arpa, degli studi scientifici internazionali e nazionali, in particolare in Veneto, dei documenti Commissario ONU e Commissione Ecoreati,  delle azioni che sta svolgendo la CGIL per i lavoratori Miteni, della presa di posizione di Landini (che sto contattando),  dei processi in sede penale (entro l’anno Solvay bis) che nulla però risarciscono alle Vittime, delle enormi concentrazioni di Pfas nel sangue dei lavoratori spinettesi, eluse con la strategia dello struzzo, dell’indagine dell’Università di Liegi, del Disegno di Legge “Crucioli” eccetera; ebbene, come Associazioni e Comitati, stiamo preparando azioni di cause civili / class action per lavoratori e cittadini, per le quali ritengo sarebbe assai grave non partecipassero i sindacati, la CGIL soprattutto.

Se, per quanto ti conosco, sei interessato: dammi riscontro, magari parlane con avv. Volante, fammi chiamare. Ciao, Lino Balza.

Gli Pfas ritardano la pubertà nelle bambine.

Tra i molti effetti negativi associati alle sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) ci sono le alterazioni degli equilibri ormonali. Di conseguenza, queste molecole interferiscono con la fertilità. I ricercatori dell’Università di Cincinnati hanno condotto uno studio durato diversi anni, i cui risultati sono appena stati pubblicati su Environmental Health Perspectives. Le bambine provengono da due regioni che differiscono sensibilmente per quanto riguarda la contaminazione da Pfas nelle acque e nell’ambiente in generale. La prima si affaccia sul fiume Ohio che è stato per anni il corso d’acqua dove il colosso della chimica DuPont, con sede a Parkersburg, in West Virginia, ha sversato le acque reflue della lavorazione degli Pfas, e dove si svolgono regolarmente le esercitazioni antincendio con schiume Pfas. La seconda è la zona della Bay Area, che comprende la Silicon Valley, che ospita invece molte aziende produttrici di semiconduttori che usano Pfas nelle loro lavorazioni.

Le bambine nate nelle due zone, in età prepuberale sono state poi seguite con dosaggi ormonali ogni sei mesi, volti a seguire lo sviluppo, così come attraverso la misurazione dei caratteri antropometrici e sessuali secondari come la comparsa del seno o dei peli pubici e ascellari. Il 99% aveva tracce più o meno rilevanti di Pfoa (vietato o limitato dal 2019) e quelle con le concentrazioni maggiori di Pfas avevano livelli ormonali più bassi delle altre e arrivavano al pieno sviluppo, cioè alla prima mestruazione, mediamente 5-6 mesi dopo le altre.

Pfas nelle Marche made Alluflon.

La Procura della Repubblica di Pesaro ha chiesto il rinvio a giudizio per inquinamento ambientale dei dirigenti dell’Alluflon, nota ditta di pentole antiaderenti (con Teflon della Solvay), accusati di aver rilasciato Pfoa nelle acque reflue dello stabilimento, così come aveva rilevato l’ARPAM. L’azienda di Mondavo sostiene di non aver più utilizzato la sostanza da 10 anni, dunque da altrettanto tempo il Pfas tossico e cancerogeno persisterebbe, come sua natura peraltro, indistruttibile nelle falde. Il che non fa stare più tranquilli chi abita vicino o utilizza le acque dei pozzi per annaffiare gli orti.

L’ Alluflon è un gruppo manifatturiero internazionale che nella pubblicità si vanta di produrre in “fabbriche ad altissima specializzazione e automazione”, “i nostri prodotti mantengono il fascino dell’artigianato Made in Italy” (marchio Moneta), e addirittura “siamo fortemente impegnati a preservare l’ambiente e dediti al benessere dei nostri dipendenti”. Meno male.  

Perché i Pfas rappresentano un pericolo per la salute.

Con impatto sugli ormoni legati allo sviluppo e alla fertilità, ipertensione in gravidanza, colite ulcerosa, diabete gestazionale, tumori, alla tiroide, ai reni e ai testicoli, decessi legati a eventi cardiovascolari, diabete e Alzheimer, varie tipologie di cancro nelle donne, tra le quali all’utero, alle ovaie, al seno e alla pelle, rischi per lo sviluppo dei feti. Si trovano nel rivestimento di padelle e pentole antiaderenti  nei tessuti di vestiti come giacche e impermeabili, nelle pelli e nei tappeti,  nel rivestimento di contenitori per il cibo, negli insetticidi, nelle vernici, nelle schiume antincendio e in una pletora di altri  materiali tecnici.

Su “fanpage scienze” clicca qui:

Gli studi dell’Environmental Working Group (EWG) di Washington

Il governatore della Regione Veneto Luca Zaia che accusa di disinteresse il Ministero della Salute.

I campionamenti di Greenpeace Italia in Lombardia.

Gli studi di “Early Life Exposure to Endocrine Disrupting Chemicals and Childhood Obesity and Neurodevelopment”.

L’area rossa delle acque potabili inquinate dai Pfas in Lombardia.

Lo ammette finalmente la Regione Lombardia dopo che a maggio l’indagine di Greenpeace diffuse un report dal quale emergeva la situazione anomala e di rischio per la salute pubblica che univa i due Comuni del lodigiano (Crespiatica e Corte Palasio), e dalle amministrazioni locali e dai gestori del servizio piovvero rassicurazioni e smentite. In quel report, Greenpeace metteva in evidenza la situazione di rischio riscontrata anche in altri due Comuni, stavolta della provincia di Bergamo (Caravaggio e Mozzanica), per i quali però la Regione non ha provveduto ai campionamenti

Greenpeace, nel frattempo, ha proseguito con i campionamenti di un laboratorio indipendente e annuncia di aver presentato esposti a 6 procure lombarde, quelle di Bergamo, Brescia, Como, Milano, Lodi, Varese, affinchè siano adottati i provvedimenti cautelari necessari ad impedire il protrarsi della somministrazione delle acque alla popolazione. “Undici campioni su 31, pari a circa il 35% del totale, rivelano la presenza di Pfas nelle acque potabili di fontane pubbliche, spesso collocate in parchi giochi o in prossimità di scuole primarie: 100 nanogrammi per litro a Caravaggio, Mozzanica, Corte Palasio. A Crespiatica, superati i mille nanogrammi per litro”. In presenza di concentrazioni analoghe, oltre 20 Comuni veneti furono inseriti dalla Regione nella “area rossa”. 

Greenpeace sostiene l’urgenza che governo e parlamento varino in tempi un provvedimento che vieti l’uso e la produzione di tutti i Pfas sul territorio nazionale e obblighi a riconvertire le produzioni industriali che ancora utilizzano queste sostanze, come già chiedeva il Disegno di Legge “Crucioli”.

Contro Solvay e politici siamo determinati a riprenderci il futuro.

VOSTRI I GUADAGNI
NOSTRI I MORTI
SOLVAY DEVE CHIUDERE
RIDATECI IL FUTURO!

Per lo striscione, se il sindaco di Alessandria, Giorgio Abonante, applicherà “sanzioni”, come minacciato, nei confronti dei ragazzi di Fridays For Future e del Coordinamento Studentesco, innanzitutto confermerà la sua consolidata complicità con Solvay contro la quale omette ordinanze di fermata delle produzioni inquinanti, nonché si coprirà di ridicolo: alla denuncia di “occupazione di suolo pubblico” con relativa “ammenda di almeno 1.000 euro” risponderemo con una sottoscrizione pubblica. Non è mica finita qui. Con il sindaco che ha subito rimosso lo striscione, a soffocare la libertà di espressione.  

Il teatro dove si è svolto “il gesto vandalico” (così è stato definito) è la rotonda davanti alla Solvay di Spinetta Marengo, al centro della quale il sindaco ha fatto installare una scultura luminosa pagata da Solvay che simboleggerebbe il “felice incontro tra la comunità Alessandrina e l’azienda”. L’autore della scultura, Marco   Lodola, ne ha chiesto la rimozione  avvertito delle polemiche che aveva scatenato appena inaugurata questa estate (Clicca qui: Danza macabra.). In effetti l’opera, oggi “imbrattata” (sic), rischia di fare la fine delle “statue parlanti” romane, utilizzate dai cittadini per lanciare messaggi ai potenti e ai signori di allora. Tant’è che la presidente belga, Ilham Kadri, rimangiandosi l’idea, ha proposto di trasferirla a Bruxelles.

Se vi è una “occupazione di suolo pubblico”: questa è rappresentata dal tragico insediamento del polo chimico sul territorio di Alessandria, replicano al sindaco Fridays For Future e Coordinamento Studentesco che in città hanno anche sfilato con una manifestazione, “La scultura che accoglie chi entra a Spinetta da questa mattina, con lo striscione, ha finalmente le vesti che merita: quelle di un’opera rappresentativa di un secolo di morti e veleni. Ripugnano la narrazione fasulla che ci è stata propinata, la favola della buonanotte che racconta ‘l’incontro tra la comunità Alessandrina e l’azienda’. Le comunità di Alessandria, di Spinetta e della Fraschetta, vogliono dire alla Solvay e a chi la sostiene (Comune e Regione, n.d.r) soltanto una cosa: la vostra fame di denaro, il vostro gioco sporco, la vostra omertà ci stanno uccidendo. Invece di celebrare la presenza di un simile mostro sul nostro territorio dovremmo indignarci, organizzarci, mobilitarci”. 

“Continueremo a essere spine nel fianco di coloro che devastano i territori, inquinando falde, aria, terra, senza alcun ritegno per le vite che distruggono strada facendo, perfettamente in linea con le fameliche necessità produttive del modello capitalista” hanno sottolineato gli attivisti “La pericolosità della Solvay e di ciò che produce, nel modo in cui lo produce, è già stata dimostrata in molteplici occasioni: è responsabile di disastro ambientale, oltre che produttrice di inquinanti eterni che causano morte e sofferenza ovunque si trovino. Quello che vogliamo è la chiusura della fabbrica e la bonifica del territorio. Quello che chiediamo a chi ci circonda è di lasciar cadere le proprie paure e le proprie maschere: è arrivato il momento di indignarsi e prendere parola di fronte alle morti e alle malattie che colpiscono la nostra comunità ogni giorno di più. Siamo stanche e stanchi di morire per i vostri interessi, di veder morire i nostri amici, i nostri cari, di ammalarci e non poter combattere. Il tempo dell’attesa è finito, la soluzione è una sola: chiusura e bonifica subito”.

Pfas prima causa di morte tra le malattie cardiovascolari.

Rappresentano una calamità sanitaria mondiale ampiamente conosciuta dalla comunità scientifica internazionale i Pfas, o acidi perfluoroacrilici, utilizzati in una vastissima gamma di prodotti, dai tessuti tecnici  alle padelle antiaderenti ai tappeti alla carta ai rivestimenti per contenitori di alimenti ai cosmetici ai sanitari ecc., rendendoli resistenti ai grassi e all’acqua, per la loro persistenza nell’ambiente e la loro capacità di accumularsi negli organismi viventi, inclusi gli esseri umani, in particolari organi (fegato, scheletro, sangue), permanenti anche per un decennio, forever chemical.  Fra i capi di imputazione: aspetti materno-fetali (poli-abortività, basso peso alla nascita, nati pre-termine, endometriosi), fertilità maschile e femminile, ipercolesterolemia e diabete, osteoporosi, tireopatie, alterazioni cardio-e cerebro-vascolari, riduzione della risposta immunitaria e alterazioni nervose, tumori.

Si stimano più di duemila aree in Europa nelle quali la concentrazione ambientale di PFAS supera i livelli considerati di sicurezza per la salute umana. Va evidenziato che queste manifestazioni sono particolarmente evidenti nelle zone esposte a importante inquinamento industriale da Pfas -eclatanti Solvay di Alessandria e Miteni di Vicenza- ma è interessante considerare che anche i bassi livelli di queste sostanze riscontrabili nella popolazione generale possono costituire un fattore di rischio. Dunque vanno messe al bando.

Si inserisce nella sterminata letteratura scientifica (Pubblicato sulla rivista internazionale “Toxicology Reports) il nuovo studio firmato da Carlo Foresta, già professore di Endocrinologia all’Università di Padova e presidente della Fondazione Foresta Onlus, con Alberto Ferlinordinario di endocrinologia, e Nicola Ferri, ordinario di farmacologia, condotto con Luca De Toni e Andrea Di Nisio del dipartimento di Medicina,  che ha confermato che nelle aree contaminate da Pfas, la percentuale di individui con alti livelli di colesterolo nel sangue è più del doppio rispetto alla popolazione generale di controllo (il 57% contro il 22%).  Questo dato è particolarmente allarmante, poiché elevati livelli di colesterolo sono associati a un aumento del rischio di malattie cardiache, compreso l’infarto.

In particolare, lo studio ha evidenziato il meccanismo attraverso il quale questi composti interferiscono con il processo di assorbimento cellulare del colesterolo dal sangue: interagiscono con le membrane delle cellule del fegato e ostacolano l’assorbimento normale del colesterolo, causando un aumento dei livelli circolanti. Una delle scoperte chiave dello studio è che l’effetto nocivo dei Pfas sul colesterolo è dovuto a una ridotta plasticità delle membrane cellulari: questo compromette la capacità delle cellule di funzionare correttamente nei meccanismi di assorbimento del colesterolo. In sintesi, i Pfas creano un ambiente cellulare sfavorevole che contribuisce all’aumento del colesterolo nel sangue, causando disfunzioni epatiche cellulari, portando all’ipercolesterolemia: il principale fattore di rischio per le cardiopatie ischemiche, prima causa di morte tra le malattie cardiovascolari, davanti a fumo di sigaretta, diabete, ipertensione e obesità.

Finalmente gli allarmi internazionali, che per inchiodare amministratori locali e governi alle loro enormi responsabilità, da almeno venti anni divulghiamo sul nostro Sito e raccogliamo nel nostro dossier “Pfas. Basta!” (disponibile a che ne fa richiesta), finalmente stanno trovando sempre più spazio sugli organi di informazione. Di recente: 

https://www.microbiologiaitalia.it/salute/pfas-e-colesterolo/ 

Padova. Pfas, sale il rischio di infarto. La ricerca: «Le sostanze restano fino a 10 anni nell …  

Veleno Pfas: lo studio che inchioda i perfluorati – L’Identità

PFAS e colesterolo, il rischio di infarto aumenta nelle zone inquinate – insalutenews.it

Pfas, scoperto perchè nelle aree inquinate aumenta il rischio d’infarto – Fortune Italia

Nuove accuse per i Pfas: aumentano il colesterolo in circolo e il rischio di infarto

I PFAS possono favorire alti livelli di colesterolo nel sangue. Lo studio – TeleAmbiente

PFAS collegati all’aumento di malattie cardiovascolari – Zazoom

https://www.veronasera.it/attualita/inquinamento-pfas-correlazione-colesterolo-27-settembre-2023.html

https://www.ilgiornale.it/news/benessere/pfas-e-fenoli-cosa-sono-e-i-rischi-salute-2215791.html

https://www.adnkronos.com/cronaca/pfas-inquinanti-in-oggetti-aumentano-colesterolo-piu-rischi-infarto_1qWJtRDnlB6sqW6tdxK5K3

https://www.fanpage.it/innovazione/scienze/forte-associazione-tra-pfas-e-cancro-nelle-donne-nuovo-studio-preoccupa-gli-esperti/

https://www.huffingtonpost.it/esteri/2023/09/14/news/il_bisfenolo_a_e_un_rischio_per_milioni_di_persone_lallarme_dellagenzia_ue_per_lambiente-13348294/

Ci sono alternative agli Pfas?

Sì, possono essere messi al bando. Come già avvenne per l’amianto. Sì, è possibile realizzare prodotti funzionali per esterni con idrorepellenza e sporco senza PFAS. Alcune aziende l’hanno già fatto. Esempio, Ecoshield è un rivestimento antiaderente per padelle senza Teflon. Esempio, VAUDE (attrezzatura e abbigliamento outdoor) ha eliminato l’uso di PFAS in tutti i suoi prodotti a partire dal 2021, dopo aver firmato nel 2016 il Greenpeace Detox Commitment. Esempio, Novamont pubblicizza: i nostri prodotti (compostabili) in Mater-Bi sono Pfas-free. Esempio, entro il 2023, il 92% del volume dei materiali della famosa Patagonia con sostanze chimiche idrorepellenti sarà prodotto senza Pfas. Esempio, Lobocosmetica. Esempio, BIOPAP. Esempio, BioPac. Eccetera.

Ma non può bastare che ci mettiamo tutti alla ricerca delle etichette Pfas Free. O che riduciamo il consumo di alimenti contenuti in imballaggi di plastica, carta, cartone e fibre vegetali. O che evitiamo di riscaldare nel forno a microonde una serie di alimenti, come i popcorn. O che controlliamo la provenienza del pesce, specie se di acqua dolce. O che riduciamo al minimo indispensabile l’uso di contenitori di plastica per conservare il cibo in frigorifero, sostituendoli con il vetro con chiusure ermetiche. O che scegliamo solo alimenti freschi. O che la Regione prometta depuratori “Pfas free” nella zona rossa di Vicenza.  O che dal 2023 siano in vigore i limiti CEE alla presenza dei pericolosi contaminanti PFAS su carne, pesce, uova e altri alimenti di origine animale. O che aspettiamo che l’Istituto Mario Negri concluda una piattaforma di sostituzione dei Pfas.

E’, invece, subito necessario il bando di produzione e consumo Pfas: come prevede il Disegno di Legge “Crucioli”. E’, invece, necessaria la fermata delle produzioni della Solvay di Spinetta Marengo. Ma, nel braccio di ferro tra chi, come noi, lotta per il bando e le lobby industriali, come Solvay, vinceremo noi ma quando?  quante le Vittime?

Piattaforma sanità pubblica Fronte comune ligure.

Conferenza stampa di presentazione della PIATTAFORMA PER LA DIFESA DEL SERVIZIO SANITARIO REGIONALE PUBBLICO a cura delle Associazioni, Movimenti, Reti, Organizzazioni promotrici del “Fronte comune ligure. Insieme per la sanità pubblica”. Clicca qui Principi di fondo, i Presupposti indispensabili, le Proposte e le Rivendicazioni.

PFAS emergenza sanitaria mondiale: perché non ligure?

La Regione Liguria sottovaluta colpevolmente i costi umani (morti e malattie) e i conseguenti costi economici (cure mediche) derivanti dall’emergenza ambientale e sanitaria provocata dai tossici e cancerogeni PFAS.

Perciò al Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti chiediamo

Che, nell’immediato, disponga che l’Asl si attrezzi per effettuare a ciascun cittadino le analisi del sangue atte ad accertare e determinare la presenza di composti perfluorurati PFAS.

Che, in tempi brevi, programmi le indagini sanitarie collettive per dette analisi tramite campionamenti di sangue a beneficio della popolazione tutta, individuando progressivamente le fasce più a rischio (esempio lavoratori e gestanti) e i sottogruppi statistici dell’indagine epidemiologica (esempio età).

Che, contemporaneamente, predisponga affinchè Arpal esegua indagini ambientali con monitoraggi periodici tramite campionamenti delle acque di superficie e di falda, compreso acquedotti e impianti di depurazione, atte a determinare la presenza di dette sostanze perfluorurate.

Che, contemporaneamente, individui con le organizzazioni sindacali i settori produttivi per l’estensione delle indagini ambientali anche alle emissioni atmosferiche.

Le motivazioni di queste allarmate e urgenti rivendicazioni ambientali e sanitarie in merito ai PFAS sono state compiutamente esposte ai giornalisti nella Conferenza stampa. Clicca qui

Salute e Ambiente nella terra degli Pfas.

Il terzo Convegno Ecologista di Arzignano ha stigmatizzato 50 anni di tolleranza istituzionale alla Miteni e dieci anni di silenzio e minimizzazione dalla scoperta “ufficiale” del CNR:  da parte delle autorità, in primis dalla Regione Veneto, sulla più grande contaminazione da PFAS avvenuta in Europa, con stime ufficiali, al ribasso, di 200 chilometri quadrati di tre provincie venete inquinate irrimediabilmente da Miteni, 350.000 persone a rischio.  Le istituzioni hanno brillato per la loro assenza e spiccano per il loro assenteismo le associazioni dei medici di famiglia, dei sindacati dei medici ospedalieri e l’Ordine dei Medici, sordo agli appelli. Un muro di gomma di dimensioni ciclopiche, una omertà vergognosa.

I danni sono incalcolabili e le patologie scaturiscono come bombe ad orologeria. E’ necessario costruire una rete dal basso, che difenda concretamente la salute dei cittadini, per introdurre misure di prevenzione e precauzione, controlli sui bambini e donne gravide, sicurezza sugli alimenti, razionalità delle cure, per citare alcune delle misure mai prese in considerazione dal Dipartimento di Prevenzione della Regione Veneto.

Relazione di Giovanni Fazio. Tra gli interventi al  Convegno: sulle lotte contro gli inceneritori di Fusina e di Schio, l’azione dei Medici per l’Ambiente (ISDE), la relazione di Gianluigi Salvador sull’avvelenamento delle popolazioni della provincia di Treviso, la relazione di Francesco Bertola sulla importante indagine epidemiologica da lui ideata e diretta che l’ISDE sta svolgendo nel Veneto sui danni agli organi riproduttivi dei giovani nati da mamme contaminate da PFAS durante la gravidanza, una riflessione e testimonianza del rapporto tra contaminazione da PFAS e disabilità nel Veneto.

PFAS emergenza sanitaria mondiale: perché non ligure?

La Regione Liguria sottovaluta colpevolmente i costi umani (morti e malattie) e i conseguenti costi economici (cure mediche) derivanti dall’emergenza ambientale e sanitaria provocata dai tossici e cancerogeni PFAS.

Perciò al Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti chiediamo

Che, nell’immediato, disponga che l’Asl si attrezzi per effettuare a ciascun cittadino le analisi del sangue atte ad accertare e determinare la presenza di composti perfluorurati PFAS.

Che, in tempi brevi, programmi le indagini sanitarie collettive per dette analisi tramite campionamenti di sangue a beneficio della popolazione tutta, individuando progressivamente le fasce più a rischio (esempio lavoratori e gestanti) e i sottogruppi statistici dell’indagine epidemiologica (esempio età).

Che, contemporaneamente, predisponga affinchè Arpal esegua indagini ambientali con monitoraggi periodici tramite campionamenti delle acque di superficie e di falda, compreso acquedotti e impianti di depurazione, atte a determinare la presenza di dette sostanze perfluorurate.

Che, contemporaneamente, individui con le organizzazioni sindacali i settori produttivi per l’estensione delle indagini ambientali anche alle emissioni atmosferiche.

Le motivazioni di queste allarmate e urgenti rivendicazioni ambientali e sanitarie in merito ai PFAS sono compiutamente esposte ai giornalisti nella Conferenza stampa. Clicca qui

Avvelenamento da vernici e/o da Pfas?

“Dalle 6.15 di questa mattina due squadre dei Vigili del Fuoco sono intervenute al magazzino della ditta Boero di Tortona per lo sversamento di una ingente quantità di liquido schiumogeno che ha coinvolto anche il parcheggio vicino. L’azienda, sulla ss 211 all’ex interporto, è specializzata nella produzione di vernici e solventi. La situazione è sotto controllo ma l’intervento è ancora in corso”. Per l’Arpa la situazione è… sempre sotto controllo. Resta peraltro da vedere se nei mezzi anti-incendio sono state sostituite le schiume contenenti Pfoa  vietate dal regolamento europeo perché tossiche e cancerogene: clicca qui Alta esposizione ai Pfas dei Vigili del fuoco.

Pfas e bisfenoli alla Corte di giustizia dell’Unione europea.

Un regolamento di messa al bando in Europa di Pfas e Bisfenoli è fortemente avversato dalle lobby industriali, Solvay in testa, malgrado che si aggiunga al parere di ECHA (Agenzia Ue per le sostanze chimiche) l’allarme di AEA (Agenzia Ue per l’ambiente) che ha incrociato il limite aggiornato da EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) con i risultati di uno studio di biomonitoraggio condotto in 11 Paesi europei.

L’impasse della Commissione che porta avanti il nuovo regolamento legislativo, dunque, dovrà trovare approdo davanti alla Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE).

Ue, allarme sul bisfenolo: “Un rischio per milioni di persone”.

Pfas e bisfenoli allarme interferenti endocrini.

Il “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” ha denunciato, anche alla magistratura, con esposti dal 2009, l’utilizzo nello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo del Bisfenolo insieme ai Pfas: “…questa sostanza senza autorizzazione AIA è da parte della multinazionale belga -tra i principali produttori nel mondo di Bisfenolo- ben conosciuta da decenni e volutamente non evidenziata per la sua pericolosità all’ARPA”. Abbiamo ripetutamente riproposto la denuncia negli anni: si vedano gli articoli correlati, ma né magistrati né amministratori si sono mossi.

Anche ora, settembre 2023, l’Agenzia Ue per l’ambiente rilancia l’allarme sul bisfenolo A. Secondo l’Aea, l’esposizione della popolazione europea alla sostanza chimica, che viene utilizzata in contenitori alimentari in plastica e metallo, bottiglie riutilizzabili e anche nei tubi dell’acqua potabile, “è ben al di sopra dei livelli accettabili di sicurezza sanitaria” e “rappresenta un potenziale rischio per la salute di milioni di persone“. L’allarme di Aea si aggiunge al parere dell’Agenzia Ue per le sostanze chimiche, l’Echa, che ha classificato il bisfenolo A come tossico per la riproduzione, e alla decisione dell’Efsa di ridurre di oltre 20mila volte la dose quotidiana tollerabile per la sostanza. Aea ha incrociato il limite aggiornato da Efsa con i risultati di uno studio di biomonitoraggio condotto in 11 Paesi europei mettendo in evidenza come fino al 100% del campione era esposto al bisfenolo “al di sopra delle soglie di sicurezza per la salute”.

Il Disegno di Legge del senatore Mattia Crucioli, da noi promosso, vieterebbe l’uso, la commercializzazione e la produzione di Bisfenolo e di PFAS o di prodotti contenenti PFAS, ne disciplinerebbe la riconversione produttiva e le misure di bonifica e di controllo.

Insieme alla “class action”, prepariamo in magistratura una “azione collettiva inibitoria” nei confronti dei comportamenti omissivi e complici di Comune (che non emette ordinanza di chiusura delle produzioni), Provincia (che rilascia le Autorizzazioni) e Regione Piemonte (che non sottopone la popolazione a monitoraggio ematico): è diventata drammatica la situazione ambientale e sanitaria inferta ad Alessandria dalla Solvay di Spinetta Marengo, incurante della condanna in Cassazione per disastro ambientale e omessa bonifica nonchè del nuovo processo, impassibile alle censure di Onu e Commissione Ecomafie. Infatti Pfas e Bisfenolo sono paradossalmente “soltanto” la punta di un immenso iceberg di sostanze tossiche e cancerogene che piovono da 72 ciminiere.

Dal nostro Sito, alcuni articoli correlati:

Allarme. C’è anche il Bisfenolo a Spinetta nel cocktail con i Pfas.

Non solo i Pfas anche i Bisfenoli e uccidono.

Nel cocktail con i Pfas c’è anche il Bisfenolo.

Confermato: nel cocktail Solvay con i PFAS c’è anche il Bisfenolo.

Il Bisfenolo della Solvay senza autorizzazione e monitoraggi.

Bisfenolo: l’Europa chiede un taglio netto. Solvay lo mette addirittura nel cocktail con i Pfas.

Finalmente una Legge che metta al bando in Italia Pfas e Bisfenolo. Il nodo della chiusura Solvay.

Per Pfas e Bisfenolo sia fissato LIMITE ZERO nelle acque.

Studio tedesco: il bisfenolo contamina i cibi in scatola.

Il Bisfenolo passa nella placenta e raggiunge il cervello del feto.

Gravi rischi per la salute derivanti dall’esposizione alimentare del Bisfenolo.

I biberon al bisfenolo.

Pfas e Bisfenolo riducono la qualità dello sperma, il volume dei testicoli e la lunghezza del pene.

Stop pfas, stop Chemours, stop Solvay.

Tutti i Pfas vanno messi al bando. Non esistono sostanze perfluoroalchiliche innocue. A Dordrecht (Paesi Bassi) infatti Chemours (Du Pont) nel 2012 ha sostituito il Pfoa con GenX spacciandolo come non tossico e non cancerogeno.  Analogamente hanno, con cC6O4 ADV, fatto Solvay a Spinetta Marengo e Miteni a Trissino. Solvay addirittura li produce ancoraperché il sindaco di Alessandria non è intervenuto a chiudere le lavorazioni.

Le aziende sono responsabili di aver rilasciato per decenni deliberatamente e illegalmente i Pfas nell’aria, nel suolo e nelle acque, nascondendo le contaminazioni, e mettendo così a repentaglio la salute e la vita di lavoratori e cittadini. Perciò 3.000 residenti di Dordrecht e dintorni hanno sporto denuncia contro Chemours, e ad Alessandria, andati vani gli esposti alla Procura, ci apprestiamo a lanciare una class action contro Solvay.

Alla stregua in Italia della nostra “Campagna per la messa al bando degli Pfas”, Chemours, produttrice come Solvay dei fluoropolimeri (es. Teflon), è stata oggetto di un programma di inchieste giornalistiche di Zembla che ha esibito centinaia di documenti riservati e atti giudiziari americani. Tra i quali emerge l’ammissione che la bonifica è tecnicamente e finanziariamente impossibile (situazione peraltro ipotizzabile per Piemonte e Veneto). La campagna olandese di crowdfunding chiamata “Stop pfas, stop Chemours” ha raccolto migliaia di euro per il supporto legale (avvocato Bénédicte Ficq)

Non dimentichiamo la consapevolezza dolosa, da decenni, da parte di queste multinazionali della chimica per i danni provocati. Dagli Usa, è diventata famosa (il documentario The Devil We Know, il film Dark Waters) la causa subìta proprio da DuPont. E sempre DuPont-Chemours è stata costretta a giugno ad un accordo preliminare negli Stati Uniti costato più di un miliardo di dollari. L’accordo non significa la fine delle accuse e dei risarcimenti contro la società: negli Stati Uniti sono state intentate nuove cause legali.

Anche in Europa, nei Paesi Bassi, Chemours ha annunciato di voler raggiungere un accordo e ha tentato di risarcire diversi milioni di euro in una causa in cui i comuni di Dordrecht, Sliedrecht, Papendrecht e Molenlanden hanno ritenuto l’azienda responsabile dei danni dei Pfas. L’accordo non è stato raggiunto e la sentenza è prevista imminente. In Italia, prossimamente…

A scuola per sensibilizzare sui Pfas.

E’ l’unica iniziativa in tutta Italia, purtroppo. Donata Albiero è dirigente scolastica in pensione. Vive ad Arzignano, nel vicentino, zona inquinata dai PFAS, le sostanze chimiche indistruttibili e pericolose per la salute. Donata, Insieme a suo marito medico Isde, ha negli anni passati creato la CiLLSA (Cittadini per il Lavoro, la Legalità, la Salute e l‘Ambiente). Nel 2018, insieme a medici, professori e altri esperti del territorio ha inoltre dato avvio al gruppo educativo Zero PFAS, di cui è coordinatrice. Clicca qui.

Danza macabra.

L’idea, luminosa, è stata di Ilham Kadri, “ceo” della multinazionale belga, quella dell’installazione a Spinetta Marengo davanti allo stabilimento Solvay, sulla rotonda ad alta intensità di traffico, di una scultura luminosa “Cake Topper” dell’artista Marco Lodola, composta da due figure di 4 metri su un piedistallo circolare. Cosa raffigura la coppia danzante? La figura di destra rappresenta l’ADV e quella di sinistra il C6O4: le due sostanze PFAS venute a sostituire il famigerato PFOA? I colori scelti sono quelli dell’acqua che si mischiano e si trasformano, bianco, verde e blu: simbolicamente l’avvelenamento tossico cancerogeno dell’acqua, del suolo e dell’atmosfera. La danza macabra sarà inaugurata domenica 10 settembre 2023, ma sarà in forse la presenza dell’artista preoccupato per la preannunciata contestazione. A Lodola era stato detto che doveva raffigurare “una coppia danzante che rappresenta l’incontro tra la comunità alessandrina e l’azienda”. Però, per “comunità” si può intendere il sindaco, che infatti omette l’ordinanza di chiusura delle produzioni inquinanti, non certamente la popolazione vecchia e giovane nel cui sangue scorrono Pfas tossici e cancerogeni. “Cake Topper” sono le tradizionali statuine raffiguranti i due novelli sposi posti al centro torta nunziale: nella nostra simbologia a sinistra Ilham Kadri  a destra Giorgio Abonante.

Come i PFAS favoriscono l’ipertensione e il rischio cardiovascolare.

Destando ampia eco internazionale,il gruppo di ricerca del Prof. Gian Paolo Rossi del Dipartimento di medicina dell’Università di Padova, coordinato da Brasilina Caroccia e con il contributo di Giorgia Pallafacchina per il Cnr-In e di Rosario Rizzuto per il Dipartimento di scienze biomediche dell’Università di Padova  ha dimostrato i meccanismi molecolari attraverso cui la contaminazione da PFAS -sostanze perfluoroalchiliche- provoca un aumento della prevalenza dell’ipertensione arteriosa e, conseguentemente, del rischio cardiovascolare. I ricercatori hanno dimostrato che l’effetto dei PFAS è legato alle loro proprietà ossidanti, le quali determinano un aumento dei radicali liberi dell’ossigeno nelle cellule di cortico-surrene umano. Attraverso tecniche innovative di analisi subcellulare, gli studiosi sono anche riusciti a capire che l’aumento dei radicali liberi avviene nei mitocondri, le centrali energetiche della cellula, che sono anche gli organelli cellulari responsabili della produzione di aldosterone. La ricerca è pubblicata sull’International Journal of Molecular Sciences.

Al bando gli Pfas.

Scienza Medicina Istituzioni Politica Società.

La vera storia di come i Pfas hanno -dolosamente- contaminato l’Italia. J’accuse: enormi responsabilità di Magistratura e Istituzioni. Oggi siamo ad un punto di svolta. La storia delle lotte dal 1990 in Italia contro i Pfas è compresa nelle circa 500 pagine del Dossier “Pfas. Basta!”: a cura di Lino Balza.

Leggi tutto “I Pfas hanno contaminato l’Italia”

Perfino le cannucce di carta contengono gli Pfas.

Le cannucce eco-friendly di carta o in bambù in molti casi contengono tracce di sostanze per- e polifluoroalchiliche (i tristemente noti Pfas, “forever chemical”, inquinanti eterni), che le rendono pericolose non solo per l’ambiente, ma anche per la salute umana, capaci di interferire con il sistema endocrino e di danneggiare il sistema immunitario, la fertilità, e il corretto sviluppo nell’età evolutiva.

A spiegarlo è un team di ricercatori dell’università di Anversa, in uno studio appena pubblicato sulla rivista Food Additives & Contaminants. L’ esperimento ha coinvolto 38 marche di cannucce in vendita in Belgio, comprendendo anche quelle di plastica e di vetro, solo le cannucce in metallo, tra quelle analizzate, sono risultate “pulite”. Cosa ci fanno gli Pfas nelle cannucce biodegradabili? Il loro utilizzo sarebbe per rendere le cannucce idrorepellenti ai drink… ma i Pfas passano nei drink.

Pentole e padelle: quali ci fanno ammalare.

Non solo quelle trattate con PFAS. Su 

clicca qui  una carrellata dei vari tipi di materiali pericolosi per teglie e pentole. Ma anche per attrezzi da cucina disponibili sul mercato: mestoli, romaioli e fruste, ma anche ciotole nelle quali si mischiano gli ingredienti, taglieri e prodotti come la carta da forno, la pellicola ed il foglio di alluminio, perché ogni materiale – nessuno escluso – rilascia particelle nel cibo con cui viene a contatto

J’accuse. Morti e ammalati sulla coscienza dei sindaci di Alessandria.

Nello J’accuse del Movimento di lotta per la salute Maccacaro a magistratura e politica (clicca quiemergono le enormi responsabilità delle Istituzioni piemontesi. Infine, del sindaco Giorgio Abonante.

“La chiusura dello stabilimento, seguita da un’immediata bonifica dell’area è l’unica via efficace per evitare di assistere a decenni di morti”: è l’ennesimo commento del Comitato Stop Solvay a seguito dell’incontro che un gruppo di cittadini dell’associazione “Ànemos” ha avuto con il sindaco di Alessandria, Giorgio Abonante, e dirigenti e tecnici del Comune. Anche Ànemos, come riferisce il settimanale Il Piccolo, ha chiesto al sindaco una “ordinanza che imponga alla Solvay di cessare immediatamente la produzione delle sostanze inquinanti”. “Immediatamente: senza aspettare l’ipotetico 2026 della Solvay di auto cessazione di ‘quasi tutti i Pfas’ (dopo averne sostenuto per anni l’innocuità)”. Ciò alla luce -sottolinea l’ex assessore Claudio Lombardi delle indagini epidemiologiche e delle indagini ambientali aria-acqua-suolo non solo riferite ai vecchi e nuovi PFAS che a iosa svolazzano con cloroformio e fluoroclorocarburi, senza scuotere le coscienze. Infatti, Giorgio Abonante ha eluso completamente questo impegno, sgusciando ancora una volta come una anguilla.

Il sindaco prende in giro la popolazione. Di fatto, ha preso in giro i presenti “Condivido le vostre preoccupazioni” lavandosene le mani come Ponzio Pilato “Solleciterò Regione e Asl a intervenire”, proprio perché sa che non tocca a loro emanare l’ordinanza. Anzi, è in palese malafede quando si inventa su facebook che “Regione, Asl e Arpa hanno sancito in modo netto” per iscritto? “come in questo momento non ci siano gli elementi sufficienti per imporre divieti, chiusure”. Anzi, si nasconde dietro la scusa che manca una legge nazionale sui Pfas. Insomma non fa altro che prendere tempo a prescindere dagli allarmi scientifici nazionali e internazionali. Altro che “vaso di coccio ma in buona fede”.

Come ad Alessandria non bastassero esaustivi già lustri e lustri di sentenze, e la bonifica omessa, e la mole di indagini accumulatesi. Non sarebbero esaurienti per questo sindaco  neppure conferme recenti, come  il monitoraggio ambientale condotto da Arpa nel periodo marzo 2022 – marzo 2023 con tanto di presenza di cC6O4  nel Comune di Alessandria e addirittura nel Comune di Montecastello, né esaurienti i monitoraggi effettuati su uova e vegetali nel periodo 2021 – 2022 a cura della Regione Piemonte in collaborazione con ASL AL, Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta nell’ambito del tavolo regionale Ambiente, Clima e Salute e su specie ittiche a valle del polo industriale di Spinetta Marengo a cura dell’IRSA-CN, e neppure la scoperta di nuove discariche.

Nello J’accuse, la colpevolezza del sindaco è senza attenuanti:

Ad oggi, il polo chimico Solvay di Spinetta Marengo, malgrado la sentenza di Cassazione, non è ancora stato bonificato né in terra né in cielo né in acqua per la “maledetta ventina” di inquinanti (cromo esavalente, cloroformio, cromo totale, tetracloruro di carbonio, tetracloroetilene, tricloroetilene, triclorofluorometano, diclorodifluorometano, diclorofluorometano, nichel, antimonio, arsenico, bromoformio, dibromoclorometano, bromodiclorometanofluoruri in concentrazione addirittura da 2.946 a 57.404 μg/l ecc. eccetera) anzi ha aggravato il delitto e lo ha esteso in provincia. Né per queste violazioni -dolose- è stato aperto un nuovo processo. Neppure dopo il disastro ecosanitario dei Pfas acclarato dalle indagini ambientali ed epidemiologiche.

Ad oggi, la strategia industriale di Solvay si regge su una penetrate attività lobbistica in politica, sorretta quanto basta da una poderosa propaganda mediatica (addirittura della presidente Ilham Kadri in persona), da noi regolarmente e ripetutamente demolita. Per ciò: scoperte fantascientifiche col biossido di titanio.  Per ciò: la fantasiosa truffa mediatica dei ciclopici filtri che sarebbero in grado a Spinetta di rilevare e trattare, gestire e monitorare i contaminanti Pfas nelle falde e nelle reti idriche. Ovviamente non nell’atmosfera. Anzi i filtri dovrebbero poi essere inceneriti. La multinazionale prometterebbe “zero tecnico” delle emissioni di Pfas (C6O4, ADV) negli scarichi di acqua con tecnologie al carbone attivo granulare (GAC), allo scambio ionico (IO) e alle tecnologie di osmosi inversa RO (metodo di filtrazione meccanica in uso dagli anni ’50 del secolo scorso): diventerebbe “acqua distillata” e addirittura riutilizzata e non scaricata in Bormida, insomma “ciclo chiuso”. Per ciò, altra luna nel pozzo: VolontariamenteSolvay entro il 2026 realizzerà quasi il 100% dei suoi fluoropolimeri senza l’uso di fluorotensioattivi, per eliminare pressoché totalmente le emissioni di fluorotensioattivi”.  Per ciò: i misteriosi “sostituti dei Pfas a impatto zero”. Il corollario di questa inconsistente propaganda sono La bonifica è a buon punto”, “Il sistema di tutela ambientale dentro e fuori lo stabilimento è ok”Insomma, la strategia Solvay è profitti immediati, prendere tempo e fare proselitismo istituzionale e mediatico. Quindi è chiarissima è la volontà di non chiudere gli impianti.

Ad oggi, il sindaco di Alessandria non ha emesso ordinanza di fermata delle produzioni inquinanti dentro e fuori il Comune, come imporrebbe il principio di precauzione alla massima autorità sanitaria locale: infatti gli studi già compiuti dimostrano che nella popolazione c’è una grave sofferenza sanitaria rispetto al resto della provincia e della regione: si muore di più per le molte e note patologie associate a Pfas e altre molecole prodotte dalla Solvay e da questa immesse nell’ambiente da decenni, come provato da ripetute indagini ambientali.

A maggior ragione dopo l’indagine dell’Università di Liegi. Dunque il sindaco, in qualità di massima autorità sanitaria locale, non imponendo -come invece avvenuto nel mondo in analoghe condizioni- l’urgenza che sia fermata la fonte d’esposizione alla popolazione, si consegna all’accusa di omissione di atti di ufficio. Infatti Abonante sa, dalle campagne di analisi dell’Arpa, che su Spinetta Marengo dal cielo piovono 5 microgrammi ogni giorno di Pfas per ogni metro quadrato, e nell’acqua 52 microgrammi per litro di C6O4. Dunque fa solo il gioco della Solvay -che persegue di procrastinare le produzioni secondo i propri profitti- il pretestuoso rinvio dell’ordinanza a dopo ulteriori studi epidemiologici per determinare un presunto nesso causa-effetto (Pfas causa di patologie), quando invece il nesso causale è acquisito scientificamente e internazionalmente. Va da sé che sempre maggiori studi saranno utili per individuare cure e per determinare l’entità dei risarcimenti.

Infatti l’associazione PFAS/patologie è dimostrata da una mole spaventosa di ricerche esistenti in letteratura scientifica; l’epidemiologia dimostra le associazioni, sui rapporti di causa indaga la tossicologia; i riferimenti di letteratura costituiscono la legge generale, i casi locali la confermano con significatività statistica: lavoratori e cittadini alessandrini esposti hanno una frequenza di patologie maggiore di coloro che non sono esposti a PFAS. Nella scienza una certezza assoluta non esiste ma è altrettanto vero che esiste una altissima probabilità del rapporto di causa fra l’esposizione e PFAS tale da escludere il falso positivo.

Ad oggi, la Regione Piemonte, in complicità con sindaco e azienda, rinvia anzi evita il monitoraggio del sangue a tutta la popolazione, il cui esito sarebbe sentenza capitale per Solvay. Queste storiche omissioni di atti di ufficio appaiono tanto più gravi alla luce del drammatico campionamento Pfas del sangue di lavoratori e cittadini che abbiamo nel 2022 commissionato all’Università di Liegi. L’estensione dello screening ematico fornirebbe dati utili ad individuare strategie efficaci di prevenzione e cura ma anche, in sede processuale, fornirebbe ulteriori dati per valutare in solido le responsabilità e i danni di Solvay nei confronti dei lavoratori e dei cittadini.

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro

La storia delle lotte dal 1990 in Italia contro i Pfas è compresa nelle circa 500 pagine del Dossier “Pfas. Basta!” a cura di Lino Balza del “Movimento di lotta per la salute Maccacaro”. E’ disponibile a chi ne fa richiesta.

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J’accuse del Movimento di lotta per la salute Maccacaro a magistratura e politica.

La vera storia di come i Pfas hanno -dolosamente- contaminato l’Italia. J’accuse: enormi responsabilità di Magistratura e Istituzioni. Oggi siamo ad un punto di svolta.

La storia delle lotte dal 1990 in Italia contro i Pfas è compresa nelle circa 500 pagine del Dossier “Pfas. Basta!”: a cura di Lino Balza del “Movimento di lotta per la salute Maccacaro”. E’ disponibile a chi ne fa richiesta. Clicca qui la sintesi cronologica, in particolare comparata tra Solvay/Piemonte e Miteni/Veneto, che così conclude:

“L’assenza di una legge nazionale non giustifica né assolve le gravi responsabilità delle Autorità locali: non è un alibi.  Una legge come l’ex DDL Crucioli non pare praticabile a breve nell’attuale quadro politico. Denunciamo il vuoto:  la calamità mondiale dei Pfas (Forever Pollution Project denuncia oltre 17mila siti contaminati da Pfas in Europa) ha in Italia le sue punte di iceberg nei disastri ambientali e sanitari (stigmatizzati anche dall’ONU) del Veneto (made in Miteni di Trissino) e del Piemonte (Solvay di Spinetta Marengo), ma ormai non lascia indenne nessuna regione della penisola: Lombardia, Toscana, Lazio, Trentino eccetera, come abbiamo più volte documentato sul nostro Sito www.rete-ambientalista.it”.

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Gemellaggio Pfas tra Arkema e Solvay, tra Lione e Alessandria.

La fabbrica del colosso francese Arkema, che coabita con la belga Solvay nel polo chimico di Spinetta Marengo, è nell’occhio del ciclone a Lione perché dal 1957 in località Pierre-Bénite ha scaricato nel Rodano 3,5 tonnellate di PFAS all’anno.  Lo scandalo è stato scoperto dopo un’inchiesta giornalistica appena un anno fa. Pesci e pollami avvelenati in una quindicina di Comuni e soprattutto l’indagine dei media locali che ha rivelato livelli allarmanti di contaminazione nel sangue dei residenti, tra cui bambini, e denunciato la mancata azione dei politici. Gli abitanti della cosiddetta Chemical Valley hanno con associazioni e sindacati avviato contro Arkema azione legale per risarcimenti dei crimini ambientali, la prima in Francia.

Le analogie tra le due situazioni ecosanitarie e politiche sono impressionanti. Stesse responsabilità degli amministratori locali, uguale ricorso alle class action, assenza leggi nazionali di messa al bando dei Pfas.

Pfas antincendi nel sangue dei cittadini di Tokyo.

Coordinato da Koji Harada, professore associato di salute pubblica alla Kyoto University, un gruppo civico di Tokyo ha rilevato livelli pericolosi di Pfas nei campioni di sangue di abitanti dell’area occidentale della capitale giapponese, con il sospetto che la contaminazione delle risorse idriche sia riconducibile alla base aerea statunitense di Yokota, che utilizza liquidi schiumogeni antincendi.

Si devono sostituire i Pfas nei chip dei computer, sì ma come?

Le prospettive della domanda di semiconduttori sono solide: essenziali per la nostra economia moderna, dalle automobili agli smartphone, dai data center ai sistemi di intelligenza artificiale e di apprendimento automatico, fino ai sistemi di difesa; la corsa all’intelligenza artificiale in corso tra Google e Microsoft è un ulteriore motore di crescita. 

Pur in cima alla classifica delle performance industriali però, allo stesso tempo, le prospettive sono accompagnate da diversi rischi legati alla geopolitica e al potenziale aumento dei costi di produzione a causa dei divieti legati all’uso della sostanza chimica cancerogena PFAS, che è fondamentale per realizzare i microchips. Infatti ha messo in fibrillazione l’industria dei chips la decisione della 3M di dismettere i Pfas entro la fine del 2025, poiché i profitti non sono più sufficienti a giustificare i potenziali costi derivanti da controversie legali in futuro.

L’inevitabile futura messa al bando dei Pfas costituirà un grosso problema per i chip dei computer e quindi per la tecnologia in generale. Si troverà un surrogato per i PFAS, ma lo scenario è quello di una sostituzione a fronte di notevoli costi aggiuntivi.

Pfas nei campioni di sangue di 293 su 302 donne incinte e dei cordoni ombelicali dei loro bimbi.

Le analisi del sangue di 302 donne incinte e del cordone ombelicale dei loro bimbi appena nati hanno rilevato che il 97 percento dei campioni era contaminato dai Pfas.

A condurre la ricerca è stato un team statunitense guidato da scienziati del “Programma sulla salute riproduttiva e l’ambiente dell’Università della California di San Francisco”, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del “Laboratorio di Chimica Ambientale – Dipartimento di Controllo delle Sostanze Tossiche della California Environmental Protection Agency e dell’Università della California di Berkeley”, coordinati dalla professoressa Tracey J. Woodruff, docente presso il “Dipartimento di Ostetricia, Ginecologia e Scienze della Riproduzione dell’ateneo di San Francisco”.

Gli autori dello studio hanno sottolineato la preoccupazione che il Pfos è associato a problemi nello sviluppo dei bambini e nel sangue materno a un rischio superiore di diabete gestazionale, ipertensione correlata alla gravidanza e pre-eclampsia, una condizione potenzialmente fatale: “ È urgente fare di più per comprendere il ruolo che i Pfas hanno nelle condizioni materne e nelle disuguaglianze di salute. Siamo esposti a centinaia di sostanze chimiche e questa ricerca contribuisce a comprendere meglio l’impatto che stanno avendo sulla nostra salute. I Pfas sono stati trovati perfino in tutti i rotoli di carta igienica testati in un’altra indagine, probabilmente contaminati durante il processo di lavorazione della carta”. I dettagli del nuovo studio “Extending Nontargeted Discovery of Environmental Chemical Exposures during Pregnancy and Their Association with Pregnancy Complications—A Cross-Sectional Study” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Environmental Health Perspectives (EHP).

L’azione informativa nelle scuole del Gruppo educativo Zero Pfas.

Gentile direttore, seguiamo il vostro giornale ritenendolo ricco di informazioni. Ci piacerebbe che in esso trovasse posto anche quello che facciamo noi da attivisti del Movimento No Pfas del Veneto, precisamente come gruppo educativo Zero Pfas che è entrato nelle scuole con PFAS/Scuola in un percorso collettivo dal 2018: quattro province venete, 7.000 studenti incontrati di 32 scuole . Clicca qui

Alta esposizione ai Pfas dei Vigili del fuoco.

Dal 2020 un regolamento europeo ha vietato l’utilizzo di Pfoa nelle schiume anti-incendio, ma sarebbe utile verificare se le vecchie siano state sostituite con schiume prive di Pfas tutto il territorio nazionale. Sicuramente, invece, per i pompieri resta irrisolto l’alto rischio dei Pfas nei dispositivi di protezione individuale DPI: divise, tute, pantaloni, giacche, elmo, guanti: tutti completi antifiamma costruiti appunto con l’indispensabile protezione delle famigerate sostanze perfluoralchiliche.

Il prolungato tempo di indossamento delle tute antifiamma, unitamente al calore dovuto alle alte temperature degli incendi, aumenta l’assorbimento dei Pfas nel corpo umano, con relative malattie -come ampiamente dimostrato dalla letteratura scientifica internazionale- cardiovascolari e tiroidee, ipertensione e ipercolesterolemia, a tumori ai testicoli, il mesotelioma, il linfoma non Hodgkin e il cancro alla prostata. (Secondo alcuni studi statunitensi questi sono quattro degli otto principali tumori che colpiscono i vigili del fuoco con una percentuale maggiore rispetto alla popolazione normale).

Ebbene, in Italia non risultano analisi e studi epidemiologici, mentre negli Stati Uniti iniziano processi (sempre con l’avvocato Billot) contro le aziende produttrici dei DPI per i pompieri e l’amministrazione Biden stanzia milioni di dollari per gli screening oncologici dei vigili del fuoco;  mentre l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ha riclassificato la lotta antincendio dei vigili del fuoco  come occupazione ad alto rischio per il cancro, così come una ricerca dell’University of Central Lancashire.

Il sindaco embedded.

Comunicato stampa

La Procura sequestra tre discariche Solvay, ma neppure questo convincerà il sindaco a emettere ordinanza di chiusura.

I Carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) sono tornati all’interno del polo chimico della Solvay di Spinetta Marengo dopo il blitz del 12 febbraio 2021 quando sequestrarono le cartelle cliniche degli operai con livelli stratosferici di Pfas nel sangue: la cui occultata presenza Lino Balza aveva rivelato nel 2009 con esposto corredato con tanto di copie fotostatiche delle analisi.

Su provvedimento chiesto dalla Procura di Alessandria e disposto dal Gip, il 9 agosto 2023 i Noe hanno eseguito il sequestro preventivo di tre discariche dei gessi. A proposito, clicca qui articolo gennaio 2016 di cui la nostra foto.

Montagne di rifiuti alte come ciminiere.

Le enormi vasche sequestrate, scoperte e spazzate dal vento, erano state riutilizzate nonostante non dovessero più essere operative. Il provvedimento rientrerà nell’inchiesta che, nel lontano scorso dicembre, la Procura ha chiuso contestando a due dirigenti Solvay, Stefano Bigini, 62 anni (dal 2008 e fino al dicembre 2018 direttore di stabilimento), e Andrea Diotto, 47 anni (dal 1° gennaio 2013 direttore dell’Unità di produzione fluidi e dal 1° settembre 2018 direttore di stabilimento), non un reato di dolo bensì “un’ipotesi di disastro ambientale colposo; imputando, inoltre, all’azienda la responsabilità amministrativa (ex articolo 25 del 18 giugno 2001 con riferimento al reato di disastro ambientale colposo), commessa a vantaggio e nell’interesse  per il risparmio dei costi di bonifica e la maggiore efficacia della produzione industriale”.

A parere di chi scrive, tratterebbesi di dolo imputabile al management belga di Solvay, in quanto esso ha omesso, in violazione della sentenza di Cassazione 2019, di “provvedere al più efficace risanamento della pregressa contaminazione del sito sottoposto a bonifica giudiziaria e al più sicuro contenimento del rilascio dei contaminanti sia nella falda sotto lo stabilimento che a valle”. Esso, tramite i due direttori, ha continuato infatti  a inquinare -dalle tubature interne e con scarichi in Bormida e atmosfera- soprattutto di Pfas (compreso C6O4) il terreno e le acque di falda anche oltre il Comune di Alessandria, come appurato dai monitoraggi Arpa.

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro.

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Solvay paghi i danni del disastro ecosanitario di Spinetta Marengo.

Profuma il mondo, crea il benessere della gente.

Profuma il mondo, crea il benessere della gente.

Per la Paglieri l’immagine è tutto. Una scelta fu coprire i seni della modella nella pubblicità, privandoci anche della gigantografia nel transitare davanti allo stabilimento. Una scelta fu quando nel 2009 iniziò il processo contro Solvay di Spinetta Marengo perché le falde erano inquinate di cromo esavalente eccetera, e Paglieri di Spinetta Marengo non si costituì parte civile per chiedere i danni, valutando il danno d’immagine ai propri profumi.

Non si costituirà neppure nel prossimo processo, avendo garanzie per i suoi prelievi idrici dall’AMAG. Perciò senza nessun imbarazzo fa gli onori di casa -descrive il settimanale pubblicitario Il Piccolo- ad Andrea Diotto nelle vesti di neo imputato Solvay per vecchia omissione di bonifica, nonché di presidente del Rotary Club di Alessandria, carica che spetta ai direttori dello stabilimento chimico che tanto benessere regala al territorio.  E’ il connubio riassunto nel motivo-guida aziendale “Scent the world, create people’s wellbeing”, ritradotto: Paglieri profuma il mondo e Solvay crea il benessere della gente. 

Solvay paghi i danni del disastro ecosanitario di Spinetta Marengo.

Iniziativa del CIVG e del Movimento di Lotta per la salute “G. Maccacaro” sui PFAS

Presso il circolo Valpiana di Torino ha avuto luogo una riuscita iniziativa di informazione sui PFAS, organizzata in maniera congiunta dal “ CIVG Centro di Iniziative per la Verità e la Giustizia” e dal “Movimento di lotta per la salute Maccacaro”.

Clicca qui programma e video.

Il comunismo della decrescita.

Riallacciandosi al servizio sul nostro Sito, Pfas, Pallante, decrescita felice e socialismo., potrebbe inserirsi nel dibattito il saggio di Fabio Ciabatti (clicca qui) sulla scia delle teorie di Kohei Saito, marxista giapponese che, nel suo  Marx in the Anthropocene: Towards the Idea of Degrowth Communism, argomenta il “comunismo della decrescita” presente nello sviluppo teorico di Karl Marx.

E’ questa una tesi senz’altro originale e radicale che si contrappone ai movimenti “verdi” che spesso si sono cullati nell’illusione di uno sviluppo sostenibile compatibile con il capitalismo, oppure, come sembrerebbe nella versione della “Decrescita felice” di Maurizio Pallante, hanno pensato l’ambientalismo come una sorta di terza via tra capitalismo e comunismo.

Secondo Saito, il superamento delle precedenti concezioni produttivistiche fu indotto in Marx dai vasti studi di geologia, chimica, mineralogia, botanica, e occupandosi di problemi come l’eccessiva deforestazione, il trattamento crudele del bestiame, lo sperpero delle fonti di energia fossili e l’estinzione delle specie, con un occhio attento all’agricoltura non capitalistica e ai sistemi di proprietà fondiaria. La natura presenta a qualunque società umana dei limiti che non possono mai essere oltrepassati, pena la catastrofe ecologica. Marx dunque pone la possibilità di un ricambio organico tra umani e natura che sia al contempo egualitario e ecologicamente sostenibile, che non richieda uno sviluppo indefinito delle forze produttive. Un’economia circolare. Un comunismo connotato dalla decrescita?

La domanda resta aperta. Fabio Ciabatti, come marxista, conclude: “Queste discussioni possono apparire il frutto di una oziosa acribia filologica, ma occorre notare come la posta in gioco sia politicamente significativa. Finché l’ambientalismo sarà sinonimo di una limitazione generalizzata dei consumi in nome della sostenibilità ecologica difficilmente potrà diventare una prassi generalizzata delle classi subalterne in un mondo caratterizzato da una enorme sperequazione nella distribuzione della ricchezza. Per vincere la battaglia nel territorio conteso dell’immaginario collettivo occorre mettere in campo una concezione completamente diversa di benessere sociale che, basandosi sull’idea di ricchezza comune, sappia coniugare equità sociale e rispetto dei limiti naturali”.