c’è anche il PFOA scaricato in bormida dalla solvay

L’Agenzia francese di sicurezza sanitaria dell’alimentazione (Anses) sta conducendo uno dei maggiori studi a livello mondiale: un’analisi di oltre 20.000 alimenti per misurare i rischi a lungo termine delle esposizioni alle sostanze chimiche che questi contengono. Si tratta dei contaminanti organici come il bario, il cobalto, il nickel, inquinanti organici persistenti come il PFOA nelle padelle antiaderenti, alcune microtossine, la maggior parte dei 254 residui di pesticidi presi in considerazione. Lo studio, però, ha dei limiti, riconosciuti dalla stessa Anses: non tiene conto delle esposizioni incrociate a differenti inquinanti, né di esposizioni per altre vie che non siano quelle alimentari. E’ il caso di Spinetta Marengo.

Un Finto Piano Di Bonifica

Suscitano allarmate perplessità le decisioni della Conferenza dei servizi composta da Comune, Provincia, Arpa, Asl, Solvay, con la CGIL come uditore. Non può infatti che essere una ulteriore perdita di tempo affidare allo stesso inquinatore Solvay il progetto di bonifica del sito inquinato da cromo esavalente e altri venti veleni tossici e cancerogeni. Solvay infatti non progetterà certo di accollarsi il costo di eliminare, con opportune tecniche e tecnologie, l’enorme quantità di veleni sotterrati dentro e intorno allo stabilimento. Dunque proporrà un finto progetto di bonifica: non per “eliminare” ma per “limitare”, “ridurre”, “diminuire” l’inquinamento, ossia vuole prendere altri sei mesi di tempo, e poi altri sei mesi, e continuare come ha fatto da dieci anni a danno della sicurezza e della salute fuori e dentro la fabbrica. Non a caso Solvay si è dichiarata soddisfatta dell’esito della Conferenza dei Servizi. Speriamo qualcosa in più dal processo, 38 gli imputati, che si aprirà il prossimo 5 aprile.

Che Attendibilità Ha La Solvay?

Come ogni piazzista che si rispetti, la Solvay ha distribuito alla popolazione un libretto propagandistico che racconta balle sulla salubrità dell’ambiente. Tra le tante alterazioni della realtà contenute nel lussuoso libretto, è emblematico il trucco fotografico che vi sottoponiamo.

Clicca sulla foto per ingrandirla

La prima foto è l’originale comparso sui giornali (dirigenti e sindacalisti che se la ridono). Confrontatela con la seconda che appare sul libretto Solvay. E’ un fotomontaggio! E’ stata inserita, a sinistra, la segretaria chimici della CGIL, Marisa Valente. A dimostrazione, secondo Solvay, che tutti i sindacati sono d’accordo con lei. Senza pudore.

Luigi Mara Alla Conferenza Stampa Processo Solvay

Si è svolta la conferenza stampa di Medicina democratica (nazionale) con Laura Mara e Luigi Mara, rispettivamente avvocato e consulente tecnico, che rappresenteranno (gratuitamente) l’Associazione quale parte civile all’imminente processo riguardante il polo chimico di Spinetta Marengo.
Medicina democratica riconosce, nei capi di accusa formulati dal PM -avvelenamento doloso (falde sotterranee e rete idrica ad uso potabile e agricolo) e dolosa mancata bonifica – i punti cardine del proprio esposto-denuncia alla Procura. Perplessità invece esprimiamo sul ritardo a concretizzarsi in procedimento penale del secondo filone di inchiesta: inquinamenti e danni da PFIB, PFOA ecc. su cui abbiamo abbondantemente documentato con esposti. A proposito di PFOA denunciamo altresì che le autorità pubbliche non garantiscono la sicurezza delle trasfusioni di sangue. Inoltre rivendichiamo che siano finalmente resi pubblici i dati sanitari e ambientali che sono stati secretati in questi mesi.

La Procura della Repubblica, con la richiesta al GIP di rinvio a giudizio di 38 indagati per avvelenamento doloso e mancata bonifica (fino a 15 anni di reclusione), ha accolto i tre punti cardine dell’altro esposto presentato l’anno scorso da Medicina democratica. Vale a dire: 1) non solo cromo esavalente ma almeno altri 20 veleni tossici e cancerogeni sono sotterrati per 500 mila metri cubi (o forse il doppio?) sotto lo stabilimento di Spinetta Marengo. 2) La Solvay (e prima di lei Arkema) ne era perfettamente a conoscenza. 3) La Solvay ha nascosto e contrabbandato le discariche, ha ingannato le amministrazioni e omesso la bonifica. Ha intralciato le indagini, una volta avviate, e tentato di occultare le prove.
In sede processuale cercheremo di individuare, insieme alle responsabilità dei dirigenti aziendali, che vanno oltre i 38 già imputati, anche le responsabilità di amministratori ed enti di controllo pubblici che ancora oggi tacciono i dati sanitari e ambientali. Responsabilità penali, perché quelle morali e politiche sono evidenti, si pensi alla mancata realizzazione dell’Osservatorio ambientale della Fraschetta di cui è responsabile anche il sindacato. Dunque le aziende, e non la collettività, dovranno pagare i danni alle persone, alle falde, agli acquedotti, e soprattutto i costi della bonifica, intendendo per bonifica l’eliminazione dei veleni sotterrati e giammai il costoso piano AMAG di inutile “lavaggio” delle acque. Piano AMAG per il quale manovre non disinteressate agiscono dall’esterno in consonanza con Solvay. Questa è l’unica strada per opporsi al ricatto occupazionale. Surrogando un compito che dovrebbe essere del sindacato, Medicina democratica inoltre, per il risarcimento dei danni e alle vittime, sta organizzando (gratuitamente) a costituirsi parti civili al processo tanto i familiari dei defunti che i lavoratori e i cittadini già ammalati o solo a rischio di malattia. Infatti la conferenza stampa è stata preceduta da un incontro di medico e avvocato con queste persone. Invitiamo chi altri è interessato a telefonare al 3470182679.
Sarà il processo del secolo: basti solo pensare che sono una cinquantina gli avvocati a difesa degli imputati, decine di faldoni con documenti sequestrati e intercettazioni migliaia di pagine di documenti ecc.
Clicca qui se vuoi leggere sul giornale on line La Pulce perchè lavoratori e cittadini possono costituirsi parti civili al processo.
Clicca qui se vuoi leggere Radiogold e ascoltare l’intervista.
Clicca qui se vuoi leggere su La Stampa.

38 Rinviati A Giudizio Per L’inquinamento Della Fraschetta

Medicina democratica riconosce, nei capi di accusa formulati dai PM
-avvelenamento doloso e mancata bonifica-
i punti cardine del proprio esposto-denuncia alla Procura.
Ci auguriamo, a questo punto, una accelerazione del corso della Giustizia verso la rapida condanna dei responsabili e il risarcimento dei danni e alle vittime.
A tal fine, Medicina democratica non solo si batterà quale parte civile al processo per una bonifica vera del territorio a totale carico della Solvay e non della collettività, ma organizzerà – con o senza sindacato – a costituirsi parti civili tanto i famigliari dei defunti che i lavoratori e i cittadini già ammalati o solo a rischio di malattia.
Intanto chiediamo che siano finalmente resi pubblici i dati sanitari e ambientali che sono stati secretati in questi mesi.
Per il PFOA è necessario altresì che sia garantita la sicurezza delle trasfusioni di sangue.
Perplessità invece esprimiamo sul ritardo a concretizzarsi in procedimento penale del secondo filone di inchiesta:
Inquinamenti e danni da PFIB, PFOA ecc… su cui abbiamo abbondantemente documentato con esposti.

Se clicchi qui: il nostro commento al rinvio a giudizio.
Se clicchi qui: le istruzioni ai lavoratori e ai cittadini per costituirsi parti civili al processo. Attenzione! Riguardano non solo gli ammalati ma anche coloro che sono a rischio di ammalarsi!
Se clicchi qui: la denuncia sulle trasfusioni di sangue a rischio.
Se clicchi qui: l’articolo su La Stampa.
Se clicchi qui: i nomi dei 38 indagati

Cromo Esavalente Stoppani Di Cogoleto: Condanne Senza Giustizia Intanto La Solvay…

In provincia di Genova, tra i comuni di Arenzano e Cogoleto, si trova la Val Lerone.
In questa località è insediata la dismessa fabbrica chimica Stoppani, che ha provocato un fortissimo inquinamento delle terre e delle falde acquifere circostanti.
Ciò, secondo quanto stabilito dai giudici del Tribunale di Genova, è avvenuto dal 1996 al 2003, ma gli effetti devastanti dell’avvelenamento da cromo esavalente vanno avanti tuttora, nonostante la bonifica dell’area sia cominciata, ma non è ancora finita, nel 2007.
Giovedì 22 luglio, la giudice monocratica Luisa Carta ha condannato ad una pena assai mite, per i reati di “disastro colposo e falso”, i due principali imputati – dato che il terzo, il padrone Plinio Stoppani, è morto prima di iniziare il processo.
Si tratta dei due direttori dello stabilimento – Giuseppe Bruzzone e Giorgio Valenza – a cui è stata inflitta la pena, rispettivamente, di tre anni e otto mesi e due anni e otto mesi. Si tratta certamente di una “condanna” molto lieve, motivata anche dal fatto che per altri reati minori sono stati salvati dall’intervenuta prescrizione, ma i loro legali hanno preannunciato addirittura ricorso in appello.
Ancora meglio se la sono cavata gli altri tre imputati, tutti assolti per prescrizione dei reati ascritti loro: Carlo Veronesi, amministratore unico della Corind s.r.l. di Valduggia (VC); Dario Cerosillo, legale rappresentante della ditta omonima di Genova; Nadir Gardelli, direttore tecnico del cantiere, responsabile per conto di una ditta dell’operazione di smantellamento degli impianti e bonifica dell’amianto.
Speriamo che il prossimo processo Solvay di Spinetta non segua le stesse orme.
A proposito di amianto e Solvay.
Secondo la rivista scientifica The Lancet, 500.000 morti per amianto sono annunciati per la sola Europa nei primi 30 anni del XXI secolo. La direttiva Ue vietò la produzione e l’introduzione sul mercato comunitario delle fibre serial-killer a partire dal 1 gennaio 2005. L’unica eccezione fu quella concessa ai diaframmi utilizzati per la fabbricazione del cloro. Questa deroga, limitata a tre anni (fino al 1 gennaio 2008), doveva essere transitoria, il tempo necessario per i gruppi industriali chiamati in causa di trovare alternative ‘pulite’ al processo di produzione. Da allora, la maggior parte delle multinazionali hanno trovato una soluzione, salvo tre: Dow Chemical (Stati Uniti), Solvay (Belgio) e Zachem (Polonia). Solvay, ha addirittura trovato un’alternativa all’amianto nei suoi stabilimenti americani, ma non in Europa! Oggi questi gruppi approfittano della crisi economica per dire che il passaggio a una produzione pulita costa troppo.
Intanto alla foce del Po si denuncia Solvay per il PFOA: qui sotto il video.

Dott. Costa, Dica Tutta La Verità Sul PFOA. Risponda A Queste Domande.

La Solvay ha organizzato un incontro con i lavoratori affinchè il suo consulente, dott. Giovanni Costa, rassicuri sulle conseguenze del famigerato PFOA, acido perfluoroctanico, alla base dei prodotti Teflon, utilizzato nello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo (Alessandria), e dallo stesso scaricato in atmosfera e acque. Abbiamo allora redatto un documento con 24 dettagliate e imbarazzanti domande e l’abbiamo consegnato al Costa.
Affermando il diritto di ricevere le risposte dei lavoratori e dei cittadini preoccupati -e a ragione- per la salute e l’ambiente.
Queste domande sono state trasmesse agli organi di informazione affinchè le comunichino ai lettori, e successivamente pubblichino le risposte del dott. Costa.
Abbiamo garantito al Costa che le sue risposte saranno tutte integralmente pubblicate sul nostro blog.
Per ulteriore maggior trasparenza, abbiamo sfidato il dott. Costa ad un confronto pubblico con Medicina democratica.
Così conclude la ventiquattresima domanda:
24) In conclusione, dott. Costa, Lei è d’accordo con Solvay che rassicurante sostiene essere questa sostanza, che provoca tumori/ malformazioni/alterazioni sessuali, pressoché innocua o benefica all’uomo italiano, anzi associata a cromo esavalente e a una montagna di altri 20 veleni che colano nelle falde acquifere di Alessandria?
Oppure ammette che, secondo Medicina democratica, dopo gli studi internazionali, dopo i miliardi di risarcimenti, dopo che è messo al bando in tutto il mondo perché tossico/teratogeno/mutageno/cancerogeno, il PFOA deve essere finalmente, oggi, senza rinvii, eliminato dalle lavorazioni dello stabilimento di Spinetta Marengo (Alessandria) che contaminano il sangue di lavoratori e cittadini, e avvelenano le falde e i fiumi Bormida, Tanaro e Po fino alla foce, e che debbono essere indennizzati i danni alle persone e all’ambiente?
I lavoratori e i cittadini si costituiranno parti civili al processo.

Per leggere tutte le 24 domande, clicca qui.

La Sicurezza Solvay nelle Mani dei Tre

Su Il Piccolo, a firma di Enrico Sozzetti, dalle consuete voci di azienda e Cisl, apprendiamo che non ha ragione di essere la richiesta della CGIL di aumentare da 3 a 6 i Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS) nello stabilimento della Solvay di Spinetta Marengo (Alessandria).
Non solo secondo l’azienda e la Cisl, ma anche secondo la Uil, i 3 RLS sono stati finora -per capacità, esperienza e coraggio- più che sufficienti a garantire la salute e la sicurezza innanzitutto dei lavoratori e perfino dei cittadini. E’ dimostrato dal fatto che la Solvay in tutti questi anni -proprio grazie ai massicci investimenti ambientali imposti all’azienda dai mastini sindacali- è sempre stata fuori da ogni scandalo ambientale tipo PFOA, da ogni inquinamento tipo PFIB, da ogni processo penale tipo cromo esavalente ecc. che ha colpito la Fraschetta. Secondo Cisl e Uil, veri e propri mastini della Solvay, la responsabilità di questi crimini ambientali semmai potrebbe ricercarsi tra le altre aziende del polo chimico spinettese (Michelin, Paglieri, Arkema…). Meglio sparare alto per essere sicuri di non colpire nessuno.
S.T.
Clicca qui se vuoi leggere (La Stampa) del fasullo e miliardario progetto di bonifica dell’AMAG.

LA QUESTIONE AMBIENTE NELLA FRASCHETTA

Cari concittadini,
vi siete mai chiesti perchè non si vedono più nel nostro cielo volare le rondini e da quest’anno neppure i rondoni e, sul far della sera volare i pipistrelli? Nelle notti di primavera non si ode il melodioso canto dell’usignolo e da molto tempo non siedono più nei nostri prati le lucciole?
Tutto questo avviene perchè la situazione ambientale della FRASCHETTA è altamente inquinata.
Per quanto riguarda l’aria lo smog ci opprime ed attanaglia .L’ARPA ci informa che in Alessandria , statisticamente, 88 persone all’anno, muoiono per lo smog. Smog, la cui composizione è variata nel tempo.
Dapprima negli anni sessanta era prevalentemente rappresentata da CO2 ed ossidi di carbonio ed attualmente con l’avvento dei nuovi carburanti ricca di particelle PM 8,2 e,sopratutto PM 2,5.
Le particelle PM 2,5 sono le più pericolose perchè,recenti indagini in medicina, hanno dimostrato che a livello degli alveoli polmonari, possono penetrare nel sangue e dare accidenti vascolari di estrema gravità. Nel territorio intorno alla Solvay Solexis (Foto in alto) si aggiungono le 19 sostane inquinanti, nominate da tutti i giornali e per cui sta indagando la Procura della Repubblica.
Per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico oltre all’inquinamento da Cromo esavalente ed altre sostanze, di cui ha parlato diffusamente la stampa locale e nazionale, bisogna aggiungere l’inquinamento da PERFLUORATI, denunciati da Lino Balza di Medicina Democratica e che interessa oltre la Bormida, in cui si scaricano le acque reflue della Solvay Solexis, il TANARO ed oltre fino al PO che risulta inquinato da tali sottoprodotti fino alla foce.
Studi prevalentemente americani stanno dimostrando la tossicità dei perfluorati con effetti teratogeni e cancerogeni.
A tutto questo bisogna aggiungere il fatto del deposito di sostanze radioattive presso il Comune di Bosco Marengo e la diffusione delle fibre di amianto di cui sono pieni i giornali e la stampa.
Cari concittadini, mentre ITALIA NOSTRA, a cui mi onoro di appartenere, assieme alle altre Associazioni Ambientaliste si batte in sede nazionale affinché il grande catino, rappresentato dalla PIANURA PADANA possa essere meno inquinato, promuovendo congressi e riunione di Amministratori locali; da parte mia, continuerò a battermi nelle due Commissioni locali in cui sono presente, per il miglioramento delle condizioni ambientali di ALESSANDRIA.
Prof. Dott. GIANFRANCO MANUELLI

L’Intervento di Medicina Democratica al Convegno sull’Acqua

“ Dal Bormida al Delta del Po: Pfoa nell’acqua e nel sangue. Attacco micidiale alla biodiversità e alla salute tra allarmi e silenzi”
È il titolo della relazione svolta da Medicina democratica presso l’Auditorium del Liceo Scientifico Leibniz al Convegno di Bormio
“LA MONTAGNA GARANTISCE IL DIRITTO ALL’ACQUA A TUTTI I POPOLI: DIFENDIAMOLA”.
Chi volesse, cliccando qui, può leggere la relazione.
Cliccando qui potrete leggere l’intervento di Luigi Casanova

PFOA: Limite di Esposizione Professionale

Su Il Piccolo del 2 Aprile il giornalista Enrico Sozzetti ha dato notizia dell’esito della Conferenza dei Servizi (composta da Comune, Provincia, Asl Alessandria e Arpa) per la valutazione dell’analisi di rischio ambientale relativa al sito industriale della Solvay Solexis di Spinetta Marengo.
Il presunto scopo della Conferenza è un attento studio del grado di contaminazione del sito e dei conseguenti rischi per la salute umana e per l’ambiente circostante.
Ci chiediamo innanzitutto che attendibilità possano avere le valutazioni degli enti che vi partecipano.
Infatti questi avrebbero dovuto vegliare sulla salute pubblica da molto tempo.
Se così fosse stato, oggi, non ci troveremmo a dover affrontare questo disastro ambientale.
Il PFOA, per esempio, è una parola che gli enti, prima delle denunce di Medicina Democratica e dei servizi della trasmissione delle IENE, non avevano mai pronunciato.
Abbiamo ricevuto alcune mail anonime di persone che si dichiarano dipendenti Solvay con richieste di spiegazioni riguardo all’esistenza o meno di un limite di esposizione professionale (TLV) per il PFOA.
La preoccupazione dei dipendenti nasce dal fatto che l’azienda non effettuerebbe alcun monitoraggio ambientale per questa sostanza.
Il PFOA utilizzato dalla Solvay è il Perfluoro ottanoato di ammonio per il quale esiste un limite di esposizione che è pari a 0,01 mg/m3 (0,01 µg/l o 0,01 ppb).
Il limite è presente nell’ Elenco dei TLV della ACGIH pubblicato in Italia dal “Giornale degli Igienisti Industriali”, gennaio 2001, edito dall’AIDII (Associazione Italiana degli Igienisti Industriali).
La stessa Federchimica ne dà notizia in una sua pubblicazione del 2003 (clicca qui).

Dall’Emilia Romagna si Attiveranno Affinché la Solvay Solexis Venga Messa in Condizione di Cessare lo Scarico di PFOA nel Fiume

Estense.com: Parte il controllo dell’acido nel Po

Non è previsto dalla legge italiana, ma ora Ato e Asl chiederanno ad Hera di organizzare il controllo del Pfoa (acido perfluoroottanoico) con periodicità mensile, per monitorare il pericoloso inquinante, certamente presente in alta concentrazione nelle acque del Po (non c’è al momento una analisi recente dell’acqua grezza). E’ quanto emerso oggi nella commissione consigliare presieduta dal prof. Durante, cui hanno partecipato i tecnici di Ato e Asl.

Il problema dunque esiste. L’allerta lanciata da Progetto per Ferrara sui rischi potenziali per la salute dei ferraresi, aveva origine dal fatto che la presenza del Pfoa nelle acque del Po non è casuale. La Solvay di Spinetta Marengo lo scarica regolarmente nel Bormida, le cui acque finiscono nel Tanaro e poi nel Po. E Ferrara attinge l’acqua da potabilizzare, per circa il 70%, proprio dalle acque superficiali del fiume. Questo è il motivo per il quale Ppf ha ripetutamente richiesto, per un mese, il dato di concentrazione dell’inquinante nell’acqua potabile.
Purtroppo nè Hera nè altri avevano mai controllato la presenza di Pfoa.
Oggi il dr. Buriani dell’Asl ha portato in commissione l’analisi di un campione prelevato il 2 aprile, commissionata all’Istituto Mario Negri di Milano, che certifica in 14,5 nanogrammi/litro (il limite più basso in Germania di Pfoa e Pfos è pari a 100 ng/litro) la concentrazione dell’inquinante nell’acqua potabile. Il dato confortante va, a nostro parere, confermato subito da altri campioni, allo scopo di ridurre al minimo l’incertezza di misura (un’analisi costa 500 euro, non una fortuna). Esso inoltre va affiancato da analoghe analisi dell’acqua grezza del Po, dove, secondo l’ing. Graldi, sono attese concentrazioni da 10 a 100 volte superiori.
Si ricorda che il Pfoa è tossico, mutageno, cancerogeno, teratogeno, se respirato o bevuto o mangiato col pesce e nella catena alimentare.
L’Ato definirà dunque con Hera le modalità di controllo periodico, della gestione dei filtri a carbone, dai quali dipende l’abbattimento del Pfoa, nonchè l’accertamento della curva di efficacia di detti filtri. Il dr. Buriani dell’Asl ha suggerito di allargare il monitoraggio ad altre matrici oltre all’acqua, agli alimenti umani e ad altri contaminanti simili al Pfoa. Gli enti locali si attiveranno (stando a quanto dichiarato dall’assessora Sapigni) nei confronti degli enti piemontesi (regione ed Arpa Piemonte, Provincia ed Asl di Alessandria, Comune di Spinetta Marengo), affinchè l’azienda, ivi situata, venga messa in condizione di cessare lo scarico libero di Pfoa nel fiume.
Ppf esprime soddisfazione per l’esito dell’iniziativa politica intrapresa (il cui merito è stato riconosciuto anche dal presidente del consiglio Colaiacovo) ed appoggerà tutti i provvedimenti che l’amministrazione intenderà assumere per mettere sotto controllo il problema.

Valentino Tavolazzi, consigliere comunale Ppf

La Montagna Garantisce il Diritto all’Acqua a Tutti i Popoli: Difendiamola

Alta Valtellina 20, 21,22, 23 e 24 aprile 2010
Seminari, eventi, convegni e attività per discutere e condividere alcune prospettive “sostenibili” in territorio alpino.
Un mondo diverso è possibile. L’acqua è un bene che deve essere gestito e controllato dai cittadini.
PROGRAMMA: (per il programma completo: clicca qui)

* Sabato 24 aprile
presso l’Auditorium del Liceo Scientifico G.W. Leibniz di Bormio
Convegno sull’ACQUA- LA MONTAGNA GARANTISCE IL DIRITTO ALL’ACQUA A TUTTI I POPOLI: DIFENDIAMOLA
ore 9.30 – saluti dell’ Avv. PIERPAOLO CORRADINI Vice Presidente Provincia di Sondrio
ore 9.40– introduzione OSCAR DEL BARBA Presidente CIPRA Italia
Relatori:
ore 9.55 – PAOLO CARSETTI Segreteria Forum Italiano dei Movimenti per L’ACQUA
ore 10.15 – CARLO BRAMBILLA Vice Presidente Commissione Centrale CAI-TAM
ore 10,35 – ANTONELLO PROVENZALE Primo Ricercatore Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima, CNR U.O.S. di Torino: “Impatti del cambiamento climatico sull’ambiente”
ore 10.55 – coffee break
ore 11.10 – ANGELO TARTAGLIA Prof. Politecnico di Torino: “Energie rinnovabili”
ore 11.30 – ALBERTO LUCARELLI Prof. Diritto Pubblico presso l’Università Federico II di Napoli
ore 11.50 – MARIO BASSANI Avvocato, Professore a contratto presso l’Università degli Studi di Milano facoltà di Scienze Politiche, già Presidente della Provincia di Milano: “Possibilità e prospettive della gestione delle risorse idriche affidata a Società a partecipazione pubblica”.
ore 12.10 – LINO BALZA Responsabile regionale “Medicina Democratica” Piemonte “Dal Bormida al Delta del Po: Pfoa nell’acqua e nel sangue. Attacco micidiale alla biodiversità e alla salute tra allarmi e silenzi”
ore 12.30 – pausa pranzo
ore 14.45 – CRISTINA COLETTO Associazione Yaku: “Dalle Ande alle Alpi: culture in difesa dell’acqua”
ore 15.05 – GIUSEPPE SONGINI autore di “Acque misteriose”, sullo sfruttamento idroelettrico in provincia di Sondrio
ore 15.25 – VALTER BONAN Comitato DOLOMITI BELLUNESI
ore 15.45– LUIGI CASANOVA Vicepresidente CIPRA Italia “L’acqua e i cambiamenti climatici nelle Alpi”
Moderatori: ADRIANO LICINI e MICHELA ZUCCA

Bucky Bailey Nato con Gravi Malformazioni. La Madre Lavorava a Contatto con il PFOA.

Nel 2005 la Dupont ha sborsato oltre 100 milioni di dollari agli abitanti della West Virginia e dell’Ohio che le avevano intentato causa dopo aver trovato residui di questo acido nell’impianto idrico dell’acqua potabile, in modo da chiudere la controversia legale.
Bucky Bailey, uno dei querelanti, è nato con una sola narice e una faccia deforme. Sua madre rimase incinta mentre lavorava nello stabilimento della DuPont.

clicca sull’immagine per ingrandirla

Già all’epoca della controversia legale uno studio sulle migliaia di persone che vivevano in quella zona, aveva messo in evidenza la correlazione tra l’esposizione al Pfoa (C8), la nascita di neonati con gravi malformazioni e l’indebolimento del sistema immunitario.
Dal monitoraggio del sangue dei 67.000 residenti la cui acqua era contaminata da Pfoa, è emerso che:
Su 1.000 bambini, nati nei cinque anni precedenti all’indagine, 74 presentavano difetti alla nascita e 12 di questi erano nati da madri con livelli elevati di C8 nel sangue.
Le persone con alte concentrazioni di Pfoa avevano un livello delle immunoglobuline nel sangue ridotto del 3-5%. Le immunoglobuline sono proteine che accrescono il sistema immunitario.
Esisterebbe una correlazione tra gli alti livelli di C8 e fenomeni di ipertensione.

La concentrazione media di PFOA riscontrata nel sangue dei residenti era pari a un valore compreso tra 298 e 369 ppb.
Alcuni lavoratori della Solvay Solexis di Spinetta Marengo hanno concentrazioni di 30.000 µg/l (ppb).
Quale sarà la media degli abitanti di Spinetta e di Alessandria?
Oggi, tutte le nuove sostanze chimiche artificiali devono essere sottoposte a rigorosi test per essere commercializzate in Europa. Ma il PFOA è una delle circa 100.000 sostanze chimiche che hanno evitato il test, perché sono state prodotte prima del 1981.
(fonte: The Columbus Dispatch e BBC News Online)

L’ Infinito Black Out di Informazioni sulla Solvay

Sono consentiti questi scarichi? Cosa contengono? Fluoroderivati? Acido fluoridrico? Tetrafluoroetilene? Perfluoropropene? PFIB? PFOA? Vapore acqueo tramite prelievo dalle falde contaminate (secondo la Procura di Alessandria) da cromo esavalente e altri 20 diversi inquinanti (antimonio, arsenico, nichel, selenio, fluorurati, solfati, composti alifatici clorurati cancerogeni, DDD, DDT, DDE ecc.)?
Finirà il black out? Avremo le risposte da ARPA, Provincia, Comune, Regione? I cittadini hanno il diritto di conoscerle.
Così come sulla sicurezza del sangue per le trasfusioni.
Clicca qui per vedere le foto inedite delle emissioni in atmosfera della Solvay di Spinetta Marengo

ESSERE O NON ESSERE VOTARE O NON VOTARE

Per alcune settimane sul nostro blog è rimasto attivo un sondaggio con 5 possibili risposte alla domanda:
“COSA POSSIAMO FARE PER CAMBIARE LA POLITICA? PER UNA POLITICA ECOPACIFISTA”.

Ebbene, di fronte ad oltre 12.000 visite, solo poche decine di cittadini hanno fornito risposte. Il dato dimostra due cose. Prima, che il nostro blog ha un successo così alto di utenti perché fornisce notizie e informazioni sui temi più sentiti: sull’ambiente, la salute, la pace, i diritti individuali e collettivi. Seconda, che il tema politico non entusiasma nessuno. Tant’è che anche coloro che hanno risposto al quesito hanno preso le distanze dalla politica ma non dall’impegno sociale:
FORMARE UN NUOVO PARTITO 13%
IMPEGNARSI IN UNO DEI PARTITI ESISTENTI 11%
RAFFORZARE LA SOCIETA’ CIVILE 72%
NON POSSIAMO FAR NIENTE 0%
NON SO 2%
Effettivamente, chi ha a cuore l’ambiente e la salute non può entusiasmarsi a non andare a votare oppure a scegliere tra Bresso (centrosinistra) e Cota (centrodestra) alle regionali del Piemonte. Entrambi ignorano lo scandalo della montagna cromo esavalente, lo scandalo del PFOA nei fiumi della pianura padana, lo scandalo del PFOA nel sangue delle donazioni trasfusionali. Entrambi propongono di costruire inceneritori (es. al confine tra Asti e Alessandria), di costruire depositi nucleari (es. Bosco Marengo), di costruire ferrovie ad alta voracità (es. Tav Terzo valico ligure piemontese), di costruire centrali bruciando i boschi ecc. Costruire? Ovvero distruggere ambiente e risorse pubbliche altrimenti utili ad una economia sostenibile. Come entusiasmarsi se l’unico che senza compromessi sostiene le proposte dei movimenti è Beppe Grillo, paradossalmente privo di una attiva base locale.

Grillo si mostra sorpreso alla notizia: “Peccato, caro Beppe, che neanche i tuoi candidati abbiano conquistato l’appoggio dei movimenti alessandrini”

Risponde Beppe Grillo:
Un viaggio in Italia, dentro un camper. Walter guida di notte. Filippo prepara il caffè. Fa anche la spesa quando ci fermiamo il mattino in un nuovo paese, in una nuova città. Stipa ogni cosa nel frigo del camper. Mangiamo in viaggio, sul tavolino. In autostrada ci prendono per nomadi. Walter rispetta i limiti di velocità. Va piano. Tutti ci sorpassano. Non ci fermiamo mai. Dormire per un mese in un camper e quando arrivi uscire in una piazza, stringere mani, ascoltare la gente. Sorridere, salire su un palco, con le casse di seconda mano, tirate fuori da qualche cantina, e gridare per farsi sentire da tutti. Una campagna elettorale alla genovese, senza chiedere i soldi allo Stato. Con una nuova querela ad ogni comizio. Il Movimento 5 Stelle non vuole i contributi elettorali. In ogni Regione abbiamo speso 10/15.000 euro, raccolti con donazioni spontanee. Se fosse eletto un consigliere, il Movimento incasserebbe 2/300.000 euro per Regione. Questi soldi devono rimanere alla comunità. E’ tutto bello, molto bello. L’esperienza migliore della mia vita. Nel camper c’è l’odore di uomini veri. Ogni tanto ci concediamo una stanza d’albergo per la doccia. Parto da Matera e mi ritrovo la mattina ad Andria e a Torremaggiore. Sono a Bussoleno alle 2 del pomeriggio, alle 5 a Novara, alle 9 di sera a Verbania. Mi butto nella cuccetta del camper e mi risveglio nel Veneto alle 4 del mattino. Appaio a Padova e poi a Treviso. Qualcuno pensa a un sosia, a più Beppe Grillo in tournée elettorale, altri credono che possegga il dono dell’ubiquità come Don Giovanni Bosco. E’ una marcialonga della democrazia, un Giro d’Italia del futuro. Per incanto, ovunque arrivi, le piazze si riempiono, nonostante il silenzio omertoso dei media. Un misterioso passaparola raggiunge le persone. Bella gente, giovani, anziani. Tutti genuini, stupendi. Mi è capitato di uscire dalla portiera del camper con la convinzione di essere, per esempio, a Piacenza, e invece ero a Voghera. Sul palco con me c’erano sempre gli “altri”, ragazzi e ragazze ingenui, incensurati, emozionati, non abituati a parlare in pubblico, dalla faccia pulita. Loro sono la speranza di questo Paese. Hanno idee e non ideologie. Io ci metto la faccia, ma loro ci mettono tutto il resto. Sangue, polmoni, coraggio. Hanno raccolto decine di migliaia di firme autenticate per le strade di questo infinito inverno, alla neve e al gelo. Nell’indifferenza di molti. Dategli una possibilità, datevi una possibilità. Sul camper scrivo i post, leggo i commenti, penso. Walter ogni tanto suona la chitarra, quando non guida. Filippo legge, legge sempre. Ma cosa legge? Un giorno lo scoprirò. Ora riparto. Oggi sarò a Mirandola, Ferrara, Cesena. Poi domani a Napoli, in piazza Dante. Domenica torno a casa a Nervi. Chissà se ritroverò ancora la mia famiglia. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure

Il Pericolo Amianto nelle Condutture Idriche che i Nostri Amministratori Sottovalutano

Oggi è la Giornata Mondiale dell’Acqua 2010 ed è proprio dedicata alla QUALITA’ dell’Acqua, il cui slogan per l’edizione di quest’anno è “Acqua pulita per un mondo sano”. Soffermiamoci sull’aspetto del pericolo amianto nelle condotte idriche.


Nel novembre 2008 il II Forum dei Movimenti per l’Acqua di Aprilia ha chiesto che (TUTTE) le condotte idriche contenenti amianto vanno cambiate per il principio di Precauzione pur nell’assenza di dimostrazioni certe di incremento della cancerogenicità legata all’amianto ingerito nelle popolazioni a valle di queste condotte (v.atti nel sito/ http://www.acquabenecomune.org/IMG/pdf/Documento_per_Secondo_Forum_Aprilia_22-11-08.pdf).
Su questa base abbiamo inserito questo obiettivo della QUALITA’ dell’Acqua come uno dei punti qualificanti il grande progetto del Forum che fino dalla Manifestazione del 1 dicembre 2007 aveva posto come parola d’ordine di quella prima grande discesa in campo del Popolo dell’Acqua il completamento e ristrutturazione delle Reti idriche italiane. E’ la prima grande opera pubblica che vorremmo vedere realizzare da un governo serio dalla parte dei cittadini .La ripubblicizzazione dell’acqua è la chiave di volta per ottenere i controlli di qualità attualmente omessi e imporre gli investimenti necessari alla ristrutturazione.
Sull’amianto, come verso tutte le sostanze potenzialmente tossiche mutagene o cancerogeniche presenti nell’acqua, esempio il PFOA e il cromo esavalente della Solvay, di fronte all’incertezza del danno alla Salute, vale sempre e soltanto il principio di Precauzione e quello di Responsabilità. Sono i principi cardine che Medicina democratica, Giulio Maccacaro e Lorenzo Tomatis (e l’Epidemiologia moderna) hanno insegnato a generazioni di medici ed operatori della Salute.
” …Difendiamo non con le parole, ma con i fatti, l’ambiente, rimettiamo la Salute al primo posto, ricordiamo che la salute è un bene che la nostra Costituzione ci riconosce come un diritto. Cambiamo rotta, usiamo prudenza, riscopriamo il principio di precauzione e di responsabilità, imbocchiamo la strada che Lorenzo Tomatis ci ha, per tutta la sua vita, instancabilmente indicato: “adottare il principio di precauzione e quello di responsabilità significa anche accettare il dovere di informare, impedire l’ occultamento di informazioni su possibili rischi, evitare che si consideri l’intera specie umana come un insieme di cavie sulle quali sperimentare tutto quanto è in grado di inventare il progresso tecnologico […] dando priorità alla qualità della vita e all’equità sociale e ponendo il mantenimento della Salute al di sopra dell’ interesse economico”… “
1) Molti studi sospettano un ruolo cancerogenetico dell’amianto per via alimentare (v. Franco Berrino, Direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori Milano)
2) I topi utilizzati negli studi “bevono” amianto e sviluppano il tumore a livello del polmone dove le fibre arrivano per via linfatica ed ematica.
3) Sulla correlazione positiva tra Amianto e tumori del tratto gastro enterico nell’UOMO vedi questo lavoro di Franco Berrino http://www.arpnet.it/aea/zipf/Relazione%20Berrino.pdf., ma è amianto RESPIRATO
4) Ma esistono anche molti altri studi che non arrivano alle stesse conclusioni di Hasanoglu: non c’è certezza della correlazione tra amianto ingerito e patologie tumorali (OMS-2003/
5) Il prof.Franco Berrino segnala comunque di evitare assolutamente l’uso di acqua contaminata con amianto ANCHE per usi NON potabili (lavaggio superfici, igiene personale e/o pubblica, scarichi WC ecc) perchè all’evaporazione le fibre possono liberarsi nell’aria con rischi elevati di inspirazione da parte degli utenti di queste acque.
6) La Regione Emila Romagna monitora le sue acque e sostiene uno dei più efficenti registri regionali del Mesotelioma / vedi: http://www.regione.emilia-romagna.it/amianto/le_sue.htm

Dal 2007 è attivo il Coordinamento dei Registri regionali dei mesoteliomi (tumore elettivo in correlazione con l’amianto). Obiettivo del progetto, affidato dal Ccm (Coordinamento Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie) all’Ispesl e alla Regione Piemonte, è coordinare le attività dei registri regionali mesoteliomi, di accreditamento dei laboratori per la diagnostica dell’amianto e di segnalazione e studio delle esposizioni emergenti ad amianto. Per questo progetto il Ccm ha stanziato un finanziamento di 1.300.000 €, così ripartiti: Ispesl 800.000 €, Regione Piemonte 500.000 €.
Fonte: http://www.ccm-network.it/prg_area6_amianto_registro_mesoteliomi

Riassumendo:
1) Sappiamo CON CERTEZZA che l’amianto è altamente cancerogeno se inalato, per cui le esposizoni dei lavoratori o dei cittadini esposti devono essere eliminate, la produzione e il commercio di prodotti a base di amianto interedetti, tutti i siti inquinati devono essere bonificati e le discariche strettamente monitorate; tutte queste ultime, inoltre, devono essere organizzate e condotte a norma di Legge e NOTE a tutti i cittadini con una mappa consultabile online-on time (aggiornata costantemente).

2) NON sappiamo con certezza se l’amianto sia cancerogeno qualora ingerito attraverso cibi o l’acqua, ma per il Principo di Precauzione, vista la sua altissima pericolosità se introdotto per via aerea, riteniamo che si debba in tutti i modi evitare che l’amianto venga a contatto con acqua e cibo come pure con l’acqua per usi civici, anche non potabile: è l’unica forma di prevenzione efficace.

Il PFOA non è Mai Stato Controllato

Estense.com: Il Pfoa non è mai stato controllato
La notizia c’è ed è importante. Riguarda la salute pubblica. L’ha fornita mercoledì il direttore dell’ATO Ivan Graldi, convocato d’urgenza dal sindaco nella conferenza dei capigruppo, a seguito della posizione contraria, del capogruppo di Progetto per Ferrara Valentino Tavolazzi, a portare l’approfondimento sul PFOA al 12 di aprile, come proposto dal Presidente del Consiglio.

L’ing. Graldi ha detto ciò che temevamo: il PFOA non viene monitorato da Hera, non ci sono analisi che dimostrino inconfutabilmente la sua assenza nell’acqua potabile. L’Ato ha di recente chiesto ad Hera di organizzare almeno una analisi mensile, dopo aver messo a punto le metodiche necessarie.

Dunque il problema esiste, è serio e l’inquinante verrà sottoposto a monitoraggio.

Il direttore dell’Ato ha dichiarato che l’impianto a carboni attivi abbatte quasi completamente il PFOA, oltre ad inquinanti simili. Tuttavia non dispone di analisi che lo dimostrino scientificamente. Perché non si sono fatti controlli nei mesi scorsi?

Da tempo è nota l’informazione che il PFOA è scaricato a Spinetta Marengo (Alessandria) dalla Solvay, società già sotto processo per lo scandalo del cromo esavalente, cancerogeno, e che dalla Bormida il PFOA passa nel Tanaro e infine nel Po. Dunque per Ferrara la presenza di PFOA nel Po non è un problema di presenza generale dell’inquinante nelle acque dei fiumi, ma ha una sua specificità ed urgenza derivante dallo scarico della Solvay. E’ falso che l’inquinante sia “nuovo”. Chi doveva attivarsi, Hera, Ato, Asl, Comune?

E’ vero che l’Italia colpevolmente non ha fissato limiti di legge per l’inquinante, soprattutto per l’acqua potabile, ma è nota e dimostrata scientificamente l’estrema pericolosità per la salute del PFOA (acido perfluorottanoico, tossico, mutageno, cancerogeno, teratogeno, se respirato o bevuto o mangiato col pesce e nella catena alimentare). E’ noto altresì che gli Usa ed alcuni stati europei (Germania, Gran Bretagna) lo hanno normato da tempo.

Perché a Ferrara, particolarmente interessata al problema essendo servita dal più grande impianto di potabilizzazione dell’acqua del Po, domande semplici sono rimaste senza risposta fino all’odierna rivelazione dell’Ato che il PFOA non è monitorato? Non siamo per nulla tranquillizzati dalle dichiarazioni dell’Ato. Vogliamo sapere se il Pfoa è presente nell’acqua potabile e in quali concentrazioni!

Abbiamo chiesto al sindaco e all’Ato di disporre immediate analisi allo scopo di escludere la presenza dell’inquinante nell’acqua potabile. L’ing. Graldi ha assicurato la massima rapidità, coinvolgendo anche il Cadfc che ha lo stesso problema. Alex De Anna, presidente della commissione controllo dei servizi pubblici ha dato immediata disponibilità ad approfondire la situazione.
Valentino Tavolazzi, consigliere comunale Ppf

Nessuna Risposta e Rischio di Oscuramento del Pfoa

Estense.com: “Nessuna risposta e rischio di oscuramento del Pfoa”
Il direttore dell’Ato ing. Graldi assicura che i filtri a carbone attivo abbattono quasi completamente il Pfoa nell’acqua potabile. Tuttavia egli non dichiara i valori di concentrazione residua dell’inquinante, dopo il processo di potabilizzazione, nè quando e quante analisi siano state effettuate nei mesi ed anni scorsi, neppure da quale ente. Come fa ad essere così certo dell’assenza dell’inquinante nell’acqua potabile? Gli chiediamo di mettere a disposizione i certificati.
Siamo orgogliosi che il laboratorio di Pontelagoscuro sia destinato a diventare un’eccellenza in Europa per questo tipo di controlli. Ma è un’ipotesi futura. Oggi ci interessa sapere se siano stati fatti i controlli di Pfoa nell’acqua potabile. Non siamo per nulla tranquillizzati dalle dichiarazioni dell’Ato. Vogliamo sapere se il Pfoa nell’acqua potabile sia mai stato misurato da Hera o dall’Asl, quando e quali valori siano stati riscontrati. Sono domande semplici rimaste senza risposta!

La vicenda Pfoa soffre anche di un principio di oscuramento da parte di un importante quotidiano locale e ci domandiamo perché! Da diversi giorni inviamo ai media comunicati tanto preoccupati quanto documentati. “Il Pfoa è una sostanza che permane nell’organismo per molti anni e per questo anche piccole esposizioni possono risultare dannose” ha dichiarato a Italiasalute.it Riccardo Crebelli, tossicologo dell’Istituto Superiore di Sanità.
L’Epa, l’agenzia americana per la protezione dell’ambiente, ha deciso di eliminare il Pfoa dalla produzione di pentole entro il 2015.
Uno studio condotto da scienziati dell’Università di Exeter, nel Regno Unito, e pubblicato su Environmental Health Perspectives, ha messo in luce che la sostanza nel sangue potrebbe danneggiare il funzionamento della tiroide. I medici inglesi hanno analizzato circa 4000 persone, scoprendo che i soggetti con una concentrazione nel sangue di Pfoa superiore del 25 per cento rispetto agli altri, avevano oltre il doppio delle probabilità di sviluppare malattie della tiroide. Le donne presentavano un rischio ancora maggiore, perché più sensibili ai problemi della ghiandola endocrina.
In letteratura scientifica esistono mille fonti sulla vasta pericolosità della sostanza cancerogena.
Lunedì in consiglio comunale Ppf ha presentato un ordine del giorno urgente sul Pfoa, che poi ha ritirato a fronte della disponibilità del sindaco e della maggioranza di affrontare l’argomento nella conferenza dei capigruppo di domani ed in commissione sanità.
L’azienda sanitaria ferrarese non si esprime al riguardo. Anche Arpa ed Hera tacciono. Il sindaco, massimo garante per legge della salute pubblica, deve mettere a disposizione della cittadinanza tutte le informazioni disponibili in merito ai controlli effettuati fino ad oggi ed agire per tutelare al meglio la collettività per il futuro. Ci interessa poco sapere che in Italia non siano stati fissati limiti per il Pfoa. Non ci risulta infatti che i controlli siano vietati.

Valentino Tavolazzi, consigliere comunale Ppf

PFOA: Un Nemico in Casa, nel Sangue e nell’Acqua

L’espresso: Un nemico in casa
Molti dei composti chimici più usati negli oggetti di uso quotidiano sono
potenzialmente nocivi per la salute. A essere messe sotto accusa sono ora due famiglie di sostanze che conferiscono resistenza al fuoco e all’acqua, i Pfoa e i Pbde sospettati, rispettivamente, di essere nocivi per il fegato e di mettere a rischio la fertilità
Ci viviamo tutti immersi, e non c’è modo di evitarli. Ma molti dei composti chimici più usati per rivestire di tutto, dalle pentole ai divani, dai tessili agli alimenti, sono potenzialmente nocivi per la salute, e la preoccupazione cresce. A essere messe sotto accusa sono ora due famiglie di sostanze che conferiscono resistenza al fuoco e all’acqua, i Pfoa (da acido perfluoro-octanoico) e i Pbde (polibromodifenileteri) già indicati come distruttori endocrini e potenziali cancerogeni e ora sospettati, rispettivamente, di essere nocivi per il fegato e di mettere a rischio la fertilità.
In uno studio pubblicato sull”American Journal of Gastroenterology’, i ricercatori del College of Public Health di Taipei hanno riportato quanto scoperto su 2.200 persone: esiste una relazione lineare tra il livello di Pfoa nel sangue e l’incremento delle transaminasi, gli enzimi epatici che si innalzano in presenza di una malattia del fegato. Quelli più a rischio sono i grandi consumatori di pesce, dove i Pfoa si accumulano, provenendo dalle acque inquinate dagli scarichi industriali. Nel 2006 l’Europa aveva invitato i produttori a usare sostanze alternative.
In un secondo studio, uscito su ‘Environmental Health Perspective’, i ginecologi dell’Università di Berkeley hanno riferito quanto osservato su 300 donne che stavano cercando di avere un figlio: più alti erano i valori di Pbde e minori erano le probabilità di farcela; in un arco di tempo di 13 mesi, la fertilità era dimezzata per le donne con le più alte concentrazioni. Dagli anni settanta a oggi il livello di Pbde nel sangue degli americani è raddoppiato ogni cinque anni ma qualcosa, forse, sta per cambiare, perché i Pbde saranno del tutto banditi entro il 2013. L’Europa ha vietato alcuni Pbde usati nei computer nel 2002 e definitivamente nel 2008.

Agnese Codignola

Estense.com: Quanto Pfoa c’è nel sangue che doniamo?Gentile Prof. Florio Ghinelli,
Presidente Avis Provinciale-Ferrara
sono Angelo Storari, un cittadino ferrarese attivamente impegnato in attività di volontariato, di protezione civile, di cooperazione con i paesi in via di sviluppo e nelle battaglie a difesa del benessere e della salute delle persone.

E’ per questo motivo che Le scrivo, raccogliendo e facendo eco alle domande che esimi componenti dell’associazione Medicina Democratica e della rete No Inc, con la quale collaboro da tempo, stanno ponendo, in altri territori.
Ma anche perché sono socio e donatore e come tale preoccupato della salute e del benessere non solo miei, ma anche di coloro che beneficeranno della mia decisione di vita, mia e di tanti altri ferraresi, di donare qualcosa che un giorno forse vorrei mi fosse donato se ne avessi necessità. Molti parlano, a volte troppo. I soci Avis fanno certamente parte di coloro che pensano che a volte un solo gesto conti più di mille parole. Uomini del fare, dell’agire concreto, più che della parola.
Noi tutti soci donatori, sono certo, ci preoccupiamo e ci sottoponiamo a controlli, perchè giustamente vogliamo che ciò che diamo al prossimo sia un regalo, un dono. Spero, anzi sono certo pertanto di cogliere la sensibilità, la generosità e lo spirito di tutti i soci donatori, nel chiedere che venga accertato che il nostro sangue sia solo ciò che deve essere: un aiuto, un soccorso, un gesto d’amore e non altro.
Quanto PFOA c’è nel sangue che doniamo? Personalmente vorrei la certezza che non ve n’è traccia. Che anche il minimo dubbio venga fugato. Sappiamo che questa sostanza è presente in vari modi nella catena alimentare e che anche il nostro fiume la trasporta, che non si degrada ma anzi entrando nel ciclo alimentare si deposita nei tessuti.
Purtroppo con grave ritardo e responsabilità, questa sostanza, il cui nocumento alla salute umana è ampiamente dimostrato dalla letteratura scientifica, non è ancora normata nel nostro paese.
Ci auguriamo che l’Avis, di cui orgogliosamente facciamo parte, non lasci il questo appello inascoltato, così come sempre i ferraresi hanno sempre ascoltato l’Avis dimostrando la generosità, l’altruismo e la propensione verso l”altro” di questa nostra terra.

Estense.com: Chi ha controllato l’acido Pfoa nell’acqua del Po?
La risposta dell’Ato ai quesiti posti da Ppf in merito alla presenza di Pfoa nelle acque del Po è inquietante.


L’ing. Graldi nella sua nota odierna dichiara: “Il laboratorio di HERA S.p.A. di Sasso Marconi – Bologna ha nel frattempo già accreditato SINAL le seguenti sostanze denominate Interferenti Endocrini (ED) nelle acque destinate al consumo umano (primo laboratorio in Italia). Analisi dei livelli di: 17α-Etinilestradiolo, Estrone, β-Estradiolo, Bisfenolo A, 4-Octilfenolo, Nonilfenolo in acque grezze e trattate, ed entro l’anno sarà accreditata la metodica su PFOA. Analisi sulle acque grezze e potabili di questa sostanza potranno comunque essere effettuate a partire dal mese in corso”.
Siamo fortemente preoccupati circa l’effettuazione o meno, nei mesi ed anni scorsi, delle analisi del PFOA a monte dell’impianto di Pontelagoscuro. Sono stati fatti i controlli? Quante volte e quando? Chi li ha fatti? Quali valori sono stati riscontrati? E’ stata tutelata la salute dei cittadini?
Il PFOA, acido perfluorottanoico, è tossico, mutageno, cancerogeno, teratogeno, se respirato o bevuto o mangiato col pesce e nella catena alimentare. E’ scaricato a Spinetta Marengo (Alessandria) dalla Solvay, società già sotto processo per lo scandalo del cromo esavalente, cancerogeno. Dalla Bormida finisce in Tanaro e infine nel Po.
A Pontelagoscuro e alla foce del Po il PFOA sarebbe presente in concentrazioni fino a 200 ng/l.
La normativa italiana in materia di acque potabili (D. Lgs. 31/01), che recepisce una Direttiva Comunitaria, non contempla tali sostanze per le quali non sono fissati limiti di concentrazione, ma l’Health Protection Agency (HPA) inglese indica in 10 μg/L (microgrammi per litro) la concentrazione massima accettabile “raccomandata” nelle acque potabili.
Rivolgiamo un appello al sindaco, massima autorità sanitaria della città ed all’azienda sanitaria locale. I cittadini hanno il diritto di sapere se sono stati effettuati i controlli del PFOA nell’acqua potabile, quando, da chi e quali valori sono stati misurati.
Valentino Tavolazzi
Progetto per Ferrara

Sangue Infetto da PFOA – Violazione Sicurezza Trasfusionale

Il sangue dei donatori Solvay, occupati e pensionati, deve essere sottoposto ad esami specifici e certificato presso istituti di garanzia pubblica, ed infine respinto in presenza di PFOA.
Le sacche già contenenti PFOA devono essere ritirate.


E’ questa la richiesta che abbiamo trasmesso, assieme ai documenti aventi come oggetto “sangue infetto da PFOA – violazione sicurezza trasfusionale”, a

Fazio Ferruccio – Ministro della Salute
Artesio Eleonora – Assessore Sanità Piemonte
Morando Maria Grazia– Assessore Sanità Provincia Alessandria
Tutti i sigg. Sindaci della provincia di Alessandria
Saturni Vincenzo – Presidente nazionale AVIS
Latu Rina – Vice Presidente Vicario
Dulio Giorgio – Vice Presidente
Mattivi Renato – Segretario Generale
Chiriano Rocco – Tesoriere
Spagnuolo Pasquale – Responsabile delle Politiche Sanitarie
Pecora Pasquale – Responsabile dell’organizzazione
Tombolillo Antonio – Responsabile delle Politiche giovanili
Valtolina Sergio – Responsabile comunicazione

Esecutivo AVIS regionale Piemonte:
Marescotti Giuseppe – Presidente
Marro Pietro – V/Pres. Vicario
Cestino Graziano – Vice Presidente
Merlo Piero –Tesoriere
Filimberti Franco – Segretario
Cartosio Roberto – Comp. Esecutivo
Garlazzo Claudio – Comp. Esecutivo
Bertolosi Andrea – Comp. Esecutivo
Gentina Roberto – Comp. Esecutivo

Zanetta Gian Paolo – Direttore generale ASL AL Alessandria
Ghiazza Gianfranco – Direttore sanitario ASL AL
Manfredi Stefano – Direttore amministrativo ASL AL
Boraso Flavio – Direttore ospedale Acqui Terme, Novi Ligure
Tofanini Paolo – Direttore ospedale Casale Monferrato
Porretta Simone – Direttore ospedale Ovada
Turba Carlo – Direttore ospedale Tortona
Giorgione Nicola – Direttore ospedale Alessandria
Leporati Massimo – Direttore sanitario ospedale Alessandria

Controreplica di Medicina Democratica: L’AVIS Dovrebbe Preoccuparsi e Non Poco

Gent/ma Presidente Avis Comunale
Franca Carnevale
La ringraziamo per la sua sollecita risposta. Però se fossimo in Lei saremmo preoccupati quale presidente comunale dell’AVIS (Associazione volontari italiani del sangue), e come Direttivo, tanto da estendere l’allarme anche alle altre AVIS non solo della provincia. Perché il modulo di autocertificazione che viene chiesto di sottoscrivere al donatore è intestato proprio all’AVIS di Alessandria.
In tale modulo, fatto firmare dal Centro trasfusionale dell’Ospedale di Alessandria, ad esempio, non viene chiesto il luogo di lavoro presente o passato del donatore, tanto meno se la sua azienda è a rischio o ad alto rischio, ancor meno quali sostanze a rischio potrebbero essere nel suo sangue e che andrebbero verificate se presenti nel suo sangue. Nella fattispecie Solvay di Spinetta Marengo: il Centro trasfusionale di Alessandria, tramite il Suo modulo, non chiede non dico la documentazione (per quanto improbante) ma neppure l’autocertificazione che il sangue donato non contenga PFOA, acido perfluorottanoico, sostanza che è pericolosa e messa al bando nel mondo, perché tossica/cancerogena/mutagena/teratogena secondo gli studi internazionali e come documentato alla Procura della Repubblica di Alessandria , pericolosa addirittura nell’acqua dei fiumi e nell’alimentazione ittica. Si figuri Lei nella trasfusione di sangue! Il PFOA è sostanza che non esiste in natura: la sua presenza nel sangue deve essere uguale a zero. Così non è: come attestato anche dai laboratori tedeschi, da Lei impropriamente citati.
Che Lei, come presidente dell’AVIS, non fosse al corrente di quanto sopra, come invece lo sono sindaco/Asl/Arpa, è compatibile. Ma ora è anche Lei informata dei fatti . Quindi è Suo interesse intervenire.
A noi hanno terrorizzato le anonime dichiarazioni del Centro trasfusionale dell’ospedale di Alessandria (Il Piccolo, 10/3/10). Non ci risulta infatti che tale struttura pubblica effettui esami preventivi per rilevare la presenza di questa pericolosa sostanza: analisi speciali che pochissimi laboratori in Italia sono in grado di eseguire in termini scientificamente attendibili, tant’è che ai numerosi lavoratori e pensionati che ci fanno richiesta ne forniamo appena due indirizzi. Non ci risulta che nessuna struttura pubblica chieda ai donatori Solvay una documentazione attestante l’assenza di PFOA nel sangue. Comunque non ci parrebbe deontologicamente corretto affidarsi all’attendibilità di una ditta privata, peraltro inquisita. Non può essere l’azienda ad alto rischio a dichiarare l’idoneità dei propri dipendenti ed ex, ai quali peraltro rifiuta la consegna dei documenti sanitari. Riteniamo perciò che tutto il sangue dei donatori Solvay, occupati e pensionati, debba essere sottoposto ad esami specifici e certificato presso istituti di garanzia pubblica.
Gradisca i nostri saluti.

Replica dell’AVIS: Nessuna Preoccupazione. Nessun Test ai Donatori per il PFOA

Egregio Lino Balza,
voglio rispondere all’articolo da Lei divulgato su “La Stampa” di Martedì 9 Marzo.
Rappresento l’AVIS Comunale di Alessandria in quanto sono il Presidente e con molto orgoglio ho pubblicato l’attività 2009 che ha avuto lusinghieri risultati a favore di chi soffre e che del sangue ha bisogno. A Lei, invece, l’articolo ha creato molta preoccupazione, senza motivo, perché essendo Lei ex dipendente della Solvay Solexis sa benissimo che il sangue dei dipendenti Solvay Solexis, a rischio di esposizione PFOA, viene testato solo in Germania e quindi non vi è motivo di allarmarsi.
Voglio altresì chiarirle che le sue domande non doveva rivolgerle a me, ma al Responsabile del Centro Trasfusionale del nostro Ospedale. Un Presidente AVIS ha il solo dovere di reperire donatori, fare proselitismo nelle scuole, nello sport, educare i giovani alla cultura della solidarietà, controllare che i donatori vengano sottoposti agli esami periodici di routine, aumentare le donazioni con l’obiettivo di raggiungere l’autonomia per il fabbisogno dei nostri Ospedali ecc.. Questo è il mio dovere e cerco di farlo al meglio con un impegno costante e gratuito.
Credo con questa mia di aver chiarito ogni dubbio, e vorrei invitarla a farmi visita per prendere un caffè insieme e visitare la nostra sede sociale, che per me è la più bella. La aspetto fin da ora

Franca Carnevale

PFOA: Terroristi Sarete Voi

Ci terrorizzano le dichiarazioni del Centro trasfusionale dell’ospedale di Alessandria (Il Piccolo, 10/3/10). Avevamo chiesto alla presidente dell’AVIS comunale, Franca Carnevale, se controllava che le donazioni sangue dei lavoratori e dei pensionati Solvay di Spinetta Marengo fossero totalmente esenti dalla presenza di PFOA, acido perfluorottanoico, che riteniamo estremamente pericoloso per la salute dei cittadini riceventi la trasfusione, come abbiamo segnalato anche alla Procura della Repubblica di Alessandria. Non ci hanno rassicurato le affermazioni dell’anonimo responsabile dell’Ospedale. Non ci risulta infatti che la struttura pubblica effettui esami preventivi per rilevare la presenza di questa pericolosa sostanza: analisi speciali che pochissimi laboratori in Italia sono in grado di eseguire in termini scientificamente attendibili, tant’è che ai numerosi lavoratori e pensionati che ci fanno richiesta ne forniamo appena due indirizzi. Non ci risulta che la struttura pubblica chieda ai donatori Solvay una documentazione attestante l’assenza di PFOA nel sangue. Comunque non ci parrebbe deontologicamente corretto affidarsi all’attendibilità di una ditta privata, peraltro inquisita. Non può essere l’azienda ad alto rischio a dichiarare l’idoneità dei propri dipendenti ed ex, ai quali peraltro rifiuta la consegna dei documenti sanitari. Riteniamo perciò che tutto il sangue dei donatori Solvay, occupati e pensionati, debba essere sottoposto ad esami specifici e certificato presso istituti di garanzia pubblica.
LINO BALZA MEDICINA DEMOCRATICA PIEMONTE

Dona il Sangue, non il PFOA

Su Il Piccolo di venerdì scorso è stato pubblicato un articolo che testimonia la soddisfazione manifestata dall’AVIS per i risultati ottenuti nel 2009.
Ben 374 nuovi donatori solo nell’ultimo anno e un considerevole aumento delle sacche di sangue messe a disposizione dell’ospedale di Alessandria (oltre 4400).
Questi numeri spaventano sapendo che molti dei donatori sono dipendenti della Solvay Solexis e quindi che il loro sangue potrebbe essere contaminato da quantità più o meno alte di PFOA.
Quanto PFOA c’era nelle oltre 4400 sacche di sangue?
Ci auguriamo che l’AVIS abbia provveduto autonomamente ad escludere questo pericolo.
Medicina Democratica è molto preoccupata dall’inerzia dimostrata dal Sindaco, dai Politici locali e dagli Enti preposti nel non avere ancora adottato o quanto meno discusso misure preventive in tal senso.
La prerogativa deve essere la qualità del sangue donato non la quantità altrimenti non faremmo altro che condannare le persone che ricevono una trasfusione a malattie tiroidee.

Lettera a Mina

Cara Mina, (ti ascolto sempre) ti ho letto su La Stampa di domenica: “Ma il Po non morirà”. No, cara Mina, non è così. Ci si impressiona per l’onda minacciosa dal Lambro in quanto il petrolio è nero, si vede. Il PFOA invece non si vede, trasparente ma ben più micidiale. Il CNR Consiglio Nazionale della Ricerca l’ha trovato perfino alla foce del Po, dopo che ha percorso 600 chilometri. Perché è indegradabile nell’acqua (però bioaccumulabile nei tessuti viventi). E’ scaricato a Spinetta Marengo (Alessandria) dalla Solvay, società già sotto processo per lo scandalo del cromo esavalente, cancerogeno. Dalla Bormida finisce in Tanaro e infine nel Po. L’acqua contiene concentrazioni enormi di PFOA: fino a 1.500 ng/l, quando gli altri fiumi italiani ed europei non superano mai 1-20 ng/l. Il PFOA, acido perfluorottanoico, è tossico, mutageno, cancerogeno, teratogeno, se respirato o bevuto o mangiato col pesce e nella catena alimentare. Sono copiose le risultanze del mondo scientifico internazionale che abbiamo consegnato nei nostri esposti alla Procura della Repubblica di Alessandria: EPA Environmental Protection Agency, Comitato nazionale per la biosicurezza e le biotecnologie, Codacons, WWF, Greenpeace, IRSA Istituto di ricerca delle acque, Joint Research Centre di Ispra, ISS Istituto superiore della sanità, Fondazione Maugeri, Ministero dell’ambiente, Parlamento europeo ecc. Medicina democratica ha chiesto di vietare la pesca in Bormida, Tanaro e Po, di vietarne l’uso potabile, di vietare le donazioni sangue dei lavoratori Solvay, e ovviamente di eliminare lo scarico dei veleni in aria e acqua.
Mentre in Italia mancano limiti di legge (colpevolmente, come era per l’amianto), il PFOA, utilizzato per il Teflon delle padelle antiaderenti e per il GoreTex dei tessuti,è stato finalmente messo al bando negli USA, dopo 101,5 milioni di dollari sborsati dalla Du Pont per risarcimenti alla popolazione, quando l’EPA (Environmental Protection Agency) l’ha trovato nel sangue umano e nei cordoni ombelicali, dopo aver accertato nelle cavie tumori, soprattutto al fegato, interferenze al sistema endocrino, con l’asse ipotalamo-ipofisi, alterazioni degli ormoni tiroidei, cancro alla tiroide, danni allo sviluppo e alla riproduzione, riduzione del peso alla nascita, inversione sessuale nei pesci ecc. In Italia, ha confermato il Comitato nazionale per la biosicurezza e le biotecnologie. Così ha fatto l’Istituto superiore della Sanità. Il Codacons ha chiesto di sequestrare 150 milioni di pentole di Teflon. Il Ministero dell’Ambiente, invece, non ha saputo fare altro che commissionare un altro studio al CNR, peraltro senza finanziarlo. Nessuna legge è stata approvata. Perciò, cara Mina, a Pontelagoscuro (Ferrara), alla foce del Po, il PFOA è sempre a 200 ng/l, infatti non si degrada nell’acqua, anzi si accumula nei tessuti viventi. Così il Po morirà!

Lino Balza

Spinetta Blocco del Traffico ma non dell’Inquinamento

Riceviamo da un abitante di Spinetta Marengo e volentieri pubblichiamo.

Il Sindaco per motivi di prevenzione degli inquinamenti e tutela della salute, sospende la circolazione veicolare nell’area centrale interna agli spalti e nelle vie di competenza comunale dei sobborghi alessandrini compresa quindi anche l’area di Spinetta Marengo.
Come mai il nostro Sindaco non ha mai adottato alcuna misura di prevenzione per gli inquinamenti prodotti dalla Solvay Solexis?

Un inquinamento, per intensità e per natura ben più grave, dato
dallo scarico dei reflui nel fiume Bormida e dalle continue e spesso visibili emissioni in atmosfera.

La Solvay dichiara di scaricare nel fiume una tonnellata di PFOA all’anno.
In Bormida e Tanaro è stata trovata una quantità di PFOA fino a 1.500 volte superiore a quella riscontrata negli altri fiumi europei.
Recentemente dei ricercatori della University of Exeter, in uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Health Perspectives, hanno affermato che il Pfoa ovvero l’acido perfluorottanico depositandosi in alte concentrazioni nel nostro organismo attraverso ingestione o respirazione, è implicato nei cambiamenti dei livelli di ormoni tiroidei nel sangue provocando cosi problemi e malattie alla nostra ghiandola endocrina.
Il Pfoa raddoppia il rischio di malattie tiroidee nelle donne poiché soggetti già notoriamente più a rischio.

L’emissioni in atmosfera della Solvay sono costituite genericamente da gas di fluoroderivati (ACIDO FLUORIDRICO, TETRAFLUOROETILENE, PERFLUOROPROPENE, PFIB, PFOA ecc).
Nei migliori dei casi queste emissioni sono rappresentate dal vapore utilizzato nelle linee a bassa e a alta pressione o che deriva dalle attività della centrale elettrica interna allo stabilimento.
Questo vapore viene ottenuto dall’acqua di falda contaminata dal Cromo esavalente e da altri 20 diversi inquinati.

Il 2010 è stato Proclamato dall’ONU “Anno Internazionale della Biodiversità”

Corredati da copiosa documentazione scientifica internazionale, Medicina democratica ha presentato esposti alla Procura della Repubblica di Alessandria per l’inquinamento da PFOA (acido perfluorottanico) in falda e nei fiumi Bormida, Tanaro e Po.
Il PFOA è tossico e cancerogeno (tiroide), se respirato o bevuto o mangiato col pesce (soprattutto fritto). Lo stanno mettendo al bando in tutto il mondo. In Italia, è scaricato dalla Solvay di Spinetta Marengo in Bormida e, tramite l’affluente Tanaro, nel Po. Il CNR ha riscontrato valori enormi di PFOA nei fiumi alessandrini, fino a 1500 ng/l. E perfino 200 ng/l alla foce del Po. In tutti gli altri fiumi italiani ed europei le concentrazioni non superano mai 1-20 ng/l. Non è biodegradabile nell’ambiente, dunque è bioaccumulabile nei tessuti animali e umani. Abbiamo chiesto che sia impedito l’approvvigionamento idrico, che sia vietata la pesca, che sia sospesa la donazione sangue dei lavoratori Solvay, oltre naturalmente che sia eliminato lo scarico in aria e in acqua.
Evidenzieremo tale questione nazionale all’incontro organizzato dal Parco Fluviale del Po e dell’Orba.

Indagini Epidemiologiche per la Fraschetta/Confronto con il Prof. Fletcher sul PFOA

Commentiamo le dichiarazioni del professor Tony Fletcher (La Stampa, 11 febbraio) in merito al PFOA, acido perfluorottanico, sostanza utilizzata, scaricata in acqua e aria dalla Solvay di Spinetta Marengo. Come è noto, Medicina democratica ha, per prima, sollevato la questione eco sanitaria con alcuni ricorsi

(Alessandrini, Berto, Ferrarazzo, lavoratori poi licenziati) alla Procura della Repubblica di Alessandria relativi alla presenza di PFOA tanto nel sangue dei lavoratori quanto nelle acque dei fiumi Bormida, Tanaro e Po, nonché delle falde superficiali e forse non solo. Nella copiosa documentazione del ricorso, si fa proprio riferimento agli studi americani citati da Fletcher, professore alla London School of Hygiene end Tropical Medicine. Lo scienziato, definito uno dei tre maggiori epidemiologi mondiali, pur nella sua veste di consulente di parte (della Dupont, azienda produttrice di PFOA che ha già indennizzato per 101,5 milioni di dollari) ci conferma il drammatico allarme su un prodotto accertato da anni negli animali come cancerogeno, mutageno e teratogeno, ma si dichiara attendista per quanto riguarda analoghi effetti sugli esseri umani: “Fra circa 18 mesi concluderemo gli studi”. Medicina democratica ritiene invece, in base agli studi internazionali, che se il prodotto perfluorurato è cancerogeno per gli animali non può non esserlo per gli umani, come dimostrano le metodologie comunemente utilizzate nella ricerca medica e farmaceutica. Tanto più che il principio di precauzione impone di sospendere un prodotto quando sospetto, senza attendere di conteggiare a posteriori i morti e gli ammalati. Perciò abbiamo chiesto che la Solvay interrompa immediatamente l’utilizzo del PFOA e il suo rilascio in aria e acqua. Siamo invece completamente d’accordo con il professor Fletcher, avendola invano già richiesta a Procura e Asl, sulla necessità di analisi del sangue di massa per il PFOA: come hanno fatto in USA per 70.000 persone. A questo proposito, preghiamo vivamente chi fosse interessato a contattarci in quanto siamo in grado di garantire la disponibilità di affidabili istituti italiani per le analisi ematiche del PFOA, precauzione sanitaria che raccomandiamo soprattutto ai lavoratori che in questi decenni hanno operato dentro lo stabilimento di Spinetta Marengo. Ciò anche in funzione della loro partecipazione all’imminente processo in qualità di parti civili. Infine, accogliamo la disponibilità del professor Fletcher a interessarsi di Spinetta Marengo per le indagini epidemiologiche, e lo invitiamo già ora al pubblico confronto che stiamo preparando.

Il Piano di Emergenza Esterno della Solvay Solexis

In merito all’incidente da noi denunciato del 20 gennaio alla Solvay di Spinetta Marengo, prendiamo atto delle circostanziate precisazioni del direttore dell’ARPA, Alberto Maffiotti, circa i lacci e laccioli normativi che impediscono all’ARPA di entrare dentro lo stabilimento e neppure nelle dirette vicinanze (zona rossa) per i controlli delle emergenze in corso, e che consentono all’azienda la esclusiva discrezionalità di dichiarare o lo “stato di attenzione” o lo “stato di preallarme” o lo “stato di allarme esterno”. Solo in caso di “stato di allarme”, che consente anche al Prefetto di far scattare l’eventuale “stato di emergenza alla popolazione”, infatti l’ARPA e l’ASL ecc. possono intervenire -a cessato allarme- nella “zona rossa” per rilevare i danni ambientali e sanitari. Solo in questo caso e comunque a posteriori, cioè quando i buoi (la salute) sono già scappati dalla stalla.
Ne prendiamo atto ma denunciamo all’opinione pubblica che tale anomalia è contraria alla tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini, e perciò chiediamo che sia radicalmente modificato il “Piano di emergenza esterno” redatto dalla Prefettura di Alessandria. Riteniamo che ARPA, ASL, Comune, Provincia, Regione, sindacati debbano associarsi a questa richiesta.

Perseverare è Diabolico

CERTIQUALITY è un Organismo al servizio delle imprese accreditato per la certificazione dei sistemi di gestione aziendale per la qualità, l’ambiente, la sicurezza e nella certificazione di prodotto.

CERTIQUALITY opera inoltre nella verifica della sicurezza alimentare, dei sistemi informativi, e nella formazione.

CERTIQUALITY è stato fondato nel 1989 da FEDERCHIMICA e ASSOLOMBARDA

CERTIQUALITY il 30 Gennaio 2008 certifica che la Solvay Solexis di Spinetta Marengo “HA ATTUATO E MANTENUTO UN SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTE CHE E’ CONFORME ALLA NORMA”.

A Maggio dello stesso anno scoppia lo scandalo del Cromo Esavalente.

FEDERCHIMICA fa parte di CONFINDUSTRIA.

Il 10 Ottobre 2008 il direttore della Solvay Solexis (Stefano Bigini) riceve un avviso di garanzia in seguito al procedimento penale aperto dalla Procura Repubblica di Alessandria in merito all’inquinamento da cromo esavalente delle falde.

Il 30 Settembre 2009 CONFINDUSTRIA nomina STEFANO BIGINI Vice Presidente “con delega all’EDUCATION “.
Il 31 Ottobre 2009 ,a un mese dalla nomina di Confindustria e al termine delle indagini della Procura, il sig. Bigini compare nella rosa dei 38 indagati che dovranno presentarsi davanti alla Corte d’Assise per rispondere di avvelenamento doloso delle acque di falda (superficiali e profonde) e di omessa bonifica.

CERTIQUALITY: Inattendibile

Fai click sull’immagine per ingrandire

Questo sedicente “Istituto di certificazione della qualità” -il 30/1/2008– ha certificato, cioè attestato/assicurato/garantito, che la Solvay di Spinetta Marengo (Alessandria) “HA ATTUATO E MANTIENE UN SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTE CHE E’ CONFORME ALLA NORMA”. Alla luce di quanto è già successo (38 indagati per avvelenamento doloso e mancata bonifica), la domanda è spontanea: come è possibile? Semplice: basta pagare. Non dovrebbero invece essere le istituzioni pubbliche a effettuare i controlli?

Solvay Solexis pubblica le certificazioni sul proprio sito: Clicca qui

La Solvay abbia il coraggio di venire ad un confronto pubblico

Quasi in concomitanza si sono svolti due eventi con lo stesso contenuto: la crisi del polo chimico di Spinetta Marengo. Uno è stato l’adunata dei dipendenti della Solvay da parte del direttore, senza contraddittorio in quanto non siamo stati invitati. L’altro è stato la conferenza stampa di Medicina democratica con il Comitato spinettese, senza contraddittorio in quanto l’azienda belga, pur informata, non ha partecipato. Ebbene, proponiamo alla Solvay il coraggio di presentarsi in confronto pubblico, fifty fifty, affinché l’opinione pubblica giudichi in contraddittorio la trasparenza delle rispettive posizioni.

Se accetterà, ci sembra corretto anticipare che in quella occasione vorremo chiedere ai medici di fabbrica perché si è ritenuto per decenni di non informare i lavoratori che il PFOA misurato nel loro sangue poteva essere un pericolo, che gli studi internazionali stavano dimostrando che le cavie muoiono e i pesci cambiano sesso, che era in corso nel mondo la sua messa al bando. Una informazione doverosa affinché ciascun lavoratore potesse regolarsi di conseguenza e scegliere, lui e non gli altri per lui, se continuare a sottoporsi a questo rischio per la propria salute, come una cavia di laboratorio. Non dimentichiamo che alcuni lavoratori sono stati licenziati dopo essersi opposti ad operare con l’esposizione a se stessi e al territorio. Alla stessa domanda potranno rispondere le rappresentanze sindacali aziendali, dalle quali il direttore potrebbe farsi accompagnare. Il PFOA non esiste in natura. Non è fissato nessun limite di legge al PFOA nel sangue per il semplice motivo che non può essere che limite zero. A zero deve essere ridotta la contaminazione, oggi, e non rinviata al 2012 o 2015. Di questo deve rendersi conto la Magistratura.
Al confronto pubblico potranno, noi proponiamo, intervenire i sindacati provinciali e nazionali, sia quelli che sono sulle posizioni dell’azienda, sia quelli sulle nostre ragioni che respingono il ricatto occupazionale e puntano alla vera salvaguardia dei posti di lavoro. In particolare sapremmo così se al processo penale (38 indagati per avvelenamento doloso e mancata bonifica) i sindacati, almeno quelli che dichiarano gravi preoccupazioni per la salute dei lavoratori e dei cittadini, parteciperanno come parti civili al fine di assicurare ai lavoratori il risarcimento dei danni, come noi stiamo facendo. In quella sede apprezzeremmo la disponibilità dell’azienda a fornire i dati d’archivio utili per una cinquantennale indagine epidemiologica che, insieme all’Osservatorio ambientale della Fraschetta, da 30 anni rivendichiamo sotto diretto controllo popolare.
Proponiamo alla Solvay una intera giornata di lavoro, in modo che uno spazio venga riservato agli amministratori pubblici, sia quelli che, come l’azienda, sono favorevoli al piano Amag di depurare le falde inquinate con o senza chilometri di muretti di contenimento, sia quelli che cominciano a dubitare che tale progetto serva solo da sciacquatura inefficace e sulle tasche dei cittadini contribuenti, sia quelli che, come noi, chiedono una bonifica dello stabilimento, cioè l’eliminazione dei 500 milioni di metri cubi di cromo esavalente e veleni sotterrati, a spese della Solvay naturalmente. Il coraggio di presentarci a questo confronto pubblico, noi lo dichiariamo. Anche di affrontare il nodo della dimensione dell’evento di catastrofe industriale che secondo il sindaco potrebbe causa 3.000 morti ma, secondo noi, molti molti di più.
MEDICINA DEMOCRATICA SEZIONE DI ALESSANDRIA E PROVINCIA

Due parole su PFOA, cromo e altri veleni di Spinetta Marengo. Leggevo sempre il segretario Cisl che parlava a nome degli altri sindacati chimici, silenti, e parlava del Pfoa tranquillizzando, quasi come un benefico ricostituente nel sangue dei lavoratori, benché uccida le cavie e cambi sesso ai pesci. Finalmente leggo il comunicato della Camera del lavoro. Leggo: “siamo di fronte ad una situazione eccezionale e grave”, “gravi interrogativi sulla salute dei lavoratori e dei cittadini”, “la Solvay deve assumersi le responsabilità che le competono, smentire inequivocabilmente il rischio chiusura o declino”, “è l’azienda che deve rispondere”, e “non caricare i lavoratori, che fanno ciò che la dirigenza chiede, del dovere di difendere la loro professionalità e correttezza”, invece “l’azienda sta mettendo in atto pressioni psicologiche sui dipendenti mentre aleggia una persistente minaccia sui destini dello stabilimento” (il riferimento è alla convocazione della Solvay ai lavoratori come fosse una adunata in caserma, e ai volantini sparsi da mani anonime).
Sono un iscritto alla CGIL da quasi quaranta anni, e non sempre mi sono trovato d’accordo, soprattutto come abitante della Fraschetta. Questa volta sì.
Lettera firmata.

Scrive il consigliere comunale Mario Bocchio:

“Richiesta di risarcimento da parte della famiglia di un ex operaio della Montecatini (poi Ausimont, ora Solvay Solexis) di Spinetta Marengo, morto a causa di un tumore nel 2005. Si tratta della famiglia del Sig. Vincenzo Pacilli, che è seguita da Luigi Negro, il quale, attraverso uno studio statistico, ha portato alla luce tutti i casi di morti “sospette”, dal 1996 ad oggi, avvenute nelle vicinanze del polo chimico o agli ex dipendenti. In tutta la provincia di Alessandria, senza contare i casi legati all’amianto, si conterebbero 591 casi con diagnosi istologica di mesotelioma pleurico e 76 casi di mesotelioma peritoneale, patologie legate, entrambe, agli effetti del cromo esavalente. Fra le persone colpite dal cancro ai polmoni, all’addome e alla vescica c’è anche un numero elevato di ex operai della ex Montecatini che per anni hanno lavorato nei reparti dove si produceva titanio in polvere, utilizzando acido fluoridrico e acido solforico, altamente tossici. Il reparto con più morti è sicuramente quello dell’Algoflon, dove operavano centinaia di operai per la produzione del polimero del tetrafluoroetilene – Negli anni ‘70-‘80 sono state almeno sette le vittime del mesotelioma pleurico. Altri operai sarebbero in cura presso il reparto di pneumologia dell’ospedale di Alessandria.”

L’ARPA E LA SOLVAY SOLEXIS

A voi risulta che l’Arpa abbia dato notizia che sabato 7 novembre 2009 intorno alle ore 17 c’è stato un incidente all’impianto Algofrene della Solvay Solexis di Spinetta Marengo? A noi no.
Eppure sembrerebbe che a seguito della foratura della colonna di testa del reattore R3 ci sia stata una considerevole fuoriuscita di gas. All’interno di tale apparecchiatura alla pressione di 11 bar si fa reagire il Cloroformio con Acido Fluoridrico ottenendo così Clorodifluorometano (CFC22) e Acido Cloridrico. Il reattore in pochi minuti si è depressurizzato all’aria senza che la Solvay dichiarasse alcuna emergenza. Non vogliamo dubitare che sia successo nulla di grave, ci chiediamo però se l’Arpa è stata informata, e se sì ,perchè non ha informato. Magari solo per tranquillizzare, considerando che il Cloroformio ha un effetto deprimente sul sistema nervoso centrale, può produrre danni al fegato dove viene metabolizzato in fosgene ed è cancerogeno (associato al carcinoma epatocellulare). A sua volta l’acido fluoridrico è estremamente tossico sia per inalazione che per contatto e danneggia il tessuto osseo e le vie nervose; l’ingestione è spesso mortale. Il Clorodifluorometano è una sostanza classificata come pericolosa ai sensi della Direttiva 67/548/CEE, persiste nell’aria e partecipa al processo di riduzione dello strato di ozono stratosferico.
In compenso l’Arpa ha convocato una conferenza stampa su cromo e PFOA per spiegare che oggi come ieri possiamo stare tranquilli: è tutto sotto controllo, come sempre.
Come il 19 marzo 2008, quando su un giornale locale viene intervistato il direttore dell’Arpa. A seguito di esposti in Procura, infatti, l’Arpa sta rispondendo al procuratore e al giornalista. Afferma Alberto Maffiotti: “L’intervento di bonifica dell’impianto Bicromati è regolare”. Tutto regolare, non c’è cromo a Spinetta Marengo, non esistono 500 milioni di metri cubi sotterrati, le falde non sono inquinate. Attenzione: le rassicurazioni ARPA sono rilasciate a marzo. A maggio, neanche due mesi dopo, la magistratura apre l’inchiesta sullo scandalo mentre il sindaco è costretto a chiudere tutti i pozzi!!!
Era tutto regolare per l’ARPA, facendo finta di non sapere che cinque mesi prima la Coopsette aveva trovato valori incredibili di cromo esavalente; o di non sapere delle decennali denunce della responsabile del laboratorio dello zuccherificio e di Medicina democratica. Anche volendo concedere la buona fede, come si può giustificare che l’Arpa dal 2002 al 2006 aveva rilevato “cromo totale” nei terreni della Fraschetta e non le è venuto in mente di accertare la logica presenza di “cromo esavalente”? Addirittura (sta scritto sui giornali) l’Arpa viene accusata di averlo sì rilevato tra il 2003 e il 2004: ma allora l’ha nascosto. Domande che abbiamo posto alla Procura. C’è di peggio nel rimpallo delle responsabilità: il Comune di Alessandria afferma che con ordinanza 2005 aveva impegnato sul “cromo esavalente” la Regione e l’Arpa, la quale Arpa nega di averla mai ricevuta. E’ tutta una matassa di rimpalli che dovrà essere districata dalla Magistratura.
Questi sono alcuni esempi di affidabilità dell’Arpa riferiti al cromo (comprereste voi una macchina usata da…?).
Facciamone altri sul PFOA.
Maffiotti afferma che “la pericolosità del PFOA è da provare” e al riguardo “non vi è letteratura scientifica”. Ignora o finge di ignorare (non so cosa sia più grave) che gli studi internazionali si occupano dei rischi Pfoa quanto meno dal 1972, come tossico e cancerogeno, e che l’EPA americana l’ha messo infine al bando la sostanza (chissà perché? si chiede Maffiotti), vietata con qualche ritardo si dirà, ma in netto anticipo rispetto all’Arpa che ancora oggi chiude gli occhi in attesa di una legge italiana che gli imponga di aprirli.
Bastava e basta fare un clic su internet (vedi es. allegato) per essere informati conoscendo un poco di inglese o con un traduttore.
Dov’era l’Arpa nel 2002 quando le emissioni di PFOA erano di quasi 100 volte superiori a quelle di oggi (dati Solvay)? Dov’era fino ad oggi?
Dov’era l’Arpa quando i valori di Pfoa nel sangue dei lavoratori erano 30 volte superiori a quelli odierni (che pur restano inammissibili: dovrebbero essere zero)?
Cosa ha fatto l’Arpa quando in Bormida e Tanaro il Pfoa è stato trovato (non per iniziativa Arpa) a livelli da 100 a 1.500 volte superiori a tutti i fiumi italiani ed europei?
TG3 Piemonte Solvay Solexis PFOA

Le Iene Solvay Solexis PFOA