
Un genocidio di entità superiore a quello ufficiale.

Movimenti di Lotta per la Salute, l"Ambiente, la Pace e la Nonviolenza
La Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace invita tutte e tutti a partecipare. È promossa da centinaia di reti, organizzazioni sociali, sindacali, politiche nazionali e locali che hanno aderito all’appello europeo Stop Rearm Europe.
Clicca qui dal sito della Rete Italiana Pace e Disarmo.
Da Marsiglia a Genova passando per Tangeri, i blocchi al traffico di armi verso i paesi in guerra, come Israele, ricordano che la guerra orienta sempre di più qualsiasi scelta dei governi ben oltre la produzione, ma anche che la logistica ha dei punti deboli, intorno a cui possono emergere esperienze d’intelligenza popolare di cui abbiamo bisogno. Clicca qui.
Abbiamo la “Responsabilità di Proteggere”
Salviamo i sopravviventi di Gaza!
Chi lascia fare o è complice o è colpevole di omesso soccorso.
Ecco perché dobbiamo farlo!
Nessuno può chiudere gli occhi e il cervello di fronte all’uccisione sistematica di bambini, donne e uomini di ogni età. Uccidere è criminale.
Nessuno può assistere alla macellazione quotidiana di così tante persone costrette a patire le peggiori sofferenze fino a morire di fame. Questo è disumano.
Nessuno può accontentarsi delle parole di condanna che restano parole. Se lo facciamo tradiamo noi stessi, i nostri principi, i nostri valori e le nostre leggi.
Salvare i sopravviventi di Gaza è un nostro dovere morale e un obbligo giuridico. Ecco perché dobbiamo organizzare subito una “Operazione di Salvataggio” degli abitanti di Gaza.
“A Gaza non c’è la carestia di massa. Abbiamo una prova semplice: abbiamo arrestato migliaia e migliaia divisi tra civili e miliziani e li abbiamo fotografati senza maglietta, non ce n’era uno emaciato. Neanche un singolo caso dall’inizio della guerra a oggi. Anzi, si vede esattamente il contrario perché non si fa molto esercizio fisico”. Con queste parole pronunciate martedì alla conferenza dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) il premier israeliano Benjamin Netanyahu – dopo 600 giorni di attacchi alla Striscia di Gaza – ha assicurato che il suo governo non sta affamando i gazawi sopravvissuti alle bombe, accuse che ha derubricato a “menzogna del momento”. Anche tutti i video sono falsi.
Centinaia di scrittori israeliani chiedono a Netanyahu di porre fine alla guerra a Gaza e garantire il rilascio dei prigionieri. Clicca qui.
Qual è la giustificazione per il massacro dei bambini palestinesi a Gaza? “Beh poi crescono e divengono terroristi”. In fondo, molto molto in fondo del crimine genocida, Netanyahu ha ragione. Infatti, “A Gaza i bambini sopravvissuti agli stermini israeliani hanno buone chances di combattere Israele con la lotta armata”. E con cos’altro, altrimenti? Chi di noi ammette che se fossimo nati in una prigione a cielo aperto saremmo diventati anche noi terroristi? Trump, che ha molto a cuore i bambini, propone di deportare i superstiti fuori dalla Palestina.
Il Coordinamento nazionale di Lavoro Società, per una CGIL unita e plurale ha diffuso un documento che denuncia la barbarie in corso a Gaza e in Cisgiordania. La sinistra sindacale della CGIL prende posizione e chiama alla mobilitazione, invitando ad agire concretamente per fermare quello che definisce un “massacro” e una “pulizia etnica” del popolo palestinese.
«Il governo fascista di Israele, con l’appoggio degli USA, ha rotto la tregua a Gaza», scrive il Coordinamento, denunciando centinaia di morti e feriti civili in un territorio devastato, dove la popolazione è priva di cibo, acqua, assistenza medica. In Cisgiordania, si legge nel comunicato, “continuano e aumentano le azioni terroristiche dei coloni, appoggiati dall’esercito israeliano”, con decine di migliaia di persone costrette ad abbandonare le proprie case.
È una denuncia che accusa il silenzio e la complicità delle democrazie occidentali nel genocidio e nella deportazione dei palestinesi. Di fronte a questa catastrofe umanitaria, la sinistra sindacale della CGIL richiama tutte le forze democratiche e pacifiste a una mobilitazione nazionale, unitaria, per difendere il diritto del popolo palestinese a vivere nella propria terra e ad avere uno Stato, nel rispetto del diritto internazionale.
Perché Trump, una volta eletto, ha mostrato fin da subito palese ostilità sia nei confronti di Gaza che dei suoi abitanti, ulteriore sostegno al controverso leader israeliano e ormai palese vicinanza strategica con gli interessi di Putin? Perché vuole evitare la terza guerra mondiale come ha detto pubblicamente a Zelensky? Perché l’Unione Europea sta sostenendo un piano di riarmo del vecchio continente di circa 800 miliardi di Euro? Per proteggere i suoi cittadini? E perché il presidente francese Macron offre a questi ultimi di estendere il proprio cosiddetto ombrello nucleare? Per tenerli al sicuro e scongiurare la guerra? In altre parole, è la pace che hanno a cuore costoro e più che mai coloro che sono alle loro spalle? Clicca qui.
È scritta in arabo, ebraico, italiano, la Dichiarazione congiunta dei tre movimenti (CPT – Palestine, Mesarvot – Israel e Movimento Nonviolento – Italia) che lavorano insieme come gruppo misto per l’obiezione alla guerra.
Da oggi il documento (che non è il solito appello, ma un’assunzione di responsabilità e impegno) viene diffuso a livello internazionale anche in inglese. Clicca qui.
L’ultimo Rapporto delle Nazioni Unite clicca qui racconta i progressi di Israele nella sua Campagna Genocida a Gaza. Israele è intenzionato, si legge, a espellere i palestinesi, ricolonizzare Gaza e sferrare un attacco decisivo contro la Cisgiordania.
Carlo De Benedetti, Corriere della sera : “Israele ha commesso un fallo di reazione. Gaza è stata una reazione eccessiva”. Prima del 7 ottobre, la situazione era così tranquilla.
A differenza delle organizzazioni ebraiche che sostengono acriticamente lo Stato di Israele, al Parlamento di Bruxelles è stata presentata sulle orme della statunitense Jewish For Peace, la Rete ebraica europea per la Palestina, che ha visto l’adesione di vari gruppi rappresentanti organizzazioni antirazziste della società civile europea e palestinese, per esprimere “Not in my nime” l’opposizione al genocidio e alla pulizia etnica, all’occupazione coloniale e all’apartheid di Israele in Palestina.
Sarah Friedland, regista americana, ha detto che stava ricevendo il premio Luigi De Laurentiis per il miglior primo film, nel ‘336esimo giorno del genocidio di Israele a Gaza e nel 76esimo anno di occupazione’. Clicca qui.
Clicca qui Abdaljawad Omar pubblicato su Mondoweiss (con il titolo completo Perché l’assassinio dei leader di Hamas e Hezbollah da parte di Israele non fermerà la resistenza).
Anche i giornalisti italiani hanno ricevuto l’ordine di non parlare più di Gaza, proprio nel momento in cui la rivista medica britannica “The Lancet” ha fatto una “stima conservativa” di 186.000 morti a Gaza, l’8 per cento della sua popolazione prebellica, e mentre Israele continua a bombardare le scuole dell’ONU che accolgono i rifugiati, 70 per cento delle quali sono state distrutte, sei solo negli ultimi dieci giorni, uccidendo centinaia di bambini. L’ordine proviene dalla democrazia americana che ha provveduto a silenziare tutte le voci dissenzienti. Già diversi mesi fa la CNN aveva provveduto a licenziare tutti i suoi conduttori arabi. Il New York Times, come tutte le grandi testate, ha ridotto il massacro in corso a una nota a piè di pagina. Lo scorso mese il Congresso americano ha persino approvato una norma che vieta al Dipartimento di stato di citare le statistiche sui decessi fornite dal Ministero della Salute di Gaza. Rashida Tlaib, unica rappresentante palestinese al Congresso, ha così commentato: “Stiamo osservando il governo di apartheid israeliano compiere un genocidio a Gaza in tempo reale e questa norma è un tentativo di nasconderlo”.
3 luglio 2024. Nel suo rapporto statistico quotidiano, il Ministero della Salute Palestinese aggiorna lo sterminio di Gaza: nelle ultime 24 ore Israele ha commesso 3 massacri contro famiglie nella Striscia di Gaza, provocando 28 morti e 125 feriti arrivatinegli ospedali nelle ultime 24 ore. Il bilancio del genocidio è salito a 37.953 morti e 87.266 feriti dallo scorso 7 ottobre.
Varchi del porto bloccati e traffico in tilt a Genova per la manifestazione pro Palestina indetta da varie sigle tra cui i portuali del Calp, l’assemblea contro la guerra, i sindacati Si.Cobas e Usb e varie altre associazioni. Per i manifestanti il porto di Genova è il transito “da dove passano massicciamente le armi che contribuiscono al massacro del popolo palestinese” per cui “bloccando il porto di Genova, simbolicamente blocchiamo la guerra nella sua configurazione logistica”.
Continua a Torino la protesta di studentesse e studenti pro Palestina che hanno bloccato gli ingressi del rettorato del Politecnico, dove si sarebbe dovuto tenere il Consiglio di amministrazione dell’ateneo dopo le elezioni della scorsa settimana.
Dagli studenti e studentesse: “Stamattina alle 8:30 abbiamo bloccato gli ingressi alle sedi amministrative del Politecnico, in occasione della riunione del CDA dell’Ateneo prevista per la tarda mattinata di oggi.
Questa azione avviene in risposta all’incrinarsi delle trattative che da un paio di settimane erano state intavolate tra una delegazione di senatori e un gruppo di student3 occupanti. Ieri durante il quarto incontro del tavolo di trattativa abbiamo assistito ad una drastica operazione ricattatoria nei nostri confronti. I senatori ci hanno minacciat3, dicendoci di dover per forza sottostare a tutte le loro condizioni per avere in cambio la convocazione di un Senato Accademico straordinario; senza nemmeno darci la certezza che in tale sede sarebbe passata la mozione riscritta da loro, contenente dei punti già molto al ribasso rispetto alle nostre richieste. Di fatto non è stata una trattativa, ma una richiesta impositiva di liberazione degli spazi, senza nessuna concessione concreta dalla loro parte.
Durante il blocco di oggi, in cui chiediamo ancora una volta in modo pacifico una presa di posizione chiara da parte del Politecnico riguardo al genocidio e un chiaro segnale verso demilitarizzazione dei proprio accordi di ricerca, è avvenuta ancora una volta una smisurata risposta repressiva, in cui uno studente isolato è stato aggredito da quattro guardie private, strattonato e schiacciato contro la porta mentre cercava di allontanarsi.
Nonostante il persistente silenzio istituzionale, le intimidazioni e i ricatti, la nostra richiesta rimane chiara, vogliamo un senato accademico straordinario il prima possibile, in cui venga discussa la mozione con le nostre richieste”.
“Sono senza parole di fronte a gioventù ignorante della storia che va in università a gridare l’accusa di genocidio nei confronti di Israele, è una bestemmia” : sostiene la senatrice a vita Liliana Segre.
Invece per gli studenti, e non solo, con genocidio, secondo la definizione adottata dall’ONU, si intendono «gli atti commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso». A parte 75 anni di atti di sterminio in Palestina, replicano gli studenti, non bastano gli attuali numeri di morti (in maggioranza bambini) e di distruzioni nella strisciolina di Gaza? Quale è il numero minimo per Segre?