Occorre un’insurrezione.

Abolire la guerra, gli eserciti, le armi, prima che la guerra, gli eserciti e le armi aboliscano l’umanità.
Solo la pace salva le vite.
Solo la nonviolenza può salvare l’umanità e l’intero mondo vivente.
Occorre un’insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze dell’umanità intera per abolire la guerra prima che essa ci annichilisca tutte e tutti.

Quando Einstein chiese a Freud: perché la guerra?

Einstein: «la necessità di un organismo sovranazionale, quale la Società delle Nazioni, con il mandato di comporre tutti i conflitti che sorgono tra gli Stati che manca però del potere necessario a far rispettare le proprie decisioni. La riluttanza da parte degli Stati a cedere sovranità in favore di qualche cosa che li trascende.»
Freud: «la guerra contraddice nel modo più stridente a tutto l’atteggiamento psichico che ci è imposto dal processo civile, così che dobbiamo ribellarci contro di essa: semplicemente non la sopportiamo più, non è soltanto un rifiuto intellettuale e affettivo, in noi pacifisti è un’intolleranza costituzionale, per così dire il massimo dell’idiosincrasia.» (Carteggio tra Albert Einstein e Sigmund Freud, 1932)

La corsa agli armamenti.

I nuovi dati dell’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma (SIPRI), nell’ambito del suo Arms Industry Database, mostrano un aumento dell’1,9% delle vendite da parte delle prime 100 aziende di armi e servizi militari del mondo. Gli Stati Uniti continuano a dominare la vendita di armi rappresentando nel 2021 oltre il 50% del totale mondiale. I 100 maggiori fornitori di armi e servizi militari del mondo hanno registrato un totale di 592 miliardi di dollari di vendite nel 2021. La cifra segna un aumento dell’1,9% in termini reali rispetto al 2020 e il settimo anno consecutivo in cui le vendite di armi sono cresciute in tutto il mondo. Tra il 2015 e il 2021 la vendita di armi è aumenta del 19% in termini reali, secondo il SIPRI. Clicca qui.

Lista dei Prigionieri per la Pace 2022.

Ogni anno, in ogni paese del mondo, migliaia di persone vengono incarcerate per motivi di coscienza, per aver fatto azioni nonviolente contro la guerra, o per aver obiettato al servizio militare armato. La War Resisters’ International stila ogni anno l’elenco dei prigionieri di cui riesce ad avere notizie certe. E’ un elenco incompleto di resistenti attualmente in prigione per il loro lavoro per la pace; comprende quelli che sono contenti che si rendano pubbliche le loro storie e i loro nomi.
In Italia la Lista viene diffusa dal Movimento Nonviolento, nell’ambito della Campagna di Obiezione alla guerra.
Quest’anno stiamo evidenziando in particolare gli attivisti di Russia e Ucraina perseguiti per le loro proteste pacifiche contro la guerra, insieme agli obiettori di coscienza di Singapore, Eritrea, Corea del Sud e Israele. Clicca qui.

Premio Nobel per la pace a chi sostiene la guerra.

L’ONG Center for Civil Liberties (Ucraina) ha ricevuto  il Premio Nobel per la Pace insieme ai difensori dei diritti umani russi e bielorussi. Qual è il segreto del suo successo? Insistere sul fatto che la guerra è necessaria e che non sono possibili negoziati. Clicca qui. 

Il Comitato per il Nobel (Norvegia) ha assegnato ancora una volta un premio per la pace che viola la volontà di Alfred Nobel e lo scopo per cui il premio è stato creato, selezionando destinatari che palesemente non sonola persona che ha fatto di più o meglio per promuovere la fratellanza tra le nazioni, il abolizione o riduzione degli eserciti permanenti e istituzione e promozione di congressi di pace.” Dal 1901, non è la prima volta che viene sputtanato questo premio. Ricordiamo: 1906, Theodore Roosevelt. 1919, Woodrow Wilson. 1978, Menachem Begin. 1990, Michail Gorbaciov. 1991, Aung San Suu Kyi. 2009, Barack Obama. Clicca qui.

NON ha ricevuto il premio Nobel per la Pace Mahatma Gandhi. Il paese pacifista più premiato sono gli Stati Uniti (23 volte), Seguono Regno Unito (12), Francia (10), Nazioni Unite (9)….. Italia (0). 105 persone sono state insignite, tra cui solo 16 donne. Per 19 anni non è stato assegnato.

L’Italia in guerra.

L’Italia è cobelligerante con gli USA. Le missioni Nato contro la Russia partono dall’Italia. Da Pratica di Mare, frazione del comune di Pomezia nella città metropolitana di Roma Capitale, partono i Gulfstream E.550: compiono missioni di spionaggio basati sulla piattaforma del jet sviluppato dall’azienda statunitense Gulfstream Aerospace, appositamente modificato e potenziato dalla israeliana Elta Systems Ltd: non sono semplicemente dei “radar volanti”, ma possiedono anche compiti di “gestione” delle missioni alleate nei campi di battaglia e di disturbo delle emissioni elettroniche “nemiche”. Da Pratica di Mare partono i velivoli cisterna KC-767A utilizzati per il rifornimento in volo dei cacciabombardieri, nonché per trasportare i sistemi d’arma “donati” dal governo italiano alle forze armate ucraine e gli uomini, i mezzi pesanti e gli armamenti destinati ai battaglioni di pronto intervento.

Da Sigonella  contrada  di Lentini e città metropolitana di Catania decollano i droni d’intelligence AGS della NATO e “Global Hawk” di US Air Force e i nuovi pattugliatori marittimi P8A “Poseidon” di US Navy e delle forze aeronavali di Australia e del Regno Unito. I dati sensibili raccolti dai “Poseidon vengono messi a disposizione delle forze armate di Kiev per pianificare le operazioni contro la Russia (esempio l’affondamento dell’incrociatore Moskva a largo di Odessa).

Cliccando qui continua:

Dal Molin Vicenza, Aviano Pordenone, Ghedi Brescia, Coltano Pisa, Camp Derby Tenuta di Tombolo di Pisa, Niscemi Caltanissetta, Cameri Novara eccetera, insomma eccetera  dalle Alpi alla Sicilia per una Italia armata e ipermilitarizzata per gli interessi strategici del Pentagono e dell’Alleanza Atlantica ma anche per i profitti e i dividendi del complesso militare-industriale nazionale e internazionale. E in prospettiva Torino: quale capitale europea delle guerre globali aerospaziali del XXI secolo.

La “Carta “del Movimento Nonviolento.

Le fondamentali direttrici d’azione del Movimento Nonviolento sono:
1. l’opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l’oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un’altra delle forme di violenza dell’uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell’uccisione e della lesione fisica, dell’odio e della menzogna, dell’impedimento del dialogo e della libertà di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l’esempio, l’educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la non collaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
PER SAPERNE DI PIU’ indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta@sis.it

Non vogliamo più finanziare la difesa armata.

In un momento in cui le armi sono tornate a parlare nel cuore dell’Europa, è di prioritaria importanza lanciare un segnale concreto di volontà di disarmo da parte della popolazione. Per questo è stata messa a punto la campagna “Sei per la pace, sei per mille” (aderisci) che chiede a tutti i contribuenti di versare il sei per mille della propria imposta Irpef a favore della protezione civile o altra istituzione pubblica che agisce nello spirito della difesa civile. Un gesto concreto per dichiarare che non vogliamo più finanziare la difesa armata, bensì vogliamo costruire un percorso di difesa popolare e non violenta, come chiede da tempo la Rete Pace e Disarmo.

La posizione del Movimento per la pace fin dagli anni ’80.

Siamo da tempo in una fase in cui Russia e Cina vengono accerchiate militarmente dagli Stati Uniti. Da 20 anni Mosca dice che l’Ucraina non deve essere ammessa alla NATO. Ciò significa che nessun missile statunitense può essere schierato sul confine ucraino-russo. Questi interessi di sicurezza sono stati costantemente ignorati. Questo è uno dei motivi principali per cui è scoppiata la guerra in Ucraina. L’argomento secondo cui ogni stato può decidere da solo a quale alleanza aderire è falso. Tutti sanno che gli Stati Uniti non accetterebbero mai l’ingresso di Cuba in un’alleanza militare con la Russia, o il dispiegamento di missili russi al confine degli Stati Uniti con il Messico o il Canada. In fin dei conti, non si tratta solo di annessione alla NATO. La domanda cruciale è: si possono piazzare missili ai confini di una potenza nucleare che non ha così il tempo di allerta? Questo era già un grosso problema nel movimento per la pace degli anni ’80. A quel tempo si trattava di affrontare il tema del dislocamento di razzi Pershing II in Germania, contro il quale abbiamo dimostrato. Il tempo del loro volo per Mosca sarebbe stato di soli dieci minuti. Dal confine ucraino-russo, il tempo di volo è molto inferiore”.

Queste affermazioni sono di Oskar Lafontaine, in Germania già presidente della SPD e oggi esponente della Linke. Insomma, è una guerra che come sempre è pagata con sanzioni ai più poveri e che invece potrebbe risolversi con referendum Onu nelle zone contestate. Verrebbe da dire: la guerra se la facciano Biden e Zelensky con Putin, se non fosse ai nostri confini e con le bombe atomiche sul suolo italiano.

Come è cominciata la guerra e quando finirà.

Cosa sarebbe successo se gli accordi di Minsk del 2014 fossero stati rispettati da Russia e Ucraina? Cosa sarebbe successo se la Nato avesse rinunciato ad annettersi tutti gli Stati dell’ex dominio sovietico? Chi avrebbe dovuto mediare nei mesi scorsi tra l’aggressore Russia e la sempre più armata Ucraina? Secondo Guido Viale è importante risalire indietro nel tempo per misurarsi con il presente e proiettarsi nel futuro. Tuttavia, questo esercizio diventa ricco di senso se parte da due presupposti, spesso dimenticati. Il primo: la guerra non è un evento ma un processo e comincia ben prima del suo scoppio. Il secondo: anche la pace è un processo. E non ha mai fine. Che cosa sarebbe successo se, di fronte all’invasione dell’Ucraina, giunta fino a Kiev, Zelenski fosse fuggito, o si fosse arreso? O la Nato non gli avesse fornito tutte le armi che gli ha messo a disposizione? È l’argomento “forte” che tutti i favorevoli a riempire di armi l’Ucraina ritengono risolutivo. Non si può non rispondere. Ma l’alternativa a una resa di Zeleski non è, e non era nemmeno allora, la resa di Putin. Questa è la visione di chi nel proprio orizzonte non ha che la guerra. Leggi tutto

Quel Movimento: “La seconda superpotenza mondiale”.

Venti anni fa Firenze ospitava il primo Forum Sociale Europeo. Un anno dopo la grande violenza di stato a Genova, il movimento altermondialista diede vita al suo più grande incontro europeo, pacifico e di massa, accolto in una città aperta e accogliente. 

A Firenze venne promossa la più grande manifestazione mai realizzata al mondo, il 15 febbraio 2003, contro la guerra in Iraq: 110 milioni di persone in piazza in tutto il pianeta. Il New York Times definì quel movimento “la seconda superpotenza mondiale”.

In un momento tragico per la storia europea, organizzazioni e reti sociali di tutta Europa si incontrano di nuovo a Firenze. Centinaia di attivisti, in rappresentanza di più di 150 organizzazioni italiane, europee e internazionali, discuteranno insieme per darsi maggiore forza ed efficacia di fronte alle grandi sfide dell’oggi: la guerra nel nostro continente, il collasso climatico e ambientale, l’inaudita crescita della diseguaglianza, il consenso popolare alla destra estrema, lo svuotamento della democrazia. Il 10 e l’11 novembre in città si terranno 40 eventi tematici, organizzati dalle diverse reti e associazioni europee su molti temi diversi: fra questi crisi energetica e carovita, sovranità alimentare, lavoro, transizione ecologica, pace, diritti delle donne e di genere, femminismo, acqua e beni comuni, salute e sanità, diritto alla casa. Il 12 e il 13 novembre al Palaffari di Piazza Adua 1, di fronte alla Stazione Santa Maria Novella, si terrà una grande assemblea europea su tre grandi temi:  1) Dove va l’Europa e qual è il suo ruolo in un mondo che cambia? 2) Dal rancore e dalla solitudine alla speranza collettiva: come battere il consenso alla destra nella società? 3) Avere ragione non basta: come essere efficaci al tempo della democrazia svuotata? Il pomeriggio del 12 novembre, alle 15:30 l’assemblea europea diventerà mondiale, grazie a un collegamento online, ospitando altre centinaia di persone da tutti i continenti per un incontro con gli attivisti dell’Assemblea della Terra e quelli riuniti a Sharm el Sheikh in occasione della COP27.

Il vizietto di Mattarella.

La guerra scatenata dalla Federazione Russa contro l’Ucraina sta riportando indietro di un secolo l’orologio della storia. Non possiamo arrenderci a questa deriva. Da qui il sostegno senza riserve a Kyiv. La Repubblica – con i Paesi democratici con cui si è alleata per costruire un ordine internazionale più equo e inclusivo – ha testimoniato fermamente, con la sua politica estera, la vocazione di pace, in coordinamento con le Nazioni Unite, con le iniziative dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica. Nello svolgimento di questa politica le Forze Armate hanno svolto un ruolo rilevante”.

“Sostegno senza riserve” di Sergio Mattarella,  che continua a confondere Nato con Onu, come fece nel 1999 da Ministro della Difesa  del governo D’Alema bombardando la Jugoslavia  con l’operazione Nato Allied Force. Fu il  primo vero episodio di interventismo militare italiano dal secondo dopoguerra. A disprezzo della Costituzione.

Nel 1999 Palazzo Chigi ricevette dalla Nato un documento con cui si mettevano in guardia i paesi dell’Alleanza contro i rischi possibili di metallo pesante residuale in veicoli corazzati, infatti, i militari italiani inviati nei Balcani,  senza istruzioni e protezioni, si sono ammalati a causa dell’uranio impoverito e stanno oggi morendo lentamente, curati da medici-ricercatori italiani in Inghilterra mentre in Italia si tagliano continuamente i fondi per la sanità e si continua a sprecare denaro pubblico in armamenti.

Nuove bombe tattiche nucleari a Ghedi e Aviano.

Gli Stati Uniti hanno deciso di accorciare i tempi del dispiegamento delle nuove bombe nucleari tattiche B61-12 potenziate in Europa sostituendo le B61 più “vetuste”. Dunque anche in Italia ed in particolare nelle basi militari di Ghedi (Brescia) ed Aviano (Pordenone). Le nuove bombe dovrebbero essere consegnate alle basi NATO in Europa entro dicembre e non più nella primavera del 2023 come precedentemente previsto. A segnalarlo è il giornale statunitense Politico, citando un cablogramma diplomatico statunitense che rivela quanto riferito da funzionari statunitensi agli alleati della NATO durante una riunione a porte chiuse svoltasi a Bruxelles nei giorni scorsi. La sostituzione delle vecchie bombe nucleari con quelle nuove richiederebbe l’autorizzazione del Parlamento, ma non sembra che siano venute – nè dal governo nè dalle opposizioni – avvisaglie in tal senso. (Continua)

La Sicilia piattaforma di guerra USA e NATO nel Mar Nero.

Drone USA vola da Sigonella in Crimea nelle ore dell’attacco ucraino alla flotta russa:  smentito. Ma tuttavia documentato il volo sulle acque prossime alla Crimea, nelle stesse ore, di un grande drone-spia Global Hawk di US Air Force decollato dalla base siciliana di Sigonella.

Il ruolo belligerante di NAS Sigonella è stato rivelato già in occasione dell’affondamento della nave ammiraglia della flotta russa, la fregata lanciamissile “Moskva” lo scorso 14 aprile, quando un pattugliatore Poseidon di US Navy di stanza in Sicilia seguì tutte le fasi dell’attacco ucraino, fornendo in particlare le coordinate nautiche della nave da guerra.

I pacifisti esistono se rivendicano ai governi.

La manifestazione per la pace convocata  a Roma per il 5 novembre da “Europe for Peace” & partners” è stata di fatto sollecitata (“Fate chiasso”) da Papa Francesco che, autentico pacifista, può far svolgere al Vaticano  un ruolo di mediazione diplomatica in ambito Onu. Inoltre è l’affermazione della dimensione del pacifismo, orgogliosamente-idealmente-numericamente  considerevole ma, purtroppo, politicamente debole a rappresentare la maggioranza pacifista del popolo italiano: siamo stati tra i primi (clicca qui) ma non siamo i soli a pensarla così (clicca qui). Cosa chiediamo al parlamento e al governo italiani? Ci accontentiamo delle parole d’ordine: “Immediato cessate il fuoco” e “Avvio di negoziati verso una Conferenza internazionale di pace”? Oppure rivendichiamo, in concreto,  al governo una iniziativa in campo europeo atta a favorire un percorso di compromesso negoziabile in ambito Onu, sulla base dei principi dell’autodeterminazione (effettuare nuovamente i referendum nelle regioni filorusse, riconoscere la Crimea parte della Russia) e della neutralità (Ucraina fuori Nato)? Ovvero rivendichiamo, in concreto, al governo: no all’invio di armi, no all’aumento delle spese militari, no alle (auto)sanzioni)? E in prospettiva chiediamo: fuori l’Italia dalla Nato,  fuori la Nato dall’Italia?

La grande manifestazione del 5 novembre ci serva a fare chiarezza.

“Giornata dei disertori” contro la “Festa della guerra”.

“Dalle trincee della grande guerra sino alla Russia e all’Ucraina c’è chi rifiuta la guerra e il militarismo, c’è chi getta la divisa perché non vuole uccidere e non vuole morire per spostare il confine di uno Stato. Durante la prima guerra mondiale, su tutti i fronti tanti finirono la loro vita di fronte ad un plotone di esecuzione.  Il 4 novembre, nell’anniversario di quella “vittoria”, in Italia si festeggiano le forze armate, si festeggia un immane massacro. Sul solo fronte nord est della penisola ci furono 600.000 morti. In memoria dei disertori e dei senzapatria di allora, in solidarietà a chi oggi rifiuta l’arruolamento in Russia come in Ucraina: una giornata di lotta per la cancellazione di tutte le frontiere, per l’accoglienza di chi fugge l’arruolamento forzato, per il ritiro delle missioni militari all’estero”. Clicca qui altre iniziative NoTav Valsusa sulla newslettera di Doriella&Renato.

4 novembre. Un’altra idea di patria.

Istituita nel 1919, la celebrazione del 4 novembre è l’unica festa nazionale che abbia attraversato decenni di storia italiana: dall’età liberale, al Fascismo, all’Italia repubblicana

E’ la celebrazione della vittoria nella prima guerra mondiale, la celebrazione delle forze armate italiane e del completamento dell’Unità d’Italia .

L’Italia aggredì l’Austria con cui questa volta era alleata. Battisti era un Patriota o un disertore? È un piccolo particolare che va chiarito se volete parlare di Patria. Avete detto ai vostri ragazzi che quella guerra si poteva evitare? Che Giolitti aveva la certezza di poter ottenere gratis quello che poi fu ottenuto con 600.000 morti? Che la stragrande maggioranza della Camera era con lui (450 su 508)? Era dunque la Patria che chiamava alle armi? E se anche chiamava, non chiamava forse a una «inutile strage»? (l’espressione non è d’un vile obiettore di coscienza ma d’un Papa canonizzato).” Polemizzava don Milani con i cappellani militari. “ Se voi avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri. E se voi avete il diritto, senza essere richiamati dalla Curia, di insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi. E almeno nella scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto.”. Clicca qui.

Morire per la Crimea.

Abbiamo ricevuto obiezioni in merito al convincimento che, oltre la fine delle (auto)sanzioni e dell’invio di armi, si deve rivendicare al governo una iniziativa in campo europeo atta a favorire un percorso di compromesso negoziabile in ambito Onu. Cioè sulla base de

1) L’autodeterminazione. Dunque, effettuare nuovamente i referendum nelle regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia sotto la supervisione dell’Onu, così da fugare ogni dubbio avanzato dall’occidente circa la loro validità. Eventualmente la Russia dovrà andarsene se questa è la volontà del popolo.

2) Il riconoscimento.  Riconoscere formalmente la validità del referendum del 2014 dunque la Crimea come parte della Russia, come lo è stata dal 1783 (fino all’errore di Krusciov del 1954).

3)  La neutralità. L’Ucraina continui a stare fuori dalla Nato, neutrale.

In particolare, il riconoscimento della Crimea. Nel 1954 la penisola a maggioranza russofona è stata donata a Kiev dal leader (ucraino) dell’Unione Sovietica Nikita Krusciov. Nel 2001 la popolazione della Repubblica autonoma di Crimea era per il 58,5% di etnia russa e per il 24,4% di etnia ucraina. La minoranza etnica dei tatari di Crimea formava il 12,1% della popolazione. Il processo di riannessione della Crimea alla Russia è iniziato de facto quando circa 20 mila militari russi privi di mostrine ne hanno preso il controllo. Il 16 marzo 2014, gli abitanti della Crimea hanno espresso mediante referendum la volontà di tornare sotto la sovranità di Mosca. La votazione – a cui ha partecipato l’81.3% degli aventi diritto con il 96.77% dei “sì”- è stato un vero plebiscito. La minoranza etnica dei tatari -turcofoni di religione musulmana – e i russofobi hanno boicottato il referendum, considerato illegale dalla corte costituzionale ucraina. Dopo il risultato plebiscitario del referendum, sono iniziate le procedure per incorporare la penisola nella Federazione Russa. La penisola ospita la base militare di Sebastopoli, che l’Ucraina aveva concesso in affitto a Mosca fino al 2042.  Da qui la flotta russa accede velocemente al Mar Mediterraneo, alla penisola balcanica e al Medio Oriente. Secondo il principio dell’autodeterminazione dei popoli, la Crimea è russa.

Secondo un principio della sovranità nazionale, invece, “E’ necessario che la Crimea sia liberata perché si arrivi davvero alla vittoria, perché il diritto internazionale sia ristabilito: tutto è iniziato in Crimea e deve finire in Crimea”. Sono le parole di Zelensky del 23 agosto 2022. Però un invio di armi in Ucraina oggi non è più inquadrabile nella comoda giustificazione della guerra di difesa ma si colloca in una ardita e sanguinosa operazione di attacco militare alla RussiaE se Zelensky ha il sostegno di tutta l’Unione Europea (e ovviamente degli USA) per “liberare” la Crimea dalle truppe russe, esso equivale soprattutto a far sloggiare la maggioranza della popolazione (russofila), oltre che le navi russe dalla base navale di Sebastopoli di insuperabile valore strategico dal punto di vista geopolitico perché consente di controllare il Mar Nero e da lì navigare nel Mediterraneo passando tramite il Bosforo e lo stretto dei Dardanelli.

In Ucraina la guerra sta cambiando radicalmente e le nuove armi fornite dagli Stati Uniti possono consentire uno sfondamento del fronte sud. E a sud c’è la Crimea. Lo scontro frontale con la Russia non potrebbe che essere nucleare. 

Dormi sepolto in un campo di grano.

Fabrizio De Andre’ (Genova, 1940 – Milano, 1999), cantautore libertario, pacifista,  e una delle figure più vive della cultura italiana del secondo Novecento.

Riproponiamo i seguenti testi. “Girotondo” è nell’album Tutti morimmo a stento (1968); “La ballata dell’eroe” e “La guerra di Piero” sono nell’album Fabrizio De Andre’ volume 3 (1968); “Maria nella bottega del falegname” e “Il testamento di Tito” sono nell’album La buona novella (1970); “La collina” e’ nell’album Non al denaro non all’amore ne’ al cielo (1971); “Fila la lana” e “Morire per delle idee” sono nell’album Canzoni (1974); “Andrea” e’ nell’album Rimini (1978); “Fiume Sand Creek” e’ nell’album senza titolo detto L’indiano (1981). Li abbiamo ripresi da Fabrizio De Andre’, Parole. I testi di tutte le canzoni, Gruppo Editoriale L’Espresso, Roma 2009. Clicca qui.

Quali azioni rivendicare al governo contro la guerra e per la pace.

Su tutto internet non trovata una immagine che abbini  le parole “Meloni” e “Pace”

Oltre a discutere per un nuovo soggetto politico, i Movimenti ambientalisti e pacifisti stanno preparando la piattaforma di confronto con il nuovo esecutivo italiano, prevedibilmente di scontro perché così era già con i governi precedenti, a maggior ragione perché si appesantiranno i groppi della vera transizione ecologica e delle disuguaglianze sociali. Il nodo scorsoio che al momento serra l’economia è la guerra in Europa (le altre guerre ci sembrano lontane). Si aggrovigliano le esortazioni alla pace, alcune sono addirittura esaltazioni di guerra camuffate. Quelle nobili, pur accese in magnifiche manifestazioni, se non si consolidano in precise rivendicazioni da porre alle forze politiche, al parlamento e al governo, rischiano l’ennesima sconfitta del pacifismo, la peggiore.

Concretamente cosa significano le parole d’ordine “Immediato cessate il fuoco” e “Avvio di negoziati verso una Conferenza internazionale di pace”? Quale deve essere, secondo i Movimenti, la posizione internazionale dell’Italia? Dato per scontato che non è quella che la Russia si dichiari sconfitta e, senza ricorrere alle armi atomiche, si ritiri nei confini antecedenti il 2022. Né quella che l’Ucraina si arrenda allo statu quo nunc dell’occupazione e rinunci a velleitarie riconquiste territoriali (Crimea compresa). Neppure quella che gli Usa sostengano Zelensky in una infinita guerra di logoramento della Russia, a spese economiche e sociali soprattutto delle popolazioni europee.

Dunque, allo stato drammatico dei fatti, per dare innanzitutto concretezza nelle manifestazioni all’appello del cessate il fuoco e della conferenza di pace, per fissare soprattutto uno spartiacque tra le forze politiche, è necessario investire direttamente il governo con precise rivendicazioni. Non possono essere solo la fine delle (auto)sanzioni e dell’invio di armi. Si deve rivendicare al governo una iniziativa in campo europeo atta a favorire un percorso di compromesso negoziabile in ambito Onu. Su quali linee di utopia concreta.

1) L’autodeterminazione. Dunque, effettuare nuovamente i referendum nelle regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia sotto la supervisione dell’Onu, così da fugare ogni dubbio avanzato dall’occidente circa la loro validità. Eventualmente la Russia dovrà andarsene se questa è la volontà del popolo.

2) Il riconoscimento.  Riconoscere formalmente la validità del referendum del 2014 dunque la Crimea come parte della Russia, come lo è stata dal 1783 (fino all’errore di Krusciov del 1954).

3)  La neutralità. L’Ucraina continui a stare fuori dalla Nato, neutrale.

Guerra in Ucraina: massime le responsabilità di USA e Europa.

Nel giudizio della storia conta anche la genesi geopolitica del conflitto. E in questo ambito, vale la pena di ripercorrere alcune tappe con l’aiuto di una fonte non sospettabile di simpatie per il Cremlino: la prestigiosa rivista Foreign Affairs. Si tratta di un’analisi che contribuisce a far comprendere che, come in ogni guerra, c’è un presente (in cui la gerarchia delle colpe è del tutto evidente) e c’è un passato (in cui anche la gerarchia delle responsabilità deve essere considerata). Ebbene, Stati Uniti e alleati europei condividono la maggior parte della responsabilità della crisi: l’allargamento della Nato, il rovesciamento illegale del presidente ucraino democraticamente eletto e filo-russo… Una soluzione alla crisi ucraina esisteva, secondo Foreign Affairs. Esiste: «Gli Stati Uniti e i loro alleati dovrebbero abbandonare il loro piano di occidentalizzazione dell’Ucraina e puntare invece a farne un cuscinetto neutrale tra la Nato e la Russia, simile alla posizione dell’Austria durante la Guerra Fredda.>> Clicca qui Il Corriere della Sera.

Fermate le guerre, tutte.

Clicca qui Papa Francesco. “La guerra in Ucraina ha messo le coscienze di milioni di persone dell’Occidente davanti alla cruda realtà di una tragedia umanitaria che già esisteva da tempo e simultaneamente in vari paesi, Yemen, Libia o la Siria, per citare alcuni esempi contemporanei. Oggi assistiamo a una terza guerra mondiale a pezzi, che tuttavia minacciano di diventare sempre più grandi, fino ad assumere la forma di un conflitto globale. Vedo quanti rivendicano le loro radici cristiane ma poi fomentano conflitti bellici come modi per risolvere gli interessi di parte, tramite cosiddette “guerre preventive o “guerre manipolate”, nelle quali per giustificare attacchi ad altri paesi sono creati falsi pretesti e contraffatte le prove. E’ tanto più immorale che paesi tra i cosiddetti sviluppati sbarrino le porte alle persone che fuggono dalle guerre da loro stessi promosse con la vendita di armamenti (per ogni 100 dollari spesi nel mondo, 2,2 siano stati destinati alle armi). Dobbiamo trovare vie che non ci lascino appesi a una imminente catastrofe nucleare causata da pochi. La prima organizzazione a cui pensiamo è quella delle Nazioni Unite (l’Onu) e, in particolare, il suo Consiglio di sicurezza.”

“La guerra che verrà”: messaggio collettivo sui rischi catastrofici dell’escalation militare.

Clicca qui. Non è un messaggio di un coordinamento di associazioni ma è un’analisi documentata realizzata da un gruppo di intellettuali e attivisti accomunati dalla percezione del rischio che l’umanità sta correndo a causa dell’estrema gravità della crisi. E’ un messaggio basato su una documentazione precisa e dettagliata, basata su elementi fattuali. E’ un messaggio scomodo ma sincero che rintraccia e documenta, con una corposa mole di informazioni a supporto, le vere finalità della guerra e le responsabilità dell’escalation militare che può e deve essere fermata con un’azione diplomatica e un raffreddamento delle tensioni. Lo scivolamento verso scenari sempre più pericolosi è solo all’inizio. Ci aspettano mesi drammatici e inquietanti. E chi crede che la soluzione della guerra in Ucraina sia l’inasprimento e l’amplificazione della guerra stessa, in realtà non fa parte della soluzione ma fa parte del problema.

4 novembre: non festa ma lutto.

La data del 4 novembre viene celebrata con continuità dal fascismo fino ad oggi, per richiamare l’unità dell’Italia sotto il segno della guerra e dell’esercito. “Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate” nell’anniversario della fine di un tragico conflitto mondiale (16milioni di morti) che costò al nostro paese un milione e duecentomila morti (600.000 civili e 600.000 militari): per la prima volta nella storia a morire a causa della guerra non furono solo i militari al fronte, ma in pari numero i civili vittime di bombardamenti o di stenti, malattie, epidemie causate dalla guerra stessa. Vogliamo ricordare e onorare quei morti rinnovando l’impegno contro ogni guerra e la sua preparazione, dunque contro le guerre di oggi, contro le armi costruite per le guerre di domani. Solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Meno armi più difesa della vita, ridurre drasticamente le spese militari e devolvere i fondi per abolire la fame, la povertà, l’inquinamento del pianeta. Drastica riduzione delle spese militari che gravano sul bilancio delle spese sociali. L’Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la messa al bando delle armi nucleari. Uscita dell’Italia dalla Nato, uscita della Nato dall’Italia. No invio armi ai paesi belligeranti.

Per questo sosteniamo la Campagna “Un’altra difesa è possibile”, che prevede l’istituzione di un Dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta.

Pace, disarmo, smilitarizzazione. Tutela della vita degli umani e della Terra.

Proponiamo che il 4 novembre si svolgano commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, di ieri e di oggi.

Le commemorazioni devono essere un solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze: per ridurre drasticamente le spese militari, per abolire le testate nucleari, per fermare le fabbriche di armi.

Lo tsunami inflazionistico globale è prodotto negli Stati Uniti, non in Ucraina.

Uno tsunami inflazionistico sta attraversando l’economia mondiale, creando disordini economici, in alcuni casi gravi crisi politiche, in ogni paese che tocca. Questo sta prendendo slancio mentre gli Stati Uniti, che stanno guidando altre economie del Nord del mondo, tentano di controllare l’inflazione aumentando rapidamente i tassi di interesse, costringendo le economie del Nord del mondo alla recessione. Gli Stati Uniti affermano che questa inflazione globale, e la pressione al ribasso sul tenore di vita che crea, è dovuta alla guerra in Ucraina e che quindi i Paesi dovrebbero incolpare e unirsi contro la Russia. Ma un breve sguardo ai fatti confuta questa affermazione. Clicca qui John Ross.

Spese sanitarie diminuite nonostante la pandemia. Aumentate le diseguaglianze.

La stragrande maggioranza dei governi ha tagliato le proprie quote di spesa per la sanità, l’istruzione e la protezione sociale. Allo stesso tempo, si sono rifiutati di aumentare le tasse sui profitti eccessivi e sull’aumento della ricchezza. Il Commitment to Reducing Inequality Index (CRI Index) del 2022 è la prima analisi dettagliata sul tipo di politiche e azioni contro la disuguaglianza che 161 paesi potrebbero aver perseguito durante i primi due anni della pandemia. L’indice mostra che, nonostante la peggiore crisi sanitaria in un secolo, metà dei paesi a basso e medio reddito ha tagliato la propria quota di spesa sanitaria nei propri bilanci. Quasi la metà di tutti i paesi ha tagliato la propria quota andando alla protezione sociale, mentre il 70 per cento ha tagliato la propria quota andando all’istruzione. Poiché i livelli di povertà sono aumentati a livelli record e i lavoratori hanno lottato con prezzi elevati da decenni, due terzi dei paesi non sono riusciti ad aumentare il salario minimo in linea con la crescita economica. Nonostante l’enorme pressione sulle finanze pubbliche, 143 paesi su 161 hanno congelato le aliquote fiscali sui cittadini più ricchi e 11 paesi le hanno persino abbassate. (Continua

Non si può scendere in piazza senza aver chiaro per che cosa si manifesta.

…Bisogna ricordare che la pace non è la vittoria, come non può essere la sconfitta. E bisogna dire almeno quattro No: No all’invasione e alle annessioni. E questo vale per Putin. No all’invio di armi per attizzare il fuoco. E questo vale per la NATO, per Draghi e Meloni.  No alle sanzioni. E questo vale per Biden e mezzo mondo che vuole buttare fuori della storia l’altro mezzo mondo. No al “principio guerra” come vanto e stato del mondo. E questo vale per Zelensky. E dire quattro Sì: Sì al “Cessiamo il Fuoco”. Sì all’unità umana. Sì alla Terra di Tutti. E in questo ottobre che ricorda quello del 1962, in faccia ai popoli oppressi dire Sì alla Terra di Tutti e particolarmente alla Terra degli altri. E questo vale per noi.
Clicca qui Raniero La Valle.

Piano per la pace in Ucraina scritto da un gruppo di diplomatici non più in servizio attivo.

Per dare concretezza  alle manifestazioni di pace che chiedono il cessate il fuoco, da tempo abbiamo sostenuto come ipotesi di mediazione: 1) L’autodeterminazione. Dunque, effettuare nuovamente i referendum nelle regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia sotto la supervisione dell’Onu, così da fugare ogni dubbio avanzato dall’occidente circa la loro validità. Eventualmente la Russia dovrà andarsene se questa è la volontà del popolo. 2) Il riconoscimento.  Riconoscere formalmente la validità del referendum del 2014 dunque la Crimea come parte della Russia, come lo è stata dal 1783 (fino all’errore di Krusciov del 1954) 3) La neutralità. L’Ucraina continui a stare fuori dalla Nato, neutrale.

Ci riconosciamo perciò nell’appello (clicca qui) lanciato da un gruppo di diplomatici non più in servizio attivo, che chiede al governo italiano di farsi promotore in sede europea di una forte iniziativa diplomatica mirante all’immediato cessate il fuoco e all’avvio di negoziati tra le parti al fine di pervenire:

1) al simmetrico ritiro delle truppe e delle sanzioni;

2) alla definizione della neutralità dell’Ucraina sotto tutela dell’ONU;

3) allo svolgimento di referendum gestiti da Autorità internazionali nei territori contesi.

Si è costituito il Fronte antigovernativo dell’ecopacifismo.

Su iniziativa della Società della Cura, per prepararsi a fronteggiare il governo Meloni, si sono riuniti nella Assemblea nazionale di convergenza:  Arci – Associazione per la decrescita – Associazione Rurale Italiana – Attac Italia – Caio Roma – Campagna Noi non paghiamo – Campagna per il Clima, fuori dal Fossile – Campagna Riprendiamoci il Comune – Cattive Ragazze – Cgil – Collettivo di fabbrica Gkn – Comitati alluvione Marche –  Comitato contro ogni Autonomia regionale differenziata –- Confederazione Cobas – Eliana Caramelli ecologista – Fairwatch – Famiglie Arcobaleno – Fiom Cgil – Flc Cgil – Forum Diseguaglianze Diversità – Forum italiano dei movimenti per l’acqua – Forum per il diritto alla salute – Fridays For Future – Gruppo Femm Società della Cura – Yaku – La Comune – Laudato Si – Melitea – Movimenti per il diritto all’abitare – Nonna Roma – No Triv – Paese Reale – Pax Christi – Planet 2084 – Rete Convergenza – Rete dei Numeri Pari – Rete della Conoscenza, Unione degli Studenti, Link coordinamenti universitari – Rete Ecosocialista – Rete Italiana Economia Solidale – Rete Italiana Pace e Disarmo – Rete per la politicità del sociale – Sbilanciamoci – Sinistra Anticapitalista – Ufficio per la Pastorale Sociale e del Lavoro Diocesi di Roma – UP! – Unione Sindacale di Base.

L’Assemblea nazionale di convergenza ha eluso il nodo della costituzione di un Nuovo Soggetto Politico Nazionale, che era pur stato al centro del dibattito prima della frettolosa chiamata alle urne. (clicca qui)

Si è già comunque individuato un calendario di appuntamenti e iniziative (clicca qui il report), tra cui:

21-23 ottobre: mobilitazione nazionale contro la guerra, per il cessate il fuoco immediato e per una Conferenza di Pace;

22 ottobre: manifestazione “Convergere per insorgere” a Bologna;

5 novembre: mobilitazione nazionale promossa dalla Rete dei Numeri Pari;

5 novembre: “Il sud che insorge” mobilitazione a Napoli promossa da Movimento disoccupati e collettivo di fabbrica Gkn;

10-13 novembre, Firenze, ventennale del Forum Sociale Europeo;

25 novembre: giornata di lotta contro la violenza di genere;

2 dicembre: sciopero generale nazionale promosso dalle organizzazioni sindacali di base;

le 6 campagne in corso;

e 2 nuove campagne:

“Noi non paghiamo”, che mette assieme la lotta al carovita e la conversione ecologica del sistema energetico; e

“Riprendiamoci il Comune” che propone due leggi d’iniziativa popolare per la destinazione in senso sociale, ecologico e di genere della finanza dei Comuni e la socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti. 

Manifestazioni per la pace carenti di concretezza.

Dal 21 al 23 ottobre la Rete Europe for Peace, di cui fanno parte Sbilanciamoci, Rete Disarmo, ANPI, Emergency e oltre 400 organizzazioni della società civile, promuoverà iniziative in oltre 100 città italiane per chiedere l’immediato cessate il fuoco in Ucraina e l’avvio di negoziati verso una Conferenza internazionale di pace. Se l’obbiettivo è chiedere percorsi concreti di pace in Ucraina e in tutti gli altri conflitti armati del mondo, è tempo però per ecopacifismo cercare di dare sostanza all’aggettivo “concreto”. Allo stato drammatico dei fatti, non è più sufficiente organizzare manifestazioni per rilanciare l’appello affinché si giunga alla Conferenza.  Per dare concretezza a quell’auspicato appuntamento, occorre inoltre indicare una ipotesi di discussione e un percorso in ambito ONU.  Che, riproponiamo, possono essere i seguenti.

1) L’autodeterminazione. Dunque, effettuare nuovamente i referendum nelle regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia sotto la supervisione dell’Onu, così da fugare ogni dubbio avanzato dall’occidente circa la loro validità. Eventualmente la Russia dovrà andarsene se questa è la volontà del popolo.
2) Il riconoscimento.  Riconoscere formalmente la validità del referendum del 2014 dunque la Crimea come parte della Russia, come lo è stata dal 1783 (fino all’errore di Krusciov del 1954).
3)  La neutralità. L’Ucraina continui a stare fuori dalla Nato, neutrale.

 A chi obietta che trattasi di una proposta utopica per le parti belligeranti, si rifletta che essa è una “utopia concreta”, negoziabile rispetto alle altre ipotesi di cessazione del fuoco. E cioè:

  1. La Russia si dichiara sconfitta e, senza ricorrere alle armi atomiche, si ritira nei confini antecedenti il 2022.
  2. L’Ucraina si arrende allo statu quo nunc dell’occupazione e rinuncia a velleitarie riconquiste territoriali (Crimea compresa).
  3. Gli Usa sostengono Zelensky in una infinita guerra di logoramento della Russia, a spese economiche e sociali soprattutto delle popolazioni europee.
  4. Il conflitto nucleare.

Manifestazioni per convincere Biden.

Vi sono nel movimento pacifista le posizioni, espresse ad esempio da Marco Travaglio (clicca qui), che fanno affidamento sulle manifestazioni per la pace non tanto per convincere “i governi europei che continuano a sanzionare e dissanguare i propri popoli” bensì   per indurre Biden a rimettere in riga il pericoloso Zelensky “che non fa gli interessi del proprio popolo e intende l’olocausto nucleare piuttosto che negoziare”. 

Proposta di pace di Musk. Sarà anche per papa Francesco?

Per cessare il fuoco, la proposta di Elon Musk è quella a cui abbiamo sempre pensato all’inizio della guerra, anzi ad evitarla.

1) L’autodeterminazione. Dunque, effettuare nuovamente i referendum nelle regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia sotto la supervisione dell’Onu, così da fugare ogni dubbio avanzato dall’occidente circa la loro validità. Eventualmente la Russia dovrà andarsene se questa è la volontà del popolo.

2) Il riconoscimento.  Riconoscere formalmente la validità del referendum del 2014 dunque la Crimea come parte della Russia, come lo è stata dal 1783 (fino all’errore di Krusciov del 1954).

3)  La neutralità. L’Ucraina continui a stare fuori dalla Nato, neutrale.

Respinto il minaccioso discorso di Putin.

La comunità internazionale.

Nella Sala Georgievsky del Cremlino si è tenuta la cerimonia della firma degli accordi sull’ammissione in Russia, come da essi richiesto, della Repubblica popolare di Donetsk, della Repubblica popolare di Lugansk, della regione di Zaporizhia e della regione di Kherson, a seguito dell’esito dei referendum a favore della loro integrazione alla Russia, con la formazione di quattro nuove regioni, quattro nuovi soggetti costitutivi della Federazione Russa. Sotto gli occhi delle telecamere, in diretta tv, il presidente russo, Vladimir Vladimirovic Putin, ha firmato i decreti con i quali le Repubbliche popolari, passano sotto il diretto controllo di Mosca. Il capo del Cremlino ha toccato tre punti fondamentali: «I territori conquistati diventeranno russi per sempre»; «Kiev cessi le ostilità, noi siamo pronti a negoziare»; «L’egemonia dell’Occidente è finita per sempre: Da secoli i Paesi occidentali affermano di portare libertà e democrazia alle altre nazioni, è esattamente il contrario: invece della democrazia portano repressione e sfruttamento; invece della libertà schiavitù e violenza. L’intero ordine mondiale unipolare è intrinsecamente antidemocratico e non-libero, è ingannevole ed ipocrita in tutto e per tutto”. La Comunità internazionale compatta ha respinto il minaccioso discorso di Putin.

Silenziato il tema del conflitto in Ucraina durante la campagna elettorale.

LETTERA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA
Sottoscrivi anche tu il nostro appello di “Costruttori di Pace *” al Presidente della Repubblica e a tutte le organizzazioni della società civile affinché promuovano e sostengano una trattativa per l’immediato cessare del fuoco in Ucraina. (Questo il link) Un segnale necessario, in questo particolare momento, poiché alcuni schieramenti politici – che hanno silenziato il tema del conflitto in Ucraina durante la campagna elettorale – continuano a individuare nelle sanzioni e nell’invio delle armi l’unica soluzione possibile, rinunciando a farsi parte attiva in Europa di iniziative di garanzia tramite l’ONU. Ecco perché chiediamo l’istituzione – nel governo che verrà – di un Ministero per la Pace: per garantire che la PACE venga considerata come valore costituente irrinunciabile della nostra Repubblica

Ci appelliamo inoltre al Presidente affinché l’Italia si faccia promotrice di un processo costituente che rilanci l’ambizione di dotare l’Europa di una Carta fondamentale che poggi sulla pace, sul ripudio della guerra, sulla cura della Terra, sul rapporto con la natura, sulla fratellanza, sulla solidarietà interna e internazionale e sul superamento delle disuguaglianze e dei privilegi. Abbiamo già raccolto quasi 800 adesioni. Cerchiamo di arrivare a 1000 sottoscrizioni. Consegneremo al Quirinale la lettera il 21 settembre 2022, in occasione della giornata internazionale della Pace.

Festival della nonviolenza: disarmarsi per disarmare.

…A inizio 2022 risultano 12.705 testate nucleari esistenti nel mondo, 9.440 in condizione di uso potenziale, di cui 2.000 in stato di massima allerta, nonostante il Trattato per la proibizione delle armi nucleari (TPNW), votato dall’Assemblea delle Nazioni Unite nel 2017 ed entrato in vigore il 22 gennaio 2021. Le spese militari nel mondo hanno superato nel 2021 i 2.000 miliardi di dollari e in Italia, nel 2022 la spesa prevista per gli armamenti è di 25,823 miliardi, più 3,4 rispetto all’anno precedente, più 20% negli ultimi tre anni.

Clicca qui le altre iniziative in Valsusa nella newslettera di Doriella&Renato.

Presidio popolare all’aeroporto militare di Ghedi. Fuori l’Italia dalla Nato.

Mettiamo al centro della campagna elettorale il tema della guerra attraverso la mobilitazione,  sabato 17 Settembre. A causa delle decisioni prese in ambito NATO e UE, l’Italia partecipa attivamente ai conflitti in corso nel mondo attraverso 38 missioni militari e supporta l’impegno bellico dell’Ucraina con armi e soldi gettando benzina sul fuoco di un conflitto che rischia di degenerare in una guerra nucleare. La partecipazione dell’Italia a queste guerre ci costa ad oggi 26 miliardi di euro l’anno, cifra destinata ad aumentare in poco tempo fino a 40 miliardi, ossia il 2% del PIL, come imposto dagli accordi NATO e ribadito dal Parlamento italiano lo scorso 12 marzo…. Infine, ci costa il fatto di essere uno dei principali “paesi bersaglio” per le 113 basi NATO-USA su suolo italiano, a cui si aggiungono altre 20 basi “segrete”, la base USA di Camp Darby (il più grande magazzino al mondo di armi USA all’estero) e per la presenza dei porti nucleari (Cagliari e La Maddalena, La Spezia, Napoli, Gaeta, Taranto, Brindisi, Trieste, Augusta…) da cui transitano sottomarini e portaerei nucleari, come la portaerei Truman che solo la primavera scorsa ha attraccato a Napoli e Trieste……

Nessuna base per nessuna guerra.

Dopo la grande manifestazione di oltre 10mila persone a Coltano dello scorso 2 giugno, il Movimento No Base né a Coltrano né altrove si è organizzato in  presidio permanente itinerante per sostenere che “non un euro e non un centimetro va sacrificato per questa base, davanti al carovita, dopo una pandemia, durante una guerra la cittadinanza ha bisogno di altro: sanità, scuole, lavoro, futuro”. Sarà a Bussoleno in un incontro di condivisione anche con il Movimento No Dal Molin: clicca qui la newslettera di Doriella&Renato con le altre iniziative in Val Susa.