Mobilitazione europea contro la guerra, per la Pace.

Il presente appello (clicca qui) sottoscritto collettivamente da associazioni e organizzazioni diverse (socio-politico-sindacali) e individualmente da persone, impegna tutte e tutti a sollecitare, in Italia e in Europa, adesioni e contributi utili alla realizzazione di una grande mobilitazione popolare.

Firme individuali e collettive di condivisione e impegno a cercare collaborazioni all’indirizzo di posta elettronica mobilitazione.europea.pace@gmail.com o in calce al presente appello (nome/cognome, recapiti, qualifiche professionali e appartenenze a Organizzazioni).

A rischio i referendum contro la guerra e a favore della sanità pubblica.

Si sta oscurando la possibilità per ogni elettore di firmare per  il referendum (clicca qui).

Nessuno (dicasi nessuno) spazio è stato offerto ai promotori su Rai e Mediaset; praticamente nessuno su La7, unica rete nazionale in controtendenza; la tv dei cittadini Byoblu, il cui bacino tuttavia è a sua volta prigioniero della “camera dell’eco”. Circa i giornali, nessuno spazio su StampaCorriere della SeraRepubblicaDomanimanifestoSole 24 Ore. Unica eccezione: Il Fatto Quotidiano. Appena qualche apertura da Avvenire La Verità. Come fanno i cittadini a sapere che è partita la raccolta referendaria? Il tempo stringe e le 500mila firme valide vanno consegnate fra 40 giorni, altrimenti lacrime da coccodrillo.

Da Vienna a Vilnius, il confronto a distanza fra forze di pace e di guerra.

A Vilnius il vertice per la guerra:  sul tavolo della Nato  siederanno l’11 luglio i rappresentanti dei Paesi del patto atlantico: in discussione questioni decisive  come  lo status dell’Ucraina. Per questo motivo a Vienna si è appena svolto il vertice per la pace: rappresentanti   da diverse parti del mondo, con esperienze, agende e posizioni diverse, ma tutti uniti dalla lotta per la pace, per la democrazia e la giustizia sociale e per un equilibrio ecologico in un mondo senza neocolonialismo, neonuclearismo, dominazione patriarcale, razzismo e sfruttamento dell’essere umano. Clicca qui.

Gli USA impongono la legge del più forte.

Ma sono ancora il più forte? Per quanto tempo ancora? Per ora, stanno imponendo il loro ordine mondiale incentrato sui  Paesi dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica. Cinque sono gli indiscutibili successi.  1. Tutti hanno ritenuto che le minacce all’egemonia occidentale provengano dalla Cina e dalla Russia. 2. I loro partner e alleati hanno accettato di aumentare la spesa militare fino al 2% o più del PIL, con il riarmo della Germania, un triste ricordo per i francesi e altri Paesi europei. 3. Allineare quasi tutti i Paesi della NATO contro l’aggressione russa, estendendola a Svezia e Finlandia. 4. Aumentare l’influenza del comando militare dell’Asia-Pacifico coinvolgendo Australia, Regno Unito e Washington nell’AUKUS, che aggiungerà sottomarini nucleari a Canberra. 5. Il riarmo del Giappone, l’unico Paese che ha subito gli orrori di due bombe atomiche e che preoccupa seriamente la Cina e i coreani a causa del suo passato coloniale, insieme a una maggiore cooperazione militare degli Stati Uniti con le Filippine, oltre alle 30.000 truppe dispiegate dal 1953 in Corea del Sud.

I critici ritengono invece che questi successi della “dottrina Trump” non siano nuovo ordine mondiale bensì disordine. (continua).

Moni Ovada: la guerra è della Nato.

“Il pensiero unico martellante continua a ripeterci ogni giorno che questa guerra è iniziata perché l’uomo nero cattivo un giorno si è svegliato e ha deciso di invadere l’Ucraina. Non è vero! È una menzogna schifosa! Questa guerra è stata preparata da tanti anni con l’espansione della NATO dopo che avevano promesso alla Russia che non ci sarebbe stata espansione della NATO. Anche esponenti politici americani avevano avvertito che l’espansione della NATO avrebbe causato una catastrofe globale. Una catastrofe che sta distruggendo l’Europa che non è alleata ma serva degli americani. Ci vogliono trascinare in una guerra perché i governi statunitensi mantengano la loro supremazia mondiale. Adesso stanno preparando la più grande manovra militare della NATO ai confini con la Russia. Vogliono distruggere la Federazione Russa per poi concentrarsi sulla Cina. Gli americani hanno basi militari in tutto il mondo e soldati in tutto il mondo mentre la Cina non ha un solo soldato fuori dai suoi confini. Parlano sempre di democrazia e definiscono democratico il governo di Israele, un governo colonialista, segregazionista, razzista”.

“Il pacifismo ‘nè con gli uni né con gli altri’, non farà molta strada”.

Una tesi controversa a “un movimento per la pace che si attesta su un generico pacifismo”:  <<La guerra tra Russia e Ucraina, e in termini più complessivi tra Russia, Nato e Stati Uniti, viene spesso presentata come un ritorno alla “guerra fredda”. Il paragone però è fuorviante, non regge. Nella “guerra fredda” vi erano due sistemi, politici, economici e sociali ben definiti: da una parte il capitalismo, dall’altra parte il socialismo realizzato. Tutta la diplomazia e le relazioni internazionali ruotavano attorno a questa realtà, anche i numerosi paesi cosiddetti non allineati, come la Jugoslavia, l’India e la stessa Cina, si muovevano dentro questo contesto. E pure le strategie militari, compresa la corsa al riarmo delle due superpotenze, Usa e Urss, non prescindevano dai rapporti di forza usciti dalla Seconda Guerra Mondiale. Tant’è che, nonostante la contrapposizione tra blocchi, vi erano spazi, per una serie di paesi, anche europei, per poter condurre iniziative diplomatiche in parte autonome, che comportavano anche scambi commerciali e relazioni economiche. Si pensi all’azione delle socialdemocrazie, in primis di quelle tedesche e scandinave, o ai rapporti economici fruttuosi che i governi italiani di centro-sinistra stabilivano con l’Unione Sovietica e gli altri paesi socialisti. Nessuno statista occidentale, in quegli anni, fece mai dichiarazioni bellicose nei confronti dell’Urss o tentò di praticare una linea volta a smembrarla>>. Leggi tutto

Meeting Mondiale sulla Fraternità Umana.

Il  10 giugno in Piazza San Pietro e, in contemporanea, in altre otto piazze del mondo, il Meeting Mondiale sulla Fraternità Umana, dal titolo “Not alone” (#notalone) In Piazza anche 30 Premi Nobel e migliaia di giovani provenienti da tutto il mondo. Evento  organizzato dalla Fondazione vaticana Fratelli tutti, in collaborazione con la Basilica di San Pietro, il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e il Dicastero per la Comunicazione. Iniziativa, ispirata all’Enciclica Fratelli tutti e occasione per promuovere la fraternità e l’amicizia sociale tra le persone e tra i popoli come antidoto alle molte forme di violenza e alle guerre in corso nel mondo. 

Referendum contro l’invio di armi nella guerra ucraina.

Dal 22 aprile è in corso, nel totale silenzio e boicottaggio dei media, la raccolta delle firme per indire tre referendum abrogativi, diretti, in due casi, a impedire la fornitura di armi all’Ucraina e ad ogni altro soggetto coinvolto in guerre e conflitti e, nel terzo, a contrastare lo smantellamento del Servizio sanitario nazionale.  I tre quesiti referendari sono promossi da due diversi Comitati, “Generazioni future” e “Ripudia la guerra”. I due Comitati  si coordinano per la raccolta firme con la campagna referendaria denominata “L’Italia per la pace”. La raccolta firme deve essere completata in tre mesi, entro il 22 luglio 2023, e dovrà raggiungere 500 mila firme valide da presentare alla Corte di Cassazione.

La domanda politica è chiara ed inequivocabile: basta guerra, no alla fornitura di armi per alimentare il massacro in corso. Si tratta di una mozione di sfiducia delle scelte sin qui operate dalle élite politiche italiane ed europee. La raccolta delle firme sui quesiti referendari è uno degli strumenti attraverso il quale si può coagulare ed esprimere il dissenso del popolo italiano per la necropolitica che ci porta in guerra.

 Clicca qui.

Due click per la democrazia.

E’ possibile firmare online le due leggi d’iniziativa popolare per la riforma della finanza dei Comuni e per la socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti (www.riprendiamociilcomune.it). Da mesi una rete di oltre cento comitati territoriali si è attivata in tutto il Paese con banchetti, iniziative, presentazioni di odg nei Consigli Comunali, per mettere al centro della discussione il ruolo e la trasformazione subita dai Comuni in trenta anni di politiche liberiste e di austerità e l’espropriazione di beni comuni, diritti e democrazia che ciò ha comportato per le comunità territoriali. Mentre si tende alla devastante opzione dell’autonomia differenziata che esaspera le diseguaglianze territoriali e frantuma il paese, è  drammatica la situazione in cui versano gli enti locali:  tagli drastici al personale, privatizzazioni dei servizi pubblici, a partire dall’acqua e nonostante un referendum vinto, dismissione del patrimonio pubblico, consumo di suolo. Continua qui.

 

Discorso ai pacifisti riuniti a Vienna: “Vergogna per i negazionisti della pace!”

Yurii Sheliazhenko, leader pacifista ucraino: “Persone libere, civili decenti, non vogliono mai la guerra; solo i profittatori di guerra e i loro governi la vogliono, avvelenando l’opinione pubblica”. Continua qui il discorso sulla plenaria “Movimento della società civile e voci di pace contro la guerra da Russia e Ucraina”. 

E se invece dei militari fossero gli insegnanti a sfilare in parata il 2 giugno.

E se invece dei militari fossero gli insegnanti e gli educatori a sfilare in parata il 2 giugno? Me lo chiedo ogni anno: “Perché a celebrare la Festa della Repubblica devono essere i militari e le armi?”. La Repubblica italiana si fonda sul lavoro, si legge nei primi palpiti della Carta costituzionale. E se si fonda sul lavoro perché marciano i soldati? Dovrebbero essere i lavoratori d’ogni specie a rappresentarla.

E sarebbe ancora più vero e più bello che nell’anno centenario della nascita di don Milanisfilassero tutti coloro ai quali è affidato il seme di futuro che si chiama educazione. Quella classe docente sottopagata e sottostimata cui vengono affidati i figli di questo Paese e che rischiano il linciaggio ad ogni colpo di tosse che non va nella direzione in cui vorrebbero i genitori. Poi – per carità – è vero che, come per tutte le professioni, ci sono educatori diseducanti, incoerenti, ignoranti… ma alcuni di loro vivono quel ruolo con passione e con impegno cercando di mettercela tutta. Ogni giorno. E alcuni di quelli che non leggono, non studiano, non si preparano, non mostrano alcun interesse… forse vanno incoraggiati (continua

Fermare l’escalation: nessuna base per nessuna guerra.

È passato un anno dalla manifestazione indetta a Coltano contro la costruzione di una nuova base militare dell’esercito italiano per i corpi speciali, in particolare il 1º reggimento dei carabinieri paracadutisti “Tuscania” e il reparto d’élite dei carabinieri “G.I.S.” (Gruppo Intervento Speciale). La forte risposta che nel nostro territorio siamo riusciti a costruire ci ha permesso di rallentare il progetto: ad oggi, nonostante un DPCM mai ritirato che decreta la costruzione della base a Coltano, non una pietra è stata posataQuesta parziale vittoria non ci basta. Non sarà possibile vincere la lotta contro la costruzione di nuove basi militari se non si ferma l’escalation globale verso la guerra. Lo Stato italiano ha già speso un miliardo per le armi inviate in Ucraina e le spese militari aumentano costantemente (passando da 25,7 miliardi a 26,5 miliardi solo tra il 2022 e il 2023). Ogni euro speso per il riarmo è un euro sottratto ai servizi essenziali e al benessere complessivo della società. Queste guerre sono pagate dai popoli ma fanno solo gli interessi dei potenti. Sono il frutto della concentrazione della ricchezza in mani di pochi e premessa perché questa continui a crescere. Clicca qui l’assemblea  promossa dal “Movimento No Base – Né a Coltano né altrove” con “GKN, Rete No Fossile, No Tav, No Ponte, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole, No Muos, Climate Social Camp, Pax Christi, Movimento Migranti e Rifugiati Napoli, Ex opg occupato – je so’ pazzo Napoli, Collettivo Dada Boom La Spezia, S.I. Cobas Toscana, Lucca No guerra no base, Bologna for climate justice, Valdera Avvelenata”. 

Referendum stop invio armi e primato alla sanità pubblica.

Clicca qui i quesiti referendari.

Chi voglia partecipare ai banchetti di raccolta firme nella propria città o promuovere tutte le iniziative possibili per propagandare l’iniziativa referendaria (dalle conferenze ai concerti ai flash mob) o dedicare tempo, energie, risorse per tutte le operazioni amministrativo-burocratiche necessarie (dalla vidimazione dei moduli alla certificazione delle firme presso i comuni) è vivamente invitato a

– mettersi in contatto con i comitati referendari della propria zona

– mettersi in contatto con i siti nazionali dei due comitati referendari:

www. generazionifuture.org | www.referendumripudialaguerra.it

Serve un unico forte movimento per la pace e l’ambiente, cioè per il lavoro.

Siamo al 2 giugno 2023. «Siamo sull’orlo di due abissi: l’inverno nucleare, basta un incidente e ci siamo, e l’estate incandescente per la crisi climatica. Serve un unico forte movimento per la pace e l’ambiente»: così il missionario comboniano Alex Zanotelli fotografa l’attuale momento storico. (clicca qui).

Campagna di sostegno ai disertori e obiettori di coscienza.

Il diritto di non uccidere. Per sostenere i diritti dei disertori e degli obiettori di coscienza russi, ucraini e bielorussi, è stata lanciata la raccolta firme #ObjectWarCampaign (promossa da War Resisters’ International, Ebco-beoc, Ifor e Connection) che al 15 maggio aveva raggiunto 50mila sottoscrizioni in Europa. Una delegazione della Campagna hanno consegnato le firme alla sede del Parlamento europeo di Berlino, per chiedere che siano facilitate le procedure d’asilo per queste persone. Il giorno seguente a Roma, le associazioni che in Italia aderiscono all’iniziativa hanno consegnato alle ambasciate di Russia, Ucraina e Bielorussia in Italia degli appelli, affinché questi governi rispettino in diritto dei loro cittadini a dire no alle armi.

E’ utopia pensare ad una Italia neutrale?

Era storicamente impensabile nel 1955 quando, dopo dieci anni di occupazione militare sovietica, statunitense, britannica e francese, la dichiarazione di neutralità austriaca fu un atto costituzionale del parlamento che stabilì la perpetua neutralità dell’Austria nei confronti delle dispute internazionali. In virtù della neutralità, l’Austria non ospita armamenti stranieri, non partecipa a guerre in nessuna parte del mondo, e non teme di essere aggredita.

Con l’Austria restarono neutrali Svizzera, Jugoslavia, Finlandia e Svezia: stati cuscinetto tra Nato e Patto di Varsavia, per la cosiddetta “Cortina di ferro”.  Il tentativo dell’Ungheria di diventare neutrale nel 1956 fu stroncato dall’invasione dell’URSS. Per l’Italia oggi sarebbe un problema chiedere il ritiro delle basi militari Nato dalla penisola.

Altra storia è la neutralità della Svizzera: in virtù di questo principio, il Paese non può partecipare a conflitti armati né stringere alleanze militari. La comunità internazionale ha formalmente riconosciuto la Svizzera come stato neutrale nel 1815.

Nessun riferimento a questo status nella Costituzione dell’Irlanda, che si astiene dai conflitti per evitare ogni alleanza militare con il Regno Unito. In Moldavia il principio di neutralità è stabilito nella Costituzione. Lo stesso per la SerbiaMalta è invece formalmente non allineata dal 1981. Sono neutrali poi altre quattro Stati molto piccoli: Liechtenstein, Principato di Monaco, San Marino e Città del Vaticano.

Fuori dall’Europa sono neutrali Messico, Panama, Giappone, Mongolia, Singapore, Turkmenistan, Uzbekistan, Ruanda e Costa Rica che ha perfino abolito le forze armate (come i Nonviolenti sostengono per l’Italia). 

L’Ucraina e don Lorenzo.

A cento anni dalla sua nascita, possiamo provare a leggere la guerra che avanza in Europa con il pensiero di don Milani? Risponde Francesco Gesualdi, che del priore di Barbiana è stato allievo: clicca qui. Il punto da cui partire per capire le ragioni e le dinamiche della guerra scoppiata nel cuore dell’Europa è che l’aggressione russa non è un fulmine a ciel sereno, ma il risultato di 30 anni di rapporti logoranti fra paesi occidentali e Russia. Per ammissione generale la guerra in Ucraina non è solo fra russi e ucraini, ma fra Russia e Nato. Lo dicono gli sforzi profusi dai paesi Nato per sostenere l’Ucraina e le ragioni espresse da Mosca a giustificazione della sua aggressione. Secondo i calcoli del Keil Institute, dal gennaio 2022 al febbraio 2023, i paesi occidentali hanno stanziato a favore dell’Ucraina aiuti complessivi per 143 miliardi di euro, di cui 73 da parte degli Stati Uniti e 55 da parte dell’Unione Europea unitamente ai paesi che la compongono. Oltre un terzo dell’aiuto è stato per armi fornite principalmente da Stati Uniti (44 miliardi di euro) seguiti da Gran Bretagna (4,89 miliardi), Polonia ( 2,43 miliardi), Germania (2,36 miliardi). Per di più alcuni paesi Nato ospitano soldati ucraini per corsi di addestramento e garantiscono servizi di intelligence nel teatro di guerra. 

Politiche razziste e criminali dell’attuale governo italiano.

Che sono il continuum della Turco-Napolitano, della Fini-Bossi, del Memorandum Italia-Libia di Minniti e dei noti Decreti Sicurezza di Salvini. “Siamo davvero davanti a un razzismo di Stato. Come missionario, come cristiano, ma soprattutto come essere umano, mi vergogno di questa disumanizzazione in atto”: clicca qui Alex Zanotelli.

Verso la PerugiAssisi – Prende il via la 3 Settimana Civica.

Clicca qui le informazioni su come partecipare alla marcia  del 21 maggio.

Nel 75° anniversario della Costituzione Italiana e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani a 100 anni dalla nascita di don Milani,  dal 15 al 21 si svolgerà la terza “Settimana Civica”, una originale iniziativa dedicata alla valorizzazione e promozione dell’educazione civica delle giovani generazioni. Clicca qui il programma

Contro l’invio delle armi in Ucraina.

La Staffetta della Pace lanciata da Michele Santoro percorrerà da qui al 7 maggio quattromila chilometri su e giù per l’Italia con 200 tappe intermedie (clicca qui come aderire e  i percorsi). Quattromila persone, una a chilometro circa, saranno portabandiera, dovendo trasportare la bandiera della pace. La staffetta, che già raccoglie migliaia di adesioni,  promuove  un appello contro l’invio di armi italiane a Kiev e a favore di un’iniziativa diplomatica.  

Spese militari al record storico di 2.240 miliardi.

Si tratta di un aumento di ben 127 miliardi in un anno, che supera di gran lunga i 100 miliardi annui che sarebbero necessari a mitigare gli effetti negativi del cambiamento climatico ma che gli Stati del mondo non riescono a destinare a tale scopo, per scelte politiche miopi e criminali. I fondi che potrebbero essere utilizzati per mitigare o invertire il dissesto climatico e per promuovere la trasformazione pacifica dei conflitti, il disarmo e le iniziative di giustizia globale, sono invece spesi per militarizzare un mondo già troppo militarizzato. Anzi, La guerra e i conflitti armati non portano solo morte e distruzione, ma essi stessi anche devastazione dell’ambiente e distruzione del clima. Clicca qui.

Di nuovo si torna a parlare di creare un nuovo partito: ecopacifista.

Michele Santoro presenta la sua staffetta per la pace definita nel manifesto “una staffetta dell’umanità da Aosta a Lampedusa per unire l’Italia contro la guerra, per riaccendere la speranza”. Un percorso fatto di una linea verticale di quattromila km, che tocca tutte le regioni italiane da nord a sud del Paese, che verranno presidiati contemporaneamente in una sorta di staffetta ideale dove scenderà in campo chiunque senta il bisogno i fare qualcosa contro l’orrore della violenza delle armi e ha voglia di gridare basta”. Allora nascerà un ‘partito della pace’? “Costituire una forza non vuol dire automaticamente formare un partito”. Precisa  Santorio: “Se Giuseppe Conte o Elly Schlein prendono la decisione di guidare l’opinione contraria all’invio delle armi in Ucraina, non ci sarà bisogno. Ma questa garanzia a noi non ce la potete chiedere. Vediamo che succede.”.

Sveglia, movimento per la pace. Sveglia!

Il Mirovni Inštitut di Lubiana ha organizzato il 17 aprile a Capodistria un forum intitolato “Risvegliare il movimento per la pace?”. Relatori: Goran Bozicevic, educatore alla pace (Croazia),  Aurelio Juri, promotore di petizioni per la pace (Slovenia), Alessandro Capuzzo, membro del Comitato per la Pace Danilo Dolci di Trieste (Italia), Werner Wintersteiner, professore di Educazione alla Pace all’Università di Klagenfurt. In Video Yuri Shelyazhenko, segretario esecutivo del Movimento per la pace ucraino, Marcy Winograd, copresidente della Coalizione statunitense per la pace in Ucraina, Clare Daly, europarlamentare, Indipendenti per il Cambiamento. Moderatore Iztok Šori, Direttore dell’Istituto per la Pace. Clicca qui.

Accademia Apuana della Pace.

“Vi inviamo, in allegato (clicca qui), il Notiziario Settimanale dell’Accademia Apuana della Pace.

Vi ringraziamo per la pubblicazione”.

L’Accademia Apuana  della Pace, fondata da 14 associazioni della Provincia di Massa Carrara, non è un ulteriore associazione, ma semplicemente un luogo, costruito da associazioni e singoli, nel quale sperimentare percorsi di formazione/informazione sulle tematiche della Pace e della Nonviolenza, interconnesse con i temi della giustizia, della solidarietà, dello sviluppo equo sostenibile, della distribuzione delle risorse.

Referendum in Italia.

Stop invio armi

Un referendum per il divieto di esportazione di armamenti in territori bellici, ovvero un referendum contro l’invio di armi italiane all’Ucraina (accompagnato da un altro sulla tutela del Servizio sanitario nazionale) è stato lanciato dal giurista Ugo Mattei con il sostegno di altri docenti e intellettuali. Servono 500 mila firme per dare corso all’iniziativa popolare. Entro fine mese partirà la campagna di raccolta firme, con una piattaforma online cui si accede tramite generazionifuture.org, poi inizieranno  i gazebo. I quesiti sono stati pubblicati sulla  Gazzetta ufficiale. Il referendum  sull’Ucraina chiede nello specifico di abrogare il decreto che consente l’invio di armi a Kiev per tutto il 2023. Il quorum per il referendum è al 50 per cento,  se dovessimo farcela, la democrazia diretta recupererebbe lo scarto accumulato rispetto alla democrazia rappresentativa, che oggi decide senza nemmeno arrivare al 50 per cento di affluenza al voto.

Referendum in Ucraina.

Entrambe le parti dicono che quei territori sono loro perché, rispettivamente, ucraine o russe sono le popolazioni che li abitano. Allora un terreno di trattativa può essere la proposta di una sospensione delle operazioni belliche e dell’indizione, in un tempo che consenta di far decantare il furore della guerra, di un referendum sotto garanzia dell’Onu, adeguatamente articolato e con sagge e opportune soluzioni alternative locali: dite che vi battete per la libertà delle vostre popolazioni, e allora andiamo a vedere cosa pensano queste popolazioni. Certo il diritto internazionale dei confini statali salterebbe, ma nella Carta delle Nazioni Unite c’è anche il principio di autodeterminazione dei popoli”. Discutono della proposta giuristi e politologi, ma anche semplici pacifisti come noi che la sostenemmo già  un anno fa: clicca qui.

Criminali di guerra da ogni parte.

Con interviste a 400 prigionieri di guerra, metà ucraini e metà russi, che raccontano anche torture nonché civili usati come scudi umani e altri abusi bipartisan, l’indagine degli ispettori Onu ha accertato almeno 40 esecuzioni sommarie di militari prigionieri e disarmati: 25 commesse dalle forze ucraine su soldati russi e 15 da quelle russe su quelli ucraini. Nessun caso è stato finora portato in tribunale. Crimini di guerra. Non c’è guerra senza crimini di guerra (Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, eccetera, Bucha 2022, Donbass 2014 ecc.). Criminale di guerra è chi fomenta le guerre (“la Terza Guerra Mondiale a pezzi” come la definisce il Papa), e criminale di guerra non è solo chi usa le armi ma anche chi le fornisce: vedi il governo italiano. Criminale di guerra è chi lascia morire in mare. Clicca qui un commento. 

2% del PIL in armi oppure in ospedali e scuole?

Non sono affatto gratis le armi che inviamo all’Ucraina, che acquistiamo per sostituirle e che aggiungiamo per raggiungere il traguardo (“da pazzi” secondo il Papa, urgente per Meloni&Crosetto) del 2% di Pil di spesa militare, cioè 13 miliardi in più all’anno in aggiunta agli attuali 30. O meglio, sono gratis per gli ucraini, ma non per noi, che le paghiamo care e salate con le tasse e i tagli ai servizi pubblici: nella Finanziaria ci sono già meno scuole e meno fondi alla sanità. In un anno l’Italia ha già inviato a Kiev aiuti militari per “circa un miliardo” (Tajani). Le scorte militari sono in esaurimento per via degli aiuti militari all’Ucraina. L’arsenale va riempito subito: non si possono prenotare sistemi d’armi e averli tra venti mesi.  Comprare nuove armi non sarà gratis. Secondo le stime di Milex, costerà alle casse pubbliche circa un miliardo di euroAnche per spendere meno, l’Inghilterra ha deciso di inviare a Kiev munizioni con l’uranio impoverito. L’uranio infatti arriva dagli scarti delle centrali nucleari, riciclarli nelle munizioni consente di risparmiare sullo smaltimento. Migliaia di reduci, anche italiani si sono ammalati di tumore dopo aver combattuto in Iraq e nei Balcani, dove l’uranio impoverito fu usato nelle munizioni della Nato. C’è una correlazione tra l’aumento dei pazienti (e dei morti) e l’uso di quest’arma.  Quando esplodono, le munizioni rilasciano metalli pesanti cancerogeni. 7.600 militari italiani in missione dalla Bosnia alla Somalia all’Iraq si sono ammalati di cancro per l’esposizione all’uranio impoverito, rilasciato da proiettili Nato; e 400 sono morti di leucemia o altri tumori.

La strage infinita non riguarderà solo i soldati ucraini e russi, ma anche i civili filo ucraini e filo russi. L’esplosione sprigiona nell’aria polveri sottilissime che si depositano sul terreno e vengono inalate da uomini e animali, entrano nell’organismo per via respiratoria o tramite gli alimenti e viaggiano nel sangue da un organo all’altro: un veleno invisibile che uccide anche a distanza di decenni.

Dmitry Medvedev, attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza nazionale, afferma che proiettili all’uranio impoverito dati alle forze ucraine “aprirebbero il vaso di Pandora” delle reazioni (nucleari) russe. Bombe atomiche appostate in Bielorussa come già in Italia.  Bombe atomiche sganciate sull’Ucraina porterebbero al 100% la maggioranza pacifista degli italiani, terrorizzati di fare la stessa fine. Troppo tardi.  

Con Putin la Corte Penale Internazionale ha lanciato il suo canto del cigno.

Quando nel 1998 applaudimmo alla creazione di una Corte Penale Internazionale (CPI) capace di perseguire e punire i crimini più orrendi commessi dagli Stati, non riuscivamo a intuire la deriva in cui sarebbe caduto, di lì a qualche decennio, quell’ambizioso progetto. Quell’ideale di giustizia a cui dedichiamo tanto impegno e tanto affetto è diventato uno strumento di guerra, di propaganda e di dominio. Fin dall’inizio nessuno dei Paesi più grandi ha ratificato il trattato costitutivo: Stati Uniti, Russia, Cina. Ben presto Tribunale si è incentrato, quasi esclusivamente, su quei conflitti che hanno scosso il Terzo Mondo, che gli hanno conferito l’aspetto di un Tribunale Coloniale. I timidi tentativi di incorporare questioni come la guerra in Iraq o il conflitto palestinese, per non parlare del “buco nero” di Guantánamo, o sono falliti fin dai primi tentativi o non sono stati nemmeno tentati. E, in questo, è arrivato Putin. Per i funzionari del tribunale, compresi il pubblico ministero e i giudici, la proposta di impeachment contro Putin era enormemente allettante:  attraente nella sua efficacia mediatica perché, finalmente, avevano un imputato che avrebbe attirato donazioni a fronte di finanziamenti sempre più scarsi. Tuttavia, i rischi erano immensi. Clicca qui Di Fernando Oliván Dottore in Scienze Politiche (Diritto ed Economia), professore ordinario nell’area di Diritto Costituzionale e avvocato. Direttore dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo per lo Spazio Pubblico e la Democrazia.

Italia paese pacifista in ostaggio di politici No Pax.

Il complesso militare-industriale ha il controllo sul governo degli Stati Uniti che ha votato per dare al Pentagono circa mille miliardi di dollari dei soldi dei contribuenti, tagliando i programmi sociali che avrebbero aiutato le famiglie povere e lavoratrici. Analogo è il meccanismo per Russia e Italia ecc. In Usa c’è Joe Biden (ancora per poco). Probabilmente l’imprenditore Donald Trump non avrebbe speso 73 miliardi di dollari in Ucraina, destinati inevitabilmente ad aumentare, per una guerra ideologica (tipo Serbia, Afghanistan, Libia), senza vincitori, che non è proporzionata ai vantaggi economici, se non di quelli della lobby delle armi. Nel mentre, la Cina è quella che più si avvantaggia nella guerra russo-americana conquistando mezzo mondo con le armi dell’economia e non della guerra, ma a rischio di conflitto essa stessa (Taiwan).

La politica è disposta a pagare qualsiasi prezzo umano e a produrre centinaia di migliaia di morti, proprio come accadeva durante la prima guerra mondiale, quando si sono distrutte intere generazioni nel nome della “Patria”. Mentre giurano sulla chimera della vittoria dell’Ucraina, mentre negano la terza guerra mondiale e il rischio nucleare, la corsa sfrenata agli armamenti è oramai dichiarata esplicitamente da tutti i governi sulla spinta degli Stati Uniti, dal Giappone alla Cina, dall’Australia dalla Corea del Sud, dall’India all’Italia… che direttamente o indirettamente, volenti o nolenti, sono coinvolti nella guerra per procura sulla pelle degli ucraini (a tacere gli altri conflitti mondiali). 

Nell’ Europa a servizio degli USA, si prevede che i Ventisette trasferiscano a Kiev parte dei loro depositi di munizioni e, per trovare più soldi per più armi all’Ucraina, affinchè la guerra continui fino all’ultimo ucraino, la proposta è quella “di usare un miliardo proveniente dal Fondo europeo per la pace (EFP – European Peace Facility) per rimborsare fino al 50-60% del materiale inviato all’Ucraina dai paesi membri.” Insomma, “La nostra industria della difesa deve passare rapidamente alla modalità di una economia di guerra”. Questo sempre più acceso accanimento per la guerra, che significa anche il prosciugamento del “Fondo per la pace”, significa, è ovvio, l’aumento del Fondo per la guerra con i conseguenti tagli alle spese sociali.

Essendo in guerra, è conseguente anche la propaganda di guerra, da che mondo è mondo. Come la interpreta l’Italia? Secondo il libro di Marco Travaglio: da scemi di guerra, avremmo cioè trasformato una tragedia in una farsa con un dibattito politico-giornalistico da bar sport, umiliante, primitivo, cavernicolo, ridicolo: tutto slogan, grugniti e clave. La tesi del libro “La tragedia dell’Ucraina, la farsa dell’Italia. Un Paese pacifista preso in ostaggio dai NoPax” (clicca qui l’introduzione) è che siamo un Paese in gran parte pacifista tenuto in ostaggio da politici e opinionisti… No Pax. Scemi di guerra sono perciò questa maggioranza che non si ribella alla propaganda. La quale ha abolito: la Costituzione (art. 11, art. 52); i valori della pace, del disarmo e dell’antifascismo; la geografia e la storia; l’economia e la medicina; il comune senso del pudore e il vocabolario; la libertà di pensiero e di espressione; la diplomazia e le sue regole-base; il rispetto per le altre culture. E perfino il senso del ridicolo: pacifisti e papisti uguale a putiniani. Ma noi insistiamo: “L’unica soluzione realistica rimane il negoziato”.

Campi militari per minori in Bielorussia.

Our House (organizzazione pacifista e nonviolenta bielorussa, per i diritti civili) ha redatto un rapporto sulla militarizzazione di massa dei bambini in Bielorussia e la partecipare a future azioni militari a fianco della Russia. Il rapporto è diffuso in Italia dal Movimento Nonviolento, partner dell’associazione bielorussa Our House nell’ambito della Campagna di Obiezione alla guerra (per il sostegno agli obiettori di coscienza russi, bielorussi e ucraini) e della War Resisters International. Clicca qui il dossier.

Si può evitare la catastrofe nucleare, ecco come.

Durante questo anno si è insistito sul mis-fatto che non esistano alternative alla guerra e al disastro. Invece le alternative ci sono ed è una vera follia che non si vogliano prendere in considerazione. Il generale Fabio Mini propone cinque Principi e dieci Piani d’azione: realizzabili alla condizione imprescindibile che partano  da un accordo tra le parti di fatto in guerra: Stati Uniti e Russia in maniera bilaterale o nell’ambito del Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Cinque Principi1. Riaffermare i diritti dei popoli all’autodeterminazione, al rispetto delle loro identità, libertà, idee, fedi e proprietà. 2. L’Ucraina ha diritto al ripristino della propria sovranità territoriale nel pieno rispetto della volontà dei propri cittadini inclusi quelli delle entità che reclamano l’indipendenza o l’autonomia nonché la salvaguardia dei diritti delle minoranze di qualsiasi genere. 3. La soluzione del conflitto deve permettere d’instaurare un nuovo assetto della sicurezza in Europa che non poggi esclusivamente sulle minacce armate e che tenda alla rimozione di tutte le cause e i pretesti di conflitti territoriali. 4. Le istituzioni plurinazionali e le alleanze presenti in Europa devono rispettare e ribadire i propri impegni e standard riguardanti l’estensione geografica e le modalità di azione. 5. Necessità di un fondo internazionale di ricostruzione delle aree interessate dai conflitti in Europa che non curi soltanto gli interessi dei “donatori” ma anche quelli degli assistiti.

Piani di azione1.  (continua)

Donna, vita, libertà.

A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignità e i diritti , clicca qui  il “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo:

“Donne contro le guerre”. Resoconto dell’iniziativa organizzata da “Erinna”.
Un appello di donne: Addio alle armi. Nel mondo con uno sguardo femminile amorevole e irriducibile.
Scriviamo all’ambasciata dell’Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni.
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane.