Presto per attribuire… il premio Nobel per la pace a Trump.

I precedenti di Donald Trump nel primo mandato della sua presidenza (2017-2021)
 
Ritiro degli Stati Uniti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura (UNESCO);
minacce contro gli stati membri che hanno votato a favore di risoluzioni anti-israeliane;
tagli ai fondi destinati a un’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, fondata 72 anni fa;
ritiro dall’accordo di Parigi del 2016 sui cambiamenti climatici, definiti una bufala;
 minaccia di “distruggere totalmente” uno stato membro delle Nazioni Unite, la Corea del Nord;
riduzione del  bilancio annuale delle Nazioni Unite di 285 milioni di dollari per il 2018-2019;
tentativo di  far saltare l’accordo nucleare iraniano del 2015.
 
Le promesse elettorali
Ritiro  dal trattato di Parigi sul clima;
drastico taglio del sostegno alla guerra in Ucraina;
definizione dell’ONU come un’istituzione corrotta, defunta e paralizzata;
notevole indebolimento delle Nazioni Unite e delle sue agenzie;
seguendo l’esempio di Israele, taglio di  tutti gli aiuti all’UNRWA nelle attuali terribili condizioni di Gaza;
opposizione anche al più piccolo collegamento con la Palestina;
forte sostegno filo-israeliano;
confronto bellicoso con l’Iran.

Lettera a collettivi, associazioni, cooperative, Ong, reti…

Questa settimana si sono aggiunte Arcs Culture SolidaliA SudAttac Italia. Ecco l’elenco aggiornato delle adesioni collettiva – che si affiancano alle oltre 200 singole – alla campagna promossa dalla redazione di Comune Partire dalla speranza e non dalla paura. Chi si aggiunge? Acmos (To), AltraMente (Rm), Anpi Crescenzago (Mi), Archivio Memorie Migranti (Rm), Arcs Culture Solidali (Rm), A Sud (Rm), Attac Italia (Rm), Arci Solidarietà (Rm), Carteinregola (Rm), Centro di accoglienza di Vicofaro (Pt), collettivo redazionale di elèuthera (Mi), Fairwatch (Rm), Comunità brasiliana (Rm), Comunità delle Piagge (Fi), Cric (RC), Donne in nero (Na), Folias cooperativa sociale (Monterotondo/Rm), Gordiani in comune spazio sociale (Rm), Gridas (Na), Liberi Sogni cooperativa sociale (Cascina di Rapello/Lc), Mag2 (Mi), Mediterranea Saving Humans (Bo), Mondeggi Bene Comune (Mondeggi, Fi), Un ponte per… (Rm), Rete delle comunità solidali Recosol (Carmagnola/To), Reorient (Rm), Vivi i tuoi sogni (Fi), Yabasta!-Nova Koinè-SmallAxe rete (Scisciano/Na), ZaLab (Rm)

Aderisci come collettivo

Aderisci come singolo/a

Giustizia ecologica e giustizia sociale.

La recente scomparsa ,all’età di 96 anni, del peruviano quechua Gustavo Gutierrez ci induce a riprendere il discorso, per molti versi interrotto, sulla teologia della liberazione, sul dialogo cristiani e socialisti e comunisti, sul rapporto marxismo e cristianesimo, sul senso del proprio essere come soggetti del cambiamento. Leonardo Boff, il più famoso dei suoi discepoli, a un certo punto ha dismesso il saio pur continuando la sua testimonianza cristiana e il suo intenso e prezioso impegno pacifista, ambientalista, a favore delle classi subalterne, altermondialista. Si dice che papa Francesco si sia ispirato molto al Boff del Grido della terra grido dei poveri nella sua enciclica Laudato si’. Nella quale, come espresso dall’origine dalla teologia della liberazione, la giustizia sociale viene connessa strettamente, organicamente alla giustizia ecologica-climatica. Clicca qui.

Un bilancio di guerra.

Mentre il Governo, in ossequio alla nuova austerità approvata dall’Unione europea, si appresta con la Legge di Bilancio 2025 a tagliare la spesa pubblica su pensioni, sanità, istruzione, ricerca e servizi pubblici locali, con la medesima legge porta il bilancio della Difesa a superare il record storico e ad attestarsi a oltre 32 miliardi di euro.
 
Secondo il puntuale e dettagliato rapporto dell’Osservatorio MIlex (www.milex.org), gli stanziamenti previsti nel comparto Difesa superano del 7,1% quelli dell’anno in corso.
Se teniamo conto del fatto che nel 2016 il budget della Difesa era poco più di 19 mld e che nel 2021 era poco più di 24 mld, si ha la dimensione dell’aumento esponenziale verificatosi (+61% in dieci anni).
Continua Marco Bersani. 

L’Occidente non vuole vedere i tormenti che esso infligge a popoli interi.

Molto è stato detto sull’elezione di Trump alla Casa Bianca, non insisteremo perciò qui sulle diagnosi, più o meno allarmate, su quanto potrà accadere soprattutto a Gaza, dato lo stretto rapporto della famiglia Trump con Israele e Netanyahu: c’è il rischio di un incentivo al suicidio di Israele, come lo chiama  Anna Foa, e di una sua ricaduta sul popolo ebraico della diaspora, come fanno presagire le violenze scatenatesi ad Amsterdam tra olandesi e tifosi ultras israeliani; né si può non essere atterriti al preannuncio trumpiano della deportazione di milioni di immigrati dagli Stati Uniti.  
Quello che invece vorremmo qui rilevare è che la vittoria di Trump ha sdoganato una crudeltà che prima era nascosta. (Continua qui Raniero La Valle)

Tour in Italia degli obiettori di coscienza israeliani e palestinesi.

Vengono da Israele e Palestina, dove il diritto internazionale viene calpestato, per rivendicare il diritto all’obiezione di coscienza! Lavorano insieme e rifiutano la guerra, l’esercito, le armi, l’odio.

Sofia Orr e Daniel Mizrahi (israeliani, hanno rifiutato armi e divisa, sono obiettori di coscienza e per questo reduci dal carcere), Tarteel Yasser Al Junaidi e Aisha Amer (palestinesi, sono attiviste nonviolente e difendono i diritti umani, contro l’occupazione) sono quattro testimoni di pace che credono nel dialogo e lavorano insieme, come “gruppo misto” israelo-palestinese, e rappresentano due importanti movimenti: Mesarvot (una rete di giovani attivisti israeliani che rifiutano di prestare il servizio militare obbligatorio), e Community Peacemaker Teams – Palestina (CPT) (sostiene la resistenza di base nonviolenta guidata dai palestinesi contro l’occupazione israeliana). (Clicca qui)

Il cavallo di battaglia dei movimenti neofascisti o neonazisti.

Ottenuta la maggioranza in parlamento (59%) con una minoranza di voti (44%) e di elettori (28%) la destra ha iniziato un attacco sistematico alla Costituzione. Si chiama Pupulismo penale (clicca) ed è un cavallo di battaglia dei movimenti neofascisti o neonazisti   in crescita in tutta Europa, non solo in Italia. In Italia il disegno di legge sulla sicurezza è un passo indietro pericoloso e grave per la democrazia e per i diritti. Emblematico è il rinvio della detenzione delle donne in stato di gravidanza e delle mamme con bimbi di età inferiore a un anno. Ma ben 24 reati sono introdotti in molti casi per circostanziare e punire più gravemente fatti già previsti dal Codice penale. Per esempio, la commissione di reati in stazioni o aeroporti. O l’occupazione di immobili destinati a domicilio altrui. Ovvero con l’introduzione di nuovi reati idonei a comprimere gli spazi di democrazia costituzionale, colpendo manifestazioni collettive pacifiche. Esempio reati di cosiddetto blocco stradale o ferroviario e soprattutto di resistenza “anche passiva” a ordini dell’autorità nelle strutture penitenziarie e in quelle di trattenimento dei migranti ecc.

Campagna di Obiezione alla guerra.

La Campagna di Obiezione alla guerra presenta un nuovo strumento operativo: un poster diffuso a livello nazionale con il simbolo del fucile spezzato e la scritta “Con la nonviolenza: per cessare il fuoco bisogna non sparare, per fermare la guerra bisogna non farla”.
 
Il volantone rilancia la Dichiarazione di obiezione di coscienza rivolta a chi rifiuta la chiamata alle armi e contiene tutte le informazioni su quanto realizzato finora a sostegno degli obiettori di coscienza di Russia, Ucraina, Bielorussia, Israele e Palestina, e i prossimi obiettivi che la Campagna vuole raggiungere.
 
Sono ormai centinaia di migliaia gli obiettori, disertori, renitenti alla leva che nei luoghi di guerra, rifiutano le armi e la divisa, negandosi al reclutamento militare, ripudiando il proprio esercito senza passare a quello avverso. Alcuni affrontano processo e carcere, altri espatriano, altri ancora scappano o si nascondono. Clicca qui.

Chi può fermare il genocidio palestinese.

La sentenza storica della Corte internazionale di giustizia(ICJ) ha stabilito che “gli insediamenti israeliani in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, e il regime ad essi associato, sono stati creati e vengono mantenuti in violazione del diritto internazionale”. La corte ha stabilito che gli obblighi di Israele ai sensi del diritto internazionale includono “l’evacuazione di tutti i coloni dagli insediamenti esistenti” e il pagamento di una restituzione a tutti coloro che sono stati danneggiati dalla sua occupazione illegale.
 
Il presidente israeliano Netanyahu ha liquidato con aria sprezzante la sentenza della corte affermando che “la nazione ebraica non può essere un occupante nella propria terra”. Questa è esattamente la posizione che la corte aveva respinto, stabilendo che l‘invasione militare e l’occupazione dei Territori Palestinesi Occupati da parte di Israele nel 1967 non gli davano il diritto di insediare lì il proprio popolo, annettere quei territori o renderli parte di Israele.
 
Forse nessuna crisi incarna più chiaramente il fallimento dell’ONU e del sistema internazionale dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi, invasi nel 1967 per 57 anni. Nello stesso momento in cui gli Stati Uniti hanno armato Israele fino ai denti, hanno posto il veto a 46 risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU che richiedevano a Israele di rispettare il diritto internazionale, chiedevano la fine dell’occupazione o la creazione di uno stato palestinese, o ritenevano Israele responsabile di crimini di guerra o di insediamenti illegali.
 
A fronte di questo stato di cose, alcuni ricercatori tentano una risposta alla domanda: Il mondo può salvare la Palestina dal genocidio israelo-americano? (clicca qui). 

Preparare rifugi antiatomici in Veneto, Toscana, Sardegna?

Vladimir Putin: “Missili occidentali ad alta precisione e a lungo raggio possono colpire solo usando satelliti e militari Nato. Questo significherà che i paesi della Nato sono in guerra con la Russia. Riceverebbero adeguata risposta”. (Continua

Cioè, se dovesse accadere il peggio, difficilmente le armi russe comincerebbero con il colpire il Kentucky, il Minnesota e la Virginia. Bensì, Veneto, Toscana, Sardegna eccetera (dove sono le Basi Usa) sono obiettivi più vicini e più urgenti da eliminare. Clicca qui.

L’Italia verso uno scontro globale e una guerra nucleare.

Zelensky (con gli USA) è ormai consapevole che la guerra in Ucraina sta volgendo a suo sfavore. La prolungata durata del conflitto sta esaurendo le risorse e il morale. Di fronte a questa realtà, Zelensky (con parte degli Usa) sembra ricorrere all’unica opzione che gli resta: coinvolgere più profondamente la NATO nella guerra. Dunque l’Italia, dove c’è chi al governo spinge e all’opposizione non respinge. 
 
Continua su 

Il mondo sull’orlo di un precipizio.

La marcia per la pace ad Assisi per riaffermare il no all’escalation.
Il mondo è sull’orlo di un precipizio. La guerra in Ucraina, con il rischio sempre più concreto di un’escalation nucleare, e la drammatica situazione a Gaza, dove la popolazione civile, in particolare bambini e donne, subisce indicibili sofferenze, ci ricordano l’urgenza che la voce della pace si alzi più forte che mai.

Quando i morti in guerra diventano “troppi”.

Mezzo milione di bambini morti in Iraq nel ’96 non sono stati “troppi” per Madeleine Albright segretaria di stato Usa. 695 civili israeliani uccisi nel raid di Hamas il 7 ottobre sono considerati “troppi” da Benjamin Netanyahu primo ministro di Israele. 40mila palestinesi, tra cui 14mila bambini (metà non identificati), non sono considerati “troppi” da Netanyahu, anzi è “tremendamente positivo” il rapporto 40 a 1 fra vittime palestinesi e vittime israeliane. Sono considerati «far too many», davvero troppi, da Kamala Harris, candidata presidentessa degli Stati Uniti. 
 
Davvero troppi 40 mila (186mila secondo la rivista medica inglese Lancet)?  Esattamente a che punto diventano «troppe» le vittime civili? Quale sarebbe un numero non eccessivo di persone ammazzabili?  Qual sarebbe la soglia statistica oltre la quale i «danni collaterali» diventano crimini? 
 
Clicca qui una riflessione di Alessandro Portelli su Il Manifesto.

Chi pagherà l’attacco alla Russia e perchè è stato organizzato.

La penetrazione ucraina nella regione russa di Kursk provocherà nuove morti al già stremato esercito ucraino, rischierà l’incidente atomico alla centrale nucleare e metterà nei guai gli interessi dell’occidente che, di nuovo a beneficio degli approvvigionamenti USA, si vedrà privato della fonte energetica dell’ultima stazione di misurazione e filtraggio in territorio russo – a Sudzha – del gasdotto “Fratellanza” (conosciuto anche come gasdotto della Siberia occidentale) che percorre il tracciato Urengoy – Pomary – Uzgorod distribuendo poi il gas in Europa centrale ed occidentale attraverso Slovacchia, Repubblica ceca ed Austria.
 
Dunque, pagherà di nuovo l’occidente, senza nessun vantaggio bellico per l’Ucraina, ma con l’unico obiettivo di persuadere le opinioni pubbliche, soprattutto i governi, della necessità di continuare ad inviare armi e ad alimentare così la maggiore guerra che si sta combattendo in Europa dopo il 1945.
 
Clicca qui il commento di Maurizio Vezzosi. 

Disertori e renitenti: testimonianze dall’Ucraina.

Disertori italiani della grande guerra

PeaceLink ha deciso di dare voce a questi uomini, raccogliendo le loro testimonianze e i loro video sulla piattaforma Sociale.network. Un gesto importante per far conoscere al mondo le ragioni che spingono tanti giovani a ribellarsi a un conflitto che considerano ingiusto e inutile.

Vuoi vedere, ascoltare e leggere le loro storie? Clicca qui.

Pensano solo a fare la guerra.

Non hanno un piano di pace
Violano il diritto internazionale
Vogliono chiudere l’Onu
Vogliono installare nuovi missili nucleari in Europa
Vogliono dividere l’Italia
Vogliono aumentare le spese militari
Ci stanno impoverendo
Ci vogliono silenziare

Chiamata alla
Mobilitazione Straordinaria

Contro la follia bellicista
Contro la corsa al riarmo
Contro tutte le stragi impunite
Contro il cambiamento climatico
Contro l’informazione a senso unico
Contro la censura

Assisi
Sabato 21 settembre 2024

È tempo di fare pace

Ricostruiamo insieme
una coscienza, una cultura e una politica di pace

che si esprima attraverso la cura degli altri, dell’umanità e del pianeta
 
Nella Giornata Internazionale della Pace
diamo avvio ad una

Mobilitazione Straordinaria
Non per un giorno ma per un anno.

L’olocausto atomico a portata di mano.

Non vi è nessuna visione di una pace da raggiungere. La pace, semplicemente, non è prevista. Il  vertice di Washington  ha celebrato con toni trionfalistici il settantacinquesimo anniversario della Nato e  compiuto un notevole “passo in avanti” nella costruzione di un solido sistema di guerra dell’ Occidente contro  il resto del mondo. 
 
Per quanto riguarda l’assistenza militare all’Ucraina,  è stata preannunciata la fornitura di ogni tipo di arma offensiva con la capacità di colpire in profondità il territorio della Russia, al fine di consentire all’Ucraina di costruire… “una forza in grado di sconfiggere l’aggressione russa”. Poiché quest’obiettivo non è nè sarà a portata di mano, il progetto è quello di proseguire la guerra a tempo indeterminato. 
 
Perciò l’obiettivo, che si è posta anche la Meloni, è dedicare alla corsa al riarmo almeno il 2% del Pil annuo. Aggiungiamo la decisione di schierare, a partire dal 2026, missili nucleari a raggio intermedio in Germania, per delineare lo scenario prossimo venturo che ci riporta alla mente gli anni più bui della Guerra Fredda, quando il mondo viveva costantemente sotto la minaccia di un olocausto atomico e lo sfiorò per la crisi dei missili a Cuba e addirittura nel 1983 per un falso allarme. Clicca qui

Per la pace, alleanza possibile tra papa Francesco e Trump?

Non sembra ipotizzabile, leggendo su Other News Bernardo Barranco, noto sociologo, analista religioso, economista e scrittore messicano. Clicca qui.
L’estremismo ultraconservatore di Trump, tanto istrionico quanto imprevedibile, collegherebbe il suo ruolo nella storia americana addirittura a un mandato divino.
Il cristianesimo di Trump sarebbe definito cristoneofascismo: alleanza tra l’estrema destra legittimata dal capitalismo e movimenti cristiani fondamentalisti che trovano l’appoggio di importanti gerarchi della Chiesa cattolica ed evangelici, i quali sarebbero quasi tutti gli avversari di papa Francesco, critico implacabile del neoliberismo.

Premio Nobel per la Pace detenuta in Iran.

Sosteniamo Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace, detenuta in Iran per la sua lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani e per l’abolizione della pena di morte.
Sosteniamo la lotta nonviolenta delle donne in Iran per la dignità umana di tutti gli esseri umani.
Sia liberata Narges Mohammadi e tutte le prigioniere e tutti i prigionieri di coscienza, tutte le detenute e tutti i detenuti politici, tutte le persone innocenti perseguitate e sequestrate, in Iran come ovunque.
Cessi l’oppressione delle donne in Iran come ovunque nel mondo, siano rispettati i diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
Chiediamo al Parlamento e al governo italiano, al Parlamento Europeo, al Consiglio Europeo e alla Commissione Europea, al Segretario Generale e all’Assemblea Generale dell’Onu, di premere sul governo iraniano affinchè a Narges Mohammadi sia restituita la libertà e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
*
Donna, vita, libertà. 

La pace realismo di un’utopia.

Cresce di anno in anno la paura della catastrofe atomica e di anno in anno, dinanzi a tale prospettiva, si fa più serrato il confronto tra gli utopisti, secondo i quali è possibile, in ragione della stessa smisuratezza del pericolo, uscire una volta per sempre dalla civiltà della guerra, e i realisti, secondo i quali il bene della pace, anche oggi come sempre, può essere custodito solo dall’equilibrio delle forze in campo.
Il contrasto tra utopisti e realisti è antico quanto la cultura, ma ha cominciato a diventare acuto agli inizi dell’età moderna. (continua padre Ernesto Balducci.)
 
La questione di fondo che pone Balducci è  che se ci sarà una reazione all’altezza dell’estremo discrimine in cui siamo, essa non potrà essere più la proposta dei pacifismi tradizionali (umanistico, elitario, socialista), per preziosa che sia la loro eredità,  ma di un mutamento culturale. Inserendo i temi della rapina nord sud, della fame, dell’economia dello spreco, dell’ambiente, egualitarismo, bene comune, solidarietà… Per la prima volta l’utopia pace è diventata realistica, sia nel senso che essa è per la prima volta tecnicamente possibile, sia nel senso che essa è l’unica alternativa alla morte universale. Quel che le manca è, appunto, una cultura che sia al suo livello. 

Notiziario dell’Accademia Apuana della Pace.

Il notiziario settimanale, oltre ad essere un servizio di informazione sulle diverse iniziative promosse dalle associazioni, è anche uno spazio aperto per condividere pensieri, documenti, riflessioni, proposte, ma anche suggerimenti di letture, recensioni… sui temi della pace, della nonviolenza, della giustizia, della solidarietà, dei diritti…

Chiunque voglia dare il proprio contributo deve solo farlo pervenire alla Redazione del Notiziario chiedendone la pubblicazione sul notiziario. Per ricevere il notiziario o inviare articoli da pubblicare scrivere una email alla Redazione del Notiziario: notiziario@aadp.it

Un mondo di sfollati.

120 milioni di persone sono rimaste senza casa. I dati Unhcr 2024 sulle migrazioni.
 
Fuggono per il clima o per le guerre. Più spesso, per il clima e le guerre insieme. Ma lungi dal riversarsi in massa nel ricco ‘Occidente’, anche se sono sempre di più, quasi sempre sfollano all’interno del proprio Paese o nei Paesi vicini, anch’essi a basso o medio reddito. E quando possono, se possono, tornano a casa, che è ciò che desiderano di più. È la fotografia fatta da Global Trends 2024, ultimo rapporto dell’Unhcr, Agenzia Onu per i Rifugiati.
 
(Continua a leggere)

Due anni di massacri che si dovevano evitare.

Cliccando qui, abbiamo a confronto il Piano di Pace di Putin e il Piano di Pace di Zelenski nel 2024,  nonchè quello discusso nel 2022.
 
Nel 2024, quello russo è più attinente alla realtà delle attuali forze in campo, mentre quello ucraino appare assai datato. Indubbiamente le due proposte, prese alla lettera, si dimostrano non conciliabili, ben più distanti da quelle (bozza di Istanbul) delle due delegazioni –russa e ucraina- della primavera del 2022: prima dei veti americano e inglese che spinsero Zelenski ad una resistenza ad oltranza.
 
 A parte quelli occidentali, soprattutto i più grandi paesi, Brasile, India, Cina, i “Brics”, ma anche Arabia Saudita, Sudafrica, Emirati Arabi, Colombia, Messico, Libia, Armenia, Indonesia, Thailandia e Vaticano, non hanno preso posizione contro la  Russia. La Cina ha lanciato un messaggio. “Kiev e Mosca si incontrino a metà strada”: mira ad un piano di pace alternativo in sei punti approvato col Brasile dei Brics, una via di mezzo, un compromesso che per gli ucraini sarà senza scampo territorialmente più negativo di quello possibile nel 2022 (senza centinaia di migliaia di morti!!). Nel nostro piccolo, con buon senso (vedi cartina demografica) proponemmo l’autodeterminazione: l’ONU organizzi referendum in DonetskLuganskZaporizhzhia e Kherson, nei quali i cittadini scelgano se far parte della Russia o dell’Ucraina.

Controindicazioni di voto.

Alcuni tra i nostri 39.922 lettori ci hanno criticato o addirittura contestato la posizione pacifista “Fuori Italia dalla Nato. Fuori la Nato dall’Italia”, (Vota: Fuori l’Italia dalla Nato. – RETE Ambientalista (rete-ambientalista.it)) che gli antimilitaristi e i nonviolenti, tra i quali in occidente includiamo il Papa (l’attuale), estendono alla “Rinuncia delle forze armate” (24 paesi nel mondo non posseggono un esercito). 

Mittente: borghetto_c@….

Uscire dalla Nato, perché secondo voi porta le guerre? Peccato che l’Ucraina sia stata attaccata proprio perché NON NATO. La pace è una cosa bellissima, chi non la vorrebbe? Purtroppo, come il matrimonio, ha un difetto: per farlo, occorre essere in due. E finché ci saranno vicini di casa bellicosi, ci sarà la necessità di difendersi. Il disarmo unilaterale non è pacifismo ma SUICIDIO. Perfino la neutralissima Svizzera, che non fa guerra da 5 secoli, ha un esercito, e pure bello potente. Saranno mica dei pazzi pure loro? Non saper distinguere tra i sogni, i desideri e la cruda realtà è assai grave e molto infantile… Personalmente sono amante della pace, sicuramente non filoamericano e da sempre ecologista ma anche REALISTA. Certi vaneggiamenti li lascio a chi crede ancora a Babbo Natale… PS non perdere tempo a rispondermi, perché metterò nello spam le vostre lettere.

Mittente: antonella.nappi@….

Vota pace terra dignità per cominciare, per l’utilità. Chi troppo vuole nulla stringe!

Mittente: giacasarino@….

STRONZI DI MERDA; TUTTO PER TIRARE LA VOLATA  A I VERDI DI BONELLI: VERGOGNATEVI

Mittente: m.torcinovich@…..

Ma per carità…….neanche per idea!!!

Mittente: Angelo Gaccione latoestremo@….

A proposito di Nato ci siamo anche noi e non siamo pochi.

C’è una componente molto ampia fra quanti hanno deciso di votare Pace Terra Dignità, noi di “Odissea” fra questi, che come primo atto vuole fermare l’invio di armi e frenare il massacro e i guerrafondai. E che pretende l’uscita del nostro Paese dalla Nato, considerando l’esistenza di questa alleanza il principale fomentatore di conflitti, il pericolo maggiore per la Pace. 

https://libertariam.blogspot.com/2024/06/elezioni-e-guerra-ce-una-componente.html

Mittente: cristinafranchini@….

Dove e quando Santoro ha detto quello che scrivete?

(https://www.affaritaliani.it/politica/ucraina-santoro-non-possiamo-uscire-adesso-dalla-nato-intervista-920822.html N.D.R.)

Mittente: calimaniluisa@….

OGGI la NATO è diventato il pericolo pubblico numero uno per l’Italia, per l’Europa, per il Mondo . Voglio ricordare a tutti che Sinistra Italiana è stata l’unica a votare in Parlamento fin  da subito contro le armi all’Ucraina.

Mittente: giacomobarra@….

Caro Lino, Vi seguo sempre con molta attenzione e affetto. Però permettimi di dirti che non sono d’accordo sulle tue considerazioni sul Movimento “Pace,terra e dignità” di Michele Santoro. In tutte le cose occorre un minimo di strategia. Parlare adesso di uscita dalla Nato, con una guerra in corso, vorrebbe dire essere attaccati immediatamente da tutti, con l’accusa di favorire la Russia.  Penso che tu questo possa comprenderlo. Un passo alla volta, perchè se mettiamo nel programma elettorale troppe cose, si finisce poi per non fare niente. Pensiamo a fermare la guerra in Ucraìna, e sarebbe già tanto. E poi, scusa, ma chi si dovrebbe votare? I Verdi, che ormai sono dei venduti al sistema? Tarquinio, che per carità ha idee condivisibili, ma è candidato in un partito che è una fogna? Oppure Marco Rizzo, che fa dichiarazioni roboanti,  da ideologia anni ’70, e poi scompare? E non mi dirai che Fratoianni sia una alternativa da prendere in considerazione. Appoggiamo Michele Santoro, dunque, che è l’unico che può riportare un poco di delusi al voto. E far sentire nel Parlamento Europeo una voce pacifista. Con simpatia. Giacomo

E tu chiamali antimilitaristi, o solo pacifisti, o solo ecologisti.

Les Écologistes, guidati da Marie Toussaint, hanno un programma ambizioso per le elezioni europee. Vogliono creare un esercito europeo, una diplomazia comune e una politica di sicurezza e difesa a livello dell’UE. Questo includerebbe la creazione di una posizione di commissario per la difesa e l’abolizione della clausola di unanimità degli Stati per le decisioni in materia di politica estera e di sicurezza comune. Inoltre, i Verdi vogliono produrre più armi in Europa per evitare nuove dipendenze tossiche e sostenere l’acquisto condiviso dei principali sistemi d’armamento. Riguardo all’Ucraina, gli Ecologisti vogliono rafforzare il sostegno diplomatico, finanziario e militare a Kyiv e aumentare le sanzioni contro la Russia.
 
D’altra parte, La France insoumise (Francia indomita, sinistra e sinistra radicale), guidata da Manon Aubry, vuole continuare a sostenere l’Ucraina, ma anche creare un quadro diplomatico per ottenere una tregua, il ritiro delle truppe russe e l’avvio di negoziati per una pace duratura. A differenza degli Ecologisti, si oppongono all’allineamento della difesa europea con la NATO e preferiscono fare affidamento sulla clausola di difesa reciproca tra gli Stati membri dell’Unione europea. Sostengono anche un “protezionismo industriale militare” a favore delle imprese europee.

Dopo le elezioni si riparlerà di leva obbligatoria.

In merito alla Terza Guerra mondiale, il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius (fonte Rainews: “Dobbiamo essere in grado di affrontare una guerra entro il 2029. In uno scenario serio abbiamo bisogno di donne e uomini in grado di difendersi e che possano difendere questo Paese. Perciò ritengo necessarie nuove forme di servizio militare e presenterò presto delle proposte anche per quanto riguarda le forme di obbligatorietà”

Anche in Italia nel governo si parla (proposta Matteo Salvini) di ripristinare la leva obbligatoria: non si capirebbe perché in quanto  (pre elettoralmente) si esclude di inviare truppe insieme alle armi in Ucraina. Comunque, per ora, il ministro degli esteri della difesa Guido Crosetto, a differenza di quello francese,  si mostra impaurito dal portavoce russo Alexander Makogonov: “Se i vostri soldati, i vostri specialisti, i vostri  istruttori saranno mandati sul suolo ucraino perché possano addestrare i soldati ucraini per attaccare meglio e uccidere i russi, naturalmente saranno un obiettivo legittimo”.

Dello stesso avviso di Crosetto appare il vicepremier, ministro degli Esteri e leader di Forza Italia Antonio Tajani, candidato d’immagine alle Europee, per le quali non nasconde l’ambizione di guidare  il vertice della Commissione europea, coi suoi circa 40 mila euroburocrati, formalmente indipendente, ma da decenni lottizzata da governi, partiti e lobby economico-finanziarie (è un candidato ideale in quanto l’ex monarchico e dunque portavoce di Berlusconi è stato eurodeputato per 36 anni senza che se ne accorgesse nessuno).

Pistorius, a sua volta,  deve essere un po’ in confusione nei suoi timori del… ripetersi dell’invasione da parte della Russia: nel giugno 1941 fu Hitler a invadere fino a Mosca e non viceversa, semmai alla Russia costarono 29 milioni di morti prima che l’Armata Rossa raggiungesse  nel 1945  Berlino e liberasse il mondo dalla Germania al termine della Seconda Guerra Mondiale. 

Vota: Fuori l’Italia dalla Nato.

Anzi, fuori la Nato dall’Italia. La parola d’ordine, lo slogan, il caposaldo della dottrina, insomma,  apparteneva per decine di anni  al Movimento pacifista e antimilitarista. Che però  l’ha opacizzato.

Un principio molto semplice: l’Italia non ha conflitti territoriali con nessuno e nessuno li ha  con l’Italia, men che meno per giustificare una guerra. Un principio molto semplice: se non deteniamo in territorio italiano  armi e basi, peraltro costosissime: sulle spalle di sanità e scuola, armi e basi peraltro altrui: USA, peraltro nucleari: dunque non  difensive bensì offensive, noi non rischiamo l’abbattersi  di armi, peraltro atomiche, a distruggere il territorio italiano. Dunque, il principio pacifista è basato sull’utilitarismo: dottrina filosofica di natura etica secondo la quale il bene si identifica con l’utile.

L’appartenenza  alla Nato non è mai stata utile bensì pericolosa: guerra fredda USA-URSS, ma “obbligata” a Yalta dalle “sfere di influenza” dei vincitori e dalla divisione in blocchi: Stati satelliti nella “NATO” per difendersi dagli Stati satelliti del  “Patto di Varsavia”, o viceversa. Questo “obbligo”, a cui si erano sottratti Paesi neutrali: in Europa: Svizzera, Austria, Irlanda, Norvegia, Svezia, ecc.,  sarebbe caduto con la caduta del muro di Berlino. Invece, allo scioglimento del Patto di Varsavia non è seguito lo scioglimento della Nato, che addirittura, su input Usa, ha spinto l’Italia in giro per il mondo a sacrificare le vite dei propri soldati in guerre (sanguinose) niente affatto difensive: Guerra del Golfo, due Guerre in Jugoslavia,  Guerra in Somalia,  Guerra in Afghanistan, due Guerre in Iraq, Guerra in Libia (a prescindere dalle “missioni” in Libano, Albania, Niger…).

La guerra condotta  per procura sulla pelle dell’Ucraina, sarà l’ennesima guerra USA-NATO perduta, così da concludersi peggio di come poteva essere evitata: con un accordo di neutralità dell’Ucraina e cessione dei suoi territori russofoni. Cioè, auguriamoci, come fu nel 1962,  senza terza guerra mondiale e nucleare, senza i missili nucleari americani lanciati dall’Italia sull’immensa Russia e i missili russi sganciati sulla minuscola Italia. Questa prospettiva, sempre incombente, è evitabile denuclearizzandoci, smilitarizzandoci almeno del peggio, della Nato.

Però,  a gridare “Fuori l’Italia dalla Nato, fuori le basi Usa dall’Italia” non si stanno sentendo molto le voci del Movimento pacifista, nessuna nei partiti.  L’unica voce a beccarsi del “putiniamo”, è quella di  Marco Tarquinio: giornalista, ex direttore del cattolico L’Avvenire, il quale pur si accontenta di chiedere lo scioglimento della Nato in favore di una partnership paritaria tra Europa e Stati Uniti. Una voce che pare isolata nel can can elettorale europeo, con Tarquinio circoscritto in una candidatura da indipendente nelle liste di un PD… che dice e fa  il contrario.

Esempio.  Alla domanda se l’Italia debba uscire dalla Nato o se la Nato vada sciolta,  Michele Santoro (“Pace, terra e dignità”) risponde: “In questo momento non possiamo rinunciare alla nostra difesa, in questo momento la Nato è necessaria. Per quanto io sia favorevole in futuro a un superamento dell’Alleanza, nel momento in cui c’è una guerra non possiamo disarmarci unilateralmente. Quando ci saranno condizioni di sicurezza reciproche per tutti, Europa e Italia incluse, si potrà riprendere il discorso del disarmo e il superamento delle attuali alleanze militari“. Secondo Santoro, in questo momento la Nato è necessaria per fare la guerra alla Russia.

Un appello urgente alle persone impegnate per i diritti umani.

Il 10 giugno 2024 si riunirà la United States Parole Commission per decidere se concedere il beneficio della “libertà sulla parola” (all’incirca l’equivalente americano della “libertà vigilata” italiana conseguente alla concessione della “liberazione condizionale”) a Leonard Peltier, da 48 anni detenuto innocente, ormai anziano e gravemente malato (e che in carcere non può ricevere le cure di cui ha bisogno).
Leonard Peltier è l’illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell’intero mondo vivente, da 48 anni prigioniero innocente; nei decenni di detenzione Leonard Peltier ha continuato la lotta con la pittura, con la poesia, con il sostegno a numerose iniziative nonviolente in difesa dei popoli nativi e della natura, promuovendo dal carcere numerose iniziative educative ed assistenziali. Leonard Peltier è un luminoso testimone della lotta degli indiani d’America contro il genocidio, l’etnocidio e l’ecocidio, in difesa dell’umanità intera e della Madre Terra.
L’udienza del 10 giugno può essere l’ultima occasione per restituire la libertà Leonard Peltier.
Vi preghiamo dal profondo del cuore di voler contribuire all’impegno per la sua liberazione.
Alleghiamo in calce quattro proposte di iniziativa, sollecitando la vostra tempestiva partecipazione . Clicca qui.

Il G7 dell’economia di guerra.

A giugno in Puglia si terrà il G7, un summit destinato ad accelerare la transizione delle economie occidentali verso la cosiddetta “economia di guerra” con costosissimi programmi di riarmo.
 
Da mesi in Puglia, ma anche in tutta Italia, si sta preparando una risposta al vertice dei “Grandi della terra”. Il movimento pacifista e le organizzazioni della società civile svilupperanno seminari di controinformazione e iniziative per proporre modelli di sviluppo alternativi a quelli che verranno pianificati durante il G7. Clicca qui il programma.

Le bandiere palestinesi alla Festa di Liberazione.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Oggetto: Re: Ragazzi, pronti ad andare a combattere in Ucraina?

Ho letto con interesse quanto scritto, ma non mi è chiaro quale posto
hanno le bandiere palestinesi nel celebrare il 25 aprile dato che non
hanno nulla a che vedere con la liberazione dal nazifascismo e che,
strano non venga mai ricordato, gli arabi della Palestina mandataria
erano alleati di Hitler.
Mi chiedo se la strumentalizzazione politica annotata nell’ultima parte
dell’articolo debba essere vista proprio nella presenza palestinese che
con questa storia  non ha niente a che fare. Certo sarebbe interessante
coinvolgere popoli che stanno cercando l’indipendenza come i curdi, gli
armeni i saharawi, per farne solo alcuni esempi.
Disponibile al dialogo e al confronto, ringrazio per avermi permesso
questa riflessione.
Cordiali saluti.

Silvia Guetta PhD

Associate Professor in General and Social Pedagogy

– _Member of Italian Delegation IHRA_ (International Holocaust
Remembrance Alliance)

– _Director of Post-__Academic Course of Holocaust Education_ UNIFI

_- Associate Member of _ _UNESCO Transdisciplinary Chair in Human
Development and Culture of Peace- UNIFI_

– _Member of  Kindness Network – Municipality of Florence_

Department of Education, Languages, Intercultures, Literatures and
Psychology
University of Florence
via Laura, 48 – 50121 Florence (Italy)

W obiettori russi, bielorussi, ucraini, israeliani e palestinesi.

Nella giornata internazionale dell’Obiezione di coscienza, il Movimento Nonviolento rilancia la Campagna di Obiezione alla guerra a sostegno degli obiettori di coscienza, renitenti alla leva, disertori,  russi, bielorussi, ucraini, israeliani e palestinesi, per i quali chiediamo che l’Europa apra loro le porte e li accolga con il riconoscimento dello status di rifugiati politici. Chiediamo anche a tutti gli italiani, uomini e donne, giovani e adulti, di sottoscrivere la Dichiarazione di Obiezione di coscienza, per dire no alla chiamata alle armi e ottenere l’istituzione dell’Albo degli obiettori di coscienza che non possono essere richiamati per la guerra, ma che vogliono difendere i principi costituzionali con la difesa civile non armata e nonviolenta. Il modulo da compilare si trova sul sito azionenonviolenta.it

La prima volta.

La biblioteca di Sarajevo.

E’ passato un quarto di secolo da una guerra che, con l’Italia in prima fila, ha fatto segnare molti terribili primati: la prima combattuta fra nazioni europee dalla fine del conflitto mondiale; la prima volta che si procedeva a un’applicazione selettiva dei diritti; la prima volta che la «sinistra» (D’Alema Mattarella) andava a bombardare a casa d’altri. Le «operazioni aeree nella Repubblica federale di Jugoslavia» (secondo il comunicato ufficiale della Nato), sono avviate la sera del 24 marzo 1999. Decisivo il supporto dell’Italia che offre tutto, aerei, basi, propaganda. E pazienza per la Costituzione (non è vero Mattarella?) Nessun mandato da parte del Consiglio di sicurezza Onu. Clicca qui un ricordo.

Free Leonard Peltier.

Con l’avanzare dell’età le condizioni di salute di Leonard Peltier si sono fatte sempre più precarie, occorre in questi mesi estendere ed intensificare l’impegno per la liberazione del nostro fratello e compagno di lotte in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della Madre Terra. Facciamo sentire alla Casa Bianca la corale richiesta di ogni persona di  buona volontà, di ogni associazione democratica, di ogni istituto orientato al bene comune. Dopo 48 anni di ingiusta ed assurda detenzione sia liberato un uomo innocente, sia liberato un generoso difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell’intero mondo vivente, sia liberato un nativo americano che continua la lotta di Toro Seduto e di Cavallo Pazzo per la libertà del suo popolo e di tutti i popoli oppressi, sia liberato un uomo coraggioso che continua la lotta di Mohandas Gandhi e di Nelson Mandela per la verità e la giustizia, per la dignità umana, per il bene comune dell’umanità. Dopo 48 anni di ingiusta ed assurda detenzione sia liberato il nostro fratello Leonard Peltier. Contro tutte le stragi e le uccisioni. Per la vita, la dignità e i diritti di ogni essere umano. Per il rispetto e la difesa dell’intero mondo vivente. Clicca qui.

Libertà per la Premio Nobel per la pace Narges Mohammadi.

Sosteniamo Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace, detenuta in Iran per la sua lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani e per l’abolizione della pena di morte. Sosteniamo la lotta nonviolenta delle donne in Iran per la dignità umana di tutti gli esseri umani. Sia liberata Narges Mohammadi e tutte le prigioniere e tutti i prigionieri di coscienza, tutte le detenute e tutti i detenuti politici, tutte le persone innocenti perseguitate e sequestrate, in Iran come ovunque. Cessi l’oppressione delle donne in Iran come ovunque nel mondo, siano rispettati i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Chiediamo al Parlamento e al governo italiano di premere sul governo iraniano affinchè a Narges Mohammadi sia restituita la libertà e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte. Chiediamo al Parlamento Europeo, al Consiglio Europeo e alla Commissione Europea di premere sul governo iraniano affinchè a Narges Mohammadi sia restituita la libertà e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte. Chiediamo al Segretario Generale e all’Assemblea Generale dell’Onu di premere sul governo iraniano affinchè a Narges Mohammadi sia restituita la libertà e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo a tutte le persone di volontà buona, a tutti i movimenti democratici, a tutte le istituzioni sollecite del bene comune e della dignità umana, a tutti i mezzi d’informazione impegnati per la verità e la giustizia, d’impegnarsi a sostegno di Narges Mohammadi e delle donne iraniane.

“Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo

La guerra imposta o sostenuta da governi che la fanno fare agli altri.

Papa Francesco, unico tra i Grandi della Terra – ma anche tra molti dei tanti minuscoli che si pretendono Grandi – continua a chiedere e a ingiungere di negoziare, cioè di uscire dalla logica della guerra, dall’alternativa tra vittoria e resa. La bandiera bianca non significa resa, ma non sparate perché io non sparo. Cessiamo il fuoco! Ma negoziare non si può se non avvolgendo all’indietro il nastro del tempo, cercando onestamente di capire come si è arrivati a tutto questo. Vale per l’Ucraina come vale per Israele. Non c’è e non ci sarà nessuna vittoria per le vittime della guerra, che saranno sempre di più, da entrambe le parti, mano a mano che la guerra si protrae. E non c’è né ci sarà alcuna resa per quanti si adoperano per salvare le condizioni della propria sopravvivenza e di una vita decente. (continua

Non alza bandiera bianca chi fa la guerra con le vite altrui.

“Non abbiate vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggiore. Il più forte è chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca. La parola negoziare è coraggiosa. Non è una resa. Se vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, devi avere il coraggio di negoziare. Sì, hai vergogna, ma con quante morti finirà? Negoziare in tempo, cercare qualche Paese che faccia il mediatore. Nella guerra in Ucraina ce ne sono tanti. La Turchia, altri… E io sono qui… La guerra è una pazzia… C’è chi dice: è vero, ma dobbiamo difenderci. E poi ti accorgi che hanno la fabbrica degli aerei per bombardare gli altri. Difendersi no: distruggere… C’è sempre qualche situazione geografica o storica che provoca una guerra… Può essere una guerra che sembra giusta per motivi pratici. Ma dietro una guerra c’è l’industria delle armi che significa soldi. Guardiamo la storia, le guerre che abbiamo vissuto: tutte finiscono con l’accordo”. Possibilmente prima del  martirio di questo popolo.

Chiamata al disarmo dalle scuole di Genova.

Sono ancora nei nostri occhi le immagini delle manganellate agli studenti di Pisa e Firenze che manifestavano pacificamente contro la guerra in Medioriente. Così come hanno fatto gli insegnanti di quelle città, anche noi ci sentiamo in dovere di esprimere pubblicamente la nostra solidarietà a quei giovani che hanno testimoniato le loro idee adempiendo così ad uno dei principi costituzionali ovvero la partecipazione alla vita civile e politica del Paese e per questo difesi anche dal Capo dello Stato.
Per questa ragione, in occasione della 1135° Ora in Silenzio per la Pace, mercoledì 28 febbraio, dalle ore 18, saremo in Piazza de Ferrari.
Per esprimere solidarietà agli studenti manganellati, per chiedere ancora il cessate il fuoco immediato e la fine delle operazioni militari in tutto il Medioriente, per la liberazione di tutti gli ostaggi e di tutti i prigionieri politici.
 

Un messaggio di pace per il futuro.

Un padre (carrista russo) risparmia il figlio (carrista ucraino) sul campo di battaglia: la storia incredibile raccontata da Adnkronos clicca qui. Il gesto del carrista russo è un messaggio di pace e di umanità che ci fa riflettere sull’assurdità della guerra e sulla necessità di trovare una soluzione diplomatica al conflitto.