Chi può fermare il genocidio palestinese.

La sentenza storica della Corte internazionale di giustizia(ICJ) ha stabilito che “gli insediamenti israeliani in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, e il regime ad essi associato, sono stati creati e vengono mantenuti in violazione del diritto internazionale”. La corte ha stabilito che gli obblighi di Israele ai sensi del diritto internazionale includono “l’evacuazione di tutti i coloni dagli insediamenti esistenti” e il pagamento di una restituzione a tutti coloro che sono stati danneggiati dalla sua occupazione illegale.
 
Il presidente israeliano Netanyahu ha liquidato con aria sprezzante la sentenza della corte affermando che “la nazione ebraica non può essere un occupante nella propria terra”. Questa è esattamente la posizione che la corte aveva respinto, stabilendo che l‘invasione militare e l’occupazione dei Territori Palestinesi Occupati da parte di Israele nel 1967 non gli davano il diritto di insediare lì il proprio popolo, annettere quei territori o renderli parte di Israele.
 
Forse nessuna crisi incarna più chiaramente il fallimento dell’ONU e del sistema internazionale dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi, invasi nel 1967 per 57 anni. Nello stesso momento in cui gli Stati Uniti hanno armato Israele fino ai denti, hanno posto il veto a 46 risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU che richiedevano a Israele di rispettare il diritto internazionale, chiedevano la fine dell’occupazione o la creazione di uno stato palestinese, o ritenevano Israele responsabile di crimini di guerra o di insediamenti illegali.
 
A fronte di questo stato di cose, alcuni ricercatori tentano una risposta alla domanda: Il mondo può salvare la Palestina dal genocidio israelo-americano? (clicca qui). 

Inattendibile Mattarella pacifista ONU.

Il 24 marzo 1999 scattò l’operazione “Allied Force” (senza mandato ONU) contro la Serbia: fu un’aggressione illegale, ma la NATO dichiarò che “i raid si erano resi necessari per fermare i massacri in Kosovo”. Belgrado venne bombardata con massicci raid aerei che durarono 78 giorni causando migliaia di morti tra i civili e la distruzione di tutte le infrastrutture più importanti del paese.
 
Le bombe NATO vennero lanciate pure sulla fabbrica di automobili “Zastava” piena, in quel momento, di operai al lavoro. Quella fabbrica altro non era che una filiale della italianissima (all’epoca) Fiat. Con tutta evidenza, anche in quel caso, c’erano “un aggressore e un aggredito”. E l’aggressore era la NATO, Italia compresa. Presidente del consiglio era Massimo D’Alema, vice presidente e ministro della difesa era Sergio Mattarella.

Presidio per la rimozione della Base NATO di Solbiate Olona.

Base promossa a Quartier generale ARF (Allied Reaction Force ) per il dispiegamento rapido: disporre di forze prontamente impiegabili (in tutti i domini: aria, acqua, terra, sottomarino, spazio e cyberspazio) per interventi immediati in tutte le circostanze – opinabilmente definite di “crisi” – ovunque nel mondo.  La base e  l’area a nord di Milano  divengono così un bersaglio primario dei cosiddetti nemici del Patto Atlantico.

Siamo dunque per la rimozione della Base e per lo scioglimento della NATO, l’Alleanza più potente e – almeno dal 1999 – aggressiva della storia umana. Una Alleanza che si comporta come fuorilegge (vedi ad es. gli attacchi alla ex Jugoslavia e alla Libia), ma che al contempo si investe unilateralmente del ruolo di tutore della legge internazionale, anche in sostituzione dell’ONU. Ci dicono che dobbiamo aumentare le spese militari, ma… (continua

Una vittima in più: la libertà di stampa.

Anche i giornalisti italiani hanno ricevuto l’ordine di non parlare più di Gaza,  proprio nel momento in cui la rivista medica britannica “The Lancet” ha fatto una “stima conservativa” di 186.000 morti a Gaza, l’8 per cento della sua popolazione prebellica, e mentre Israele continua a bombardare le scuole dell’ONU che accolgono i rifugiati, 70 per cento delle quali sono state distrutte, sei solo negli ultimi dieci giorni, uccidendo centinaia di bambini. L’ordine proviene dalla democrazia americana che ha provveduto a silenziare tutte le voci dissenzienti. Già diversi mesi fa la CNN aveva provveduto a licenziare tutti i suoi conduttori arabi. Il New York Times, come tutte le grandi testate, ha ridotto il massacro in corso a una nota a piè di pagina. Lo scorso mese il Congresso americano ha persino approvato una norma che vieta al Dipartimento di stato di citare le statistiche sui decessi fornite dal Ministero della Salute di Gaza. Rashida Tlaib, unica rappresentante palestinese al Congresso, ha così commentato: “Stiamo osservando il governo di apartheid israeliano compiere un genocidio a Gaza in tempo reale e questa norma è un tentativo di nasconderlo”.

Niente vacanza per quella donna ipovedente, che “potrebbe rallentare il gruppo”.

Un’insegnante ipovedente prenota per trascorrere una settimana di vacanza a Pugnochiuso, nel Parco Nazionale del Gargano (Foggia), ma l’agenzia di viaggi decide al posto suo che quel viaggio non è adatto a lei, dicendole che «rallenterebbe il gruppo e potrebbero esserci delle lamentele».
E’ importante ricordare che l’Italia ha ratificato la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (Legge 18/09), nella quale è previsto uno specifico articolo (l’articolo 30) in tema di Partecipazione alla vita culturale e ricreativa, agli svaghi ed allo sport, ivi inclusi i servizi turistici.

Record storico di 120 milioni di rifugiati.

Il numero delle persone in fuga nel mondo sono quest’anno 120 milioni, nuova cifra record.

È la conseguenza del mancato mantenimento della pace e dell’assenza di sicurezza in tantissimi Paesi. È quanto emerge dal nuovo rapporto Global Trends dell’Unhcr, Agenzia Onu per i rifugiati, diffuso alla vigilia della Giornata mondiale del rifugiato. In un comunicato, l’Unhcr sottolinea che “nonostante una narrativa dai toni spesso emergenziali e che tende a sovrastimare la portata reale dei flussi verso l’Italia e l’Europa, il 75% dei rifugiati viene accolto nei Paesi a basso e medio reddito. Lo scorso anno, sono state poco meno di 160mila le persone sbarcate sulle coste italiane”.

Due anni di massacri che si dovevano evitare.

Cliccando qui, abbiamo a confronto il Piano di Pace di Putin e il Piano di Pace di Zelenski nel 2024,  nonchè quello discusso nel 2022.
 
Nel 2024, quello russo è più attinente alla realtà delle attuali forze in campo, mentre quello ucraino appare assai datato. Indubbiamente le due proposte, prese alla lettera, si dimostrano non conciliabili, ben più distanti da quelle (bozza di Istanbul) delle due delegazioni –russa e ucraina- della primavera del 2022: prima dei veti americano e inglese che spinsero Zelenski ad una resistenza ad oltranza.
 
 A parte quelli occidentali, soprattutto i più grandi paesi, Brasile, India, Cina, i “Brics”, ma anche Arabia Saudita, Sudafrica, Emirati Arabi, Colombia, Messico, Libia, Armenia, Indonesia, Thailandia e Vaticano, non hanno preso posizione contro la  Russia. La Cina ha lanciato un messaggio. “Kiev e Mosca si incontrino a metà strada”: mira ad un piano di pace alternativo in sei punti approvato col Brasile dei Brics, una via di mezzo, un compromesso che per gli ucraini sarà senza scampo territorialmente più negativo di quello possibile nel 2022 (senza centinaia di migliaia di morti!!). Nel nostro piccolo, con buon senso (vedi cartina demografica) proponemmo l’autodeterminazione: l’ONU organizzi referendum in DonetskLuganskZaporizhzhia e Kherson, nei quali i cittadini scelgano se far parte della Russia o dell’Ucraina.

Né criminali né terroristi ma difensori dell’ambiente.

Michel Forst, Relatore Speciale ONU sui Difensori dell’Ambiente, nel suo Rapporto segue con grande preoccupazione ed attenzione la situazione in Italia ed in altri paesi europei. Nel nostro caso, il ricorso a strumenti di diritto penale (“lawfare”) e civile per reprimere, disincentivare o criminalizzare chi oggi esercita il diritto sacrosanto a proteggere l’ambiente, ed anche la salute dei cittadini, l’uso di fogli di via, e DASPO che limitano la libertà di circolazione, la comminazione di multe ingenti mirate ad inibire il diritto alla libertà di associazione. Clicca qui.

Greenpeace ridicolizza il finto biomonitoraggio di Alessandria.

L’intensificazione della campagna nazionale di Greenpeace per la messa al bando dei Pfas, da noi iniziata vent’anni fa, inchioda inesorabile le responsabilità delle amministrazioni piemontesi a cominciare dalla Regione. Per decenni hanno chiuso occhi-bocca-orecchi sulla Solvay, sul polo chimico di Spinetta Marengo, su Pfas e altri 20 inquinanti tossici cancerogeni in suolo-aria-acqua, sulle indagini ambientali Arpa, sulle almeno nove indagini epidemiologiche (l’ultima, del 2019), sull’indagine Pfas dell’Università di Liegi, sulle ispezioni ONU e del Parlamento, sui miei 20 esposti, sul processo penale fino alla Cassazionesul processo Miteni in Veneto, sul disegno di legge parlamentare, sull’allarme Pfas in tanti Stati e altre Regioni italianesulla sterminata letteratura scientifica, sull’espandersi della divulgazione giornalistica alla quale abbiamo dato un incessante contributo. 

Da venti anni la Regione Piemonte, subalterna con i sindaci alla multinazionale belga, si oppone alla nostra richiesta di monitoraggio ematico di massa della popolazione alessandrina, onde evitare l’esibizione di un gigantesco delitto sanitario: la prova regina, “la pistola fumante” che costringerebbe Solvay a quella fermata delle produzioni incriminate che spettava al sindaco quale massima autorità sanitaria locale. Oggi, ha avviato, obtorto collo, un mini monitoraggio del sangue ridicolizzato dalla spettacolare iniziativa di Greenpeace: un campione di studio diluito in un anno o due, limitato ad un centinaio di persone le più lontane possibile dall’epicentro urbano inquinato, sparse nelle campagne a decine di chilometri di distanza.

Insomma, il cosiddetto biomonitoraggio regionale altro non è che un goffo  lento espediente teso a non dimostrare nulla: magari addirittura escludendo C6O4 e ADV tra i Pfas, cioè un “rallenty” utile alla giunta regionale per bypassare la scadenza elettorale ma soprattutto che serve strategicamente alla Solvay  per prendere tempo per tirare a campare … e far tirare le cuoia alla gente. Nella strategia a medio termine di Solvay, apprendiamo alla viva voce di Marco Apostolo, Country Manager di Solvay-Syensqo in Italia, infatti, ci stanno una simulata fuoriuscita dai Pfas e alcuni snodi di carattere giuridico. Uno è il nuovo processo penale in coda alla sentenza di Cassazione, che prende avvio dal GUP il 4 marzo prossimo. L’altro è la partenza di cause civili e azioni collettive, anche inibitorie, con l’assistenza di un pool di legali di Alessandria e Torino.

Azione collettiva contro Solvay per i Pfas. Per toccarla nel portafoglio.

Guardando questo video di Rai3 qualcuno potrebbe immaginare che sia stato girato quindici  anni fa quando denunciai anche in magistratura che i Pfas della Solvay di Spinetta Marengo, tramite scarichi in aria-suolo-acqua, si accumulavano indistruttibili nelle falde acquifere e nel sangue dei lavoratori e dei cittadini di Alessandria.

Invece, nel 2024, si ascolta nel video un dirigente della Sanità del Piemonte  affermare “quando sapremo se ci sono Pfas nel sangue, saranno prese delle misure di sanità pubblica”, anzi avanza già  il dubbio che “le malattie non siano state contratte a Spinetta Marengo ma in altre sedi di lavoro”. Sembra uno che, malgrado l’età, negli ultimi 20 anni non abbia mai sentito parlare del polo chimico spinettese, dei Pfas e degli altri 20 inquinanti tossici cancerogeni, né delle indagini ambientali Arpa, delle almeno nove indagini epidemiologiche (l’ultima, del 2019, è citata dall’ex assessore), né dell’indagine dell’Università di Liegi, delle ispezioni ONU e del Parlamento, né dei miei 20 esposti, del processo penale fino alla Cassazione, del caso Miteni, né dell’allarme Pfas nelle Nazioni mondiali e nelle Regioni italiane, della sterminata letteratura scientifica,  dell’espandersi della divulgazione giornalistica… ormai fin anche su Topolino.

O lo è, oppure lo fa. Lo fa, lo fa: perché già mette le mani avanti: è tutto da dimostrare che “le malattie siano state contratte a Spinetta Marengo oppure  in altre sedi di lavoro”. Mica vogliamo incolpare SolvayLo fa, lo fa. E’ da venti anni che la Regione Piemonte, subalterna con i sindaci alla multinazionale belga, si oppone alla nostra richiesta di monitoraggio ematico di massa della popolazione alessandrina, onde evitare l’esibizione di un gigantesco delitto sanitario: la prova regina, “la pistola fumante” che costringerebbe Solvay a quella fermata delle produzioni incriminate che spettava al sindaco quale massima autorità sanitaria locale. L’avvio, obtorto collo, di un mini monitoraggio del sangue -un centinaio di persone discoste dall’epicentro urbano inquinato- è un altro lento espediente: “rallenty” utile alla giunta regionale per bypassare la scadenza elettorale ma soprattutto che serve strategicamente alla Solvay per prendere tempo per tirare a campare … e far tirare le cuoia alla gente. (clicca qui).

Nella strategia a medio termine di Solvay ci stanno una simulata fuoriuscita dai Pfas e alcuni snodi di carattere giuridico. Uno è il nuovo processo penale in coda alla sentenza di Cassazione, che prende avvio dal GUP il 4 marzo prossimo. L’altro è la partenza di cause civili e azioni collettive, anche inibitorie, con l’assistenza di un pool di legali di Alessandria e Torino. Queste azioni stanno dimostrando una efficacia sottovalutata in passato. Infatti, quando si trattava  di reati ambientali e sanitari, gli avvocati in Italia non andavano oltre le cause in sede penale (peraltro con deboli benefici per l’ambiente), a differenza di altri Paesi, soprattutto degli Stati Uniti dove il fenomeno delle “class actions” costituisce uno dei punti fondamentali del sistema processuale perché fornisce valide forme di tutela alle varie situazioni a rilevanza sovra individuale.

Alle azioni collettive, alla class action, sollecitava il procuratore generale della Suprema Corte di Cassazione: «Mi auguro che seguano centinaia, migliaia di cause civili per toccare questa gente nel portafoglio”.

In piazza oggi a Taranto per la crisi dell’ILVA.

Oggi la prospettiva non è difendere un’industria inquinante e in perdita, ma chiedere che i fondi pubblici siano utilizzati per il bene comune. Dobbiamo puntare a una riconversione dei lavoratori verso attività pulite, bonifiche ambientali e un’economia ispirata ai principi dell’Agenda Onu 2030 per la sostenibilità ambientale.

Anticipiamo il testo del discorso a nome di PeaceLink. Cliccare qui per il link sul testo

Premio ONU alla famiglia Benetton. Oltraggio alle Vittime.

I Benetton, dopo avere letteralmente spremuto senza manutenzioni  le autostrade italiane in concessione, che hanno all’attivo due tragedie come quella di Avellino e Genova, assumono ora il ruolo di filantropi. Alessandro Benetton ha ricevuto dalle mani del segretario ONU, Antonio Guterres, il Global advocate of the year 2023“, per la dedizione e leadership nella promozione di politiche sostenibili (tre miliardi di euro investiti nella sostenibilità per indirizzare il processo di decarbonizzazione del trasporto aereo mondiale) in qualità di presidente di Edizione Spa, una delle principali holding europee”. Edizione, che racchiude i patrimoni dei quattro rami della famiglia Benetton, è la storica cassaforte attraverso cui la famiglia di Treviso per anni ha controllato Atlantia, holding che a sua volta era azionista di maggioranza di Autostrade per l’Italia (Aspi). Dopo aver annunciato l’avvio di una procedura di revoca della concessione, il governo italiano si è ricomprato Aspi, attraverso una cordata guidata da Cassa depositi e prestiti, liquidando i Benetton con oltre otto miliardi di euro. A Genova, al processo, i Benetton neppure sono imputati.

Ponte Morandi, la strage ancora in attesa di giustizia: 182 udienze, per 58 imputati e 170 testimoni. La sentenza (forse) nel 2024.

Commentano i famigliari dei 43 morti del crollo del ponte Morandi: “La risonanza  del premio Onu stride come il rumore del cemento frantumato del ponte  sotto il peso degli utili stellari. Nessun premio, nessun riconoscimento potrà cancellare quello che è stato, sarebbe necessario molto di più, sarebbe necessario che la Giustizia italiana liberasse definitivamente il vaso di Pandora che è stato aperto dalla tragedia del ponte Morandi, ma purtroppo questa via al momento sembra sbarrata”. Clicca qui.

 

Gli USA votano contro il cessate il fuoco.

Mentre a Gaza continua il massacro di civili gli Stati Uniti votano contro il cessate il fuoco umanitario.

Con un gesto eccezionale, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha invocato, per la prima volta durante il suo mandato, l’articolo 99 della Carta Onu per richiamare l’attenzione del Consiglio di Sicurezza sulle stragi che si stanno compiendo a Gaza e nei Territori Palestinesi Occupati.

2 milioni di persone sono in gravissimo pericolo!

A Gaza ci sono bambini, donne e uomini vittime di una guerra che sono impotenti, perché sono in una gabbia. Voi che non siete in una gabbia, avete l’opportunità di far sentire la vostra voce e di cambiare il destino di coloro che sono rinchiusi in questa gabbia.”

È l’Appello di Andrea De Domenico, Direttore OCHA/Onu Gerusalemme, alla conferenza stampa di presentazione della Marcia della Pace domenica 10 dicembre ad Assisi.

Insieme chiediamo al Parlamento e al Governo di intervenire e di sostenere gli sforzi del Segretario Generale dell’Onu per ottenere l’immediato cessate il fuoco.

“A Gaza, si soccorrano subito i feriti, si proteggano i civili, si facciano arrivare molti più aiuti umanitari. Si liberino gli ostaggi” Papa Francesco

LEGGI LA PROPOSTA

Morire per l’ONU

L’interpretazione ufficiale americana dei rapporti internazionali come di una “competizione strategica” per il dominio mondiale, la determinazione degli Stati Uniti a vincerla debellando tanto per cominciare la Russia e la Cina, il “fai da te” di Putin mediante la guerra per mettere in sicurezza i confini con l’Ucraina, la prima reazione di Zelensky che ha chiesto lo scioglimento dell’ONU, la perversa azione terroristica di Hamas del 7 ottobre e la vendetta dello Stato d’ Israele contro tutta la popolazione  palestinese e l’intero territorio di Gaza, hanno fatto a pezzi l’ordine internazionale, esacerbando la “guerra mondiale a pezzi” già denunciata dal Papa. La prima e più importante vittima di questa catastrofe è l’ONU… Clicca qui una riflessione di Raniero La Valle

Immediato cessate il fuoco e urgente conferenza di pace.

Si fermi questo inaudito massacro in atto. Chiediamo il tempestivo intervento della comunità internazionale e dell’ONU per un immediato “cessate il fuoco” e favorire una soluzione definitiva e condivisa dei rapporti tra Israele e Palestinesi.

Quel che è in corso, da parte di Hamas e del governo di estrema destra israeliano, è una palese violazione di tutti i trattati e le convenzioni internazionali di salvaguardia delle popolazioni civili dalle guerre e da ogni forma di occupazione.

La nostra condanna contro ogni forma di violenza, di aggressione e di rappresaglia contro la popolazione civile, sia Palestinese, sia Israeliana è assoluta.

Hamas, dopo il criminale eccidio di civili inermi, deve immediatamente rilasciare gli ostaggi e cessare le ostilità che, oltretutto, le dono anche la storica e giusta lotta del popolo palestinese per il riconoscimento di un proprio stato autonomo.

Il governo di Israele con la sua rappresaglia ha già prodotto migliaia di morti, soprattutto donne e bambini, e mette a repentaglio la stessa esistenza dell’intera popolazione della Striscia di Gaza, già ad alto indice di povertà, impedendo il suo rifornimento di cibo, acqua ed elettricità ed in totale assenza di corridoi di fuga e, da ultimo, con inauditi massacri come quello dell’Ospedale scaturito dal bombardamento di Gaza.

Solo con il rifiuto della guerra e della violenza possiamo tutti impegnarci per costruire giustizia, rispetto per il diritto alla autodeterminazione dei popoli, per la convivenza e per una pace giusta e duratura.

Ci appelliamo al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite affinché assuma la propria responsabilità di organo garante del diritto internazionale chiedendo alle parti l’immediato cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi e dei prigionieri, il rispetto del diritto umanitario per evitare ulteriore spargimento di sangue, con l’impegno di convocare, con urgenza, una Conferenza di pace che risolva, finalmente, la questione Palestinese, condizione che porrebbe fine all’occupazione Israeliana e alla legittima resistenza Palestinese, ristabilendo così le condizioni per la costruzione di società pacifiche e democratiche.

Comitato per la pace  Taranto 

Anche questo  appello  cadrà nel vuoto perché l’ONU è sempre stata filo araba ma sempre paralizzata dai veti USA a favore di Israele. Clicca qui.

Perché non tutto il mondo è solidale con Israele.

In questo momento, in tutte le piazze, nel mondo si vedono molte più persone in solidarietà con i “terroristi palestinesi” che non con gli “israeliani aggrediti”. Come mai? Una risposta può essere che sono alla base dell’orrore odierno settantacinque anni di occupazione israeliana e di una politica occidentale piena di doppi standard che ha lasciato incancrenire la situazione, uccidendo ogni possibile orizzonte politico per una mediazione israelo-palestinese, basata sul principio ONU dei due Stati. Di questo parere è l’ex ambasciatrice Elena Basile insignita dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana: “Nel conflitto israelo-palestinese l’occupazione è israeliana, la negazione del diritto di autodeterminazione del popolo palestinese è israeliana, le incursioni nelle moschee e nelle chiese sono israeliane, la violazione delle risoluzioni Onu è israeliana. Non si mette in discussione il diritto alla difesa, ma una politica israeliana e occidentale nutrita di doppi standard e soprusi che crea il mostro Hamas”. Clicca qui.

All’Onu si litiga sulla glorificazione del nazismo.

La Terza commissione dell’Assemblea Generale Onu ha adottato una bozza di risoluzione sulla “lotta alla glorificazione del nazismo, del neonazismo e di altre pratiche che contribuiscono ad alimentare le forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza”. Il documento fu sostenuto da 106 Paesi, mentre 51 stati (tra cui l’Italia e gli altri europei) si opposero e 15 si astennero. Perché l’Italia si oppose? Perché la risoluzione era proposta dalla Russia? Meglio stare in compagnia con Germania e Giappone: le potenze dell’Asse “RoBerTo” della seconda guerra mondiale? Magari celebriamo l’anniversario dell’Asse Roma-Berlino-Tokyo? Il Patto tripartito fu sottoscritto a Berlino il 27 settembre 1940 dalla Germania nazista, dal Regno d’Italia e dall’Impero giapponese:  a guerra vinta, all’Italia e alla Germania sarebbe spettato il comando dell’Europa ed al Giappone il controllo dell’Asia.

Un percorso nelle scuole per cambiare sguardo sulla disabilità.

“Cambiamo sguardo: dire, fare, parlare di disabilità”: si chiama così il nuovo progetto dell’organizzazione CBM Italia, già attiva nelle scuole primarie e dell’infanzia, rivolto questa volta alle scuole di ogni ordine e grado di tutta Italia, tramite un percorso online dedicato a insegnanti e altro personale scolastico, attraverso invece una formazione in classe per alunni e alunne, studenti e studentesse, centrando l’attenzione soprattutto sul tema dei diritti delle persone con disabilità sanciti dalla relativa Convenzione ONU (continua…)

Le nostre complicità con i crimini di guerra.

Su PeaceLink è ora disponibile un rapporto ONU sull’Ucraina (clicca qui).

Un rapporto su cui è sceso un velo di silenzio perché documenta cose scomode e sgradite. Perché non se ne parla? Non se ne parla perché documenta la violazione dei diritti umani da parte delle autorità politico-militari ucraine. E’ un’indagine minuziosa svolta dall’ONU in Ucraina. L’ONU esprime preoccupazione su varie questioni, fra cui anche “torture, maltrattamenti e violenze sessuali”.

Recentemente PeaceLink ha pubblicato un rapporto su analogo argomento che metteva sotto accusa la Russia. (clicca qui).

Mobilitazione europea contro la guerra.

Appello per il cessate il fuoco e l’inizio di negoziati sottoscritto collettivamente da associazioni e organizzazioni diverse (socio-politico-sindacali) e individualmente da persone. Clicca qui.

Volute sempre dai governi, non dai popoli, le guerre non dovrebbero  nemmeno mai cominciare: nessuna guerra, in nessuna parte del mondo. è del popolo – dei sinceri rappresentanti dei popoli – il compito e la responsabilità di dire “basta!”, ovunque e per sempre.                                                                       

La guerra Russia-Ucraina (NATO e USA contro Russia e Cina) deve cessare immediatamente. Per chiedere e ottenere che questo avvenga, occorre subito (a fronte dei rischi sempre più grandi di conflitto nucleare, delle enormi perdite di vite umane e delle gravi ripercussioni sociali ed economiche) una grande manifestazione europea, unitaria, concordata e corale: tutto il popolo europeo è chiamato a manifestare contemporaneamente in tutte le capitali.    

Uno sciopero generale sarebbe necessario per gridare che l’Europa tutta si ferma per far finire (e finché non sarà finita) quest’ennesima immane tragedia. Se la proposta, l’idea forte dello sciopero generale risultasse irrealizzabile, si deve garantire l’individuazione di una giornata significativa e simbolica in cui convocare -in una stessa data da individuare – grandi manifestazioni di piazza per l’immediato cessate il fuoco e, contestualmente, per l’inizio di negoziati.

Raggiunto un certo numero di adesioni, si deciderà una data (es.: 6/9 agosto-Hiroshima e Nagasaki) significativa e si inviterà il popolo europeo a tenere manifestazioni in contemporanea in tutte le capitali d’Europa e in tutte le realtà anche minori in cui si riuscirà a organizzare dimostrazioni contro guerra/guerre. 

L’ONU accusa Biden: “Guantanamo deve chiudere”

“Il trattamento è crudele, disumano e degradante”. Dopo richieste cadute nel vuoto per decenni da parte di esperti indipendenti dei diritti umani dell’Onu, la commissaria speciale per i diritti dell’uomo e la lotta al terrorismo delle Nazioni Unite, Fionnuala Ni Aolain, è stata autorizzata a visitare la struttura sull’isola di Cuba. “La chiusura” di Guantanamo “resta una priorità”, si afferma nel suo  rapporto sul centro di detenzione statunitense di Guantánamo Bay.

Pochissime delle persone entrate a Guantánamo sono state incriminate e nessuna ha affrontato un processo equo. Il tempo è abbondantemente scaduto: si chiuda quella prigione, si chiamino a rispondere le autorità statunitense e si forniscano riparazioni ai detenuti che hanno subito maltrattamenti e torture”, ha aggiunto Callamard.

“Persiste una sconvolgente impossibilità di accedere alla giustizia per chi è stato a Guantánamo e chi vi si trova ancora. Molti di loro hanno necessità di cure mediche a causa dei trattamenti subiti”, ha proseguito Callamard.

“Le commissioni militari create per processare i detenuti di Guantánamo, compresi i presunti organizzatori e collaboratori degli attacchi dell’11 settembre, sono state un fallimento completo anche dal punto di vista del diritto alla giustizia dei sopravvissuti e dei parenti delle vittime di quegli attentati”, ha sottolineato Callamard.

“Amnesty International rivolge il suo plauso alla relatrice speciale per aver condotto la sua visita tecnica, la prima di questo genere di un relatore delle Nazioni Unite”, ha concluso Callamard.

  Fima qui l’appello di Amnesty International per chiudere Guantanamo

Nel silenzio generale la repressione dei Palestinesi.

Proseguono nel silenzio generale dei media mainstream le uccisioni sommarie di centinaia di civili palestinesi, le demolizioni e le confische di case e terre palestinesi, le aggressioni dei coloni e tanto altro:  Clicca qui l’intervista della relatrice speciale ONU sulla situazione dei diritti umani nel Territorio palestinese occupato: la dottoressa Francesca Albanese, accademica, giurista specializzata in diritti umani e diritto.

Il genocidio curdo.

Cari/e, vi invio il report (clicca) della delegazione italiana che è stata in Iraq dal 19 al 31 maggio, a Shengal, nella terra degli ezidi, governatorato di Ninive e al Campo rifugiati di Makhmour, per incontri con la società civile kurda ed ezida, per implementare i progetti dell’ospedale di Serdest e delle attrezzature sanitarie per il Campo di Makhmour, per lanciare – come ci hanno chiesto – una grande campagna (clicca qui) per il riconoscimento del genocidio ezida del 2014 ad opera dell’ISIS, un riconoscimento che è già pervenuto dall’Onu, dai parlamenti belga, olandese, australiano e tedesco. L’Italia ha riunito una commissione parlamentare per questo, nel 2019, senza poi dare seguito all’iniziativa. Con l’occasione, facciamo girare la proposta politica che dovrà poi essere integrata dal punto di vista legale e consegnata ai parlamentari: vi preghiamo di sottoscriverla, con nome, cognome, luogo di residenza, codice fiscale e indirizzo mail. Le adesioni sono individuali e collettive.

L’ONU diffida gli USA.

L’ONU al governo USA: “La privazione della libertà di Leonard Peltier, contraria agli articoli 2, 7 e 9 della Dichiarazione universale dei diritti umani e agli articoli 2 (1), 9 e 26 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, è arbitraria”. Clicca qui.

Uscire dalla Nato e anche riformare l’ONU.

Stati Uniti, Russia, NATO, Israele si sentono in diritto di violare la Carta delle Nazioni Unite e i principi del diritto internazionale quando ciò fa comodo ai loro interessi. Questo accade dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e dall’istituzione dell’organismo la cui Carta dovrebbe essere  una sorta di costituzione globale che regola i 192 Stati che compongono la comunità internazionale.

Per restare negli ultimi decenni. Nel 1979 l’Unione Sovietica occupò l’Afghanistan per proteggere un governo favorevole a Mosca e dovette ritirarsi 10 anni dopo. Gli Stati Uniti lo fecero nel 2001 alla ricerca di Osama bin Laden e rimasero nel paese per due decenni. La NATO, sotto il comando di Washington, ha bombardato ciò che restava della Jugoslavia per tre mesi nel 1991. Poi sono arrivate le guerre di “liberazione” guidate dalla Casa Bianca per ottenere armi inesistenti in Iraq (2003) o per instaurare la democrazia in Libia (2011) e in Siria (2014). Le condanne della comunità internazionale non servono a nulla finché gli Stati Uniti proteggono Israele nel Consiglio di Sicurezza. In Ucraina Usa/Nato si scontrano con Russia   dopo  che il Patto di Varsavia ha cessato di esistere più di due decenni fa con la scomparsa dell’Unione Sovietica. Clicca qui.

Interpellanza alla Camera sui PFAS.

Presentata dall’onorevole Enrico Cappelletti (M5S) che chiede al Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin di intervenire per monitorare e contrastare la contaminazione dell’acqua, del suolo e dell’aria in tutto il territorio italiano di queste sostanze che gli studi scientifici associano all’insorgenza di tumori, malattie metaboliche, infertilità maschile e interferenze con la salute riproduttiva delle donne, eccetera, sostanze persistenti e bioaccumulabili  largamente utilizzate  per la produzione industriale di materiali idrorepellenti come tessuti, vernici, attrezzature antincendio, confezioni di alimenti, ecc. La situazione italiana è stata oggetto di indagini dell’ONU e della Commissione interparlamentare Ecomafie.

Se intendesse veramente intervenire, non sfugga al Ministro il Disegno di Legge presentato nella trascorsa legislatura dall’ex senatore Mattia Crucioli, che detta “Norme per cessazione della produzione e dell’impiego dei Pfas”. Insomma li mette al bando in Italia. Vieta la produzione (della Solvay di Spinetta Marengo AL), l’uso e la commercializzazione di PFAS o di prodotti contenenti PFAS, ne disciplina la riconversione produttiva e le misure di bonifica e di controllo. Insomma assume le istanze di tutti i Movimenti, Associazioni e Comitati, che da anni si battono per eliminare questi cancerogeni bioaccumulabili e persistenti, praticamente indistruttibili, dalle acque, dall’aria, dagli alimenti, infine dal sangue dei lavoratori e dei cittadini altrimenti ammalati e uccisi.

Referendum in Ucraina.

Entrambe le parti dicono che quei territori sono loro perché, rispettivamente, ucraine o russe sono le popolazioni che li abitano. Allora un terreno di trattativa può essere la proposta di una sospensione delle operazioni belliche e dell’indizione, in un tempo che consenta di far decantare il furore della guerra, di un referendum sotto garanzia dell’Onu, adeguatamente articolato e con sagge e opportune soluzioni alternative locali: dite che vi battete per la libertà delle vostre popolazioni, e allora andiamo a vedere cosa pensano queste popolazioni. Certo il diritto internazionale dei confini statali salterebbe, ma nella Carta delle Nazioni Unite c’è anche il principio di autodeterminazione dei popoli”. Discutono della proposta giuristi e politologi, ma anche semplici pacifisti come noi che la sostenemmo già  un anno fa: clicca qui.

Il processo a Julian Assange – Storia di una persecuzione.

Con questo libro, Nils Melzer, ex Relatore speciale dell’ONU contro la tortura, documenta come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna abbiano messo illegalmente a tacere il fondatore di WikiLeaks. Un’inchiesta rigorosa e appassionante sullo scandalo legale del secolo. Il resoconto straziante di una giustizia corrotta che attraversa non solo i confini, ma le stesse Nazioni Unite.

Creare finalmente la Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza.

Ricordando sempre anche i diritti di bambini, bambine e adolescenti con disabilità, molto spesso “i più vulnerabili tra i vulnerabili”, condividiamo senza riserve l’istanza rivolta da UNICEF Italia ai Presidenti di Camera e Senato, «di non rimandare ulteriormente la creazione della Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza, prevista dalla Legge 451 del 1997, organismo che può rappresentare un punto di riferimento certo per chi, dentro e fuori il Parlamento, opera per la piena attuazione della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza» (continua…)

Riflessioni “a bocce ferme” su quei casi di omicidio-suicidio.

Sugli episodi di omicidio-suicidio posti in essere da alcuni/e caregiver ai danni di se stessi e della persona con disabilità di cui si curano. Premesso che l’assistenza a una persona con disabilità deve competere in prima istanza allo Stato e non alla famiglia (Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità), quali sono le riflessioni che si potrebbero fare “a bocce ferme” su tali tragiche vicende?» (continua…)

Disabili: persone vulnerabili o vulnerate?

«Le sconvolgenti conseguenze del terribile terremoto in Turchia e Siria – scrive Giampiero Griffo – ci danno l’occasione per riflettere a che punto siamo con la protezione delle persone con disabilità in situazioni di emergenza legate a disastri naturali o creati dagli uomini, come chiesto dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Ebbene, secondo una recente ricerca, su 55 Paesi europei e asiatici, solo 5 hanno nella propria legislazione sull’emergenza un’attenzione specifica alle persone con disabilità. In Italia bene i Vigili del Fuoco, meno bene la Protezione Civile» (continua…)

La battaglia per chiudere il buco dell’ozono.

Le Nazioni Unite (ONU) hanno rilasciato un comunicato storico: per il 2045 il buco nello strato di ozono sopra l’Artico si sarà completamente riformato, tornando ai livelli del 1980. Nell’Antartico invece questo recupero è previsto entro il 2066 circa. L’ozono è un gas che in atmosfera costituisce uno strato protettivo (l’ozonosfera) che blocca il passaggio dei raggi UV provenienti dal sole e le conseguenti radiazioni ultraviolette che mettono in pericolo la vita sul nostro Pianeta. Clicca qui il blog di Prontobolletta.

La chiusura del buco dell’ozono è un’ottima notizia per il Pianeta, ed è un avvenimento che è potuto accadere grazie anche alle lotte condotte in Italia. Il “buco dell’ozono” nella stratosfera, causa dei tumori maligni melanoma, era soprattutto originato dai clorofluorocarburi CFC, i gas contenuti nei frigoriferi e nelle bombolette spray. Nel 1992, nella fabbrica che li produceva (Montefluos-Ausimont di Spinetta Marengo oggi Solvay), gli attivisti diGreenpeace scalarono le ciminiere con striscioni che chiedevano l’eliminazione dei CFC. In quella vittoriosa campagna con Greenpeace: in prima linea un lavoratore che dal colosso chimico subì rappresaglie (fino al licenziamento) sanzionate dalla Magistratura. Con quella battaglia noi segnammo una crescita della coscienza ecologica su scala mondiale. Per saperne di più: clicca qui stralci da “Ambiente Delitto Perfetto” di Barbara Tartaglione e Lino Balza prefazione di Giorgio Nebbia, e da “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza”. 

I Pfas sono una calamità ambientale e sanitaria: intervenga il Parlamento.

Egr. Onorevoli e Senatori,

già nella trascorsa legislatura è stato presentato dall’ex senatore Mattia Crucioli un DISEGNO DI LEGGE CHE METTE AL BANDO I PFAS IN ITALIA. (clicca qui).  Vieta la produzione, l’uso e la commercializzazione dei perfluoroalchilici (PFAS) nonché degli innumerevoli prodotti contenenti PFAS, ne disciplina la riconversione produttiva e le misure di bonifica e di controllo. Accoglie in ciò le censure di Commissione interparlamentare ecomafie e Commissariato Onu, insomma assume le istanze di tutti i Movimenti, Associazioni e Comitati, che da anni si battono per eliminare questi cancerogeni bioaccumulabili e persistenti, praticamente indistruttibili, dalle acque, dall’aria, dagli alimenti, dunque dal sangue dei lavoratori e dei cittadini altrimenti ammalati e uccisi (emblematico l’ecocidio veneto perpetrato dalla Miteni di Trissino).

Al bando, ovviamente, la produzione. In Italia l’unico stabilimento che produce i Pfas è la Solvay di Spinetta Marengo in Alessandria, da dove proprio fin dagli anni ’80 è partita la nostra denuncia contro gli inquinamenti. Ad Alessandria il sindaco potrebbe, dovrebbe, fermare con ordinanza gli impianti che producono e utilizzano i Pfas (PFOA, C6O4, ADV) e li scaricano in aria/acqua/suolo: nell’immediato, perché intercorreranno i tempi processuali prima che tribunali di Vicenza e Alessandria provvedano alle sanzioni e ai risarcimenti.

Però, nel richiamare il precedente dell’amianto, È L’INTERVENTO LEGISLATIVO A LIVELLO NAZIONALE INNANZI TUTTO NECESSARIO E URGENTE, perché l’emergenza Pfas è oramai conclamata dalle Arpa in Veneto, Piemonte, Lazio, Trentino, Lombardia ecc.

Onorevoli e Senatori,

per valutare l’urgenza sanitaria di intervenire, vi invitiamo di ascoltare, dalla viva voce del dottor Vincenzo Cordiano, la relazione di ISDE Associazione Italiana Medici per l’Ambiente (clicca qui). La relazione, corredata  di esemplari tabelle esplicative, mostra quanto queste sostanze, i Pfas vecchi e nuovi, siano bioaccumulabili e indistruttibili, tossiche e cancerogene, come si accumulino nei tessuti umani, in particolare polmoni, reni, tiroide ecc., quanto siano individuate da tutti gli studi epidemiologici nazionali e internazionali, per inequivocabile nesso causale, come agenti di malattie e morti per cancri a rene, testicoli, tiroide, ecc. nonché come interferenti endocrini già a livello embrionale e puberale, eccetera.  La drammaticità è sottolineata dalla relazione nel fornire una guida clinica per la prevenzione sanitaria. Ma, ATTENZIONE, ONOREVOLI E SENATORI, LA PREVENZIONE PRIMARIA TOCCA AL PARLAMENTO. 

Per ulteriori approfondimenti, è a vostra disposizione (come di tutti coloro che ci faranno richiesta) il Dossier “Pfas. Basta!”: in oltre 350 pagine è una piccola enciclopedia che racconta la storia in Italia delle lotte contro gli inquinatori Solvay e Miteni, dalle denunce degli scarichi in Bormida degli anni ’90 fino ai processi 2022 ad Alessandria e Vicenza. Una lunga storia di mobilitazioni anche contro connivenze, complicità, corruzioni, ignavie di Comune, Provincia, Regione, Governo, Asl, Arpa, Sindacati, Magistratura e Giornali.  La lunga storia dei PFAS (PFOA e C6O4 e ADV) è tratta in breve da stralci dei libri “Ambiente Delitto Perfetto” (Barbara Tartaglione – Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia) e “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza”, nonché del Sito “Rete Ambientalista Movimenti di lotta per la salute, l’ambiente, la pace e la nonviolenza” www.rete-ambientalista.it gestito dal “Movimento di lotta per la salute Giulio A. Maccacaro”.

L’ONU sull’occupazione delle terre palestinesi.

Il comitato per la decolonizzazione delle Nazioni Unite ha adottato una bozza palestinese di risoluzione che richiede il parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) sull’occupazione israeliana delle terre palestinesi dal 1967. 98 paesi hanno sostenuto la risoluzione, 52 si sono astenuti e 17 hanno votato contro. La misura è stata respinta da Israele. Clicca qui.

Apartheid o antisemitismo?

La Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite per le  violazioni dei diritti dei palestinesi ha dichiarato che indagherà sulle accuse di apartheid contro Israele. Israele risponde  che i membri della commissione “detestano” lo Stato ebraico e praticano l’antisemitismo, e  ha rifiutato di collaborare con la commissione, non le ha concesso l’ingresso in Israele o nelle aree sotto controllo palestinese in Cisgiordania e Gaza. Clicca qui.

I pacifisti esistono se rivendicano ai governi.

La manifestazione per la pace convocata  a Roma per il 5 novembre da “Europe for Peace” & partners” è stata di fatto sollecitata (“Fate chiasso”) da Papa Francesco che, autentico pacifista, può far svolgere al Vaticano  un ruolo di mediazione diplomatica in ambito Onu. Inoltre è l’affermazione della dimensione del pacifismo, orgogliosamente-idealmente-numericamente  considerevole ma, purtroppo, politicamente debole a rappresentare la maggioranza pacifista del popolo italiano: siamo stati tra i primi (clicca qui) ma non siamo i soli a pensarla così (clicca qui). Cosa chiediamo al parlamento e al governo italiani? Ci accontentiamo delle parole d’ordine: “Immediato cessate il fuoco” e “Avvio di negoziati verso una Conferenza internazionale di pace”? Oppure rivendichiamo, in concreto,  al governo una iniziativa in campo europeo atta a favorire un percorso di compromesso negoziabile in ambito Onu, sulla base dei principi dell’autodeterminazione (effettuare nuovamente i referendum nelle regioni filorusse, riconoscere la Crimea parte della Russia) e della neutralità (Ucraina fuori Nato)? Ovvero rivendichiamo, in concreto, al governo: no all’invio di armi, no all’aumento delle spese militari, no alle (auto)sanzioni)? E in prospettiva chiediamo: fuori l’Italia dalla Nato,  fuori la Nato dall’Italia?

La grande manifestazione del 5 novembre ci serva a fare chiarezza.

Guerra in Ucraina: massime le responsabilità di USA e Europa.

Nel giudizio della storia conta anche la genesi geopolitica del conflitto. E in questo ambito, vale la pena di ripercorrere alcune tappe con l’aiuto di una fonte non sospettabile di simpatie per il Cremlino: la prestigiosa rivista Foreign Affairs. Si tratta di un’analisi che contribuisce a far comprendere che, come in ogni guerra, c’è un presente (in cui la gerarchia delle colpe è del tutto evidente) e c’è un passato (in cui anche la gerarchia delle responsabilità deve essere considerata). Ebbene, Stati Uniti e alleati europei condividono la maggior parte della responsabilità della crisi: l’allargamento della Nato, il rovesciamento illegale del presidente ucraino democraticamente eletto e filo-russo… Una soluzione alla crisi ucraina esisteva, secondo Foreign Affairs. Esiste: «Gli Stati Uniti e i loro alleati dovrebbero abbandonare il loro piano di occidentalizzazione dell’Ucraina e puntare invece a farne un cuscinetto neutrale tra la Nato e la Russia, simile alla posizione dell’Austria durante la Guerra Fredda.>> Clicca qui Il Corriere della Sera.

Fermate le guerre, tutte.

Clicca qui Papa Francesco. “La guerra in Ucraina ha messo le coscienze di milioni di persone dell’Occidente davanti alla cruda realtà di una tragedia umanitaria che già esisteva da tempo e simultaneamente in vari paesi, Yemen, Libia o la Siria, per citare alcuni esempi contemporanei. Oggi assistiamo a una terza guerra mondiale a pezzi, che tuttavia minacciano di diventare sempre più grandi, fino ad assumere la forma di un conflitto globale. Vedo quanti rivendicano le loro radici cristiane ma poi fomentano conflitti bellici come modi per risolvere gli interessi di parte, tramite cosiddette “guerre preventive o “guerre manipolate”, nelle quali per giustificare attacchi ad altri paesi sono creati falsi pretesti e contraffatte le prove. E’ tanto più immorale che paesi tra i cosiddetti sviluppati sbarrino le porte alle persone che fuggono dalle guerre da loro stessi promosse con la vendita di armamenti (per ogni 100 dollari spesi nel mondo, 2,2 siano stati destinati alle armi). Dobbiamo trovare vie che non ci lascino appesi a una imminente catastrofe nucleare causata da pochi. La prima organizzazione a cui pensiamo è quella delle Nazioni Unite (l’Onu) e, in particolare, il suo Consiglio di sicurezza.”

4 novembre: non festa ma lutto.

La data del 4 novembre viene celebrata con continuità dal fascismo fino ad oggi, per richiamare l’unità dell’Italia sotto il segno della guerra e dell’esercito. “Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate” nell’anniversario della fine di un tragico conflitto mondiale (16milioni di morti) che costò al nostro paese un milione e duecentomila morti (600.000 civili e 600.000 militari): per la prima volta nella storia a morire a causa della guerra non furono solo i militari al fronte, ma in pari numero i civili vittime di bombardamenti o di stenti, malattie, epidemie causate dalla guerra stessa. Vogliamo ricordare e onorare quei morti rinnovando l’impegno contro ogni guerra e la sua preparazione, dunque contro le guerre di oggi, contro le armi costruite per le guerre di domani. Solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Meno armi più difesa della vita, ridurre drasticamente le spese militari e devolvere i fondi per abolire la fame, la povertà, l’inquinamento del pianeta. Drastica riduzione delle spese militari che gravano sul bilancio delle spese sociali. L’Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la messa al bando delle armi nucleari. Uscita dell’Italia dalla Nato, uscita della Nato dall’Italia. No invio armi ai paesi belligeranti.

Per questo sosteniamo la Campagna “Un’altra difesa è possibile”, che prevede l’istituzione di un Dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta.

Pace, disarmo, smilitarizzazione. Tutela della vita degli umani e della Terra.

Proponiamo che il 4 novembre si svolgano commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, di ieri e di oggi.

Le commemorazioni devono essere un solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze: per ridurre drasticamente le spese militari, per abolire le testate nucleari, per fermare le fabbriche di armi.

Per i Pfas, Regione e autorità sanitarie denunciate alla Corte europea dei diritti dell’uomo.

Il rapporto ONU “A/HRC/51/35/Add.2” sarà presentato ufficialmente all’ONU – Human Rights Council il 20 settembre 2022. L’autore Marcos Orellana, l’Alto Commissariato Onu, nella relazione finale dell’ispezione in Italia ha stimato la contaminazione da Pfas in Veneto come “il più grande inquinamento ambientale d’Europa” (in attesa che si completi quello in Piemonte  della Solvay) .

Sulla base di questo documento che sancisce la violazione dei diritti umani delle popolazioni  da parte delle Autorità italiane: le stesse saranno deferite presso il tribunale europeo a Strasburgo, ossia la Corte europea dei diritti dell’uomo. Annuncia Alberto Peruffo:  «Siamo  intenzionati a interpellare la magistratura affinché dia il via ad un procedimento contro i vertici della Regione Veneto e contro i dirigenti della sanità veneta ciascuno per le proprie responsabilità, ciascuno nei periodi di riferimento, in ragione di una situazione di avvelenamento della popolazione, che si è consumata in modo consapevole e doloso, Chiediamo tutto ciò non solo per le analisi negate, ma pure per il ritardo nella bonifica, per l’incenerimento dei Pfas a Legnago senza i sufficienti controlli, per manipolazione dell’informazione”.

Ci sono tutti i presupposti giuridici per denunciare una situazione di avvelenamento di massa rispetto al quale la politica sapeva e ha taciuto, caricandosi dunque sulle spalle indubbie responsabilità penali”: l’affermazione dal Veneto rimbalza in Piemonte contro i vertici della Regione  e contro i dirigenti della sanità.

Marcos Orellana, sulla violazione dei diritti umani in relazione alle sostanze tossiche, ha sottolineato “l’omissione da parte delle autorità regionali di informazioni cruciali per la salute ”. Nel 2013, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr),  della presenza degli inquinanti Pfas ha informato (con un certo ritardo rispetto all’allarme da me lanciato da Alessandria) le autorità della regione Veneto, le quali però non hanno informato i residenti delle aree contaminate e sui rischi per la salute: fino al 2017  nessuno ha avvertito che l’acqua dei rubinetti conteneva Pfas. Anzi, sia la provincia di Vicenza che l’Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione Ambientale del Veneto (Arpav) avrebbero potuto far emergere informazioni sull’inquinamento già molti anni prima, ma “sapevano e tacevano” e omettevano i controlli delle cosiddette “barriere al PFOA”. Addirittura la Regione Veneto nel 2014 aveva rilasciato a Miteni di Trissino autorizzazione AIA per il nuovo pfas GenX. La Regione di Luca Zaia non ha avviato nessuna seria indagine epidemiologica, le stesse analisi sul rischio di contaminazione alimentare  sono state parziali, datate e tenute nascoste alla popolazione fino al pronunciamento 2021 del Tar.

Silenziato il tema del conflitto in Ucraina durante la campagna elettorale.

LETTERA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA
Sottoscrivi anche tu il nostro appello di “Costruttori di Pace *” al Presidente della Repubblica e a tutte le organizzazioni della società civile affinché promuovano e sostengano una trattativa per l’immediato cessare del fuoco in Ucraina. (Questo il link) Un segnale necessario, in questo particolare momento, poiché alcuni schieramenti politici – che hanno silenziato il tema del conflitto in Ucraina durante la campagna elettorale – continuano a individuare nelle sanzioni e nell’invio delle armi l’unica soluzione possibile, rinunciando a farsi parte attiva in Europa di iniziative di garanzia tramite l’ONU. Ecco perché chiediamo l’istituzione – nel governo che verrà – di un Ministero per la Pace: per garantire che la PACE venga considerata come valore costituente irrinunciabile della nostra Repubblica

Ci appelliamo inoltre al Presidente affinché l’Italia si faccia promotrice di un processo costituente che rilanci l’ambizione di dotare l’Europa di una Carta fondamentale che poggi sulla pace, sul ripudio della guerra, sulla cura della Terra, sul rapporto con la natura, sulla fratellanza, sulla solidarietà interna e internazionale e sul superamento delle disuguaglianze e dei privilegi. Abbiamo già raccolto quasi 800 adesioni. Cerchiamo di arrivare a 1000 sottoscrizioni. Consegneremo al Quirinale la lettera il 21 settembre 2022, in occasione della giornata internazionale della Pace.

Festival della nonviolenza: disarmarsi per disarmare.

…A inizio 2022 risultano 12.705 testate nucleari esistenti nel mondo, 9.440 in condizione di uso potenziale, di cui 2.000 in stato di massima allerta, nonostante il Trattato per la proibizione delle armi nucleari (TPNW), votato dall’Assemblea delle Nazioni Unite nel 2017 ed entrato in vigore il 22 gennaio 2021. Le spese militari nel mondo hanno superato nel 2021 i 2.000 miliardi di dollari e in Italia, nel 2022 la spesa prevista per gli armamenti è di 25,823 miliardi, più 3,4 rispetto all’anno precedente, più 20% negli ultimi tre anni.

Clicca qui le altre iniziative in Valsusa nella newslettera di Doriella&Renato.

Il carcere israeliano con un milione di minori.

Allarme di Michelle Bachelet, alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. Ogni bomba che Israele sgancia sull’enclave assediata, crimine di guerra dopo crimine di guerra, viene sganciata con la consapevolezza che i minori sono le probabili vittime, e i minori sono il 47% della popolazione di Gaza. Secondo Save the Children, oggi l’80% dei minorenni di Gaza dichiara di vivere con depressione, dolore e paura. L’accademico palestinese-americano Yousef Munayyer afferma che è ora di smettere di chiamare Gaza una “prigione a cielo aperto”, ma quello che è veramente: una camera di tortura. Nello stesso Israele le scuole palestinesi o arabe ricevono spesso un finanziamento per ogni alunno quasi sei volte inferiore rispetto alle scuole per studenti ebrei poiché non possono essere ammesse al finanziamento da parte dell’istituzione sionista. Successivamente subiscono discriminazioni nel mercato del lavoro e sono anche soggetti alle 65 leggi razziste di Israele. Secondo l’Associazione Defense for Children International, in Palestina ogni anno circa 500-700 minorenni palestinesi, alcuni dei quali di appena 12 anni, sono detenuti e perseguiti nei tribunali militari israeliani illegali. L’accusa più comune contro di loro è il lancio di pietre. Clicca qui.

Giornata internazionale dei popoli indigeni.

Dal 1994 indetta dall’ONU per il 9 agosto. I popoli indigeni stanno difendendo il mondo vivente dalla distruzione provocata da un modello di sviluppo irrazionale e predatorio che devasta e desertifica l’intera biosfera. Nel 2021 sono stati uccisi almeno 358 difensori dei diritti umani, di cui quasi il 60% erano difensori coraggiosi della terra, dell’ambiente o dei diritti dei popoli indigeni e oltre un quarto indigeni loro stessi”.
Clicca qui.