Il comitato “Salute Verona” rilancia l’allarme sulla proposta di installare un impianto di trattamento dei fanghi di depurazione per la riattivazione dell’ inceneritore di Ca’ del Bue di Verona, contestando la Giunta di “voler incenerire per almeno quarant’anni (la durata del piano economico finanziario previsto) i fanghi contaminati con i PFAS”.
Categoria: Inceneritori
Acerra si mobilita contro l’inceneritore.
Manifestazione a Mestre contro gli inceneritori.
La protesta contro la costruzione di due impianti in uno dei siti più contaminati d’Italia. In piazza 5.000 manifestanti e decine di associazioni. Clicca qui.
L’inceneritore s’ha da fare.
Il Consiglio di Stato ha respinto tutti i ricorsi delle associazioni ambientaliste contro il termovalorizzatore da 600.000 tonnellate che il sindaco Roberto Gualtieri esalta come la soluzione finale ai problemi dei rifiuti di Roma. Clicca il commento di Gianfranco Amendola: Il Consiglio di Stato approva l’inceneritore: ma dove vive?
E se, invece di scaricarli in aria e acque, li bruciassimo?
Tra i prezzolati soloni delle soluzioni per lo smaltimento delle scorie dei Pfas, ritenute indistruttibili, c’era chi proponeva di bruciarle negli inceneritori. Il risultato è verificabile a Marghera, dove la concentrazione di Pfas tocca soglie elevatissime nei campioni di terreno raccolti in un parco giochi di via Moranzani, oltre che nelle uova contaminate in pollai domestici. La denuncia è del coordinamento dei comitati “No inceneritore di Fusina” che chiedono infatti lo stop immediato agli inceneritori di Eni Rewind e di Veritas in quanto la fonte dell’inquinamento è proprio dovuta alla deposizione dei Pfas a seguito dell’incenerimento di rifiuti urbani e di fanghi contenenti Pfas, con effetto ultimo di concentrarli in loco. Il Coordinamento chiede con urgenza di interrompere l’iter di approvazione dell’inceneritore di fanghi di Eni Rewind, lo stop alla seconda linea di Veritas e il divieto di incenerire fanghi nella linea L1. Veritas parla di accanimento accusatorio e pericoloso allarmismo.
I fanghi negli inceneritori.
INCENERIMENTO DEI FANGHI DEI DEPURATORI QUALI ALTERNATIVE?
Venerdì 1 marzo 2024 ore 17.30
Teatro Kolbe – via Aleardi 156 – Mestre
Tra i fanghi anche i Pfas.
Clicca qui “Ambiente Venezia”.
Corteo contro l’inceneritore di Acerra.
È una lotta difficile, ma ad Acerra, in provincia di Napoli, non c’è molta scelta. Si continua a morire di patologie tumorali, cardiovascolari, che colpiscono anche i giovani, basta girare per la città e dare un occhio ai manifesti funebri. Clicca qui.
I dati epidemiologici devono essere resi pubblici.
Chiunque risieda nei pressi di un impianto di incenerimento di rifiuti ha il diritto ad accedere ai dati relativi alla mortalità e la frequenza di malattie. A stabilirlo una storica sentenza del TAR del Piemonte, passata decisamente in sordina, la quale ha riconosciuto tali dati epidemiologici come “informazioni ambientali” a cui la Pubblica amministrazione deve consentire l’accesso. Clicca qui.
Grande mobilitazione contro gli inceneritori.
Discariche e inceneritori: è battaglia sui Pfas.
Dice Solvay: a Spinetta Marengo usiamo i filtri scaricando i reflui in aria e acqua. Noi diciamo: non c’è depuratore che tenga, non c’è filtro che tenga i PFAS. E poi i filtri vanno smaltiti: bruciarli inquinano comunque. Infatti la presenza nei rifiuti dei temutissimi tossicocancerogeni derivati del fluoro preoccupa mezz’Italia, e già sono al centro di uno scontro a Venezia, per il maxi cosiddetto “termovalorizzatore” di Fusina, dove vorrebbero incenerire 190.000 tonnellate annue di fanghi contaminati da diossine, idrocarburi, metalli e soprattutto dai famigerati Pfas della Miteni di Trissino. Ma non c’è solo l’eredità della Miteni: ad Arzignano, centro del polo conciario della Valchiampo, si adoperano Pfas in grandissima quantità per la impermeabilizzazione delle pelli, al punto che il sindaco chiede alla Regione di estendere le indagini sanitarie sulla presenza nel sangue dei Pfas a tutti i residenti (provvedimento sconosciuto in Piemonte).
Perché no ai termovalizzatori, da chiamarsi inceneritori.
Sulla newsletter di Doriella&Renato (clicca qui): il ricorso all’incenerimento dei rifiuti tramite i termovalorizzatori (da chiamarsi più propriamente inceneritori) è una tecnologia superata. A sostenerlo non è solo la stragrande parte del mondo ambientalista, ma anche la scienza internazionale. Una delle voci più autorevoli è quella di Paul Connett, scienziato di fama internazionale, fondatore della strategia “Rifiuti-Zero”. Con lui, in foto, Rossano Ercolini vincitore del prestigioso premio ambientale Goldman, ad Alessandria nel 2005.
Cosa facciamo dei Pfas? Li inceneriamo?
Il Coordinamento No Inceneritore Fusina lancia la massima allerta alla popolazione di Venezia, della Riviera del Brenta, del Miranese e di tutta la cintura metropolitana sul progetto di ENI Rewind: la costruzione di due nuovi forni per bruciare 190.000 ton/anno di fanghi tossici che derivano non solo dai reflui domestici, ma anche da quelli industriali e artigianali e dai depuratori, in particolare con alte concentrazioni di diossine, idrocarburi, PCB, metalli e soprattutto PFAS. L’incenerimento di questi ultimi composti costituisce una vera e propria bomba ecologica e sanitaria.
Il Coordinamento sta lavorando a una grande manifestazione e ad altre azioni mirate a sensibilizzare i cittadini e a promuovere il boicottaggio della multinazionale petrolifera, e sta valutando l’indizione di un grande referendum popolare autogestito.
Fiume “riscaldato” e inquinamento, le rovine dell’inceneritore.
Per raffreddare l’impianto per il trattamento dei rifiuti viene presa e riscaldata l’acqua dei fiumi, Padova è la terza città in Europa per le polveri nell’aria. Ora vogliono aumentare la capacità dell’inceneritore. Clicca qui.
Sul disastro ambientale di Massarosa.
Tra incendi, elettrosmog, inceneritore, avvelenamento acque. Interviene il Comitato Sanità Pubblica Versilia Massa Carrara: clicca qui.
Inceneritore e biodigestori: le ragioni del no e le alternative.
La narrazione corrente, grazie anche all’influenza di taluni importanti canali di comunicazione, vorrebbe dimostrare che l’incenerimento dei rifiuti sia la soluzione ottimale nel problema della gestione dei rifiuti ( vedi Roma ecc. ). In realtà il ricorso al “termovalorizzatore”, come, in particolare, quello previsto all’estrema periferia di Roma (località S. Palomba), al confine con i Castelli Romani, presenta gravi e molteplici problemi in termini di impatto ambientale ( polveri sottili, deturpazione paesaggistica, gestione delle scorie, ricadute sulla salute pubblica ecc.). Non ultimo, del quale si sente parlare poco, è l’enorme fabbisogno idrico che con le condizioni in cui versano le falde dei colli Albani ed oltre, è assolutamente incompatibile ed insostenibile. Anche il ricorso ai biodigestori non sarebbe una soluzione priva di impatto. In realtà esistono valide alternative che tutt’ora sono ancora trascurate ed emarginate dal potere politico ed economico.
Su tali problematiche: videoconferenza il primo luglio proposta da Italia Nostra. Clicca qui.
Cinquestelle sempre più grandi opere, sempre meno voti.
Marco Ponti fa la storia (clicca qui) di come i grillini si sono arresi al Sistema. Eppure avevano cominciato bene: furono promosse dal governo giallo-verde nel 2018 analisi sistematiche dell’utilità di grandi opere, con lo strumento considerato il più adatto, cioè l’analisi costi-benefici sociali. Si iniziò con opere per 27 miliardi, quattro al Nord e una al centro, dell’utilità delle quali esistevano forti dubbi. I tecnici incaricati, guidati da Ponti, dimostrarono che si trattava davvero di sprechi di soldi pubblici. Ma poi nei 5 Stelle il vento cambiò. Addio razionalità economica e lotta agli sprechi dei soldi dei contribuenti, residui di idee ormai obsolete. Sì a tutto. Nel perseguire la berlusconiana logica delle Grandi Opere ovunque, oggi, i Cinquestelle coerentemente sostengono il governo Draghi e il Pnrr: 62 miliardi sono allocati a grandi opere, soprattutto ferrovie, e soprattutto al Sud. Le grandi opere inutili sono perfette per il consenso. Tutti sono contenti: sindacati, politici locali e centrali, costruttori, la mafia. Chi paga, cioè i contribuenti, non lo saprà mai, e i politici non risponderanno mai di sprechi. Perfetto, no? Perfetto ma non per i grillini: non hanno avuto grandi benefici di consenso elettorale. Né li avranno gli attuali vari tronconi, stante il modello politico ed economico Sì Tav che hanno imboccato. Imbattibile la battuta di Grillo: “Dovremmo uscire dal governo per un cazzo di inceneritore!?”. O per qualche cazzo di vagone di missili in Ucraina?
No a nuovi inceneritori in Piemonte.
Il Piemonte non ha bisogno di nuovi impianti di incenerimento: una Regione ampiamente inadempiente alle norme europee, nazionali e allo stesso piano regionale, non può basare sulle proprie inefficienze nuove progettualità impiantistiche per lo smaltimento.
Con i progetti ad oggi avanzati si andrebbe verso un sovradimensionamento impiantistico importante, a tutto discapito di una gestione sostenibile dei rifiuti e del percorso di economia circolare che l’Europa ci chiede. Clicca qui.
L’inceneritore e tu chiamalo termovalorizzatore.
Se poi lo costruisci a Roma puoi sempre sperare in un miracolo. Ma il Papa è contrario, al pari della maggioranza dei romani che non si fideranno del sindaco Gualtieri di “assolute garanzie per ambiente e salute”. Infatti l’inceneritore non ‘distrugge’ i rifiuti ma semplicemente li trasforma in fumi, anidride carbonica (una tonnellata di rifiuti ne produce circa una tonnellata), diossine, ossidi di azoto, infine ceneri e residui di combustione che devono essere smaltiti in discariche speciali, anche queste ubicate a Roma.
A parte la salute, l’addio alla raccolta differenziata e al riciclo graverebbe sulle tariffe dei romani perchè per costruire un inceneritore da 600mila tonnellate occorrerebbero almeno 700milioni di euro in costanti lievitazioni di costi e senza fondi comunitari.
“Beati i Costruttori di pace” davanti al maledetto inceneritore di Padova.
Quest’anno, Epifania della Terra con don Albino Bizzotto. Clicca qui.
Il modello di transizione ecologica di Cingolani – Draghi (e Grillo?).
Il problema, per il ministro (grillino?), è che “il mondo è pieno di ambientalisti radical chic e di ambientalisti oltranzisti, ideologici: sono peggio della catastrofe climatica verso la quale andiamo sparati”. Altrimenti il suo modello è il Piano di ripresa scritto dal suo Ministero al quale spetta circa il 40% dei fondi del Recovery Fund. Tale piano, commenta Marco Palombi, non è altro che un copia-incolla, una non libera rielaborazione di progetti già presentati da grandi imprese a cui viene assegnata una corsia velocissima per le autorizzazioni: la riconversione delle raffinerie per produrre carburanti (waste to fuel dell’Eni); lo stoccaggio di CO2 (sempre Eni a Ravenna); mega-impianti per rinnovabili in aree industriali (Enel); gasdotti ovunque compresi i due per la Sardegna bocciati dall’Autorità per l’energia; i poteri sull’end of waste, cioè quali rifiuti smaltire e come, attribuiti alle Regioni (Confindustria Ambiente).
Cingolani e Draghi (e Grillo?) ritengono che la transizione energetica consista nel far pagare allo Stato gli investimenti in gas – che resta un fossile, anche travestito da idrogeno – di grandi aziende e affidarsi al laissez-faire paesaggistico e industriale, altrettanto sussidiato, quanto alle rinnovabili. Dunque gli inceneritori di rifiuti diventano opere strategiche per la transizione, si possono autorizzare un po’ di trivellazioni in mare o buttare lì che sul nucleare bisogna essere pragmatici, guardare ai numeri e alle tecnologie di quarta generazione, senza uranio arricchito e acqua pesante (mature fra 40 anni).
Manifestazione No inceneritore Fusina a Mestre e Presidio No pfas a Vicenza.
Una sinergia di lotte indette dai comitati e dalle associazioni per il 24 e il 25 aprile. Le date scelte sono il miglior modo di ricordare la lotta per la fine del nazifascismo. Clicca qui.
No quarta linea inceneritore Padova.
Clicca qui la newsletter di Lorenzo, con la sua avvertenza: “questa newsletter diffonde iniziative e documenti di sinistra e per la sinistra”.
Ci manca solo di incenerirli i Pfas.
Inadempienti i governi (il passato nei fatti e il presente nelle intenzioni) a fissare i LIMITI ZERO PFAS, cioè eliminarli in uso e produzione, la soluzione di incenerirli è una follia raccapricciante. Clicca qui.
Chiudere l’inceneritore di Padova
piuttosto che costruire la quarta linea. Clicca il video.
Appello dei pediatri di Venezia, Mestre e Comuni limitrofi: fermate gli inceneritori di Fusina.
L’assorbimento dei POPS (inquinanti persistenti non biodegradabili ) comincia per il bambino già nel ventre materno, e prosegue dopo la nascita ed oltre l’adolescenza, con effetti tanto più devastanti quanto più l’organismo è in via di sviluppo: sistemi nervosi e endocrini ecc. Le associazioni locali dei genitori hanno raccolto migliaia di firme. 350 Organizzazioni di 90 paesi (40milioni di sanitari) accusano di morte e malattie gli inceneritori. Clicca qui l’appello alla lotta.
Mantova, 100mila tonnellate di rifiuti che minacciano la salute, le falde e il lago.
Il primo obiettivo era fare l’inceneritore, con il quale poi convertire lo stabilimento e cambiare il fine ultimo della fabbrica. Dopo il no della conferenza di servizi provinciale, l’affare è saltato e le tonnellate di cadmio e arsenico e solventi e piombo sono rimaste lì”. Clicca qui Pietro Mecarozzi.
Climate Camp blocca l’inceneritore di Fusina.
Clicca qui il comunicato stampa del Comitato Opzione Zero – Assemblea permanente contro il rischio chimico Marghera.
La Regione Toscana non molla sull’inceneritore.
Dopo la bocciatura del Consiglio di Stato al “termovalorizzatore” di Sesto Fiorentino (FI), grazie alle lotte del Comitato contro l’inceneritore, la Regione Toscana non molla l’osso e tenta un inceneritore a Collesalvetti (LI). Continua.
A Capannori nuovo piano regionale sui rifiuti.
Assemblea dei Movimenti, delle Associazioni e dei Comitati no inceneritori, no discariche, verso rifiuti zero. Clicca qui.
Mobilitazione No inceneritori e discariche verso Rifiuti Zero.
Verso un progetto alternativo e una manifestazione a Livorno. Clicca qui il Coordinamento Comitati per la Salute della Piana di Prato e Pistoia.
Il costo che la Terra sostiene a causa dell’inquinamento atmosferico derivante dalla combustione di combustibili fossili.
E le soluzioni. Clicca qui il rapporto Greenpeace Southeast Asia e CREA (Centre for Research on Energy and Clean Air). Per l’Italia si stimano ogni anno di circa 56mila morti premature .
No inceneritore a Fusina.
Assemblea a Mestre il 4 febbraio.
La raccolta differenziata di plastica va all’inceneritore.
Il caso Parma-Pizzarotti riaccende i riflettori su limiti e inganni dell’industria del riciclo che si presenta come “green“. In Italia viene avviato al riciclo il 51% della plastica che i cittadini raccolgono. La raccolta dei Comuni è scorretta. Non tutte le plastiche sono riciclabili. Obbiettivi: aumentare l’efficienza della filiera del riciclo e soprattutto ridurre il consumo di plastica. Clicca qui Luisiana Gaita.
Parte il processo PFAS contro Miteni e rimbomba per Solvay in Alessandria, tra mancate bonifiche, possibili inceneritori, allarmi per alimenti e contenitori, licenziamenti e omertà sindacali. Allarme nazionale.
Alla vigilia del processo PFOA contro la Miteni di Trissino (11 novembre),
dopo le critiche del “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” nella costituzione delle Vittime parti civili nel procedimento penale e il sopraggiungere di nuove testimonianze: clicca qui,
si infittisce la polemica in merito alla bonifica, questione che sarà centrale nel corso del processo: clicca qui.
All’orizzonte della bonifica compare addirittura un inceneritore che la società Ecoprogetto Venezia intende realizzare anche a quello scopo nel sito di Fusina-Venezia: clicca qui.
D’altronde, quando si parla di Pfas si intende anche il C6O4 (Pfas a catena più corta) anche esso trovato nel sangue. A sua volta, l’Istituto superiore di sanità ISS ha divulgato i dati che dentro il corpo dei bambini stanno arrivando “dosi settimanali” di Pfoa, segno che il veleno bioaccumulabile viene assunto tanto negli alimenti che dalle confezioni degli alimenti. L’allarme dunque è nazionale: clicca qui.
L’attenzione dunque si sposta di nuovo sulla Solvay di Spinetta Marengo dove il C6O4 ha sostituito il Pfoa, per anni scaricato in Bormida/Tanaro/Po.
Ebbene, ad Alessandria Solvay ha contemporaneamente inaugurato un nuovo impianto e annunciato che intende aumentare del 30% la capacità produttiva di fluoroelastomeri, cioè il Tecnoflon, perciò estendere la produzione e l’uso di C6O4: clicca qui l’autorizzazione AIA Autorizzazione Integrata Ambientale chiesta alla Provincia,
e contemporaneamente ha annunciato la procedura di licenziamento per 28 persone.
Insomma si offre ai sindacati di convertire i licenziamenti in prepensionamenti in cambio di continuare come struzzi a non sollevare problemi insormontabili sull’utilizzo del C6O4: emissioni in atmosfera, emissione di liquidi e reflui, e relativi effetti sulla salute di lavoratori e cittadini.
Per quanto riguarda liquidi e reflui, altra coincidenza, la notizia di un inceneritore (tra Alessandria e Asti) grazie ad un colossale finanziamento regionale ad una società mista pubblico-privata. Coincidenza, solo temporale? con l’inceneritore veneto?
Il tutto sta avvenendo coperto dal massimo silenzio delle Istituzioni e dei Sindacati. Silenzio che rompiamo.
DOCUMENTO TRASMESSO A TUTTI GLI ORGANI DI INFORMAZIONE DAL “MOVIMENTO DI LOTTA PER LA SALUTE MACCACARO”
“Risorgimento Vallebormida”. Avviso ai naviganti. Né Nimby né Oinby.
Talvolta i Comitati ambientalisti soffrono di una delle due sindromi. Per la NIMBY Not In My Back Yard, lett. “Non nel mio cortile”, il Comitato vuole impedire a casa propria ad es. l’inceneritore ed è indifferente se esso viene rifilato ad un altro cortile. Per la OIMBY “Solo io nel mio cortile”, il Comitato vuole fare da solo ed evita alleanze con altri Comitati come fossero interferenze. Il “Movimento di lotta per la salute Maccacaro”, che gestisce il Sito “Rete ambientalista. Movimenti di lotta per la salute l’ambiente la pace e la nonviolenza”, non ammette orticelli. Ad esempio, ritiene che la valle del Bormida e affluenti da tutelare inizi alle sorgenti e duri fino alla confluenza con il Tanaro, anzi oltre. Dunque ritiene che la rinascita della Valle Bormida non possa che passare dall’unità delle lotte di Cengio, Acqui Terme, Sezzadio, Spinetta Marengo eccetera. Non a caso titoliamo queste lotte sotto la dizione “Risorgimento Vallebormida”.
Neoplasie e termocombustore di Acea a San Vittore di Frosinone, gemellino di Acerra.
Secondo la denuncia alla Procura dell’associazione “Fare Verde”, la consistente diffusione di neoplasie nella zona, potrebbe essere ricondotta alle emissioni nocive in acqua, aria e suolo. Dallo studio dei medici dell’ospedale Regina Elena di Roma, risulterebbe, tra la popolazione che vive nell’area, un alto indice di incidenza tumorale alle vie respiratorie e al sistema digerente. Una relazione dell’Ispra (l’Istituto superiore per la ricerca ambientale) sul biennio 2014/2015 anni in cui tale inceneritore, non ha bruciato soltanto rifiuti solidi urbani, ma anche materiali “altri”, che hanno prodotto ceneri pericolose finite anche su Ferentino e Patrica, a oltre 70 km di distanza. Il tutto si accompagnerebbe a numerose e gravi irregolarità inerenti l’ iter autorizzativo.
La rinascita della Valbormida ve la porta Eni/Syndial.
Da mesi annunciato da una campagna tambureggiante su giornali e tv https://youtu.be/OxYvDXyc5_U , a Cengio l’Eni/Syndial propone di realizzare l’impianto Waste to Fuel (W2F): un processo rivoluzionario (termoliquefazione) che permette di trasformare la frazione umida dei rifiuti solidi urbani (l’organico) in bio-olio, che si può impiegare direttamente come oliocombustibile oppure raffinare come biocarburanti per automobili. Clicca qui.
Assemblea pubblica no raddoppio inceneritore a San Zeno.
No inceneritore Case Passerini Firenze.
Depositata nei consigli regionale e comunale una mozione per chiedere l’immediato stralcio dell’inceneritore dal piano regionale rifiuti. Clicca qui.
Gli inceneritori costano tre volte il riciclo e danno lavoro ad un quarto degli addetti.
Clicca qui il rapporto scientifico che stronca la tecnologia.
Perché Brescia detiene il record di PM10.
Perché “ospita” il mega inceneritore e l’unica centrale a carbone operante in un grande centro urbano. Clicca qui Marino Ruzzenenti che sbugiarda le frottole raccontate da A2A e dall’Amministrazione comunale. La beffa per i bresciani è doppia: diventati bravi nel fare la raccolta differenziata (70%), , subiscono lo scorno che i minori rifiuti da smaltire vengono sostituiti da rifiuti speciali importati e più inquinati, procurando maggiori profitti drogati alla monopolistica A2A, cioè agli azionisti privati.
Le realtà autoconvocate a Trebisacce (CS) per le urgenze ambientali della Calabria.
E’ diventata la pattumiera d’Italia e, nel contempo, territorio vergine da sfruttare e conquistare (trivelle, discariche, inceneritori, grandi impianti inutili e dannosi, ecc.). A fare cassa i soliti gruppi nazionali ed internazionali (Astaldi, Impregilo, Cmc, Eni, Total, ecc.); a farne le spese l’intera comunità calabrese e, tra essa, le fasce sociali povere e precarie. (continua)
Serve l’economia eco-circolare, altro che inceneritori e biodigestori.
Clicca qui la video-intervista di Massimo Piras, coordinatore nazionale del Movimento Legge Rifiuti Zero per l’Economia Circolare.
Vergognosa bagarre: “fermiamo i roghi tossici con gli inceneritori dei rifiuti urbani”.
La lobby politico mafiosa dei rifiuti cerca di alimentare il proprio business. Innanzitutto i roghi tossici sono alimentati da rifiuti industriali e non da rifiuti urbani (continua)
Da tempo non si vedeva una campagna propagandistica pro-incenerimento su così larga scala.
Qualche dato sugli inceneritori: clicca qui Agostino Di Ciaula, direttore scientifico di ISDE Italia.
Campagna contro l’incenerimento in tutta Europa.
Raccolta fondi per coprire le spese legali e le trasferte necessarie per il ricorso alla Corte europea di Lussemburgo: clicca qui.
No all’inceneritore della Valle del Serchio.
Per revocare il Decreto attuativo dello “Sblocca Italia” per vecchi e nuovi inceneritori.
Dobbiamo fare molto di più. Clicca qui la petizione.
I Comitati manifestano contro l’ennesimo inceneritore. A Bari. Business cinese da 20 milioni.
Primo al mondo, con un processo di ossicombustione senza fiamma (e senza inquinamento: secondo Ansaldo) trasformerebbe in perle vetrose, da impiegare in edilizia, 117mila tonnellate annue di rifiuti speciali e pericolosi. Otto Comuni invece rivendicano la raccolta differenziata.
Clicca qui Maria Cristina Fraddosio.