Chi inquina non paga.

Anche a Livorno (Solvay di Rosignano docet). La città toscana, con Collesalvetti, è uno dei 42 SIN  Siti d’interesse nazionale: area contaminata classificata dallo Stato come pericolosa per la salute, con aria irrespirabile, e che necessita di bonifiche di suolo, sottosuolo, acque superficiali e sotterranee per evitare danni ambientali e sanitari. Invece, tumori, leucemie e malformazioni in aumento. Eni Enel sott’accusa. Bonifiche al palo: teoricamente a carico dell’inquinatore, poi della Regione Toscana. Sul sito del ministero dell’ambiente si può leggere che le indagini «hanno evidenziato una situazione di rilevante inquinamento nei terreni, nelle acque di falda e nei sedimenti delle aree marino-costiere, correlabile principalmente alle attività condotte all’interno della Raffineria Eni e della centrale termoelettrica Marzocco Enel».
 
Negli studi  di “Sentieri”,  acronimo di “Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento”, su mortalità e ricoveri ospedalieri di circa 173mila abitanti totali,  si può leggere tra l’altro che si registrano aumenti di anomalie congenite – pari a 268,6 per 10mila nati – in particolare per cuore, apparato urinario e genitale, una mortalità in eccesso per tutte le cause del 6 per cento in più per gli uomini e 7 per le donne pari a 131 decessi in più ogni anno, un totale di 8.016 morti nel periodo analizzato tra tumori, malattie di sistema circolatorio, respiratorio, digerente e urinario che hanno portato per lo stesso motivo a 36.084 ricoveri nel medesimo arco di tempo, eccessi di ricoveri ospedalieri per leucemie anche tra gli 0 e 19 anni e per mesoteliomi della pleura (dato sottostimato ma il più alto in Toscana).
 
Oltre alla raffineria e alla centrale termoelettrica, dalle  navi ormeggiate in porto a motore acceso, in città arriva una nube nera: 5 volte il biossido di azoto di tutte le più di 100mila macchine circolanti a Livorno. E con l’ampliamento del progetto Darsena Europa i traffici sono destinati ad aumentare. Siamo perfino vicini ad aree protette come Meloria o Santuario dei cetacei.
 
E’ stato dato il via libera dalla regione Toscana il rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale per il termovalorizzatore di Livorno: situato a circa 2 chilometri dal porto e dalla raffineria Eni di Stagno, l’inceneritore presente da alcuni decenni è al momento spento per un guasto e, in caso di riaccensione, dovrebbe terminare la sua vita a fine 2027. La vicina raffineria ENI invece dovrebbe convertirsi nella terza bioraffineria italiana, dopo Porto Marghera e Gela, per la produzioni di biocarburanti, ma i movimenti politici e comitati cittadini l’etichettano come “scelta sbagliata” visto che “il nuovo regolamento Ue vieta dal 2035 la vendita di auto e furgoni nuovi con motore alimentato a benzina in favore di auto elettriche e a idrogeno”, insieme a perplessità sul rischio alluvionale.
 
Insomma, a Livorno «l’impatto ambientale non sarà ridotto di una virgola». Clicca anche l’ExtraTerrestre https://ilmanifesto.it/livorno-un-sin-stracarico-di-veleni

La strage dell’Enel di Suviana.

Basta leggere questo comunicato dell’8 marzo 2024 della Cgil di Bologna, riferito proprio all’Enel, per capire che non si tratta di fatalità ma che gli infortuni sono messi in conto e pianificati dalla logica del profitto dei padroni, quella logica di un altro mercato (del capitale) possibile, o che “serve un altro modo di fare impresa”. Clicca qui.

Il modello di transizione ecologica di Cingolani – Draghi (e Grillo?).

Il problema, per il ministro (grillino?), è che “il mondo è pieno di ambientalisti radical chic e di ambientalisti oltranzisti, ideologici: sono peggio della catastrofe climatica verso la quale andiamo sparati”. Altrimenti il suo modello è il Piano di ripresa scritto dal suo Ministero al quale spetta circa il 40% dei fondi del Recovery Fund. Tale piano, commenta Marco Palombi, non è altro che un copia-incolla, una non libera rielaborazione di progetti già presentati da grandi imprese a cui  viene assegnata una corsia velocissima per le autorizzazioni: la riconversione delle raffinerie per produrre carburanti (waste to fuel dell’Eni); lo stoccaggio di CO2 (sempre Eni a Ravenna); mega-impianti per rinnovabili in aree industriali (Enel); gasdotti ovunque  compresi i due per la Sardegna bocciati dall’Autorità per l’energia; i poteri sull’end of waste, cioè quali rifiuti smaltire e come, attribuiti alle Regioni (Confindustria Ambiente).

Cingolani e Draghi (e Grillo?) ritengono che la transizione energetica consista nel far pagare allo Stato gli investimenti in gas – che resta un fossile, anche travestito da idrogeno – di grandi aziende e affidarsi al laissez-faire paesaggistico e industriale, altrettanto sussidiato, quanto alle rinnovabili. Dunque gli inceneritori di rifiuti diventano opere strategiche per la transizione, si possono autorizzare un po’ di trivellazioni in mare o buttare lì che sul nucleare bisogna essere pragmatici, guardare ai numeri e alle tecnologie di quarta generazione, senza uranio arricchito e acqua pesante (mature fra 40 anni).

Il mistero della transizione ecologica.

Il PNRR italiano e il suo padre, il RRF della Commissione europea, e la sua madre, il programma NextgenerationEU, altro non sono che armi di distrazione di massa, finalizzate a bloccare l’attenzione intorno a misure e progetti assolutamente inconsistenti, se non controproducenti. Se il ministro della Transizione sembra sensibile soprattutto alla lobby del gas (Eni ed Enel), il PNRR, nel suo insieme, destina il giusto tributo anche a quella del cemento e delle Grandi opere: il piano pullula di autostrade, aeroporti e treni ad Alta velocità, chiamati infrastrutture, tutti finanziati a spese del trasporto locale (compreso il TAV Torino-Lione, ricompreso nel PNRR, senza nominarlo, nelle vesti del fallito Ten-T). Continua Guido Viale.

Bonifiche ancora a zero.

Su 41 Siti di interesse nazionale, quelli in cui i procedimenti di bonifica sono fermi allo 0% sono 13 per quanto concerne i terreni , e 16 per quanto riguarda la falda. Il totale è di oltre 200mila ettari tra terra e mare contaminati a causa delle attività antropiche svolte nel corso del XX secolo e, in alcuni casi, ancora in essere. Questa è l’eredità lasciata dai grandi gruppi industriali di un tempo, poi convogliati in società come Eni, Edison, Enel, Total, Api, Arvedi, Snia, Caffaro, Solvay, ArcelorMittal(continua)

Entro cinque anni le nove centrali a carbone ancora attive andranno chiuse o riconvertite.

Tra cui quella di Brindisi il più grande impianto termoelettrico oggi operativo. La proposta di riconversione avanzata dall’Enel ha suscitato molte perplessità: un nuovo mostro a gas? Nella sua consultazione il WWF ha invece tracciato cinque ipotesi , non necessariamente alternative tra loro: Industria, energie rinnovabili, agricoltura, turismo, trasporti. Clicca qui Marina Forti.

Cambiare sistema e non il clima: non è per Fridays For Future uno slogan.

L’assemblea nazionale, rappresentata  a Napoli da oltre 80 assemblee locali, ha condiviso le posizioni per rilanciare le lotte per la giustizia climatica. Tra queste: TAV  Val di Susa, No-Grandi navi  Venezia, no Muos  Catania e Siracusa, no TAP  Lecce,  terra dei fuochi Napoli, Bagnoli, Enel Civitavecchia, Snam Abruzzo, Terzo Valico Alessandria, metanodotto sardo, ecc. Clicca qui. L’assemblea, mentre chiede al governo di dichiarare l’emergenza climatica ed ecologica nazionale, lancia il quarto sciopero globale per il 29 novembre, proponendolo a livello internazionale sotto lo slogan “block the planet”.

Migliaia di morti in più a Savona nelle aree della centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure.

I dati del CNR tenuti nascosti dalla Regione per mesi. Prossima l’udienza decisiva. Dal 30% al 60% di mortalità in eccesso, con punte del 100% di decessi per malattie respiratorie per le donne, e del 200% per i linfomi negli uomini. Confermati (e ulteriormente aggravati) i dati sanitari emersi anni fa dalla maxiconsulenza della Procura. Viene inoltre confermato il grande lavoro dei Comitati savonesi aderenti alla Rete fermiamo il carbone, con diffide, denunce, ricorsi e analisi sul territorio (con un costo di 120.000 euro frutto delle donazioni di singoli cittadini e associazioni)

Clicca qui Ferruccio Sansa “Il CNR: fino a 60% di morti in più vicino alla centrale”.

Una Toscana all’idrogeno, senza la geotermia, aprire i polmoni e la buona economia.

Maurizio Marchi: “Chiudere da subito in 7 anni tutte le centrali a cominciare da quelle più inquinanti ed obsolete. Contemporaneamente le aree delle ex centrali dopo bonifica dovranno essere convertite a fotovoltaico ed eolico, con ciò mantenendo un equilibrio tra potenza e bisogni elettrici. Reimpiego dei lavoratori metalmeccanici licenziati nel 2015. Assunzione di nuova e qualificata forza lavoro. Spinta al rilancio delle Acciaierie di Piombino. Conversione della ex centrale di Piombino convertita in un polo per la produzione di idrogeno per elettrolisi dall’acqua di mare, affiancato da una centrale elettrica a idrogeno. Idem per la Edison di Piombino, Solvay-Engie di Rosignano, ENI Livorno, Edison Porcari, di Enel Cavriglia (AR).” Clicca qui.

Cementir di Taranto fa il cemento con i rifiuti di Ilva e Enel.

Tutti ci guadagnano milioni e milioni: Ilva di Taranto e Enel di Brindisi risparmiano i costi di smaltimento e Cementir compra loppa e ceneri a prezzi irrisori. Il cemento è scadente mentre alti sono i rischi per la salute: le ceneri Enel contengono nichel, vanadio, mercurio e ammoniaca. 34 indagati e sequestro degli impianti e dei conti bancari.

Ennesima sentenza amianto contro la salute e l’ambiente.

La Corte d’Appello di Milano ha emanato nuova sentenza assolutoria, confermando la pronuncia di primo di grado emessa dal Tribunale, a favore degli imputati della ex ENEL di Turbigo, centrale termica che impiegava grandi quantità di amianto, con la morte di 8 lavoratori per mesotelioma. Medicina democratica non si è sottratta a partecipare all’Appello pur penalizzata a sopportare il pagamento delle spese processuali, proseguirà in Cassazione.