Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) è finito sotto la lente d’ingrandimento di 800 esperti che fanno riferimento alle oltre 300 organizzazioni e reti aderenti all’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASVIS), la quale ha presentato il rapporto “Il Pnrr e l’Agenda 2030”, manifestando allarme per l’allontanamento dell’Italia dagli obiettivi previsti dall’agenda dell’Onu per la sostenibilità su scuola d’infanzia, reti idriche, disuguaglianza del reddito e trasporto pubblico. Clicca qui.
Categoria: Draghi Mario
Un governo di generali.
Il Comm. Str. Gen. C. A. F. P. Figliuolo allunga il passo nell’avanspettacolo toccando vette ormai ineguagliabili di comicità. La macchietta in mimetica ha intimato ai presidenti di Regione di interrompere immantinente “annunci di azioni non coordinate preventivamente con la struttura commissariale e non inserite in un piano coerente a livello nazionale”. In pratica, gli annunci scoordinati li può fare solo lui. Infatti, dopo aver promesso – pancia in dentro e petto in fuori – “un milione di vaccinati al giorno da giugno”, ieri (22 maggio) Penna Bianca s’è vantato di aver finalmente centrato l’obiettivo del mezzo milione al giorno negli ultimi sette, che però aveva promesso per metà aprile (5 settimane fa). [Marco Travaglio].
Ho visto il gen. Figliuolo con altri 4 militari in uniforme da combattimento. Questo significa che sono in missione armata. Non ci si può vestire in uniforme da combattimento per andare a fare delle vaccinazioni. Siccome il gen. Figliuolo sta svolgendo un incarico civile per conto del governo italiano deve vestirsi con abiti civili. Se proprio vuole rimarcare il suo essere un generale può indossare la “drop” che è un completo giacca-camicia-pantalone che si indossa quando non si svolge una missione armata. La scelta di vestirsi in quel modo vuole comunicare qualcosa. Ed è un qualcosa che non mi piace. [Alessandro Tiri].
Qualcosa che non piace perché sopra di lui c’è un generalissimo.
Decimo anniversario del referendum 2011 acqua e nucleare. Mobilitazione contro Draghi.
10 anni fa una coalizione ampia e determinata ha sancito una vittoria storica nel nostro Paese con 27 milioni di sì ai referendum su acqua, servizi pubblici e nucleare. 10 anni dopo, in piena pandemia, quella vittoria basata sulla difesa dei beni comuni e sull’affermazione dei diritti di tutti sui profitti di pochi, ha un significato ancora più attuale. Infatti la cosiddetta “riforma” del settore idrico contenuta nel Recovery Plan così come aggiornato dal governo Draghi punta ad un sostanziale obbligo alla privatizzazione, in particolare nel Mezzogiorno. D’altronde Draghi non ha mai dissimulato la volontà di calpestare l’esito referendario visto che solo un mese e mezzo dopo firmò insieme al Presidente della Banca Centrale Europea Trichet, la lettera all’allora Presidente del Consiglio Berlusconi in cui indicava come necessarie privatizzazioni su larga scala. L’attuale versione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza risulta in “perfetta” continuità con queste indicazioni e rimane, dunque, una risposta del tutto errata alla crisi sindemica, riproponendo le stesse ricette che hanno contribuito a crearla.
Dunque proponiamo di avviare un confronto per organizzare insieme una grande mobilitazione in occasione del decennale per ribadire insieme che i beni comuni sono un valore fondante delle comunità e della società senza i quali ogni legame sociale diviene contratto privatistico e la solitudine competitiva l’unico orizzonte individuale. Dunque giovedì 29 aprile ore 18, assemblea nazionale on line: clicca qui.
Draghi go home!
O Lamorgese si scambia il ministero con Figliuolo, oppure Draghi la promuova generale.
La protesta dei sindaci: “Ci aspettavamo vaccini, ci portano cantieri e polizia. Qua si calpestano diritti, sia dei cittadini che degli amministratori che rappresentano una comunità. È assurdo che la politica l’unica cosa che sappia dire è il Tav deve andare avanti, condanniamo le violenze. Alla manifestazione di ieri sera si è toccato il fondo perché sparare lacrimogeni dentro un centro abitato in piena notte, con il fumo che entrava nelle case, è allucinante”. Clicca qui.
Il Recovery Plan di Draghi: più privatizzazioni, meno democrazia.
Il “governo dei migliori” e il Recovery Plan ci vengono venduti come soluzioni salvifiche che cancelleranno i peccati dal nostro paese “restituendo” prosperità e benessere. La realtà però racconta di una gravissima sovversione della democrazia e di un piano infarcito della stessa cultura liberista che ci ha condotto alla situazione attuale, e che punta ancora alla privatizzazione dell’acqua. Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua (clicca qui) partecipando alla mobilitazione nazionale “Recovery PlanET”, chiede investimenti pubblici per la ripubblicizzazione del servizio idrico così come previsto dalla legge per l’acqua pubblica colpevolmente rimasta indiscussa da oltre due anni in Commissione Ambiente della Camera, per la ristrutturazione delle reti idriche e per il riassetto idrogeologico e la messa in sicurezza del territorio.
No arsenali sì ospedali.
Clicca qui per firmare la Petizione no arsenali si ospedali per convertire le spese militari in investimenti per la salute nella prospettiva di una conversione ecologica dell’economia. Infatti Mario Draghi, dopo le prime settimane in cui nelle veline dei giornali italiani mancava soltanto che venisse indicato come il vero autore del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, ha fatto, nel migliore dei casi, le stesse cose del governo precedente, ma con due aggravanti decisive: un’incapacità indifendibile nella gestione della campagna vaccinale e una crisi economica per la quale non ha indicato nessun intervento strutturale. Si è costruita e Draghi continua ad alimentare una narrazione di colpevolizzazione dei comportamenti individuali che, al netto di casi deprecabili ma quantitativamente insignificanti, sono stati additati come la ragione unica della diffusione del virus e della moltiplicazione delle sue varianti, indicando ogni volta l’untore di turno.
Si potrebbe pensare che il vero Draghi strategico e chirurgico emergerà nella fase 2, quella che deve assegnare i fondi del Recovery Plan riscritto dai “Draghi boys”? Si possono aspettare interventi strutturali, in un Paese che – dopo aver ricevuto mancette di sopravvivenza riducendo il welfare a beneficenza e filantropia – dovrebbe creare posti di lavoro a breve e medio termine colmando il gap digitale che ci allontana dal resto d’Europa. Ma l’unica certezza al momento è che nel piano allo studio del governo c’è il progetto d’incrementare la capacità militare attraverso i fondi del NextGeneration, che si aggiungeranno ai 36,7 miliardi di euro già stanziati per le spese militari, risorse sottratte all’investimento e allo sviluppo infrastrutturale dell’Italia. Nella morsa della pandemia al via manovre Usa-Nato: l’Italia ha però la soddisfazione di partecipare alla Defender-Europe 21 non solo con le proprie forze armate, ma quale paese ospite. Clicca qui Manlio Dinucci: Nella morsa della pandemia al via manovre Usa-Nato.
L’attività lobbystica di Legambiente a favore del Recovery fund?
Draghi peggiora Conte nel Recovery Fund, secondo (clicca qui): Movimento Legge Rifiuti Zero per l’economia circolare, ISDE Italia medici per l’ambiente, Centro Europeo Terza Rivoluzione Industriale – CETRI-TIRES,Gruppo Unitario per le Foreste Italiane – G.U.F.I. Gruppo di Intervento Giuridico – GrIG Associazione Consumatori Utenti – Movimento Sostenibilità Equità Solidarietà – SequS. “Viene chiamato ‘transizione ecologica’ un vecchio sistema di ‘economia lineare’ in cui ancora si premiano grandi infrastrutture, 5Gm alta velocità ecc. Questo a scapito della falsità con cui viene speso il termine di ‘economia circolare’ dato che molti di questi investimenti non produrranno alcun effetto nella diminuzione delle emissioni in atmosfera. Anzi”. Inoltre, secondo le sette associazioni nazionali, le dieci “opere faro” proposte da Legambiente per il Recovery fund non sono che “attività lobbystica“ a favore del governo.
Il problema numero uno è il cambiamento climatico.
Con valutazioni e proposte, 30 scienziati ed esperti di Ambiente e Salute scrivono a Draghi in merito alla ripartizione dei finanziamenti sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e al contesto in cui esso deve operare, ponendo il cambiamento climatico come questione principale presente e futura. Clicca qui.
Per un nuovo welfare.
Ed eccoci qua, laici e preti, psichiatri e responsabili d’istituti di ricerca, medici e infermieri, associazioni e singoli, reti sociali e ambientalisti, sindaci e presidi, associazioni ed enti, le oltre cento realtà formano la rete “Per un nuovo welfare” con un appello rivolto a Draghi e ai ministri che nel suo governo si occupano del sociale, di sanità e giustizia. Dieci proposte che vanno dagli istituti di pena alla questione meridionale, all’immigrazione, all’ambiente, alla riforma del Reddito di Cittadinanza. Clicca qui.
A chi Draghi ha affidato la gestione del 37% dei palanchi del Recovery Plan.
Tutti i contenziosi che i Movimenti ambientalisti avevano con Sergio Costa, “ministro dell’ambiente”, resteranno tali con Roberto Cingolani che viene chiamato “ministro della transizione ecologica” ma che a noi -privo dell’accorpamento del “ministero dello sviluppo economico”- sembra niente altro che la ripetizione dei trascorsi ministeri dell’ambiente? Contrariamente a Grillo, siamo scettici esaminando, oltre al curriculum di Cingolani (e di Giancarlo Giorgetti ministro allo sviluppo economico, nonché dello staff tecnico di Draghi) anche la targa (clicca qui) dei “tecnici” che lui ha scelto: Roberto Cerreto, Marcello Cecchetti, Marco Ravazzolo.
Grillo il miglior politico dell’inizio del secolo.
Il MoVimento 5 Stelle della Camera dei Deputati ci scrive per contestare il nostro (non solo nostro) estremo scetticismo sul superministero della transizione ecologica “che come Movimento abbiamo fortemente voluto” e per magnificare la nomina di Roberto Cingolani “ il cui profilo risponde a quello da noi auspicato, una scelta che ci soddisfa appieno”. Ma questa nomina al Movimento di lotta per la salute Maccacaro (e non solo) non fa che accrescere lo scetticismo. Senza entrare nel merito della rivolta contro il voto per Draghi e relativa scissione (personalmente ritengo Grillo il miglior politico di inizio secolo, che ora fa ridere gli avversari e piangere i sostenitori), limitiamoci al superministero e al suo titolare dal curriculum di renzian-leopoldino di Leonardo- Finmeccanica che Grillo ha scambiato per grillino. I quali restano mutilati: per loro non c’è l’accorpamento con il ministero dello Sviluppo economico, che va al leghista Giancarlo Giorgetti piuttosto che a Stefano Patuanelli, e che vanificherà ogni improbabile sforzo di Cingolani nel brevissimo tempo a disposizione prima dell’ascesa di Draghi al Quirinale. Aggiungiamo la nomina di Roberto Garofoli come sottosegretario della presidenza del consiglio, considerato assieme al neo ministro dell’Economia Daniele Franco dai Cinquestelle un avverso tecnoburocrate del quale appunto ottennero sbandierandola la testa nel governo gialloverde.
Insomma questo mancato superministero della transizione ecologica, subito dimezzato e finito ad un renziano, ha le caratteristiche di un cavallo di Troia tirato fuori dal cappello come trucco delle urne di Rousseau per il governo oligarchico che non ci crede affatto al green. Infatti Pd e Forza Italia chiedono a gran voce di sbloccare i cantieri, Italia Viva ha aperto la crisi al grido di “vogliamo il Ponte sullo Stretto!”, la Lega uscita dalle consultazioni rivendicando il “diritto a scavare” (cioè a sventrare il territorio senza l’impaccio di leggi e soprintendenze). Quanto al Movimento 5 Stelle, dal Tav al Tap all’Ilva, l’esperienza dice che quando va al governo trangugia qualunque scempio ambientale!
Cinquestelle sì? Draghi sì!
“Quando il nostro garante Beppe Grillo chiede che il nuovo governo abbia un ministero dedicato alla Transizione ecologica dice una cosa fondamentale: è arrivato il momento che il Paese riparta su nuove basi…” (continua il Comunicato MoVimento 5 Stelle Camera dei Deputati).
Sì Tav? No Draghi!
Fermare il TAV è il minimo sindacale dell’ecologia. Il compitino da prima elementare per qualsiasi politica veramente “verde”. Ma la questione TAV dimostra anche che la “transizione ecologica” è una questione molto politica e poco tecnica. La difesa dell’ambiente non è un’abbuffata confindustriale: ci sono industriali da scontentare, lobby d’interessi che remano contro, colate di cemento da fermare. È una questione che richiede coraggio e idee chiare, quelle che sembrano siano sempre mancate ai vari partiti (leggi M5S) che si professavano notav fino all’arrivo in parlamento ma che non hanno mai fatto della salvezza del Val Susa una questione dirimente che potesse rimettere in dubbio la loro permanenza sull’agognata poltrona.
Allora ci chiediamo: a cosa serve un ministero della transizione ecologica se non si riesce nemmeno a fermare il TAV? Clicca qui NoTav Info.
Sì Pfas? No Draghi!
Magistrati e carabinieri stanno eseguendo una vasta perquisizione dentro lo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo: sono i sostituti procuratori della Repubblica di Alessandria, Eleonora Guerra e Fabrizio Alessandria, con il supporto tecnico dei militari del Nucleo operativo ecologico (Noe) e dell’Arpa.
Il fascicolo per sversamento di sostanze inquinanti, dunque per disastro ambientale e omessa bonifica, è coordinato dal procuratore capo Enrico Cieri, al quale il Movimento di lotta per la salute Maccacaro ha inviato 5 esposti, clicca qui in particolare chiedendo fra i documenti il sequestro delle cartelle cliniche top secret dei lavoratori con valori stratosferici di Pfas nel sangue.
La magistratura di Alessandria sembra che stia facendo il suo dovere. A Vicenza è in corso il maxi processo contro Miteni di Trissino. Non ha fatto il suo dovere il governo uscente, anzi il ministro grillino all’ambiente, avendo promesso e non mantenuto di fissare LIMITE ZERO PFAS (per cui si è affrettata, malgrado allarmanti indagini epidemiologiche e idrogeologiche, la giunta provinciale ad autorizzare alla Solvay i cancerogeni Pfas C6O4).
A questo punto chiediamo: a cosa serve un ministero della transizione ecologica se non si riesce nemmeno a fermare i PFAS?
Sì Ilva? No Draghi!
Come si fa a parlare di super ministero della transizione ecologica se non si chiudono, come non ha fatto il governo uscente, gli impianti inquinanti dell’Ilva a fronte della drammatica questione sanitaria di Taranto? (clicca qui).
Sì TAP? No Draghi!
TAP (Trans Adriatic Pipeline): uliveti espiantati, fondali marini distrutti, pozzi avvelenati, inquinamento delle falde con nichel, arsenico, manganese, bromo e soprattutto cromo esavalente. Il governo uscente se n’è lavato le mani. Allora ci chiediamo: a cosa serve un ministero della transizione ecologica se non si riesce nemmeno a fermare il TAP? Clicca qui.
Sì armi nucleari? No Draghi!
Il Trattato di Proibizione della Armi Nucleari, firmato da 50 Stati, è entrato in vigore il 22 gennaio, proibisce agli Stati di sviluppare, testare, produrre, realizzare, trasferire, possedere, immagazzinare, usare o minacciare di usare gli armamenti atomici, o anche solo permettere alle testate di stazionare sul proprio territorio. E’ pensabile, come già abbiamo chiesto invano al governo uscente clicca qui, che Draghi disobbedisca agli Usa, aderisca al Trattato, dunque si impegni a distruggere i propri arsenali in accordo con un piano definito e legalmente vincolante? No. Allora a cosa serve un ministero della transizione ecologica se non si riesce nemmeno a proteggere l’Italia dalle servitù nucleari?
Sì trivelle? No Draghi!
Il macigno trivelle è pronto a travolgere la maggior parte del territorio italiano. Clicca qui. Come si fa a parlare di ministero della transizione ecologica se non lo si ferma?
No acqua pubblica? No Draghi!
Al punto 22 del programma del governo si leggeva: “L’acqua è un bene comune: bisogna approvare subito una legge sull’acqua pubblica, completando l’iter legislativo in corso”. L’appello si rivolgeva soprattutto al M5S che aveva posto l’acqua pubblica come prima stella affinchè “si abbandoni la politica di privatizzazioni e si imbocchi la strada della ripubblicizzazione di questo bene che Papa Francesco nella Laudato Si definisce diritto umano essenziale, fondamentale e universale.” Impensabile che sarà una stella di Draghi. Allora ci chiediamo: a cosa serve un ministero della transizione ecologica se non rispetta il volere degli italiani nel Referendum?
Sì OGM importati? No Draghi!
A cosa serve un ministero della transizione ecologica se non vieta ogni importazione di mangimi o alimenti geneticamente modificati? in particolare costituiti da semi vivi o materiali riproducibili, che inquinerebbero irreversibilmente le nostre varietà tradizionali attraverso il polline se dovessero diffondersi accidentalmente o venissero seminati da agricoltori o hobbisti imprudenti, per risparmiare sulle sementi… Inoltre, continuando a importare mangimi e alimenti ogm rischiamo che l’inquinamento della nostra flora microbica, di quella dei terreni e delle acque, attraverso il passaggio genico orizzontale per mezzo dei microbi intestinali che trasferiscono ad altre specie frammenti di dna geneticamente modificato, diventi irreversibile.
No bonifica Bussi? No Draghi!
Ci chiediamo a cosa serve un ministero della transizione ecologica se la mega-discarica dei veleni tossici di Bussi sul Tirino continua ad inquinare. Se si conferma, come a Spinetta Marengo, che non sono bonifica nè gli interventi di copertura e impermeabilizzazione dei terreni, nè il sistema di emungimento delle acque sotterranee, vale a dire il procedimento che permette di prelevare l’acqua di falda, depurarla e rimetterla in circolo pulita.
No bonifica Caffaro? No Draghi!
La Procura di Brescia, nell’ambito di un’inchiesta per disastro ambientale ha disposto il sequestro della Caffaro: il cromo esavalente percola, il mercurio galleggia sul suolo, nonostante la presenza della barriera idraulica; non è solo un’eredità del passato, ma un inquinamento perpetrato nel tempo. Allora ci chiediamo: a cosa serve un ministero della transizione ecologica se non riesce ad affrontare la bonifica previo urgente intervento per mettere in sicurezza la falda? Clicca qui.
Sì Mose? No Draghi!
Alcune associazioni ambientaliste nazionali hanno avuto un incontro con Draghi e hanno scritto un documento che non parla delle cosiddette “Grandi Opere” inutili e dannose che sono da molti anni oggetto di mobilitazioni di migliaia di persone che tentano in tutti i modi di fermarle per difendere e tutelare i territori in cui vivono! Grandi Opere Inutili e Dannose che invece sono volute e/o non contrastate dai partiti che siedono in parlamento e che si accalcano per entrare nel nuovo governo! Noi invece continuiamo e mobilitarci e lottare contro il Sistema MOSE e contro le Grandi Navi che devono rimanere fuori dalla Laguna ora e sempre! Allora ci chiediamo: a cosa serve un ministero della transizione ecologica se non si riesce nemmeno a fermare Mose e Grandi Navi?
Accolto l’appello di Draghi alla massima collaborazione.
Un monito ai partiti che sostengono il governo Draghi.
Le proposte per il Recovery Plan da parte di un gruppo di esperti in Ambiente e Salute: clicca qui. Indispensabile che gli investimenti previsti dal Recovery Plan siano prioritariamente indirizzati verso la tutela dell’ambiente e della biodiversità in ossequio all’approccio sistemico denominato “One Health”. Secondo tale approccio la salute riguarda la vita in tutti i suoi aspetti, e pertanto i diversi settori dell’organizzazione sociale (economia, commercio, trasporti, urbanistica, agricoltura, lavoro, istruzione, salute, ecc.) devono integrarsi e cooperare per il raggiungimento di obiettivi comuni e condivisi.
11 dettagliate raccomandazioni a Draghi affinché non gli sfugga l’impatto del Covid sulle persone con disabilità.
Già prima del Covid una percentuale inaccettabile di persone con disabilità viveva in condizioni precarie, di povertà ed esclusione sociale. Successivamente, la pandemia ha reso più evidenti queste disuguaglianze e le discriminazioni quotidiane (continua…)
Draghi non ha consultato i pacifisti.
Si legga il documento elaborato dalla Rete italiana Pace e Disarmo rispetto al PNRR: 12 proposte di pace e disarmo per il piano nazionale di ripresa e resilienza. Clicca qui.
Come sta dimostrando la pandemia, il progredire del riscaldamento globale, del fenomeno migratorio o delle disuguaglianze sono necessarie azioni pubbliche globali e coordinate, che non sono possibili in un mondo dominato dalla competizione tra le nazioni e dall’uso della forza. Anzi in un mondo del genere le molteplici crisi sfociano nella guerra, come è già dato vedere. Occorre quindi una nuova politica estera italiana ed europea.
Anche i sociologi hanno qualcosa da dire a Draghi.
Gli effetti politico-sociali generati dal primato dei valori, degli interessi e delle pratiche del neoliberismo nell’azione pubblica. Le diseguaglianze e l’esclusione sociale, la subalternità della politica alla governance neoliberale, l’impatto dei mercati sul rapporto tra pubblico e privato, sul welfare e sui diritti sociali, la centralità dei saperi esperti e delle tecnocrazie, la ricomposizione dei rapporti sociali in relazione ai processi di trasformazione del lavoro, il capitalismo delle piattaforme, le nuove forme di sorveglianza e controllo sociale, i populismi vecchi e nuovi, i processi di pauperizzazione, la semplificazione della comunicazione pubblica, il rischio e la retorica della sicurezza ridotta a securitarismo, le trasformazioni della forma-Stato, dei processi decisionali e dei conflitti, le migrazioni e i razzismi. I sistemi sanitari mostrano le loro fragilità per effetto dei processi di privatizzazione a cui sono stati sottoposti…
Clicca qui “Pandemia e giustizia sociale” network per una sociologia di posizione: i firmatari e le prime adesioni.
Con Draghi che fine fa l’ambiente?
Keynesiano o neoliberista? Gli economisti Lidia Undiemi e Valerio Malvezzi intervengono per commentare l’incarico. Clicca qui.
Il governo Draghi al vaglio della “Società della cura”.
Migliaia hanno aderito al manifesto “Per la società della cura”. Gruppi, associazioni, reti sociali sono impegnati in incontri tematici per la raccolta delle priorità concrete per un nostro “Recovery plan” che non sprechi le lezioni della pandemia, affronti il collasso climatico e l’ingiustizia sociale ripudiando la gerarchia di valori e poteri che governa il mondo, per costruire la società della cura di sé, degli altri, del pianeta. Per aprire uno spazio di confronto collettivo sulla situazione politica e sociale del nostro Paese dopo la crisi istituzionale e l’arrivo, ormai prossimo, di un nuovo governo a guida Mario Draghi, sarà dedicata la riunione plenaria di venerdì 12 febbraio ore 17.30 al seguente link.
SuperMario, l’acqua a privatizzarla
non ci sei riuscito con la lettera della BCE nel 2011, non te lo permetteremo neanche a questo giro.