Bonifica impossibile: Solvay inquina come prima, più di prima.

Solvay nel 2019 è stata condannata definitivamente dalla Cassazione a bonificare a Spinetta Marengo un mare di  cromo esavalente, pfas ecc.  Nel 2024 è di nuovo sotto  processo  per aver omesso la bonifica. Si difende dicendo che ci vogliono anni per farla. Avrebbe ragione, perché ci vogliono, ad esempio, non meno di quattro decenni per permettere a una falda acquifera contaminata di liberarsi dagli PFAS (sostanze perfluoro alchiliche), i contaminanti perenni e ubiquitari che hanno gravi conseguenze sulla salute umana e sull’ambiente. Ma avrebbe ragione se avesse smesso di inquinare, e invece inquina terreni, acque e atmosfera come prima e più di prima. Dunque ogni bonifica è impossibile  se non si fermano le produzioni. Inutile chiudere il tappo ad una vasca se si lascia il rubinetto aperto.  Bisogna chiudere, subito,  il “rubinetto” e, poi,  ci vogliono 40 anni per svuotare  la “vasca”.  
 
Un esempio ci viene dalla Carolina del Nord dove c’era un impianto di produzione di PFAS dell’azienda Fayetteville Works. I ricercatori dell’Università Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston hanno voluto verificare a che punto fossero le acque più profonde visto che, dal 2019, in teoria, la contaminazione è cessata. Per questo hanno raccolto una serie di campioni in due bacini vicini agli impianti e hanno messo a punto un modello per verificare non solo la situazione attuale, ma anche l’andamento della qualità delle acque nel tempo. Quindi hanno identificato e quantificato diversi tipi di PFAS e, in più, hanno utilizzato dei traccianti radioattivi che riescono a datare le acque, e hanno combinato i dati con quelli dei rilevamenti delle concentrazioni di PFAS in atmosfera, e con quelli della cinetica dei flussi delle acque. Così hanno ottenuto delle formule che permettono di stabilire quantitativamente e temporalmente la presenza di PFAS nelle acque. Come hanno poi riportato su Environmental Science & Technology, i risultati sono stati sconvolgenti, perché hanno mostrato che alcuni PFAS erano lì da almeno 43 anni, con concentrazioni pari a 229 e 498 nanogrammi per litro, mentre la soglia limite per l’acqua potabile per l’HFPO-DA stabilita dalla US Environmental Protection Agency (EPA) è di dieci nanogrammi per litro.

11) Imbarazzante esibizione di Procura e Regione davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli illeciti ambientali.

 
Pfas alla Solvay di Alessandria: storia di omissioni e mezze verità
La commissione parlamentare d’inchiesta ha ascoltato il direttore di Arpa Piemonte e il procuratore capo di Alessandria sul caso pfas alla Solvay di Spinetta Marengo. Entrambi hanno confermato che le sostanze prodotte dallo stabilimento sono tossiche per l’essere umano e l’ambiente, tralasciando però dettagli importanti su una vicenda sempre più complessa.
 
Su un punto sono tutti d’accordo: le sostanze prodotte dallo stabilimento Solvay Syensqo di Spinetta Marengo, una frazione di Alessandria, sono tossiche e nocive per l’essere umano e per l’ambiente. Sarà anche per questo che la Commissione parlamentare d’inchiesta sugli illeciti ambientali, per la terza legislatura consecutiva, ha deciso di occuparsi di pfas convocando a Palazzo San Macuto (l’edificio romano che ne ospita le sedute) il direttore generale di Arpa Piemonte Secondo Barbero e il procuratore capo di Alessandria Enrico Cieri. Due personaggi chiave che in audizione hanno fatto il punto della situazione, tralasciando però dettagli importanti di una vicenda complessa.
Le dimenticanze di Arpa Piemonte
Mercoledì 10 luglio il primo ad essere ascoltato è stato il direttore generale di Arpa Piemonte Secondo Barbero, che ha definito “delicata” la situazione del polo chimico Solvay di Alessandria. Barbero si è soffermato sui sistemi di filtraggio dello stabilimento, che dovrebbero fermare i contaminanti prodotti e scaricati nelle acque di falda sotterranee, spiegando che “tutti questi trattamenti non sono bastati a raggiungere i valori obiettivo posti dai piani di bonifica indicati già nel 2012”.
 
In particolare, i dati comunicati dal direttore mostrano valori di Triclorometano (Cloroformio) ben oltre le concentrazioni di soglia (65 microgrammi per litro), con un picco registrato nel giugno 2023 di 101 microgrammi. Stesso discorso per il Tetracloruro di Carbonio, che a fronte di un valore limite pari a 66 microgrammi per litro, risulta esseri di 132,2 microgrammi. Alle stelle anche il Cromo esavalente e i fluoruri, questi ultimi pari a 44.875 microgrammi per litro quando la soglia massima è di 1.500.
 
Per i pfas il discorso è simile: i valori di marzo 2024 indicano una concentrazione altissima di cC604 (prodotto in esclusiva dalla Solvay di Spinetta) in un pozzo interno allo stabilimento, pari a 191.262 microgrammi per litro. La situazione peggiora all’esterno, dove vivono 7mila persone e abbondano i terreni coltivati. “Fino a 2 chilometri e mezzo di distanza dal sito – spiega Barbero – rileviamo valori molto superiori rispetto alle soglie previste dalla normativa”. Suoli e aria sono quindi inquinati e i dati lo dimostrano in maniera lampante.
 
Continuando con il suo intervento, Barbero è però inciampato su qualche inesattezza. Ad esempio, quando ha spiegato che la contaminazione è oggetto di un monitoraggio continuo. Le cose non stanno esattamente così: i valori dei pfas riscontrati nello scarico, nelle acque interne e nei suoli sono stati raccolti dopo una segnalazione dell’azienda a marzo 2024 e il caso è emerso grazie all’intraprendenza di alcuni cittadini, che tra aprile e maggio hanno contattato il 112 per denunciare la presenza di schiume nello scarico.
 
Il direttore ha ritenuto di non spiegare quale sia il motivo delle perdite in falda, ossia la mancata tenuta della barriera idraulica che serve a filtrare gli inquinanti e che già nel 2019 era stata considerata insufficiente. E anche sui pfas rilevati, si è limitato a citare solto il cC6O4 e la miscela ADV, dimenticando il GenX, un composto tossico ritrovato sia negli alimenti prodotti in prossimità del sito sia nell’aria analizzata nel centro città di Alessandria. A denunciarne la presenza, lo scorso maggio, è stata Greenpeace Italia, ma nessuna istituzione locale, neppure Arpa, ha mai commentato.
 
Barbero non ha neppure spiegato per quale motivo i valori elevati misurati sui percolati di discarica dal dipartimento di Alessandria nell’ottobre 2023 non siano stati subito comunicati, se non ad aprile 2024, quando tutte le istituzioni territoriali erano già state allertate di uno sversamento anomalo interno al sito e per giunta la stessa azienda aveva denunciato il fatto.
 
La deputata del Movimento 5 Stelle Carmela Auriemma ha chiesto come mai a Torino sia presente il pfas cC6O4. “Abbiamo sensibilizzato la Provincia di Torino sul tema per evitare che questo tipo di sostanze sia trattato in impianti non idonei”, ha risposto Barbero senza però indicare come le prescrizioni redatte dall’Arpa dopo l’ampliamento della produzione del composto cC6O4 prevedessero l’obbligo per l’azienda di indicare dove e come smaltire i rifiuti.
Il direttore, infine, non ha informato la Commissione del mancato rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) dell’intero stabilimento, ossia il provvedimento che autorizza l’esercizio di un’installazione a determinate condizioni che garantiscono la conformità ai requisiti Ippc (prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento). Solvay Syensqo continua, infatti, a operare con un’Autorizzazione in fase di revisione dal 2019, discussa finora in un’unica conferenza dei servizi ormai due anni fa.
 
Tra accuse e giustificazioni
Terminato l’intervento di Barbero, la commissione ha ascoltato il procuratore capo di Alessandria Enrico Cieri e il sostituto procuratore Eleonora Guerra per capire in che modo stia procedendo la giustizia, dopo la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di due dirigenti Solvay. Cieri ha spiegato che i carabinieri del Noe hanno denunciato Solvay per disastro ambientale colposo, “ma non abbiamo incluso l’omessa bonifica perché riteniamo che Solvay dal 2007 abbiamo messo in opera azioni di messa in sicurezza, con un piano di bonifica per un sito che è affetto da inquinamento storico”.
 
E ancora: “Abbiamo sempre avuto un’interlocuzione franca con Solvay, che ha investito molto per limitare la contaminazione (40 milioni in tre anni a fronte di un fatturato annuo solo per gli stabilimenti italiani Solvay di 1.3 miliardi ndr). Se mi posso permettere – ha aggiunto il magistrato – non siamo di fronte ad un inquinatore scellerato, che intenzionalmente sversa contaminanti in spregio agli obblighi di legge, ma a un imprenditore che crediamo abbia ottemperato agli adempimenti che dal 2007 il Comune gli ha ordinato. Permangono delle inadeguatezze di queste misure che valgono il rimprovero di una colpa”.
 
Affermazioni che sembrano “ammorbidire” le valutazioni sulle condotte di Solvay e per questo scatenano la reazione della deputata del Partito democratico Maria Stefania Marino: “Se lei reputa che stiano inquinando la falda, ma stiano facendo tutto il possibile allora di cosa stiamo parlando? Se vengono avvelenate le falde è un reato, è dolo”. Cieri ribatte spiegando che è merito della Procura avere indagato Solvay. In realtà sono stati due esposti presentati nel giugno 2020 da cittadini e associazioni ad avere scoperchiato il vaso di Pandora.
 
Il procuratore chiude il suo intervento dicendo che “dopo il sequestro delle tre discariche dei gessi presenti nel sito, abbiamo capito che molti rifiuti contenenti cC6O4 vengono legalmente rivenduti come gessi per l’edilizia. Tramite il Noe di Alessandria, abbiamo avvertito tutti i dipartimenti ambientali dei carabinieri sul suolo nazionale per capire se questi gessi siano o meno monitorati, così da prevenire la presenza di cC6O4 ovunque”.
 
Nuovi dati allarmanti
Venerdì 19 luglio, a pochi giorni di distanza dall’audizione di Roma, durante un tavolo tecnico dedicato ai pfas e voluto dal Comune di Alessandria, Arpa è stata chiamata a presentare i nuovi dati sui pozzi interni allo stabilimento di Solvay Syensqo. Malgrado non siano stati consegnati documenti ufficiali, il tecnico di Arpa presente ha indicato come i pozzi più contaminati di aprile – che avevano fatto partire la diffida della Provincia per la sospensione del cC6O4 – abbiano valori in diminuzione, attestandosi intorno ai 30mila microgrammi per litro.
 
A fronte di questa diminuzione, a detta del tecnico aumentano i valori registrati all’esterno del sito produttivo, a dimostrazione ancora una volta del malfunzionamento della barriera idraulica. Un ulteriore problema è l’inquinamento in atmosfera, con i dai dati raccolti a giugno che sembrano indicare una presenza di diversi composti pfas in tutte le zone di campionamento, tra il centro città di Alessandria e i piccoli comuni limitrofi, uno su tutti Montecastello.
 
Con questi valori la Provincia ha confermato di voler prorogare la diffida nei confronti della ditta e, contestualmente, ha sollecitato Arpa a consegnare il prima possibile tutti i documenti utili. Al tavolo tecnico per la prima volta si sono sedute anche le organizzazioni sindacali interne alla ditta, che hanno sottolineato come il fermo della produzione possa provocare disagi ai lavoratori, rimarcando poi la necessità di invitare alle prossime riunioni la stessa Solvay. Una proposta che verrà discussa nei prossimi giorni, in vista del tavolo fissato per metà settembre.

12) Rimettere in funzione gli impianti Pfas inquinanti: è una condotta sempre più dolosa della Provincia.

Due ecocidi mondiali e locali. Con i Pfas si ripete la tragedia dell’amianto e dell’Eternit di Casale Monferrato. La belga Solvay Syensqo  è l’unico produttore in Italia dei diffusissimi Pfas tossici cancerogeni e, con la complicità di Sindaco e Regione, compromette direttamente  la salute della popolazione alessandrina, a cominciare dai lavoratori.
 
C6O4, ADV e PFOA sono impiegati nei cicli aziendali da decenni, e alcuni  attualmente prodotti: l’ARPA di Alessandria da qualche anno, finalmente, ne denuncia e documenta che i reflui dallo stabilimento  di Spinetta Marengo fuoriescono ed inquinano sempre più pesantemente le falde acquifere, il fiume Bormida e l’atmosfera dei Comuni della provincia, provocando morti e malattie.  
 
Nei primi mesi del 2024, l’azienda non è più riuscita a nascondere che l’impianto di produzione del cC6O4, il più moderno inaugurato in pompa magna da pochi anni, stava accusando gravi problemi di funzionamento. Al punto  da costringere la Solvay stessa ad autodenunciarsi alla Provincia ed a fermare l’impianto. I problemi funzionali causano enormi perdite in falda acquifera: l’ARPA addirittura ha misurato (11 aprile ) nel pozzo G adiacente all’impianto di produzione una concentrazione di cC6O4 di 191.262μg/l contro gli 0,5 μg/l ammessi!
 
La Provincia di Alessandria è stata, obtorto collo, costretta  a ingiungere a Solvay, tramite diffida, che l’impianto doveva fermarsi e poteva essere riavviato solo dopo interventi tecnologici risolutori e approvazione certificata di ARPA, tramite incontri tecnici fra Provincia, Comune, Arpa, Asl.
 
Scandalosamente poi la Provincia si è rimangiata l’ingiunzione. voltagabbana
Ancor prima del voltafaccia, Claudio Lombardi, ex assessore comunale Ambiente, già denunciava che Solvay pretendeva  di aver risolto il problema stabilimento  grazie anche ad una ‘super efficiente barriera idraulica’. Niente di più falso. L’ARPA ha contestato nell’ultimo incontro tecnico un forte aumento delle quantità di C6O4 nella falda acquifera esterna allo stabilimento. La barriera idraulica, dunque, non funziona minimamente e, oltre a non trattenere C6O4, lascia fuoriuscire all’esterno le altre sostanze tossiche e cancerogene interne alla fabbrica. Questo gravissimo fatto,  conclude Lombardi, mette in risalto  due nodi relativi all’esistenza stessa del sito produttivo Solvay di Spinetta Marengo. Innanzitutto, “la produzione del cC6O4 non poteva  essere ripresa se non solo dopo interventi tecnologici risolutivi comprovati e certificati per adeguato lasso temporale (non certo di giorni ma di mesi)”.
 
Soprattutto, “la barriera idraulica si dimostra impianto non idoneo a contenere le fuoriuscite degli inquinanti interni allo stabilimento, come d’altra parte recitò la sentenza della Corte di Cassazione nella sentenza di condanna dei dirigenti Solvay nel dicembre 2019”. Sentenza che, viene ribadito, riguardava  ben oltre i Pfas: cioè la bonifica di una massa di veleni, una ventina insieme al cromo esavalente, bonifica che è stata, su ordine di Bruxelles, consapevolmente disattesa sull’altare dei profitti da Solvay, la quale, anzi ha peggiorato la situazione ecosanitaria.
 
Su questo punto, il capo di accusa nell’imminente processo penale bis  andrebbe riformulato sul versante dolo. E portato al massimo livello apicale di Syensqo. Dove: anche in sede civile  con azioni inibitorie che risarciscono  le Vittime, come stimolava a fare il Procurate generale in Cassazione: “Quella gente dovete toccarla nel portafoglio”.  
 
Non si può nascondere il dissenso con la Procura di Alessandria.

Solvay sta brigando per rimettere in funzione l’impianto Pfas inquinante. Condotta sempre più dolosa.

Due ecocidi mondiali e locali. Con i Pfas si ripete la tragedia dell’amianto e dell’Eternit di Casale Monferrato. La belga Solvay Syensqo è l’unico produttore in Italia dei diffusissimi Pfas tossici cancerogeni e, con la complicità di Sindaco e Regione, compromette direttamente  la salute della popolazione alessandrina, a cominciare dai lavoratori.  
 
C6O4, ADV e PFOA sono impiegati nei cicli aziendali da decenni, e alcuni  attualmente prodotti: l’ARPA di Alessandria da qualche anno, finalmente, ne denuncia e documenta che i reflui dallo stabilimento di Spinetta Marengo fuoriescono ed inquinano sempre più pesantemente le falde acquifere, il fiume Bormida  e l’atmosfera dei Comuni della provincia, provocando morti e malattie.  
 
Nei primi mesi del 2024, l’azienda non è più riuscita a nascondere che l’impianto di produzione del cC6O4, il più moderno inaugurato in pompa magna da pochi anni, stava accusando gravi problemi di funzionamento. Al punto  da costringere la Solvay stessa ad autodenunciarsi alla Provincia ed a fermare l’impianto. I problemi funzionali causano enormi perdite in falda acquifera: l’ARPA addirittura ha misurato (11 aprile ) nel pozzo G adiacente all’impianto di produzione una concentrazione di cC6O4 di 191.262μg/l contro gli 0,5 μg/l ammessi!
 
La Provincia di Alessandria è stata, obtorto collo, costretta a ingiungere a Solvay, tramite diffida, che l’impianto debba fermarsi e possa essere riavviato solo dopo interventi tecnologici risolutori e approvazione certificata di ARPA. La vicenda è seguita con incontri tecnici fra Provincia, Comune, Arpa, Asl. Ebbene, a luglio 2024, Claudio Lombardi, già assessore comunale Ambiente, denuncia che “Solvay pretende di aver risolto il problema ma la Provincia non ritiene di avere ottenuto da ARPA riscontri validi e correttamente, (aggiungerei coraggiosamente rispetto ai comportamenti del passato) insiste per ottenerli. Non solo, sono  venuto a conoscenza anche di un altro grave fatto. Solvay ha dichiarato con documenti inviati agli enti pubblici e con comunicato stampa che gli sversamenti in falda sarebbero contenuti all’interno dell’area dello stabilimento da una ‘super efficiente barriera idraulica’.”
 
Niente di più falso. L’ARPA ha contestato nell’ultimo incontro tecnico un forte aumento delle quantità di C6O4 nella falda acquifera esterna allo stabilimento. La barriera idraulica, dunque, non funziona minimamente e, oltre a non trattenere C6O4, lascia fuoriuscire all’esterno le altre sostanze tossiche e cancerogene interne alla fabbrica. Questo gravissimo fatto, conclude Lombardi, mette in risalto due nodi relativi all’esistenza stessa del sito produttivo Solvay di Spinetta Marengo. Innanzitutto, “la produzione del cC6O4 non può essere ripresa se non solo dopo interventi tecnologici risolutivi comprovati e certificati per adeguato lasso temporale (non certo di giorni ma di mesi)”.
 
Soprattutto, “la barriera idraulica si dimostra impianto non idoneo a contenere le fuoriuscite degli inquinanti interni allo stabilimento, come d’altra parte recitò la sentenza della Corte di Cassazione nella sentenza di condanna dei dirigenti Solvay nel dicembre 2019”. Sentenza che, viene ribadito, riguardava  ben oltre i Pfas: cioè la bonifica di una massa di veleni, una ventina insieme al cromo esavalente, bonifica che è stata, su ordine di Bruxelles, consapevolmente disattesa sull’altare dei profitti da Solvay, la quale, anzi ha peggiorato la situazione ecosanitaria. Su questo punto, il capo di accusa nell’imminente processo penale  bis  andrebbe riformulato sul versante dolo. E portato al massimo livello apicale di Syensqo. Dove: anche in sede civile  con azioni inibitorie che risarciscono  le Vittime, come stimolava a fare il Procurate generale in Cassazione: “Quella gente dovete toccarla nel portafoglio”.

Referendum sulla chiusura delle produzioni inquinanti della Solvay. Comma 2 Art. 1 Costituzione: la sovranità appartiene al popolo.

Azzerata la Giunta”, “La rivoluzione del sindaco di Alessandria”, “Abonante: c’era chi remava contro”, “Obbligato un salto di qualità”: i titoloni delle testate giornalistiche locali. Malpensanti come  siamo noi alessandrini esuli, neppure per un istante abbiamo immaginato che il casus belli dentro la giunta di sinistra fossero i Pfas nel sangue della popolazione, ovvero fra chi è per la fermata immediata delle produzioni della Solvay di Spinetta Marengo, e chi tende a rinviarla secondo i segnali della multinazionale belga (rinominata Syensqo).
 
Infatti, scorrendo le prolisse cronache non vi è traccia di qualsiasi scontro sull’ordinanza di chiusura che comitati e associazioni chiedono da tempo al sindaco. E nemmeno nelle altrettanto melmose dichiarazioni della destra. E’ la classica crisi senza contenuti programmatici, ma  di regolamento dei conti (nel PD) e della disputa delle poltrone.
 
Eppure giornali e politici dovrebbero essere  concentrati sulla drammatica situazione ambientale e sanitaria del Comune, anzi dei Comuni della provincia. Dove, ovunque l’Arpa cerchi Pfas: li trova in aria, suolo, acque sotterranee, Bormida, acquedotto (a tacere cromo esavalente e altri venti tossici e cancerogeni). Dove, qualunque cittadino cerchi i Pfas  (Pfoa, C6O4, ADV)nel proprio sangue: li trova (a tacere cromo esavalente e altri venti tossici e cancerogeni). Questo biomonitoraggio dovrebbe essere un diritto per ogni cittadino, in un territorio dove nei decenni le analisi epidemiologiche hanno evidenziato picchi di malattie e mortalità. Invece, la complice Regione Piemonte ha sempre negato il monitoraggio di massa alla popolazione a rischio.
 
 
E decine di cittadini, affidandosi ai Comitati e pagando di tasca propria,  si sono sottoposti ai prelievi  di sangue. Nessuno escluso, tutti hanno Pfas nel sangue anche  a livelli di alto rischio. Si obietta (Sovay & C.): ma è solo un campionamento, non  dimostra che tutta la popolazione  è colpita da Pfas. Ma perdio, se tutti i cittadini controllati, nessuno escluso, hanno Pfas vecchi e nuovi  nel sangue anche  a livelli di alto rischio, tu, Regione Piemonte,  con quale faccia ti ostini a non ordinare ad Asl il monitoraggio di massa? Con la faccia di Solvay.
 
 
E tu, sindaco Giorgio Abonante, in attesa che si avvii e si completi lo studio ematico ed epidemiologico,  con quale faccia ti ostini a non emettere nel frattempo  ordinanza di fermata delle produzioni inquinanti della Solvay di Spinetta Marengo? Temi che il provvedimento vada oltre la tua pavidità personale e politica, o che sia inviso agli elettori che antepongano il  ricatto occupazionale al diritto alla salute? Ebbene, se non vuoi lavartele le mani, sottoponi la tua decisione a Referendum. Comma 2 Art. 1 Costituzione”: la sovranità appartiene al popolo. O aspetti che, come per le analisi del sangue, provvediamo da soli?
 
Movimento di lotta per la salute Maccacaro.
 
Una nota a piè di pagina al comunicato stampa. Il “Referendum propositivo vincolante”, piuttosto che solo consultivo, può essere messo a disposizione dei cittadini:  è uno strumento di partecipazione potente  perché nel caso di vittoria la Giunta deve reperire le risorse per realizzare la proposta (nel nostro caso emettere l’ordinanza di fermata degli impianti che compete al primo cittadino).
 
La procedura che sta adottando il Comune di Torino (in merito ad un nuovo ospedale nel parco della Pellerina) ad esempio prevede che, raccolte e verificate le prime 1.000 firme, si abbia diritto ad una decisione sull’ammissibilità entro 15 giorni da parte di una Commissione presieduta dal Presidente del Consiglio Comunale con la partecipazione del Difensore civico. Dopo il via libera, i cittadini hanno sei mesi per raccogliere altre 9.000 firme. Ovviamente i numeri per Alessandria sarebbero proporzionalmente ridotti, e i tempi.

Lo spettro del Keu in mezza Toscana.

Il keu è un residuo di produzione derivante dal trattamento dei fanghi prodotti dagli scarti della concia delle pelli; i fanghi non trattati, o non adeguatamente trattati, si caratterizzano come rifiuto e contengono elementi nocivi per la salute;  nei casi di «concia al cromo», infatti, l’agente di concia è per regola costituito da sali di cromo in forma trivalente.
 
Per presenza di Keu, secondo la Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze sono stati scaricati a tonnellate in 13 siti sparsi in mezza Toscana. In attesa che l’udienza preliminare decolli (rischiano il processo 24 persone e 6 società), il M5S invoca lo stanziamento di risorse regionali per “uno studio focalizzato sull’incidenza di malattie correlabili al Keu nelle province di Firenze, Pisa e Arezzo dove sono distribuiti i 13 siti inquinati attualmente noti”. Ma non solo: “Oggi sappiamo che ci sono almeno altri 60 siti inquinati soggetti a indagini, che dovranno essere messi in sicurezza e bonificati . Se per questi l’inchiesta in corso limita la possibilità di azione, è fondamentale avviare subito un monitoraggio nelle aree già identificate e prepararsi a intervenire sulle altre, nonché uno studio epidemiologico”.

La Provincia principale (involontaria) teste di accusa contro Solvay.

Le Amministrazioni locali che storicamente hanno sempre fatto da copertura alle malefatte dei padroni (ieri Montedison oggi Solvay ) del polo chimico di Spinetta Marengo (Alessandria), in questo periodo, sotto la pressione della nostra campagna di contestazione (soprattutto: “messa al bando dei Pfas”) e in fibrillazione per le competizioni elettorali (europee e regionali), stanno facendo finta di prendersela con Solvay.

La Regione Piemonte, invece di acconsentire al rivendicato monitoraggio del sangue a tutta la popolazione provinciale a rischio di Pfas, annuncia la finzione di un minibiomonitoraggio riservato a un centinaio di persone pescate il più lontano possibile dall’epicentro industriale (clicca qui).

Il Sindaco di Alessandria, invece di fermare con una ordinanza le produzioni di Solvay, fa finta di promuovere gli esami del sangue… annunciando uno stanziamento di pochi euro (clicca qui).

La Provincia di Alessandria, da noi contestatissima per aver rilasciato a Solvay spensierati rinnovi di autorizzazioni AIA di produzioni inquinanti (magari scadute e con effetto retroattivo), ha fatto scoppiare sopra la multinazionale belga un fuoco d’artificio che voleva essere innocuo: un poco di rumore e fumo. Però il maldestro candidato alla poltroncina  regionale ha trascurato che i fuochi pirotecnici producono quattro “effetti primari”: luce, rumore, fumo, e materiale di combustione in ricaduta. Fuor di metafora, con una inedita ordinanza la Provincia intima a Solvay e Edison (ex Montedison) di provvedere -pro quota- a bonifica e ripristino ambientale dei terreni e delle acque sotterranee attorno al polo chimico: tutti pacificamente consapevoli che Solvay giocherà la partita tra le mura di casa di Tar e Consiglio Stato tramite ricorso all’ordinanza, dunque pareggiando e vincendo dopo i lunghissimi tempi supplementari. Edison a sua volta li raddoppierà.

Fumo e rumore per nulla, dunque? Fino ad un certo punto. L’ordinanza sarà nel processo in corso impugnata dalla Procura e dal Ministero dell’Ambiente come testimonianza della Provincia a  prova dei capi di accusa. Infatti, l’ordinanza arriva capillarmente a stabilire le quote di  inquinamento per ciascun impianto e linea produttiva e relativi effetti dentro e fuori la fabbrica, e perfino le percentuali di responsabilità di ogni sostanza inquinante, dall’incontenibile cromo esavalente al pfas C6O4 beniamino di Solvay.

Profuma il mondo, crea il benessere della gente.

Per la Paglieri l’immagine è tutto. Una scelta fu coprire i seni della modella nella pubblicità, privandoci anche della gigantografia nel transitare davanti allo stabilimento. Una scelta fu quando nel 2009 iniziò il processo contro Solvay di Spinetta Marengo perché le falde erano inquinate di cromo esavalente eccetera, e Paglieri di Spinetta Marengo non si costituì parte civile per chiedere i danni, valutando il danno d’immagine ai propri profumi.

Non si costituirà neppure nel prossimo processo, avendo garanzie per i suoi prelievi idrici dall’AMAG. Perciò senza nessun imbarazzo fa gli onori di casa -descrive il settimanale pubblicitario Il Piccolo- ad Andrea Diotto nelle vesti di neo imputato Solvay per vecchia omissione di bonifica, nonché di presidente del Rotary Club di Alessandria, carica che spetta ai direttori dello stabilimento chimico che tanto benessere regala al territorio.  E’ il connubio riassunto nel motivo-guida aziendale “Scent the world, create people’s wellbeing”, ritradotto: Paglieri profuma il mondo e Solvay crea il benessere della gente. 

Disastroso l’attuale inquinamento della Solvay di Spinetta Marengo.

Cosa aspetta il sindaco a ordinare la fermata degli impianti? Pubblicati dall’Arpa Piemonte i dati del secondo trimestre 2022 dei campionamenti delle acque sotterranee nell’area del polo chimico di Spinetta Marengo. Se dentro la fabbrica piangono, fuori non ridono. A tacere l’avvelenamento dell’aria.  

Area interna allo stabilimento (27 piezometri). Tra i Pfas: C6O4 da 0,15 μg/l a 832 μg/l, ADV da 0,15 μg/l a 55,5 μg/l, PFOA da 0,31 μg/l a 95 μg/l. Inoltre continuano a superare le CSR – Concentrazione Soglia di Rischio (obiettivi di bonifica): Cloroformio (213 μg/l rispetto ad una CSR di 65 μg/l), Tetracloruro di Carbonio (384 μg/l rispetto ad una CSR di 66 μg/l). Si aggiungono Diclorofluorometano (48 μg/l), Triclorofluorometano  (294 μg/l), a completare il cocktail di tossici e cancerogeni in concentrazioni superiori alle CSC Concentrazioni Soglie di Contaminazione: Cromo esavalente, Cromo totale, Nichel, Antimonio, Arsenico, Bromoformio, Dibromoclorometano, Bromodiclorometano, Fluoruri in concentrazione addirittura da 2.946 a 57.404 μg/l a fronte di una CSC di 1.500 μg/l.

Area esterna allo stabilimento (appena 9 piezometri). In espansione lungo la direzione del deflusso di falda oltre l’area di influenza della   cosiddetta barriera idraulica, superando il (permissivo) valore standard di qualità ambientale (0,5 μg/l) i valori di PFOA oscillano tra 0,27 μg/l e 3,56 μg/l, di ADV tra 0,09 μg/l e 5,18 μg/l, di cC6O4 tra 0,14 μg/l e 0,86 μg/l. Riscontrata anche la presenza di altri PFAS (PFBA, PFHxA, PFDA, PFHPA, PFNA e PFPeA) in concentrazioni superiori al limite di quantificazione. Perfino nei piezometri più distanti dallo stabilimento si segnalano superamenti dei limiti di legge o fissati da pareri ISS Istituto Superiore Sanità per Cromo VI, Cromo totale, Cloroformio, Tetracloruro di Carbonio, Tetracloroetilene, Tricloroetilene, Triclorofluorometano e Diclorodifluorometano.

Lo scandalo politico delle concerie in Toscana.

Gli scarti cancerogeni delle lavorazioni delle pelli venivano sversati nei canali e nei campi. Gli stessi materiali, insieme a ceneri e fanghi tossici, sono stati mischiati in modo clandestino agli inerti e utilizzati per riempire fondamenta e strade (come la regionale 429 di Val D’Elsa), edifici residenziali e persino aeroporti. Così – facendo sparire otto tonnellate di keu, i residui della concia contaminati da cromo, arsenico, borio e selenio – hanno avvelenato un pezzo di Toscana. La manovalanza, secondo la Direzione distrettuale antimafia di Firenze, era affidata alla ’ndrangheta: il lavoro sporco lo facevano personaggi legati per gli inquirenti al clan Grande Aracri di Cutro. Per gli interventi di alto livello – “deroghe ed elusioni”, approvazioni compiacenti, erogazioni a fondo perduto, nomine ai vertici degli organi di controllo gradite ai controllati, e neutralizzazione dei funzionari che volevano applicare la legge – la potente lobby dei conciatori avrebbe avuto un canale privilegiato con i più alti livelli della politica regionale toscana. Il ruolo del PD. Continua

In penale le accuse di dolo a Solvay. Ma bisogna aprire anche cause civili per risarcire le Vittime.

In tutti gli esposti (ben 15) alla Magistratura di Alessandria depositati  fin dal 2009, ho sempre accusato Solvay del reato di dolo, ovvero volontà cosciente di arrecare danno altrui. E’ emblematico che in mensa l’acqua proveniva dal pozzo sotto lo stabilimento, quando l’azienda era pienamente  consapevole (occultando e contraffacendo  anche le informazioni alle autorità) che le concentrazioni del cancerogeno cromo esavalente (8203 ug/L) nelle acque sotterranee erano talvolta più di 1600 volte superiori agli standard italiani. A tacere del PFOA e di altri 20 veleni. E’ emblematico che  dal rubinetto degli uffici al  piano terreno bevevo quell’acqua, mentre al piano superiore, riservato ai dirigenti, era apposto il cartello “acqua non potabile”. 

Nel nuovo processo l’accusa è emblematica quando nel capo di imputazione si parlerà di PFAS. Per sintesi, facciamo riferimento alla recente indagine svolta dalla équipe d’ #Investigation) ,  dalla quale  emerge che Solvay ha contaminato le popolazioni italiane e americane con i Pfas: i documenti interni del gigante chimico mostrano che l’azienda belga ha perfino sostituito i Pfas controversi con altri altrettanto tossici e cancerogeni. La multinazionale lo sapeva e ha continuato a usarli per più di 15 anni.

Anzi, Solvay sostiene di aver cessato il pfas cancerogeno PFOA nel 2013, mentre ad oggi continua a scaricarlo in aria e acqua, tant’è che nel febbraio 2020, l’IRSA, l’istituto di ricerca sull’acqua, preleva campioni nel punto di scarico delle acque reflue industriali nel fiume Bormida, e misura le concentrazioni di PFOA, peraltro di  2938 µg / l, 29 volte al di sopra della soglia fissata dalla Regione Piemonte 0,10  µg /l (In USA  il limite di legge delle acque potabili è 0,016  µg /l.)  Tant’è che nel marzo 2020, una campagna di monitoraggio dell’aria condotta dall’ARPA ha mostrato che il PFOA è stato trovato anche nella ricaduta atmosferica degli impianti. Tant’è che il 17 marzo 2022 una scienziata (che lavora per il Centro Nazionale e Ricerche CNR e per l’Istituto di Ricerca sull’Acqua IRSA) misura che il PFOA è ancora presente nel suo campione (0,1902  µg /l), mescolato con i nuovi (in realtà utilizzati da ameno 15 anni) cancerogeni  pfas ADV e C6O4.

Infatti, ancor prima di aver smesso di utilizzare il PFOA, Solvay aveva introdotto l’ADV nella sua produzione già alla fine degli anni ’90, vedi il nostro esposto del 2009, e già nel 2006 i sospetti di tossicità erano confermati nel fegato dei  topi di laboratorio, ma la multinazionale attenderà fino al 2011 prima di comunicare questi studi secretati  all’EPA, mentre sta usando ADV anche in Italia. Ma c’è di peggio in fatto di dolo. Nel 2019 Solvay fornirà all’EPA un documento che dimostra che l’ADV è entrato nel sangue dei suoi lavoratori in due diverse fabbriche per più di 10 anni. La multinazionale ha smesso di usarlo nel luglio 2021 nella sua struttura di West Deptford, mentre l’ADV è ancora utilizzato da Solvay in Italia a Spinetta Marengo! E viaggia in acqua e aria (ma Solvay promette zero dal 2026).

Sul suolo americano, Solvay deve affrontare 25 cause legali. Si riferiscono tutte all’uso di PFASQualche mese fa il tribunale ha emesso una ordinanza che  permette di intentare un’azione collettiva per milioni di persone il cui sangue contiene PFAS.  Al punto che il 20 giugno 2022, Solvay ha annunciato con grande clamore la sua intenzione di eliminare gradualmente l’uso di PFAS a livello globale entro il 2026. Decisione fasulla per Spinetta, che abbiamo già drasticamente commentato (clicca qui Senza il Disegno di legge Crucioli, la strategia della Solvay è vincente.ma che diventa vincente senza il DDL che mette al bando i Pfas in Italia.

In Italia due processi penali (Alessandria e Vicenza) si occupano (anche) di Pfas. E’ tempo di aprire processi civili, ispirandoci  a quelli americani.

Recentemente abbiamo pubblicato la lunga storia delle indagini epidemiologiche sul territorio di Alessandria, in particolare sulla Fraschetta, dove sorge il polo chimico di Spinetta Marengo. A confermare i precedenti, l’ultimo, a  fine 2019, è uno studio epidemiologico pubblicato dall’ARPA, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, raccogliendo i dati dei ricoveri ospedalieri tra il 2001 e il 2017, e  confrontando la popolazione del sobborgo spinettese  con quella del vicino capoluogo di Alessandria situato a più di 3 km di distanza. Gli abitanti di Spinetta, a partire dai bambini, corrono un rischio maggiore di sviluppare malattie endocrine, tumore al fegato, tumore ai reni, ipertensione, malattie respiratorie, patologie cardiovascolari eccetera. Il nesso causale, tra le sostanze chimiche Solvay e le malattie,  è confermato dall’ Indagine del sangue della popolazione effettuata dall’Università di Liegi (clicca qui Le analisi del sangue parlano chiaro: la popolazione di Spinetta Marengo è contaminata da Pfas.).

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro

Con l’Università di Liegi a Spinetta Marengo

Inquinamento, il mistero del cromo esavalente nel pozzo: vietato l’uso dell’acqua.

Cromo esavalente nel pozzo di cascina Montemerla, a Tortona. Lo hanno rilevato i campionamenti dell’Arpa e la quantità era tale da dover vietare l’uso dell’acqua. Il cromo esavalente è considerato uno dei più pericolosi inquinanti e in grado di diffondersi rapidamente essendo solubile. L’amministrazione comunale, insieme a Gestione Acqua, ha fatto arrivare acqua potabile alle due famiglie e a giorni sarà installata anche una cisterna poiché i tempi per risolvere questo nuovo problema ambientale non saranno brevi. Da dove arriva il cromo esavalente? Comune e Arpa al momento non hanno alcuna certezza. Clicca qui Giampiero Carbone su La Stampa.

Per quanto riguarda la dubbia origine del tossico e cancerogeno,  sarebbe geologicamente  clamoroso che fosse da una falda proveniente da Spinetta Marengo, dove Solvay ha subìto condanna in Cassazione per inquinamento falde e omessa bonifica, bonifica per altro ad oggi non ottemperata.   

Al bando! Al bando i PFAS come fu per Amianto, CFC, DDT.

La messa al bando dei Pfas, nel  Disegno di Legge del senatore Mattia Crucioli, riecheggia dopo anni la messa al bando di Amianto, CFC clorofluorocarburi, DDT, Arsenico, Solfato di rameCanfora,  Cromati e Bicromati, Pigmenti: sostanze cancerogene tutte prodotte -tragica fatalità-  nell’alessandrino, in particolare nel polo chimico di Spinetta Marengo.

Andando indietro nel tempo, in questo maledetto territorio detto Fraschetta, a Spinetta si produceva DDT, il cui utilizzo fu vietato nel 1969 (ma già dal 1962 negli USA era il bersaglio dei movimenti ambientalisti): oggi dilaga ancora nelle falde di Alessandria! Insieme all’Arsenico! Nella foto del 1944: l’impianto di macinazione e miscelazione del reparto arseniati. Per inciso, era una fabbrica da sempre utilizzata per scopi

bellici: già nella prima guerra mondiale produceva gas di acido cloridrico, chiamato “mostarda”  che dava il tempo di assaporare il profumo prima di restare stecchiti. Nella seconda, con le ossa degli ebrei fabbricava fosfati e azotati.  Ancora nel 1993, dai giornali era stato attribuito l’attentato nello stabilimento come monito dei servizi segreti israeliani su impianti produttori di armi chimiche usate  da Saddam Hussein nella guerra in Irak. D’altronde avevo più volte allarmato l’opinione pubblica sul rischio di catastrofe industriale: “i gas di algoflon inodore incolore insapore sono  in grado di annullare la vita di Alessandria senza scalfire un muro”; basta la caduta di un aereo civile o di un missile incivile.  La contaminazione di composti organici clorurati, ancora prima delle battaglie del ’68, era già famosa per il  sistema di allarme adottato: quando i canarini in gabbia al suolo cominciavano a reclinare il capo era il momento per gli operai di darsela a gambe. 

Il cromo esavalente ancora oggi sguazza non bonificato con altri venti tossico cancerogeni nella falde pur dopo la messa al bando da più di 50 anni degli impianti Montecatini Edison di solfato di ramecanfora,  cromati e bicromati. Per questi ultimi era famosa la “tribù dei nasi forati”: i lavoratori colpiti dalla perforazione del setto nasale destinati tutti ad una precoce ecatombe di tumori. Piombo e cromo erano prerogative dei reparti del ciclo  pigmenti inorganici (biossido di titanio, solferro, acido solforico, latte di calce, acido fluoridrico, solfonazione-rol, agoflon 27, biossido di cromo, pigmenti colorati), la cui chiusura negli anni ‘80 era stata dal sindacato addirittura ritardata malgrado la furiosa polemica della nostra  Cellula del PCI. D’altronde ci fu l’episodio dell’operaio buonanima che per contestare i comunisti addentò  il panino dopo averlo imbottito di pigmento, ed erano i tempi in cui Montedison risarciva le grondaie e le auto bucate da solforico e fluoridrico, anticipando Solvay che risarcirà regalando l’acqua… al cromo esavalente, mentre le  spighe sono vuote di grano e nevica a cielo sereno.

La messa al bando dei CFC Clorofluorocarburi della Montefluosche stavano procurando il buco dell’ozono nella stratosfera e i conseguenti tumori della pelle, fu merito delle clamorose manifestazioni di Greenpeace con cui organizzai la scalata delle ciminiere del 1992. Questo salvataggio del pianeta Terra neppure limitò il mercato degli spray e dei frigoriferi, per i quali l’industria fu costretta a sostituire i CFC con altri gas propellenti e refrigeranti.

Analogamente, la messa al bando (1992) dell’Amianto non fece crollare l’edilizia  bensì l’Eternit e la strage per mesotelioma a Casale Monferrato. Piuttosto, senza un piano nazionale di bonifica, a decenni di distanza in tutta  Italia  le morti (impunite) viaggiano ancora alla velocità di duemila l’anno.

In conclusione, anche per i PFAS, già come la Storia ha dimostrato per AMIANTO, DDT, CFC eccetera, le alternative produttive ci sono ma sono rifiutate dall’avidità criminale delle multinazionali. Dunque vanno imposte con la loro messa al bando  tramite il  Disegno di Legge del senatore Mattia Crucioli, che implica la chiusura delle produzioni a Spinetta Marengo, il divieto dell’utilizzo su tutto il territorio nazionale in particolare nelle concerie e la bonifica dei territori in particolare piemontesi e  veneti.

Solvay in pieno centro abitato.

Il disegno di legge Crucioli mette al bando i Pfas. E avvia le bonifiche.

La differenza sostanziale fra i due stabilimenti produttori di PFAS è che, mentre quello della Miteni di Trissino  è chiuso dal 2018, quello della Solvay di Spinetta Marengo è in piena attività: si chiede di fermarla perchè incrementa l’inquinamento di aria, acqua e suolo nel cocktail con altri 20 tossici e cancerogeni.  In comune i due territori hanno il problema della bonifica dei Pfas, ingigantito per Alessandria dalla “sporca ventina” tra cui cromo esavalente e cloroformio.

La bonifica del territorio veneto (almeno 180 kmq), per quanto più facile perché circoscritta ai Pfas, è comunque ben lontana dall’essere affrontata. Infatti si è ancora nella fase di impacchettare, svuotare e vendere lo stabilimento: l’acquirente indiano non ha alcuna fretta al di là di aver acquisito i brevetti. Le barriere idrauliche, di messa in sicurezza, a loro volta restano dei colabrodi. Infine la bonifica vera e propria sarebbe a carico dei soggetti responsabili dell’inquinamento, contro i quali il processo è appena iniziato a Vicenza: durerà anni (Alessandria docet) con i difensori a sostenere che non vi erano leggi che stabilissero limiti pfas di inquinamento. Nel frattempo, senza risarcimenti, i carotaggi vengono effettuati all’1% e l’investimento infrastrutturale per le reti idriche (con sistemi di filtrazione che a loro volta, inceneriti, creeranno problemi di bonifica, es. Chemviron di Legnago) subirà prevedibili ritardi.

Al riguardo, a parte l’intento di attaccare  le giunte regionali di centrodestra, non  procurerà benefici pratici il disegno di legge, relatore il pidiessino Andrea Ferrazzi, permissivo a concedere limiti di dosi e di tempo agli scarichi dei Pfas nell’ambiente, e utile ad essere usato dagli imputati come un boomerang nei due processi di Vicenza e Alessandria. Tant’è che Solvay si è subito dichiarata pronta ad abbracciarlo promettendo alle calende greche -in cambio della “temporanea” tolleranza di legge alla produzione- un mitico futuro di “zero tecnico” delle emissioni di Pfas (C6O4, ADV) negli scarichi… trasformati in “acqua distillata” (sic) tramite “osmosi inversa” (metodo di filtrazione meccanica spacciato da premio Nobel mentre impiegato fin dagli anni ’50). La bufala Solvay, ad uso giornalistico (e perché no parlamentare e giudiziario?), ovviamente tace sull’inquinamento atmosferico e omette di aggiungere che i filtri dell’osmosi, una volta inceneriti, creano Pfas.

Viceversa, il secondo disegno di legge, del senatore Mattia Crucioli, è osteggiato dalla Confindustria perchè  detta “Norme per cessazione della produzione e dell’impiego dei Pfas”. Insomma li mette al bando in Italia, superando l’insufficiente regolamentazione europea. Vieta la produzione (dunque li chiude a Spinetta), la commercializzazione (della monopolista Solvay dunque),  l’uso (alle concerie dunque) di PFAS o di prodotti contenenti PFAS, ne disciplina la riconversione produttiva e le misure di bonifica e di controllo. Insomma assume le istanze di tutti i Movimenti, Associazioni e Comitati, che da anni si battono per eliminare questi cancerogeni bioaccumulabili  e persistenti, praticamente indistruttibili, dalle acque, dall’aria, dagli alimenti, insomma dal sangue dei lavoratori e dei cittadini altrimenti ammalati e uccisi.

Profumi e yogurt al pfoa e al cromo esavalente.

Nelle cronache di questi giorni si legge che il sindaco di Alessandria ha dovuto emettere una ordinanza per fare accedere nella gigantesca Tenuta agricola e zootecnica  Pederbona (impresa S.G.A)  i tecnici a cui era stato vietato il campionamento dei terreni e la realizzazione di un piezometro (pozzo per analisi di falda) sebbene in ottemperanza ad un piano di caratterizzazione predisposto dalle società di consulenza ambientale per conto della stessa Solvay di Spinetta Marengo. Il tentativo di ostacolare le indagini ambientali è comune a molti agricoltori della zona -si pensa- messi lautamente a tacere dalla multinazionale al di fuori dei procedimenti penali nei quali appunto non si presentano quali parti civili per i risarcimenti di legge.  E’ quanto avvenne nel processo del 2009 clamorosamente  da parte di Pederbona e Paglieri, e descritto in  “Ambiente Delitto Perfetto” di Barbara Tartaglione e Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia. (clicca qui).

A pagina 123 del libro, nella sua monumentale testimonianza  al processo (J’accuse), Balza evidenzia che tra i pozzi chiusi d’urgenza dal sindaco per inquinamento ci sono quelli di Paglieri e Pederbona. A pagina 137 e a pagina 183 si stigmatizza Che la Paglieri producesse borotalchi e profumi con l’acqua al cromo esavalente e altri 21 veleni tossici e cancerogeni. Che la Pederbona conferisse latte al cromo e altri 21 inquinanti alla Centrale del latte di Alessandria e Asti.

Per evidenti ragioni di marchio e bottega, entrambe le aziende si defilarono dall’opinione pubblica e dal processo. Non stupisce più di tanto che ancora oggi la Pederbona tenti di eclissarsi sull’avvelenamento dei pozzi (che addirittura ancora oggi utilizzi per abbeverare il bestiame e irrigare i foraggi?).

L’Arpa ha appena pubblicato i valori della campagna di monitoraggio 2021

La direttrice Marta Scrivanti descrive: “Nelle acque di falda interne alla Solvay ci sono ancora dei punti in cui si registrano per i parametri Cloroformio e Tetracloruro di carbonio concentrazioni superiori agli obiettivi di bonifica specifici. In altri piezometri interni è stata confermata la presenza di composti  organo clorurati nonché di inquinanti inorganici, tra cui il cromo esavalente, in concentrazioni superiori alla soglia di contaminazione. All’esterno del polo chimico abbiamo la presenza di inquinanti in concentrazioni superiori ai limiti. Ad esempio cC6O4 e ADV”. L’Arpa d’altronde ha fatto prelievi presso allevamenti nell’area circostante Solvay ritrovando campioni di pfas C6O4 e ADV nel latte e nelle uova. E’ ufficiale: l’acqua del pozzo dell’acquedotto di Montecastello, distante decine di chilometri, non verrà mai più utilizzata.

La Provincia di Alessandria, che per il C6O4 ha addirittura concesso l’estensione dell’ autorizzazione AIA, per bocca di Enrico Bussalino, subentrato nella presidenza all’altro leghista Gianfranco Baldi, ha respinto le censure della  Commissione Ecomafie. A Bussalino, da sindaco di un lontano paesino dell’Appennino che nulla conosce di Solvay e di Spinetta, interessa solo che “l’azienda abbia tutela del segreto industriale” piuttosto che i cittadini abbiano il diritto di conoscere l’impatto ambientale. 

Cingolani in conflitto di interessi autorizza l’inquinamento Solvay di Rosignano.

AIAiaiaiai Cingolani

A completare l’operazione, come avevamo anticipato, il gruppo chimico Solvay ha in progetto di separare le attività in due società indipendenti quotate in Borsa: SpecialtyCo nelle specialità, EssentialCo nella chimica di base; nomi che sono per ora solo indicativi e che saranno cambiati una volta completata la scissione, prevista nella seconda metà del 2023, una volta approvata dagli azionisti e ricevute le necessarie autorizzazioni.

Secondo l’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente) il litorale di Rosignano eÌ tra i 15 tratti costieri piuÌ inquinati del Mediterraneo a causa degli “sversamenti di gesso e calcare, metalli pesanti bioaccumulabili quali mercurio, arsenico, cadmio, cromo e piombo. Si calcola che negli ultimi 80 anni l’azienda ne abbia sversati in mare circa 13 milioni di tonnellate. Qualche mese fa anticipando di cinque anni la sua scadenza naturale prevista per il 2027, il Ministero della Transizione Ecologica ha rinnovato l’autorizzazione integrata ambientale (AIA) alla multinazionale, permettendole di continuare cosi a realizzare prodotti chimici nello stabilimento e a sversare i residui della produzione in mare per altri 12 anni, con un limite di 250.000 tonnellate l’anno. Insieme a WWF e ai cittadini, il fondo Bluebell Capital Partners (gruppo finanziario londinese guidato dagli italiani Giuseppe Bivona e Marco Taricco)  ha presentato ricorso al Tar della Toscana per l’annullamento del decreto.

Clamorosa l’AIA di Cingolani in conflitto di interesse per aver firmato un decreto che avvantaggia la Solvay   con cui, da dirigente di Leonardo, aveva concluso una joint-venture.

–>(8) Rosignano, come sbarazzarsi del disastro eco sanitario.

I caraibi di Rosignano “bitch”.

Da oltre un secolo Solvay ha sposato Rosignano concedendogli  il cognome e, come dote, un patrimonio di inquinamento impunito. L’unica voce ambientalista per anni dissidente si è infine inciuciata spegnendo i riflettori, che ora sono accesi grazie ai tre esposti alla Procura di Livorno del Movimento Cinquestelle (Francesco Berti e Silvia Noferi), del fondo di investimento internazionale Bluebell (Giuseppe Bivona) e del  WWF. In più, si è  inserita -come anche a Spinetta Marengo- la Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (presidente Stefano Vignaroli). Esemplare, per l’analisi dettagliata, è l’interrogazione M5S al Consiglio regionale Toscana, che chiede anche l’intervento urgente del Ministero per la riconversione ecologica.

Solvay scarica direttamente a mare 250.000 tonnellate all’anno di solidi sospesi contenenti metalli pesanti come nichel, mercurio, cromo, cadmio, arsenico, e provoca una contaminazione dei terreni, nonché delle acque sotterranee (falda superficiale e falda profonda) da arsenico, mercurio, composti organoclorurati e Pcb”, ovvero i policlorobifenili, composti organici considerati inquinanti persistenti.

Acquiescenti i sindacati, i primi i bersagli degli inquinamenti sono i lavoratori esposti ai vapori indoor/outdoor, con  i pozzi ad uso irriguo delle abitazioni ubicate nelle immediate vicinanze del sito, le acque superficiali del fiume Fine, le acque superficiali del Mar Ligure (spiagge bianche di Vada) ovvero l’arenile “caraibico” dove scarica il Fosso bianco.

Piuttosto che affrontare i costi della bonifica di questo disastro ecosanitario, Solvay ha annunciato per Rosignano l’organizzazione dell’attività in una struttura legale separata controllata dalla capogruppoLo stesso  tentativo di sbarazzarsi del problema ambientale con uno scorporo, una bad company, procurarsi uno scudo legale, è ora studiato anche per Spinetta Marengo.

Caffaro è un carcinoma al centro di Brescia: va estirpato.

La Procura di Brescia, nell’ambito di un’inchiesta per disastro ambientale ha disposto il sequestro dell’azienda. il cromo esavalente percola, il mercurio galleggia sul suolo, nonostante la presenza della barriera idraulica. Non è solo un’eredità del passato, ma un inquinamento perpetrato nel tempo. Urgente intervenire per mettere in sicurezza la falda, prima di affrontare la bonifica. Clicca qui

Lo stato di contaminazione Solvay secondo l’Arpa?

Avevamo avanzato formale richiesta (via PEC) della Relazione 2020 dell’Arpa riferita alla Solvay di Spinetta Marengo (clicca qui). Gli episodi di inquinamento nell’anno trascorso non hanno fatto che accrescere le forti preoccupazioni sui sistemi di controllo che avevamo espresso a Magistratura ed Enti locali, nonchè all’opinione pubblica. Ancora nulla ci è stato consegnato. Per quanto riguarda le attività di (presunta) bonifica, ovvero messa in sicurezza, non conosciamo  più di quanto risultava a metà 2020, ad esempio: “In Area 1, le acque di falda, non oggetto di bonifica in nessuna delle aree sorgenti di Cromo VI, sono ancora contaminate per via di sorgenti di contaminazione non ancora bonificate. Area 2b, non avviata  bonifica vista la presenza contestuale di contaminazione da Cromo VI, Piombo ed Arsenico negli stessi terreni.  Area 3, l’inquinamento  è ancora da caratterizzare. Per quanto concerne le acque di falda interne ed esterne allo stabilimento, compromesse per la presenza di numerosi inquinanti come evidenziato in più studi e procedure, dal 2010 è stata messa in funzione una barriera idraulica  che non può garantire in tutte le condizioni meteoclimatiche, sulla base delle analisi già compiute da Arpa e da Solvay, il contenimento delle acque inquinanti.

15 indagati Tap.

La Procura di Lecce ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini a 15 persone e all’azienda Tap, relativamente a reati ambientali che sarebbero stati commessi nella parte del cantiere in località “Le Paesane” di Melendugno e sul presunto inquinamento della falda e del sottosuolo nel del cantiere del microtunnel in località San Basilio di San Foca, marina di Melendugno , per la possibile perdita di sostanze pericolose , tra cui il cromo esavalente con l’ipotesi che l’area potesse essere stata contaminata con il cemento utilizzato da Tap durante i lavori, per via di una inidonea impermeabilizzazione del cantiere.

In Appello colpo di spugna definitivo al processo Montedison-Solvay per il disastro ecosanitario di Spinetta Marengo.

 

Neanche un giorno dei 17 anni di reclusione chiesti per gli amministratori : per la Corte d’Assise l’avvelenamento doloso delle falde non sussiste. Nessuna consapevolezza dell’inquinamento storico neppure per i tre imputati minori: ridotte le pene a 1 anno e 8 mesi con doppi benefici di condizionale e non menzione, in pratica totale assoluzione per tutti. Non esistono malattie e morti per tumore. Si tratta, ha accusato la Sezione provinciale di Alessandria di Medicina democratica Movimento di lotta per la salute, dell’ennesima scandalosa sentenza che esclude il dolo, dell’ennesimo capitolo da aggiungere al nostro voluminoso libro “Ambiente Delitto Perfetto”, sottotitolo “Non esiste Giustizia in campo ambientale”. I processi in sede penale non portano nulla alle Vittime e all’ambiente… (continua)

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Falda inquinata sotto l’Expo di Milano.

Sopra l’area -privata- dovrebbe sorgere il più grande progetto di sviluppo di Milano nonché il nuovo ospedale Galeazzi: 2,5miliardi di euro. Sotto l’area la falda è inquinata a monte dall’azienda chimica Brenntag (ex Weiss) di Brennate: cromo esavalente, tetracloroetilene, cloruro di vinile, nonché dalla Oemm. Senza bonifica a monte, gli impianti pubblici Mise (Messa in sicurezza di emergenza) ovviamente non hanno risolto il pericolo. Anzi, diventerebbero inattivi se iniziasse la bonifica. Inoltre, a fianco dell’area, due aziende chimiche (Ecoltecnica e Dipharma) sono “a rischio di incidente rilevante” con tanto di piani di emergenza esterni. La Procura della Repubblica chiamata a indagare.

17 anni per gli amministratori Solvay, da 11 a 16 anni per i dirigenti.


Chiesti da Marina Nuccio, Procuratore Generale della Repubblica, nel processo in Corte d’Assise    d’Appello a Torino, per gli imputati di avvelenamento doloso della falda di Alessandria. Nella sua memoria depositata alla Corte presieduta da Fabrizio Pasi, Lino Balza ha evidenziato due testimonianze emblematiche del dolo diretto, cioè della piena conoscenza –diretta- degli Amministratori. Essi sapevano che sotto lo stabilimento c’è la gigantesca falda acquifera di Alessandria, sapevano che la falda serve per l’alimentazione, sapevano per conoscenza diretta che la stavano (la stanno) avvelenando con un cocktail di 21 tossici cancerogeni, nascondevano e falsificavano.

Clicca qui le due testimonianze.
Clicca qui l’intera memoria.
Clicca qui Matteo Spicuglia su TG3.
Clicca qui Silvana Mossano “A Spinetta fu avvelenamento doloso. 112 anni di carcere”.
Clicca qui Agorà Magazine “Inquinamento 17 anni per gli amministratori Solvay, da 11 a 16 anni per i dirigenti”.

Cromo in falda? Sono cazzi vostri, alessandrini. Parola di amministratore delegato Amag.

Mauro Bressan (PD): eliminarlo costa troppo, chiediamo una proroga di tre anni alla normativa statale. Gioisce la Solvay: il milione di metri cubi sotterrato può continuare tranquillamente a colare in falda.
Clicca qui Piero Bottino “Meno cromo nell’acqua? Roma chiede un miracolo: l’ad mette le mani avanti.”

Ma Solvay di Spinetta Marengo non c’entra niente con cromo esavalente e solventi nella falda sotto Fabbricazioni Nucleari di Bosco Marengo?

I due siti distano 8 chilometri l’uno dall’altro in linea di falda.
Clicca qui La Stampa “Cromo e veleni nella falda sotto FN di Bosco. Scoperti durante lo smantellamento. Caccia a chi ha inquinato”

Danilo Arona su amianto e cromo.

Il noto giallista scrive fra l’altro: “Medicina Democratica si è occupata a lungo e bene della relazione tra l’incidenza tumorale a Spinetta Marengo e la tristemente famosa “emergenza cromo” nella zona della Fraschetta. A tutti consiglio l’acquisto e la lettura del libro Ambiente delitto perfetto di Barbara Tartaglione e Lino Balza, un testo sconvolgente per il quale varrebbe la pena di citare Finardi, “mollare le menate e mettersi a lottare”. Me ne occuperò in dettaglio a breve perché il Superstite oggi intende ricordare che anche un genere letterario di intrattenimento come l’horror – io preferirei dire “gotico contemporaneo”, ma so bene che è troppo lungo e accademico…- possa divenire nelle mani giuste un genere politico di denuncia ecologica”
Clicca qui l’intervento di Arona.
Il libro può essere chiesto a linobalzamedicinadem@gmail.com

Fuorilegge il cromo esavalente nella falda. Facciamo la bonifica? No, lo allunghiamo con altra acqua.

E’ la soluzione del sindaco di Predosa per l’inquinamento proveniente dai fusti tossici di Capriata d’Orba. La Regione non ha fondi per le bonifiche. I Comitati esterrefatti.
Clicca qui Daniela Terragni “L’impegno per battere il cromo: niente soldi per le bonifiche”. 

Solvay, il maggior accaparratore di copie di “Ambiente Delitto Perfetto”, finge di ignorare la sfida contenuta nel libro.


Noi abbiamo contestato, come solenne truffa mediatica di Solvay, sperimentazioni universitarie spacciate per progetto di bonifica e abbiamo sfidato multinazionale e università alessandrina (lettera aperta al prof. Domenico Osella, clicca qui) ad un confronto scientifico e pubblico, a cui si sottraggono. I termini della nostra opposizione sono ampiamente contenuti nel libro “Ambiente Delitto Perfetto, che riassumiamo. La nostra obiezione principale: i veleni tossici e cancerogeni che dai terreni colano in falda profonda sono 21, e non il solo cromo esavalente. Per 20 la sperimentazione si affiderebbe a radici di felci… che succhierebbero i veleni. Ridicolo, non vale la pena di commentare. Per il cromo esavalente l’unica soluzione sarebbero, secondo Solvay, “agopunturine” di ditionito di sodio nelle natiche di un milione di metri cubi di veleni, escludendo peraltro la base degli impianti. In otto punti abbiamo dimostrato dal punto di vista scientifico che il metodo “annaffiatoio” è assolutamente inappropriato e inefficace, giammai da premio Nobel per la chimica. Inoltre la “sciacquatura” è clamorosamente limitata all’interno di parte dello stabilimento, esclude la Fraschetta. Progetto fasullo, ma serve per prendere tempo, alle calende greche. Fasullo, ma certamente costa 100 volte in meno della nostra complessa proposta che rispetta le prospettazioni a monte e a valle della fabbrica rivendicate dal Ministero dell’Ambiente al processo: costituire una Commissione scientifica internazionale che studi l’asportazione definitiva dei veleni dal territorio. I terreni avvelenati vanno trattati in impianti dentro la fabbrica, dunque in piena sicurezza esterna. E con incremento occupazionale per un complesso chimico che resta pur sempre “una gallina dalle uova d’oro”.

Clicca qui Il Piccolo “La Solvay si misuri con Medicina democratica”

Cromo esavalente nell’acquedotto che serve Predosa, Castelferro, Rivalta Bormida, Acqui Terme.

I sospetti subito sulla Solvay. Ma servono indagini per verificare altre origini. Presidio di protesta di Comitati e Sindaci.

Clicca qui Daniela Terragni “Cromo nell’acquedotto. Comitati mobilitati”. 
Clicca qui il comunicato stampa unitario di Comitati di Base della Valle Bormida, Comitato Sezzadio per l’Ambiente, Comitato vivere a Predosa, Zenzel di Visone.

Ausimont: “E’ tutta colpa di Solvay. L’inquinamento non è pregresso, parte dal 2002 quando è cambiata la gestione”.

 
L’avvocato Santa Maria, colpito da orchiepididimite acuta bilaterale destra, soccorso da Trefiletti e Colombo.
 
Dice Ausimont: l’inquinamento attuale non è colpa dell’eredità del passato bensì delle attività di Solvay, infatti è stato proprio dopo il 2002 che c’è stato un generalizzato notevole peggioramento ambientale, con picchi di concentrazione in crescendo, l’alto piezometrico e le fisiologiche perdite fognarie in falda si sono fatte più gravi perché Solvay ha scaricato veleni sopra i veleni ormai azzerati o silenti da vent’anni, è Solvay che ha fatto uscire i veleni fuori dallo stabilimento, la cosiddetta barriera idraulica non ha migliorato la situazione. Clicca qui per continuare a leggere


Dice Solvay: “Le acque di Spinetta non hanno causato pericolo per la salute”

Solvay ridisegnerà l’Uomo Vitruviano di Leonardo

Solvay dice che l’acqua della Fraschetta è ed è sempre stata potabile. Ebbene, chiunque di noi può andare su Internet e verificare: cromo esavalente, solventi clorurati, cloroformio, tetrafluoroetilene, arsenico, nichel, selenio, clorofluoruri, solfati, ddt, bromoclorometano, bromoformio, dicloroetano, dicloetilene, tetracloroetano, tetracloroetilene, tetracloruro di carbonio, tricloroetano, tricloroetilene, acido perfluoroottanoico. Chiunque verifica: è scientificamente assodato che sono tutte sostanze altamente tossiche, cioè danneggiano gravemente l’organismo con patologie acute e croniche, e che sono definite cancerogene a vari livelli, dal possibilmente al probabilmente al sicuramente carcinogene. Attenzione: le tabelle considerano queste sostanze una per una. A Spinetta Marengo siamo addirittura in presenza di un cocktail di almeno 21 veleni! Nel cocktail reagiscono,interagiscono tra di loro, gli effetti tossici e cancerogeni si combinano, non solo si sommano ma si moltiplicano. Un mix devastante per la salute. Su Internet, ad esempio,digitando Erin Brockovich e Zhang, chiunque verifica che non è vero ciò che sostiene Solvay, che il cromo esavalente è cancerogeno solo se inalato e per contatto e non se ingerito… clicca qui per continuare a leggere.
Clicca qui La Stampa “Solvay: cromo non cancerogeno”
Clicca qui Il Piccolo “Ghio: la Solvay ha omesso documenti importanti”
Clicca qui Corriereal 

I consulenti di Solvay ad Alessandria sono arrivati ad affermare che l’inquinamento ha origini naturali. Dunque ammalati e morti sono per cause naturali.

Fanno flop i loro consulenti al processo: ma intanto agli avvocati Solvay non interessano argomenti scientifici, di cui sono consapevoli mancano le basi difensive, preme bensì l’obbiettivo psicologico. Che è quello di ripetere ossessivamente poche affermazioni affinchè penetrino come una pubblicità nelle teste dei giurati. Lo slogan è: la colpa anzi il dolo del disastro ecologico di Spinetta Marengo è tutto dell’Ausimont e dei complici Enti locali. Così i loro consulenti “si dimenticano” che dal 2002 è direttamente il nuovo proprietario Solvay a inquinare il territorio e in maniera fraudolenta: non solo ha nascosto agli Enti i dati compromettenti in suo possesso, ma anche li ha manomessi e falsificati, per non assumersi gli oneri di bonifica, intralciando e ritardando dunque la stessa messa in sicurezza.

Clicca qui per continuare a leggere.

Clicca qui lettera a La Stampa “L’Osservatorio Spieghiamo cos’è”
Clicca qui Il Piccolo “Controlli e analisi cromo: Arpa precisa incarichi e ruoli”
Clicca qui La Stampa Il Piccolo Alessandrianews Radiogold
Clicca qui Pennatagliente
Clicca qui Alessandrianews “Il cromo nell’acqua potabile? Secondo Solvay è di origine naturale”
Clicca qui Allegroandante
Clicca qui Scheda storica Osservatorio ambientale della Fraschetta
Clicca qui Scheda storica Osservatorio: contenuti e realizzazione

Gli avvocati della difesa ci accusano, noi vittime di decessi e malattie, di fare sul blog commenti sgradevolmente non diplomatici alla loro orchestra di violini e tromboni. Cosa rispondiamo ?

Rispondiamo che nel loro piccolo anche le formiche si incazzano.

Anche gli alessandrini dovrebbero avviare una class action contro Solvay di Spinetta Marengo.

Ad Alessandria è in corso un importantissimo processo contro la multinazionale belga per avvelenamento doloso della falda e dolosa omessa bonifica. Sono sempre altissimi, conferma Arpa, i livelli del disastro ecologico (clicca qui.) La bonifica definitiva secondo gli esperti è praticamente impossibile, almeno per decine di anni. Dunque gli alessandrini, in massa, dovrebbero cominciare ad organizzarsi in causa collettiva come fecero (milioni di dollari) per il cromo6 a Hinkley in California, o come stanno facendo per il PFNA acido perfluoro a Paulsboro (clicca qui). A Paulsboro (New Jersey) i cittadini hanno avviato una class action contro Solvay a causa della contaminazione dell’acqua pubblica con sostanze, secondo l’EPA (Enviromental Protection Agency), sicuramente tossiche. L’iniziativa della class action per Alessandria è in discussione tra alcune forze politiche.

L’inquinamento in falda si sta espandendo, a nord e sul Bormida. Altri pozzi dell’acquedotto sono in chiusura. Acqua imbevibile per altri 30-40 anni, salvo vera bonifica.

Il tre consulenti di Medicina democratica, Fulvio Baraldi geologo, Luigi Mara biologo, Bruno Thieme ingegnere, hanno ampiamente dimostrato la fondatezza dei capi di accusa formulati dal Pubblico Ministero con le richieste di condanna degli imputati. E, siccome nella dimostrazione hanno utilizzato documenti aziendali, hanno altresì dimostrato che Solvay sapeva. Clicca qui per continuare a leggere.
Clicca qui il testo delle conclusioni dei tre consulenti
Clicca qui Pennatagliente “Udienza del 22 gennaio”
Clicca qui La Stampa “Al polo chimico colpevoli ritardi”
Clicca qui Il Piccolo “Inquinamento importante, difficilmente recuperabile”
Clicca qui La Stampa “Battaglia tra consulenti su potabilità dell’acqua scaturita dal pozzo8”
Clicca qui Alessandrianews “Processo polo chimico: danni ambientali per 50 milioni di euro”

I maghi consulenti della Solvay alle prese con i giochi di prestigio: come si riesce a dimostrare che un’acqua cancerogena in falda diventa potabile quando esce dal rubinetto.

A scopo pubblicitario, alla prossima udienza una consulente sorseggerà in tribunale un bottiglione di acqua CROMO DOC della fonte Solvay. Lo stabilimento chimico sarà trasformato in idrotermale? Prestazioni idropiniche, inalatorie, fangobalneoterapia. Le piscine dietro le colline di Arkema sono immediatamente convertibili. Sulle colline di rifiuti si potrà sciare grazie alla neve a cielo sereno. A novembre fu già sperimentato il Luna Park. Clicca qui per continuare a leggere.
Clicca qui Pennatagliente “L’udienza del 22 gennaio”

Il Ministero dell’ambiente: tutto ciò che era noto ad Ausimont era noto a Solvay. Lo Stato chiede un acconto di 51 milioni di euro per danni da avvelenamento doloso delle acque e dolosa omessa bonifica.

Una bonifica della falda sta diventando praticamente impossibile per dolo di Solvay. Non si può imputare colpa agli Enti ciò che è compito dell’azienda: le barriere idrauliche non hanno risolto niente. Falda inquinata addirittura a monte, entra in Bormida. Clicca qui per continuare a leggere.
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Mistero a Spinetta Marengo

http://www.scribd.com/doc/201951539/Il-Piccolo-Cromo6
Cliccando e leggendo questo articolo, potrete aiutare Il Piccolo e la sindaco Rossa a far luce sul mistero: ci sono  in falda a Spinetta Marengo  21 veleni fra cui cromo esavalente? perché ci sono? e soprattutto chi li ha sotterrati? A tutti coloro che forniranno la soluzione al mistero (direttore@ilpiccolo.net) offriremo in omaggio una bottiglia DOC.
 

Solvay annuncia in pompa magna un secondo “piano di bonifica” ma non di bonifica definitiva si tratta, al più di messa in sicurezza temporanea. Medicina democratica lo demolisce punto per punto. E propone.

L’elefante Solvay ha partorito il topolino, ma giornali hanno abboccato e dedicato titoloni al presunto “piano”. Invece il colosso belga assolutamente non ha convinto Medicina democratica con il suo progetto tutto teorico di presunta bonifica del cromo esavalente innaffiando qua e là sui terreni ditionito di sodio a sua volta peraltro tossico. Tanto meno soddisfa la fantomatica bonifica del cocktail di altri 20 veleni tossici e cancerogeni che da un’area vastissima colano in falda. Per questi inquinanti Solvay osa definire “bonifica” una già fallimentare cosiddetta “barriera idraulica”. In realtà succhiare tramite pozzi e lavare una immensa falda sotterranea sarebbe una pretesa folle ed è una truffa chiamarla bonifica. Fa ridere poi la presunta bonifica dei metalli pesanti tramite felci che li assorbirebbero dalle radici per trasferirli nel fogliame, poi sfalciato ed inviato a smaltimento. Dunque tutti gli interventi di Solvay si alternano all’insegna della precarietà, definita bonifica. Così è anche per le discariche tossico cancerogene che vengono definite bonificate perché riammucchiate e ricoperte con teloni. Noi dimostriamo che la vera bonifica si può fare solo eliminando i veleni dai terreni che percolano in falda: così si salva la salute, l’ambiente e l’occupazione. Clicca qui per continuare a leggere.
Clicca qui Pennatagliente “il secondo piano di bonifica in pompa magna Solvay smontato pezzo per pezzo”
Clicca qui La Stampa “Bonifica definitiva? No solo temporanea” 
Clicca qui La Stampa “Diversità tra bonifica e messa in sicurezza”
Clicca qui Corriereal “Polo chimico: si fa presto adire bonifica”
Clicca qui La Stampa “Vera bonifica solo togliendo i terreni”

Solvay annuncia in pompa magna un secondo “piano di bonifica” ma non di bonifica definitiva si tratta, al più di una provvisoria messa in sicurezza.

Clicca qui Pennatagliente “Il secondo “piano di bonifica” in pompa magna Solvay: smontato pezzo per pezzo”
Clicca qui Corriereal “Polo chimico: si fa presto a dire bonifica”
Clicca qui La Stampa “Diversità tra bonifica e messa in sicurezza”


L’elefante Solvay ha partorito il topolino, ma giornali hanno abboccato e dedicato titoloni al presunto “piano”. Invece il colosso belga assolutamente non ha convinto Medicina democratica con il suo progetto tutto teorico di presunta bonifica del cromo esavalente innaffiando qua e là sui terreni ditionito di sodio a sua volta peraltro tossico. Tanto meno soddisfa la fantomatica bonifica del cocktail di altri 20 veleni tossici e cancerogeni che da un’area vastissima colano in falda: solventi clorurati, cloroformio, tetrafluoretilene, arsenico, nichel, clorofluorocarburi, solfati, ddt, cobalto, mercurio, selenio, vanadio, piombo, cadmio, solventi aromatici eccetera. Per questi inquinanti Solvay osa definire “bonifica” una già fallimentare cosiddetta “barriera idraulica”. In realtà succhiare tramite pozzi e lavare una immensa falda sotterranea sarebbe una pretesa folle ed è una truffa chiamarla bonifica. Fa ridere poi la presunta bonifica dei metalli pesanti tramite felci che li assorbirebbero dalle radici per trasferirli nel fogliame, poi sfalciato ed inviato a smaltimento. Dunque tutti gli interventi di Solvay si alternano all’insegna della precarietà, definita bonifica. Così è anche per le discariche tossico cancerogene che vengono definite bonificate perché riammucchiate e ricoperte con teloni. Ridicolo. Dubitiamo che un professore ordinario di chimica all’università di Alessandria, Domenico Osella, si esponga a definire tutto ciò come “bonifica” piuttosto che provvisoria “messa in sicurezza”. Infine va rimarcato che Solvay per questi parziali e discutibili tentativi di messa in sicurezza chiede autorizzazione delle autorità, come fosse una certificazione di bonifica. A questa assurda pretesa la risposta degli Enti non può che essere sempre la stessa: Solvay non ha bisogno di autorizzazioni preventive, faccia ciò che ritiene di suo dovere, gli Enti valuteranno a posteriori i risultati. Ma già ora essi possono leggere, clicca qui, che abbiamo già scientificamente smontato pezzo per pezzo il presunto “piano di bonifica”. Noi dimostriamo che la vera bonifica si può fare solo eliminando i veleni dai terreni che percolano in falda: così si salva la salute, l’ambiente e l’occupazione.

60 pagine di storia e cronaca

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Modesto esempio di giornalismo militante -militante per la salute e l’ambiente- questi articoli, pubblicati su la rivista “Medicina democratica”, sui giornali locali e nazionali, carta stampata e on line, nonché su innumerevoli blog, sono stati raccolti nel
dossier in ordine cronologico: dall’esposto-denuncia di Medicina democratica fino al dicembre 2013. Le cronache delle udienze del clamoroso processo Solvay in Corte di Assise, “politicamente scorrette”, impietose per i carnefici e partigiane per le vittime, offrono, al di là delle responsabilità penali e delle miserie e nobiltà umane rappresentate, il filo conduttore della lunga storia dell’insediamento industriale di Spinetta Marengo (Montedison, Solvay, Edison, Arkema) che ha assicurato lavoro e morte ad Alessandria, che diede lustro ad una classe operaia leader nel sindacato non solo locale, che ha sempre intrecciato privilegiati rapporti con amministratori e partiti, che è superstite testimone di una distrutta chimica italiana e che rischia il futuro produttivo e occupazionale se non risolve l’inquinamento della bomba ecologica.

Nessuno, a parte Solvay al processo, osa negare la cancerogenicità negli animali e nell’uomo del cromo esavalente assorbito per via orale.

Clicca qui La Stampa “Cromo6 nelle acque limiti da rivedere”
Clicca qui Oggi Cronaca “Il cromo esavalente è cancerogeno. Siamo preoccupati per Solvay”
Clicca qui Liquida “Solvay non neghi che il cromo esavalente assorbito per via orale è cancerogeno”
Clicca qui Pennatagliente “Solvay non neghi che il cromo esavalente assorbito per via orale è cancerogeno”
Clicca qui Il Piccolo “Cromo6: ammesso livello abnorme”
Clicca qui Libero 24X7 “Solvay non neghi che il cromo assorbito oralmente è cancerogeno”
Clicca qui Icittadiniprimaditutto “Solvay non neghi che il cromo assorbito per via orale è cancerogeno”
Clicca qui Corriereal “Il cromo esavalente assorbito per via orale è cancerogeno”

Che il cromo esavalente sia cancerogeno quando bevuto, oltre che quando respirato e per contatto, le aziende chimiche lo sanno (da sempre e) ufficialmente almeno dal 1987. Quando ricercatori cinesi (Zhang e Li) ri-pubblicarono i risultati di un’indagine epidemiologica del periodo 1965-1986 su un’area geografica della provincia di Liaoning inquinata nelle acque di falda dal cromo6, con un’impressionante incidenza di tumori. Questi studi erano talmente conosciuti nell’ambiente industriale che la PG&E Pacific Gas and Electric Company nel 1996 preferì, piuttosto che incorrere in procedimenti penali, pagare un risarcimento astronomico di 333 milioni di dollari alle (634) vittime di cancro a Hinkley in California (la vicenda divenne famosa per il film del 2000 vincitore di Oscar interpretato da Julia Roberts). Tutto il mondo è paese, come ben sappiamo a Spinetta Marengo o ad Alessandria.
Le risultanze epidemiologiche dei lontani anni ‘80 sono state analiticamente specificate dagli studi sperimentali dell’EPA Enviromental Protection Agency californiana: neoplasie dell’epitelio di rivestimento della mucosa orale e della lingua, adenomi e carcinomi del piccolo intestino, anemia e infiltrazioni istiolitiche di fegato e linfonodi. Sia in Italia che all’estero si susseguono indagini ecologiche che confermano l’evidenza, ed estendono la cancerogenicità anche a rene, vescica e osso. Insomma, nessuno (a parte Solvay al processo in corso in Corte d’Assise di Alessandria) osa negare la cancerogenicità negli animali e nell’uomo del cromo esavalente assorbito per via orale.

Come Medicina democratica vogliamo però rimarcare che il limite di concentrazione di cromo6 nelle acque potabili dovrebbe essere zero, mentre è abnorme il livello massimo ammesso dalle leggi : 0,05 mg/l deriva infatti da uno standard OMS addirittura del 1958, che ignora dunque la drammatica storia scientifica sopraggiunta. Sosteniamo il “rischio zero” per il cromo6 , perché il cromo6 è troppo pericoloso nell’organismo umano in quanto può facilmente attraversare le membrane cellulari (mutazioni del DNA), quando addirittura lo stesso cromo3 non è innocuo all’interno delle cellule come lo è fuori.

L’immensa riserva idrica della Fraschetta non più utilizzabile per l’acquedotto.

Gravissimo il reato della Solvay verso la collettività alessandrina. La multinazionale ha anche usato direttamente l’acqua per uso alimentare di lavoratori e cittadini. Annuncia una seconda bonifica, che non convince. Clicca qui.
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