Travaglio è un grande opinionista, e per lui anche la matematica è un’opinione. Gli attivisti M5S erano rimasti in 90mila: l’altra metà era stata esclusa come avente diritto, ovvero si era auto esclusa. Di questi 90mila attivisti, 60mila hanno votato, 30mila no: si sono auto esclusi. Dei 60mila: 45mila si sono chiaramente espressi a favore di Conte e -negandogli il titolo di garante- contro Grillo. La base, conclude Travaglio, decreta vincitore Conte. Ebbene. 180mila diviso due fa 90mila; 90mila diviso due fa 45mila. Non è una grande base. Tradotta in numeri elettorali. 30% voti diviso 2 uguale 15%. 15% diviso 2 uguale 7,5%. Questa è la base elettorale di Conte. Quella di Conte (osannata da Travaglio) è una vittoria di Pirro. Non di Pirlo, come è stato ironizzato: perché Conte si è appropriato di una eredità altrui. Un partitino: piccola parte di un grande movimento. Ma per un nullatenente è un bel gruzzolo. Così è per i sopravissuti “ex signori nessuno” che riusciranno per un po’ a conservare le poltrone. Per quanto riguarda Travaglio: chi si accontenta gode, ma evitando di esultare come dalla vetta raggiunta del K2. Per quanto attiene quello che a noi riguarda, cioè ai Movimenti Ecopacifisti: era e resta un brutto momento storico.
Lo faranno, inevitabilmente, nel riconteggio del 15 dicembre, ma, dopo che la precedente consultazione aveva già misurato che se il 60% per cento degli iscritti votanti ha votato Conte, allora il 40% degli iscritti e dei non-iscritti non voterà il nuovo Partito: non attraente il maggioritario astensionismo e, irreparabilmente, dimagrante senza l’improbabile travaso dal PD.
Due settimane fa, avevo posto a Grillo la domanda [Ex grillini e neo contiani.]: “Rifarai di nuovo un Movimento Cinquestelle? Personalmente, da coetaneo e amico, te lo sconsiglio ”. Ebbene, al termine del funerale ha riposto: “Non finirà qui, il Movimento avrà un altro percorso”. Chi te lo fa fare, Beppe, alla nostra età?
Se il 60% per cento degli iscritti ha votato Conte, il 40% non ha votato Conte. Cioè il 40% degli iscritti e dei non-iscritti non voterà un Partito che non si chiamerà più Cinquestelle (non può esistere un “grillismo” senza Grillo).
Quanti voti dovranno trasmigrare dal PD affinchè il neo Partito di Conte non scenda troppo sotto il 10%?
Ultima domanda: Grillo rifarà di nuovo un Movimento Cinquestelle?
Personalmente, da coetaneo e amico, glielo sconsiglio da anni. Magari i Movimenti Ecopacifisti ridarebbero fiducia.
Intervenire per questa “Assemblea costituente del Movimento 5 Stelle” (evento finale 23-24 novembre) non è fuori tema rispetto a questo Sito della Rete dei Movimenti Ecopacifisti, nella quale è collocabile a buon titolo la creatura fondata da Beppe Grillo nel 2009. Personalmente, non è la prima volta:
Ho preso le parti di Beppe Grillo, non per vecchia amicizia (che rinnovo) ma perché (confermo) che secondo me (e milioni di ex votanti) l’ottimo Marco Travaglio sbaglia: il M5S era già evaporato nel 2020 (caporetto regionali)quando già aveva perso la sua identità trasformandosi da Movimento in Partito, da “alleanza con nessuno” a “alleanza con chiunque”, a prescindere dai temi identitari ossia dall’alleanza con chi l’aveva votato, tradendo la partecipazione rivoluzionaria (declassata a utopia) della Democrazia Diretta immolata sull’altare autoreferenziale della “Democrazia rappresentativa” (elevata a maturo realismo), cioè incollarsi ai seggi in parlamento, tradendo il Programma dei Movimenti, tradendogli impegni ecopacifisti, Tav Valsusa, Tav Terzo Valico, TAP, ILVA, PFAS, Acqua pubblica, F35 eccetera).
Già dal 2020 contestavo l’interpretazione dell’astensionismo di Travaglio: “Caro Marco, sono convinto che il presuntuoso Giuseppe Conte (che Grillo definisce “senza visione strategica”) invece di pretendere (da Grillo e dagli ex elettori) ) o di illudersi una eredità elettorale che non gli spetta, perché non ha mai contribuito al 33% del MOVIMENTO che predicava la Democrazia Diretta e Partecipata, debba fondare un suo PARTITO, con altro nome e con una sua linea politica alternativa, non so quale. A maggior ragione perchè ha un suo giornale (il tuo) e che insieme raccoglierete parlamentari (ex signori nessuno) e un 5% di voti, anzi (come vi auguro) a scapito del PD anche più del 10%: facile traguardo secondo i tuoi sondaggi di gradimento popolare all’avvocato del popolo”.
Magari vi voteremo come i meno peggio, a patto che non scarichiate i risultati su Beppe Grillo che ha fondato non un Movimento qualunque bensì un “Movimento a 5 stelle”, e che tre lustri dopo realisticamente non poteva non valutarlo come evaporato. Forse era storicamente inevitabile, anzi prevedibile, forse no… Noi andiamo avanti con le nostre utopie concrete.
Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro.
E’ sempre in corso la raccolta delle candidature 2024 da mettere in votazione. Marco Travaglio ha di fatto proposto Beppe Grillo come Premio Attila (*), tramite un editoriale dal titolo “Un Grillo al bivio”. Grillo ha fatto sapere che farà altrettanto nel corso di uno spettacolo teatrale con uno sketch dal titolo “Il travaglio di Travaglio”. Grillo mimerà il travaglio di parto, cioè l’insieme di fenomeni (respiri, sorrisi, lacrime, massaggi, parole di conforto, luci basse, mente non troppo presente e lucida) che portano alla nascita delbambino e all’espulsione della placenta. Fuor di metafora, il bambino sarebbe Giuseppe Conte a capo dei Cinquestelle e la placenta sarebbe Grillo.
Grillo non si sente placenta. Ritiene di aver fornito, lui, spermatozoi e uovo al concepimento della creatura che, allevata da lui, è arrivata da adulto ad un peso considerevole (33% dell’elettorato, occupando un terzo del parlamento), mentre nelle mani del precettore Conte si è rinsecchita (9,9%). Dunque Grillo pretenderebbe, da buon padre di famiglia, che la famiglia grillina si alzasse dalle poltrone, ritornasse a nutrirsi di democrazia diretta nei Movimenti, riacquistasse quell’identità premiata e poi negata dai Movimenti quando si sono visti traditi (Tav Valsusa, Tav Terzo Valico, TAP, ILVA, PFAS, Acqua pubblica, F35 eccetera).
Per Travaglio, invece, Grillo è un problema caratteriale psicologico umorale, un ciclotimico che alterna da una vita le discese ardite e le risalite, uno che sa benissimo che la democrazia diretta non esiste, un monarca che pretende il ruolo di garante a vita, uno che ha la postura malmostosa di chi snobba i suoi ex ‘ragazzi meravigliosi’, li liquida col gretto totem dei due mandati, e sottovaluta gli sforzi titanici che han fatto e i prezzi altissimi che han pagato per piantare quasi tutte le bandiere del M5S nei 31 mesi dei governi Conte-1 e Conte-2. Questi quasi tre anni di presunte “titaniche bandiere” della “democrazia rappresentativa,” secondo Grillo, hanno affossato il M5S al 9,9%, prima ancora del governo Draghi nel quale Conte, capo del partito, aveva ottenuto il record di ministri e sottosegretari. E rinunciato ad ogni forma di opposizione (nelle mani di Meloni)… ma per colpa di Grillo, secondo Travaglio, che gli avrebbe puntato la pistola alla tempia per amore di Draghi e Cingolani”. Secondo Travaglio, non è Conte bensì “Grillo a non avere un progetto alternativo”: “Lo sa pure lui che, senza Conte, il M5S sparirebbe”, ovvero senza Travaglio che di Conte è il nume tutelare che dà la linea politica. Dunque, Beppe Grillo faccia una buona volta il salto di lato: “Sta a lui decidere se guadagnarsi i 300 mila euro l’anno di ‘consulenza per la comunicazione’ partecipando col suo talento, o rintanarsi in casa a distillare letterine, battutine, regolette e rancorucci”. Detto, senza nessuna malignità, ci mancherebbe.
( *) Dal 2004 il Premio Attila è nel suo genere la più alta onorificenza italiana… dopo il Festival di Sanremo. Ad imperitura memoria dei nostri figli peggiori: industriali, politici, amministratori che nel corso dell’anno si sono particolarmente distinti a danno dell’ambiente, della salute e della pace. Il libro, pagine 125, è disponibile a chi ne fa richiesta.
“Caro Lino, capisco tutto. Ma forse ti è sfuggito che i 5Stelle nell’estate del 2019 hanno votato in Parlamento il Tav, ovviamente da soli, anche al costo di far saltare il governo con la Lega. E purtroppo hanno perso.” Così mi rispose Marco Travaglio in uno scambio di opinioni. Gli replicai: “Caro Marco, Il M5S in parlamento ha votato no al Tav Torino-Lione? E’ una aggravante perché non mirava a far cadere il governo con Salvini. Non è che votando in minoranza contro Tav Valsusa, Tav Terzo Valico, TAP, ILVA, PFAS, Acqua pubblica, F35 eccetera, ti salvi l’anima e i voti. Rischi l’accusa di tradimento. Tutt’al più dimostri che non conti niente, che avevamo sbagliato a darti fiducia con il voto, quasi identificandoci col M5S. Per l’universo dei Movimenti ecopacifisti che lottano nella vastità dei territori italiani è più importante il taglio dei suddetti nodi piuttosto che il taglio dei parlamentari (fra i quali i Cinquestelle occupa(va)no un terzo del parlamento ma non servono a niente contro Tav Tap Ilva Pfas Acqua e un eccetera ambientalista purtroppo ancora lunghissimo)”.
“Caro Marco, i Movimenti ad ogni livello territoriale se l’erano sempre cavata bene o male (anche benissimo: referendum acqua-nucleare) senza e/o contro i Partiti. Si chiama ‘Democrazia diretta’. Questa definizione, ad esempio, compare infinite volte nel mio libro ‘L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza’: dal ’68 fino (e dopo) all’avvento di Beppe Grillo negli anni 2000. ‘Democrazia diretta” come pratica dei Movimenti: partecipazione e lotta popolare. Grillo aveva chiamato Movimento la sua creatura: ‘Movimento nazionale a cinque stelle’ avente il medesimo programma delle ‘Liste Civiche a Cinque Stelle’, ’La Carta di Firenze’. Oggi, dieci anni dopo, è diventato ‘Partito’: ne prendiamo atto”.
Dall’esame anche dei flussi elettorali, la caporetto regionali 2020 dei Cinquestelle è già evidente nei territori dove il tradimento degli impegni ecopacifisti (Tav Valsusa, Tav Terzo Valico, TAP, ILVA, PFAS, Acqua pubblica, F35 ecc.) ha direttamente gelato la pelle delle popolazioni, e si estenderà a tutto il territorio nazionale. Il M5S dalla “alleanza con nessuno”, disinvolto e repentino è passato tra il lusco e il brusco alla “alleanza con chiunque”, a prescindere dai temi identitari ossia dall’alleanza con chi l’aveva votato. Non guardando più in faccia l’interlocutore ecopacifista, ha dato di sé una immagine non sincera e non sicura, inaffidabile anzi traditrice.
Perciò, “Caro Marco, oggi –caporetto 2020– io (e penso: tutti i Movimenti) sono di nuovo d’accordo con Beppe Grillo: ‘Non credo più nella rappresentanza parlamentare, preferisco la democrazia diretta che è la sua evoluzione’. Ritorno alle origini? Non credo possibile: oggi il M5S non è più Grillo, oggi dopo la caporetto dell’intesa contro natura con Salvini, oggi esso sembra quasi tutto impegnato a discutere per sopravvivere se fare o no una stabile intesa con il PD (stabile dopo 20 anni di insulti: reciproci e a chi, come Travaglio, o come me che la sostenevo più di 10 anni fa a livello locale), quel PD resuscitato l’anno scorso da quel gran genio di Salvini. Piuttosto (per la seconda volta) che andare alle elezioni anticipate, il vantaggio del governo con il PD è scrutabile: conservare il più a lungo possibile i posti in parlamento che le prossime elezioni taglieranno per effetto del referendum ma soprattutto del consenso”.
“Caro Marco, quello che oggi io, che fui antesignano dell’amico Grillo, non ho capito è: se i contrari all’intesa sono per riprendere l’identità di Movimento, per recuperare l’alleanza con il mondo dei ‘Beni comuni’. Spero che l’abbia capito Beppe, e me lo venga a riferire ora che siamo vicini di casa. Personalmente, per quello che conta, gli ondivaghi quanto repentini passaggi da ‘alleanza con nessuno’ ad ‘alleanze con chiunque’ non mi hanno convinto, né nelle vesti di Partito né di Movimento. Magari ce lo spiega Travaglio nell’unico giornale non nemico storico dei Cinquestelle”. Purtroppo Giuseppe Conte, né altri, ripresero l’identità di Movimento, anzi Conte entrò nel governo Draghi (2021).
Dunque, nel 2020, Marco Travaglio mi contestò aver identificato la caporetto dei Cinquestelle come una conseguenza del “tradimento” dell’alleanza programmatica con i Movimenti ecopacifisti, ovvero dell’immolazione della “Democrazia diretta” sull’altare della “Democrazia rappresentativa”. Anzi, insultò l’appello autocritico di Grillo alla Democrazia diretta. E non mi rispose più quando aggiunsi:
“Caro Marco, sono convinto che il presuntuoso Giuseppe Conte, invece di pretendere una eredità elettorale che non gli spetta perché non ha mai contribuito al 33% del MOVIMENTO, debba fondare un suo PARTITO. A maggior ragione perchè ha un suo giornale (il tuo) e che insieme raccoglierete molti parlamentari (ex signori nessuno) e un 5% di voti, anzi (come vi auguro) a scapito del PD anche più del 10%: facile traguardo secondo i tuoi sondaggi di gradimento popolare all’avvocato del popolo”.
“A parte Conte che fino a tre anni fa si era fatto gli affari privati per poi improvvisarsi in governi con chiunque Draghi compreso, purtroppo anche tu caro Marco non hai mai creduto nella DEMOCRAZIA DIRETTA: come già ti obbiettai tempo fa (ma non pubblicasti e che riporto a piè di pagina):‘…Travaglio dimostra di non conoscere o riconoscere il fondamentale pezzo di Storia patria scritto dai Movimenti tramite la prassi della Democrazia diretta, dimostra il limite di un (ottimo) notista della Politica rappresentata esclusivamente dai Partiti, come se la Politica si esaurisse nell’intermittente rapporto fra eletti ed elettori, come se tanta costante sostanza della Politica non la facessimo noi dei Movimenti fuori dai Partiti, anche influenzando le stesse votazioni. Va da sé che Travaglio, all’autocritica di Beppe Grillo: ‘Non credo più nella rappresentanza parlamentare, preferisco la democrazia diretta che è la sua evoluzione’, rischia di fare la caricatura’”.
Invece Beppe Grillo, come Movimento, è arrivato al 33% sulla propria linea politica. Grillo non voleva fare un partito, neanche un movimento qualunque, bensì un Movimento a Cinque Stelle, Movimento che nuota nel firmamento dei Movimenti, che FA POLITICA come Movimento. Perché Grillo predicava e praticava la Democrazia diretta. Mentre Giuseppe Conte (che Grillo definì “senza visione strategica”) come Partito sulla propria linea politica è arrivato quasi al 10%. Non lo schioderà Marco Travaglio, stante la sua interpretazione dell’astensionismo in questa Caporetto 2024.
Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro.
Beppe Grillo ricorda che celebriamo nel 2022 il cinquantenario dello storico rapporto al Club di Roma I limiti alla crescita, e chiede innanzitutto che dobbiamo rivendicare l’italianità del Club di Roma, cheil Club di Roma torni dalla Svizzera in Italia. Qui, nel 1972 quel libro infatti svegliò il mondo sul rischio di continuare a raddoppiare l’espansione materiale delle attività umane fino a superare i limiti ecologici planetari.
Lunedì 28 novembre il Club di Roma presenterà al CNEL di Roma il suo nuovo progetto e rapporto Una Terra per Tutti – Una guida per la sopravvivenza dell’umanità. Questo rapporto, preparato in dieci anni da un collettivo internazionale di scienziati, analizza con un nuovo modello di simulazione al computer la problematica già affrontata da I limiti alla crescita nel 1972: con quale economia e con quale società la Terra può ospitare una popolazione mondiale crescente senza superare i limiti ecologici planetari? Continua qui a leggere Beppe Grillo.
E di persona appuntamento con Beppe Grillo a febbraio: clicca qui.
Dunque i Pfas rappresentano una futura catastrofe sanitaria: l’unica soluzione è non utilizzarli più. Cioè metterli al bando, fissare “limiti zero alle emissioni”. L’impegno dei “limiti zero Pfas” era stato assunto dal ministro all’Ambiente, Sergio Costa (Cinquestelle) proprio mentre la Commissione parlamentare ecomafie aveva sottoposto ad indagine la questione nazionale PFAS. Costa ha tradito l’impegno solenne (parola di Generale) e ora, nel cambio di governo, non ci possiamo aspettare molto dal nuovo ministro Cingolani benché sia stato scelto da Beppe Grillo (nell’immagine). Parimenti si è indebolita l’azione della Commissione parlamentare, della quale però resta attivo l’interessamento del medico nonché onorevole Alberto Zolezzi (Cinquestelle), membro della commissione Ambiente alla Camera e della bicamerale sulle Ecomafie, come si evince nel suo intervento nell’audizione della Procura di Vicenza in Commissione Ecomafie: clicca qui il video.
Proprio in questi giorni Zolezzi ha ribadito l’impegno: “Va contrastato il tentativo di spostare la produzione di Pfas a Spinetta Marengo, in Piemonte, esponendo un altro territorio ai pericoli ormai acclarati collegati alla diffusione di queste sostanze, che sono immunotossiche e riducono la risposta alle malattie infettive e ai vaccini”. Staremo a vedere.
Il problema, per il ministro (grillino?), è che “il mondo è pieno di ambientalisti radical chic e di ambientalisti oltranzisti, ideologici: sono peggio della catastrofe climatica verso la quale andiamo sparati”. Altrimenti il suo modello è il Piano di ripresa scritto dal suo Ministero al quale spetta circa il 40% dei fondi del Recovery Fund. Tale piano, commenta Marco Palombi, non è altro che un copia-incolla, una non libera rielaborazione di progetti già presentati da grandi imprese a cui viene assegnata una corsia velocissima per le autorizzazioni: la riconversione delle raffinerie per produrre carburanti (waste to fuel dell’Eni); lo stoccaggio di CO2 (sempre Eni a Ravenna); mega-impianti per rinnovabili in aree industriali (Enel); gasdotti ovunque compresi i due per la Sardegna bocciati dall’Autorità per l’energia; i poteri sull’end of waste, cioè quali rifiuti smaltire e come, attribuiti alle Regioni (Confindustria Ambiente).
Cingolani e Draghi (e Grillo?) ritengono che la transizione energetica consista nel far pagare allo Stato gli investimenti in gas – che resta un fossile, anche travestito da idrogeno – di grandi aziende e affidarsi al laissez-faire paesaggistico e industriale, altrettanto sussidiato, quanto alle rinnovabili. Dunque gli inceneritori di rifiuti diventano opere strategiche per la transizione, si possono autorizzare un po’ di trivellazioni in mare o buttare lì che sul nucleare bisogna essere pragmatici, guardare ai numeri e alle tecnologie di quarta generazione, senza uranio arricchito e acqua pesante (mature fra 40 anni).
Caro Cingolani, oltranzista è il modello di sviluppo che ci uccide: il tuo modello.
Raccomandato da Beppe Grillo, il cosiddetto ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, mette in guardia contro un mondo “pieno di ambientalisti radical chic, oltranzisti, ideologici”. Ci definisce “peggio della catastrofe climatica verso la quale andiamo sparati […] Spero che rimaniate aperti a un confronto non ideologico, che guardiate i numeri”. Il commento di Luca Mercalliclicca qui.
Molta parte del movimento ecopacifista aveva posto fiducia elettorale nel Movimento Cinque Stelle. Ora, davanti ai suoi parlamentari, Beppe Grillo ha ammesso di averlo deluso. Dopo aver inventato due governi Conte di due colori opposti (ma nessuno ecopacifista), ha toccato il fondo dell’impotenza e della sudditanza nell’ammucchiata del governo Draghi. Tutti gli organi di stampa ferocemente restano da oltre 12 anni contro Grillo e da tre contro Giuseppe Conte; a favore di Conte ma contro Grillo c’è solo il Fatto Quotidiano. Eppure è innegabile che il Movimento inventato dal “visionario”, dopo che questi ha definito “ecologisti” tanto Mario Draghi che Roberto Cingolani, non solo è inchiodato alla metà del suo consenso originario, ma addirittura è sull’orlo della scissione. Non è chiaro se la rottura fra Grillo e Conte si fonda sulla presa di coscienza di Grillo che il governo Draghi è tutt’altro che il governo della “transizione ecologica”, e che dunque occorre uscire dalla maggioranza (tramite una mozione di sfiducia contro Cingolani) e infine ritornare prima della fine della legislatura ai principi fondativi (ecopacifismo, no due mandati, ecc. ). Oppure se il dissidio è solo una lotta di potere personale nel corso della definitiva trasformazione di un Movimento rivoluzionario in un Partito tradizionale. La parola degli attivisti è spenta da tempo, mentre tra i parlamentari l’attaccamento alle poltrone spiega le scelte di governo, dal Conte 1 in avanti.
Il MoVimento 5 Stelle della Camera dei Deputati ci scrive per contestare il nostro (non solo nostro) estremo scetticismo sul superministero della transizione ecologica “che come Movimento abbiamo fortemente voluto” e per magnificare la nomina di Roberto Cingolani “ il cui profilo risponde a quello da noi auspicato, una scelta che ci soddisfa appieno”. Ma questa nomina al Movimento di lotta per la salute Maccacaro(e non solo)non fa che accrescere lo scetticismo. Senza entrare nel merito della rivolta contro il voto per Draghi e relativa scissione (personalmente ritengo Grillo il miglior politico di inizio secolo, che ora fa ridere gli avversari e piangere i sostenitori), limitiamoci al superministero e al suo titolare dal curriculum di renzian-leopoldino di Leonardo- Finmeccanica che Grillo ha scambiato per grillino. I quali restano mutilati: per loro non c’è l’accorpamento con il ministero dello Sviluppo economico, che va al leghista Giancarlo Giorgetti piuttosto che a Stefano Patuanelli, e che vanificherà ogni improbabile sforzo di Cingolani nel brevissimo tempo a disposizione prima dell’ascesa di Draghi al Quirinale. Aggiungiamo la nomina di Roberto Garofoli come sottosegretario della presidenza del consiglio, considerato assieme al neo ministro dell’Economia Daniele Franco dai Cinquestelle un avverso tecnoburocrate del quale appunto ottennero sbandierandola la testa nel governo gialloverde.
Insomma questo mancato superministero della transizione ecologica, subito dimezzato e finito ad un renziano, ha le caratteristiche di un cavallo di Troia tirato fuori dal cappello come trucco delle urne di Rousseau per il governo oligarchico che non ci crede affatto al green. Infatti Pd e Forza Italia chiedono a gran voce di sbloccare i cantieri, Italia Viva ha aperto la crisi al grido di “vogliamo il Ponte sullo Stretto!”, la Lega uscita dalle consultazioni rivendicando il “diritto a scavare” (cioè a sventrare il territorio senza l’impaccio di leggi e soprintendenze). Quanto al Movimento 5 Stelle, dal Tav al Tap all’Ilva, l’esperienza dice che quando va al governo trangugia qualunque scempio ambientale!
“Quando il nostro garante Beppe Grillo chiede che il nuovo governo abbia un ministero dedicato alla Transizione ecologica dice una cosa fondamentale: è arrivato il momento che il Paese riparta su nuove basi…” (continua il Comunicato MoVimento 5 Stelle Camera dei Deputati).
Dopo Beppe Grillo che ha preso posizione a favore della patrimoniale, ospitiamo Marco Bersani di Attac Italia. Clicca qui. La proposta contiene quattro provvedimenti che produrrebbero un gettito di 47 miliardi/annoper i prossimi tre anni, consentendo di avere le risorse necessarie per affrontare la crisi economica e sociale e per intraprendere la strada della trasformazione ecologica, sociale e culturale del modello di società.
Il processo andrebbe accompagnato da una radicale riforma fiscale complessiva, in sintonia con i principi stabiliti dalla Costituzione, e basata su tre pilastri:
a) no tax area (per i redditi fino a 10.000 euro);
b)una tassa progressiva individualizzata (come da modello tedesco);
Foto conviviale di un ricco con un benestante, frugale ma pagava il ricco genovese.
Siamo stati per primi, su questo Sito, a valorizzare gli impegni ecosanitari del MovimentoCinquestelle, ma siamo da qualche tempo anche assai critici sulla sua involuzione ambientalista, che nel nostro piccolo universo rischierebbe l’accusa di tradimento. Sosteniamo da sempre convintamente l’introduzione della patrimoniale sui ricchi: a beneficio oggi più che mai della Sanità e della Scuola, quindi applaudiamo la presa di posizione di BeppeGrillo sul Blog: clicca qui.
Avevo identificato la caporetto dei Cinquestelle come una conseguenza del “tradimento” dell’alleanza programmatica con i Movimenti ecopacifisti, ovvero dell’immolazione della “Democrazia diretta” sull’altare della “Democrazia rappresentativa”. In loro difesa, Travaglio non convince: “Caro Lino, capisco tutto. Ma forse ti è sfuggito che i 5Stelle nell’estate del 2019 hanno votato in Parlamento il Tav, ovviamente da soli, anche al costo di far saltare il governo con la Lega. E purtroppo hanno perso”. Con questa debole posizione Travaglio dimostra di non conoscere o riconoscere il fondamentale pezzo di Storia patria scritto dai Movimenti tramite la prassi della Democrazia diretta, dimostra il limite di un (ottimo) notista della Politica rappresentata esclusivamente dai Partiti, come se la Politica si esaurisse nell’intermittente rapporto fra eletti ed elettori, come se tanta costante sostanza della Politica non la facessimo noi dei Movimenti fuori dai Partiti, anche influenzando le stesse votazioni. Va da sé che Travaglio, all’autocritica di Beppe Grillo: “Non credo più nella rappresentanza parlamentare, preferisco la democrazia diretta che è la sua evoluzione”, rischia di fare la caricatura. Travaglio dunque merita una replica: clicca qui.
Il Movimento Cinquestelle ha fatto una interpellanza (clicca qui) al ministro dell’ambiente Sergio Costa sostenendo “Non facciamo nascere un altro mostro sulle rive del Po” riferendosi alla autorizzazione AIA per il pfas C6O4 che Solvay ha chiesto alla Provincia di Alessandria. Costa aveva già anticipato la risposta all’interpellanza tramite un inequivocabile preciso impegno: “Abbiamo stabilito diabbassare a livello nazionale i limiti fino allo zero laboratoriale i livelli di Pfas, dando ovviamente alle Regioni la competenza per il monitoraggio” (clicca qui). Il M5S si batterà a mantenere gli impegni, senza ripetere una ulteriore delusione al mondo ambientalista?
A proposito delle contestazioni del Forum contro Grillo a Genova, non intervengo a difesa di Beppe Grillo (eppure al quale sono personalmente legato) o del movimento Cinquestelle (eppure al quale fui esternamente partecipe e resto simpatizzante), ma per evidenziare che le responsabilità del Forum dei Movimenti dell’Acqua (eppure dei quali fui tra i primi attivisti) non sono, nei confronti del popolo italiano, minori di quelle attribuite ai grillini, giustamente attribuite: l’appannamento della stella dell’acqua pubblica. Due sono infatti le imputazioni al gruppo dirigente romano dei Movimenti dell’acqua. Ieri, il un ruolo determinante nella sconfitta epocale del Movimenti ecopacifisti italiani. Oggi, la latitanza sull’inquinamento delle falde acquifere e dei fiumi, in particolare rispetto all’emergenza ecosanitaria dei PFOA/PFAS in Piemonte (Solvay di Spinetta Marengo) e Veneto (Miteni di Trissino). [continua]
Al mattino, restituzione a Beppe Grillo, a Sant’Ilario, della stella dell’acqua pubblica, che il Movimento Cinquestelle ha lasciato cadere: clicca qui.
Al pomeriggio incontro pubblico (parteciperà Grillo?). Contemporaneamente (??) si riunisce il coordinamento Rinascimento Genova. Clicca qui.
Beppe Grillo replica ad Alberto Perino: “Non avere la forza numerica per bloccare il Tav non significa essere traditore.”: clicca qui.
Dice Beppe che Alberto l’ha “deluso non perché abbiano mai mangiato insieme ma perché l’ha così sopravvalutato”. Usa il “Lei”: da del lei al Movimento No Tav Valsusa!
Approfitto dall’aver mangiato insieme (un boccone: pagava lui, da genovese prima che anch’io diventassi genovese), per chiedere seriamente a Beppe (e riportare, se acconsente, la risposta ai 25mila che ci stanno leggendo): perché secondo te, perché il M5S dal 33% è passato all’attuale 14%? percentuale che, se non esce subito dal governo Salvini, è destinata alle prossime elezioni ad attestarsi attorno al 10%, rischiando poi di fare la fine dell’Uomo Qualunque? E’ giusto che finisca così il grande miracolo politico di Giuseppe Piero Grillo? Non mi riferisco al comico.
Post Scriptum dopo che Salvini ha cacciato via il M5S: “Beppe, perchè non hai impedito per tempo che il M5S si stesse riducendo al 12%?”