Inquinamento urbano. Medicina democratica contro il sindaco. Udienza del 4 febbraio.

Medicina democratica si oppone alla richiesta di archiviazione del PM Giancarlo Vona, e chiede al Gip Enrica Bertolotto:<<…CHIEDE che l’Ill.mo Giudice delle Indagini Preliminari, alla luce degli elementi esposti e, vista la potenziale gravità del fatto contestato, voglia:
– RESPINGERE LA RICHIESTA D’ARCHIVIAZIONE FORMULATA DAL P.M.;
– Disporre di un SUPPLEMENTO D’INDAGINE al fine di verificare in termini approfonditi e aggiornati, cioè in maniera completa le condizioni dell’inquinamento atmosferico estese a TUTTO il periodo di amministrazione della Giunta Fabbio, dei conseguenti atti, e dunque almeno fino al 2012.
– Di avviare le INDAGINI COMPLETAMENTE ASSENTI NELL’ISTRUTTORIA DEL P.M. e sulle quali invece aveva particolarmente insistito il nostro esposto denuncia. Cioè indagini epidemiologiche (morbilità e mortalità) sulla popolazione a rischio di Alessandria, combinando i quattro fattori principali: dati demografici, sanitari e ambientali ed evidenze scientifiche.>>
Clicca qui per continuare a leggere.
Clicca qui “Decreto di fissazione in camera di consiglio”
Clicca qui “Opposizione alla richiesta di archiviazione”
Clicca qui “Integrazione della opposizione”
Clicca qui La Stampa “Si discute sull’esposto polveri sottili”
Clicca qui Il Piccolo “Archiviazione per quelle polveri sottili”

A proposito del processo ad Alessandria di Medicina democratica contro il sindaco per inquinamento urbano

clicca qui La Stampa “Esposto su smog, Md contro l’archiviazione”

Si può morire di cancro al polmone anche per inquinamento dell’aria? Lo IARC dice di sì. E’ stata una giornata storica per l’epidemiologia, la tossicologia e la salute pubblica, in cui la massima autorità mondiale in fatto di studio degli agenti cancerogeni ha presentato i dati della monografia numero 109 dedicata, appunto, all’”outdoor air pollution”. L’inquinamento atmosferico esterno è stato infatti classificato nel Gruppo1, cioè cancerogeno per l’uomo: come il cloruro di vinile, la formaldeide, l’amianto, il benzene, le radiazioni ionizzanti. Clicca qui.

A complemento puoi cliccare sui seguenti articoli correlati allo studio Iarc:
http://www.iarc.fr/en/media-centre/pr/2013/pdfs/pr221_E.pdf
http://www.thelancet.com/journals/lanonc/article/PIIS1470-2045%2813%2970487-X/fulltext

Il 14 gennaio il tribunale decide la denuncia di Medicina democratica contro l’ex sindaco Fabbio per l’inquinamento di Alessandria.

Alessandria nell’indagine di ItaliaOggi (clicca qui) è collocata al 56° posto (su 110 province) per la qualità della vita, e addirittura all’83° posizione per l’ambiente, prima in Italia per l’inquinamento da polveri sottili e ultima per ampiezza di ZTL . A sua volta il rapporto sul Sole24Ore (clicca qui) la pone al 35° posto su 44, al 40° per le ZTL e perfino per la capacità di depurazione.

Se anche la magistratura latita non c’è scampo per la salute dei cittadini soffocati dallo smog.

Malattie croniche e acute, polveri sottili cancerogene. Medicina democratica si è rivolta alla Procura della Repubblica specificando precise ipotesi di reato contro il sindaco. Clicca qui.
Clicca qui Pennatagliente “A natale lo smog non fa meno male”
Clicca qui Corriereal “Alessandria e provincia soffocate dallo smog”
Clicca qui Alessandrianews “A natale lo smog non fa meno male”

Ad Alessandria si muore di cancro per colpa dello smog, per colpa del sindaco.‏

 Lo conferma lo IARC Centro Internazionale di Ricerca sul Cancro, l’Agenzia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Medicina democratica ha denunciato il sindaco e depositato opposizione al Pubblico Ministero che vorrebbe archiviare la denuncia.
Clicca qui la denuncia di Medicina Democratica.
Clicca qui l’opposizione di Medicina democratica.
Clicca qui la documentazione dell’opposizione, tra cui lo studio IARC.
Clicca qui Alessandrianews

Lettera aperta a Claudio Lombardi, assessore all’Ambiente del comune di Alessandria, e a Alberto Maffiotti, direttore dell’ARPA di Alessandria.‏

Come vi abbiamo informato, attendendo risposta, sul blog di Medicina Democratica clicca qui con video e foto è documentata la enorme montagna di rifiuti che si sta innalzando per centinaia di metri dentro lo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo. Non vorremmo che le risposte fossero superficiali e pilatesche: 1) si tratta di inerti e 2) la discarica è autorizzata. Punto 1. Domanda: è mai credibile che una industria chimica e ad alto rischio possa produrre, come scarti di lavorazioni altamente tossiche e cancerogene, addirittura sostanze che non contengono alcuna tossicità? Se così fosse, non verrebbero ricoperte da teloni cosiddetti impermeabili, nell’impossibile tentativo di non farli colare nella già inquinata falda sottostante. Punto 2. Solvay è sotto processo anche per discariche regolarmente autorizzate (oltre alle abusive) dentro le quali avevano seppellito 21 tipi di veleni tossici e cancerogeni che colano nella falda. Dunque chi garantisce che non si ripeta la storia? Domanda: giornalmente vengono effettuati controlli pubblici sui rifiuti depositati oppure è l’azienda che si autocertifica tramite i propri laboratori analisi, quelli che, abbiamo constatato al processo, nascondevano e falsificavano i dati? E se i controlli sono pubblici e giornalieri delle Autorità, perché non vengono comunicati? Infine un post scriptum: cosa rispondete in merito agli scarichi in Bormida, di cui alla video intervista di Lino Balza, sempre sul blog? Clicca qui
clicca qui Uno Notizie
clicca qui CorriereAl
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clicca qui I Cittadini Prima Di Tutto
clicca qui Virgilio Alessandria
clicca qui La Stampa
clicca qui Oggi Cronaca

Post scriptum Quando la CGIL scelse il dirigente Pace al posto del dissidente Balza. Una testimonianza.


Vorrei aggiungere al precedente profilo di Casimiro Pace un’annotazione personale, ma esemplare. Quando furono istituite le RSL (Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza), mi offersi per iscritto di ricoprire questo ruolo per conto della CGIL. Pensavo di essere in pieno possesso di “titoli ed esami” per fungere da spina nel fianco verso la Solvay su ambiente e sicurezza e invece mi fu preferito Casimiro Pace che aveva come titolo la rappresentanza dello staff dirigente aziendale. Fu la dimostrazione dell’autonomia della CGIL. I risultati sull’ambiente e la salute si sono visti.

Lino Balza

intervista shock di lino balza

Cromo esavalente, Pfoa, scorie nucleari, salute dei lavoratori. Con una intervista su AlessandriaNews il più noto e battagliero degli ambientalisti alessandrini affronta, in un viaggio in due puntate, le principali emergenze “ecologiche” del territorio, che in parte si intrecciano con la sua storia personale e con quella, assai criticata, del sindacato.

LA QUESTIONE AMBIENTE NELLA FRASCHETTA

Cari concittadini,
vi siete mai chiesti perchè non si vedono più nel nostro cielo volare le rondini e da quest’anno neppure i rondoni e, sul far della sera volare i pipistrelli? Nelle notti di primavera non si ode il melodioso canto dell’usignolo e da molto tempo non siedono più nei nostri prati le lucciole?
Tutto questo avviene perchè la situazione ambientale della FRASCHETTA è altamente inquinata.
Per quanto riguarda l’aria lo smog ci opprime ed attanaglia .L’ARPA ci informa che in Alessandria , statisticamente, 88 persone all’anno, muoiono per lo smog. Smog, la cui composizione è variata nel tempo.
Dapprima negli anni sessanta era prevalentemente rappresentata da CO2 ed ossidi di carbonio ed attualmente con l’avvento dei nuovi carburanti ricca di particelle PM 8,2 e,sopratutto PM 2,5.
Le particelle PM 2,5 sono le più pericolose perchè,recenti indagini in medicina, hanno dimostrato che a livello degli alveoli polmonari, possono penetrare nel sangue e dare accidenti vascolari di estrema gravità. Nel territorio intorno alla Solvay Solexis (Foto in alto) si aggiungono le 19 sostane inquinanti, nominate da tutti i giornali e per cui sta indagando la Procura della Repubblica.
Per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico oltre all’inquinamento da Cromo esavalente ed altre sostanze, di cui ha parlato diffusamente la stampa locale e nazionale, bisogna aggiungere l’inquinamento da PERFLUORATI, denunciati da Lino Balza di Medicina Democratica e che interessa oltre la Bormida, in cui si scaricano le acque reflue della Solvay Solexis, il TANARO ed oltre fino al PO che risulta inquinato da tali sottoprodotti fino alla foce.
Studi prevalentemente americani stanno dimostrando la tossicità dei perfluorati con effetti teratogeni e cancerogeni.
A tutto questo bisogna aggiungere il fatto del deposito di sostanze radioattive presso il Comune di Bosco Marengo e la diffusione delle fibre di amianto di cui sono pieni i giornali e la stampa.
Cari concittadini, mentre ITALIA NOSTRA, a cui mi onoro di appartenere, assieme alle altre Associazioni Ambientaliste si batte in sede nazionale affinché il grande catino, rappresentato dalla PIANURA PADANA possa essere meno inquinato, promuovendo congressi e riunione di Amministratori locali; da parte mia, continuerò a battermi nelle due Commissioni locali in cui sono presente, per il miglioramento delle condizioni ambientali di ALESSANDRIA.
Prof. Dott. GIANFRANCO MANUELLI

Polemica di Medicina Democratica

Riproponiamo una vecchia mail di Lino Balza per l’attualità dei contenuti.

Ho lanciato un allarme sui rischi del polo chimico di Spinetta Marengo (Alessandria) ma i giornali non l’hanno pubblicato, convinti che non è loro compito concorrere a prevenire i disastri semmai di fare poi, quando i buoi sono scappati, titoloni indignati e moraleggianti su disgrazie e morti. In compenso, ho trasmesso l’intervento via internet ad alcune migliaia di persone. Così Mauro Gambetta, sindacalista CGIL, mi ha replicato con veemenza sostenendo che la Solvay di Spinetta non è una bomba ma una bomboniera, e chiedendomi una risposta. Che non può che essere al fulmicotone.
Per coloro che vogliono farsi un’idea propria sull’azienda ad alto rischio della Fraschetta, qui di seguito riproduco in sequenza:
1) Il mio allarmato intervento
2) La replica di Gambetta
3) La risposta di Medicina democratica al sindacato

1) L’INTERVENTO DI LINO BALZA

E’ un fatto strano che da quando sono uscito dalla fabbrica Solvay (ex Montefluos-Montedison) non è successo più nulla di allarmante. Prima i giornali parlavano di incidenti, fughe di gas, spighe di grano vuote, criticità continue degli stabilimenti chimici di Spinetta Marengo (c’è anche la contigua Arkema, già con due esplosioni mortali ai Perossidi). Ora intervistano direttori e sindacalisti entusiasti dei livelli di profitti e di soddisfazione dei dipendenti. Colpa dei giornali che nascondono le magagne? Non credo. Quando facevano titoloni a piena pagina i motivi c’erano: c’era chi li informava del notturno o festivo scarico di veleni in Bormida o su Castelceriolo che ARPA e ASL ignoravano, con le foto dei bidoni nascosti, degli sversamenti; c’era chi faceva scioperi della fame, incatenamenti, processi su processi per difendersi dalle rappresaglie per aver svelato questi attentati all’ambiente e alla salute. I giornali registravano tutto, le televisioni mostravano.
E i motivi, ora, ci sono per il silenzio. O veramente non succede più niente di nocivo perchè la fabbrica è diventata un salotto, sana e sicura. Ne dubito, non mi vanto il merito di aver imposto con quelle azioni clamorose miliardi di investimenti ambientali che l’abbiano resa addirittura perfetta. Più sicura, sì, ma non perfetta. Oppure il motivo è che in fabbrica vige la paura e l’omertà. In effetti, sparita la vecchia guardia, non ricevo più informazioni riservate, semmai richieste di aiuto e consiglio per controversie individuali. Difficile sapere in tempo reale cosa succede in fabbrica. Non si espone più nessuno, i sindacati non contano niente, anzi, svolgono un ruolo speculare alle direzioni.
Sono anch’io molto preoccupato, come Giuseppe Parola. Perché, se nessuno dopo di me fa più sentire il fiato sul collo a Solvay e Arkema, i rischi sono veramente grossi. Non è una fabbrica dove avvengono tanti infortuni in quanto la meccanica è ridotta al minimo (e scaricata sugli appalti), è invece uno stabilimento ad alto rischio chimico, dove gli incidenti possono determinare una rilevanza terribile su territorio e popolazione: ne basta uno per cancellarci.
Per trenta anni ho dedicato dossier, denunciato, scritto fino alla nausea di catastrofe industriale possibile, di piani di sicurezza ed emergenza inadeguati, di record di tassi per mortalità e malattie, di insufficienti controlli pubblici e indagini epidemiologiche storiche, e soprattutto dell’Osservatorio ambientale della Fraschetta come unica garanzia autogestita della popolazione per controllare il rischio. Come hanno risposto i politici? Con un finto Osservatorio e con il progetto Linfa per la compiacenza di pseudo ambientalisti, cioè con sprechi di denaro pubblico in operazioni di mera facciata, fumo negli occhi, musica alle orecchie di chi non vuole ascoltare. Sono molto preoccupato. Spero di sbagliarmi una buona volta.
Lino Balza – Medicina democratica

2) LA REPLICA DI GAMBETTA (RSU e RLS Solvay Solexis)

Bene. E’ un piacere rilevare che quando uno, anche rispettabile, non sa cosa dire e non conosce le situazioni, la butta li, spara nel mucchio per vedere che cosa succede. Tacere non sia mai e informarsi è troppo faticoso anche per chi, avendo vissuto anni in fabbrica sa perfettamente quale numero telefonico chiamare per avere notizie di prima mano. E’ troppo farsi venire il dubbio che dopo, la sua “buonuscita”, azienda e oo.ss. si siano impegnati con idee soldi risorse per eliminare o ridurre ai minimi termini ogni possibilità di evento accidentale che abbia attinenza con un’industria chimica? Se una multinazionale belga, particolarmente oculata nel gestire il denaro, decide di investire centinaia di migliaia di euro in un sito (anziché spendere un decimo e produrre in Cina) è perché ha assolute garanzie che tutto il possibile per garantire la salute e la sicurezza è stato fatto. E questo, aggiungo io, grazie magari anche all’impegno di tutti coloro che lavorano in questa fabbrica, dal personale di produzione, ai tecnici, ai quadri, ai responsabili aziendali per la sicurezza, agli attuali RLS-RSU, e certamente anche grazie alle lotte dei sindacalisti della “vecchia guardia”. Ma Balza non può scrivere che “è difficile sapere in tempo reale cosa succede in fabbrica” stando su un cippo come un eremita e aspettando che siano gli altri ad andarlo a cercare, quando sa benissimo che compilando il numero interno 5302 può comunicare con il “consiglio di fabbrica” e parlare con un delegato sindacale. Ma lui sostiene, e questo non gli fa certamente onore perche non sa e parla anzi accusa, che i delegati sindacali all’interno dello stabilimento (ma di conseguenza anche le organizzazioni sindacali di categoria alessandrine) non contino niente anzi, siano succubi alla direzione e quindi non meritino una telefonata per confermare o smentire quello che lui ritiene o che gli imboccano quei pochi che ancora si rivolgono a lui per “aiuti e consigli” in merito a controversie individuali. Se si fanno delle accuse (contro l’azienda, gli istituti, i delegati sindacali), vanno fatte con ragione di causa e motivate, altrimenti è aria fritta che, ripeto, non fa onore a chi alza la bandiera dell’integrità e della salute. Attendo risposte.
Mauro Gambetta RLS e delegato FILCEM-CGIL Solvay Solexis – Spinetta Marengo

3) LA RISPOSTA DI MEDICINA DEMOCRATICA AL SINDACATO

Quella replica è firmata “Mauro Gambetta”, ma potrebbe essere firmata dalla Solvay o, se preferite, da Veltroni. Secondo loro, non esistono più lavoratori e padroni, pardon: imprenditori, con interessi contrapposti. Gli uni tesi al massimo profitto e a risparmiare su sicurezza e salute, gli altri sfruttati nel salario e nella sicurezza-salute. No, dice Gambetta/Solvay/Veltroni, non c’è più conflitto: noi, attenzione a quel “noi”, noi azienda e sindacati ci siamo impegnati con idee e soldi per eliminare o ridurre ai minimi termini ogni possibilità di inquinamenti e rischi sanitari. Siamo tutti sulla stessa solida barca, tutti una bella e felice famiglia. Spinetta Marengo non è più una bomba, oggi è una bomboniera. Ve lo garantiamo noi Gambetta/Solvay/Veltroni. “Tutto il possibile per garantire la salute e la sicurezza è stato fatto”
Noi. “Noi” una volta voleva dire cogestione, termine e pratica aborriti dal sindacato, in primo luogo dalla CGIL (Gambetta è CGIL!). Ma cogestione vorrebbe dire quanto meno la presenza di un sindacato forte, autorevole, rappresentativo, responsabile. Chiunque vive in fabbrica (Solvay) sa invece che il sindacato non conta nulla, chi decide è sempre e solo la direzione, il capo del personale fa il bello e il cattivo tempo.
Non esiste più un consiglio di fabbrica che, creando partecipazione, rappresentava veramente i lavoratori (partecipavano alle riunioni fino a 60 delegati di gruppo omogeneo in rappresentanza non solo dei chimici ma anche degli edili, dei metalmeccanici, del commercio, cioè dei lavoratori degli appalti, con pari dignità). Oggi esistono le RSU: piccole oligarchie condizionate e ricattabili dalla direzione, che hanno inventato perfino la figura del leader, impersonata magari da individui che ai tempi del Consiglio di fabbrica erano imboscati o ultima ruota del carro.
Non esiste più la democrazia in fabbrica, la forza dei lavoratori che faceva forte il sindacato, in grado di produrre conflitto e obbligare l’azienda a spendere (le assemblee dei giornalieri erano partecipate da un numero di lavoratori che la mensa non riusciva a contenerli, al punto da aprire la seconda parte della mensa, con tanto di presenza di giornalisti e telecamere; le assemblee dei turnisti si tenevano in mensa, non in una stanzetta). Oggi alle assemblee non ci va più nessuno, tanto non decidono niente.
Non esiste più la partecipazione dei lavoratori, la non delega, l’elaborazione dal basso, la costruzione di rivendicazioni basate sul sapere diffuso (nel ’78, solo per fare un esempio, quasi 100 assemblee di gruppo omogeneo prepararono una piattaforma composta di un migliaio di rivendicazioni ambientali piccole e grandi che, dopo giorni e giorni di trattative e scioperi -e scioperi!- si concluse con un accordo alto come un vocabolario; accordo che nei mesi seguenti i lavoratori, direttamente, protagonisti, secondo il principio della non delega, controllavano nell’attuazione degli impegni. Oggi esistono i RLS (responsabili sindacali della sicurezza) che dialogano solitariamente condizionati e ricattabili dalla direzione.
Avendo escluso completamente la partecipazione, non esiste più l’apporto professionale di tecnici e operai alle competenze sindacali (apporto che consentì, ad esempio, l’elaborazione di un vero e proprio segmento di piano di settore della chimica italiana -la famosa piattaforma dei 5 consigli di fabbrica- che arrivò fino a Bruxelles; apporto che consentiva al sindacato di costruire a Spinetta convegni nazionali sulla ricerca, allo svolgimento dei quali partecipavano tutti, sottolineo tutti, i lavoratori). Oggi esistono RSU e RSL: è tutto detto.
Non esistono più le Brigate rosse, che sconfiggemmo grazie alla partecipazione dei lavoratori. Oggi non esistono più le BR, che non servono nemmeno più ai padroni.
Abbiamo ricordato il passato quando i capi del personale dell’epoca erano più a sinistra di certi sindacalisti di oggi. Abbiamo ricordato il passato non per nostalgia o autocelebrazione, perché anche allora era dura e le sconfitte sindacali sono state cocenti, a cominciare dagli anni ’80. L’abbiamo ricordato per rimarcare che il presente sindacale è assai più difficile e brutto: il sindacato è sempre più debole e molle, le condizioni dei lavoratori arretrano sempre più, un circolo vizioso. Il sindacato è più impegnato a sostenere il PD (ex centrosinistra) che a difendere i lavoratori, non ha difeso il potere d’acquisto e i posti di lavoro, né la qualità del lavoro, né la sicurezza sul posto di lavoro, né l’ambiente sul territorio. C’è sempre più gente che fa fatica ad arrivare a fine mese, c’è sempre più precariato, più paura, più soggezione, più sfiducia. Le condizioni dei lavoratori sono progressivamente peggiorate, padronato & politici si stanno rimangiando tutte le conquiste operaie. La classe si frantuma, fabbrica si corporativizza (chi avrebbe immaginato la crescita di fascisti e leghisti in mezzo agli operai?).
Ebbene, in questo contesto sociale e sindacale, Gambetta/De Laguiche/Veltroni ci viene a raccontare che la belga Solvay (arcinota per i disastri di Rosignano) è sbarcata a Spinetta come babbo natale che dispensa soldi e carezze ai lavoratori, è il filantropo che riduce i profitti a favore delle popolazioni a rischio. E chi è che garantisce (per telefono, al 5302) questo bengodi? Il carneade Mauro Gambetta. Il quale ha il coraggio di scrivere: “Tutto il possibile per garantire la salute e la sicurezza è stato fatto”. Una affermazione enorme, irresponsabile, da parte di un sindacato, in qualunque epoca e contesto. La Solvay era ed è certificata a livello nazionale azienda ad alto rischio, con lavorazioni pericolosissime, a rischio di catastrofe industriale, con produzioni che possono cancellare la vita di Alessandria, in un territorio con il record di malattie e morti per cancro. Così come riportato perfino nelle Mozioni votate all’unanimità dal consiglio comunale.
Perché mai dovremmo credere a Gambetta/Guarracino/Veltroni? Perché dovremmo telefonare al 5302 per sapere che tutto va bene madama la marchesa?
Sono poi Gambetta/Solvay/Veltroni che devono fornire le garanzie ai lavoratori e ai cittadini? Non sono loro. Dovrebbero essere le istituzioni pubbliche: ARPA, ASL, Prefetto, Comune, Provincia, Regione. Nessuna di queste ha mai avuto la spudoratezza di pronunciare l’affermazione di Gambetta: “Tutto il possibile per garantire la salute e la sicurezza è stato fatto”. Nessuno di loro. Allo stesso tempo nessuno di loro ha svolto il proprio compito fino in fondo.
Chi dunque dovrebbe dare le garanzie? L’unico strumento di garanzia sarebbe l’Osservatorio ambientale della Fraschetta, come avevamo dettagliatamente proposto e sollecitato per decenni. Tramite l’Osservatorio ( quello vero, non quello finto che forse sulla carta risulta) con l’autogestione i cittadini sarebbero in grado di controllare direttamente i fattori di rischio, non delegando ma avendo a servizio gli enti pubblici.
Un sindacato responsabile e onesto dovrebbe essere il primo a sostenere, anzi a rivendicare il vero democratico Osservatorio. Il quale, invece delle incredibili rassicurazioni di Gambetta/Solvay/Veltroni, sarebbe in grado di pretendere dagli enti pubblici e di fornire ai cittadini i dati reali delle emissioni in atmosfera/acqua/suolo, i dati reali su malattie/morti dei lavoratori e dei cittadini, le reali misure necessarie per l’allarme, l’evacuazione e l’assistenza di migliaia di cittadini colpiti dal possibile evento catastrofico. Invece di adempiere a questo dovere morale, il sindacato -non solo disinformato e incompetente- nelle parole di Gambetta da addirittura adito a ritenere che nasconde le magagne dell’azienda.
Sì, è vero, come scrive Gambetta, è convinzione generale (basta interrogare qualunque lavoratore in attività o in pensione) che “i delegati sindacali all’interno dello stabilimento (ma di conseguenza anche le organizzazioni sindacali di categoria alessandrine) non contino niente anzi, siano succubi alla direzione”.
Le RSU attuali, eliminato il Consiglio di fabbrica, ricordano le RSA, le Commissioni interne prima del ’68. Quando c’era un gruppetto di “sindacalisti” che l’azienda manteneva distaccata dai posti di lavoro, a bighellonare o gestire la mensa, il dopolavoro o la cassa mutua, a controllare la distribuzione di tute e scarpe, a facezie del genere, piccoli favori, clientelismo spicciolo, “sindacalisti” buoni, collaborativi, consapevoli che se avessero trasgredito la direzione li avrebbe rimandati a lavorare. (Era convinzione generale che alcuni sindacati e sindacalisti fossero a libro paga. Ma probabilmente non ce n’era bisogno: per quel che valevano si accontentavano di privilegi e clientelismo).
Dispiace dire queste cose a chi è in buona fede: è un sindacato che fa comodo all’azienda, la sua attuale connotazione serve all’azienda perché è speculare all’azienda, è la stessa immagine dell’azienda riflessa allo specchio. Un sindacato che serve per tenere ferme le maestranze ammesso che ritrovino un briciolo di ribellione, che serve soprattutto ad una impresa chimica ad alto rischio per dare l’immagine di una fabbrica che non da nessuna preoccupazione ad una città che dovrebbe essere distante chilometri e chilometri.
L’involuzione sindacale è iniziata tanti anni fa. C’è tutto nel mio enorme archivio. Ricordiamo lo scontro clamoroso tra la Cellula del PCI e il sindacato in merito al reparto Pigmenti: i comunisti che chiedevano la chiusura dell’impianto perché accertato cancerogeno mentre i sindacalisti -per soddisfare le esigenze produttive dell’azienda- obbligarono i lavoratori ancora per anni ad ammalarsi e a morire.
O ricordiamo la complicità sindacale ad espellere dalla fabbrica i soggetti più deboli: invalidi, malati e anziani.
L’elenco sarebbe ancora lungo. Tutto è documentato.
Sì, la subordinazione culturale e politica del sindacato non è recente, così la sua azione speculare alla direzione. Entrambi occultavano ai lavoratori e all’opinione pubblica l’avvelenamento del territorio dovuto alla fase di riconversione produttiva, al taglio drastico delle manutenzioni e degli organici, alla terziarizzazione, insomma come sempre alla cosiddetta ottimizzazione dei profitti.
Lino Balza ha conosciuto sulla pelle questa alleanza sindacalpadronale quando, avendo mobilitato l’opinione pubblica sui misfatti ambientali con continue denunce in prima pagina sui giornali, si trovò ad affrontare una exaltation di rappresaglie aziendali avallate, quando non addirittura sottoscritte, da un sindacalismo di fabbrica ormai ridotto al servilismo, all’opportunismo, alla corruzione (le eccezioni sono sempre individuali).
Balza ha ingaggiato con Montedison querele, esposti, denunce, manifestazioni, scioperi della fame, incatenamenti, chilometri di firme di solidarietà, titoli su titoli in giornali e TV; ventitrè udienze in tribunale, sette cause in pretura, quattro in appello, due in cassazione, tutte concluse felicemente ma piene di sofferenze: cassa integrazione, tre trasferimenti, mobbing, anni di dequalificazione professionale, di inattività assoluta, oltre ad uno stillicidio di tentati provvedimenti disciplinari e vertenze minori e, dulcis in fundo, licenziamento.
(Balza non ha usato i legali della CGIL ma ha pagato l’avvocato di tasca propria, anche se ci tiene a precisare che è sempre stato (ed è) iscritto alla CGIL, per un ideale novecentesco che non corrisponde assolutamente con la realtà attuale).In conclusione: questa involuzione sindacale, che i lavoratori e i pensionati conoscono bene sulla loro pelle, oggi tocca il fondo con il “noi” di Mauro Gambetta (non c’è mai un limite in basso). Rispondiamo: di “voi” ci fidiamo meno di prima.