Categoria: Balza Lino
Controllati e controllori culo e camicia. Le testimonianze di Billot e Balza.
Lo Spisal di Vicenza era il servizio di prevenzione igiene e sicurezza dell’Ulss dipendente dalla Regione Veneto, competente sul controllo negli ambienti di lavoro. La documentazione inedita che ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare ha contenuti dirompenti. Perché dimostra che Spisal era informata dei livelli di Pfas presenti nel sangue dei lavoratori, tuttavia non erano stati effettuati controlli tali da individuare criticità nella gestione dei reparti della Miteni di Trissino. A nascondere la tragicità della salute dei lavoratori, il medico della Miteni, Giovanni Costa, nella sconcertante corrispondenza si dimostra “culo e camicia” con l’azienda: toni tra confidenti, scambi di dati e informazioni, reazioni preoccupate o ironiche, anticipazioni reciproche sugli esiti dei dati dei monitoraggi di dipendenti della Miteni e della popolazione della zona rossa.
Se a Spisal sostituiamo Spresal dell’Asl di Alessandria dipendente dalla Regione Piemonte, e a Miteni di Trissino sostituiamo Solvay di Spinetta Marengo, non fatichiamo a intravvedere la coeva situazione di Alessandria. In comune troviamo il dottor Giovanni Costa.
Lino Balza può testimoniare e documentare in tribunale di aver denunciato pubblicamente le responsabilità del Costa già dal 2009 con l’accusa “di occultare la gravità della condizione sanitaria dei lavoratori e dei cittadini ingannando l’ignavia dell’Arpa. Costa, pur conoscendo tutti gli studi (quarantennali) e i divieti e i risarcimenti internazionali nonchè i livelli ematici di avvelenamento riscontrati fra i lavoratori, invece di chiedere per primo il bando della sostanza inesistente in natura, vende la sua autorità per reiterare rassicurazioni – mentendo anche in scandalose assemblee con i lavoratori- che essa non provoca malattie, tumori/ malformazioni/ alterazioni sessuali… ma sarebbe pressoché innocua o benefica all’uomo. L’abbiamo invano sfidato ad un confronto pubblico tramite un fondamentale documento (depositato in Procura) articolato in 24 dettagliatissimi punti / capi di imputazione quanto meno morali…”
Il ruolo di Giovanni Costa, da affrontare sul piano penale (doloso o colposo?), viene a galla anche dalla testimonianza al processo di Vicenza di Robert Bilott, l’avvocato statunitense che ha fatto emergere il primo caso al mondo di inquinamento PFAS. Nel 1999 viene fatto uno studio sullo Pfoa e gli effetti sulle scimmie a cui lavorano i colossi del settore (Dupont, 3M e la stessa Miteni). Emergono gravi danni. 3M decide di bloccare la produzione di Pfoa. Dupont resta senza fornitore negli Stati Uniti, e chiede a Miteni, altro fornitore, le sue intenzioni. La risposta è “Andiamo avanti, anzi incrementiamo“. Questo significa che già nel 2000, Ausimont (che a Spinetta sta cedendo l’attività a Solvay) e Miteni a Trissino sapevano della pericolosità delle sostanze chimiche. In particolare Giovanni Costa, medico delle aziende tanto a Spinetta che a Trissino, c’era lui nello studio sulle scimmie. Sempre lui era il responsabile delle analisi del sangue sui dipendenti. Dunque non può non essere coinvolto nei filoni d’indagine sui danni alla loro salute.
Premio Attila al ballottaggio.
Da alcune settimane si sta votando per il Premio Attila 2022, la più alta onorificenza italiana a incoronare vincitori i nostri figli peggiori: industriali, politici, amministratori che nel corso dell’anno si sono particolarmente distinti a danno dell’ambiente, della salute e della pace.
Avevamo già fornito un primo elenco di candidati votati (in ordine alfabetico): Amadeus, Calderoli Roberto, Cingolani Roberto, Crosetto Guido, Denaro Messina Matteo, Draghi Mario, Meloni Giorgia, Moratti Letizia, MSC Crociere, Comitato Nobel Pace, Nordio Carlo, Renzi Matteo, Salvini Matteo, Veronesi Giampiero, Zelensky Volodymyr.
Sono stati aggiunti (tra parentesi la sintesi delle motivazioni di merito):
Biden Jr. Joseph Robinette (Per Joe stomaco-duro, morti e distruzioni sono un fatto normale).
Capezzone Daniele (Il più ex degli ex figli di Pannella).
Mattarella Sergio (Parla di “negoziati di pace” e firma gli aumenti delle armi).
Balza Lino (mancano le motivazioni, il proponente è pregato di uscire dall’anonimato e di fornirle).
Come è evidente, vi è una forte dispersione di voti, perciò dovremo proporre il ballottaggio tra i due più votati per Ambiente e i due più votati per Pace.
Ricordiamo ancora che sono ammessi max due voti. Uno per l’ambiente, l’altro per la pace. Entro e non oltre il 14 febbraio 2023 le espressioni di voto dovranno pervenire a movimentodilottaperlasalute@reteambientalista.it; movimentolotta.maccacaro@gmail.com; o con SMS a 3470182679. Si possono indicare le motivazioni di merito, possibilmente nei limiti di un foglio di word, saranno pubblicate.
Perché no ai termovalizzatori, da chiamarsi inceneritori.
Sulla newsletter di Doriella&Renato (clicca qui): il ricorso all’incenerimento dei rifiuti tramite i termovalorizzatori (da chiamarsi più propriamente inceneritori) è una tecnologia superata. A sostenerlo non è solo la stragrande parte del mondo ambientalista, ma anche la scienza internazionale. Una delle voci più autorevoli è quella di Paul Connett, scienziato di fama internazionale, fondatore della strategia “Rifiuti-Zero”. Con lui, in foto, Rossano Ercolini vincitore del prestigioso premio ambientale Goldman, ad Alessandria nel 2005.
La battaglia per chiudere il buco dell’ozono.
Le Nazioni Unite (ONU) hanno rilasciato un comunicato storico: per il 2045 il buco nello strato di ozono sopra l’Artico si sarà completamente riformato, tornando ai livelli del 1980. Nell’Antartico invece questo recupero è previsto entro il 2066 circa. L’ozono è un gas che in atmosfera costituisce uno strato protettivo (l’ozonosfera) che blocca il passaggio dei raggi UV provenienti dal sole e le conseguenti radiazioni ultraviolette che mettono in pericolo la vita sul nostro Pianeta. Clicca qui il blog di Prontobolletta.
La chiusura del buco dell’ozono è un’ottima notizia per il Pianeta, ed è un avvenimento che è potuto accadere grazie anche alle lotte condotte in Italia. Il “buco dell’ozono” nella stratosfera, causa dei tumori maligni melanoma, era soprattutto originato dai clorofluorocarburi CFC, i gas contenuti nei frigoriferi e nelle bombolette spray. Nel 1992, nella fabbrica che li produceva (Montefluos-Ausimont di Spinetta Marengo oggi Solvay), gli attivisti diGreenpeace scalarono le ciminiere con striscioni che chiedevano l’eliminazione dei CFC. In quella vittoriosa campagna con Greenpeace: in prima linea un lavoratore che dal colosso chimico subì rappresaglie (fino al licenziamento) sanzionate dalla Magistratura. Con quella battaglia noi segnammo una crescita della coscienza ecologica su scala mondiale. Per saperne di più: clicca qui stralci da “Ambiente Delitto Perfetto” di Barbara Tartaglione e Lino Balza prefazione di Giorgio Nebbia, e da “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza”.
In avvio il processo contro Solvay di Spinetta Marengo.
Andranno letti, sospendendo la severità del giudizio, gli atti appena depositati dalla Procura della Repubblica di Alessandria con l’ipotesi di disastro ambientale colposo a carico della Solvay di Spinetta Marengo. Questo processo si avvierà in primavera e avrà prevedibilmente durata decennale. Non sia un alibi per il Sindaco di Alessandria e per il Parlamento per attendere di provvedere d’urgenza rispettivamente: a emettere ordinanza di fermata delle produzioni inquinanti, ad approvare una Legge che metta al bando in Italia produzione, utilizzo, consumo dei famigerati Pfas.
Clicca qui la notizia di cronaca, con relativo apprezzamento del docufilm: pur rilevando il particolare curioso se non clamoroso che in tutta la sua durata non viene mai citato Lino Balza (e il suo cinquantenario operato), verso il quale l’autrice, Monica Gasparini, nutre una antipatia viscerale per essere stata a suo tempo criticata come cronista (ma poi rivalutata). Il suo inscalfibile ostracismo nuoce alla deontologia giornalistica del bisettimanale locale, e soprattutto alla completezza dell’informazione sulla questione Solvay: come si evince nello stesso docufilm (al quale una consulenza non sarebbe stata superflua). Comunque, alla completezza stanno provvedendo esaurientemente i nostri Sito e Lista (38mila lettori! tra cui i locali).
I Pfas sono una calamità ambientale e sanitaria: intervenga il Parlamento.
Egr. Onorevoli e Senatori,
già nella trascorsa legislatura è stato presentato dall’ex senatore Mattia Crucioli un DISEGNO DI LEGGE CHE METTE AL BANDO I PFAS IN ITALIA. (clicca qui). Vieta la produzione, l’uso e la commercializzazione dei perfluoroalchilici (PFAS) nonché degli innumerevoli prodotti contenenti PFAS, ne disciplina la riconversione produttiva e le misure di bonifica e di controllo. Accoglie in ciò le censure di Commissione interparlamentare ecomafie e Commissariato Onu, insomma assume le istanze di tutti i Movimenti, Associazioni e Comitati, che da anni si battono per eliminare questi cancerogeni bioaccumulabili e persistenti, praticamente indistruttibili, dalle acque, dall’aria, dagli alimenti, dunque dal sangue dei lavoratori e dei cittadini altrimenti ammalati e uccisi (emblematico l’ecocidio veneto perpetrato dalla Miteni di Trissino).
Al bando, ovviamente, la produzione. In Italia l’unico stabilimento che produce i Pfas è la Solvay di Spinetta Marengo in Alessandria, da dove proprio fin dagli anni ’80 è partita la nostra denuncia contro gli inquinamenti. Ad Alessandria il sindaco potrebbe, dovrebbe, fermare con ordinanza gli impianti che producono e utilizzano i Pfas (PFOA, C6O4, ADV) e li scaricano in aria/acqua/suolo: nell’immediato, perché intercorreranno i tempi processuali prima che tribunali di Vicenza e Alessandria provvedano alle sanzioni e ai risarcimenti.
Però, nel richiamare il precedente dell’amianto, È L’INTERVENTO LEGISLATIVO A LIVELLO NAZIONALE INNANZI TUTTO NECESSARIO E URGENTE, perché l’emergenza Pfas è oramai conclamata dalle Arpa in Veneto, Piemonte, Lazio, Trentino, Lombardia ecc.
Onorevoli e Senatori,
per valutare l’urgenza sanitaria di intervenire, vi invitiamo di ascoltare, dalla viva voce del dottor Vincenzo Cordiano, la relazione di ISDE Associazione Italiana Medici per l’Ambiente (clicca qui). La relazione, corredata di esemplari tabelle esplicative, mostra quanto queste sostanze, i Pfas vecchi e nuovi, siano bioaccumulabili e indistruttibili, tossiche e cancerogene, come si accumulino nei tessuti umani, in particolare polmoni, reni, tiroide ecc., quanto siano individuate da tutti gli studi epidemiologici nazionali e internazionali, per inequivocabile nesso causale, come agenti di malattie e morti per cancri a rene, testicoli, tiroide, ecc. nonché come interferenti endocrini già a livello embrionale e puberale, eccetera. La drammaticità è sottolineata dalla relazione nel fornire una guida clinica per la prevenzione sanitaria. Ma, ATTENZIONE, ONOREVOLI E SENATORI, LA PREVENZIONE PRIMARIA TOCCA AL PARLAMENTO.
Per ulteriori approfondimenti, è a vostra disposizione (come di tutti coloro che ci faranno richiesta) il Dossier “Pfas. Basta!”: in oltre 350 pagine è una piccola enciclopedia che racconta la storia in Italia delle lotte contro gli inquinatori Solvay e Miteni, dalle denunce degli scarichi in Bormida degli anni ’90 fino ai processi 2022 ad Alessandria e Vicenza. Una lunga storia di mobilitazioni anche contro connivenze, complicità, corruzioni, ignavie di Comune, Provincia, Regione, Governo, Asl, Arpa, Sindacati, Magistratura e Giornali. La lunga storia dei PFAS (PFOA e C6O4 e ADV) è tratta in breve da stralci dei libri “Ambiente Delitto Perfetto” (Barbara Tartaglione – Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia) e “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza”, nonché del Sito “Rete Ambientalista Movimenti di lotta per la salute, l’ambiente, la pace e la nonviolenza” www.rete-ambientalista.it gestito dal “Movimento di lotta per la salute Giulio A. Maccacaro”.
Tutti i nostri libri.
Tutti i nostri libri sono stampati a spese degli autori e il ricavato è sempre interamente devoluto a favore della LILT per la Ricerca della cura del mesotelioma.
Purtroppo le nostre finanze attualmente non ci consentono di stampare il Volume secondo di “Ambiente Delitto Perfetto”, anche per il quale abbiamo lanciato una proposta: AAA CERCASI EDITORE (clicca qui).
In penale le accuse di dolo a Solvay. Ma bisogna aprire anche cause civili per risarcire le Vittime.
In tutti gli esposti (ben 15) alla Magistratura di Alessandria depositati fin dal 2009, ho sempre accusato Solvay del reato di dolo, ovvero volontà cosciente di arrecare danno altrui. E’ emblematico che in mensa l’acqua proveniva dal pozzo sotto lo stabilimento, quando l’azienda era pienamente consapevole (occultando e contraffacendo anche le informazioni alle autorità) che le concentrazioni del cancerogeno cromo esavalente (8203 ug/L) nelle acque sotterranee erano talvolta più di 1600 volte superiori agli standard italiani. A tacere del PFOA e di altri 20 veleni. E’ emblematico che dal rubinetto degli uffici al piano terreno bevevo quell’acqua, mentre al piano superiore, riservato ai dirigenti, era apposto il cartello “acqua non potabile”.
Nel nuovo processo l’accusa è emblematica quando nel capo di imputazione si parlerà di PFAS. Per sintesi, facciamo riferimento alla recente indagine svolta dalla équipe d’ #Investigation) , dalla quale emerge che Solvay ha contaminato le popolazioni italiane e americane con i Pfas: i documenti interni del gigante chimico mostrano che l’azienda belga ha perfino sostituito i Pfas controversi con altri altrettanto tossici e cancerogeni. La multinazionale lo sapeva e ha continuato a usarli per più di 15 anni.
Anzi, Solvay sostiene di aver cessato il pfas cancerogeno PFOA nel 2013, mentre ad oggi continua a scaricarlo in aria e acqua, tant’è che nel febbraio 2020, l’IRSA, l’istituto di ricerca sull’acqua, preleva campioni nel punto di scarico delle acque reflue industriali nel fiume Bormida, e misura le concentrazioni di PFOA, peraltro di 2938 µg / l, 29 volte al di sopra della soglia fissata dalla Regione Piemonte 0,10 µg /l (In USA il limite di legge delle acque potabili è 0,016 µg /l.) Tant’è che nel marzo 2020, una campagna di monitoraggio dell’aria condotta dall’ARPA ha mostrato che il PFOA è stato trovato anche nella ricaduta atmosferica degli impianti. Tant’è che il 17 marzo 2022 una scienziata (che lavora per il Centro Nazionale e Ricerche CNR e per l’Istituto di Ricerca sull’Acqua IRSA) misura che il PFOA è ancora presente nel suo campione (0,1902 µg /l), mescolato con i nuovi (in realtà utilizzati da ameno 15 anni) cancerogeni pfas ADV e C6O4.
Infatti, ancor prima di aver smesso di utilizzare il PFOA, Solvay aveva introdotto l’ADV nella sua produzione già alla fine degli anni ’90, vedi il nostro esposto del 2009, e già nel 2006 i sospetti di tossicità erano confermati nel fegato dei topi di laboratorio, ma la multinazionale attenderà fino al 2011 prima di comunicare questi studi secretati all’EPA, mentre sta usando ADV anche in Italia. Ma c’è di peggio in fatto di dolo. Nel 2019 Solvay fornirà all’EPA un documento che dimostra che l’ADV è entrato nel sangue dei suoi lavoratori in due diverse fabbriche per più di 10 anni. La multinazionale ha smesso di usarlo nel luglio 2021 nella sua struttura di West Deptford, mentre l’ADV è ancora utilizzato da Solvay in Italia a Spinetta Marengo! E viaggia in acqua e aria (ma Solvay promette zero dal 2026).
Sul suolo americano, Solvay deve affrontare 25 cause legali. Si riferiscono tutte all’uso di PFAS. Qualche mese fa il tribunale ha emesso una ordinanza che permette di intentare un’azione collettiva per milioni di persone il cui sangue contiene PFAS. Al punto che il 20 giugno 2022, Solvay ha annunciato con grande clamore la sua intenzione di eliminare gradualmente l’uso di PFAS a livello globale entro il 2026. Decisione fasulla per Spinetta, che abbiamo già drasticamente commentato (clicca qui Senza il Disegno di legge Crucioli, la strategia della Solvay è vincente.) ma che diventa vincente senza il DDL che mette al bando i Pfas in Italia.
In Italia due processi penali (Alessandria e Vicenza) si occupano (anche) di Pfas. E’ tempo di aprire processi civili, ispirandoci a quelli americani.
Recentemente abbiamo pubblicato la lunga storia delle indagini epidemiologiche sul territorio di Alessandria, in particolare sulla Fraschetta, dove sorge il polo chimico di Spinetta Marengo. A confermare i precedenti, l’ultimo, a fine 2019, è uno studio epidemiologico pubblicato dall’ARPA, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, raccogliendo i dati dei ricoveri ospedalieri tra il 2001 e il 2017, e confrontando la popolazione del sobborgo spinettese con quella del vicino capoluogo di Alessandria situato a più di 3 km di distanza. Gli abitanti di Spinetta, a partire dai bambini, corrono un rischio maggiore di sviluppare malattie endocrine, tumore al fegato, tumore ai reni, ipertensione, malattie respiratorie, patologie cardiovascolari eccetera. Il nesso causale, tra le sostanze chimiche Solvay e le malattie, è confermato dall’ Indagine del sangue della popolazione effettuata dall’Università di Liegi (clicca qui Le analisi del sangue parlano chiaro: la popolazione di Spinetta Marengo è contaminata da Pfas.).
Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro
Senza il Disegno di legge Crucioli, la strategia della Solvay è vincente.
La più grossa delle “bufale Pfas” propinate a giornali e istituzioni dalla multinazionale Solvay è sempre stata l’inverosimile innocuità sanitaria di PFOA e poi di C6O4 e ADV ovunque prodotti.
Cominciò a contraddirla con l’annuncio del “Lancio di nuove tecnologie non fluorotensioattive che saranno in piena produzione presso lo stabilimento di Solvay a West Deptford, NJ entro la fine di giugno 2021. A quel punto, Solvay non utilizzerà più coadiuvanti di processo fluorotensioattivi in qualsiasi parte degli Stati Uniti. Le nuove tecnologie consentono lo sviluppo di prodotti che i clienti utilizzano in una varietà di applicazioni che supportano una società più sostenibile”. Obtorto collo, basta Pfas negli Stati Uniti. E in Italia? L’Italia è considerata terzo mondo, la Provincia di Alessandria per Spinetta Marengo infatti autorizza addirittura l’ampliamento del C6O4.
Perciò annuncia un’altra truffa mediatica: quella dei presunti filtri che sarebbero in grado a Spinetta di rilevare e trattare, gestire e monitorare i contaminanti Pfas nelle falde e nelle reti idriche, ovviamente non nell’atmosfera. La multinazionale promette “zero tecnico” delle emissioni di Pfas (C6O4, ADV) negli scarichi di acqua con tecnologie al carbone attivo granulare (GAC), allo scambio ionico (IO) e alle tecnologie di osmosi inversa (RO (metodo di filtrazione meccanica in uso dagli anni ’50 del secolo scorso): diventerebbe “acqua distillata” e addirittura riutilizzata e non scaricata in Bormida, insomma “ciclo chiuso”. Premio nobel per la chimica alle giovanissime ricercatrici? insegniamo agli americani? Tutto risolto? Niente affatto. Innanzitutto non c’è la ben che minima garanzia che rimuovano il 100% dei PFAS contaminanti. Inoltre prevedono costi insopportabili data l’ampiezza del territorio inquinato e inquinante, si pensi solo alla vastità di frequenti cambi di membrane filtranti. A tacere dello smaltimento a loro volta dei solidi e dei liquidi di questi trattamenti, cioè incenerimento. I Pfas fanno parte del cocktail di tossici cancerogeni presenti a Spinetta in atmosfera e nelle falde, i filtri dell’osmosi inceneriti manderebbero altri Pfas in atmosfera e falde. Inoltre -attenzione- i Pfas sono utilizzati per produrre tantissimi materiali (padelle, imballaggi, vestiti): come verrebbero bonificati?
Stanti ad Alessandria i disastri ambientale (in acqua e atmosfera) e sanitario (nel sangue), non c’è altra alternativa etica che chiudere le produzioni. Subito, nel 2022 (DDL Crucioli). Ma Solvay scrolla le spalle, e manda l’opinione pubblica sulla luna (nel pozzo): “Volontariamente, Solvay entro il 2026 realizzerà quasi il 100% dei suoi fluoropolimeri senza l’uso di fluorotensioattivi presso il suo stabilimento di Spinetta Marengo, per eliminare pressoché totalmente le emissioni di fluorotensioattivi”.
Quasi e pressoché sono tradotti: “Una piccola linea di prodotti, strategica per i settori industriali dei semiconduttori e dell’energia che rappresenta meno dell’1% del volume produttivo, richiederà ulteriori attività di ricerca per eliminare completamente l’uso dei fluorotensioattivi. Per questa linea verrà utilizzato un processo di produzione a ciclo chiuso, strettamente controllato, a zero reflui”. Cioè la fantomatica “osmosi inversa”. Dunque NON c’è impegno a fermare gli impianti entro il 2026.
Dei sostituti dei Pfas, presunti quasi e pressoché a impatto zero, non si fa menzione tossicologica, altri segreti industriali, non autorizzati da nessuno, tutti da verificare se si sta cadendo dalla padella alla brace. Verifica rinviata a dopo il 2026, nel mentre gli impianti con Pfas staranno marciando e inquinando a pieno volume.
La data 2026 è una promessa, in fede di una “scelta” assunta da Solvay volontariamente, non in forza di una legge.
Solvay invita l’opinione pubblica e le istituzioni a guardare la luna nel pozzo, per distogliere l’attenzione dal Disegno di Legge Crucioli, il solo strumento concreto che metterebbe -da subito- al bando in Italia la produzione, l’uso e il consumo dei Pfas. I quali, ribadiamolo, sono solo la punta d’iceberg del disastro ecosanitario del polo chimico di Spinetta Marengo. Purtroppo la strategia della multinazionale belga è vincente.
Lino Balza Movimento di lotta per la salute
Eliminare i Pfas o promettere la luna (nel pozzo).
Promettere la luna non è solo prerogativa di Solvay, che almeno sa come fare. C’è sempre un team di scienziati che annuncia di aver scoperto un modo, magari semplice ed economico, per distruggere le molecole di Pfas, che sono considerate indistruttibili: ogni molecola è una lunga catena di carbonio costellata di atomi di fluoro; i legami tra carbonio e fluoro sono così forti , i più forti tra tutti i legami in chimica organica, che l’acqua, gli enzimi, i batteri o altre sostanze naturali non riescono a spezzarli, sono resistenti alle varie forme di degradazione ambientale, una volta dispersi nell’ambiente, vi rimangono addirittura per migliaia di anni, e tendono ad accumularsi negli organismi viventi.
Dunque sono molecole indistruttibili dopo che sono rilasciate nell’aria, nei fiumi e nelle acque sotterranee dalle fabbriche per prodotti impermeabili all’acqua e ai grassi, indistruttibili dopo che entrano nella catena alimentare attraverso il suolo, la vegetazione e le coltivazioni, gli animali e quindi gli alimenti, infine indistruttibili negli esseri viventi come sostanze tossiche, cancerogene, teratogene fin dalla fase prenatale. Le molecole nell’ambiente rimangono intatte dopo la filtrazione mentre le tecnologie di bonifica, incluso l’uso di inceneritori, generano sottoprodotti altrettanto dannosi.
L’unica soluzione è non produrli (DDL Crucioli). Invece ecco che c’è un team che ha sviluppato un processo a bassa energia, che degraderebbe i Pfas a temperature miti, utilizzando reagenti economici (‘idrossido di sodio ovvero la classica soda caustica) e lasciando solo molecole innocue contenenti carbonio e ioni fluoruro. E’ come guardare la luna nel pozzo: ciò che viene realizzato con esperimenti computerizzati in laboratorio non corrisponde alla realtà fattibile. A parte che ci sono più di 12.000 diverse sostanze chimiche PFAS, innanzitutto andrebbero estratte dall’acqua o dal suolo contaminati, addirittura dall’atmosfera, vale a dire andrebbero gestite enormi quantità di sostanze chimiche PFAS, basti pensare che oltre 50.000 tonnellate di PFAS vengono emesse nell’atmosfera ogni anno. Ne sanno qualcosa le popolazioni alessandrine alle prese con i 72 camini della Solvay di Spinetta Marengo.
L’unica soluzione è non produrli (DDL Crucioli). A parte uno studio demenziale che ha rilevato che i livelli di sostanze chimiche tossiche PFAS nel sangue potrebbero essere ridotti fino al 30 per cento… attraverso donazioni di sangue regolari, invece ecco un altro team che -sempre in laboratorio- sperimenta di abbattere i PFAS tramite reazioni fotochimiche con l’aggiunta a un reattore di trattamento dell’acqua contenente solfito ed esposizione alla luce UV. Stanno sempre guardando la luna nel pozzo: stanno sempre parlando di acqua e non anche di suolo e atmosfera, il lentissimo processo utilizza una quantità enorme di energia senza riuscire a smantellare i forti legami carbonio-fluoro. Anche l’incorporazione di ioduro nel trattamento UV e solfito, non ha spostato i termini dei problemi. Ma come si fa a pensare di “mettere in salamoia” le falde sotterranee sotto la Solvay di Spinetta, il cielo sopra Alessandria, i fiumi dal Bormida fino all’Adriatico?
Solvay non ci pensa neanche. Ha la sua strategia. Vincente: senza il Disegno di Legge Crucioli.
Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro.
Otto indagini epidemiologiche non bastano per risarcire le vittime del disastro sanitario di Alessandria?
Insieme all’Indagine epidemiologica dell’Università di Liegi, cercando di screditarla a mezzo dei suoi prezzolati consulenti (tipo Costa), in tribunale Solvay contesterà tutte le Indagini epidemiologiche precedenti.
L’indagine epidemiologa dell’Università di Liegi, alla quale abbiamo collaborato, è la prima mirata sulle analisi del sangue per i Pfas della popolazione alessandrina, come chiedevamo invano dal 2009 anche con esposti in magistratura. Pur senza questa decisiva importante caratteristica, nei decenni precedenti non erano certo mancate indagini epidemiologiche. Ne avevamo infatti molte altre (su cui cercammo anche di attivare la preoccupazione sanitaria istituzionale).
Avevamo già l’Indagine epidemiologica dell’ASL Alessandria – sugli abitanti – – 1° step dal 2004 al 2005 a) pediatria b) mortalità 2004-2005 c) ricoveri ospedalieri 2004 – – 2° step dal 1996 al 2008 a) mortalità 2004-2005 b) mortalità 1996-2008.
Avevamo già l’Indagine epidemiologica della ASL Torino commissionata dalla Procura di Alessandria – sui lavoratori – – occupati dal 1981 al 2009 , sopravviventi al 1996 – – ricoverati in ospedale dal 1996 al 2009.
Avevamo già la “Valutazione dello stato di salute dei residenti nell’area Fraschetta del Comune di Alessandria: studio di mortalità locale (1996-2014)” dell’ASL AL (dott. Claudio Rabagliati, Gerardo Bonomo), che metteva in rilievo le patologie respiratorio, cardiovascolare e tumorale correlabili all’inquinamento atmosferico.
“Partendo dai Grandi gruppi di cause di morte, è risultato statisticamente significativo, in eccesso, con un valore superiore rispetto alla media regionale e provinciale (=100) il seguente grande gruppo di malattie su tutta la popolazione:- Stati Morbosi Maldefiniti (+236,6% vs. regione e +126,2% vs. provincia). In particolare Melanoma (+75,2% vs. regione e +85,3% vs. provincia);- Tumore del rene (+55,5% vs. regione e +62,8% vs. provincia); Tumori laringe (+50,8% vs. regione e +46,1% vs. provincia); – Tumori polmoni (+5,0% vs. regione); – Mesotelioma (+58,3% vs. regione);- Tumore esofago (+9,7% vs. regione e +18,8% vs. provincia); – Tumori stomaco (+15,3% vs. regione e +12,2% vs. provincia); – Tumori pancreas (+25,0% vs. regione e +14,4% vs. provincia); – Tumore vescica (+18,4% vs. provincia); – Sclerosi multipla (+60,9% vs. regione e +39,3% vs. provincia); – Ipertensione arteriosa (+12,0% vs. regione e +23,4% vs. provincia); – Cirrosi epatica (+24,1% vs. regione e +13,0% vs. provincia). Tra i maschi si rileva una superiore mortalità locale statisticamente significativa”.
Dopo 149 pagine, l’indagine conclude che “Al fine di rendere più robusta e ulteriormente significativa l’analisi dell’eccesso di mortalità locale, occorrono successivi step epidemiologici…” …insomma, occorre indagare il nesso tra effetto (malattie) e causa (polo chimico di Spinetta Marengo).
A questo proposito, avevamo già una Tesi di laurea magistrale “Analisi epidemiologica della mortalità per cause, generali e specifiche, e ricerca delle possibili correlazioni con gli inquinanti ambientali nell’area della Fraschetta (1996-2012)” di Martina Augusti, relatore Paolo Trivero, correlatore Claudio Rabagliati, dell’Università degli studi del Piemonte orientale Amedeo Avogadro” dipartimento di scienze e innovazione tecnologica.
In 166 pagine, si dimostra, dall’incrocio dei dati epidemiologici con i dati ambientali, la correlazione dell’eccesso di mortalità respiratorie cardiovascolari e tumorali con l’aumento atmosferico delle sostanze inquinanti. Il “focolaio” nel polo chimico è immediatamente individuato: tra le numerose tabelle esplicative, per tutte è esemplificativa
(Fig. 66) la Cartina del territorio della Fraschetta ove riportato il numero di decessi per patologie tumorali, suddivisi per sobborgo (in verde – Spinetta Marengo, Litta Parodi, Cascinagrossa, Mandrogne, San Giuliano Vecchio, San Giuliano Nuovo, Lobbi, Castelceriolo) e per sesso (in blu i maschi, in rosa le femmine). In rosso sono riportate le sorgenti d’inquinanti industriali.
Avevamo già in 81 pagine lo “Studio epidemiologico di sorveglianza pediatrica nella Circoscrizione della Fraschetta (2004-2005)” dell’ASL 20 (dott. Antonietta Brezzi e Claudio Rabagliati) avente per oggetto i bambini nella fascia d’età 0-14 anni. Conclusione: le principali patologie associabili all’inquinamento atmosferico sono quelle respiratorie, cardiovascolari e tumorali. Il piano di sorveglianza pediatrica non fu mai più aggiornato, malgrado che dal Veneto gli screening dimostrassero l’associazione tra l’esposizione da Pfas e le natività con basso peso per età gestionale, difetti congeniti al cuore ecc. fino ai disturbi cognitivi e socio emotivi dei bambini.
Avevamo già in 41 pagine l’ “Analisi dello stato di salute della popolazione della frazione Fraschetta comune di Alessandria (AL) Studio epidemiologico di morbosità 1996-2013” a cura dell’Arpa Piemonte (Moreno Demaria Barbara Lorusso, Ennio Cadum). Al processo contro Solvay, nell’udienza del 17 giugno 2013, Ennio Cadum testimonierà “Eccessi patologie del 30% -50% per cavo orale, rene, vescica, stomaco, bile ecc, le malformazioni genetiche dei bambini: 80% in più della media alessandrina”, in particolare “L’eccesso di tumori all’assunzione di cromo esavalente per via orale”.
Avevamo già la presentazione in Comune dei “Risultati della prima fase dell’indagine sullo stato di salute della popolazione della Fraschetta (1996-2014”). Con i quali siamo così arrivati al 2017 ma siamo sempre alla “prima fase”, come non fossero già state sufficienti le indagini precedenti.
Dunque, a nome della mia associazione, avevo contestato pubblicamente alla Giunta (centrosinistra) di Rita Rossa: “Rispetto a quanto da noi rivendicato, non è stata presentata ma ulteriormente rinviata una Indagine sul rischio ambientale e sanitario, tramite corretta correlazione tra fattori di rischio e patologie e tramite disaggregazione analitica sulle diverse aree. Bensì si tratta di ennesimi studi epidemiologici insufficienti e parziali, perciò reticenti. D’altronde le responsabilità del disastro ecosanitario della Fraschetta fanno parte integrante della storia complice o connivente delle Giunte, dell’Asl e dell’Arpa, a prescindere dalle accuse di collusione e concussione pur formulate dalla Solvay in Corte di Assise di Alessandria: atti che la Presidente ha trasmesso alla Procura della repubblica di Milano e al Consiglio superiore della magistratura. Tuttavia questa iniziativa di stampo preelettorale mette comunque in evidenza, malgrado i limiti e le reticenze, la consapevolezza popolare e scientifica che denunciamo incessantemente: che a Spinetta si muore facile. Secondo noi si muore per cause ambientali, per inquinamento atmosferico e idrico, ad opera ella Solvay”. Avevamo perciò chiesto a Claudio Lombardi, assessore all’Ambiente e Salute, di dimettersi perché non meritava di essere coinvolto con le responsabilità della Giunta; ripetemmo cioè la richiesta fatta nel 2014 dopo che la Giunta aveva bocciato in Consiglio la mozione 5Stelle che (ri)proponeva la nostra proposta dell’ Osservatorio ambientale della Fraschetta e della collegata Indagine epidemiologica.
Avevamo già, nel 2019, la “Sintesi studio epidemiologico di morbosità (ricoveri ospedalieri) su una coorte di residenti nella frazione di Spinetta Marengo (Alessandria) a ridosso del polo chimico (1997-2017)”, a cura dell’Arpa Piemonte (Cristiana Ivaldi). Per una ventina di pagine, siamo d’accapo in presenza di una indagine epidemiologica di tipo ambientale, volta cioè a studiare esposizioni a fattori presenti nell’ambiente di vita che possano avere determinato effetti sulla salute dei residenti, NON sono quindi stati effettuati approfondimenti rispetto ai fattori di rischio collegati con esposizioni di tipo lavorativo. Dalla coorte sono stati esclusi i lavoratori ed ex lavoratori del Polo Chimico e i soggetti che hanno mutato il livello di esposizione nel tempo. Resta inoppugnabile che ci si ammala e si muore molto di più (con eccessi per mortalità da tumori fino al 161,5% sulle medie) che nel resto del territorio, in un’area circolare di circa tre km di raggio con centro il Polo Chimico, il quale emette in aria e acqua da decenni grandi quantità dei composti fluorurati (C2F4, C3F6 , PFIB, PFAS, ADV, C6O4 etc). E’ evidente la stretta relazione tra patologie e sostanze lavorate e smaltite, da dimostrare con l’epidemiologia.
Questa, in breve, la Storia delle indagini epidemiologiche In Fraschetta prima dell’indagine dell’Università di Liegi, alla quale abbiamo collaborato, che è la sola mirata sulle analisi del sangue per i Pfas della popolazione alessandrina, reclamate da me dal 2009. In attesa delle vaghe promesse delle Amministrazioni che di questa Storia neppure vogliono conservare memoria. In attesa dei risarcimenti processuali alle Vittime.
Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro
Le analisi del sangue parlano chiaro: la popolazione di Spinetta Marengo è contaminata da Pfas.
Ad agosto 2022, gli scienziati del CHU -policlinico universitario di Liegi (Belgio) e dell’Università di Liegi, nelle persone della dottoressa Corinne Charlier, della dottoressa Catherine Pirard e del Dottore Gauthier Eppe, hanno incontrato a Spinetta Marengo le persone che a marzo si erano sottoposte a prelievo del sangue. Lo scopo è stato di illustrare il risultato dell’indagine epidemiologica condotta, nel rispetto della privacy.
I risultati di queste ricerche permettono di affermare che la popolazione di Spinetta Marengo è significativamente più contaminata sia dai cosi detti “vecchi” che dai “nuovi “ PFAS : Pfoa, C6O4, ADV.
Il rapporto scientifico si inquadra nell’inchiesta, alla quale abbiamo collaborato come Movimento di Lotta per la salute Maccacaro, avviata nel mese di marzo
2022 quando i giornalisti e gli operatori della trasmissione “INVESTIGATION” , della RTBF, televisione nazionale belga, hanno incontrato la popolazione nel sito in cui lavora e produce Pfas lo stabilimento Solvay Specialty Polymers S.p.A . Per questo lavoro giornalistico, un gruppo di abitanti di Spinetta Marengo, nonché per riscontro di residenti ad Alessandria in zona adeguatamente distante dallo stabilimento Solvay, ha accettato di sottoporsi ad una indagine epidemiologica per valutare se questi PFAS (sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate) spesso chiamati “inquinanti eterni” si trovano in quantità importante nel sangue della popolazione che vive vicino al polo chimico. Il sangue di questi due gruppi di persone, è stato analizzato dagli scienziati dell’Università di Liegi. I risultati sono drammatici e inequivocabili.
Il reportage dell’indagine, che ha come oggetto l’impatto del polo chimico sulle condizioni di salute della popolazione di Spinetta Marengo sarà trasmesso inizio settembre in Belgio, e divulgato su questo Sito.
Accuso Solvay in tribunale per il mio cancro. Ma anche per gli operai.
Nell’esposto (clicca qui) che ho depositato presso il Tribunale di Alessandria, ho allegato (clicca qui) il report ufficiale del Centre Hospitalier Universitaire de Liège SERVICE DE TOXICOLOGIE Professeure Dr Corinne CHARLIER – C.Charlier@chuliege.be Cheffe de Service, Professeure ordinaire – Experte judiciaire.
Infatti, con la nostra collaborazione, l’emittente televisiva belga Investigation (RTBF) ha affidato al laboratorio di tossicologia dell’Ospedale Universitario di Liegi la determinazione di diversi PFAS, tra cui PFOA e PFOS, in campioni di sangue: da un lato prelevati da abitanti di Spinetta Marengo nelle vicinanze del sito industriale Solvay (sito produttivo di fluoropolimeri), e dall’altro a qualche chilometro più lontano da abitanti di Alessandria. L’obiettivo era quello di oggettivare il sospetto di un’esposizione particolarmente elevata ai PFAS nelle vicinanze di Solvay, legata alle attività e alle emissioni dell’azienda, e quindi di una maggiore contaminazione da PFAS di questa popolazione.
I risultati di queste ricerche scientifiche permettono di affermare che la popolazione di Spinetta Marengo è significativamente contaminata sia dai cosi detti “vecchi” che dai “nuovi “ PFAS : PfOA – C6O4, – ADV, tutti tossici e cancerogeni.
In particolare, faccio rilevare nell’esposto i risultati delle analisi dei composti perfluorurati (Pfas) nel mio sangue, consegnatimi dall’Università di Liegi. Misurano le seguenti concentrazioni in µg/l (microgrammi per litro): PFOA: µg/l 11,48 e PFOS: µg/l 9,65. Invito il Procuratore capo Enrico Cieri, tralasciando per il momento la riflessione sul PFOS che ufficialmente non sarebbe stato lavorato dalla Solvay, e in attesa dei risultati delle analisi su ADV e C6O4, invito a soffermarsi sul PFOA.
Dunque la mia misurazione nel 2022 è µg/l 11,48 : sono considerati dall’Università un livello di rischio attuale (sotto i 2 µg/l. non ci sarebbero rischi per la salute, beninteso secondo le attuali conoscenze). Dunque, se è vero che ottimisticamente il PFOA dimezza la sua presenza nel sangue ogni 3,7 anni, nel 2002 , 20 anni fa, quando mi sono allontanato dallo stabilimento, il livello di PFOA nel mio sangue era di 598,80 µg/l. Se l’ASL mi avesse sottoposto a prelievo di sangue, come richiesi per me e per tutta la popolazione, l’ASL avrebbe misurato 598,80 µg/l. Enorme. Nel frattempo infatti ho subìto l’asportazione totale della tiroide per cancro maligno (limitandoci alla malattia, finora più importante, tra quelle attribuite dagli scienziati ai PFAS).
Al Procuratore capo ho inoltre sottolineato che nel 2013, anno in cui Solvay dice di aver concluso la produzione di PFOA (sostituendolo con C6O4 e ADV), il mio livello sarebbe stato 100 µg/l. Tra i trenta spinettesi analizzati dall’Università di Liegi, i dati più alti riguardano ex operai Solvay che adesso hanno 39 µg/l, un valore che se fosse stato estrapolato (con il sistema del dimezzamento ogni 3,7 anni) nel 2013 avrebbe superato quota 300 µg/l. Tre volte il mio, considerando che io non ero addetto alle produzioni ma impiegato amministrativo. Per tutti sono valori stratosferici.
Nell’esposto ho di nuovo sottolineato che da sempre Solvay effettuava privatamente i prelievi del sangue agli operai e li secretava (come denunciato in Procura già nel 2009), dunque Solvay sapeva. Non è questa una condotta dolosa? In tutti i 15 esposti abbiamo sostenuto senza reticenze questa condotta della Solvay, sia per la sua lunga conoscenza internazionale dei rischi derivanti dai PFAS, sia localmente per la consapevolezza altrettanto prolungata dei danni provocati all’ambiente addirittura verificati nel sangue dei propri dipendenti, reati a nostro giudizio senza soluzione di continuità quanto meno dalla data di acquisizione della proprietà in Italia.
Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro
Solvay: tutte le istituzioni sapevano del sangue contaminato dei lavoratori.
L’indagine epidemiologica dell’Università di Liegi (clicca qui) è contestata da Solvay. Questi i punti salienti della sua replica del 18 agosto 2022, che commentiamo punto per punto.
“Dal 2004 Solvay effettua il biomonitoraggio di tutti i lavoratori potenzialmente esposti ai PFAS …”.
E’ la prima volta che Solvay fa pubblicamene questa ammissione. Le analisi del sangue privatamente eseguite dall’azienda erano state rivelate dal nostro esposto in magistratura nel 2009, documentate con alcuni referti dei valori inusitati di PFOA rilevati, chiedendo perciò analisi pubbliche sia per i lavoratori che per i residenti.
“I risultati delle analisi vengono comunicati annualmente in modo dettagliato e trasparente a tutti i dipendenti e alle rappresentanze sindacali, oltre che agli Enti pubblici di controllo competenti.”
La rivelazione è clamorosa. Comune, Asl, Arpa, Provincia, Regione, sarebbero stati in possesso dei dati da otto anni. Non ne avrebbero mai fatto cenno alla popolazione per rassicurarla o, viceversa, per avviare indagini sierologiche pubbliche per lavoratori e dipendenti. L’affermazione è sconcertante rivolta all’ex assessore all’ambiente Claudio Lombardi.
“I risultati di più di 5.000 analisi non destano alcuna preoccupazione dal punto di vista clinico-tossicologico. La sorveglianza medica pluriennale, continua e costante dei dipendenti non indica correlazioni con effetti patologici associati all’esposizione professionale ai PFAS.”.
Questa indagine epidemiologica -tale è definibile perché mette in relazione i valori ematochimici con le eventuali malattie (insomma il rapporto causa/effetto)- andrebbe portata a conoscenza del mondo scientifico internazionale, perché contesta l’infinità di studi che hanno dimostrato la correlazione dei Pfas con le più gravi patologie: al sistema immunitario, infertilità, gravidanza, interferenti endocrini, cancri ai tesaticoli eccetera. A maggior ragione perché le analisi Solvay si riferiscono al PFOA, messo al baldo dalla Convenzione di Stoccolma per la sua indiscussa morbilità. Solvay non solo avrebbe controllato i valori Pfas nel sangue ma anche provveduto alle visite mediche di ogni specialità clinica. E tutti i lavoratori sarebbero risultati in piena salute.
“Ricordiamo inoltre che Solvay ha recentemente annunciato l’impegno per eliminare volontariamente l’uso dei fluorotensioattivi (un tipo di PFAS utilizzato come additivo) globalmente: entro il 2026 realizzerà quasi il 100% dei suoi fluoropolimeri senza l’uso di fluorotensioattivi presso il suo stabilimento di Spinetta Marengo (AL)“.
Uno scrupolo che sarebbe… eccessivo alla luce della situazione idilliaca descritta. In realtà si tratta dell’ennesima menzogna. Rivelatrice del dolo di questa azienda. Infatti ho depositato un esposto alla procura di Alessandria (clicca qui). Il quattordicesimo.
Lino Balza Movimento di lotta perla salute Maccacaro.
Io, con i Pfas nel sangue e il tumore alla tiroide.
Clicca qui l’esposto inviato via Pec alla Procura della Repubblica di Alessandria.
Le patologie, tra cui il tumore maligno alla tiroide, sono confermate dalle mie recenti analisi del sangue dei composti perfluorurati (Pfas). Per le lesioni e i danni, dunque mi costituirò parte civile in Tribunale nei confronti della Solvay che a Spinetta Marengo li produce e diffonde in acque suolo aria. Con me potranno farlo quanti, aderendo alla nostra Iniziativa di marzo con l’Università di Liegi, hanno riscontrato nelle analisi le preoccupanti concentrazioni di Pfas (PFOA, C6O4, ADV) e dunque sono stati colpiti e/o sono a rischio per queste bioaccumulabili e indistruttibili sostanze tossiche cancerogene mutagene: malattie della tiroide, cancro ai testicoli, cancro ai reni, fegato, disturbi del sistema immunitario, colesterolo, infertilità, colite ulcerosa, ipertensione indotta dalla gravidanza, ipercolesterolemia, disturbi dell’apprendimento nei bambini eccetera. Potrà farlo la popolazione lavorativa e residente di Alessandria qualora sottoposta a screening di massa, così come rivendichiamo alle istituzioni da almeno quindici anni e ripetiamo con l’attuale Raccolta di firme.
Oggi, 17 agosto 2022, gli scienziati del CHU -policlinico universitario di Liegi (Belgio) e dell’Università di Liegi, nelle persone della dottoressa Corinne Charlier, della dottoressa Catherine Pirard e del Dottore Gauthier Eppe, hanno incontrato a Spinetta Marengo le persone -fra cui il sottoscritto- che a marzo si erano sottoposte a prelievo del sangue. Lo scopo è stato di illustrare il risultato dell’indagine epidemiologica condotta, nel rispetto della privacy. I risultati di queste ricerche permettono di affermare che la popolazione di Spinetta Marengo è significativamente contaminata sia dai cosi detti “vecchi” che dai “nuovi “ PFAS : Pfoa, C6O4, ADV.
Solidarietà come strumento di lotta dei Movimenti.
“Avanti così! Siete uno dei pochi presidi della libera informazione su cui ancora gli Italiani possono contare! Il mio contributo non mancherà mai!” “Grazie per la vostra tenace nobilissima resistenza civile!” “Un grande fraterno abbraccio, grazie per le tue indomite lotte!” “Oggi come ieri, ricordi quando ti minacciavano con telefonate e scritte sui muri…”
Siamo noi che ringraziamo voi tutti per la solidarietà al Movimento di lotta per la salute Maccacaro, espressa anche con sottoscrizioni. “Oggi come ieri”: eh già, il pensiero va alle minacce del 2009 che ci accusavano di aver portato Solvay in tribunale e di voler chiudere lo stabilimento di Spinetta Marengo. Furono un capitolo da aggiungere alle rappresaglie aziendali (fallite) che avevano già riempito i primi volumi del mio libro. Un capitolo che rileggiamo con emozione: clicca qui. Continua a essere vero: solidarietà come strumento di lotta dei Movimenti.
Lino Balza
Inchiesta giornalistica internazionale su Solvay di Spinetta Marengo. Previste clamorose rivelazioni.
“Andrà in onda a settembre il lungo reportage della RTBF, la Radio Televisione Belga, sulla Solvay. La troupe della trasmissione “#Investigation” a marzo è stata a Spinetta per raccontare il rapporto e la convivenza tra i residenti della frazione alessandrina e il colosso della chimica.
Durante i 75 minuti dello speciale realizzato dal giornalista Emmanuel Morimont si parlerà anche del processo del polo chimico, dei risultati degli studi epidemiologici condotti sulla popolazione della Fraschetta e si potranno ascoltare le voci di alcuni cittadini intervistati dalla troupe. L’inchiesta giornalistica è ancora in corso e sul contenuto del lungo servizio di approfondimento c’è il “massimo riserbo”, ha spiegato la giornalista Valerie Dupont, corrispondente per la TV belga che si è occupata anche di organizzare e coordinare le interviste a Spinetta.
Lo speciale sulla Solvay, ha comunque anticipato, si muoverà anche negli Stati Uniti perché l’obiettivo è raccontare “come si comporta” il colosso della chimica “all’estero”. In Belgio, ha spiegato Valerie Dupont, il nome Solvay è legato a una lunga storia, a una pregiosa Università e anche a numerose iniziative culturali. In patria resta il “quartier generale” ma la produzione del colosso della chimica è stata “notevolmente ridotta” e spostata all’estero, in particolare in Italia e America. Quando il giornalista belga Morimont ha letto il nome di Spinetta Marengo in un elenco dei siti industriali europei “più inquinati” ha così deciso di approfondire. “Quando siamo stati a Spinetta abbiamo trovato una certa resistenza in alcuni a parlare di certi temi. Solvay è una realtà industriale che in quella zona crea lavoro. Nel sobborgo non abbiamo visto orti e questo, a nostri occhi, è apparso come un effetto dell’esito del processo. La preoccupazione, comunque, c’è, anche rispetto ai Pfas”. “Tante” le domande poste dai giornalisti e tra, queste, la “più importante” che guida l’inchiesta è se i grandi colossi industriali davvero “riparino” ai danni ambientali legati alle loro produzioni. Per la risposta, però, bisognerà attendere la messa in onda dello speciale sulla tv belga.
Tatiana Gagliano Radiogold.
Profumi e yogurt al pfoa e al cromo esavalente.
Nelle cronache di questi giorni si legge che il sindaco di Alessandria ha dovuto emettere una ordinanza per fare accedere nella gigantesca Tenuta agricola e zootecnica Pederbona (impresa S.G.A) i tecnici a cui era stato vietato il campionamento dei terreni e la realizzazione di un piezometro (pozzo per analisi di falda) sebbene in ottemperanza ad un piano di caratterizzazione predisposto dalle società di consulenza ambientale per conto della stessa Solvay di Spinetta Marengo. Il tentativo di ostacolare le indagini ambientali è comune a molti agricoltori della zona -si pensa- messi lautamente a tacere dalla multinazionale al di fuori dei procedimenti penali nei quali appunto non si presentano quali parti civili per i risarcimenti di legge. E’ quanto avvenne nel processo del 2009 clamorosamente da parte di Pederbona e Paglieri, e descritto in “Ambiente Delitto Perfetto” di Barbara Tartaglione e Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia. (clicca qui).
A pagina 123 del libro, nella sua monumentale testimonianza al processo (J’accuse), Balza evidenzia che tra i pozzi chiusi d’urgenza dal sindaco per inquinamento ci sono quelli di Paglieri e Pederbona. A pagina 137 e a pagina 183 si stigmatizza “Che la Paglieri producesse borotalchi e profumi con l’acqua al cromo esavalente e altri 21 veleni tossici e cancerogeni. Che la Pederbona conferisse latte al cromo e altri 21 inquinanti alla Centrale del latte di Alessandria e Asti”.
Per evidenti ragioni di marchio e bottega, entrambe le aziende si defilarono dall’opinione pubblica e dal processo. Non stupisce più di tanto che ancora oggi la Pederbona tenti di eclissarsi sull’avvelenamento dei pozzi (che addirittura ancora oggi utilizzi per abbeverare il bestiame e irrigare i foraggi?).
L’Arpa ha appena pubblicato i valori della campagna di monitoraggio 2021
La direttrice Marta Scrivanti descrive: “Nelle acque di falda interne alla Solvay ci sono ancora dei punti in cui si registrano per i parametri Cloroformio e Tetracloruro di carbonio concentrazioni superiori agli obiettivi di bonifica specifici. In altri piezometri interni è stata confermata la presenza di composti organo clorurati nonché di inquinanti inorganici, tra cui il cromo esavalente, in concentrazioni superiori alla soglia di contaminazione. All’esterno del polo chimico abbiamo la presenza di inquinanti in concentrazioni superiori ai limiti. Ad esempio cC6O4 e ADV”. L’Arpa d’altronde ha fatto prelievi presso allevamenti nell’area circostante Solvay ritrovando campioni di pfas C6O4 e ADV nel latte e nelle uova. E’ ufficiale: l’acqua del pozzo dell’acquedotto di Montecastello, distante decine di chilometri, non verrà mai più utilizzata.
La Provincia di Alessandria, che per il C6O4 ha addirittura concesso l’estensione dell’ autorizzazione AIA, per bocca di Enrico Bussalino, subentrato nella presidenza all’altro leghista Gianfranco Baldi, ha respinto le censure della Commissione Ecomafie. A Bussalino, da sindaco di un lontano paesino dell’Appennino che nulla conosce di Solvay e di Spinetta, interessa solo che “l’azienda abbia tutela del segreto industriale” piuttosto che i cittadini abbiano il diritto di conoscere l’impatto ambientale.
Il principale indiziato per le morti è sempre il traffico.
Un’indagine epidemiologica, un’analisi delle sostanze sprigionate nell’aria, uno studio sulle iniziative per la mobilità sostenibile: sono tre le consulenze tecniche ordinate dalla procura di Torino nell’inchiesta della magistratura sulle responsabilità della pubblica amministrazione per l’inquinamento urbano. Gli specialisti prenderanno in esame la situazione di altre città italiane e anche di altri Paesi. Sarà un passaggio importante per capire se le misure adottate dagli amministratori torinesi e piemontesi sono state sufficienti.
Ad esempio, sul piano sia giuridico che scientifico fa ancora scalpore ad Alessandria, come narrato da “Ambiente Delitto Perfetto” di Barbara Tartaglione e Lino Balza prefazione di Giorgio Nebbia, l’escamotage del PM e l’archiviazione-prescrizione-assoluzione del GIP del procedimento penale da noi promosso contro il sindaco.
Nucleare di quarta generazione?
Il problema non cambia. Convegno a Trino. Clicca qui Gian Piero Godio. Clicca qui la posizione di Legambiente Piemonte in merito alla localizzazione nazionale del deposito unico nazionale.
“Storia antinucleare” è disponibile on line a chi ne fa richiesta a movimentolotta.maccacaro@gmail.com . In oltre 100 pagine racconta quaranta anni di lotte contro il nucleare in Italia. Ovvero il Dossier racconta l’epopea della mobilitazione popolare che contrastò il nucleare civile e ne perseguì la fuoriuscita definitiva anche tramite una sentenza pilota valida come precedente per tutti i siti nucleari italiani. Storia dello strapotere politico-giudiziario che la impedì sulla pelle delle generazioni presenti e future. Ovvero racconta la storia che va da Bosco Marengo (AL) al Forum nazionale dei Movimenti Antinucleari e al Referendum 2011, dal dopo Referendum ai governi “verde-giallo-rossi” e “policromo”, fino all’odierno rilancio del “nuovo nucleare” e all’irrisolto deposito nazionale. E’ Storia -documentata- anche di connivenze complicità corruzioni ignavie, tratta in breve da stralci dei libri “Ambiente Delitto Perfetto” (Barbara Tartaglione – Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia) e “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza”, nonché (circa 300 articoli) del Sito “Rete Ambientalista Movimenti di lotta per la salute, l’ambiente, la pace e la nonviolenza” gestito dal “Movimento di lotta per la salute Giulio A. Maccacaro”.
La sconfitta.
Nessuno, in tutta la storia, può vantare un curriculum pari al mio di avversario ai padroni dello stabilimento di Spinetta Marengo. Mi si dà atto di non avere mai chiesto la chiusura della fabbrica, mai, né nei trenta anni di lotte da dipendente perseguitato, né nei venti di lotte da pensionato. Lo testimoniano anche i miei libri. Oggi mi rendo conto che chiunque legga le 300 pagine del Dossier, o sfogli le centinaia di articoli sul Sito della Rete, o ascolti la relazione di Claudio Lombardi, non possa che arrivare alla conclusione anche di Legambiente. Dopo 50 anni di battaglie vinte, per me è come vivere la sconfitta.
Clicca il video dell’intervento o clicca qui la sua trascrizione.
Storie antinucleari.
“Storia antinucleare” è disponibile on line a chi ne fa richiesta. In 113 pagine racconta quaranta anni di lotte contro il nucleare in Italia.
Ovvero il Dossier racconta l’epopea della mobilitazione popolare che contrastò il nucleare civile e ne perseguì la fuoriuscita definitiva anche tramite una sentenza pilota valida come precedente per tutti i siti nucleari italiani. Storia dello strapotere politico-giudiziario che la impedì sulla pelle delle generazioni presenti e future.
Ovvero racconta la storia che va da Bosco Marengo (AL) al Forum nazionale dei Movimenti Antinucleari e al Referendum 2011, dal dopo Referendum ai governi “verde-giallo-rossi” e “policromo”, fino all’odierno rilancio del “nuovo nucleare” e all’irrisolto deposito nazionale.
E’ Storia -documentata- anche di connivenze complicità corruzioni ignavie, tratta in breve da stralci dei libri “Ambiente Delitto Perfetto” (Barbara Tartaglione – Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia) e “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza”, nonché (circa 300 articoli) del Sito “Rete Ambientalista Movimenti di lotta per la salute, l’ambiente, la pace e la nonviolenza” gestito dal “Movimento di lotta per la salute Giulio A. Maccacaro”.
Tutti i nostri libri sono stampati a spese degli autori. Il ricavato è interamente devoluto alla Ricerca per la cura del mesotelioma di Casale Monferrato. Questo Dossier è esaurito in stampa. Per la versione digitale, occorre comunicare a movimentolotta.maccacaro@gmail.com l’indirizzo mail e l’avvenuto versamento (minimo euro 20) sul conto IBAN IT68 T030 6910 4001 0000 0076 215 (specificando causale) oppure tramite PayPal lubaja2003@yahoo.it.
Dalla memoria ad un nuovo futuro possibile. Clicca qui la presentazione di questo libro di Navarra, Tussi, Cracolici.
I Movimenti sanno anche fare a meno dei partiti.
Non è nostro compito avventurarci in disamine del voto. Azzardiamo l’ipotesi che l’astensionismo record sia rimpolpato da quanti si sentano rappresentati dai Movimenti piuttosto che dai partiti. Lo dimostrerebbe l’emorragia del voto grillino che è tornato a rifugiarsi nell’astensionismo. I grillini, dopo essere esplosi in promesse e percentuali, al governo si sono rivelati la delusione cocente dei Movimenti ambientalisti e pacifisti, dal Tav in avanti. Che un Cingolani sponsorizzato da Grillo o un “democristiano” come Conte possano riportare il M5S, non più movimento bensì partito, a riferimento elettorale dei Movimenti, non pare prevedibile. Altrettanto non pare l’offerta di un “nuovo centrosinistra rosaverde” con l’altra palla al piede, il PD, difficilmente identificabile di sinistra, insomma piuttosto Dc che PCI. Conte e Letta, a loro volta, non sono figure che scaldino il cuore degli attivisti eco pacifisti… con “linguaggi e contenuti di populismo gentile e competente” ormai percepiti come bla bla bla (l’unica cosa “green” sostenuta è stata il green pass che di verde o arcobaleno non ha proprio nulla). Insomma non pare che milioni di cittadini, convinti che votare sia diventato inutile, abbiano sotto mano una rappresentanza partitica alternativa. Ma la democrazia non scricchiola perché i Movimenti, ancorché orfani di rappresentanza, sono ben vivi, in particolare i giovani, come hanno anche recentemente dimostrato riempiendo le piazze insieme a Greta.
Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro.
Tutte le falsità di Solvay sbugiardate.
Per quanto riguarda lo stabilimento di Spinetta Marengo (AL) tutte le falsità di Solvay sono sbugiardate da medici, scienziati, avvocati e attivisti nelle due serate organizzate da Legambiente, Greenpeace e Movimento di lotta per la salute Maccacaro con la collaborazione di ISDE, WWF, Pfas Land, Mamme No Pfas, CNR-IRSA, Casa di quartiere. Il prossimo appuntamento: venerdì 8 ottobre, come da programma in locandina.
La precedente serata è avvenuta il 1° ottobre con la proiezione di “The devil we know” film documentario investigativo sui rischi da Pfas, anticipata dalle relazioni di Claudio Lombardi (ex assessore all’Ambiente), Michela Sericano (Legambiente) e Lino Balza (Movimento di lotta per la salute Maccacaro).
Di quest’ultimo, cliccando sotto, è già fruibile il video. Tutta la registrazione dei lavori sarà prossimamente disponibile on line.
Il pacifismo sconfitto.
<<Il Movimento per la pace ‘seconda potenza mondiale’ sbaragliato nella ‘terza guerra mondiale’>>: così titola un capitolo di “Ambiente Delitto Perfetto” di Barbara Tartaglione e Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia **, che in 518 pagine di esempi analizza la fase storica che caratterizza i Movimenti popolari italiani: dal fallimento del Movimento operaio degli anni ’80 il cui patrimonio -di partecipazione conflitto protagonismo di massa democrazia dal basso- risorge con l’ascesa dei Movimenti ecologisti e pacifisti, fino alla sconfitta epocale dello stesso ecopacifismo paradossalmente all’indomani della grande vittoria dei referendum acqua-nucleare del 2011. Dunque in questa sconfitta furono definitivamente appiattiti in Italia anche i vacillanti Movimenti pacifisti, che nel 2003 (come ricorda Fabrizio Burattini: clicca qui) avevano pur raggiunto l’apice internazionale, al punto che il New York Time li aveva definiti “la seconda potenza mondiale”. Dopo di che è proseguita con Afghanistan Iraq ecc. la “terza guerra mondiale”, come l’ha definita papa Francesco, che si combatte in tante ancor più sanguinose guerre locali. In Italia appresso le grandissime e memorabili, quanto perdenti, manifestazioni No Dal Molin, contro la guerra c’è stato “un calo di interesse pauroso” commenta sul libro Alex Zanotelli che però annuncia di non demordere soprattutto avendo dopo i D’Alema di fronte i Renzi e le Pinotti. Altrettanto fiducioso nella resistenza Mao Valpiana che assicura: “Il movimento pacifista e non violento persegue una propria strategia, anche contro il terrorismo, conduce le proprie campagne, costruisce e allarga reti di relazioni, agisce dentro i conflitti reali”. Troppo ottimismo?
** Il libro è stato stampato in un migliaio di copie a spese degli autori e il ricavato è stato interamente devoluto alla Ricerca per la cura del mesotelioma.
Amianto delitto perfetto.
Dopo 20 anni, ennesima pietra tombale da parte della Cassazione sul processo amianto del Petrolchimico di Mantova per la morte di 72 operai per tumori professionali. Per l’ennesima volta la motivazione della sentenza è che la relazione causa-effetto non è stata dimostrata, al di là di ogni ragionevole dubbio. Unici beneficiari gli avvocati mentre per i risarcimenti alle Vittime la migliore via sarebbe il ricorso in sede civile. Infatti questi processi in sede penale, alcuni avviati da oltre 10 anni, hanno tutti la stessa conclusione, prevedibile prossimamente a Novara e a Napoli per l’Eternit bis, a Lecce per l’Ilva di Taranto, a Milano per il Teatro Scala, e per un’altra trentina in tutta Italia. Ingrosseranno il volume di “Ambiente Delitto Perfetto” di Barbara Tartaglione e Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia.
Straordinaria manifestazione popolare No Pfas a Vicenza.
Ad una settimana dalla manifestazione anti Solvay ad Alessandria, maxi mobilitazione per l’udienza del processo gemello del 22 marzo a Vicenza contro la Miteni di Trissino. Pfasland, l’organo di informazione di Let’s stop Them/crimini ambientali, comitato di redazione interdisciplinare, sito per promuovere giustizia, ambiente e sociale a partire dalla questione Pfas, organizza un doppio appuntamento, domenica 21 marzo dalle 15 e lunedì 22, di manifestazione e presìdi. Ci sarà un vero e proprio accampamento, smontato prima del coprifuoco, con una serie di dibattiti fuori dal tribunale, con avvocati, parti civili, Vittime, attivisti, associazioni, sul tema dell’inquinamento da Pfas. Grande appuntamento per giornali, televisioni, documentaristi (sarà presente una troupe condivisa del regista americano del film Genx: a chemical cocktail e del regista italiano Chemical Bros).
Clicca qui l’intervista a Lino Balza. Movimento di lotta per la salute Maccacaro
Grillo il miglior politico dell’inizio del secolo.
Il MoVimento 5 Stelle della Camera dei Deputati ci scrive per contestare il nostro (non solo nostro) estremo scetticismo sul superministero della transizione ecologica “che come Movimento abbiamo fortemente voluto” e per magnificare la nomina di Roberto Cingolani “ il cui profilo risponde a quello da noi auspicato, una scelta che ci soddisfa appieno”. Ma questa nomina al Movimento di lotta per la salute Maccacaro (e non solo) non fa che accrescere lo scetticismo. Senza entrare nel merito della rivolta contro il voto per Draghi e relativa scissione (personalmente ritengo Grillo il miglior politico di inizio secolo, che ora fa ridere gli avversari e piangere i sostenitori), limitiamoci al superministero e al suo titolare dal curriculum di renzian-leopoldino di Leonardo- Finmeccanica che Grillo ha scambiato per grillino. I quali restano mutilati: per loro non c’è l’accorpamento con il ministero dello Sviluppo economico, che va al leghista Giancarlo Giorgetti piuttosto che a Stefano Patuanelli, e che vanificherà ogni improbabile sforzo di Cingolani nel brevissimo tempo a disposizione prima dell’ascesa di Draghi al Quirinale. Aggiungiamo la nomina di Roberto Garofoli come sottosegretario della presidenza del consiglio, considerato assieme al neo ministro dell’Economia Daniele Franco dai Cinquestelle un avverso tecnoburocrate del quale appunto ottennero sbandierandola la testa nel governo gialloverde.
Insomma questo mancato superministero della transizione ecologica, subito dimezzato e finito ad un renziano, ha le caratteristiche di un cavallo di Troia tirato fuori dal cappello come trucco delle urne di Rousseau per il governo oligarchico che non ci crede affatto al green. Infatti Pd e Forza Italia chiedono a gran voce di sbloccare i cantieri, Italia Viva ha aperto la crisi al grido di “vogliamo il Ponte sullo Stretto!”, la Lega uscita dalle consultazioni rivendicando il “diritto a scavare” (cioè a sventrare il territorio senza l’impaccio di leggi e soprintendenze). Quanto al Movimento 5 Stelle, dal Tav al Tap all’Ilva, l’esperienza dice che quando va al governo trangugia qualunque scempio ambientale!
Scoperti nuovi Pfas cancerogeni ad Alessandria. Scoperti? Ma se è almeno del 2008 che li denunciamo.
E’ dimostrato nelle centinaia di pagine de “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza” che i morti e gli ammalati elargiti dal polo chimico di Spinetta Marengo stanno sulla coscienza (se ce l’hanno) di molti: non solo di manager (che in fondo fanno il loro sporco mestiere) ma anche di politici (ignoranti o briganti) e di giornalisti (ignavi o prostituti). Anche i magistrati hanno fatto la loro parte: quelli inquirenti che hanno buttato nei cassetti i nostri esposti e quelli giudicanti che hanno lasciato a piede libero gli assassini e rilasciato all’azienda ulteriore licenza di uccidere (si legga “Ambiente delitto perfetto” di Barbara Tartaglione e Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia).
Nel 2019 si è concluso in Cassazione il processo al culmine personale di tanti successi parziali di una lotta che mi è costata quasi mezzo secolo di battaglie (e rappresaglie). A questo processo, deludente sotto l’aspetto delle pene agli inquinatori e dei risarcimenti alle Vittime, è rimasta la coda della bonifica.
Dal 2019 abbiamo come associazioni e comitati tempestato la Procura di esposti (gli ultimi cinque del “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” al procuratore capo Enrico Cieri: clicca qui), finchè in questi giorni è stato aperto un fascicolo per disastro ambientale e omessa bonifica con relativi perquisizioni in stabilimento, cartelle cliniche top secret dei lavoratori, avvisi di garanzia e perizie. Altro che bonifica, un filone dell’inchiesta riguarda l’inquinamento che senza soluzione di continuità avvelena suolo aria acque di falda e acquedotti, e gonfia le pur parziali indagini epidemiologiche di morti per cancro. Nelle analisi sono state tracciate nuove sostanze cancerogene (i Pfas C6O4 e ADV): bella scoperta! è da almeno il 2008 che le abbiamo denunciate negli esposti!
Per quanto riguarda il filone della bonifica, omessa anzi aggravata da Solvay e di nuovo negletta dalle complici Amministrazioni (anzi, la Provincia ha appena ri-autorizzato il C6O4), il Ministero dell’Ambiente, in esecuzione della sentenza della Cassazione, dovrebbe a maggior ragione imporre a Solvay tempi modi costi della bonifica. Se non l’ha fatto finora il ministro grillino dell’Ambiente, figuriamoci il superministro industrialista della transizione ecologica.
Grazie, Follereau, ma la lebbra colpisce ancora.
<< In prima elementare con le suore, ricordo di aver conosciuto il grande papillon di Raoul Follereau. Sta animando la campagna “il costo di un giorno di guerra per la pace”, rivolta all’ONU, a cui aderiscono in 125 paesi 4 milioni di giovani. Io tra essi. Ci racconta che, giornalista in Africa, la jeep con la quale viaggiava è costretta a fermarsi presso uno stagno: in quel momento dal fitto della foresta emergono i lebbrosi, dai visi impauriti e dai corpi distrutti e rovinati dalla malattia, con un disperato bisogno di cibo. Questo incontro aveva cambiato la sua vita. Follereau spiega che la lebbra si potrebbe curare con medicinali che costano pochissimo, allarga il discorso a quelle che lui chiama le “altre lebbre”: l’indifferenza, l’egoismo, l’ingiustizia. Prendo consapevolezza che la malattia non sarà mai vinta fino a quando milioni di persone saranno colpite dalla povertà, dallo sfruttamento, dalla fame, dalla guerra. Grazie ad un cattolico apprendo i primi rudimenti del marxismo. Follereau sta girando il mondo con conferenze: morirà nel ’77 dopo essere riuscito a guarire un milione di lebbrosi, avendo percorso due milioni di chilometri e raccolto e distribuito ai malati milioni di dollari. Altro ricordo con le suore: il baciamano che rifiuto al vescovo perché aveva un enorme anello al dito. Me lo sognai negli anni a venire mentre glielo rubavo con la bocca. Nel suo piccolo, un esproprio proletario>>. (da Frammenti, di Lino Balza). Oggi la lebbra è stata ridimensionata ma colpisce ancora 200mila persone all’anno (continua…)
Ilva. Quello che il Governo non dice sul nuovo accordo con Arcelor – Mittal.
Una operazione propagandistica del governo sulla pelle dei tarantini e dei contribuenti italiani. Vincono le condizioni poste da ArcelorMittal: senza il dissequestro degli impianti inquinanti se ne andrà senza pagare penali. Torna l’acciaio di Stato? Tramite una operazione in perdita economica, senza prospettive di riconversione e di tutela della salute. Addirittura ci sarà la somma degli inquinamenti degli impianti vecchi con quelli nuovi. Intanto il Processo Ilva si concluderà come l’ennesimo Delitto Perfetto consumato nel tribunale (vedi il libro omonimo di Barbara Tartaglione e Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia) e perpetrato dalla classe politica connivente e collusa? Clicca qui l’intervista di PeaceLink a Radio Radicale.
Dal 68 all’ecologia… il passo è breve.
Un’altra splendida realizzazione di Michele Boato: “Arcipelago verde- dal 68 all’ecologia..il passo è breve“. Il libro prosegue il cammino nell’ambientalismo italiano iniziato l’anno scorso col libro La lotta continua (che arrivava alle Tre giornate di Marghera dell’agosto 1970) e tratta il periodo dal 1970 al 1985, anno dell’irruzione mediatica e politica dell’ambientalismo. Questo irrinunciabile libro è fratello maggiore, su scala nazionale, della storia narrata, per lo stesso periodo, nella prima parte del secondo volume de “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza”. Il periodo storico è assai controverso: la Nostra storia non si ferma alla sconfitta del Movimento Operaio e risorge la voglia di partecipazione, il conflitto, il protagonismo di massa, la democrazia diretta e partecipata, dal basso dei Movimenti ecopacifisti. La democrazia per non zoppicare deve poggiare su due gambe: il consenso e il conflitto, ovvero la politica e il movimento, la democrazia delegata e la democrazia partecipata.
Se clicchi qui, scorri gli indici dei capitoli di “Arcipelago verde” e delle associazioni e delle persone citate. Puoi acquistarlo (10 euro) contattando Michele Boato: micheleboato@tin.it
Personaggi e interpreti di una lunga lotta antinucleare.
In occasione della pubblicazione del libro (clicca qui) che documenta la storia del nucleare – da Bosco Marengo (AL) al Forum Nazionale dei Movimenti Antinucleari e al Referendum 2011, dal dopo Referendum ai governi verde-giallo-rossi – alcuni ci hanno chiesto di ricordane i protagonisti. Lo facciamo volentieri. Cliccando qui, trovi in ordine di apparizione i personaggi e gli interpreti del libro (segnalati con asterisco se classificati come buoni o cattivi o ignavi. Nonché in ordine alfabetico, tra i buonissimi, l’elenco dei sottoscrittori dei Ricorsi Amministrativi.
Il libro è a disposizione di chi ne fa richiesta.
Che fine stanno facendo i SIN siti di interesse nazionale contaminati. Esempio l’Acna.
Sugli oltre 12 mila siti individuati come contaminati dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale) 58 sono stati classificati come “gravemente inquinati e a elevato rischio sanitario”. Sarebbero da bonificare. Tra questi, 41 sono considerati siti di interesse nazionale (Sin), quindi sotto diretta responsabilità della bonifica da parte del Ministero dell’Ambiente. Tra i 41 in attesa di bonifica definitiva, emblematico è il caso dell’Acna di Cengio, chiusa nel 1999 dopo 117 anni di lotte (clicca qui Lino Balza dal libro “Quelli delle cause vinte”), è ancora al livello di progetto di M.I.S.P messa in sicurezza permanente (quindi non bonifica) che di permanente ha solo il rischio di disastro ambientale per l’intera valle, che ricadrà inesorabilmente anche sulle future generazioni.
Nucleare: storia di connivenze complicità corruzioni ignavie, sulla pelle delle generazioni presenti e future.
In 101 pagine la Storia del nucleare in Alessandria. Ovvero da Bosco Marengo al Forum nazionale dei Movimenti Antinucleari e al Referendum 2011, dal dopo Referendum ai governi verde-giallo-rossi (tutti colori inappropriati). Ovvero storia della mobilitazione popolare che contrastò il nucleare e che perseguì la fuoriuscita definitiva anche tramite una sentenza pilota valida per tutti i siti nucleari italiani. Ovvero storia dello strapotere politico-giudiziario che la impedì sulla pelle delle generazioni presenti e future. Storia -documentata- anche di connivenze complicità corruzioni ignavie, tratta in breve da stralci dei libri “Ambiente Delitto Perfetto” (Barbara Tartaglione – Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia) e “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza”, nonché (350 articoli) del Sito “Rete Ambientalista Movimenti di lotta per la salute, l’ambiente, la pace e la nonviolenza” gestito dal “Movimento di lotta per la salute Giulio A. Maccacaro”.
Il libretto, che (temporaneamente) si conclude con il convegno del 6 novembre scorso, è a disposizione di chi ne fa richiesta.
PFAS: i ruoli della magistratura di Vicenza e di quella di Alessandria.
A Radio ANMIL Network conduce Fabio Sebastiani, intervista a Lino Balza.
Enichem: ennesima assoluzione amianto.
Vito Totire commenta la sentenza d’Appello con assoluzioni “per non aver commesso il fatto». Clicca qui. AEA – l’Associazione esposti amianto e rischi per la salute- ricorre in Cassazione, grazie al patrocinio gratuito dell’avvocato. Con qualche aspettativa favorevole? Lo fa per dovere, “per amore di verità e giustizia”. La comprendiamo, il nostro pessimo giudizio sulla giustizia in campo ambientale resta quello documentato in “Ambiente Delitto Perfetto” di Barbara Tartaglione e Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia.
I nostri libri.
Sono ancora disponibili poche decine di ciascuno dei quattro volumi di “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza”, le ultime copie di “Ambiente Delitto Perfetto” e le ultimissime di “Luigi Mara&Medicina democratica”. I libri sono stampati a spese degli autori, la sottoscrizione è interamente devoluta a Ricerca Cura Mesotelioma.
La Lega lacchè di Solvay inchiappetta i Cinquestelle.
Nella “Conferenza dei servizi” del 1° ottobre 2020 ad Alessandria, Provincia-Comune-Regione hanno autorizzato alla Solvay di Spinetta Marengo i cancerogeni PFAS nelle falde e nel sangue dei lavoratori e dei cittadini. Il capolavoro leghista è consistito nello scaricare la propria criminale decisione sulle terga dei Cinquestelle, ovvero del ministro all’ambiente Sergio Costa che non ha saputo imporre al suo Ministero gli impegni che aveva preso con Movimenti piemontesi e veneti, cioè il LIMITE ZERO DELLE EMISSIONI DEI PFAS. Il corrotto tiro mancino della Lega era stato (clicca qui) ampiamente previsto ma censurato dai giornali, e infatti è stato commentato prima della Manifestazione davanti alla sede della Provincia: ascolta Lino Balza dal minuto tre della registrazione video.
La Manifestazione di protesta contro Costa la prossima settimana a Roma raddrizzerà le gambe al Governo ripetutamente accusato di tradimenti dagli ecopacifisti?
L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza.
Volume quarto, collocato ormai nella “democrazia digitale” forma spuria della “democrazia partecipata” dei decenni trascorsi , che gli accorti lettori di Edward Bellamy ameranno chiamare con noi “Guardando indietro”. Clicca qui la prefazione. Il primo volume aveva raccontato del “piccolo mondo antico”; il secondo aveva ripreso dagli anni ’80 e si era fermato alle soglie del terzo millennio, perciò “nel mezzo del cammin”; il terzo volume aveva affrontato il “piccolo mondo moderno” del primo decennio 2000.
Solvay manda all’attacco Cisl e Uil per l’autorizzazione del pfas C6O4.
Comitato Stop Solvay, Movimento Maccacaro, Legambiente, all’attacco contro il pfas C6O4? Massiccia la controffensiva della Solvay. Parte da Bruxelles, dalla amministratore delegato Ilham Kadri. Si dia da fare con quello che guadagna, è il primo che rischia di saltare, il direttore di Spinetta Marengo, Andrea Diotto, il quale infatti si sta sbracciando sui mass media. Presso i quali le compiacenze sono sempre enormi, ma ormai deboli di credibilità. Dunque butti nella mischia i sindacati. Agli ordini: Cisl e Uil chiedono un incontro urgente con Regione Piemonte e Comune di Alessandria affinchè “convincano” la Provincia a rilasciare nuova autorizzazione AIA di uso e vendita del tossico e cancerogeno C6O4, malgrado stia già dilagando nel sangue, nelle falde, negli acquedotti. Di norma, con i politici, sarebbe come sfondare una porta aperta, però nel frangente storico ci sono di traverso i Movimenti in piazza. La complicità di Cisl e Uil è assicurata: già nel 2002 stopparono la Cgil che denunciava, addirittura con un pubblico volantino, il tossico e cancerogeno Pfoa fratello gemello del C6O4. La Cgil, tirata per le orecchie dal direttore Stefano Bigini, annodò la coda in mezzo alle gambe e per altri anni il Pfoa avvelenò finchè bloccato dagli esposti di Lino Balza. Il messaggio ricattatorio che Cisl e Uil oggi trasmettono tramite i giornali compiacenti è un eufemismo sonoro: senza AIA, senza C6O4, la fabbrica di Spinetta Marengo chiude, anzi… la multinazionale belga se ne va dall’Italia, ovvero “ll No Aia rischia di modificare le scelte industriali che il gruppo Solvay può assumere nei confronti del sito e del gruppo stesso a livello nazionale”. Il messaggio terroristico è ridicolo dal punto di vista imprenditoriale, infatti ad Solvay affida la barzelletta a Diotto e Diotto ai sindacati: senza C6O4 l’ azienda è costretta a cessare le produzioni di fluoro-polimeri. Il cC6O4, il “pfas buono” come lo definisce Diotto, in realtà rappresenta solo un business Solvay (e l’AIA una sorta di assicurazione penale contro i risarcimenti per danni alla salute) mentre a livello internazionale si praticano le alternative (più costose), come in Italia indicate dall’Istituto Negri. “Noi non barattiamo la salute con l’ambiente, non mettiamo il nostro profitto prima di tutto il resto”:Diotto, nella sua “lettera aperta” rassicura lavoratori e cittadini che vivono in un “mondo migliore” (sic)… intanto che tiene lontano da Spinetta la propria famiglia da quello che egli stesso definisce“un disastro”, il disastro Solvay del Pfoa tossico e cancerogeno e del C6O4, e ADV, fra gli altri. Invece i Movimenti gli hanno già risposto: EMISSIONI ZERO. Dunque la Provincia respinga la nuova AIA e revochi la vecchia AIA, la Procura della Repubblica requisisca (corpo del reato) alla Solvay le occultate cartelle cliniche dei lavoratori contenenti le abnormi analisi del sangue dei lavoratori e blocchi l’utilizzo del C6O4, il Comune e la Regione eseguano il monitoraggio ematico a tutti i lavoratori e cittadini, insieme alle indagini epidemiologiche. Queste Istituzioni non rilascino a Solvay la “patente di avvelenamento” che noi definiamo “licenza di uccidere”.
Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro.
PFAS nel sangue. La Magistratura sequestri le cartelle cliniche dei lavoratori Solvay.
Ormai l’hanno capito tutti, ma lo ripeto ancora una volta. Solvay vuole l’autorizzazione AIA per il cC6O4 quale “certificazione” dell’istituzione Provincia per brevettarlo, cioè immetterlo sul mercato dei Pfas, vendere il C6O4, insomma, e non più solo usarlo in fabbrica. Questa è la spiegazione del perché non si è accontentata della vecchia AIA della compiacente Provincia di Alessandria. La strategia è stata indicata a Bruxelles direttamente dalla amministratore delegato Ilham Kadri al responsabile italiano Marco Colatarci, perciò il suo insuccesso potrebbe costare caro al direttore di Spinetta Marengo, Andrea Diotto, e al suo mentore Stefano Bigini promosso a guidare “Tecnologie di processo” al centro di ricerche di Bollate dopo aver manovrato per dieci anni il Pfoa a Spinetta. Inoltre, questa Autorizzazione a Spinetta Marengo metterebbe penalmente al riparo Solvay nelle prevedibili cause di risarcimenti in Italia; come dire: prendere due piccioni con una fava.
La vicenda cC6O4 sta diventando la “cartina di tornasole della pericolosità dello stabilimento di Spinetta Marengo”. Se le lavorazioni fossero, come dovrebbero essere quelle chimiche, a ciclo chiuso, le sostanze anche tossiche e cancerogene sarebbero confinate dentro le apparecchiature degli impianti: assenti nell’aria nell’acqua nel suolo, “emissioni zero”. Se invece tali sostanze sono addirittura presenti nel sangue dei lavoratori: è palese che esse sono perdute ovvero scaricate all’esterno. Lo dimostrano le indagini epidemiologiche e le analisi delle falde. In particolare per i Pfas, è dal 2008 che chiediamo ad Asl-Comune il controllo pubblico del sangue dei lavoratori alternativo a quello privato effettuato da Solvay, nonché del sangue dei cittadini. Non è mai troppo tardi che lo imponga la Magistratura: previo il sequestro di tutte le cartelle cliniche nascoste in Solvay.
La Procura nel contempo può arrestare l’utilizzo del C6O4 nelle lavorazioni.
Questi provvedimenti giudiziari sono urgenti e cautelativi della salute pubblica, a prescindere dalle future determinazioni della Provincia (Conferenza dei Servizi) che rivendichiamo: REVOCA DELL’AUTORIZZAZIONE AIA 2010 DEL C6O4 (ovviamente va respinta la nuova AIA).
Il cC6O4 come cartina di tornasole: se Solvay minaccia (come parrebbe: o mangiate la minestra o saltate dalla finestra) la continuità dell’intero stabilimento qualora fosse priva del C6O4, altro non dimostrerebbe che gli impianti di Spinetta Marengo non sono e non saranno a ciclo chiuso, dimostrerebbe che pretende dalla Comunità una sorta di “patente di avvelenamento” che noi definiamo “licenza di uccidere”.
Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro.
Solvay+Regione+Provincia stanno preparando il pacco C6O4.
Solvay, Regione Piemonte e Provincia di Alessandria non hanno la minima intenzione di respingere la nuova Autorizzazione AIA del tossico cancerogeno pfas C6O4, men che meno di revocare la vecchia AIA: cioè di decretare “emissioni zero” in acqua-aria-suolo, cioè di eliminare il C6O4. Soprattutto Solvay necessita di queste autorizzazioni a Spinetta Marengo, per pararsi penalmente il culo dagli inevitabili risarcimenti. L’indaffarata congrega dunque cercherà di vendere all’opinione pubblica, a mezzo dei giornali sempre compiacenti, la rassicurante Autorizzazione – per un “periodo transitorio”- tramite l’inserimento di palliativi denominati “limiti più restrittivi alle emissioni”, “percentuali più basse”, “restrizione delle concentrazioni”, “individuazione delle perdite”, “riduzione delle perdite” (si confronti il lessico nell’articolo allegato: clicca qui).
La pantomima dei continui rinvii della “Conferenza dei servizi”, a Marnati Robotto Coffano Maffiotti Diotto & Co. , serve appunto a prendere il tempo di confezionare il pacco italiano a prescindere dalle contestazioni del mondo scientifico internazionale. L’escamotage per l’AIA sarà appunto il “periodo transitorio”. Alla combriccola fa comodo riferirsi al “vuoto normativo” (che ricorda quello tragico dell’amianto) del microgrammolitro più microgrammolitro meno (giammai zero), gli serve anche equipararsi al Veneto omettendo che lì il Pfas non è più prodotto mentre in terra piemontese Solvay addirittura lo incrementerebbe per uso e perfino vendita. Insomma, tutto può entrare nel “pacco” purchè resti fuori “limite C6O4 zero” “eliminazione totale del C6O4”, e bonifica integrale. Il pacco in politichese è quello che suol definirsi “salute e profitto compatibili”. Per un “periodo transitorio” ovviamente, come è stato per il PFOA, insomma il tempo di contare morti e ammalati.
Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro.
Prima della fase uno, fase due ecc. c’è stata la fase zero: alla quale non ritornare.
In questi momenti di mortalità e povertà del Crononavirus2020, molti (non tutti) si stanno rendendo conto delle responsabilità del passato. Eppure lo stato disastroso della sanità pubblica era palese. Lo si ammette soltanto oggi. Eppure gli effetti e i rischi della privatizzazione erano denunciati da anni: meritano di essere riletti e meditati sul nostro “Sito” gli esemplari “Post” di tempi non sospetti. Per esempio del 2016: cliccali qui tratti da un capitolo del libro “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza”.
A proposito, i volumi terzo e quarto stanno per andare in stampa. Siccome sono editati a spese dell’autore, siccome il ricavato viene come sempre integralmente devoluto alla Ricerca per la cura del mesotelioma, siccome le mie attuali disponibilità economiche sono ridotte più del solito, siccome dunque devo contenere al minimo la tiratura: per prevederla è assolutamente necessaria la prenotazione dei volumi all’indirizzo lino.balza.2019@gmail.com
Puntuale replica del “Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua” al “Movimento di Lotta per la salute Maccacaro”.
La replica si riferisce al “Post” pubblicato dalla Rete Ambientalista: clicca https://www.rete-ambientalista.it/2020/02/22/le-responsabilita-del-forum-dei-movimenti-dellacqua-non-sono-nei-confronti-del-popolo-italiano-minori-di-quelle-attribuite-ai-cinquestelle/ .
Le riflessioni di Lino Balza, a margine dell’iniziativa di contestazione del Movimento 5 Stelle, attuata dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua con la riconsegna della stella dell’acqua pubblica a Beppe Grillo, merita una risposta mirata alla duplice critica che viene portata avanti.
Partiamo dalla prima, ovvero, all’aver determinato la sconfitta epocale dei movimenti ecopacifisti all’indomani della vittoria referendaria per non aver intrapreso la strada dell’unificazione dei movimenti (curiosamente spiegata da Lino Balza come trasferimento del movimento dell’acqua in Val di Susa e suo scioglimento dentro il Movimento No Tav) che, a suo dire, era nelle cose, ma fu impedito da un gruppo di burocrati romani del movimento.
In realtà, va detto che le fughe in avanti proposte a suo tempo al movimento per l’acqua furono duplici: da una parte chi, come Lino Balza, spingeva per un’unificazione dei movimenti; dall’altra chi, come Ugo Mattei, aveva addirittura proposto la costituzione del partito dell’acqua.
Entrambe, ad avviso dell’insieme del movimento per l’acqua (vorremmo a tal proposito ricordare che le decisioni politiche sono sempre state appannaggio del Coordinamento Nazionale a cui tutti i territori hanno assiduamente partecipato e contribuito, altrimenti non si capirebbe il successo avuto), non tenevano conto della natura del movimento per l’acqua, né della natura degli altri movimenti sui beni comuni esistenti, per i quali la progressiva alleanza poteva nascere solo dall’esperienza concreta e non da decisioni prese a tavolino da fantomatici “gruppi dirigenti”.
Non sempre “i desiderata” corrispondono alla realtà e soprattutto mai la seconda può essere piegata ai primi: se “il Soggetto politico di governo nazionale dei beni comuni” fosse stato logico e consequenziale all’esperienza del movimento per l’acqua e a quelle degli altri movimenti, sarebbe avvenuto e nessun “burocrate romano” avrebbe potuto ostacolarla. Il resto sono fantasie e, come si dice, stanno a zero.
Ma veniamo alla seconda critica mossa al movimento per l’acqua: quella di pensare all’acqua solo in termini di “pubblico, privato, comune” e non all’insieme della problematica di tutela del bene comune. Qui l’accusa sembra veramente gratuita, sia perché, fin dalla proposta di legge, scritta collettivamente e presentata nel 2007 con oltre 400.000 firme, il tema dell’acqua era stato affrontato nel suo complesso, sia perché dentro tutte le vertenze territoriali legate alla tutela della risorsa idrica e alla lotta all’inquinamento della stessa sono proprio gli attivisti e i comitati per l’acqua ad essere in prima fila.
Certo, non con la diffusione reticolare e la potenza espresse negli anni che hanno portato alla vittoria referendaria, ma con tutta l’energia e l’intelligenza collettiva di cui quella straordinaria esperienza li ha resi capaci.
Nello specifico della questione PFAS la gratuità è manifesta perchè non tiene in considerazione che i comitati locali, a partire da quelli direttamente coinvolti in Veneto (quello vicentino, quello veronese e quello padovano), sono da sempre tra i promotori della mobilitazione e anche a livello nazionale nel 2018 abbiamo prodotto una video-inchiesta e un dossier “In Italia, l’acqua è un diritto?” che si occupa del tema, oltre al fatto che nell’attuale processo penale ci siamo costituiti come parte civile.
Servirebbe molto di più? Sicuramente. Ma questo è un problema che riguarda tutt@ quell@ che non hanno rinunciato a voler cambiare il mondo, non il solo movimento per l’acqua.
28 Febbraio 2020.
Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
Questa fabbrica andrebbe chiusa? E’ d’accordo la maggioranza degli abitanti?
L’immagine aerea mostra un’area industriale talmente grande da conglobare un paese di ottomila abitanti, ciminiere e serbatoi senza soluzione di continuità con campanili e camini. Allargando lo zoom, in un raggio di dieci chilometri si vedono un capoluogo di provincia, sobborghi e paesi con 200mila abitanti. Chi osserva questa assurda ubicazione urbanistica vorrebbe augurare agli abitanti che lo stabilimento non inquini terra-acqua-aria, altrimenti auspicherebbe che fosse chiuso. Stringendo lo zoom, davanti alla parrocchia campeggia l’insegna Solvay Specialty Polymers: dunque si rivela un polo ad alto rischio chimico e di catastrofe industriale. Tant’è che a Spinetta Marengo le indagini epidemiologiche registrano eccessi per mortalità da tumori fino al 161,5% sulle medie provinciali e regionali. Se il bene primario è la salute, perciò Solvay di Spinetta Marengo andrebbe chiusa. Questa richiesta è echeggiata più volte nel corso dei decenni e sempre silenziata dalla preoccupazione occupazionale: ieri per migliaia di dipendenti oggi pur sempre centinaia. Chi scrive non ha mai chiesto la chiusura: invece per il risanamento e la bonifica i miei sono stati 50 anni di lotte di grande rilievo mediatico (e perciò con relative rappresaglie, licenziamento compreso). Tante battaglie vinte, altrimenti quella foto sarebbe di un immenso cimitero. Tante battaglie verso Montedison/Solvay, troppe da solo, contro sindacati, amministratori e politici anche conniventi e collusi con l’azienda (altresì dichiarati tali da Solvay in tribunale), complici i giornalisti e i magistrati. Inoltre, va detto, proprio la popolazione spinettese si è sempre distinta per scarsa partecipazione alle lotte, secondo il ricatto: meglio morire di veleni che con la pancia vuota. Anche oggi, pur sotto lo shock dei dati epidemiologici, si divide in due: una minoritaria che in silenzio accetta o esorcizza la maledetta sorte e una sempre più maggioritaria che vorrebbe la chiusura ma non lo dice ad alta voce (se non con referendum). In mezzo ci sono forse mosche bianche che credono ancora in quei risanamento e bonifica che ho predicato per mezzo secolo, forse le sole che stanno partecipando alle lotte. Bloccare l’autorizzazione del PFOA C6O4 è l’estrema occasione per invertire la tragica storia. Altrimenti gli spinettesi avranno ancora la salute che si meritano.
Lino Balza Movimento di lotta per la salute G.A. Maccacaro
Le responsabilità del Forum dei Movimenti dell’Acqua non sono, nei confronti del popolo italiano, minori di quelle attribuite ai Cinquestelle.
A proposito delle contestazioni del Forum contro Grillo a Genova, non intervengo a difesa di Beppe Grillo (eppure al quale sono personalmente legato) o del movimento Cinquestelle (eppure al quale fui esternamente partecipe e resto simpatizzante), ma per evidenziare che le responsabilità del Forum dei Movimenti dell’Acqua (eppure dei quali fui tra i primi attivisti) non sono, nei confronti del popolo italiano, minori di quelle attribuite ai grillini, giustamente attribuite: l’appannamento della stella dell’acqua pubblica. Due sono infatti le imputazioni al gruppo dirigente romano dei Movimenti dell’acqua. Ieri, il un ruolo determinante nella sconfitta epocale del Movimenti ecopacifisti italiani. Oggi, la latitanza sull’inquinamento delle falde acquifere e dei fiumi, in particolare rispetto all’emergenza ecosanitaria dei PFOA/PFAS in Piemonte (Solvay di Spinetta Marengo) e Veneto (Miteni di Trissino). [continua]
Solvay sguazza nella palude politica ed etica di Alessandria.
A sentirli oggi, dopo l’ultima drammatica indagine epidemiologica, la palude dei politici e giornalisti alessandrini sembra abbia scoperto l’acqua calda. Non tutti: ad essere precisi c’è chi fra loro ancora esprime il dilemma: bisogna approfondire se la catastrofe ecosanitaria è causata dal polo chimico di Spinetta Marengo, cercare la pistola fumante, il nesso tra morti e assassinii. Clicca qui le spudorate affermazioni, ascoltate in consiglio comunale ad Alessandria, di assessore e Arpa: Paolo Borasio, Cristiana Ivaldi, Alberto Maffiotti, Enrico Guerci. Approfondire se? Pistola fumante? Dopo 50 anni, durante i quali ho scritto in tutte le salse locali e nazionali pagine spesse come vocabolari, questi travestiti da marziani non osano pronunciare il nome del fatidico colpevole: lo stabilimento Solvay, ex Montedison! Approfondire se? Pistola fumante? La rivendicazione dell’Osservatorio ambientale della Fraschetta è stato il tormentone ambientalista per un trentennio, amplificato da un’eco mediatica di rappresaglie padronali compreso il (mio) licenziamento. Nello stagno della complicità e della connivenza, giornalisti e amministratori nonché sindacalisti, avete stabilito un record di apnea volontaria che ancora oggi faticate a interrompere. Serrate gli occhi infatti che anche abbiamo avanzato soluzioni precise per una bonifica vera e non finta, e opposto un no deciso ad autorizzare altro veleno Pfas.
Stante il ripetersi di questo storico vuoto politico (esemplare l’ineffabile assessore Borasio nel video clicca qui, la reazione delle minoranze consiliari (clicca qui) avrà l’effetto di un bicchiere d’acqua neppure fresca. Così dunque, duole dirlo, le iniziative di Claudio Lombardi, l’unico tra gli assessori all’ambiente che ci diede ascolto promuovendo l’indagine epidemiologica, e che con Legambiente tenta di impedire l’ampliamento del C6O4: il sostituto del PFOA che denunciammo per la messa al bando dodici anni fa.
Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro.
Clicca qui un commento di Claudio Lombardi, dopo l’assemblea a Spinetta dei ragazzi Fridays For Future. I quali hanno programmato una manifestazione davanti alla Provincia di Alessandria alle 17:00 di sabato 22 febbraio.
N.B Il testo è stato inviato come comunicato stampa… ai giornalisti non embedded.
I processi amianto sono inutili. Inutili per le Vittime.
Ennesima assoluzione. Senza colpevoli e senza risarcimenti in Cassazione per la morte di 12 lavoratori dell’Olivetti di Ivrea. Prosciolti i 13 imputati, da Carlo e Franco De Benedetti all’ex ministro Corrado Passera. Una storia già scritta in “Ambiente Delitto Perfetto” di Barbara Tartaglione e Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia.
Come invece si affronta l’emergenza amianto fuori dalle aule giudiziarie: clicca qui il report di Vito Totire portavoce Aea-associazione esposti amianto e rischi per la salute.