“Le basi militari in Sardegna sono sempre state una presenza invasiva e una dimostrazione oggettiva di come le guerre comincino anche da questa terra. Attualmente, oltre 30.000 ettari del territorio sono occupati dallo Stato, dai suoi militari e dai suoi poligoni. Contro questa imposizione c’è, tuttavia, una lotta che ancora oggi resiste e che accomuna tutte le persone che rifiutano e che vogliono sabotare l’esistenza delle basi. Di ciò è emblematico il taglio delle reti, che trova la sua efficacia nel permettere l’invasione dei poligoni interrompendo le esercitazioni”. Il 22 maggio manifestazione contro la base militare di Teulada, corteo antimilitarista a Sant’Anna Arresi (SU).
Categoria: Armi
Le armi biologiche e chimiche in territorio ucraino.
Clicca qui tratto da un focus di Fabio Mini su FQEXTRA.
I fondi del PNRR per basi militari nei parchi naturali.
Prosegue la mobilitazione contro il progetto della base militare a Coltano nel Parco regionale di San Rossore: 73 ettari recintati per costruirci 440 mila metri cubi di edifici tra cui una pista per elicotteri, due poligoni di tiro, caserme, centri di addestramento, laboratori e altre strutture di servizio per i militari. Il progetto non sarebbe sottoposto ai vincoli ambientali della zona in quanto “opera destinata alla difesa nazionale”. L’area ambientale protetta è già caratterizzata da una forte militarizzazione, tra cui la base di Camp Darby, il più importante deposito di armi statunitensi nella penisola e hub strategico fondamentale nel controllo del Mediterraneo, oggi oggetto di lavori per oltre 40 milioni di euro e della costruzione di una ferrovia per il collegamento diretto col porto di Livorno. I fondi per Contano provengono dal PNRR, cioè dalla finta transizione ecologica. Clicca qui.
Draghi eroe di guerra col sangue degli altri.
LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI di Peppe Sini, responsabile del “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera”.
“Quel poco di buono che sta facendo in materia di aiuto umanitario è di gran lunga sopraffatto da quel tanto di folle e scellerato che sta facendo in favore della prosecuzione e dell’estensione della guerra”. “La folle e criminale decisione di inviare armi in Ucraina, in flagrante violazione dell’articolo 11 della nostra Costituzione, fa entrare l’Italia sia de jure che de facto nella guerra in corso, così accrescendola ed estendendola, così contribuendo a nuove uccisioni e nuove devastazioni, così cooperando a provocare nuove stragi , nuovi orrori e nuove indicibili sofferenze alla popolazione ucraina già così crudelmente martoriata”. “L’irragionevole e sciagurata decisione delle cosiddette ‘sanzioni’ non solo non ha fermato la guerra, non solo non ha inceppato la macchina delle stragi, non solo non ha dissuaso il governo russo dal perseverare nella sua furia onnicida, ma ha invece imposto nuove sofferenze e ulteriore povertà alle classi popolari, alle persone e alle famiglie già più sfruttate, rapinate, emarginate ed oppresse del nostro stesso Paese.” “Sembra che il governo non si renda conto della sofferenza e della povertà di milioni e milioni di italiane ed italiani che queste decisioni stanno precipitando in ulteriori sofferenze, ulteriore impoverimento, ulteriore paura, umiliazione ed angoscia.” “Nulla aggiungo sull’insensatezza del riarmo; sulla delittuosità dell’aumento delle spese militari quando invece il nostro paese ha estremo bisogno di incrementare le spese sociali; sull’abissale stoltezza di scelte energetiche che contribuiscono all’avvelenamento e alla desertificazione della biosfera”. Esiste l’alternativa nonviolenta alla guerra… (continua)
Obiezione di coscienza alla guerra.
Una Campagna coordinata dal Movimento Nonviolento. Tutti possono firmare: clicca qui. Tutte le guerre hanno lo stesso volto di morte, in Ucraina come in Afghanistan, nello Yemen come in Siria. Torti e ragioni, aggressori e aggrediti, si mescolano e precipitano insieme nel baratro. Per fermare la guerra bisogna non farla. Per cessare il fuoco bisogna non sparare. È questo il senso profondo dell’obiezione di coscienza: difendere la vita, la libertà, la giustizia, con la nonviolenza che è vita, libertà, giustizia. Da oggi c’è la possibilità di dichiararsi obiettori alla guerra firmando la Dichiarazione che sarà poi consegnata al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, allo Stato Maggiore dell’Esercito: non contate su di me se volete coinvolgervi nella guerra con più armi, più spese militari, più violenza.
Fermiamo la corsa alle armi.
Da un giorno all’altro il governo Draghi ha stanziato 13 miliardi per le spese militari, dopo due anni di pandemia in cui non un centesimo in più fu dato alla sanità pubblica, impiega i nostri militari in operazioni al confine con la Russia e l’Ucraina e invia armi spacciandole per aiuti umanitari.
Il nostro Paese si trova pienamente coinvolto in questo scenario: membro della Nato, con oltre 160 basi militari Nato al proprio interno e con un centinaio di testate nucleari presenti ed un governo completamente asservito agli interessi di chi cerca lo scontro ad ogni costo…. Dibattito a Bussoleno. Clicca qui sulla newslettera di Doriella&Renato le altre iniziative in Valsusa.
Mega infrastruttura militare nel cuore del Parco regionale di Migliarino San Rossore Massacciuccoli.
440 mila metri cubi di nuove edificazioni su una area complessiva di 730 mila metri quadrati: villette a schiera, poligoni di tiro, edifici, infrastrutture di addestramento, magazzini, uffici, autolavaggi: una vera e propria cittadella per la guerra. I soldi si prenderanno dal PNRR: ecco insomma la transizione ecologica di Draghi su indicazione del Ministro della Difesa Guerini.
Qui trovate una petizione on line da sottoscrivere con urgenza.
Le sanzioni alla Russia? Un’arma spuntata secondo l’ISPI.
Intanto la guerra rischia di portare l’Italia in recessione economica. L’ISPI è un prestigioso istituto di ricerca sulla politica internazionale. Ha rilasciato un dossier sull’efficacia delle sanzioni sulla Russia. Il quadro è sconfortante: sono un’arma “spuntata”. La Russia ha facilmente aggirato molte sanzioni con triangolazioni verso i tanti paesi che non hanno aderito alle sanzioni lanciate dalla Russia e dall’Unione Europea. L’81% delle nazioni nel mondo non hanno seguito la NATO nel sanzionare la Russia. Non solo: le entrate per il gas sono aumentate e la Russia oggi ha più risorse economiche di prima grazie al gas diventato merce ricercata e pertanto pregiata. Proprio perché la guerra ha ridotto il flusso del gas, ecco che i prezzi sono schizzati alle stelle.
Zelensky, inoltre, pur chiedendo all’Europa di non comprare il gas russo, di fatto acquista il gas russo. Lo fa non direttamente da Putin ma dall’Europa che lo compra dalla Russia e lo rivende all’Ucraina. Quindi anche l’Ucraina finanzia la guerra del suo nemico. E le banche? Le banche russe tagliate fuori dal circuito mondiale sono solo una parte. Clicca qui.
E mentre ci viene presentata in televisione una Russia economicamente in ginocchio, la realtà è diversa. Il rublo ha riacquistato quota dopo una flessione dovuta ai primi giorni di guerra e ora è ai livelli pre-guerra. In conclusione: la teoria secondo cui sarebbe in corso – grazie alle sanzioni dell’Occidente – un tracollo dell’economia russa non ha riscontro nelle analisi dell’ISPI. Viceversa l’Italia sta per avvicinarsi alla recessione. Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha delineato vari scenari: «Nel secondo scenario, la crescita 2022 scenderebbe ulteriormente all’1,6%, e all’1% nel 2023. Nello scenario più severo, nel 2023 saremmo in recessione conclamata. Numeri che spaventano, spaventano in maniera molto forte».
L’Italia comanderà la Nato in Iraq. Chiediamo invece che esca da quel pantano.
La NATO (North Atlantic Treaty Organization, Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord) fu istituita nel 1949 in funzione difensiva: garantire la sicurezza del mondo occidentale dalla minaccia comunista (vera o presunta che fosse), ovvero reagire ad un attacco dell’Unione Sovietica in Europa o in America settentrionale (art. 5 del Trattato). L’URSS e gli Stati satelliti risponderanno nel 1955 con il Patto di Varsavia.
Quale funzione collettiva contro la Russia ha giustificato l’intervento della Nato in Bosnia, Erzegonia (1995-2004), Kosovo (1999), Afghanistan (2001-2021), Libia (2011)? In realtà la Nato è uno strumento militare e politico degli USA nel mondo.
Quando il 20 marzo 2003 gli Usa invasero (la seconda guerra del petrolio) l’Iraq, migliaia di manifestazioni e proteste si tennero in tutto il mondo, al punto che il New York Times definì l’opinione pubblica mondiale l’unica “superpotenza” in grado di contrastare gli Stati Uniti. Gli effetti pratici furono irrilevanti. L’Italia all’invasione fornì appoggio politico e logistico, e poi partecipò con un contingente “di pace” di 3.200 uomini e 33 morti (governi Berlusconi, Prodi).
L’Italia è presente sul territorio iracheno da quasi vent’anni: tra il 2003 e il 2006 le truppe italiane furono impegnate nella missione Antica Babilonia, segnata dalla strage di Nassiriya. Fu poi parte attiva della prima Nato Training Mission Iraq, tra il 2004 e il 2011, ed entrò nuovamente in forze in Iraq nel 2014 con l’operazione Prima Parthica, nell’ambito della missione internazionale Inherent Resolve, avviata dalla coalizione globale contro Isis.
L’ormai prossima assunzione italiana del comando della Nato in Iraq, senza una minima discussione pubblica, amplierebbe la nostra missione da 500 a 4.000 uomini trasformandola di fatto in missione di combattimento. L’Iraq infatti è un paese nel quale si combatte da tempo una parte del conflitto che oppone Stati Uniti e Iran. Un conflitto combattuto tramite terze parti e giocato con cinismo sulla pelle di donne e uomini iracheni e che tiene in ostaggio il Paese da anni. In questo pantano di un rinvigorito terrorismo, il rischio concreto è che l’Italia, sostituendo gli Stati Uniti, rimanga invischiata nella lotta per il controllo dell’Iraq, e con la conseguenza, tra l’altro, di nuovi gravi rischi anche per la sicurezza delle organizzazioni umanitarie italiane che operano in Iraq.
War on terror: 900mila morti in venti anni.
Come in Ucraina , sul piano formale e sostanziale l’Afghanistan fu un’invasione. Con l’obiettivo di difendere la sicurezza nazionale e di cambiare un regime. La ammantammo degli stessi principi con cui un’invasione precedente, quella sovietica del 1979, aveva ammantato la sua: diritti delle donne, distribuzione della ricchezza, istruzione, sviluppo. I sovietici se ne andarono dopo dieci anni con oltre 14mila soldati e circa 800mila mujahedin uccisi e con un bilancio di vittime civili tra gli 800mila e i 2 milioni. Noi ce ne andammo il 15 agosto scorso con un bilancio di oltre 200mila morti: 4mila soldati Usa e alleati, 70mila soldati afghani, 52mila guerriglieri e – tra Afghanistan e Pakistan – almeno 70mila vittime civili, una cifra probabilmente per difetto. Lasciammo inoltre un Paese, è bene ricordarlo, dove sette afghani su dieci vivevano ancora sotto la soglia di povertà proprio a causa del conflitto. Il costo totale di vent’anni di War on terror (Afghanistan, Iraq, Siria) è stato valutato in 900mila morti e 8 trilioni di dollari. Logica (e risultati) della guerra. Clicca qui Il Manifesto.
Il paradosso del gas e l’invio di armi.
IL PARADOSSO DEL GAS. Zelensky invoca l’embargo energetico contro la Russia mentre Kiev continua a rifornirsi da Putin. Nemmeno la guerra ha interrotto il flusso di metano da Mosca all’Ucraina. Ufficialmente gli acquisti da Gazprom si sono interrotti nel 2015, dopo l’invasione della Crimea. Da allora, infatti, Kiev acquista gas da Slovacchia, Ungheria e Polonia. Peccato che il metano fornito da quegli Stati arrivi sempre dalla Russia, ma l’Ucraina lo compra a un prezzo scontato grazie alla mediazione dei vicini europei.
“ARMI A KIEV? RISCHIO DI GUERRA TRA USA E RUSSIA”. L’ambasciatore russo negli Stati Uniti, Anatoly Antonov, in un’intervista a Newsweek, lancia l’allarme sulla possibile terza guerra mondiale. Un conflitto con gli americani, infatti, coinvolgerebbe anche i Paesi dell’Alleanza atlantica. Secondo il diplomatico del Cremlino, le forniture di armi e munizioni all’Ucraina sono “pericolose e provocatorie”, al punto da portare “gli Stati Uniti e la Federazione Russa sulla via del confronto militare diretto”.
A chi giova che la guerra continui e la pace ritardi.
“E così con la guerra si è alla resa dei conti. L’Europa dovrà pagare di più la quota Nato, comprando ovviamente più armi e aerei da caccia Usa, e anche più gas americano. Tutto a beneficio delle corporation e del complesso militar-industriale. E’ la ricetta di Biden, tentato di prolungare un conflitto che logora Putin e riempie le casse americane. Un mondo perfetto per “esportare” ancora una volta la democrazia”. Una analisi economica di Alberto Negri su Il Manifesto: clicca qui.
Anche in Yemen otto anni di conflitto come in Ucraina.
La guerra in Yemen e la crisi umanitaria che ne è derivata hanno determinato nel Paese una situazione drammatica con oltre 20.000 vittime civili tra marzo 2015 e marzo 2021. Quasi otto anni di conflitto hanno costretto più di 4 milioni di persone, tra cui più di 2,4 milioni di bambini e bambine, a lasciare le loro case, e si stima che il 65% della popolazione – 20 milioni di persone – abbia bisogno di assistenza umanitaria. La carenza di cibo, acqua potabile, servizi igienici e assistenza sanitaria, nonché la diffusione di massicce epidemie di colera e difterite, hanno gravato sulle condizioni di vita dei civili e privato le famiglie dei bisogni primari. Le conseguenze della guerra sono sempre più devastanti in Yemen, soprattutto per i bambini. Se vuoi, anche tu puoi aiutarli con una donazione. Clicca qui Save the Children.
No alle navi della morte e al traffico di armi.
Giovedì 31 marzo sciopero di 24 ore dei portuali di Genova proclamato da USB USB per l’arrivo della nave saudita Bahri. Presidio e assemblea operaia per la mobilitazione nazionale dei portuali: “Il prezzo del conflitto lo pagheranno i lavoratori con licenziamenti e carovita. Non un centesimo, un fucile o un soldato per la guerra. Blocchiamo i nostri porti al traffico di armi. Come lavoratori portuali non abbiano nessuna intenzione di restare indifferenti di fronte ai nuovi venti di guerra che tornano a soffiare in Europa. Questo conflitto, che ha una genesi che va ben oltre la ricostruzione di comodo dei nostri media nazionali e dei nostri politici, come ogni guerra nella storia, avrà delle pesanti conseguenze per tutti i noi. A pagarne le spese saranno proprio i lavoratori e le lavoratrici. In Ucraina e Russia ovviamente, ma anche nei paesi europei, attraverso l’aumento del costo dei beni energetici come gas e petrolio e delle spese militari….”
La mediazione del governo italiano: “Putin peggio di un animale feroce. Va picchiato”.
Per la serie “Se mia nonna avesse avuto le ruote sarebbe stata una carriola”, Enrico Letta, segretario del PD: “Quello che è successo dimostra che la Nato doveva fare entrare l’Ucraina prima. L’invasione non ci sarebbe stata, insomma, se l’Ucraina fosse stata ammessa e integrata nella Nato già una trentina d’anni fa. (Col permesso di Gorbacev, però. N.d.r.).
Carlo Rovelli, fisico nucleare e accademico internazionale: “Sfiorata la guerra nucleare, la soluzione trovata da Kennedy e Kruscev fu che l’Unione Sovietica rinunciava a mettere missili a Cuba in cambio del ritiro dei missili americani dalla Turchia. Un passo indietro ciascuno. Così si va verso la pace. Perché non possiamo fare lo stesso?”
Joseph Robinette Biden Jr, detto Joe, 78 anni, senatore dal 1972, vice presidente di Obama, presidente degli Stati Uniti d’America: “Putin è un criminale di guerra. Va processato”.
Vladimir Vladimirovič Putin, 69 anni, ex KGB, presidente della Russia: “Senti chi parla”. In effetti la Corte Penale Internazionale dell’Aia, deve ancora pronunciarsi sui presidenti (e vice) americani per Corea,Vietnam, Grenada, Panama, Jugoslavia, Afghanistan, Irak, Somalia, Libia eccetera.
La presidenza ucraina: L’Ucraina respinge l’idea di un modello di ‘neutralità svedese o austriaca’ avanzata da Mosca. L’Ucraina è ora in uno stato di guerra diretta con la Russia. Pertanto, il modello può essere solo ‘ucraino’ “.
Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj, politico, attore, sceneggiatore e comico, presidente dell’Ucraina: “A coloro che all’estero hanno paura di essere trascinati nella terza guerra mondiale. L’Ucraina combatte con successo. Abbiamo bisogno di voi per aiutarci a combattere e vincere. Forniteci tutte le armi necessarie. Applicate più sanzioni alla Russia e isolatela completamente. Applicate la fly zone. Aiutate l’Ucraina a costringere Putin al fallimento”.
Il 78% degli intervistati ritiene che dovremmo evitare ad ogni costo l’entrata in guerra dell’Italia, infatti, soltanto il 9% sostiene che dovremmo intervenire militarmente a fianco dell’Ucraina e della NATO.
La maggioranza degli intervistati, pari al 55% del campione, è contrario all’invio di armi all’Ucraina, contro un 33% di favorevoli.
Alex Zanotelli, missionario, ispiratore e il fondatore di diversi movimenti pacifisti: “L’Italia ha già annunciato che aumenterà le spese militari, si parla di 38 miliardi. Sono soldi che saranno sottratti alle scuole, alla sanità. Lo stesso faranno gli altri singoli Paesi e l’Europa unita, che andrà verso un proprio esercito. Ovviamente senza per questo smantellare l’esercito della Nato. Ne usciremo, se va bene, con un mondo più armato e più povero.
In questo momento il nostro governo dovrebbe invece spendersi in ambito internazionale per forzare i contendenti a sedersi attorno a un tavolo e arrivare a una soluzione pacifica, portare Russia e Ucraina al tavolo dell’Onu. Una cosa che si sarebbe dovuta fare nel 2014, dopo il protocollo di Minsk (un accordo per porre fine alla guerra nell’Ucraina orientale, ndr) che è chiaro ma non è mai stato attuato. Se Mosca chiede la neutralità di Kiev, per esempio, bisogna trovare gli spazi per accordarla. Oggi l’Ucraina è una polveriera, è un Paese spaccato profondamente, con un nazionalismo che fa paura. Un negoziato è sempre possibile, ci si può mettere d’accordo. Ma i combattimenti devono cessare. La posta in gioco è altissima, rischiamo grosso, una guerra nucleare, l’inverno nucleare.
La mediazione del nostro ministro degli esteri, Luigi di Maio: “Putin peggio di un animale. Più feroce di un animale feroce. Sono animalista, non voglio offendere nessun animale. Penso che tra Putin e qualsiasi animale ci sia un abisso e sicuramente quello atroce è lui.” Giovanni Floris, conduttore televisivo: “Quando picchi il cane devi lasciarti la porta della stalla aperta, perché devi dargli la possibilità di scappare, quale possibilità lei offrirebbe a Putin?” Di Maio: “Tra Putin e qualsiasi animale c’è un abisso”. Va picchiato e basta. Non voglio neppure incontrare l’omologo russo. (che sarà disperato, n.d.r).
Sergej Viktorovič Lavrov, ministro degli esteri della Russia :“Una strana idea di diplomazia. La diplomazia è stata inventata solo per risolvere situazioni di conflitto e alleviare la tensione, e non per viaggi vuoti in giro per i Paesi ad assaggiare piatti esotici ai ricevimenti di gala”. Se Di Maio non è in grado di reggere un ruolo, dovrebbe dimettersi. Niente di grave, il governo Draghi in diplomazia conta zero. In più, da grande banchiere,è sicuro che “Noi stiamo facendo collassare l’economia russa”. Infatti nel primo trimestre 2022 il PIL italiano è già calato del 2,4%. Chi sta pagando? quali classi sociali? gli oligarchi russi e italiani? il matrimonio di Berlusconi? i soliti italiani?
Alexei Paramonov, direttore del Dipartimento europeo del ministero degli Esteri russo: “La guerra finanziaria ed economica contro la Russia può provocare una serie di corrispondenti conseguenze irreversibili. Finora l’Italia ha avuto la possibilità di acquistare il gas a prezzi molto inferiori rispetto a quelli del mercato Mosca non ha mai usato le esportazioni di energia come strumento di pressione politica, le quali, tenuto conto della significativa dipendenza di Roma dagli idrocarburi russi che raggiungono il 40-45%, avrebbero conseguenze estremamente negative per l’economia italiana e per tutti gli italiani.” Ma non basta. Nel 2021 l’Italia era ottava tra i principali partner commerciali di Mosca (15mila imprese italiane piccole e medie ma anche Eni Snam Pirelli Marcegaglia Barilla). la Russia rimane il principale esportatore di cereali a livello mondiale. Ma anche fertilizzanti, nichel, alluminio e carbone. Quanto alla finanza, le banche italiane sono le più esposte al mondo, con 25 miliardi di euro, nei confronti della Russia. “Roma ha molto da perdere (e molto sta perdendo e continuerà a farlo) nella guerra economica con Mosca”.
Lorenzo Guerini, ministro della Difesa definito da Paramonov ‘uno dei principali falchi e ispiratori della campagna antirussa nel governo italiano’: “Non arretriamo di un passo. L’Italia, continuerà a esercitare ogni pressione, comprese le forniture di armi”. Guerini ha raccolto messaggi di solidarietà da tutte le forze politiche.
Domenico Gallo, magistrato e presidente di sezione della Corte di Cassazione: (Malgrado Draghi e Di Maio) “Se alla fine si arriverà alla pace attraverso la neutralità dell’Ucraina, allora dovremmo constatare con mano il fallimento delle classi dirigenti dei principali paesi europei che incoscientemente (consciamente N.d.r.) hanno seguito il pifferaio magico americano anche a costo di provocare il ritorno della guerra in Europa. Bisognerebbe chiedere al nostro astuto ministro degli esteri che ancora l’8 febbraio dichiarava essere ‘un principio irrinunciabile’ la libertà dell’Ucraina di aderire alla NATO, se c’era bisogno di avere migliaia di morti, distruzioni incommensurabili e milioni di profughi per rendersi conto che a questo presunto ‘principio’ si poteva rinunciare anche prima, per scongiurare la catastrofe.
Trafficanti di armamenti e la guerra in Ucraina.
Clicca qui come si sono armate e si armano le due nazioni in guerra.
C’è un’Ucraina nella penisola arabica.
Di cui nessuno parla e aiuta perché hanno la pelle scura. 30 milioni di abitanti, in 7 anni 377.000 morti dall’inizio del conflitto civile per procura tra Arabia Saudita e Iran, il 60% causato dagli effetti indiretti della guerra, come la scarsità di acqua, cibo e le malattie, mentre sono circa 150mila gli uccisi in maggioranza bambini negli scontri armati o nei raid aerei, condotti con armi occidentali, comprese le italiane L’85% delle famiglie sfollate è allo stremo. Analogamente hanno la pelle scura libici, iracheni, afghani, somali ecc.
Dopo il record USA di esportazioni armi nel mondo (40% in aumento), al secondo posto troviamo la Russia (19% in calo) al terzo la Francia (11% in aumento) e solo al quarto e al quinto posto Cina e Germania.
Loro preparano la guerra, noi prepariamo la pace.
Sabato 26 febbraio saranno organizzati in tutt’Italia presìdi davanti ai municipi e alle prefetture per manifestare la contrarietà a ogni coinvolgimento dell’Italia nell’escalation militare in Ucraina. E’ importante arrivare a quell’appuntamento ricostituendo i comitati per la pace lì dove non ci sono più. Ecco come ricostituire in tutt’Italia i comitati per la pace: clicca qui.
Chiediamo la demolizione degli impianti.
Le autorizzazioni relative ai nuovi impianti della “fabbrica di bombe” di Domusnovas, della società tedesca Rwm, sono state dichiarate illegittime dalla sentenza del Consiglio di Stato. Dunque Le associazioni locali, capofila i ricorrenti Italia Nostra, Unione Sindacale di Base per la Regione Sardegna, Assotziu Consumadoris Sardigna Onlus, chiedono che i reparti ora vengano distrutti. Invece la posizione degli enti locali va in tutt’altra direzione: gli uffici comunali e regionali starebbero già lavorando al rilascio dei documenti mancanti. Il più importante è la Valutazione di impatto ambientale.
Tenda Antinucleare a Roma.
Organizzata da Disarmisti esigenti, WILPF Italia, Missione Mediterraneo, con la collaborazione di Radio Nuova Resistenza. Contro l’eventualità che la UE consideri il nucleare, insieme a gas e CCS, tecnologia «verde» su cui investire. Per tutta la settimana, ogni giorno un tema da sviluppare con dibattiti in trasmissioni radio e con eventi tramite facebook. Clicca qui il programma.
4 novembre. Non festa ma lutto.
Guerra e Pace.
Ricorre il 6 agosto l’anniversario del bombardamento atomico di Hiroshima nel 1945. E adesso?
Che fare in Italia? Innanzitutto l’Italia disubbidisca al veto Usa e sottoscriva finalmente il trattato dell’Onu per la proibizione delle armi nucleari. L’Italia inizi il disarmo, cessi di produrre armi, cessi di vendere armi a regimi criminali e stragisti. L’Italia avvii finalmente la difesa popolare nonviolenta ed una politica internazionale di cooperazione civile e di aiuto umanitario che escluda ogni intervento armato. L’Italia cessi di prendere parte a missioni armate ed operazioni militari in diversi paesi del mondo. L’Italia si adoperi per lo scioglimento di tutte le coalizioni militari internazionali il cui fine reale è imporre con la violenza un dominio imperiale e razzista. L’Italia si adoperi quindi anche innanzitutto per lo scioglimento della Nato. L’Italia si adoperi per il riconoscimento, il rispetto e la promozione dei diritti umani con metodi e strumenti d’intervento pienamente adeguati: ovvero esclusivamente con le risorse della nonviolenza, della cooperazione, del dialogo, del contrasto coerente e intransigente a tutti i poteri criminali. Pace, disarmo, smilitarizzazione.
E’ chiedere troppo a questo governo “dei migliori”? E’ lecito pensare che alcuni ministri, almeno quelli che si definiscono pacifisti, magari il ministro degli esteri, vadano a leggersi ad esempio Guenther Anders, le “Tesi sull’età atomica”, (clicca qui) testo che con irrefutabili argomenti esorta l’umanità ad abolire le armi nucleari e con esse tutte le armi e tutte le guerre, prima che esse distruggano l’umanità e devastino irreversibilmente quest’unico mondo vivente?
In piazza: investiamo nella salute non nelle armi!
Il 10 Aprile andremo nella piazza principale della nostra città e disegneremo tanti cuori con un gessetto per terra quanti sono stati i morti di quella città.
I dati ufficiali parlano di quasi 3 milioni di morti e chissà quante di esse sarebbero state evitate con cure adeguate e tempestive e soprattutto con un sistema sanitario pubblico efficace. Mentre contiamo i morti per questa tremenda epidemia gli esperti ci informano che la spesa militare sta aumentando nella maggior parte dei paesi del mondo. Clicca qui.
I portuali di Genova sono perseguiti per il reato fedeltà all’articolo 11 della Costituzione.
Hanno contrastato il traffico d’armi che avviene nel porto. Clicca qui il servizio all’interno della newsletter di Lorenzo (a suo dire, lettura riservata di sinistra per la sinistra).
Per un’’Italia e un’Europa non allineata, smilitarizzata e impegnata per la giustizia globale.
Serve una nuova politica estera italiana e da parte di un’Europa più integrata, che, da una posizione di neutralità tra le grandi potenze, promuova attivamente la collaborazione tra i popoli, la soluzione politica dei conflitti, e persegua la giustizia internazionale a partire dall’abbattimento del divario economico tra i paesi del nord e del sud del mondo che costringe milioni di persone a lasciare il proprio paese.
Dunque: l’Italia firmi subito il Trattato Internazionale per la Proibizione delle Armi Nucleari, ridimensioni drasticamente le missioni militari, riduca la spesa militare, elimini le basi militari estere sul nostro territorio, fermi la vendita di armi, riconverta l’industria degli armamenti. Clicca qui.
Studio delle Nazioni Unite sull’educazione al disarmo e alla non proliferazione nucleare.
Redatto da un comitato di esperti internazionali per promuovere nelle scuole l’educazione al disarmo, i valori della pace, della tolleranza, della nonviolenza e del dialogo fra i popoli. Ora è a disposizione di tutte le scuole. Può essere consultato da studenti, insegnanti ed educatori. E da tutti i cittadini interessati. Clicca qui.
Denuncia di “genocidio programmato” per i capi delle potenze nucleari.
Metterli sotto accusa alla Corte dell’Aja: clicca qui.
L’ecopacifismo nel nuovo governo.
Si rafforzerà il potere del complesso militare industriale e dell’alta finanza, con una ulteriore perdita dei principi di sovranità e ripudio della guerra sanciti dalla Costituzione? Si possono prevedere le linee guida attraverso i curricula di alcuni ministri e del presidente del Consiglio? Vediamoli: Clicca qui. Alla Difesa e agli Esteri riconfermati Roberto Guerini e Luigi Di Maio, all’Ambiente Roberto Cingolani ex del gruppo militare Leonardo, allo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, all’’Economia e Finanze Daniele Franco, soprattutto al ruolo internazionale svolto allo stesso Mario Draghi, indicherebbero che il nuovo governo rafforzerà ulteriormente l’«atlantismo». Se non è così, il Ministero della Transizione ecologica inizi la sua attività eliminando la maggiore minaccia che grava sul nostro ambiente di vita: via le armi nucleari Usa installate in Italia.
In vigore il Trattato per liberare l’umanità dell’incubo atomico. Ma l’Italia/Usa non firmano.
Il Trattato di Proibizione della Armi Nucleari, firmato da 50 Stati, è entrato in vigore il 22 gennaio, proibisce agli Stati di sviluppare, testare, produrre, realizzare, trasferire, possedere, immagazzinare, usare o minacciare di usare gli armamenti atomici, o anche solo permettere alle testate di stazionare sul proprio territorio. Chiediamo che l’Italia, che già possiede armi di questo tipo, disobbedisca agli Usa, aderisca al Trattato, dunque si impegni a distruggere i propri arsenali in accordo con un piano definito e legalmente vincolante. Clicca qui.
No arsenali sì ospedali.
Nella consultazione on line (clicca qui) le iniziative per: la Petizione no arsenali sì ospedali, il Trattato ONU di proibizione delle armi nucleari non firmato dall’Italia, il ritorno degli euromissili e i porti nucleari.
Altri miliardi al bilancio della Difesa. Dove li prendono?
Dal Mes, dal Recovery Plan? Comunque dai soliti contribuenti. Il governo compra uno stormo di aerei spia hi-tech, costo: mezzo miliardo di euro ciascuno. L’Italia avrà la più grande flotta di aerei da spionaggio elettronico d’Europa. Clicca qui Stefano Ghio.
Attentato Aviano o Ghedi? Dieci milioni di vittime.
Un attacco terroristico contro i due bunker atomici diffonderebbe una nube tossica su tutto il Nord Est”. Ognuna delle 40 (o più?) testate atomiche presenti in Italia costa circa 140 dollari al minuto, senza calcolare i costi indiretti come la difesa missilistica. Clicca qui Virginia Della Sala.
Il governo del nucleare militare.
L’Italia non ha ancora aderito alla messa al bando delle armi nucleari. Il trattato Onu per la messa al bando delle armi nucleari (TPAN), che considera tali ordigni illegali per il diritto internazionale al pari di quelle chimiche e batteriologiche, è in vigore dal 24 ottobre. Neppure il Governo mostra di voler uscire dal programma “nuclear sharing” della Nato e interrompere l’acquisto degli F35. Il “nuclear sharing” in Italia si traduce nel dare ospitalità a decine di testate nucleari statunitensi (Ghedi, Aviano), addestramento di cacciabombardieri Tornado per il loro utilizzo, adeguamento delle basi in attesa dell’arrivo degli F35.
Dicono: “Guerra al Covid” ma i soldi li usano per le armi.
Cosa si potrebbe fare con i 6 miliardi stanziati dal Governo per nuove armi? Con i soldi di un carro armato ariete (7 milioni di euro) potremmo riaprire 20 piccoli ospedali. Per una fregata potremmo assumere 1.200 infermieri per 10 anni. Per un blindo centauro (13 milioni): 2.800 borse di studio per studenti fuori sede. Per un elicottero nh-90 (444 milioni): 4.500 ventilatori polmonari. Per un pattugliatore d’altura ppa (427 milioni): ammodernare 410 ospedali. Per un sommergibile u-212 (670 milioni): lo stipendio a 1.000 medici per 10 anni. Per una nave anfibia (1 miliardo e 171 milioni): abolire le tasse universitarie ad un milione di studenti. Per i cacciabombardieri F35 (195milioni) potremmo rimettere a nuovo 380 scuole che cadono a pezzi.
Perciò le campagne Sbilanciamoci e la Rete Italiana Pace e Disarmo chiedono una moratoria per il 2021, anno Covid, sulle spese di investimento in armamenti: da destinare alla sanità e all’istruzione.
Dal 2021 il programma del Pentagono Usa prevede inoltre la costruzione di 500 bombardieri supersonici nucleari B61-12 al costo di 10miliardi di dollari: ogni bomba costa il doppio di quanto se fosse costruita interamente in oro. L’Italia dovrà accrescere la spesa militare oltre a quelli stanziati dal Governo e tratti dal Recovery Fund? L’Italia, in ossequio al veto USA, violerà ancor più il Trattato di non-proliferazione delle armi nucleari e il Trattato Onu (neppure firmato dall’Italia) sulla abolizione delle armi nucleari?
Dalla frantumazione sociale e identitaria degli USA una lezione per l’Italia.
Il rischio che la guerra globale combattuta a pezzi presto o tardi travolga anche la vecchia Europa non è zero: in uno scenario di questo tipo per l’Italia è quanto mai importante tendere alla neutralità, riscoprendo la bussola dell’interesse nazionale e la propria natura di “paese cerniera” per gli equilibri internazionali. Clicca qui l’analisi di Maurizio Vezzosi.
I sindacati non sono pacifisti.
A Genova blocco di una delle navi della compagnia saudita Bahri, che dopo le proteste ed i blocchi di maggio non carica più armi però nella sua pancia ci sono armamenti ed esplosivi destinati alla guerra in Yemen che da anni sta facendo strage di migliaia civili. Alcuni lavoratori di turno nel pomeriggio hanno fatto obiezione di coscienza, rifiutando di lavorare al carico della nave, ma sono stati sostituiti da altri camalli. La CGIL, nonostante le richieste di lavoratori, ha rifiutato di proclamare sciopero. Clicca qui l’intervista con Cristian, lavoratore portuale ed antimilitarista.
Dopo l’incontro con l’amministratore delegato di Leonardo, clicca qui, pesante commento dei pacifisti: “ Quando si tratta di produrre armi CGIL-CISL e UIL sono più guerrafondai dei padroni”.
Campagna per l’uscita dell’Italia dalla NATO – per un’Italia neutrale.
Clicca qui per aderire. Aggiornamento: Il Parlamento greco ha ratificato l’«Accordo di cooperazione per la reciproca difesa», che concede agli Stati uniti l’uso di tutte le basi militari greche. Esse serviranno alle forze armate Usa non solo per stoccare armamenti, rifornirsi e addestrarsi, ma anche per operazioni di «risposta all’emergenza», ossia per missioni di attacco.
La guerra nucleare è possibile. L’Italia viola la Costituzione non aderendo al Trattato di proibizione delle armi nucleari.
Le crisi mondiali, gravate dall’aggravamento del cambiamento climatico, rendono realmente possibile una guerra nucleare iniziata in base ad un piano oppure per errore o semplice fraintendimento. La rinnovata corsa agli armamenti e la loro proliferazione sono conseguenza di importanti trattati e negoziati cancellati o minati. In Italia è dominante la responsabilità di un vasto arco politico bipartisan che obbliga un Paese non nucleare ad ospitare e a prepararsi ad usare armi nucleari, violando il Trattato di non proliferazione che pur ha ratificato. Soprattutto è gravissimo il rifiuto dell’Italia ad aderire al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari votato a grande maggioranza dall’Assemblea dell’Onu. Per aderire l’Italia dovrebbe quindi richiedere agli Stati Uniti di rimuovere dal suo territorio le bombe nucleari B6 senza installarne altre, nonché le basi militari Nato. Così impone la Costituzione italiana che ripudia la guerra.
«Fuori la guerra dalle nostre vite»: appello dei portuali genovesi per il 12 febbraio.
Nei mesi scorsi, una mobilitazione partita dai lavoratori del porto di Genova ha impedito l’imbarco di materiale bellico diretto in Arabia Saudita e destinato alla guerra in Yemen. Analoghe manifestazioni a sostegno del blocco del traffico di armi si sono tenute in altri porti europei (Le Havre e Marsiglia, ancora prima a Bilbao). I venti di guerra però non si sono fermati come dimostrano benissimo gli sviluppi drammatici legati alle guerre in Siria, al conflitto libico e all’aggressione statunitense in Iraq. Nostro dovere è boicottare la guerra. Il 12 febbraio (la data potrebbe variare) a Genova arriverà una nuova nave carica di armi. Come lavoratori chiameremo tutta la città solidale ad unirsi a noi per bloccare l’ennesimo traffico di morte. Invitiamo tutti e tutte a raccogliere quest’appello. (leggilo cliccando qui).
I ruoli della basi italiane e del MUOS nella strategia bellica statunitense.
Intervista a Antonio Mazzeo che non esclude la possibilità che i droni dell’attentato a Soleimani siano partiti da Sigonella e che siano stati guidati dal MUOS o con la sua collaborazione. La trasformazione di Sigonella in vera e propria “capitale mondiale dei droni Usa e Nato” uno degli atti più incostituzionali e irresponsabili della recente storia d’Italia: mille miglia al di là della Costituzione, fuori dagli stessi principi etici e del diritto consacrati nella lunga storia dell’Umanità. In più, essere piattaforma di lancio di attacchi terroristici e bombardamenti indiscriminati significa trasformarsi immediatamente in obiettivo da colpire come ritorsione e, magari, anche per prevenire nuovi attacchi. Si instaura così una interminabile catena di sangue. Clicca qui.
Manifestazioni per lo smantellamento delle basi USA in Sicilia e in Italia.
In Sicilia due basi militari strategiche, a rischio di attacco dopo l’operazione che ha ucciso con un drone il generale iraniano Soleimani. Dalla grande antenna Muos di Niscemi vengono pilotati in remoto i droni che partono anche dalla base di Sigonella. Il 12 gennaio grande manifestazione davanti alla base di Sigonella.
Uscire dall’Iraq e dal Libano. Uscire dalla Nato. Via dall’Italia le basi USA. Articolo 11 della Costituzione.
Gli Stati Uniti perseguono da circa un ventennio con criminale determinazione una strategia di destabilizzazione permanente del Medio Oriente: l’invasione nel 2003 dell’Iraq lasciata nel caos da 17 anni, i raid in Libia del 2011 contro Gheddafi insieme a Francia e Gran Bretagna, la guerra per procura in Siria contro Assad ed in Yemen, le monarchie del Golfo e la Turchia impegnate, insieme ai jihadisti, a contrastare prima di tutto l’influenza iraniana e poi anche quella russa. L’obiettivo di Washington era ed è quello di polverizzare gli stati arabi e musulmani, e oggi gli hezbollah in Libano, che in qualche modo possano opporsi a Israele, il guardiano degli Usa nella regione, e all’Arabia Saudita, il maggiore cliente petrolifero di armamenti Usa. Gli iracheni hanno intimato ai nostri 900 soldati di andarsene. Nel Sud del Libano c’è UNIFIL, i circa 10mila militari della forza multinazionale di interposizione delle Nazioni Unite. Il comandante è un italiano, il generale Stefano Del Col; anche il contingente più grande, 1.068 donne e uomini, è italiano. Serve una grande azione diretta e nonviolenta per la pace: clicca qui.
L’uso militare nascosto della tecnologia 5G.
Mentre le tecnologie precedenti erano finalizzate a realizzare smartphone sempre più avanzati, il 5G è concepito non solo per migliorare le loro prestazioni, ma principalmente in campo militare. Avrà un ruolo determinante nell’uso delle armi ipersoniche: missili, armati anche di testate nucleari. Inoltre sugli smartphone 5G i giocatori di tutto il mondo, senza rendersene conto, finanzieranno la preparazione della guerra, quella reale. Clicca qui.
Disarmiamo Leonardo che produce e vende armamenti.
A Taranto esercitazioni militari della marina Italia/Europa/Nato.
In simbiosi con l’industria bellica Leonardo. Clicca qui Pennsatagliente’s Blog.
No guerra no Nato, dai camalli di Genova a Solbiate Olona.
Presidio di fronte alla base Nato di Solbiate Olona, uno dei 9 comandi di reazione rapida. Oltre alle distruzioni e ai morti (90% civili) le guerre sottraggono risorse (70milioni € al giorno all’Italia) a sanità istruzione pensioni , e distruggono l’ecosistema (1 giorno di guerra uguale carburante per 1milione di auto), poi il nucleare. Clicca qui.
“Banche con l’elmetto”: sostengono le imprese di armi.
Tra le “banche armate” e “sporche di catrame” al secondo posto in Europa troviamo Unicredit. Clicca qui il Centro Nuovo Modello di Sviluppo.
Invece il governo supporta la vendita di armi.
Col nuovo decreto può sottoscrivere direttamente contratti di export. Clicca qui.
Costruiamo ponti. Non muri.
La Missione di “Un Ponte Per” nel Nord Est della Siria prosegue il suo lavoro e continua ad essere operativa insieme alla Mezzaluna Rossa Curda. La situazione in Siria è drammatica. Restiamo nelle zone del conflitto al confine turco-siriano per continuare a portare soccorso alle centinaia di civili colpiti dall’aviazione militare turca. Aiutaci. Clicca qui.