Categoria: Armi
La più grande rapina del secolo a danno dei più poveri va fermata.

Ogni tre secondi, un essere umano muore di fame. Ogni tre secondi, un bambino, una donna o un uomo perde la vita perché non ha accesso al cibo. Eppure, i governi delle potenze mondiali continuano ad aumentare i bilanci militari, investendo cifre astronomiche in armamenti che, invece di garantire sicurezza e spesa sociale alimentano instabilità e sofferenza. L’Europa vorrebbe aumentare la spesa militare di 800 miliardi di euro. Clicca qui.
Ora siamo pronti alla guerra atomica contro la Russia.

No all’aumento delle spese militari.
Perchè Meloni vuole aumentare le spese militari italiane alla UE?

Se è vero, come scrive l’Agenzia europea di difesa, che le spese miliari sono già arrivate a 279 miliardi di euro nel 2023 e si prevede arriveranno a 326 miliardi nel 2024 con un rapporto sul Pil che passa dall’1,6 all’1,9%? Si tratta di un aumento del 30% in poco più di due anni e che colloca la spesa dei 27 Stati Ue accanto alla Cina (278 miliardi) e molto più avanti della Russia, terza con 102 miliardi di euro. Un rapporto più che vantaggioso che sembra confermato anche dall’analisi dei mezzi e degli uomini a disposizione. Perchè? vuole attaccare guerra alla Russia non più per interposta Ucraina?
Fermiamo gli affari armati.

Pieno appoggio del PD all’invio di armi in Ucraina.

Violazioni dei diritti umani nella guerra in Ucraina.
No al nuovo invio di armi italiane in Ucraina.

Non possiamo più dirci cristiani.

L’Italia attacca, ma solo al 25%, la Russia.

Biden autorizza missili Nato sulla Russia.

Un bilancio di guerra.

Tagliando appena l’1% del bilancio militare del G7 si potrebbe eliminare la fame nel mondo.

Nel 2023 oltre 705.000 persone sono state classificate a rischio di morte per fame e questo è accaduto mentre aumentavano le spese militari al record di 2.443 miliardi di dollari. Clicca qui.
Preparare rifugi antiatomici in Veneto, Toscana, Sardegna?

Vladimir Putin: “Missili occidentali ad alta precisione e a lungo raggio possono colpire solo usando satelliti e militari Nato. Questo significherà che i paesi della Nato sono in guerra con la Russia. Riceverebbero adeguata risposta”. (Continua)
Cioè, se dovesse accadere il peggio, difficilmente le armi russe comincerebbero con il colpire il Kentucky, il Minnesota e la Virginia. Bensì, Veneto, Toscana, Sardegna eccetera (dove sono le Basi Usa) sono obiettivi più vicini e più urgenti da eliminare. Clicca qui.
L’Italia verso uno scontro globale e una guerra nucleare.

Bombardate la Russia e fatevi bombarda dalla Russia.

La prima decisione del nuovo parlamento europeo consiste nel via libera ai bombardamenti sulla Russia con le armi dell’Occidente. E viceversa. “Sostiene fermamente – dice il documento – l’eliminazione delle restrizioni all’uso dei sistemi di armi occidentali forniti all’Ucraina contro obiettivi militari sul suolo russo”. PD e Fratelli d’Italia uniti per la guerra. Hanno votato contro i 5 Stelle, la Lega, Left e AVS. Così vengono smentite le bugie che ci avevano raccontato durante la campagna elettorale per le europee. Crosetto: “L’ho detto mille volte. Le armi italiane non colpiranno il territorio russo”. Tajani: “Non usare armi in territorio russo e nessun soldato in Ucraina. Noi diciamo no all’uso delle armi in territorio russo per evitare una escalation”.
Compriamo più armi a spese degli italiani a favore dei capitali americani.

Controindicazioni di voto.
Alcuni tra i nostri 39.922 lettori ci hanno criticato o addirittura contestato la posizione pacifista “Fuori Italia dalla Nato. Fuori la Nato dall’Italia”, (Vota: Fuori l’Italia dalla Nato. – RETE Ambientalista (rete-ambientalista.it)) che gli antimilitaristi e i nonviolenti, tra i quali in occidente includiamo il Papa (l’attuale), estendono alla “Rinuncia delle forze armate” (24 paesi nel mondo non posseggono un esercito).
Mittente: borghetto_c@….
Uscire dalla Nato, perché secondo voi porta le guerre? Peccato che l’Ucraina sia stata attaccata proprio perché NON NATO. La pace è una cosa bellissima, chi non la vorrebbe? Purtroppo, come il matrimonio, ha un difetto: per farlo, occorre essere in due. E finché ci saranno vicini di casa bellicosi, ci sarà la necessità di difendersi. Il disarmo unilaterale non è pacifismo ma SUICIDIO. Perfino la neutralissima Svizzera, che non fa guerra da 5 secoli, ha un esercito, e pure bello potente. Saranno mica dei pazzi pure loro? Non saper distinguere tra i sogni, i desideri e la cruda realtà è assai grave e molto infantile… Personalmente sono amante della pace, sicuramente non filoamericano e da sempre ecologista ma anche REALISTA. Certi vaneggiamenti li lascio a chi crede ancora a Babbo Natale… PS non perdere tempo a rispondermi, perché metterò nello spam le vostre lettere.
Mittente: antonella.nappi@….
Vota pace terra dignità per cominciare, per l’utilità. Chi troppo vuole nulla stringe!
Mittente: giacasarino@….
STRONZI DI MERDA; TUTTO PER TIRARE LA VOLATA A I VERDI DI BONELLI: VERGOGNATEVI
Mittente: m.torcinovich@…..
Ma per carità…….neanche per idea!!!
Mittente: Angelo Gaccione latoestremo@….
A proposito di Nato ci siamo anche noi e non siamo pochi.
C’è una componente molto ampia fra quanti hanno deciso di votare Pace Terra Dignità, noi di “Odissea” fra questi, che come primo atto vuole fermare l’invio di armi e frenare il massacro e i guerrafondai. E che pretende l’uscita del nostro Paese dalla Nato, considerando l’esistenza di questa alleanza il principale fomentatore di conflitti, il pericolo maggiore per la Pace.
https://libertariam.blogspot.

Mittente: cristinafranchini@….
Dove e quando Santoro ha detto quello che scrivete?
Mittente: calimaniluisa@….
OGGI la NATO è diventato il pericolo pubblico numero uno per l’Italia, per l’Europa, per il Mondo . Voglio ricordare a tutti che Sinistra Italiana è stata l’unica a votare in Parlamento fin da subito contro le armi all’Ucraina.
Mittente: giacomobarra@….
Caro Lino, Vi seguo sempre con molta attenzione e affetto. Però permettimi di dirti che non sono d’accordo sulle tue considerazioni sul Movimento “Pace,terra e dignità” di Michele Santoro. In tutte le cose occorre un minimo di strategia. Parlare adesso di uscita dalla Nato, con una guerra in corso, vorrebbe dire essere attaccati immediatamente da tutti, con l’accusa di favorire la Russia. Penso che tu questo possa comprenderlo. Un passo alla volta, perchè se mettiamo nel programma elettorale troppe cose, si finisce poi per non fare niente. Pensiamo a fermare la guerra in Ucraìna, e sarebbe già tanto. E poi, scusa, ma chi si dovrebbe votare? I Verdi, che ormai sono dei venduti al sistema? Tarquinio, che per carità ha idee condivisibili, ma è candidato in un partito che è una fogna? Oppure Marco Rizzo, che fa dichiarazioni roboanti, da ideologia anni ’70, e poi scompare? E non mi dirai che Fratoianni sia una alternativa da prendere in considerazione. Appoggiamo Michele Santoro, dunque, che è l’unico che può riportare un poco di delusi al voto. E far sentire nel Parlamento Europeo una voce pacifista. Con simpatia. Giacomo
E tu chiamali antimilitaristi, o solo pacifisti, o solo ecologisti.

Blocchiamo il porto di Genova.

Il G7 dell’economia di guerra.

E’ l’economia che “costringe” gli Stati alle guerre.


Assai più delle religioni e delle ideologie, o delle ambizioni personali, o dell’odio-essenza-umana (Cioran), è sempre l’economia il motore della storia, anche nella versione di conflitto di classe (Marx). Le guerre ne sono la conferma, come lucidamente ha denunciato papa Francesco.
Lo Stato che nell’ultimo secolo ha fatto più guerre sono gli Stati Uniti. Perché? Perché è lo Stato che produce più armi: nel 2023 hanno raggiunto i 916 miliardi di euro, oltre un terzo del totale. L’industria militare è un perno dell’economia americana. Sono le “multinazionali della difesa”, i loro profitti, che trascinano i governi alle guerre. Le aziende statunitensi occupano i primi 5 posti della classifica globale dei gruppi del settore. In vetta c’è la Lockheed Martin con incassi da 55 miliardi di euro l’anno. Seguono la Raytheon (37 miliardi), e la divisione militare di Boeing (31 mld), quindi Northrop Grumman (30 mld) e General Dynamics (27 mld). La prima europea è la britannica Bae System (25,8 miliardi). In ottava posizione c’è l’italiana Leonardo con un giro d’affari di 11,5 miliardi di euro e in 25esima Fincantieri (2 miliardi).
Chi c’è dietro a queste aziende? C’è la finanza. Ci sono i colossi della gestione del risparmio e della finanza globali, per lo più statunitensi: Blackrock, Vanguard, State Street, Jp Morgan Capital reserch, Fidelity, Wellington. Ad esempio, Blackrock possiede il 6,8% di Lockheed Martin, il 6,5% di Raytheon, il 4,7% di General Dynamics, il 4% di Bae Systems ecc. Vanguard l’8% di Northrop Grumman, il 9% di Lockheed Martin o l’8,1% di Boeing ecc. E’ la finanza che spinge i governi alle guerre. Nel nostro piccolo, oltre al ministero dell’Economia, l’italiana Leonardo ha tra i suoi azionisti vari fondi americani e la banca centrale norvegese. Gli armamenti militari, come tutte le merci, come tutti i business, vanno continuamente rinnovati, dunque le armi vecchie sostituite da nuove e sofisticate. Vanno distrutte tramite guerre.
Chi paga queste spese militari? I governi, cioè i governati. La spesa pro capite che grava su ogni italiano, neonati compresi, è 1,5 euro al giorno, circa 550 euro ogni anno. L’Italia ha un budget per la difesa pari all’ 1,6% del Pil. Se dovesse salire fino al 2% chiesto dalla Nato, il nostro paese dovrebbe spender ogni anno circa 8 miliardi in più ogni anno: la spesa annua per il reddito di cittadinanza, ora abolito. Ci dovremmo consolare perché, rispetto ai nostri 1,5 euro per la spesa pro capite in vetta troviamo Israele (8,2 dollari) e gli Usa (7,4 dollari); e rispetto al Pil in vetta si trova ora l’Ucraina (36,7%)? Invece la realtà è tragica.
La realtà tragica è che nel 2023 la spesa globale per la difesa ha raggiunto il massimo storico di 2.443 miliardi di dollari, con un incremento del 6,8% rispetto al 2022: ogni giorno, nel mondo si spendono 6,7 miliardi per armi, munizioni ed eserciti. La realtà tragica di queste guerre distruttive –a tacere dei milioni di morti e feriti- è che i budget militari si gonfiano sempre più a beneficio sempre più di lusinghiere performance azionarie e di bilancio delle grandi multinazionali della difesa: nei soli primi tre mesi del 2024 i titoli della difesa hanno visto mediamente il loro valore aumentare del 22%, ovvero il triplo rispetto all’indice azionario globale. La tedesca Rheimetall in 90 giorni ha quasi raddoppiato il suo valore di borsa (+82%). Ma anche Leonardo se la cava: +56%. Il ministro della difesa Guido Crosetto ha spiegato che non vi è alcun conflitto di interesse fra la sua attuale carica governativa e quella trascorsa di presidente dell’Aiad, la Federazione delle Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza (Leonardo Rheimetall ecc.), definita “lobby delle armi”.
Le bandiere palestinesi alla Festa di Liberazione.
Ho letto con interesse quanto scritto, ma non mi è chiaro quale posto
hanno le bandiere palestinesi nel celebrare il 25 aprile dato che non
hanno nulla a che vedere con la liberazione dal nazifascismo e che,
strano non venga mai ricordato, gli arabi della Palestina mandataria
erano alleati di Hitler.
Mi chiedo se la strumentalizzazione politica annotata nell’ultima parte
dell’articolo debba essere vista proprio nella presenza palestinese che
con questa storia non ha niente a che fare. Certo sarebbe interessante
coinvolgere popoli che stanno cercando l’indipendenza come i curdi, gli
armeni i saharawi, per farne solo alcuni esempi.
Disponibile al dialogo e al confronto, ringrazio per avermi permesso
questa riflessione.
Cordiali saluti.
Silvia Guetta PhD
Associate Professor in General and Social Pedagogy
– _Member of Italian Delegation IHRA_ (International Holocaust
Remembrance Alliance)
– _Director of Post-__Academic Course of Holocaust Education_ UNIFI
_- Associate Member of _ _UNESCO Transdisciplinary Chair in Human
Development and Culture of Peace- UNIFI_
– _Member of Kindness Network – Municipality of Florence_
Department of Education, Languages, Intercultures, Literatures and
Psychology
University of Florence
via Laura, 48 – 50121 Florence (Italy)
Spese militari a go go.

«La spesa militare mondiale ha raggiunto nel 2023 il record storico di 2.443 miliardi di dollari con una crescita del 6.8% in termini reali rispetto all’anno precedente. Lo rivelano le stime diffuse dal SIPRI di Stoccolma»: lo annuncia la Rete italiana Pace e Disarmo, clicca qui stralci.
Non ci sono i soldi. Per sanità e scuola. Ci sono per le armi.

Non ci sono soldi. E’ il caso dell’istruzione, per la quale il nostro Paese -ultimo in Europa- destina l’8% della spesa pubblica contro una media Ue27 pari al 10%. È il caso della sanità con un rapporto spesa/Pil del 6,8%, contro il 10,9% della Germania. E’ il caso del massimo storico delle famiglie in povertà assoluta, che oggi sono l’8,5% delle famiglie residenti; si tratta di 5,7 milioni di persone, tra le quali 1,3 milioni sono minorenni. Anzi, l’ulteriore aumento per le spese militari peggiorerà il debito pubblico e l’impatto sociale (continua)
Massacro a beneficio delle lobby russa e occidentale degli armamenti.

Clicca qui il prof. Salvatore Palidda: “La tragica verità sulla guerra in Ucraina“.
Il Vaticano: no donazioni da mercanti di armi.

L’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma ha rinunciato alla donazione di un milione e mezzo di euro offerta da Leonardo, società pubblica italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza. Clicca qui.
Gaza genocidio da manuale.

Clicca qui Amy Goodman, la conduttrice di Democracy Now!, un programma di notizie internazionali che va in onda ogni giorno su più di 800 stazioni radiofoniche e televisive in inglese e più di 450 in spagnolo. È coautrice del libro “Coloro che combattono il sistema: eroi ordinari in tempi straordinari negli Stati Uniti”, pubblicato da Le Monde Diplomatique.
Mattarella con elmetto.

Se l’Ucraina cadesse assisteremmo, a una deriva di aggressioni ad altri Paesi ai confini con la Russia e questo condurrebbe a un conflitto generale e devastante”, ha detto il presidente della Repubblica Mattarella, che evidentemente rivive i tempi in cui era ministro della difesa di D’Alema e con la Nato bombardava Belgrado. Mattarella racconta di nuovo la favola dell’orco cattivo e dei buoni che vogliono punirlo, e in poltrona indossa l’elmetto. In realtà, la guerra Nato-Russia in Ucraina va fermata perché innanzitutto massacra un popolo, perché ci espone a rischio di catastrofe nucleare, perché aggrava all’inverosimile la questione climatica e ambientale, perché getta nella disperazione milioni di famiglie, in tutta Europa, per la crisi energetica che ha provocato e che le leggi di mercato, tutte a favore delle multinazionali finanziarie e petrolifere, stanno trasformando in catastrofe sociale.
L’unico modo per fermarla è dire no alla guerra e allo spirito di dominio che anima ambedue gli schieramenti. Una strada che si attua attraverso tre iniziative: 1) stop all’invio di armi che serve solo a prolungare la guerra ingrassando i produttori di armi; 2) avvio di dialogo fra Russia ed Unione Europea per garantire pace al continente; 3) riduzione delle spese militari e della produzione di armi.
Come bloccare l’invio delle armi in Ucraina.

Fornire armi assassine dove è in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall’articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana: “L’Italia ripudia la guerra”. Pertanto, il governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra è ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedeltà, ed è quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all’invio di armi assassine, o l’invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale. E’ quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all’invio di armi assassine dove una guerra è in corso. E’possibile contrastare questo crimine? Ecco come è possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra – che quelle armi assassine alimentano – uccide: clicca qui il “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera”.
Fermare l’escalation: nessuna base per nessuna guerra.

È passato un anno dalla manifestazione indetta a Coltano contro la costruzione di una nuova base militare dell’esercito italiano per i corpi speciali, in particolare il 1º reggimento dei carabinieri paracadutisti “Tuscania” e il reparto d’élite dei carabinieri “G.I.S.” (Gruppo Intervento Speciale). La forte risposta che nel nostro territorio siamo riusciti a costruire ci ha permesso di rallentare il progetto: ad oggi, nonostante un DPCM mai ritirato che decreta la costruzione della base a Coltano, non una pietra è stata posata. Questa parziale vittoria non ci basta. Non sarà possibile vincere la lotta contro la costruzione di nuove basi militari se non si ferma l’escalation globale verso la guerra. Lo Stato italiano ha già speso un miliardo per le armi inviate in Ucraina e le spese militari aumentano costantemente (passando da 25,7 miliardi a 26,5 miliardi solo tra il 2022 e il 2023). Ogni euro speso per il riarmo è un euro sottratto ai servizi essenziali e al benessere complessivo della società. Queste guerre sono pagate dai popoli ma fanno solo gli interessi dei potenti. Sono il frutto della concentrazione della ricchezza in mani di pochi e premessa perché questa continui a crescere. Clicca qui l’assemblea promossa dal “Movimento No Base – Né a Coltano né altrove” con “GKN, Rete No Fossile, No Tav, No Ponte, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole, No Muos, Climate Social Camp, Pax Christi, Movimento Migranti e Rifugiati Napoli, Ex opg occupato – je so’ pazzo Napoli, Collettivo Dada Boom La Spezia, S.I. Cobas Toscana, Lucca No guerra no base, Bologna for climate justice, Valdera Avvelenata”.
Solidarietà agli attivisti denunciati per “Vilipendio alle forze armate”.

Durante il concerto della Fanfara per la celebrazione del centenario dell’aeronautica militare svoltosi a Gallarate, alcuni cittadini si sono posti davanti agli ufficiali che suonavano esponendo due striscioni. Il primo recitava “Aeronautica militare: 100 anni di bombardamenti, distruzioni e stragi. Proprio niente da festeggiare”, il secondo invece “No alla militarizzazione delle scuole”. I 7 manifestanti sono stati individuati e denunciati per “manifestazione non autorizzata” e “vilipendio delle forze armate” per aver “esposto pubblicamente uno striscione con scritte offensive nei confronti dell’Aeronautica Militare Italiana”.
Clicca qui PeaceLink che pubblica un video nel quale è evidente la caratteristica nonviolenta dell’azione. Rientra pienamente nell’espressione del dissenso garantita costituzionalmente.
Referendum stop invio armi e primato alla sanità pubblica.

Clicca qui i quesiti referendari.
Chi voglia partecipare ai banchetti di raccolta firme nella propria città o promuovere tutte le iniziative possibili per propagandare l’iniziativa referendaria (dalle conferenze ai concerti ai flash mob) o dedicare tempo, energie, risorse per tutte le operazioni amministrativo-burocratiche necessarie (dalla vidimazione dei moduli alla certificazione delle firme presso i comuni) è vivamente invitato a
– mettersi in contatto con i comitati referendari della propria zona
– mettersi in contatto con i siti nazionali dei due comitati referendari:
www. generazionifuture.org | www.referendumripudialaguerra.it
La guerra fredda è finita sciogliamo la Nato.

Oppure inviamo armi per una guerra sempre più calda, atomica?
Il “Corriere della Sera” dell’8 maggio, forse con qualche imbarazzo, ha pubblicato un clamoroso articolo dell’ex ambasciatore a Mosca Sergio Romano in cui si chiede lo scioglimento della NATO, oggi priva delle ragioni per cui è nata. L’articolo dell’autorevole esperto di politica internazionale dice infatti così: “L’Alleanza atlantica ha avuto una parte utile e rispettabile. Ma la Guerra fredda è finita, il comunismo è sepolto, gli Stati Uniti hanno avuto un presidente come Trump e sarebbe giunto il momento di fare a meno di un’istituzione, la Nato, che ha ormai perduto le ragioni della sua esistenza“. Clicca qui.
Referendum per la sanità pubblica e contro l’invio di armi in Ucraina.

Sono organizzati dal Comitato di Generazioni Future presieduto dal giurista Ugo Mattei e da influenti personalità del mondo accademico e culturale. 500mila firme entro luglio. I cittadini possono firmare ai banchetti organizzati nelle principali città italiane (clicca qui generazionifuture.org), ovvero presso gli uffici elettorali dei comuni di residenza, oppure digitalmente sulla piattaforma Itagile.it
Attraverso il primo quesito, in cui si denuncia il progressivo indebolimento della sanità pubblica in favore delle spese militari, si intende escludere le strutture private da alcuni piani sanitari territoriali e porre fine al conflitto di interessi nell’allocazione dei fondi pubblici per la sanità. Il secondo quesito è invece volto a cancellare le attuali basi giuridiche del trasferimento di armi in Ucraina. Con il terzo quesito, presentato dal Comitato Ripudia la Guerra, si vuole togliere all’Esecutivo il potere di derogare il divieto di esportazioni di armi ai Paesi coinvolti nei conflitti.
Contro l’invio delle armi in Ucraina.

La Staffetta della Pace lanciata da Michele Santoro percorrerà da qui al 7 maggio quattromila chilometri su e giù per l’Italia con 200 tappe intermedie (clicca qui come aderire e i percorsi). Quattromila persone, una a chilometro circa, saranno portabandiera, dovendo trasportare la bandiera della pace. La staffetta, che già raccoglie migliaia di adesioni, promuove un appello contro l’invio di armi italiane a Kiev e a favore di un’iniziativa diplomatica.
Spese militari al record storico di 2.240 miliardi.

Si tratta di un aumento di ben 127 miliardi in un anno, che supera di gran lunga i 100 miliardi annui che sarebbero necessari a mitigare gli effetti negativi del cambiamento climatico ma che gli Stati del mondo non riescono a destinare a tale scopo, per scelte politiche miopi e criminali. I fondi che potrebbero essere utilizzati per mitigare o invertire il dissesto climatico e per promuovere la trasformazione pacifica dei conflitti, il disarmo e le iniziative di giustizia globale, sono invece spesi per militarizzare un mondo già troppo militarizzato. Anzi, La guerra e i conflitti armati non portano solo morte e distruzione, ma essi stessi anche devastazione dell’ambiente e distruzione del clima. Clicca qui.
Referendum in Italia.

Un referendum per il divieto di esportazione di armamenti in territori bellici, ovvero un referendum contro l’invio di armi italiane all’Ucraina (accompagnato da un altro sulla tutela del Servizio sanitario nazionale) è stato lanciato dal giurista Ugo Mattei con il sostegno di altri docenti e intellettuali. Servono 500 mila firme per dare corso all’iniziativa popolare. Entro fine mese partirà la campagna di raccolta firme, con una piattaforma online cui si accede tramite generazionifuture.org, poi inizieranno i gazebo. I quesiti sono stati pubblicati sulla Gazzetta ufficiale. Il referendum sull’Ucraina chiede nello specifico di abrogare il decreto che consente l’invio di armi a Kiev per tutto il 2023. Il quorum per il referendum è al 50 per cento, se dovessimo farcela, la democrazia diretta recupererebbe lo scarto accumulato rispetto alla democrazia rappresentativa, che oggi decide senza nemmeno arrivare al 50 per cento di affluenza al voto.
Abbassate le armi, alzate i salari.

Manifestazione nazionale contro la guerra e il traffico d’armi. Sabato 25 febbraio Genova ore 14 Via Lungo Mare Canepa, Ponte Etiopia.
Negli anni scorsi, nel porto di Genova, una mobilitazione partita dai lavoratori del porto ha impedito l’imbarco di materiale bellico diretto in Arabia Saudita e destinato alla guerra in Yemen. Analoghe manifestazioni a sostegno del blocco del traffico di armi si sono tenute in altri porti europei contro le navi della compagnia saudita Bahri, che rifornisce d’armi e mezzi militari tutto il Medio Oriente…..
I lavoratori e gli sfruttati di ogni paese non hanno nulla da guadagnare. La guerra non è soltanto un enorme macello per i popoli ma porta con se anche devastazione sociale, tagli di risorse per il lavoro e per il welfare per sostenere le spese militari…. Fermarli però è possibile cominciando dai nostri territori. Boicottando la guerra cominciando da casa nostra…
Via libera alle armi contro la Russia.

DL Ucraina, via libero definitivo della Camera a larghissima maggioranza. Contrari solo M5s, Avs (Verdi e Sinistra Italiana) e un deputato del Pd (Paolo Ciani). La cessione di materiali militari a Kiev sarà possibile fino al 31 dicembre 2023.
Prezzi, raffica di rincari nel 2023: aumenti per bus, autostrade e benzina. (Adnkronos) – Il 2023 si apre all’insegna dei rincari, con una stangata per le famiglie stimata intorno ai 2.400 euro per il 2023. Cifra che, secondo il Codacons, non tiene conto dei possibili aumenti delle bollette di luce e gas.
Inflazione media annuale: -0,2% nel 2020 +1,9% nel 2021 +8,2% nel 2022.
Nel 2022 l’incremento medio delle retribuzioni è stato pari al 3%, rispetto all’inflazione il salario reale dei lavoratori è diminuito del 5%.
Le rivalutazioni delle pensioni per il 2023 vanno dall’ 8,91% (sino trattamento minimo € 525,39) per scaglioni fino al 2,36% (oltre 10 volte il minimo).
La corsa agli armamenti.

I nuovi dati dell’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma (SIPRI), nell’ambito del suo Arms Industry Database, mostrano un aumento dell’1,9% delle vendite da parte delle prime 100 aziende di armi e servizi militari del mondo. Gli Stati Uniti continuano a dominare la vendita di armi rappresentando nel 2021 oltre il 50% del totale mondiale. I 100 maggiori fornitori di armi e servizi militari del mondo hanno registrato un totale di 592 miliardi di dollari di vendite nel 2021. La cifra segna un aumento dell’1,9% in termini reali rispetto al 2020 e il settimo anno consecutivo in cui le vendite di armi sono cresciute in tutto il mondo. Tra il 2015 e il 2021 la vendita di armi è aumenta del 19% in termini reali, secondo il SIPRI. Clicca qui.
Più investimenti in Italia, ma in armi.

La tendenza di decisa crescita per la spesa militare italiana continua anche per il 2023: 26,5 miliardi. Mentre nel mondo aumenta la vendita degli strumenti di morte: 592 miliardi di dollari. 40 delle 100 aziende leader del settore-armi (nonché le prime cinque in assoluto) hanno sede negli Usa: totale vendite per 299 miliardi di dollari. L’azienda dell’Unione europea meglio classificata è l’italiana Leonardo, al 12° posto: il gruppo, di cui il maggior azionista è il Ministero italiano dell’Economia, ha realizzato vendite per 13.9 miliardi di dollari nel 2021, con un incremento del 18% rispetto all’anno precedente. Clicca qui.
Soldi per le armi sottratti a sanità e scuola.

L’Italia continuerà a mandare armi all’esercito ucraino. Il governo Meloni sugli aiuti militari a Kiev si muove in piena continuità con quello di Mario Draghi: un decreto legge per autorizzare l’invio di armi, una risoluzione a metà mese e i decreti interministeriali da secretare e presentare al Copasir con la lista degli equipaggiamenti. La norma è stata approvata nel Consiglio dei ministri.
L’oggetto del decreto è chiaro: il governo proroga fino al 31 dicembre 2023 la cessione di aiuti militari a Kiev “previo atto di indirizzo delle Camere”. Risoluzione che sarà approvata il prossimo 13 dicembre: quel giorno il ministro della Difesa Crosetto si presenterà in aula per spiegare le motivazioni della proroga e i partiti voteranno le rispettive risoluzioni. A gennaio arriverà il sesto decreto interministeriale che conterrà anche missili terra-aria Aspide e Samp-T. Crosetto potrebbe desecretare la lista ma, fanno sapere fonti della Difesa, non ha ancora deciso.
Quali azioni rivendicare al governo contro la guerra e per la pace.

Oltre a discutere per un nuovo soggetto politico, i Movimenti ambientalisti e pacifisti stanno preparando la piattaforma di confronto con il nuovo esecutivo italiano, prevedibilmente di scontro perché così era già con i governi precedenti, a maggior ragione perché si appesantiranno i groppi della vera transizione ecologica e delle disuguaglianze sociali. Il nodo scorsoio che al momento serra l’economia è la guerra in Europa (le altre guerre ci sembrano lontane). Si aggrovigliano le esortazioni alla pace, alcune sono addirittura esaltazioni di guerra camuffate. Quelle nobili, pur accese in magnifiche manifestazioni, se non si consolidano in precise rivendicazioni da porre alle forze politiche, al parlamento e al governo, rischiano l’ennesima sconfitta del pacifismo, la peggiore.
Concretamente cosa significano le parole d’ordine “Immediato cessate il fuoco” e “Avvio di negoziati verso una Conferenza internazionale di pace”? Quale deve essere, secondo i Movimenti, la posizione internazionale dell’Italia? Dato per scontato che non è quella che la Russia si dichiari sconfitta e, senza ricorrere alle armi atomiche, si ritiri nei confini antecedenti il 2022. Né quella che l’Ucraina si arrenda allo statu quo nunc dell’occupazione e rinunci a velleitarie riconquiste territoriali (Crimea compresa). Neppure quella che gli Usa sostengano Zelensky in una infinita guerra di logoramento della Russia, a spese economiche e sociali soprattutto delle popolazioni europee.
Dunque, allo stato drammatico dei fatti, per dare innanzitutto concretezza nelle manifestazioni all’appello del cessate il fuoco e della conferenza di pace, per fissare soprattutto uno spartiacque tra le forze politiche, è necessario investire direttamente il governo con precise rivendicazioni. Non possono essere solo la fine delle (auto)sanzioni e dell’invio di armi. Si deve rivendicare al governo una iniziativa in campo europeo atta a favorire un percorso di compromesso negoziabile in ambito Onu. Su quali linee di utopia concreta.
1) L’autodeterminazione. Dunque, effettuare nuovamente i referendum nelle regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia sotto la supervisione dell’Onu, così da fugare ogni dubbio avanzato dall’occidente circa la loro validità. Eventualmente la Russia dovrà andarsene se questa è la volontà del popolo.
2) Il riconoscimento. Riconoscere formalmente la validità del referendum del 2014 dunque la Crimea come parte della Russia, come lo è stata dal 1783 (fino all’errore di Krusciov del 1954).
3) La neutralità. L’Ucraina continui a stare fuori dalla Nato, neutrale.
Guerra in Ucraina: massime le responsabilità di USA e Europa.

Nel giudizio della storia conta anche la genesi geopolitica del conflitto. E in questo ambito, vale la pena di ripercorrere alcune tappe con l’aiuto di una fonte non sospettabile di simpatie per il Cremlino: la prestigiosa rivista Foreign Affairs. Si tratta di un’analisi che contribuisce a far comprendere che, come in ogni guerra, c’è un presente (in cui la gerarchia delle colpe è del tutto evidente) e c’è un passato (in cui anche la gerarchia delle responsabilità deve essere considerata). Ebbene, Stati Uniti e alleati europei condividono la maggior parte della responsabilità della crisi: l’allargamento della Nato, il rovesciamento illegale del presidente ucraino democraticamente eletto e filo-russo… Una soluzione alla crisi ucraina esisteva, secondo Foreign Affairs. Esiste: «Gli Stati Uniti e i loro alleati dovrebbero abbandonare il loro piano di occidentalizzazione dell’Ucraina e puntare invece a farne un cuscinetto neutrale tra la Nato e la Russia, simile alla posizione dell’Austria durante la Guerra Fredda.>> Clicca qui Il Corriere della Sera.
“La guerra che verrà”: messaggio collettivo sui rischi catastrofici dell’escalation militare.
Clicca qui. Non è un messaggio di un coordinamento di associazioni ma è un’analisi documentata realizzata da un gruppo di intellettuali e attivisti accomunati dalla percezione del rischio che l’umanità sta correndo a causa dell’estrema gravità della crisi. E’ un messaggio basato su una documentazione precisa e dettagliata, basata su elementi fattuali. E’ un messaggio scomodo ma sincero che rintraccia e documenta, con una corposa mole di informazioni a supporto, le vere finalità della guerra e le responsabilità dell’escalation militare che può e deve essere fermata con un’azione diplomatica e un raffreddamento delle tensioni. Lo scivolamento verso scenari sempre più pericolosi è solo all’inizio. Ci aspettano mesi drammatici e inquietanti. E chi crede che la soluzione della guerra in Ucraina sia l’inasprimento e l’amplificazione della guerra stessa, in realtà non fa parte della soluzione ma fa parte del problema.
4 novembre: non festa ma lutto.

La data del 4 novembre viene celebrata con continuità dal fascismo fino ad oggi, per richiamare l’unità dell’Italia sotto il segno della guerra e dell’esercito. “Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate” nell’anniversario della fine di un tragico conflitto mondiale (16milioni di morti) che costò al nostro paese un milione e duecentomila morti (600.000 civili e 600.000 militari): per la prima volta nella storia a morire a causa della guerra non furono solo i militari al fronte, ma in pari numero i civili vittime di bombardamenti o di stenti, malattie, epidemie causate dalla guerra stessa. Vogliamo ricordare e onorare quei morti rinnovando l’impegno contro ogni guerra e la sua preparazione, dunque contro le guerre di oggi, contro le armi costruite per le guerre di domani. Solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Meno armi più difesa della vita, ridurre drasticamente le spese militari e devolvere i fondi per abolire la fame, la povertà, l’inquinamento del pianeta. Drastica riduzione delle spese militari che gravano sul bilancio delle spese sociali. L’Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la messa al bando delle armi nucleari. Uscita dell’Italia dalla Nato, uscita della Nato dall’Italia. No invio armi ai paesi belligeranti.
Per questo sosteniamo la Campagna “Un’altra difesa è possibile”, che prevede l’istituzione di un Dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta.
Pace, disarmo, smilitarizzazione. Tutela della vita degli umani e della Terra.
Proponiamo che il 4 novembre si svolgano commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, di ieri e di oggi.
Le commemorazioni devono essere un solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze: per ridurre drasticamente le spese militari, per abolire le testate nucleari, per fermare le fabbriche di armi.
“Noi portuali di Genova non vogliamo far parte dell’ingranaggio delle armi”.

Transito e traffico d’armi per i porti italiani, europei e non solo… ma i portuali non ci stanno e si organizzano in rete per bloccare le navi della morte. Clicca qui.
Perché uscire dalla Nato

e tagliare le spese militari a favore di scuola e sanità. Clicca qui.