Categoria: Alessandro Marescotti
Il mondo sull’orlo di un precipizio.
Ilva: più debiti e meno cure per i cittadini.
Vogliono concedere per decreto altri 150 milioni quando vi sono già 4,7 miliardi di passività per l’Ilva, fondi per curare i cittadini del quartiere Tamburi di Taranto, non per continuare ad accumulare debiti e inquinamento. Dati sconcertanti emergono dall’audizione del presidente di PeaceLink al Senato: dal 1° novembre 2018 al 31 dicembre 2022, la gestione dell’ex Ilva ha accumulato passività globali per ben 4 miliardi e 700 milioni di euro, come confermato da fonti governative (esattamente 4.737.693.528 euro) (continua)
L’illusione della ricapitalizzazione dell’Ilva.
In questi giorni si parla molto di ricapitalizzazione di Acciaierie d’Italia da parte dello Stato per riattivare la produzione dello stabilimento siderurgico Ilva. Vi è l’illusione che la ricapitalizzazione possa essere un esborso continuo di aiuti da parte dello Stato per evitare che lo stabilimento si fermi sotto il peso dei suoi debiti e dell’insolvenza accertata. Una ricapitalizzazione in perdita non è possibile ed è vietata dalle norme vigenti.
Il Dipartimento per gli Affari Europei (aiuto alla ricapitalizzazione delle imprese) pone delle condizioni per la ricapitalizzazione operata nell’Ilva da parte dello Stato. Condizioni per l’ingresso dello Stato nel capitale delle società è infatti la remunerazione del capitale investito. Pertanto lo Stato deve essere sufficientemente remunerato per i rischi che assume attraverso l’aiuto alla ricapitalizzazione. Senza remunerazione, la ricapitalizzazione diventa una forma di aiuto di Stato, vietata da una precisa norma del TFUE (Trattato di Funzionamento dell’Unione europea), ossia l’articolo 107: “Salvo deroghe contemplate dai trattati, sono incompatibili con il mercato interno, nella misura in cui incidano sugli scambi tra Stati membri, gli aiuti concessi dagli Stati, ovvero mediante risorse statali, sotto qualsiasi forma che, favorendo talune imprese o talune produzioni, falsino o minaccino di falsare la concorrenza”. Pertanto la ricapitalizzazione della società che gestisce l’Ilva in situazione di accumulo costante di debiti commerciali è vietata dalle norme vigenti.
Alessandro Marescotti Presidente PeaceLink.
“Taranto città martire” conversazione con Erri De Luca.
L’ex-Ilva, un sito industriale in perdita e nonostante tutto continua a produrre e a inquinare, mentre il potere politico non tutela la salute.
Tanti i soldi versati all’Ilva negli anni; in questi giorni si parla dell’ennesimo finanziamento pubblico per 680 milioni di euro.
Abbiamo parlato anche di scudo penale: nessuna responsabilità per chi continua a produrre compromettendo il futuro del territorio.
E’ necessario restare al fianco di una popolazione che continua in questa difficile e solitaria resistenza per la sopravvivenza.
Clicca qui il video con lo scrittore Erri De Luca e Alessandro Marescotti, fondatore di PeaceLink
Benzene Ilva a go-go.
Il 18 dicembre 2022 c’è stato un picco elevatissimo di benzene cancerogeno nel quartiere Tamburi di Taranto, in via Machiavelli. Alle ore 4 la concentrazione è arrivata a 42 microgrammi a metro cubo. Per vedere il grafico del picco registrato dalla centralina dell’ARPA Puglia cliccare qui. L’OEHHA della California fissa il valore di soglia acuto (calcolato su base oraria) a 27 microgrammi a metro cubo. Si veda Reference Exposure Levels (RELs) https://oehha.ca.gov/air/crnr/notice-adoption-revised-reference-exposure-levels-benzene. Il valore della centralina in via Orsini è probabilmente ancora più elevato di quello di via Machiavelli, ma non abbiamo accesso ai dati orari di quella centralina.
Alessandro Marescotti – Presidente di PeaceLink
Ambiente lavoro vita Il caso Taranto.
Oggi, da 60 anni, il punto più basso del Movimento Pacifista.
Che ha conosciuto 4 stagioni: dalla primavera e dall’estate assieme a Berlinguer, all’autunno e all’inverno di D’Alema e Di Maio.
Una riflessione critica di Alessandro Marescotti dalla prima marcia Perugia-Assisi del 1961. Clicca qui.
Va fermata l’area a caldo dell’Ilva.
Clicca qui il video davanti alla Prefettura.
Nell’esposto, presentato alla Prefettura nonché alla Procura della Repubblica di Taranto, da Peacelink e Comitato Cittadino per la Salute e l’Ambiente a Taranto (clicca qui), è stato denunciato il pericolo permanente e immanente riconducibile all’attuale attività inquinante dell’ex Ilva che è continuativa e, per di più, autorizzata senza alcuna considerazione dell’impatto sanitario che tale inquinamento comporta. Infatti, come dimostra la ricca serie di documenti scientifici e tecnici acclusia è del tutto evidente che a Taranto esista una massiccia emissione di sostanze inquinanti da parte dello stabilimento a cui corrisponde un rischio sanitario inaccettabile. Siamo quindi in presenza di un rischio sanitario-ambientale che ci porta a richiedere il fermo della produzione dell’area a caldo dello stabilimento in quanto al danno ambientale è associato un danno sanitario scientificamente acclarato e certificato.
“Andremo avanti con la nostra battaglia”.
Contro la sentenza del Consiglio di Stato che ha stabilito la prosecuzione delle attività dell’ Ilva.
Clicca qui il video con il presidente di Peacelink.
Alessandro Marescotti, il professore per la pace e l’ambiente.
Professore di lettere in una scuola superiore a Taranto, fondatore di PeaceLink e autore di vari libri, dal 2005 Marescotti si è occupato tenacemente dell’inquinamento causato dell’acciaieria ex Ilva, contribuendo al maxi processo Ambiente Svenduto. Insignito del “Premio Honoris Causa” per Giornalismo d’Inchiesta, Marescotti è anche referente del progetto Ecodidattica.
Marescotti, qual è il suo stato d’animo dopo la sentenza? La sensazione è quella di partecipare ad una lotta di Resistenza, con la forza nonviolenta della ragione, insieme a tanti altri concittadini. Una lotta dal basso, per la salute e l’ambiente. Purtroppo il Consiglio di Stato ha negato lo spegnimento dell’area a caldo (richiesta dall’ordinanza del sindaco di Taranto). Una sentenza favorevole alle ragioni aziendali. Ma noi andiamo avanti, ancora più determinati. Clicca qui l’intervista.
Ilva, prima di tutto va fermata l’attuale produzione inquinante e insicura per i lavoratori.
Da sempre per l’Ilva Alessandro Marescotti è il punto di riferimento del Movimento di lotta per la salute Maccacaro. Clicca qui l’intervista al fondatore di Peacelink: l’ambientalista che per primo si è battuto contro l’Ilva e i suoi 210 chili di veleni l’anno (diossina ecc.) per ogni cittadino di Taranto. Fu denunciato per procurato allarme. In questi anni, dalla sinistra non ha mai avuto la solidarietà di nessuno. La sinistra è rappresentata da Nichi Vendola, nella sentenza condannato per concussione a 3 anni e 6 mesi di reclusione per le pressioni sull’Arpa Puglia affinché ammorbidisse la sua linea dura contro l’Ilva Clicca qui il commento della sua ex portavoce. Marescotti conferma: “I pm ci ascoltavano, la politica ci considerava allarmisti”. Poi annuncia: “Presenteremo un nuovo esposto sul periodo 2013-oggi, non considerato dalla sentenza”.“ Finora sono esistiti due stati paralleli: i governi e i magistrati”. Nonché i sindacati e altre associazioni ambientaliste che vorrebbero continuare a produrre acciaio per garantire i livelli occupazionali. “La sentenza può portare a un movimento unitario, cioè la riconversione senza acciaio». Taranto è incompatibile con la produzione di acciaio? Neanche con la decarbonizzazione o i forni elettrici? “Genova ha rifiutato i forni elettrici per le scorie radio: si tratta di una tecnologia sorpassata. Per quanto riguarda la decarbonizzazione noi non siamo mai stati contrari ma mettiamo due condizioni: che sia sostitutiva e non aggiuntiva con la produzione tradizionale e che sia anticipata da una Valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario (Viias). Non c’è un pregiudizio ma penso anche che la produzione di acciaio verde non abbia più mercato. E comunque prima di tutto va fermata l’attuale produzione inquinante e insicura per i lavoratori”.
C’è giustizia a Brindisi. Adesso tocca a Genova (ponte Morandi), Vicenza e Alessandria (Pfas)?
Questa sentenza rappresenta una svolta storica sul piano giudiziario per la città di Taranto. E non solo, speriamo. Questa sentenza è un macigno sulle azioni del Governo: non saremmo un Paese credibile e giusto se all’interno del PNRR, a partire dall’ex Ilva, non si avviasse una vera transizione ecologica che parta dalla chiusura immediata dell’area a caldo dell’acciaieria (confiscata dalla sentenza e in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato).
Per l’Ilva di Taranto, al processo “Ambiente svenduto” durato cinque anni, per associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro, avvelenamento di sostanze alimentari, corruzioni in atti giudiziari, omicidio colposo e altre imputazioni, la Corte di Assise di Brindisi condanna a vario titolo: 22 anni di reclusione a Fabio Riva e 20 al fratello Nicola; 21 anni e 6 mesi a Girolamo Archinà responsabile delle relazioni istituzionali e definito dall’accusa come la “longa manus” dei Riva verso istituzioni e politica; 21 anni a Luigi Capogrosso direttore dello stabilimento; 18 anni e 6 mesi a Lanfranco Legnani, Alfredo Ceriani, Giovanni Rebaioli e Agostino Pastorino considerati una sorta di “governo ombra” dei Riva; 3 anni e 6 mesi a Niki Vendola ex governatore della Puglia accusato di concussione aggravata in concorso; 3 anni a Gianni Florido ex presidente della Provincia e a Michele Conserva ex assessore provinciale all’ambiente per concussione, 15 anni e 6 mesi a Lorenzo Liberti ex consulente della procura; 2 anni per favoreggiamento a Giorgio Assennato ex direttore di Arpa Puglia; 5 anni e 6 mesi a Francesco Perli avvocato dei Riva; eccetera per un totale di 47 imputati (44 persone fisiche e 3 società); trasmissione degli atti alla procura per l’ipotesi di falsa testimonianza per l’ex arcivescovo della diocesi di Taranto Benigno Papa. Insomma una bella associazione a delinquere industriale, politica, amministrativa, legale, ecclesiale.
Clicca qui i giornali:
La nostra posizione sull’Ilva è chiara: chiusura area a caldo e riconversione economia.
Chiediamo al Governo la riconversione dell’economia di Taranto con i fondi del Recovery Fund. Invece l’area a caldo è incompatibile con la salute e va fermata.
A proposito di censure. Quelle del ministro Costa. I silenzi degli intellettuali.
Costa ha recentemente emanato due decreti salva-ILVA nel più totale silenzio, quatto quatto. Il primo è sugli scarichi dei reflui in mare di cokeria e altoforni e il secondo sui nastri trasportatori. Sono proroghe, le ennesime, alle prescrizioni autorizzative. E’ un esempio di come le Istituzioni ignorino informare le Associazioni e dunque di consultarle. Alessandro Marescotti va oltre questa denuncia e lancia un grido di allarme: “La reazione civile viene delegata al mondo dell’ambientalismo, il mondo della cultura non si esprime o addirittura tace”. Clicca qui.
Regionali Puglia, a Taranto c’è clima di disincanto.
Forse c’è solo una parola che può riassumere efficacemente la situazione attuale. E quella parola è disincanto. Siamo ormai oltre la protesta, oltre la rabbia, oltre la delusione. Siamo al disincanto verso un M5S che non ha mantenuto le promesse. Siamo al disincanto politico, ossia a quello stato dell’animo di chi si sente ormai vaccinato dal virus dell’illusione. Un amaro disincanto. Dall’Ilva, alla Tap, alla Tav, agli F-35, il Movimento aveva promesso due anni fa cose che oggi ha accantonato. Ma se questa è la situazione nell’area del M5S, non va meglio la situazione per il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano (continua Peacelink).
No soldi pubblici per salvare l’Ilva.
Lo Stato non può farsi carico delle perdite di ArcelorMittal. La fabbrica non è sostenibile né dal punto economico né da quello ambientale e sanitario. Se lo Stato ritiene che sia utile salvare la produzione gettando ulteriori miliardi di soldi pubblici in un’azienda che cade a pezzi e senza futuro, allora è necessario che le organizzazioni tarantine e la cittadinanza scendano in strada per raccontare le alternative sostenibili e gli interventi di riconversione che si potrebbero attivare con tali investimenti pubblici. Clicca qui il video con Alessandro Marescotti.
L’Ilva è come il Paltò di Napoleone in “Miseria e Nobiltà”.
Radio Radicale intervista Alessandro Marescotti presidente di PeaceLink: INVITALIA non può salvare l’ILVA. La sua mission è differente rispetto a quella che fu la mission di GEPI. Tra il 1971 e il 1992 a GEPI lo Stato erogò circa 4.000 miliardi di lire per gestire 108.000 lavoratori. Una prospettiva non più proponibile oggi: INVITALIA non può tornare a diventare un carrozzone per mascherare i fallimenti. Cliccate qui per saperne di più.
Il coraggio di dire la verità sull’Ilva.
I governi hanno delegato ad AcelorMittal la scelta scomodissima di chiudere l’ILVA: clicca qui Alessandro Marescotti Peacelink.
La prosecuzione della produzione di acciaio a Taranto non è l’unica scelta possibile: clicca qui ISDE Italia
L’Ilva uccide, non garantisce l’occupazione: clicca qui Marco Bersani Attac Italia
Cala la produzione ILVA e calano i dati dell’inquinamento: clicca qui il monitoraggio
Basta! L’Ilva va chiusa. Manifestazione il 4 maggio a Taranto.
Il tradimento dei Cinquestelle contestato ai ministri Di Maio (Mise), Grillo (Salute) e Costa (Ambiente) al tavolo di confronto governo/associazioni .
Clicca qui il video con Massimo Battista e Michele Riondino rappresentanti dei “Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti”
Clicca qui il video con Alessandro Marescotti presidente dell'”Associazione PeaceLink”
Con la gestione Arcelor Mittal c’è più inquinamento di prima. Clicca qui i dati.
Primo Maggio a Taranto. Corteo e concerto autofinanziati da “Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti”. Sul palco Movimenti e Artisti di tutta Italia. Michele Riondino: i Cinquestelle ci hanno sedotti e abbandonati. Se si vuole conciliare la salute con il lavoro: bisogna chiudere l’Ilva. Clicca qui Maria Teresa Totaro (Il Fatto).
Osservatorio nazionale amianto: +500% di tumori tra i lavoratori Ilva. Clicca qui.
Nelle tre città più inquinate della Puglia (Brindisi, Taranto, Manfredonia) vi è un eccesso significativo dell’88% di parti prematuri.
Sarebbe importante che la ministra Grillo cominciasse ad occuparsi dei bambini dopo la sentenza di Strasburgo sul caso Ilva. Clicca qui Alessandro Marescotti.
Pace – Newsletter quindicinale.
Clicca qui gli articoli Peacelink di gennaio.
Processo Ilva, i retroscena e le omissioni.
La più importante fonte emissiva di diossina in Europa “dimenticata” dai monitoraggi, insieme all’altro cancerogeno benzo(a)pirene. L’immobilismo di Vendola. Il formaggio alla diossina. Clicca qui la testimonianza di Alessandro Marescotti, Peacelink.
Capodanno tarantino. Il governo brinda l’Ilva che sputa fuoco.
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Intervista ad Alessandro Marescotti sui fanghi di depurazione da spandere sui terreni agricoli.
Il presidente di Peacelink su Radio Radicale (clicca qui): fanghi contenenti diossina, PCB, toluene, selenio, berillio, cromo e arsenico.
Verso il surriscaldamento globale. Il contributo dell’ILVA all’aumento di emissioni climalteranti.
Sarà il risultato finale di questo governo. Clicca qui Alessandro Marescotti.
Aumento di mortalità al quartiere Tamburi di Taranto.
Ricerca condotta nell’ambito del Centro Salute e Ambiente di Taranto. Clicca qui Alessandro Marescotti di Peacelink.
ILVA. Aumenteranno le emissioni di polveri e gas serra.
Emergono pian piano i dettagli di una operazione propagandistica del governo ai danni della popolazione esposta all’inquinamento. Clicca qui Alessandro Marescotti presidente di PeaceLink