Volo di Stato per onorare il latitante.

La vignetta di Mario Natangelo pubblicata in prima pagina su Il Fatto Quotidiano è stata “rimossa” da Facebook dopo dieci minuti di pubblicazione per violazione degli alti standard dei contenuti di Meta. 

Non era bastata la parata di politici per ricordare Bettino Craxi, storico leader socialista scomparso latitante dopo essere fuggito dai processi di Tangentopoli (che comunque gli sono costati condanne definitive per corruzione e finanziamento illecito). Ora si scopre che per portare gli omaggi a Craxi ad Hammamet, in Tunisia, è stato utilizzato il volo di Stato, cioè l’aereo blu pagato con i soldi dei contribuenti. Lo ha fatto, come certifica il database dei voli di Stato della Presidenza del Consiglio, il 18 gennaio scorso il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani. Quest’ultimo il 17 e 18 gennaio era partito per Berlino per partecipare a un ricevimento all’ambasciata italiana e a un vertice del Ppe, per poi fare scalo ad Hammamet il giorno successivo, poi a Catania per assistere alla prima del teatro Bellini e tornare a Roma. A colpire è il passaggio in Tunisia per il 25esimo anniversario dalla morte di Craxi. Obiettivo: portare “il saluto del governo e rendere omaggio a un grande italiano che è stato protagonista della nostra vita politica, ingiustamente criminalizzato”. E ancora, il tocco poetico: “Craxi, Andreotti e Berlusconi sono stati i grandi strateghi di politica estera”.

“L’Italia ripudia la guerra” …dipende contro chi.

Auspico che la Russia torni a svolgere un ruolo di rilievo nel rispetto della sovranità di ogni Stato, della carta dell’Onu e del diritto internazionale”: giuste parole ma non sulla bocca di Sergio Mattarella.  Nel 1999 un governo da lui vicepresieduto bombardò per 78 giorni Belgrado con la Nato e contro l’Onu, il diritto internazionale e la sovranità di uno Stato: la Serbia alleata di Mosca. Undici settimane di massacri, dai 1.200 ai 2.500 morti quasi tutti civili, fiumi di profughi, distrutta l’ambasciata cinese, polverizzati ospedali, scuole, zone residenziali, treni passeggeri, convogli di fuggiaschi, autobus, mercati, ponti affollati e gli studi della tv RTS (uccisi 16 fra registi, giornalisti e tecnici). Ma la Nato non la chiamò guerra, bensì “ingerenza umanitaria”. Quella brusca rottura della pace europea dopo 44 anni spalancò la strada a un’altra gravissima lesione del diritto: lo smembramento della Serbia col riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo contro la risoluzione dell’Onu n. 1244, che vi confermava la sovranità di Belgrado.
 
La scena si ripeté con le guerre illegali della Nato in Afghanistan (“lotta al terrorismo”), in Iraq (“esportazione della democrazia”) e in Libia (“sostegno alle primavere arabe”). Mattarella non fece mai  paragoni col Terzo Reich. Lo fa ora dopo che fra il 2014 e il 2022 fu proprio lui a insignire delle massime onorificenze della Repubblica Italiana ben 30 ministri, funzionari e oligarchi putiniani, alcuni già sanzionati per la Crimea. Il tutto anni dopo le guerre russe in Cecenia e in Georgia e i bombardamenti in Siria. Anzi, sul petto di Dmitry Peskov portavoce di Putin nel 2017 Mattarella appuntò la stella di Commendatore della Repubblica a Mosca. 

Aule in campi di battaglia.

Il nuovo pacchetto di riforme scolastiche proposto dal governo Meloni, guidato dal Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, hanno sollevato critiche da più parti. Le riforme, che includono il voto di condotta come strumento punitivo, l’accelerazione dei percorsi tecnici e l’alternanza scuola-lavoro obbligatoria, hanno sollevato un acceso dibattito e numerose proteste.
 
Meloni e Valditara promettono “di rivoluzionare il sistema educativo”, ma  rischiano di trasformare le aule in campi di battaglia. Tra voto di condotta usato come arma, istituti tecnici accelerati e piegati agli interessi delle aziende e alternanza scuola-lavoro obbligatoria, il pacchetto di misure divide il Paese, scatenando proteste da parte di docenti e studenti. Clicca qui.

Caligo e maccaja sul porto di Genova.

Il futuro della nuova diga foranea del porto di Genova, la più costosa opera portuale mai realizzata in Italia (1,3 miliardi tutti pubblici, di cui 500 dal fondo complementare al Pnrr e oltre 250 dalla Banca europea degli investimenti) si fa ancora più nebuloso: la trasparenza sui fondi e le incognite sulla progettazione.
 
L’incognita principale, emersa durante la progettazione e fulcro delle incongruenze dell’appalto cui sta lavorando la Procura, attiene alla tenuta dei fondali (93) su cui, a profondità da record, si intende far correre i 6 chilometri della diga: realizzati in cemento armato, sono veri e propri giganti, grossi come palazzi, vengono posati uno accanto all’altro sul basamento sommerso.
 
La nuova Diga foranea è progettata per consentire al Porto di Genova di ospitare in sicurezza navi più grandi, senza limitare gli accessi e le manovre verso gli accosti, e adeguandosi alle esigenze delle maggiori compagnie di navigazione. Senza questo intervento, il Porto di Genova perderebbe progressivamente parte del traffico attuale e non sarebbe in grado di intercettare nuovo traffico. Si obietta che il traffico di container ristagna in Italia da 15 anni, e dove già si possono accogliere le mega-navi di ultima generazione (Vado Ligure, Genova Pra’, Trieste) i tassi di utilizzo dei terminal oscillano fra il 25 e il 65%.

Sconfiggere l’ideologia maschilista, il sistema di potere maschile.

MANIFESTAZIONE MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE “ONE BILLION RISING” IL 14 FEBBRAIO. Il manifesto: “La violenza degli uomini, l’ideologia maschilista, il sistema di potere maschile, sono la prima radice e il primo paradigma di ogni violenza.
Non si può costruire la pace, non si può realizzare una società responsabile e solidale, non si può liberare ogni essere umano e l’umanità intera, non si può realizzare il bene comune dell’umanità e garantire la salvaguardia dell’intero mondo vivente, se non si sconfigge la violenza degli uomini, l’ideologia maschilista, il sistema di potere maschile.
Contrastiamo la violenza degli uomini, l’ideologia maschilista, il sistema di potere maschile; e con la lotta nonviolenta che a tutte le violenze si oppone costruiamo un mondo di giustizia e libertà, di responsabilità e solidarietà in cui siano rispettati tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Sosteniamo il movimento delle donne nella lotta per la liberazione dell’umanità intera”.

Politici, stop patteggiamenti con Solvay sulla pelle della gente.

“I Comitati e le Associazioni invitano la Procura di Alessandria a non intraprendere procedimento di patteggiamento con Solvay/ Syensqo inteso a favorire in senso premiale all’imputato di chiudere anticipatamente senza dibattimento la vicenda penale relativa al disastro eco sanitario dello stabilimento di Spinetta Marengo.”
“I Comitati e le Associazioni diffidano le Istituzioni locali e nazionali (Comune, Regione, Ministero ecc.) di proseguire tavoli di trattative intesi a favorire tale patteggiamento che affievolisce i reiterati reati penali e civili di contaminazione ambientale e non riconosce alle Vittime, persone fisiche morte o ammalate, i reali risarcimenti rapportati ai danni individualmente subìti”.
“I Comitati e le Associazioni, a discrimine di ogni ipotesi di patteggiamento,  pongono  irrinunciabilmente al primo posto l’immediata interruzione della condotta di contaminazione che continua a perdurare, cioè pongono l’arresto della produzione e dell’utilizzo delle sostanze tossiche e cancerogene: con l’azzeramento delle emissioni in aria, nel sottosuolo ed in falda e col procedere contestualmente -a carico dell’azienda- ad una reale e completa bonifica dell’inquinamento fino ad oggi generato”.
Su questi tre imperativi etici e politici -in primis fermare Solvay- hanno concordato i gruppi locali dei Comitati e delle Associazioni di Alessandria, impegnandosi ciascuno ad articolare all’opinione pubblica prese di posizione forti e inequivocabili nei confronti delle Istituzioni, in grado di mobilitare la popolazione e fare blocco sulla  Procura.
Così, hanno proceduto con comunicati stampa Legambiente (clicca qui) e Movimento di lotta per la salute Maccacaro (clicca qui). Così, proseguiranno le prese di posizione di  WWF, Comitato Stop Solvay, Medicina democratica, Vivere in Fraschetta, GreenpeaceAnemos eccetera. Aspettando i Sindacati e i Partiti.

Le parti civili a cui Solvay propone di vendere la salute della popolazione.

La Solvay (Syensqo) ha ottenuto dal GUP di Alessandria il rinvio dell’udienza di sei mesi allo scopo di addivenire ad un patteggiamento premiale con la Procura della Repubblica, ovvero di chiudere anticipatamente senza dibattimento la vicenda penale relativa al disastro eco sanitario dello stabilimento di Spinetta Marengo. Allo scopo, i sei mesi servono alla Solvay per concludere trattative con le Parti civili: affinchè le stesse esprimano eventuale assenso alla Procura della Repubblica.
I nodi da sciogliere con le Parti civili riguardano minimamente le PARTI CIVILI FISICHE. Queste persone, infatti, sono un paio di centinaia ammesse con discriminazione al processo: non si giustifica perché alla stregua non siano ammesse le decine di migliaia di alessandrini, magari Vittime di malattie e morti. Ebbene, Solvay reputa che queste persone, scontando che non hanno nessuna fiducia nella Giustizia, si accontenteranno dell’elemosina di poche migliaia di euro, mentre  le parcelle degli avvocati sarebbero una cuccagna.
I nodi da sciogliere riguardano invece le parti civili istituzionali: Governo, Regione e Comune.
IL GOVERNO 
Un Tribunale (anche in questo processo bis) potrebbe (finalmente) condannare Solvay a risarcire allo Stato i miliardi di euro di reiterati danni ambientali e sanitari inferti al territorio, ovvero la Bonifica. Invece, con un patteggiamento che dà un colpo di spugna al Processo, altro che enormità miliardarie: Solvay se la può cavare simbolicamente con un “dono” di poche centinaia di milioni. E continuare a produrre indisturbata: perché -è inteso- nel frattempo questo Governo, con la sua maggioranza, è ancor meno indicato dei precedenti a varare una Legge  che metta al bando i Pfas in Italia e dunque Solvay di Spinetta, che è l’unica che li produce. In Parlamento la Lobby dei Pfas è onnipotente.
LA REGIONE PIEMONTE
Strozzando il processo, il patteggiamento serve a Solvay per evitare  condanne miliardarie per danni di risanamento ambientale, cioè per bonifiche, e di costi sociali che la collettività è stata costretta (e sarà) a provvedere, cioè i costi delle strutture sanitarie per accertare e assistere i malati (e i morti). Solvay, con la trattativa in corso con la Regione Piemonte, conta  di cavarsela con poche centinaia di milioni.
La Regione, in cambio del placet alla Procura, intende  scrollarsi di dosso la pressione mediatica di Comitati e Associazioni che l’accusano da tempo immemorabile di omettere indagini ambientali e sanitarie. La Regione giustificherà il “dono” della Solvay proprio per il suo utilizzo a realizzare un monitoraggio della della popolazione. La Solvay è tranquilla perché -è inteso- il biomonitoraggio non sarà di massa, cioè né riferito all’intera provincia, né all’intera zona della Fraschetta, né all’intero comune di Alessandria. Insomma, ai prelievi del sangue non avranno diritto decine di migliaia di persone. La “zona rossa” sarà abilmente circoscritta: ieri a 29 residenti o lavoratori agricoli”, oggi a “135 maggiorenni residenti entro 500 metri dal polo chimico di Spinetta Marengo”, domani “estesa” a qualche altra decina di persone, dopodomani a qualche altra, dopodomani…; non ci sarà mai un domani prossimo e certo  per cui si possa parlare di monitoraggio di massa.
La Solvay è tranquilla. Il micro monitoraggio del sangue, e non anche delle urine,  è ulteriormente limitato: ai Pfas e non alla ventina di sostanze ancor più inquinanti (es. cromo esavalente),  e neppure sarà refertato  a tutti i Pfas: esclusi furbescamente proprio “i nuovi” (es. cC6O4 e ADV) che Solvay ora sta utilizzando. La Solvay è tranquilla: non ammetterà mai che il micro monitoraggio abbia valore probatorio, neppure indiziario, ben lungi da una indagine epidemiologica che le dimostri il nesso causa-effetto, meno che mai disposta a risarcire le Vittime ammalate e morte.
Il compito affidato all’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi, autorevole esponente nazionale di Fratelli d’Italia, è quello di andare in giro per Alessandria, assecondato ovviamente dagli omologhi comunale e provinciale, a propagandare il biomonitoraggio rallentato e disinnescato e pomposamente ovvero ridicolmente definito “task force”, ad offuscarne e minimizzarne via via  i risultati, insomma  a fare da imbonitore presso quei Comitati che si prestino al gioco, a insultare invece quelli che  hanno definito  “omertoso” il suo operato. Si   vergogni lui piuttosto, che vende la salute della popolazione.
IL COMUNE DI ALESSANDRIA
Il sindaco è la massima autorità sanitaria sul territorio, e dunque il sindaco di Alessandria con una ordinanza sarebbe stato in grado di fermare le produzioni inquinanti della Solvay di Spinetta Marengo e salvaguardare la salute dei concittadini. Si sa perché non lo farà mai, palleggiandosi dietro la Regione e il Governo. Ad evitare il ripetersi di pubbliche accuse, perciò, un Patteggiamento gli sarebbe di sollievo. Anche perché stiamo parlando di soldi e il Comune non è che navighi in floride acque.
E c’è anche un’altra faccenda, che è stata accusata di mancanza di trasparenza dall’opposizione in Consiglio comunale. La Giunta ha autorizzato  l’acquisizione di un’area nella zona dell’ex zuccherificio, tra Alessandria e Spinetta, circa 20 mila metri quadrati (quasi tre campi da calcio), del valore fiscale di simbolici 34 mila euro. Se a caval donato (“generosamente” dalla società Valtidone) si guarda in bocca, la dentatura è marcia perché il sottosuolo dell’ex zuccherificio è impregnato all’inverosimile dei veleni (cromo esavalente ecc.)  della Solvay. Perché mai la Giunta ha acquisito un’area disastrata che il Comune non ha assolutamente i soldi per bonificare? Addirittura “per farne un centro studi dedicato alla bonifica ambientale dice il sindaco Giorgio Abonante? E i soldi dove li trova per “realizzare una nuova strada per collegare il futuro secondo ponte sul fiume Bormida”? A pensare male si fa peccato, ma il pensiero va alla trattativa con  Solvay. Sono tante le maniere per vendere la salute della gente.

Il programma di “Ammaliamo il mondo. La salute al primo posto?”

Sabato 22 febbraio 2025

Ore 10,30 – INTRODUZIONE AL CORSO – PERCHE’, PER CHI, COME

Mirta Da Pra Pocchiesa e Federica Pecoraro, coordinatrici di Casacomune

Ore 11.00 – ONDATE DI CALORE E DINTORNI. LE RICADUTE DELLA CRISI CLIMANTICA SULLA SALUTE

Letizia Proserpi, divulgatrice e socia ISDE

Ore 12.00 – INQUINANTI INDUSTRIALI CHE INQUINANO ACQUA, ARIA E TERRE AMIANTO – IL CASO ETERNIT DI CASALE MONFERRATO Silvana Mossano, giornalista (online)

Ore 14.30 – INQUINANTI INDUSTRIALI CHE INQUINANO ACQUA, ARIA E TERRE IL CASO PFAS

Vincenzo Cordiano, ISDE Associazione Italiana Medici per l’Ambiente

Vitalia Murgia, ISDE Associazione Italiana Medici per l’Ambiente

Ore 15.30 – INQUINANTI IN AGRICOLTURA. IL PESO DEL GLIFOSATO E DEGLI ALLEVAMENTI INTENSIVI

Simona Savini, Campagna Agricoltura Greenpeace Italia (online) Comitato Gruppo Locale Torino

Ore 16.30 – NON LI VEDI MA LI RESPIRI. QUALI PROBLEMI PER I CENTRI URBANI

Beppe Piras, Comitato Torino respira

Ore 17,30 – Lavori di gruppo/Spazio di discussione/confronto tra i partecipanti (facoltativo e solo per iscritti in presenza che si prenotano)

Domenica 23 febbraio 2025

Ore 09.15 – SMALTIMENTO RIFIUTI E SOSTANZE TOSSICHE NELL’INDUSTRIA E ECOMAFIE TRA FALSE NOTIZIE E VERITA’

Antonio Pergolizzi, saggista e giornalista curatore del rapporto ecomafie di Legambiente (online)Ore 10.00 – LE CONSEGUENZE DEGLI INQUINANTI SULLA SALUTE UMANA

Antonino Frustaglia, Medico specializzato in Cardiologia, Gerontologia e Geriatria.

Ore 11.00 – CHE FARE? PROBLEMI E AZIONI POSSIBILI PER CAMBIARE ROTTA E GENERARE CAMBIAMENTO

Introduce Marica Di Pierri, Associazione a sud online

Comitato Mamme no PFAS

Movimento Lotta per la salute con Lino Balza

ISDE Piemonte

ARPA con Alberto Maffiotti Biologo-Dirigente del Dipartimento Arpa Piemonte Nord Ovest

Sapereambiente con Marco Fratoddi

Quindici le candidature al Premio Attila 2024. Votate.

Dopo quelle già pubblicate, Meloni, Tajani, Sangiuliano, Toti, Craxi, Mattarella, Zelens’kyj, Battistini, Vittorio Emanuele, Vannacci, sono pervenute ulteriori candidature:
 
Elon Musk, sta organizzando un colpo di stato internazionale non con carri armati nelle strade o milizie negli edifici governativi, ma con fogli di calcolo, ordini esecutivi e una rete di lealisti radicati nella burocrazia federale.
 
Carlo Nordio, sta sciorinando un razzismo viscerale che finora nessun Ministro della giustizia  aveva così chiaramente spiattellato.
 
Pina Picerno, visto che vuole la guerra, perchè non ci va lei in trincea in Ucraina? Invece di starsene con il culo al caldo a Bruxelles.
 
Matteo Renzi, lo stalker comico è, che fra le Europee e la Partita del Cuore era tornato al rango che gli compete: quello di pelo superfluo della politica; poi l’astuto abbraccio di Elly Schlein l’ha catapultato dal campo santo al campo largo. E lui, appena gli dai un dito, si prende pure il coso, vabbè ci siamo capiti.
 
Luigi Brugnaro, il sindaco che smanetta Venezia.
 

L’intera Rassegna dei Premi Attila dal 2004 (pagine 125) è disponibile a chi ne fa richiesta.

È in corso un colpo di stato internazionale!

Aderisci al Comitato nazionale per la difesa dell’Onu

Colpo di stato internazionale in corso

Non smettiamo di lottare per un mondo più giusto e pacifico

  

ATTENZIONE! NON CONTINUARE A SOTTOVALUTARE IL PERICOLO!

 

L’attacco alla Corte Penale Internazionale in corso è un atto eversivo pari ad un colpo di stato. Un colpo di stato internazionale contro la giustizia, la legalità democratica e il diritto internazionale. E dunque la libertà e la pace.

 

L’obiettivo dei golpisti è chiaro: distruggere tutte le regole per poter dettare le proprie, distruggere la “Costituzione mondiale” (la Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale penale e dei diritti umani) per imporre la propria, distruggere quel che resta dell’Onu e del sistema di Agenzie specializzate per non dover più rendere conto a nessuno…. (continua)

Le infinite vie della privatizzazione della sanità.

Il CNEL nella Relazione 2024 sui servizi pubblici: sono 4,5 milioni le persone che nel nostro Paese hanno rinunciato a curarsi per problemi economici, lunghe liste d’attesa o difficoltà a raggiungere i luoghi di erogazione del servizio. Si tratta del 7,6% della popolazione italiana, in netto aumento rispetto agli anni pre-pandemia (6,3% nel 2019). La spesa pubblica in sanità continua ad essere una delle più basse in Europa (75,6% rispetto alla media europea) e comporta il contraltare di una spesa privata per le persone che ha superato i 40 miliardi. Il definanziamento del pubblico costituisce una spinta potentissima alla privatizzazione, che ha ormai raggiunto il 27,1% dell’insieme delle attività di ricovero. Clicca qui Marco Bersani. 

C’era una volta il medico di famiglia.

I Pronto soccorso scoppiano. Le liste di attesa hanno tempi biblici. La sanità a pagamento va a gonfie vele. I Medici di Medicina Generale (Mmg) operano in convenzione col Servizio sanitario nazionalel (Ssn) e a loro retribuzione si basa sul numero di assistiti. L’annunciata proposta del ministro Schillaci di trasformare i Mmg in dipendenti del Ssn è stata rigettata, anche per la stessa resistenza del sindacato maggioritario deii Mmg. E’ in corso un dibattito fra chi difende gli interessi corporativi e chi intende garantire un futuro al nostro Ssn che deve rimanere pubblico e universale. Clicca qui l’intervento di Mariolina Castelloni vicepresidente del Senato. 

La follia storica di equiparare svastica e falce martello.

La risoluzione del Parlamento europeo approvata qualche tempo fa a Strasburgo, che chiede di vietare all’interno dell’Unione i simboli nazisti e comunisti sovietici, rende chiaro il balzo all’indietro, culturale e politico, dell’intera Europa.
 
“La falce e il martello”. Un simbolo che non era, e non sarà in seguito, solo dell’Urss né tantomeno solo di Stalin: piuttosto, nato e cresciuto dall’Ottocento fino a oggi, nel corso di grandi battaglie di progresso, di giustizia, di libertà. 
La svastica hitleriana. Che fu solo del dittatore tedesco e che accompagnò esclusivamente una dittatura violenta e folle, una guerra di aggressione e di conquista, l’annientamento ovunque fosse del popolo ebraico, lo scrigno di cultura, scienza e arte più prezioso in Occidente.
 
Equiparare questi due simboli non è solo un’idiozia politica, un revisionismo spinto dalle temperie malefiche dell’oggi; piuttosto è una dimostrazione d’ignoranza e falsificazione totale della storia. Anzi, è la cancellazione della storia in sé. Clicca qui Goffredo Bettini.

Salvini: tranquilli, noi andiamo avanti.

Una forte scossa di terremoto di magnitudo 4.8 è stata registrata nelle isole Eolie, in provincia di Messina. Lo ha rilevato l’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia. L’epicentro è stato individuato non lontano dall’isola di Alicudi, a 17 chilometri di profondità. La scossa è stata avvertita distintamente in altre province della Sicilia e anche a Palermo.
 
Salvini garantisce, dall’alto delle sue competenze ferroviarie,  che al Ponte sullo Stretto non farebbe un baffo neppure una scossa di magnitudo 7,1 come quello che nel 1908 distrusse Messina e Reggio Calabria, neppure di magnitudo 12 e perfino oltre, neppure se accompagnata da maremoto o dalla caduta del governo Meloni.  

L’inquinamento atmosferico è un’emergenza sanitaria.

Nel mondo e in Italia. Necessarie misure urgenti per la tutela della salute pubblica. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ogni anno nel mondo circa 8,1 milioni di… leggi il resto

https://www.isdenews.it/isde-italia-linquinamento-atmosferico-e-unemergenza-sanitaria-necessarie-misure-urgenti-per-la-tutela-della-salute-pubblica-pubblicato-il-nostro-position-paper/

Campagna per l’embargo militare contro il governo israeliano.

Nonostante il cessate il fuoco, il governo di Tel Aviv non ha deposto le armi e dopo la Striscia di Gaza sta ora cercando di liquidare il problema palestinese in Cisgiordania; anche se il mondo continua, colpevolmente, a girare la testa dall’altra parte, la società civile continua a mobilitarsi in sostegno della causa palestinese. PARTECIPANO BDS ITALIA – ASSOPACE PALESTINA – PAX CHRISTI – UN PONTE PER – PONTI NON MURI. Clicca qui.

Pfas l’emergenza eco sanitaria dalle Alpi all’Etna.

La spedizione ”Acque senza Veleni” di Greenpeace ha avuto luogo tra settembre e ottobre 2024 per verificare la contaminazione nell’acqua potabile in tutte le regioni d’Italia dei PFAS: sostanze tossiche e cancerogene secondo tutti gli studi scientifici internazionali,  usate in numerosissimi processi industriali e prodotti di largo consumo, che si accumulano “inquinanti eterni” nell’ambiente e nel sangue provocando danni irreversibili alla salute umana.  Per affrontare questa che per milioni di italiani è la forma di inquinamento più pericolosa che sta colpendo il nostro Paese,

non vi è altra  soluzione  che  la chiusura delle produzioni Pfas della Solvay di Spinetta Marengo (Alessandria) e il varo di una legge che vieti l’uso di tutti i PFAS in Italia.

Per realizzare la prima mappa nazionale indipendente, Greenpeace ha raccolto 260 campioni, soprattutto in  fontane pubbliche,  in 235 comuni appartenenti a tutte le Regioni italiane. I PFAS sono presenti nel 79% dei campioni di acqua potabile analizzati.  Il cancerogeno PFOA è risultato il più diffuso. Consultando  il report completo con tutti i risultati delle analisi PFAS, clicca qui,  si tratta di una delle peggiori situazioni d’Europa.

Sull’indagine Greenpeace, clicca qui anche una vasta rassegna stampa (Scienze, Il Fatto alimentare, Repubblica, Fanpage, Corriere della sera, La stampa, Radiogold, Resto del carlino, Il manifesto, Avvenire, La nazione, Il fatto quotidiano eccetera), che comprende Piemonte, Veneto, Puglia, Liguria, Abruzzo, Emilia Romagna, Toscana, ecc.

Per una storia completa dei Pfas in Italia dal 1980, invece  consulta gli oltre mille articoli sul Sito www.rete-ambientalista.it  o chiedici i tre volumi del dossier “Pfas. Basta!”.

Bando ai Pfas adesso!

Il 29 gennaio, la facciata metallica dell’edificio Berlaymont, sede della Commissione Europea, tra le bandiere europee, è stata illuminata da un messaggio in lettere bianche e gialle accompagnato da un teschio: “ Bando al PFAS adesso! ”. Il clamoroso messaggio ha fatto seguito…  allo scarico di  secchi di terra contaminata davanti al cancello di Chemours a Dordrecht (Paesi Bassi), all’aver distribuito birre contaminate da PFAS agli operai di una fabbrica chimica a Zwijndrecht (Belgio) ed essersi accampati davanti al tribunale durante il processo Miteni a Vicenza (Italia).
 
Dietro questo appello all’esecutivo europeo, con  richiesta di incontro con Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, ci sono due organizzazioni ambientaliste, European Environmental Bureau e WeMove Europe, alle quali hanno aderito rappresentanti delle popolazioni belga, olandese, francese e italiana colpite dall’inquinamento da PFAS. In un’indagine in quattro episodi pubblicata dal 14 al 17 gennaio 2025 dalla RTBF e dai suoi 28 partner del progetto Forever Lobbying , hanno rivelato il costo colossale del disinquinamento dei PFAS in Europa: tra 95 miliardi di euro e più di 2.000 miliardi di euro in Europa nel corso di 20 anni, a seconda dello scenario. Oppure 100 miliardi di euro all’anno “in perpetuo”. Insomma, fermare ora la produzione di Pfas, in Italia fermare Solvay, sarebbe la soluzione più conveniente.
 
Questa indagine ha anche messo in luce un’attività di lobbying su scala senza precedenti da parte dell’industria chimica, fino ai vertici dell’esecutivo europeo, per ostacolare un piano di messa al bando degli “inquinanti eterni”. In Italia, il Movimento di lotta per la salute Maccacaro ha denunciato (clicca https://www.rete-ambientalista.it/2025/01/18/2-000-miliardi-di-danni-la-lobby-dei-pfas-e-linciucione-italiano/) che  la lobby delle aziende chimiche e industriali capitanata da Solvay è tutt’altro che rassegnata: grandi manovre sono in corso attorno ai processi Miteni di Vicenza e Solvay di Alessandria, con il sospetto che si voglia spegnerli, quando meno impacchettarli. In Veneto clicca (https://www.rete-ambientalista.it/2025/01/11/delitto-perfetto-2-vicenza/l’allarmato documento di Mamme No Pfas, Isde, Cillsa, Legambiente, Cgil Veneto e Rete dei comitati denuncia l’esistenza di un semiclandestino tavolo di autorità politiche, istituzionali e giudiziarie  che tratta con le aziende imputate coprendone le responsabilità penali e risarcitorie In Piemonte: è in corso l’altro “inciucio” della tabula rasa dei patteggiamenti giudiziali a danno delle Vittime e della bonifica, (https://www.rete-ambientalista.it/2025/01/11/delitto-perfetto-2-alessandria/ ).

L’ecomafia: la responsabilità di un’intera classe politica bipartisan.

La Corte europea dei diritti umani (Cedu) condanna l’Italia per aver messo a rischio la vita degli abitanti della Terra dei Fuochi, dove oggi vivono 2,9 milioni di persone e dove gli scarichi illeciti di rifiuti pericolosi e le morti non sono un capitolo chiuso, qui, dove la criminalità organizzata ha gestito il traffico di rifiuti provenienti da ogni parte d’Italia, dalle concerie ai petrolchimici, fino alle industrie di alluminio, distruggendo la fertilissima Campania Felix, della quale non è rimasto più nulla. Nella vasta area della regione Campania, tra Caserta e Napoli, compromessa dagli interramenti e dalle sostanze tossiche, le bonifiche vanno a rilento e c’è chi ancora aspetta i risultati dello studio Spes, un biomonitoraggio sulla popolazione residente promosso nel giugno 2016 da Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno e Istituto Pascale. Spesa: 30 milioni di euro.
 
La Cedu ha stabilito che il governo dovrà introdurre, senza indugio, misure generali in grado di affrontare in modo adeguato il fenomeno dell’inquinamento della Terra dei Fuochi. Significa che l’Italia ha due anni di tempo per sviluppare una strategia correttiva, mettere in piedi un sistema di monitoraggio che sia indipendente e una piattaforma di informazione pubblica.
Le campagne intorno Acerra sono uno dei Sin (siti di interesse nazionale) più vasti e densamente popolati d’Italia, con 80 comuni coinvolti e 1,8 milioni di persone che vivono nell’area. Qui le bonifiche sono solo agli inizi, mentre i roghi continuano. E i cittadini continuano ad ammalarsi.
 
E dal 2009 è entrato in funzione il più grande inceneritore d’Italia, un impianto per i rifiuti urbani che incenerisce 111 chili pro capite all’anno di rifiuti, quanto incenerisce la Lombardia in 13 impianti e altrettanti territori”
Alla sentenza del Cedu si è arrivati attraverso quarantuno istanze collettive presentate nel 2015 da più di 3.500 persone e da cinque organizzazioni con sede in Campania. Molte di queste persone hanno visto morire figli, fratelli, nipoti, si sono ammalati. Nell’area interessata, infatti, insieme all’inquinamento delle falde acquifere, saliva anche il numero dei casi di cancro.
 
Per Legambiente, la sentenza della Cedu richiama alla responsabilità un’intera classe politica bipartisan “che per anni ha sottovalutato, nascosto quello che accadeva in quel territorio”. Legambiente ha coniato il termine Ecomafia per il suo rapporto, raccogliendo le denunce che arrivavano dai circoli presenti sul territorio. “Si sono succeduti 12 governi nazionali e 5 a livello regionale senza trovare un ‘vaccino’ efficace.

Le candidature al Premio Attila 2024.

Stanno pervenendo le prime candidature per votare il Premio “ai nostri figli peggiori, alle  personalità che si sono particolarmente distinte a danno dell’ambiente, della salute, della pace”. Le votazioni si concluderanno tradizionalmente il 28 febbraio. Dunque votate, con tanto di commenti: che verranno pubblicati.  Queste le candidature sopraggiunte:
 
Giorgia Meloni.   Si vanta di essere una delle sette meraviglie del mondo (di cui tre italiane, con Mussolini e Berlusconi) per  avere di nuovo  riportato l’Italia al suo  “posto al sole” nel mondo.
 
Antonio Tajani. Eterno secondo.  Negli anni settanta fu vicesegretario del Fronte Monarchico Giovanile, ala junior dell’Unione Monarchica Italiana, la formazione politica vicina al ramo dei duchi di Aosta della famiglia di Savoia. Come già Vittorio Emanuele III, anche lui si esprime con comprensione nei confronti del Duce. All’ultimo convegno dell’Unione Monarchica Italiana:  «Mussolini? Fino a quando non ha dichiarato guerra al mondo intero seguendo Hitler, fino a quando non s’è fatto promotore delle leggi razziali, a parte la vicenda drammatica di Matteotti, ha fatto delle cose positive per realizzare infrastrutture nel nostro Paese, poi le bonifiche».
 
Gennaro Sangiuliano.  Oculatamente scelto quale titolare del Mi(ni)stero della Cultura che ha fatto in tempo di insegnare che “Cristoforo Colombo non ipotizzava di scoprire un nuovo continente, ma voleva raggiungere le Indie circumnavigando la terra sulla base delle teorie di Galileo Galilei“.
 
Giovanni Toti.  Anche da Re Sole della Liguria, Giovanni Toti, detto l’Ammorbidente, non ha mai perso la faccia da scolaro con il grembiule bianco e il fiocco blu, seduto al primo banco nella classe che fu di Silvio Berlusconi, il mentore della sua vita, che tra una barzelletta e l’altra, tra una pupa in tacchi a spillo e uno scandalo ad personam, insegnava la grammatica del potere, l’apoteosi pubblicitaria del consenso, gli oscuri traffici di denari e altre utilità, che i teorici d’alta politica contemporanea chiamano “sangue e merda”, indispensabili ingredienti a confezionare pasti caldi per il pregiato pubblico degli elettori.
 
Bettino Craxi. Che era esule e  non fuggito contumace, celebrato anche da Mattarella: Le riforme di Craxi cambiarono l’Italia. Ha lasciato un grande segno nel Paese”.
 
Sergio Mattarella.  Già vicepremier del governo che bombardò la Jugoslavia, mentre migliaia di magistrati con la Costituzione in mano uscivano dalle aule dell’anno giudiziario quando parlavano i rappresentanti dello sgoverno, più di tante parole ha colpito il suo silenzio: di garante supremo della Costituzione e dunque anche del potere giudiziario. Ma forse è meglio così: l’ultima volta che ha aperto bocca è stato per elogiare un ex premier pregiudicato per corruzione e finanziamento illecito che, dopo aver vilipeso la Giustizia del suo Paese, vi si era sottratto dandosi alla latitanza. Non resta che rimpiangere Pertini.
 
Volodymyr Zelens’kyj . Il tragico comico. Da anni  dava del servo di Putin a chiunque gli chiedeva di negoziare con la Russia, e  insultava chiunque gli capitasse a tiro, dal Papa all’Onu alla Croce Rossa; tipo: “Il Papa non può mediare, non è credibile, non capisce la politica: è filorusso”. Ora che la guerra è persa,vorrebbe che lo zar russo negoziasse con lui perché, proprio perché privo di legittimazione istituzionale, alla pari sente  sé come lo zar ucraino.
Stefania Battistini. “Sono davvero onorata come giornalista del servizio pubblico di ricevere l’onorificenza dell’Ordine della Principessa Olga III grado, che il presidente Zelensky ha voluto attribuirmi come inviato di guerra. Un riconoscimento importante per il lavoro che il Tg1 e la Rai tutta hanno svolto in questi  mesi per coprire sul campo gli effetti dell’invasione russa in Ucraina”.
 
Vittorio Emanuele. E’ morto a Ginevra a 87 anni. Le esequie nella basilica di Superga. Suo nonno Vittorio Emanuele III mise il Paese nelle mani di un dittatore, lo spedì in guerre coloniali feroci, accettò l’alleanza con il nazismo, firmò leggi razziste e antisemite, lasciò portar via migliaia di cittadini italiani ebrei, abbandonò centinaia di migliaia di soldati nelle mani dei nazisti e infine scappò con ignominia. Anche Vittorio Emanuele, nel suo piccolo, ha generato tragedie: da ubriaco un suo colpo di fucile tolse la vita a giovane tedesco.  Ma con lui la dinastia è soprattutto passata dalla tragedia alla farsa: dentro la storia invisibile e sotterranea, legata a lobby riservate, logge segrete, loggia P2, aristocrazie occulte impegnate in affari internazionali, spesso sul crinale tra legalità e illegalità, sempre ricco sfigato, anche come mercante d’armi.
 
Roberto Vannacci. Pier Luigi Bersani è stato condannato con un decreto penale, per diffamazione aggravata nei confronti di Vannacci, allora generale dell’esercito e ora eurodeputato della Lega. L’ex segretario del Pd, durante un dibattito alla Festa dell’Unità  commentò il libro dell’ufficiale ‘Il mondo al contrario’: “Quando leggi quelle robe lì pensi: ‘Va bene dài, sciogliamo l’esercito, sciogliamo le istituzioni e facciamo un grandissimo bar’. Il Bar Italia. Dove puoi dare dell’invertito a un omosessuale, dove puoi dare della fattucchiera a una femminista, dove puoi dare del negro a un nero, dove puoi dire a un ebreo ‘ok la Shoah, ma non esageriamo’. Quel bar lì non sarebbe mai vuoto in Italia. Ma scusate, se in quel bar lì lui puoi dire tutte queste cose, è possibile dare del coglione a un generale?”.
 
L’ intera Rassegna dei Premi Attila dal 2004 (pagine 125)  è disponibile a chi ne fa richiesta:

Solo allora potrete dimenticarci.

«Non comprendo, non sopporto che si giudichi un uomo non per quello che è, ma per il gruppo a cui gli accade di appartenere» scrisse Primo Levi. E tutta la vita ci avrebbe messi in guardia: «Al termine della catena» c’è sempre il Lager, l’annientamento, lo sterminio. Così è, la storia dell’umanità.
 
Quella vergogna oggi ancora esiste, ed è anzi persino più funerea: perché c’è stata Auschwitz nel cuore della “nostra” Europa e perché da allora si è detto, prima timidamente, poi convintamente e poi addirittura istituzionalmente: «Mai più». Ma gli ottant’anni trascorsi da allora, con l’elenco interminabile di orrori che va da Hiroshima all’Algeria, dal Vietnam al Ruanda, dalla Jugoslavia all’Afghanistan, dalla Siria a Gaza, sembrano dirci, con Levi, che siamo ancora lì, e che la nostra volontà, che sia «buona», «nulla» o «scarsa», «non abbia valso a difesa».

Al via le votazioni per il Premio Attila 2024.

Nel 2005 “La Rete ambientalista, il coordinamento provinciale dei comitati e delle associazioni alessandrine”, istituì il “Premio Attila Alessandria 2004” da attribuirsi “alla personalità che a livello locale si è particolarmente distinta a danno dell’ambiente e della salute”. Le votazioni si celebrarono durante le ricorrenti assemblee popolari e tramite “gli oltre 500 indirizzi e-mail che compongono la nostra rete telematica” (scrivemmo orgogliosamente).

Oggi, a venti anni di distanza, ci rivolgiamo in Rete a 42.000 persone. Nel frattempo, il Premio ha assunto una dimensione nazionale, con (inopportuna) tendenza a passare i confini. Insomma, il Premio Attila è, nel suo genere, la più alta onorificenza italiana… dopo il Festival di Sanremo. Vincitori i nostri figli peggiori: industriali, politici, amministratori che nel corso dell’anno si sono particolarmente distinti a danno dell’ambiente, della salute e della pace (“pacce” come la pronuncia papa Francesco: l’unico che ha piena dignità sul tema). L’ intera Rassegna dei Premi Attila (pagine 125) è disponibile a chi ne fa richiesta:

Avviamo dunque le votazioni per il PREMIO ATTILA 2024: che si concluderanno tradizionalmente il 28 febbraio. Cominciate dunque a inviarci le candidature, possibilmente corredate dalla motivazioni (argute, probabilmente).

Auschwitz, 27 gennaio 1945.

La prima pattuglia russa giunse in vista del campo verso mezzogiorno del 27 gennaio 1945, dell’ultimo giorno di Auschwitz, sabato, quello destinato verificarne e a celebrarne la “liberazione”, e quindi la spettacolosa fine del regno della morte voluto, programmato e costruito dal nazismo al centro dell’Europa.
 
Nel KZ AuschwitzKonzentrationslager Auschwitz, aveva trovato la morte per opera dei nazisti, a partire dal giugno 1940, un numero imprecisato di esseri umani – forse un milione e centomila, probabilmente un milione e trecentomila: uomini e donne, in grande maggioranza ebrei (più di un milione di vittime), rom e sinti, sovietici di varie nazionalità, oppositori politici, cittadini polacchi, omosessuali, anziani e bambini. I rom, al pari degli ebrei (e dei sinti), testimoniavano un’antica e radicata passione omicida del nazismo. Naturalmente, la provenienza etnica e religiosa dei singoli assassinati era maniacalmente registrata dai ragionieri del campo di concentramento; ma non tutti i verbali sono stati conservati poiché l’arrivo delle truppe sovietiche fu in parte inaspettato, in quella primavera del ’45.
 
Era grande, Auschwitz (il nome nuovo che i nazisti – dopo l’occupazione militare all’inizio della guerra – avevano sostituito a quello polacco di Oswiecim) e diviso in tre campi principali: “Auschwitz uno” ospitava il potente apparato burocratico tedesco, arricchito da centinaia di stranieri, anch’essi destinati alla morte, ma intanto disperatamente illusi di poterla evitare ubbidendo; “Auschwitz due”, comunemente rispondente al nome di Birkenau, poco distante dal campo uno, era l’efficiente, e gigantesco, campo di sterminio, funzionante dall’8 ottobre del ’42: lì lavorava la ben organizzata macchina della morte, attraverso le affidabili e rodate camere a gas, brillantemente in funzione giorno e notte, anche se oberate di lavoro; infine, “Auschwitz tre” (l’attuale Monowice), entrata in opera a pieno ritmo solo il 31 ottobre del 1942: lì si erano insediate numerose note fabbriche tedesche, non solo militari ma civili, che finché era umanamente possibile e vantaggioso utilizzavano i deportati come manodopera gratuita, restituendola poi al settore due, quello delle camere a gas, quando l’operazione non risultava più conveniente. Non pochi degli operai stranieri, già prima della messa in funzione del Konzentrationlager di Auschwitz, avevano fatto una utile anche se corrosiva esperienza in 44 “sottocampi” costruiti durante l’occupazione tedesca della Polonia.
 
Secondo la radicata abitudine organizzativa dei politici nazisti inventori del campo, il gigantesco meccanismo uomini-lavoro-morte di Auschwitz aveva al suo vertice una speciale unità delle SS, le Totenkopfverbande (Unità testa di morto) che comprendeva anche alcune migliaia di donne. Inoltre, nei ranghi inferiori di sorveglianza e persecuzione le Sonderkommando (squadre speciali) erano composte non da tedeschi, ma da stranieri – obbligatoriamente di razza ariana – al loro servizio. Erano in genere utilizzati come specialisti abituati a smaltire i corpi delle migliaia di uccisi nelle camere a gas. Nell’autunno del 1943 il complesso della morte, su decisone dell’autorevole Himmler, fu dotato anche di alcuni bordelli, allo scopo – si argomentò – di “aumentare la produttività” di gruppi di detenuti “in attesa di essere eliminati”. Alla fine l’area occupata dal campo di detenzione e sterminio arrivò a raggiungere, complessivamente, i quaranta chilometri quadrati.
 
L’arrivo dei lunghi treni dei deportati, raccolti in diverse zone d’Europa – 2500 circa per ogni convoglio – era un giornaliero e complesso evento: ogni vagone di treno portava in media 120 persone; gli “inutili” (anziani, ragazzini, malati a prima vista non utilizzabili) venivano dirottati immediatamente in una delle quattro camere a gas mascherate da docce e organizzate a Birkenau. I dichiarati abili al lavoro erano invece subito condotti negli edifici dei bagni, dove dovevano consegnare biancheria, abiti e ogni tipo di monile; gli uomini potevano conservare la cinta dei pantaloni. Poi i nuovi arrivati, denudati, subivano una sbrigativa rasatura totale; seguiva la distribuzione del vestiario da campo: la casacca, un paio di pantaloni, gli zoccoli. Un’altra selezione stabiliva gli “abili al lavoro” che erano affidati ad uno speciale e massacrante impegno quotidiano al servizio di grandi aziende private come la Metal Union e la Siemens (paradossalmente una di queste società chimiche di cui i lavoratori divenivano schiavi era la IG Farbem, destinata a sterminarli). Infine, ai nuovi abitanti di Auschwitz veniva tatuato sull’avambraccio sinistro un numero. Gli uomini erano subito separati dalle donne e dai bambini, creando file distinte. Il personale medico delle SS decideva chi era abile al lavoro. È stato calcolato che solo il 25% degli ospiti di Auschwitz aveva la possibilità di sopravvivere. Il restante 75% (costituito da donne, bambini, anziani, madri con figli) veniva indirizzato direttamente alle camere a gas. Particolarmente efficienti erano le quattro strutture omicide di Birkenau, dove era utilizzato il gas preferito dagli esperti, il famoso Zyklon B. I numeri per la distribuzione dei reclusi erano stabiliti in base alle variabili necessità dell’industria bellica tedesca. Di fronte al sovraffollamento dei campi si verificò, paradossalmente, anche il caso di interi treni “complessivamente inutili” inviati direttamente, dopo l’arrivo ad Auschwitz, nelle camere a gas con tutto il loro carico.
 
(Claudio Fracassi)

Ammaliamo il mondo. La salute al primo posto?

Il 22 e 23 febbraio 2025 si terrà il corso di formazione “AMMALIAMO IL MONDO – La salute al primo posto?” L’evento può essere seguito on line in diretta live o vissuto in presenza, presso la Fabbrica delle “e” a Torino, in corso Trapani 91/b.

Come primo evento dell’anno abbiamo pensato di fare un corso che riguarda la nostra salute: vogliamo quindi riflettere sulle connessioni tra ambiente e salute, sulle ricadute della crisi climatica e l’uso degli inquinanti. Parleremo di diritti calpestati e di quelli ri-conosciuti dopo anni di battaglie, soprattutto da parte di gruppi, associazioni, ong. La parte finale sarà dedicata al “che fare”: modi e metodi per far fronte ai continui attacchi alla salute nostra e del pianeta di cui facciamo parte. Accanto all’approfondimento, con specialisti del settore, verrà dato spazio al racconto di esperienze significative in atto e al ruolo degli attivisti. Si ragionerà su dati, nazionali ed internazionali, su strategie operative e sulla legislazione in atto in materia e sulle modifiche che andrebbero apportate.

Interverranno relatori di indiscussa professionalità e competenza del mondo medico e scientifico, giornalisti e rappresentanti di organizzazioni da sempre in prima linea su queste tematiche: Legambiente, Sapereambiente, Libera, Gruppo Abele, ISDE Associazione Italiana Medici per l’Ambiente, Torino Respira, Premio Luisa Minazzi, Movimento di Lotta per la Salute G. Maccacaro.

Contatti: tel 342.3850062; mail casacomune.laudatoqui@gmail.com; www.casacomuneaps.org

Il programma di “Ammaliamo il mondo. La salute al primo posto?”

Sabato 22 febbraio 2025

 Ore 10,30 – INTRODUZIONE AL CORSO – PERCHE’, PER CHI, COME

Mirta Da Pra Pocchiesa e Federica Pecoraro, coordinatrici di Casacomune

Ore 11.00 – ONDATE DI CALORE E DINTORNI. LE RICADUTE DELLA CRISI CLIMANTICA SULLA SALUTE

Letizia Proserpi, divulgatrice e socia ISDE

Ore 12.00 – INQUINANTI INDUSTRIALI CHE INQUINANO ACQUA, ARIA E TERRE AMIANTO – IL CASO ETERNIT DI CASALE MONFERRATO Silvana Mossano, giornalista (online)

 Ore 14.30 – INQUINANTI INDUSTRIALI CHE INQUINANO ACQUA, ARIA E TERRE IL CASO PFAS

Vincenzo Cordiano, ISDE Associazione Italiana Medici per l’Ambiente

Vitalia Murgia, ISDE Associazione Italiana Medici per l’Ambiente

Ore 15.30 – INQUINANTI IN AGRICOLTURA. IL PESO DEL GLIFOSATO E DEGLI ALLEVAMENTI INTENSIVI

Simona Savini, Campagna Agricoltura Greenpeace Italia (online) Comitato Gruppo Locale Torino

Ore 16.30 – NON LI VEDI MA LI RESPIRI. QUALI PROBLEMI PER I CENTRI URBANI

Beppe Piras, Comitato Torino respira

Ore 17,30 – Lavori di gruppo/Spazio di discussione/confronto tra i partecipanti (facoltativo e solo per iscritti in presenza che si prenotano)

Domenica 23 febbraio 2025

Ore 09.15 – SMALTIMENTO RIFIUTI E SOSTANZE TOSSICHE NELL’INDUSTRIA E ECOMAFIE TRA FALSE NOTIZIE E VERITA’

Antonio Pergolizzi, saggista e giornalista curatore del rapporto ecomafie di Legambiente (online)Ore 10.00 – LE CONSEGUENZE DEGLI INQUINANTI SULLA SALUTE UMANA

Antonino Frustaglia, Medico specializzato in Cardiologia, Gerontologia e Geriatria.

Ore 11.00 – CHE FARE? PROBLEMI E AZIONI POSSIBILI PER CAMBIARE ROTTA E GENERARE CAMBIAMENTO

Introduce Marica Di Pierri, Associazione a sud online

Comitato Mamme no PFAS

Movimento Lotta per la salute con Lino Balza

ISDE Piemonte

ARPA con Alberto Maffiotti Biologo-Dirigente del Dipartimento Arpa Piemonte Nord Ovest

Sapereambiente con Marco Fratoddi

Il modello Albania.

Il sistema di deportazione è stato inaugurato da Meloni e Edi Rama nel 2023 con un accordo fra l’Italia e la sua ex colonia Albania. Sono realizzati due centri in territorio albanese a spese italiane, dove i migranti catturati in mare a 500 Km di distanza vengono deportati: dapprima nel porto di Shёngjin e poi nella vicina cittadina di Gjadёr configurata come un Cpr (Centro di permanenza per i rimpatri) volto a detenere in carcere i migranti in attesa di essere respinti nei Paesi di origine.
 
Il tutto è una violazione della Convenzione di Ginevra e delle Convenzioni internazionali di diritto del mare: ultimo anello di una catena cheimprigionando le persone migranti in una speranza negata, è lo specchio perfetto delle politiche italiane ed europee in materia di flussi migratori. Un modello, sì, ma di disumanità. 

Modello America.

Sfogliate il libro delle nefandezze umane. Alla pagina dell’anno 1619, mese di agosto, troverete l’immagine di schiavi denudati e incatenati in fila per entrare nella stiva della nave Sao Joao Baptista e poi della White Lion, i bastimenti negrieri che dalle spiagge dell’Angola portavano i primi 33 schiavi a Jamestown, Virginia. Quello era il viaggio di andata. E ora confrontate quella immagine, dipinta 406 anni fa, con la fotografia rilasciata dalla Casa Bianca del 47° presidente Donald Trump, intitolata “Deportazione!”, dove la scena è clamorosamente capovolta, ci sono una trentina di disgraziati in fila indiana e in catene, come si addice agli schiavi, che stanno salendo dentro la stiva dell’aereo da trasporto militare per essere espulsi, buttati via, come si fa con gli avanzi di un pranzo durato 4 secoli. Uomini in divisa e armati di fucile mitragliatore controllano la partenza degli schiavi rinominati “clandestini”, proprio come quattro secoli fa i trafficanti bianchi, armati di mazze e spade controllavano gli arrivi dei “selvaggi” appena razziati dai villaggi africani. Dopo quei 33 schiavi in America ne sono arrivati tra i 9 e i 15 milioni, nessuno è in grado di conteggiare uomini e donne che valevano qualcosa in vita e nulla da morti. Hanno lavorato nei campi prima della canna da zucchero poi in quelli di cotone a costo zero, se si esclude il cibo per il sostentamento delle braccia. Generando una formidabile ricchezza nell’America dei pellegrini bianchi che di genocidio in genocidio, sgomberarono le terre dell’oro e della frontiera. Fino a decollare verso i fasti economici della Rivoluzione industriale proprio come i cugini dell’impero britannico che prelevavano schiavi dall’Africa all’Oriente. L’abbiamo chiamato progresso, ce ne vantiamo, convinti come siamo che la crudeltà servita ieri e rinnovata oggi, resterà per sempre nel conto dei debiti sospesi. (Pino Corrias)

Tra memoria e attualità: il mondo sanitario nel programma di eutanasia nazista.

Emmi G., di soli 16 anni, fu una delle migliaia di vittime con disabilità durante il nazismo. Giudicata “schizofrenica”, venne sterilizzata e successivamente inviata a Meseritz-Obrawalde, dove venne uccisa il 7 dicembre 1942 con un’overdose di tranquillanti.
 
Per il Giorno della Memoria presentiamo un approfondimento dedicato alle figure del mondo sanitario che parteciparono al “Programma di eutanasia” in cui, tra il 1939 e il 1945, trovarono la morte circa 200.000 persone con disabilità o con disturbi psichici. «Crimini che bisogna continuare a studiare e a ricordare, per riconoscere, prevenire e contrastare il rischio del riemergere di logiche discriminatorie e delle loro pericolose ricadute umane… Clicca qui Tra memoria e attualità: il mondo sanitario nel programma di eutanasia nazista

Se questo è un uomo.

Si immagini ora un uomo a cui, insieme con le persone amate, vengano tolti la sua casa, le sue abitudini, i suoi abiti, tutto infine, letteralmente tutto quanto possiede: sarà un uomo vuoto, ridotto a sofferenza e bisogno, dimentico di dignità e discernimento, poichè accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso; tale quindi, che si potrà a cuor leggero decidere della sua vita o morte al di fuori di ogni senso di affinità umana; nel caso più fortunato, in base ad un puro giudizio di utilità. Si comprenderà allora il duplice significato del termine “Campo di annientamento”… 

Clicca qui Primo Levi.

Tutta la storia di Spinetta raccontata in video da Lino Balza. La storia italiana vista dal basso.

Fino ad allora recuperata da fonti scritte e orali, dal 1970 Lino Balza si è assunto il compito ufficiale di scrivere in prima persona la storia del territorio attorno al polo chimico di Spinetta Marengo, ovvero la storia del movimento operaio alessandrino attraverso la lente di ingrandimento della fabbrica Montedison-Solvay, ovvero vista dal basso la storia italiana dell’ascesa e della caduta del Movimento operaio e dei Movimenti eco pacifisti.

Pieno appoggio del PD all’invio di armi in Ucraina.

L’Aula del Senato ha approvato la risoluzione della maggioranza per la proroga fino al 31 dicembre del 2025 dell’invio di mezzi e armi all’Ucraina. 
La risoluzione è passata con 96 voti a favore, 26 contrari e 40 astenuti. Il Senato ha precluso a norma di regolamento tutte le risoluzioni presentate dalle opposizioni. 
 
DELRIO (PD-IDP)Signor Presidente, signor Ministro, i democratici italiani confermano il pieno appoggio alle sue comunicazioni. Un appoggio serio perché lei ha detto parole serie. Siamo molto in sintonia sulla politica estera; anzi, più che noi d’accordo con voi, direi che finalmente siete voi d’accordo con noi, perché questa politica estera è stata decisa quando c’era un Governo in cui era presente il Partito Democratico. Ricordo per esempio un po’ di polemiche della presidente Meloni nel 2016, quando il Governo Renzi decise di dare un contributo al potenziamento del contingente NATO in Lettonia. Questo per dire che adesso facciamo finalmente le stesse analisi, e questo è uno dei motivi per cui siamo qui oggi a dire che non abbiamo dubbi nel continuare nel sostegno all’Ucraina. Non abbiamo nemmeno dubbi, signor Ministro, come lei ha detto benissimo, sul fatto che la pace non sia mai a buon mercato.

Tutta la storia di Spinetta raccontata in video da Lino Balza. Il Consiglio di Fabbrica. Sessantotto.

Il Sessantotto realizzò una rivoluzione dentro il vecchio sindacato, a cominciare dalle fabbriche, a cominciare dalla Montecatini Edison, che ben presto diventerà un modello in tutto il territorio. Nel novembre ’69, la Commissione Interna e le RSA (Responsabili Sindacali Aziendali) sono ancora le organizzazioni sindacali ufficiali, quando, invece, sul campo si afferma il “Comitato di agitazione: non riconosciuto, clandestino, così si descrivono i protagonisti…

Rubrica a cura di Mattia Servettini.

Violazioni dei diritti umani nella guerra in Ucraina.

Il rapporto delle Nazioni Unite menzionato nell’articolo di InsideOver https://it.insideover.com/guerra/ucraina-e-russia-il-rapporto-onu-sulle-violazioni-del-diritto-non-risparmia-nessuno.html evidenzia violazioni del diritto internazionale commesse sia dalla Russia che dall’Ucraina nel contesto del conflitto in corso. Secondo il rapporto, entrambe le parti sono responsabili di azioni che contravvengono alle norme internazionali, senza che nessuna delle due possa essere considerata esente da colpe.
In particolare, il rapporto documenta casi di maltrattamenti e torture subiti dai prigionieri di guerra di entrambe le nazionalità. Sono state condotte interviste con 174 prigionieri di guerra ucraini negli ultimi 18 mesi, e quasi tutti (169 su 174) hanno fornito resoconti di maltrattamenti durante la detenzione.
Queste violazioni includono trattamenti inumani e degradanti, che rappresentano una delle pagine più dolorose e meno espresse di questo conflitto.
Il rapporto sottolinea l’importanza di rispettare il diritto internazionale umanitario e i diritti umani, esortando entrambe le parti a cessare immediatamente tali pratiche e a garantire la protezione dei civili e dei prigionieri di guerra.

2.000 miliardi di danni. La lobby dei Pfas e l’inciucione italiano.

Rispetto a quando per la prima volta (1990) scrivemmo che lo stabilimento di Spinetta Marengo scaricava Pfas in Bormida. Rispetto a quando dai primi anni 2000 eravamo in pochi, se non i  soli, a diffondere sui Pfas informazioni e documenti internazionali sempre più allarmanti, anche trasmettendoli -come Movimento di lotta per la salute Maccacaro– in forma di esposti (venti) alla Procura di Alessandria. Ebbene, rispetto a quei tempi, fino a quelli odierni, per tutti i quali ci appuntiamo la medaglietta di indefessa costanza, ebbene oggi si può affermare che la tragedia Pfas primeggia quasi in tutti gli organi di informazione, merito anche negli ultimissimi anni dell’accelerata mediatica della campagna di Greenpeace in Italia ( http://bit.ly/3FAJ7H0 ). Meglio tardi che mai. Ma non ancora a sufficienza.
Infatti, a tutt’oggi, le produzioni dei cancerogeni e tossici Pfas della Solvay non sono state fermate ad Alessandria e l’uso dei  Pfas non è  stato messo al bando in Italia.
 
Lo stallo malmostoso è il segno che  la lobby delle aziende chimiche e industriali capitanata da Solvay è tutt’altro che rassegnata: grandi manovre sono in corso attorno ai processi Miteni di Vicenza e Solvay di Alessandria, con il sospetto che si voglia spegnerli, quando meno impacchettarli. In Veneto l’allarmato documento di Mamme No Pfas, Isde, Cillsa, Legambiente, Cgil Veneto e Rete dei comitati denuncia l’esistenza di un semiclandestino tavolo di autorità politiche, istituzionali e giudiziarie  che tratta con le aziende imputate coprendone le responsabilità penali e risarcitorie (https://www.rete-ambientalista.it/2025/01/11/delitto-perfetto-2-vicenza/). In Piemonte: l’altro “inciucio” della tabula rasa dei patteggiamenti giudiziali a danno delle Vittime e della bonifica, su cui hanno preso posizione Legambiente e Movimento di lotta per la salute Maccacaro (https://www.rete-ambientalista.it/2025/01/11/delitto-perfetto-2-alessandria/ ).
A lato di questo “inciucione”, la lobby è quanto mai aggressiva in campagne di pressione sui politici e di  disinformazione atte a  sviare l’attenzione pubblica dalle loro responsabilità verso i rischi per la salute e i relativi costi sociali (esemplari furono le campagne pro-tabacco). Lo scopo delle centinaia di lobbisti (addirittura Mario Draghi) è duplice: indebolire e affossare la proposta di Bruxelles di vietare la vendita e commercializzazione dei Pfas, e spostare il peso economico dei lavori di bonifica dalle aziende ai cittadini.
La multinazionale belga in Europa mantiene, con Ilham Kadri amministratrice delegata di Syensqo spin off di Solvay, un ruolo apicale nella “Campagna di disinformazione” dopo la richiesta di restrizione e divieto dei Pfas promossa nel 2023 dai cinque Stati europei (Danimarca, Germania, Norvegia, Olanda, Svezia). La campagna punta all’esclusione dal divieto dei fluoro polimeri: da considerarsi innocui prodotti finiti rispetto ai Pfas “storici” intermedi di produzione, e soprattutto da affermarsi essenziali per lo sviluppo della nuova tecnologia verde sponsorizzata dal Green Deal e finanziata in parte dal PNRR. Il nuovo fluoropolimero essenziale per l’idrogeno verde sarebbe Aquivion, che dal 2025 a Spinetta noi  produrremo senza utilizzo di pfas”. Falso. Aquivion rimane un Pfas e una volta riversato in ambiente il prodotto degrada in Pfas”: clicca qui.
 
Nella sua campagna, la lobby sta anche fronteggiando l’indagine interdisciplinare transfrontaliera coordinata da Le Monde, Forever Lobbying Project (FLP), che coinvolge 46 giornalisti di  diverse redazioni , 18 esperti accademici e avvocati internazionali e 29 media partner in 16 Paesi. L’indagine “sulla peggiore crisi di inquinamento che l’umanità abbia dovuto affrontare”, utilizzando una metodologia articolata e basata su criteri scientifici, ha infatti portato a galla quanto costerà ripulire dal “veleno del secolo” 23.000 siti in Europa, tra cui quelli, come Alessandria e Vicenza, considerati “hotspot PFAS”, dove la contaminazione ha già dimostrato di aver raggiunto  livelli particolarmente  pericolosi per la salute delle popolazioni esposte. A prescindere dagli incalcolabili costi umani e sociali in morti e ammalati e dall’impatto dei PFAS sui nostri sistemi sanitari, l’indagine  si è “limitata” a calcolare i costi per  bonificare le falde acquifere e i terreni impregnati di PFAS.
La cifra è da capogiro, ed equivale a 2 trilioni e mezzo di euro, 2,5 mila miliardi di euro in un periodo di 20 anniovvero un costo annuale pari a 100 miliardi di euroPer l’Italia, ad esempio, l’opera di pulizia costerebbe intorno a 12 miliardi di euro l’anno: stima assai per difetto se solo si guardano i costi depositati presso il tribunale di Vicenza. Cifre che comunque esploderebbero ulteriormente, in perpetuo, se non ci sarà lo stop immediato dei Pfas. Il nodo politico è: questi costi da chi verranno affrontati? dalle aziende che hanno messo in circolazione il PFAS, o dai cittadini tramite le proprie tasse?
Il principio sarebbe: chi inquina paga. Dunque il nodo è politico: mentre  gli altri Paesi CEE   chiedono a gran voce all’Agenzia Europea delle Sostanze Chimiche (ECHA) di mettere al bando i PFAS, in Italia la storica  complicità politica e sindacale, delle istituzioni locali e governative, non ferma  le produzioni Pfas della Solvay a Spinetta Marengo, primo indispensabile passo verso il divieto in Italia  dell’uso di Pfas in tutte le manifatture, come fu (1992) per l’Eternit e l’amianto.
 
Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro

Pfas anche nei cinturini degli smartwatch.

Ormai l’elenco dei prodotti di largo consumo con Pfas è talmente lungo che, sintetizzando, si può dire che va dalla carta igienica, passando per le pentole antiaderenti, fino… ai cinturini degli orologi.
 
Nei cinturini degli smartwatch fitness tracker a rilasciare più Pfas sulla nostra pelle sono proprio quelli di marche “premium”, di  giganti come Apple, Nike, Fitbit (di proprietà di Google) e Samsung. Lo studio è opera di un team di ricerca dell’Università statunitense di Notre Dame, guidato dal professor Graham Peaslee, che ha analizzato 22 cinturini realizzati con materiali diversi, tra cui fluoro elastomeri (Pfas) , plastica, pelle e metalli. Addirittura sono  proprio i cinturini con un costo superiore a 30 dollari quelli che presentano livelli più elevati di fluoro, indicatore della presenza di Pfas, rispetto a quelli con un prezzo inferiore a 15 dollari.
 
Già gli studi precedenti, esempio dell’Istituto tedesco  Bundesinstitut für Risikobewertung (BfR) per quanto riguarda  cosmetici  e creme solari, hanno dimostrato che i Pfas, non solo respirati e mangiati, sono anche   assorbiti dalla pelle e perfino  con presenza minima  contaminano il sangue per anni.