Una Condotta Malvagia Priva dell’Umana Pietà

Si è conclusa la requisitoria dei pubblici ministeri contro gli imputati al processo della ex Clinica Santa Rita di Milano, dove i pazienti venivano sistematicamente sottoposti a interventi chirurgici ingiustificati, inutili e invalidanti per ottenere il massimo dei finanziamenti pubblici. Al processo Medicina democratica è attiva come parte civile. Sono state avanzate le seguenti richieste di pena: 21 anni per il primario chirurgo toracico Pier Paolo Brega Massone, 14 anni di reclusione per Pier Paolo Presicci, 8 anni per Marco Pensara, pene fra i 2 e 3 anni per gli altri imputati. Nessuna attenuante generica concessa.

L’impianto accusatorio inizialmente ipotizzato e’ stato confermato: truffa e falso; lesioni con l’aggravante della crudeltà, ovvero ” una condotta malvagia priva dell’umana pietà'”. Macellai della sanità privata, che della salute fa una merce, e la sfrutta senza scrupoli.

Soddisfazione di Medicina Democratica al Processo Amianto in cui era Parte Civile

Dopo 5 anni si è concluso a Palermo il processo Fincantieri con la condanna (23 anni complessivi di carcere, oltre ai risarcimenti) dei tre dirigenti del colosso navale per omicidio colposo plurimo a danno di 37 operai morti per asbestosi e mesotelioma pleurico da fibre di amianto usate per la coibentazione delle imbarcazioni.
Concluso il primo storico processo, altri due processi sono già in fase dibattimentale e per altri due si stanno concludendo le indagini.

Tar, Governo, Cavallera, Bresso, Filippi, Lamborizio, Condannano Intere Generazioni al Deposito Nucleare di Bosco Marengo

Il Tar del Piemonte dà ragione a Governo/Sogin, legalizza la finta disattivazione dell’impianto e autorizza il deposito nucleare a Bosco Marengo (Alessandria). La sentenza del Tar scandalizza, è sbagliata e sul piano giuridico merita il ricorso al Consiglio di Stato (ma non abbiamo i soldi). Merita anche una riflessione nel movimento antinuclearista italiano. Per il quale si tratta di una nefasta sconfitta che crea un precedente valido per tutti gli ex siti nucleari: da oggi destinati ad essere depositi di se stessi. Dunque via libera al rilancio del piano nucleare del governo non vincolato, grazie al Tar, a risolvere il problema principale: quello delle scorie in un deposito sicuro per millenni. Di questa sua vittoria, il governo deve ringraziare non solo il Tar ma anche la Regione Piemonte, la Provincia di Alessandria e il Comune di Bosco Marengo che l’hanno spalleggiato con l’assenso e perfino con avvocati al Tar e, prima ancora, al tiramolla del Consiglio di Stato. I cittadini possono ringraziare i Bresso, Filippi, Cavallera, Lamborizio, dunque centrosinistra e centrodestra, che hanno scientemente rinviato sine die la bonifica del territorio, che hanno condannato le future generazioni ad un deposito nucleare “provvisorio” “a tempo indeterminato”, cioè definitivo bersaglio di incidenti, attentati, aerei, terremoti, meteoriti ecc.
La sentenza merita una riflessione del movimento antinuclearista che ha sottovalutato il ricorso per Bosco Marengo. Non si è potuto e non si potrà vincere la battaglia contro il nucleare affidandosi a strumenti legali piuttosto che a grandi mobilitazioni di popolo. Per Bosco Marengo, Davide ha sfidato Golia sul piano dei ricorsi amministrativi, e anche con esposti penali, come era giusto e doveroso tentare e grazie ad una fantastica sottoscrizione popolare (in particolare, un grazie a Beppe Grillo), ma la sconfitta era ancor prima già avvenuta sul campo: con la scomparsa degli attivisti di Bosco Marengo e del movimento dei comitati della Fraschetta che anni prima con una mobilitazione meravigliosa avevano bloccato Fabbricazioni Nucleari (Sogin) e i politici. Questa sentenza serva da monito al movimento antinuclearista in Italia, che sta marciando sparpagliato, senza coordinamento e strumentazioni, con sponde politiche deboli, pericolosamente impreparato ad affrontare lo scontro referendario.

Chernobyl Day: Non Dimenticare Per Non Rivivere

Lunedì 26 aprile, in occasione del Chernobyl Day, il Movimento per
l´ alternativa al Nucleare, con l´adesione della RSU del Politecnico,
organizza un dibattito al Politecnico di Torino alle ore 18.30, con
proiezione di video significativi ed inediti.
Chernobyl Day: non dimenticare per non rivivere (scarica il volantino).
Interverranno:
Luigi Sertorio (docente di Ecofisica all´Università di Torino) Futuro
Sì,Nucleare No : scelte, spese, responsabilità
Pier Luigi Cazzola (Medicina Democratica Torino) Bielorussia 2010:
epidemiologia delle basse dosi
Ernesto Scalco e Sara Mela (Progetto “Chernobyl” Caselle Torinese)
Cooperazione Italia-Bielorussia: Accoglienza dei bambini di Chernobyl
Umberto Lorini (Legambiente Saluggia)
Saluggia e le sue scorie nucleari
Il dibattito sarà trasmesso in streaming sul web. Si effettuerà un
collegamento via Internet con gli eventi contemporanei in altre città
italiane.
Promotori e primi aderenti al Movimento per l´alternativa al Nucleare
Ass Voglia di futuro – Torino -Medicina Democratica sezione di Torino
-Centro Studi Sereno Regis – Ecoistituto del Piemonte “Pasquale
Cavaliere” -Forum Ambientalista del Piemonte – PRC Regionale Piemonte
– Sinistra Critica – PBC Per il Bene Comune – Rete Nazionale
Antinucleare RNA -Commissione Ambiente PRC Torino – Associazione “il
Girasole” -Coordinamento-Comitato NoTangEst – Generazione Cursi –
Associazione Magna Charta – Delegazione Piemontese del Comitato
Nazionale del Paesaggio – Pro Natura Torino – Gruppo 9 Agosto
(Lecce)-
Rdb Torino -Legambiente Napoli Centro Antico – Legambiente
volontariato Ecopolis Torino -No Tav Torino

Se vuoi sapere di più sul Chernobyl Day 2010 e su tutto il resto clicca qui

PFOA: Limite di Esposizione Professionale

Su Il Piccolo del 2 Aprile il giornalista Enrico Sozzetti ha dato notizia dell’esito della Conferenza dei Servizi (composta da Comune, Provincia, Asl Alessandria e Arpa) per la valutazione dell’analisi di rischio ambientale relativa al sito industriale della Solvay Solexis di Spinetta Marengo.
Il presunto scopo della Conferenza è un attento studio del grado di contaminazione del sito e dei conseguenti rischi per la salute umana e per l’ambiente circostante.
Ci chiediamo innanzitutto che attendibilità possano avere le valutazioni degli enti che vi partecipano.
Infatti questi avrebbero dovuto vegliare sulla salute pubblica da molto tempo.
Se così fosse stato, oggi, non ci troveremmo a dover affrontare questo disastro ambientale.
Il PFOA, per esempio, è una parola che gli enti, prima delle denunce di Medicina Democratica e dei servizi della trasmissione delle IENE, non avevano mai pronunciato.
Abbiamo ricevuto alcune mail anonime di persone che si dichiarano dipendenti Solvay con richieste di spiegazioni riguardo all’esistenza o meno di un limite di esposizione professionale (TLV) per il PFOA.
La preoccupazione dei dipendenti nasce dal fatto che l’azienda non effettuerebbe alcun monitoraggio ambientale per questa sostanza.
Il PFOA utilizzato dalla Solvay è il Perfluoro ottanoato di ammonio per il quale esiste un limite di esposizione che è pari a 0,01 mg/m3 (0,01 µg/l o 0,01 ppb).
Il limite è presente nell’ Elenco dei TLV della ACGIH pubblicato in Italia dal “Giornale degli Igienisti Industriali”, gennaio 2001, edito dall’AIDII (Associazione Italiana degli Igienisti Industriali).
La stessa Federchimica ne dà notizia in una sua pubblicazione del 2003 (clicca qui).

Dall’Emilia Romagna si Attiveranno Affinché la Solvay Solexis Venga Messa in Condizione di Cessare lo Scarico di PFOA nel Fiume

Estense.com: Parte il controllo dell’acido nel Po

Non è previsto dalla legge italiana, ma ora Ato e Asl chiederanno ad Hera di organizzare il controllo del Pfoa (acido perfluoroottanoico) con periodicità mensile, per monitorare il pericoloso inquinante, certamente presente in alta concentrazione nelle acque del Po (non c’è al momento una analisi recente dell’acqua grezza). E’ quanto emerso oggi nella commissione consigliare presieduta dal prof. Durante, cui hanno partecipato i tecnici di Ato e Asl.

Il problema dunque esiste. L’allerta lanciata da Progetto per Ferrara sui rischi potenziali per la salute dei ferraresi, aveva origine dal fatto che la presenza del Pfoa nelle acque del Po non è casuale. La Solvay di Spinetta Marengo lo scarica regolarmente nel Bormida, le cui acque finiscono nel Tanaro e poi nel Po. E Ferrara attinge l’acqua da potabilizzare, per circa il 70%, proprio dalle acque superficiali del fiume. Questo è il motivo per il quale Ppf ha ripetutamente richiesto, per un mese, il dato di concentrazione dell’inquinante nell’acqua potabile.
Purtroppo nè Hera nè altri avevano mai controllato la presenza di Pfoa.
Oggi il dr. Buriani dell’Asl ha portato in commissione l’analisi di un campione prelevato il 2 aprile, commissionata all’Istituto Mario Negri di Milano, che certifica in 14,5 nanogrammi/litro (il limite più basso in Germania di Pfoa e Pfos è pari a 100 ng/litro) la concentrazione dell’inquinante nell’acqua potabile. Il dato confortante va, a nostro parere, confermato subito da altri campioni, allo scopo di ridurre al minimo l’incertezza di misura (un’analisi costa 500 euro, non una fortuna). Esso inoltre va affiancato da analoghe analisi dell’acqua grezza del Po, dove, secondo l’ing. Graldi, sono attese concentrazioni da 10 a 100 volte superiori.
Si ricorda che il Pfoa è tossico, mutageno, cancerogeno, teratogeno, se respirato o bevuto o mangiato col pesce e nella catena alimentare.
L’Ato definirà dunque con Hera le modalità di controllo periodico, della gestione dei filtri a carbone, dai quali dipende l’abbattimento del Pfoa, nonchè l’accertamento della curva di efficacia di detti filtri. Il dr. Buriani dell’Asl ha suggerito di allargare il monitoraggio ad altre matrici oltre all’acqua, agli alimenti umani e ad altri contaminanti simili al Pfoa. Gli enti locali si attiveranno (stando a quanto dichiarato dall’assessora Sapigni) nei confronti degli enti piemontesi (regione ed Arpa Piemonte, Provincia ed Asl di Alessandria, Comune di Spinetta Marengo), affinchè l’azienda, ivi situata, venga messa in condizione di cessare lo scarico libero di Pfoa nel fiume.
Ppf esprime soddisfazione per l’esito dell’iniziativa politica intrapresa (il cui merito è stato riconosciuto anche dal presidente del consiglio Colaiacovo) ed appoggerà tutti i provvedimenti che l’amministrazione intenderà assumere per mettere sotto controllo il problema.

Valentino Tavolazzi, consigliere comunale Ppf

La Montagna Garantisce il Diritto all’Acqua a Tutti i Popoli: Difendiamola

Alta Valtellina 20, 21,22, 23 e 24 aprile 2010
Seminari, eventi, convegni e attività per discutere e condividere alcune prospettive “sostenibili” in territorio alpino.
Un mondo diverso è possibile. L’acqua è un bene che deve essere gestito e controllato dai cittadini.
PROGRAMMA: (per il programma completo: clicca qui)

* Sabato 24 aprile
presso l’Auditorium del Liceo Scientifico G.W. Leibniz di Bormio
Convegno sull’ACQUA- LA MONTAGNA GARANTISCE IL DIRITTO ALL’ACQUA A TUTTI I POPOLI: DIFENDIAMOLA
ore 9.30 – saluti dell’ Avv. PIERPAOLO CORRADINI Vice Presidente Provincia di Sondrio
ore 9.40– introduzione OSCAR DEL BARBA Presidente CIPRA Italia
Relatori:
ore 9.55 – PAOLO CARSETTI Segreteria Forum Italiano dei Movimenti per L’ACQUA
ore 10.15 – CARLO BRAMBILLA Vice Presidente Commissione Centrale CAI-TAM
ore 10,35 – ANTONELLO PROVENZALE Primo Ricercatore Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima, CNR U.O.S. di Torino: “Impatti del cambiamento climatico sull’ambiente”
ore 10.55 – coffee break
ore 11.10 – ANGELO TARTAGLIA Prof. Politecnico di Torino: “Energie rinnovabili”
ore 11.30 – ALBERTO LUCARELLI Prof. Diritto Pubblico presso l’Università Federico II di Napoli
ore 11.50 – MARIO BASSANI Avvocato, Professore a contratto presso l’Università degli Studi di Milano facoltà di Scienze Politiche, già Presidente della Provincia di Milano: “Possibilità e prospettive della gestione delle risorse idriche affidata a Società a partecipazione pubblica”.
ore 12.10 – LINO BALZA Responsabile regionale “Medicina Democratica” Piemonte “Dal Bormida al Delta del Po: Pfoa nell’acqua e nel sangue. Attacco micidiale alla biodiversità e alla salute tra allarmi e silenzi”
ore 12.30 – pausa pranzo
ore 14.45 – CRISTINA COLETTO Associazione Yaku: “Dalle Ande alle Alpi: culture in difesa dell’acqua”
ore 15.05 – GIUSEPPE SONGINI autore di “Acque misteriose”, sullo sfruttamento idroelettrico in provincia di Sondrio
ore 15.25 – VALTER BONAN Comitato DOLOMITI BELLUNESI
ore 15.45– LUIGI CASANOVA Vicepresidente CIPRA Italia “L’acqua e i cambiamenti climatici nelle Alpi”
Moderatori: ADRIANO LICINI e MICHELA ZUCCA

Bucky Bailey Nato con Gravi Malformazioni. La Madre Lavorava a Contatto con il PFOA.

Nel 2005 la Dupont ha sborsato oltre 100 milioni di dollari agli abitanti della West Virginia e dell’Ohio che le avevano intentato causa dopo aver trovato residui di questo acido nell’impianto idrico dell’acqua potabile, in modo da chiudere la controversia legale.
Bucky Bailey, uno dei querelanti, è nato con una sola narice e una faccia deforme. Sua madre rimase incinta mentre lavorava nello stabilimento della DuPont.

clicca sull’immagine per ingrandirla

Già all’epoca della controversia legale uno studio sulle migliaia di persone che vivevano in quella zona, aveva messo in evidenza la correlazione tra l’esposizione al Pfoa (C8), la nascita di neonati con gravi malformazioni e l’indebolimento del sistema immunitario.
Dal monitoraggio del sangue dei 67.000 residenti la cui acqua era contaminata da Pfoa, è emerso che:
Su 1.000 bambini, nati nei cinque anni precedenti all’indagine, 74 presentavano difetti alla nascita e 12 di questi erano nati da madri con livelli elevati di C8 nel sangue.
Le persone con alte concentrazioni di Pfoa avevano un livello delle immunoglobuline nel sangue ridotto del 3-5%. Le immunoglobuline sono proteine che accrescono il sistema immunitario.
Esisterebbe una correlazione tra gli alti livelli di C8 e fenomeni di ipertensione.

La concentrazione media di PFOA riscontrata nel sangue dei residenti era pari a un valore compreso tra 298 e 369 ppb.
Alcuni lavoratori della Solvay Solexis di Spinetta Marengo hanno concentrazioni di 30.000 µg/l (ppb).
Quale sarà la media degli abitanti di Spinetta e di Alessandria?
Oggi, tutte le nuove sostanze chimiche artificiali devono essere sottoposte a rigorosi test per essere commercializzate in Europa. Ma il PFOA è una delle circa 100.000 sostanze chimiche che hanno evitato il test, perché sono state prodotte prima del 1981.
(fonte: The Columbus Dispatch e BBC News Online)

Rifiuti Urbani. Rimborsi Iva Secondo Codacons

Chi ha pagato l’Iva sui rifiuti, pari al 10% del totale, può chiederne il rimborso per gli ultimi 10 anni (vedi sito Codacons). L’Iva non può essere pagata su una tassa e lo smaltimento rifiuti è considerato tale. Il costo dello smaltimento rifiuti dovrebbe tendere a zero con politiche di riciclo e di diminuzione degli imballaggi. Per ora risparmiamo il 10%.
La Cassazione ha stabilito che la tassa dei rifiuti è di fatto una tassa e non una tariffa; di conseguenza hanno applicato l’iva su un importo dove non doveva essere applicata in quanto appunto “tassa”. Pertanto tutti gli utenti hanno diritto al rimborso del 10% dei 10 anni retroattivi, inoltre controllando sul sito “federconsumatori” si evince che chi richiede il rimborso (che come al solito arriverà, lentamente, ma arriverà) bloccherà di fatto l’iva sulle prossime fatture. Chi non lo fa si troverà a continuare a pagare tutto come prima perché, come capita solo in Italia, gente come anziani o fasce inferiori che non sanno i loro diritti non ne usufruiscono “in automatico”, ma solo se se ne accorgono e fanno richiesta. Pertanto vi invitiamo ad inviare un’email all’indirizzo ivarifiuti@codacons.it
riceverete così tutte le istruzioni per chiedere il rimborso dell’Iva.
Potrete anche recarvi presso uno degli sportelli della Federconsumatori dislocati su tutto il territorio nazionale (in Alessandria lo sportello si trova in Via Faà di Bruno 37), dove potrete compilare gli appositi moduli e dove riceverete tutta l’assistenza necessaria.

La Solvay di Rosignano una Realtà Economica Marginale e Controproducente per l’Ambiente e la Popolazione

Maurizio Marchi, referente di Medicina Democratica a Livorno, ci ha segnalato che da qualche mese è consultabile il Rapporto redatto dall’Università di Pisa sulla Solvay di Rosignano
 (http://www-dse.ec.unipi.it/persone/docenti/luzzati/rosignano/rosignano.htm).

Il Rapporto, nonostante avesse come scopo dichiarato quello di tracciare un quadro organico capace di garantire una coesistenza duratura dell’azienda con il territorio, ha visto la scarsa collaborazione della multinazionale belga.
Addirittura pare che l’Azienda abbia diffidato gli autori a divulgare i dati forniti dall’Osservatorio dell’Accordo di Programma Solvay ritardando, così, la pubblicazione del documento.
La Relazione approfondisce molte questioni del rapporto tra uso delle risorse naturali del territorio ed impatto ambientale da una parte, e valore aggiunto ed occupazione apportati dall’altra.
Ne risultano conclusioni sorprendenti: il contributo al valore aggiunto complessivo che ricade sul territorio è del 1-2 % dell’intero valore aggiunto di tutte le attività presenti sul territorio stesso. Mentre il contributo all’occupazione complessiva è del 2-4%.
Percentuali molto modeste, che fanno della Solvay una realtà economica marginale e tendenzialmente controproducente specie se si rapportano i modesti risultati economici al prelievo di risorse, all’impatto ambientale e all’esposizione della popolazione all’alto rischio di incidente rilevante.
Prendendo spunto da questo studio si possono fare alcune considerazioni sulla Solvay Solexis di Spinetta Marengo.
Il contributo all’occupazione è di circa 0,9%.
Un dato ottimistico che si ottiene partendo dal presupposto che i dipendenti, poco più di 800 (vedi Il Piccolo del 18 dicembre 2009), siano tutti residenti nel comune di Alessandria (circa 94.200 abitanti) e non anche in altri comuni.
Un discorso diametralmente opposto può essere fatto in merito all’impatto ambientale e all’esposizione della popolazione all’alto rischio di incidente rilevante.
Sarebbe interessante che qualche Università conducesse sulla Solvay di Spinetta Marengo uno studio analogo a quello condotto sulla Solvay di Rosignano.
L’Ateneo non dovrebbe avere alcuna relazione con la multinazionale belga altrimenti i dati ottenuti non avrebbero alcun valore proprio come per il “Progetto L.IN.F.A.” la cui inattendibilità è stata dimostrata dagli eventi che si sono succeduti dal maggio 2008.

Movimento Stop al Consumo di Territorio il 17 Aprile a Torino

Il Movimento per lo Stop al Consumo di Territorio e il Comitato non grattiamo il cielo di Torino organizzano:
PAESAGGIO BENE COMUNE
Incontro nazionale per la difesa delle città e del territorio dall’aggressione del cemento e dei grattacieli, per la riqualificazione dei paesaggi urbani e rurali, per gli spazi pubblici e le aree verdi
Sabato 17 aprile, h. 9.00-13.30
Palazzo della Provincia di Torino, corso Inghilterra, 7- Torino
Relatori:
Alberto Asor Rosa, presidente Comitati spontanei per il paesaggio della Toscana, Il paesaggio come diritto costituzionale
Edoardo Salzano, urbanista città pubblica e città privata
Vezio De Lucia, urbanista
Censimento delle potenzialità e consumo del territorio: il caso della Provincia di Caserta
Domenico Finiguerra, sindaco di Cassinetta di Lugagnano
L’esperienza del primo comune italiano a consumo zero di territorio

Altri interventi programmati:
Carla Carlini (Savona) Flavia Bianchi (Lega Ambiente), Roberto Gnavi, Maria Teresa Roli, (Italia Nostra), Alessandro Mortarino (Movimento per lo Stop al Consumo di Territorio), Emilio Soave (Pronatura), Nico Miletto (Comitati cittadini Torino) Giorgio Faraggiana, Elisabetta Forni, Paolo Hutter (Comitato non grattiamo il cielo di Torino).

La Pace non ha Bisogno di Stampelle

Quinta Giornata Internazionale per la sensibilizzazione sul problema delle mine e sostegno alla Mine Action indetta dalle Nazioni Unite (4 aprile 2010).
La Campagna Italiana contro le mine celebra oggi la Giornata Internazionale sul problema delle mine giunta alla sua quinta edizione richiamando l’attenzione su diritti di tutte le persone con disabilità, siano esse vittime di mine antipersona, di bombe cluster e di ordigni inesplosi in generale, sia di tutte quelle persone colpite da disabilità per motivi diversi dall’incontro con un ordigno inesploso. Tutte queste persone sono accomunate dalla difficoltà dell’integrazione e vittime di pregiudizi.
Ancora oggi ci sono circa 70 paesi inquinati da mine e ordigni inesplosi in cui le popolazioni vivono sotto la costante minaccia di un incidente in cui perdere un arto, entrambi, o la vista e sperimentare così la condizione di disabilità.
Dall’entrata in vigore del trattato di Ottawa (che oggi conta 156 Stati parte) sono state distrutte 44 milioni di mine contenute negli arsenali, molte zone sono state sminate e le terre restituite ad un uso produttivo. Ma c’è ancora molto da fare per raggiungere l’obiettivo di un mondo libero dalle mine ed in cui tutti abbiano garantita l’accessibilità a servizi ed alle opportunità.
Un Flash Mob: la pace non ha bisogno di stampelle, si svolgerà a Piazza del Popolo ( davanti alla Chiesa di Santa Maria in Montesano – Chiesa degli artisti) il 3 aprile 2010 dalle ore 16.00.
Clicca qui

L’ Infinito Black Out di Informazioni sulla Solvay

Sono consentiti questi scarichi? Cosa contengono? Fluoroderivati? Acido fluoridrico? Tetrafluoroetilene? Perfluoropropene? PFIB? PFOA? Vapore acqueo tramite prelievo dalle falde contaminate (secondo la Procura di Alessandria) da cromo esavalente e altri 20 diversi inquinanti (antimonio, arsenico, nichel, selenio, fluorurati, solfati, composti alifatici clorurati cancerogeni, DDD, DDT, DDE ecc.)?
Finirà il black out? Avremo le risposte da ARPA, Provincia, Comune, Regione? I cittadini hanno il diritto di conoscerle.
Così come sulla sicurezza del sangue per le trasfusioni.
Clicca qui per vedere le foto inedite delle emissioni in atmosfera della Solvay di Spinetta Marengo

Petizione al Parlamento Europeo Contro l’Amianto

Dipartimento Regione Piemonte

VI chiedo unirvi a noi nel supportare la Petizione Parlamento Europeo contro l’Amianto.
Scrivendo: A supporto della petizione n° 1766-09 contro l’Amianto sulle scarpate F.S. a Casale Monferrato.
Inviate lettere a: European Parliament Commitee on Petition The Segretariat Rue Wiertz B-1047 Brussells BELGIUM.
Oppure mail a: IP-PETI@europarl.europa.eu
Facendo sempre riferimento a Petizione n° 1766/2009 contro Amianto.
Federico Cappello (Casale Monferrato) a.natura@alice.it

Manifestazione Nazionale CONTRO TUTTI GLI INCENERITORI (Il Cancrovalorizzatore di Asti-Alessandria ad Esempio)


Il 17 aprile a Parma si svolgerà la prima manifestazione nazionale/internazionale contro tutti gli inceneritori. Nella valle più inquinata d’Europa, la valle Padana.

Per la salute, l’aria pulita, l’acqua pubblica, la difesa del territorio e il bene comune. STRATEGIA RIFIUTI ZERO!! Per l’alternativa all’incenerimento dei rifiuti, per la corretta gestione delle risorse.
Per la riduzione, il riuso, il riciclo e l’estrusione finale dei rifiuti, cioè trattamento senza emissioni in atmosfera.
E’ importante la presenza di tutti coloro che si battono per la tutela dei territori, per nuovi paradigmi economici e industriali, rispettosi delle persone, dell’ambiente, della giustizia sociale. Dunque contro, ad esempio il cancrovalorizzatore di Asti e Alessandria.
Gli organizzatori sono a disposizione dei comitati che vorrebbero fermarsi a Parma nel weekend per organizzare il pernottamento presso casa di membri del Coordinamento di Parma. Stiamo anche organizzando una cena a buffet dopo la manifestazione con costo max. di 10 euro a testa. Per contatti: pc.cavallari@libero.it
PROGRAMMA:
Venerdì 16 aprile – ore 21,00 – Camera di Commercio – Via Verdi – Parma – Incontro sul tema: L’ALTERNATIVA AGLI INCENERITORI, con PAUL CONNETT, ROSSANO ERCOLINI ED ALTRI OSPITI
Sabato 17 aprile – dalle ore 14,00 Parco Ex Eridania MANI/FESTA/AZIONE Musica, animazione, artisti di strada, creatività, preparativi per partenza corteo.
Sabato 17 aprile – ore 14,30 Ritrovo: Parco Ex Eridania- ingresso da via Toscana. BICICLETTATA PARMA- UGOZZOLO (luogo in cui vorrebbero costruire l’inceneritore) e ritorno.
Sabato 17 aprile – ore 16,00 – Ritrovo: Parco Ex Eridania Ingresso via Toscana – CORTEO – destinazione Piazza della Pace
Domenica 18 aprile – sede del WWF di Parma – Incontro nazionale dei comitati contro gli inceneritori – FACCIAMO RETE

ESSERE O NON ESSERE VOTARE O NON VOTARE

Per alcune settimane sul nostro blog è rimasto attivo un sondaggio con 5 possibili risposte alla domanda:
“COSA POSSIAMO FARE PER CAMBIARE LA POLITICA? PER UNA POLITICA ECOPACIFISTA”.

Ebbene, di fronte ad oltre 12.000 visite, solo poche decine di cittadini hanno fornito risposte. Il dato dimostra due cose. Prima, che il nostro blog ha un successo così alto di utenti perché fornisce notizie e informazioni sui temi più sentiti: sull’ambiente, la salute, la pace, i diritti individuali e collettivi. Seconda, che il tema politico non entusiasma nessuno. Tant’è che anche coloro che hanno risposto al quesito hanno preso le distanze dalla politica ma non dall’impegno sociale:
FORMARE UN NUOVO PARTITO 13%
IMPEGNARSI IN UNO DEI PARTITI ESISTENTI 11%
RAFFORZARE LA SOCIETA’ CIVILE 72%
NON POSSIAMO FAR NIENTE 0%
NON SO 2%
Effettivamente, chi ha a cuore l’ambiente e la salute non può entusiasmarsi a non andare a votare oppure a scegliere tra Bresso (centrosinistra) e Cota (centrodestra) alle regionali del Piemonte. Entrambi ignorano lo scandalo della montagna cromo esavalente, lo scandalo del PFOA nei fiumi della pianura padana, lo scandalo del PFOA nel sangue delle donazioni trasfusionali. Entrambi propongono di costruire inceneritori (es. al confine tra Asti e Alessandria), di costruire depositi nucleari (es. Bosco Marengo), di costruire ferrovie ad alta voracità (es. Tav Terzo valico ligure piemontese), di costruire centrali bruciando i boschi ecc. Costruire? Ovvero distruggere ambiente e risorse pubbliche altrimenti utili ad una economia sostenibile. Come entusiasmarsi se l’unico che senza compromessi sostiene le proposte dei movimenti è Beppe Grillo, paradossalmente privo di una attiva base locale.

Grillo si mostra sorpreso alla notizia: “Peccato, caro Beppe, che neanche i tuoi candidati abbiano conquistato l’appoggio dei movimenti alessandrini”

Risponde Beppe Grillo:
Un viaggio in Italia, dentro un camper. Walter guida di notte. Filippo prepara il caffè. Fa anche la spesa quando ci fermiamo il mattino in un nuovo paese, in una nuova città. Stipa ogni cosa nel frigo del camper. Mangiamo in viaggio, sul tavolino. In autostrada ci prendono per nomadi. Walter rispetta i limiti di velocità. Va piano. Tutti ci sorpassano. Non ci fermiamo mai. Dormire per un mese in un camper e quando arrivi uscire in una piazza, stringere mani, ascoltare la gente. Sorridere, salire su un palco, con le casse di seconda mano, tirate fuori da qualche cantina, e gridare per farsi sentire da tutti. Una campagna elettorale alla genovese, senza chiedere i soldi allo Stato. Con una nuova querela ad ogni comizio. Il Movimento 5 Stelle non vuole i contributi elettorali. In ogni Regione abbiamo speso 10/15.000 euro, raccolti con donazioni spontanee. Se fosse eletto un consigliere, il Movimento incasserebbe 2/300.000 euro per Regione. Questi soldi devono rimanere alla comunità. E’ tutto bello, molto bello. L’esperienza migliore della mia vita. Nel camper c’è l’odore di uomini veri. Ogni tanto ci concediamo una stanza d’albergo per la doccia. Parto da Matera e mi ritrovo la mattina ad Andria e a Torremaggiore. Sono a Bussoleno alle 2 del pomeriggio, alle 5 a Novara, alle 9 di sera a Verbania. Mi butto nella cuccetta del camper e mi risveglio nel Veneto alle 4 del mattino. Appaio a Padova e poi a Treviso. Qualcuno pensa a un sosia, a più Beppe Grillo in tournée elettorale, altri credono che possegga il dono dell’ubiquità come Don Giovanni Bosco. E’ una marcialonga della democrazia, un Giro d’Italia del futuro. Per incanto, ovunque arrivi, le piazze si riempiono, nonostante il silenzio omertoso dei media. Un misterioso passaparola raggiunge le persone. Bella gente, giovani, anziani. Tutti genuini, stupendi. Mi è capitato di uscire dalla portiera del camper con la convinzione di essere, per esempio, a Piacenza, e invece ero a Voghera. Sul palco con me c’erano sempre gli “altri”, ragazzi e ragazze ingenui, incensurati, emozionati, non abituati a parlare in pubblico, dalla faccia pulita. Loro sono la speranza di questo Paese. Hanno idee e non ideologie. Io ci metto la faccia, ma loro ci mettono tutto il resto. Sangue, polmoni, coraggio. Hanno raccolto decine di migliaia di firme autenticate per le strade di questo infinito inverno, alla neve e al gelo. Nell’indifferenza di molti. Dategli una possibilità, datevi una possibilità. Sul camper scrivo i post, leggo i commenti, penso. Walter ogni tanto suona la chitarra, quando non guida. Filippo legge, legge sempre. Ma cosa legge? Un giorno lo scoprirò. Ora riparto. Oggi sarò a Mirandola, Ferrara, Cesena. Poi domani a Napoli, in piazza Dante. Domenica torno a casa a Nervi. Chissà se ritroverò ancora la mia famiglia. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure

Il Pericolo Amianto nelle Condutture Idriche che i Nostri Amministratori Sottovalutano

Oggi è la Giornata Mondiale dell’Acqua 2010 ed è proprio dedicata alla QUALITA’ dell’Acqua, il cui slogan per l’edizione di quest’anno è “Acqua pulita per un mondo sano”. Soffermiamoci sull’aspetto del pericolo amianto nelle condotte idriche.


Nel novembre 2008 il II Forum dei Movimenti per l’Acqua di Aprilia ha chiesto che (TUTTE) le condotte idriche contenenti amianto vanno cambiate per il principio di Precauzione pur nell’assenza di dimostrazioni certe di incremento della cancerogenicità legata all’amianto ingerito nelle popolazioni a valle di queste condotte (v.atti nel sito/ http://www.acquabenecomune.org/IMG/pdf/Documento_per_Secondo_Forum_Aprilia_22-11-08.pdf).
Su questa base abbiamo inserito questo obiettivo della QUALITA’ dell’Acqua come uno dei punti qualificanti il grande progetto del Forum che fino dalla Manifestazione del 1 dicembre 2007 aveva posto come parola d’ordine di quella prima grande discesa in campo del Popolo dell’Acqua il completamento e ristrutturazione delle Reti idriche italiane. E’ la prima grande opera pubblica che vorremmo vedere realizzare da un governo serio dalla parte dei cittadini .La ripubblicizzazione dell’acqua è la chiave di volta per ottenere i controlli di qualità attualmente omessi e imporre gli investimenti necessari alla ristrutturazione.
Sull’amianto, come verso tutte le sostanze potenzialmente tossiche mutagene o cancerogeniche presenti nell’acqua, esempio il PFOA e il cromo esavalente della Solvay, di fronte all’incertezza del danno alla Salute, vale sempre e soltanto il principio di Precauzione e quello di Responsabilità. Sono i principi cardine che Medicina democratica, Giulio Maccacaro e Lorenzo Tomatis (e l’Epidemiologia moderna) hanno insegnato a generazioni di medici ed operatori della Salute.
” …Difendiamo non con le parole, ma con i fatti, l’ambiente, rimettiamo la Salute al primo posto, ricordiamo che la salute è un bene che la nostra Costituzione ci riconosce come un diritto. Cambiamo rotta, usiamo prudenza, riscopriamo il principio di precauzione e di responsabilità, imbocchiamo la strada che Lorenzo Tomatis ci ha, per tutta la sua vita, instancabilmente indicato: “adottare il principio di precauzione e quello di responsabilità significa anche accettare il dovere di informare, impedire l’ occultamento di informazioni su possibili rischi, evitare che si consideri l’intera specie umana come un insieme di cavie sulle quali sperimentare tutto quanto è in grado di inventare il progresso tecnologico […] dando priorità alla qualità della vita e all’equità sociale e ponendo il mantenimento della Salute al di sopra dell’ interesse economico”… “
1) Molti studi sospettano un ruolo cancerogenetico dell’amianto per via alimentare (v. Franco Berrino, Direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori Milano)
2) I topi utilizzati negli studi “bevono” amianto e sviluppano il tumore a livello del polmone dove le fibre arrivano per via linfatica ed ematica.
3) Sulla correlazione positiva tra Amianto e tumori del tratto gastro enterico nell’UOMO vedi questo lavoro di Franco Berrino http://www.arpnet.it/aea/zipf/Relazione%20Berrino.pdf., ma è amianto RESPIRATO
4) Ma esistono anche molti altri studi che non arrivano alle stesse conclusioni di Hasanoglu: non c’è certezza della correlazione tra amianto ingerito e patologie tumorali (OMS-2003/
5) Il prof.Franco Berrino segnala comunque di evitare assolutamente l’uso di acqua contaminata con amianto ANCHE per usi NON potabili (lavaggio superfici, igiene personale e/o pubblica, scarichi WC ecc) perchè all’evaporazione le fibre possono liberarsi nell’aria con rischi elevati di inspirazione da parte degli utenti di queste acque.
6) La Regione Emila Romagna monitora le sue acque e sostiene uno dei più efficenti registri regionali del Mesotelioma / vedi: http://www.regione.emilia-romagna.it/amianto/le_sue.htm

Dal 2007 è attivo il Coordinamento dei Registri regionali dei mesoteliomi (tumore elettivo in correlazione con l’amianto). Obiettivo del progetto, affidato dal Ccm (Coordinamento Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie) all’Ispesl e alla Regione Piemonte, è coordinare le attività dei registri regionali mesoteliomi, di accreditamento dei laboratori per la diagnostica dell’amianto e di segnalazione e studio delle esposizioni emergenti ad amianto. Per questo progetto il Ccm ha stanziato un finanziamento di 1.300.000 €, così ripartiti: Ispesl 800.000 €, Regione Piemonte 500.000 €.
Fonte: http://www.ccm-network.it/prg_area6_amianto_registro_mesoteliomi

Riassumendo:
1) Sappiamo CON CERTEZZA che l’amianto è altamente cancerogeno se inalato, per cui le esposizoni dei lavoratori o dei cittadini esposti devono essere eliminate, la produzione e il commercio di prodotti a base di amianto interedetti, tutti i siti inquinati devono essere bonificati e le discariche strettamente monitorate; tutte queste ultime, inoltre, devono essere organizzate e condotte a norma di Legge e NOTE a tutti i cittadini con una mappa consultabile online-on time (aggiornata costantemente).

2) NON sappiamo con certezza se l’amianto sia cancerogeno qualora ingerito attraverso cibi o l’acqua, ma per il Principo di Precauzione, vista la sua altissima pericolosità se introdotto per via aerea, riteniamo che si debba in tutti i modi evitare che l’amianto venga a contatto con acqua e cibo come pure con l’acqua per usi civici, anche non potabile: è l’unica forma di prevenzione efficace.

Il PFOA non è Mai Stato Controllato

Estense.com: Il Pfoa non è mai stato controllato
La notizia c’è ed è importante. Riguarda la salute pubblica. L’ha fornita mercoledì il direttore dell’ATO Ivan Graldi, convocato d’urgenza dal sindaco nella conferenza dei capigruppo, a seguito della posizione contraria, del capogruppo di Progetto per Ferrara Valentino Tavolazzi, a portare l’approfondimento sul PFOA al 12 di aprile, come proposto dal Presidente del Consiglio.

L’ing. Graldi ha detto ciò che temevamo: il PFOA non viene monitorato da Hera, non ci sono analisi che dimostrino inconfutabilmente la sua assenza nell’acqua potabile. L’Ato ha di recente chiesto ad Hera di organizzare almeno una analisi mensile, dopo aver messo a punto le metodiche necessarie.

Dunque il problema esiste, è serio e l’inquinante verrà sottoposto a monitoraggio.

Il direttore dell’Ato ha dichiarato che l’impianto a carboni attivi abbatte quasi completamente il PFOA, oltre ad inquinanti simili. Tuttavia non dispone di analisi che lo dimostrino scientificamente. Perché non si sono fatti controlli nei mesi scorsi?

Da tempo è nota l’informazione che il PFOA è scaricato a Spinetta Marengo (Alessandria) dalla Solvay, società già sotto processo per lo scandalo del cromo esavalente, cancerogeno, e che dalla Bormida il PFOA passa nel Tanaro e infine nel Po. Dunque per Ferrara la presenza di PFOA nel Po non è un problema di presenza generale dell’inquinante nelle acque dei fiumi, ma ha una sua specificità ed urgenza derivante dallo scarico della Solvay. E’ falso che l’inquinante sia “nuovo”. Chi doveva attivarsi, Hera, Ato, Asl, Comune?

E’ vero che l’Italia colpevolmente non ha fissato limiti di legge per l’inquinante, soprattutto per l’acqua potabile, ma è nota e dimostrata scientificamente l’estrema pericolosità per la salute del PFOA (acido perfluorottanoico, tossico, mutageno, cancerogeno, teratogeno, se respirato o bevuto o mangiato col pesce e nella catena alimentare). E’ noto altresì che gli Usa ed alcuni stati europei (Germania, Gran Bretagna) lo hanno normato da tempo.

Perché a Ferrara, particolarmente interessata al problema essendo servita dal più grande impianto di potabilizzazione dell’acqua del Po, domande semplici sono rimaste senza risposta fino all’odierna rivelazione dell’Ato che il PFOA non è monitorato? Non siamo per nulla tranquillizzati dalle dichiarazioni dell’Ato. Vogliamo sapere se il Pfoa è presente nell’acqua potabile e in quali concentrazioni!

Abbiamo chiesto al sindaco e all’Ato di disporre immediate analisi allo scopo di escludere la presenza dell’inquinante nell’acqua potabile. L’ing. Graldi ha assicurato la massima rapidità, coinvolgendo anche il Cadfc che ha lo stesso problema. Alex De Anna, presidente della commissione controllo dei servizi pubblici ha dato immediata disponibilità ad approfondire la situazione.
Valentino Tavolazzi, consigliere comunale Ppf

Nessuna Risposta e Rischio di Oscuramento del Pfoa

Estense.com: “Nessuna risposta e rischio di oscuramento del Pfoa”
Il direttore dell’Ato ing. Graldi assicura che i filtri a carbone attivo abbattono quasi completamente il Pfoa nell’acqua potabile. Tuttavia egli non dichiara i valori di concentrazione residua dell’inquinante, dopo il processo di potabilizzazione, nè quando e quante analisi siano state effettuate nei mesi ed anni scorsi, neppure da quale ente. Come fa ad essere così certo dell’assenza dell’inquinante nell’acqua potabile? Gli chiediamo di mettere a disposizione i certificati.
Siamo orgogliosi che il laboratorio di Pontelagoscuro sia destinato a diventare un’eccellenza in Europa per questo tipo di controlli. Ma è un’ipotesi futura. Oggi ci interessa sapere se siano stati fatti i controlli di Pfoa nell’acqua potabile. Non siamo per nulla tranquillizzati dalle dichiarazioni dell’Ato. Vogliamo sapere se il Pfoa nell’acqua potabile sia mai stato misurato da Hera o dall’Asl, quando e quali valori siano stati riscontrati. Sono domande semplici rimaste senza risposta!

La vicenda Pfoa soffre anche di un principio di oscuramento da parte di un importante quotidiano locale e ci domandiamo perché! Da diversi giorni inviamo ai media comunicati tanto preoccupati quanto documentati. “Il Pfoa è una sostanza che permane nell’organismo per molti anni e per questo anche piccole esposizioni possono risultare dannose” ha dichiarato a Italiasalute.it Riccardo Crebelli, tossicologo dell’Istituto Superiore di Sanità.
L’Epa, l’agenzia americana per la protezione dell’ambiente, ha deciso di eliminare il Pfoa dalla produzione di pentole entro il 2015.
Uno studio condotto da scienziati dell’Università di Exeter, nel Regno Unito, e pubblicato su Environmental Health Perspectives, ha messo in luce che la sostanza nel sangue potrebbe danneggiare il funzionamento della tiroide. I medici inglesi hanno analizzato circa 4000 persone, scoprendo che i soggetti con una concentrazione nel sangue di Pfoa superiore del 25 per cento rispetto agli altri, avevano oltre il doppio delle probabilità di sviluppare malattie della tiroide. Le donne presentavano un rischio ancora maggiore, perché più sensibili ai problemi della ghiandola endocrina.
In letteratura scientifica esistono mille fonti sulla vasta pericolosità della sostanza cancerogena.
Lunedì in consiglio comunale Ppf ha presentato un ordine del giorno urgente sul Pfoa, che poi ha ritirato a fronte della disponibilità del sindaco e della maggioranza di affrontare l’argomento nella conferenza dei capigruppo di domani ed in commissione sanità.
L’azienda sanitaria ferrarese non si esprime al riguardo. Anche Arpa ed Hera tacciono. Il sindaco, massimo garante per legge della salute pubblica, deve mettere a disposizione della cittadinanza tutte le informazioni disponibili in merito ai controlli effettuati fino ad oggi ed agire per tutelare al meglio la collettività per il futuro. Ci interessa poco sapere che in Italia non siano stati fissati limiti per il Pfoa. Non ci risulta infatti che i controlli siano vietati.

Valentino Tavolazzi, consigliere comunale Ppf

PFOA: Un Nemico in Casa, nel Sangue e nell’Acqua

L’espresso: Un nemico in casa
Molti dei composti chimici più usati negli oggetti di uso quotidiano sono
potenzialmente nocivi per la salute. A essere messe sotto accusa sono ora due famiglie di sostanze che conferiscono resistenza al fuoco e all’acqua, i Pfoa e i Pbde sospettati, rispettivamente, di essere nocivi per il fegato e di mettere a rischio la fertilità
Ci viviamo tutti immersi, e non c’è modo di evitarli. Ma molti dei composti chimici più usati per rivestire di tutto, dalle pentole ai divani, dai tessili agli alimenti, sono potenzialmente nocivi per la salute, e la preoccupazione cresce. A essere messe sotto accusa sono ora due famiglie di sostanze che conferiscono resistenza al fuoco e all’acqua, i Pfoa (da acido perfluoro-octanoico) e i Pbde (polibromodifenileteri) già indicati come distruttori endocrini e potenziali cancerogeni e ora sospettati, rispettivamente, di essere nocivi per il fegato e di mettere a rischio la fertilità.
In uno studio pubblicato sull”American Journal of Gastroenterology’, i ricercatori del College of Public Health di Taipei hanno riportato quanto scoperto su 2.200 persone: esiste una relazione lineare tra il livello di Pfoa nel sangue e l’incremento delle transaminasi, gli enzimi epatici che si innalzano in presenza di una malattia del fegato. Quelli più a rischio sono i grandi consumatori di pesce, dove i Pfoa si accumulano, provenendo dalle acque inquinate dagli scarichi industriali. Nel 2006 l’Europa aveva invitato i produttori a usare sostanze alternative.
In un secondo studio, uscito su ‘Environmental Health Perspective’, i ginecologi dell’Università di Berkeley hanno riferito quanto osservato su 300 donne che stavano cercando di avere un figlio: più alti erano i valori di Pbde e minori erano le probabilità di farcela; in un arco di tempo di 13 mesi, la fertilità era dimezzata per le donne con le più alte concentrazioni. Dagli anni settanta a oggi il livello di Pbde nel sangue degli americani è raddoppiato ogni cinque anni ma qualcosa, forse, sta per cambiare, perché i Pbde saranno del tutto banditi entro il 2013. L’Europa ha vietato alcuni Pbde usati nei computer nel 2002 e definitivamente nel 2008.

Agnese Codignola

Estense.com: Quanto Pfoa c’è nel sangue che doniamo?Gentile Prof. Florio Ghinelli,
Presidente Avis Provinciale-Ferrara
sono Angelo Storari, un cittadino ferrarese attivamente impegnato in attività di volontariato, di protezione civile, di cooperazione con i paesi in via di sviluppo e nelle battaglie a difesa del benessere e della salute delle persone.

E’ per questo motivo che Le scrivo, raccogliendo e facendo eco alle domande che esimi componenti dell’associazione Medicina Democratica e della rete No Inc, con la quale collaboro da tempo, stanno ponendo, in altri territori.
Ma anche perché sono socio e donatore e come tale preoccupato della salute e del benessere non solo miei, ma anche di coloro che beneficeranno della mia decisione di vita, mia e di tanti altri ferraresi, di donare qualcosa che un giorno forse vorrei mi fosse donato se ne avessi necessità. Molti parlano, a volte troppo. I soci Avis fanno certamente parte di coloro che pensano che a volte un solo gesto conti più di mille parole. Uomini del fare, dell’agire concreto, più che della parola.
Noi tutti soci donatori, sono certo, ci preoccupiamo e ci sottoponiamo a controlli, perchè giustamente vogliamo che ciò che diamo al prossimo sia un regalo, un dono. Spero, anzi sono certo pertanto di cogliere la sensibilità, la generosità e lo spirito di tutti i soci donatori, nel chiedere che venga accertato che il nostro sangue sia solo ciò che deve essere: un aiuto, un soccorso, un gesto d’amore e non altro.
Quanto PFOA c’è nel sangue che doniamo? Personalmente vorrei la certezza che non ve n’è traccia. Che anche il minimo dubbio venga fugato. Sappiamo che questa sostanza è presente in vari modi nella catena alimentare e che anche il nostro fiume la trasporta, che non si degrada ma anzi entrando nel ciclo alimentare si deposita nei tessuti.
Purtroppo con grave ritardo e responsabilità, questa sostanza, il cui nocumento alla salute umana è ampiamente dimostrato dalla letteratura scientifica, non è ancora normata nel nostro paese.
Ci auguriamo che l’Avis, di cui orgogliosamente facciamo parte, non lasci il questo appello inascoltato, così come sempre i ferraresi hanno sempre ascoltato l’Avis dimostrando la generosità, l’altruismo e la propensione verso l”altro” di questa nostra terra.

Estense.com: Chi ha controllato l’acido Pfoa nell’acqua del Po?
La risposta dell’Ato ai quesiti posti da Ppf in merito alla presenza di Pfoa nelle acque del Po è inquietante.


L’ing. Graldi nella sua nota odierna dichiara: “Il laboratorio di HERA S.p.A. di Sasso Marconi – Bologna ha nel frattempo già accreditato SINAL le seguenti sostanze denominate Interferenti Endocrini (ED) nelle acque destinate al consumo umano (primo laboratorio in Italia). Analisi dei livelli di: 17α-Etinilestradiolo, Estrone, β-Estradiolo, Bisfenolo A, 4-Octilfenolo, Nonilfenolo in acque grezze e trattate, ed entro l’anno sarà accreditata la metodica su PFOA. Analisi sulle acque grezze e potabili di questa sostanza potranno comunque essere effettuate a partire dal mese in corso”.
Siamo fortemente preoccupati circa l’effettuazione o meno, nei mesi ed anni scorsi, delle analisi del PFOA a monte dell’impianto di Pontelagoscuro. Sono stati fatti i controlli? Quante volte e quando? Chi li ha fatti? Quali valori sono stati riscontrati? E’ stata tutelata la salute dei cittadini?
Il PFOA, acido perfluorottanoico, è tossico, mutageno, cancerogeno, teratogeno, se respirato o bevuto o mangiato col pesce e nella catena alimentare. E’ scaricato a Spinetta Marengo (Alessandria) dalla Solvay, società già sotto processo per lo scandalo del cromo esavalente, cancerogeno. Dalla Bormida finisce in Tanaro e infine nel Po.
A Pontelagoscuro e alla foce del Po il PFOA sarebbe presente in concentrazioni fino a 200 ng/l.
La normativa italiana in materia di acque potabili (D. Lgs. 31/01), che recepisce una Direttiva Comunitaria, non contempla tali sostanze per le quali non sono fissati limiti di concentrazione, ma l’Health Protection Agency (HPA) inglese indica in 10 μg/L (microgrammi per litro) la concentrazione massima accettabile “raccomandata” nelle acque potabili.
Rivolgiamo un appello al sindaco, massima autorità sanitaria della città ed all’azienda sanitaria locale. I cittadini hanno il diritto di sapere se sono stati effettuati i controlli del PFOA nell’acqua potabile, quando, da chi e quali valori sono stati misurati.
Valentino Tavolazzi
Progetto per Ferrara

Amianto. Una Giornata di Testimonianza delle Vittime Eternit nel Mondo

E’ iniziato a Torino il processo contro i responsabili della multinazionale ETERNIT. Sono quasi 3.000 le vittime italiane causate dall’esposizione all’amianto diretta o indiretta delle fabbriche ETERNIT di Casale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia), Bagnoli (Napoli).
La Rete Internazionale BAN ASBESTOS unitamente Ass. italiana Esposti Amianto, organizza il 16 marzo 2010, Al Centro Incontri della Regione Piemonte, Corso Stati Uniti, 23 Torino, una giornata di testimonianza delle vittime di Eternit provenienti dall’Europa, dall’America Latina e dall’Asia. Tra i coordinatori, Fulvio Aurora vicepresidente di Medicina democratica.
I due presidenti dell’Eternit, Stephan Schmidheiny e il barone Louis de Cartier de Marchienne sono sul banco degli imputati, al seguito dell’iniziativa del Procuratore Raffaele Guariniello di Torino. Devono rispondere anche del capo di imputazione di “disastro doloso” (volontario).
L’obiettivo della giornata del 16 marzo è di mostrare la responsabilità politica mondiale dei dirigenti europei dell’ETERNIT per le morti di migliaia di persone, lavoratori e cittadini per cancro e per le altre malattie asbesto correlate. Non di meno per il disastro ambientale provocato. Non possiamo tacere di fronte a tutto ciò. Rappresentanti delle vittime proveniente da diversi continenti presenteranno le loro testimonianze per i morti, per chi ha sofferto.

Sangue Infetto da PFOA – Violazione Sicurezza Trasfusionale

Il sangue dei donatori Solvay, occupati e pensionati, deve essere sottoposto ad esami specifici e certificato presso istituti di garanzia pubblica, ed infine respinto in presenza di PFOA.
Le sacche già contenenti PFOA devono essere ritirate.


E’ questa la richiesta che abbiamo trasmesso, assieme ai documenti aventi come oggetto “sangue infetto da PFOA – violazione sicurezza trasfusionale”, a

Fazio Ferruccio – Ministro della Salute
Artesio Eleonora – Assessore Sanità Piemonte
Morando Maria Grazia– Assessore Sanità Provincia Alessandria
Tutti i sigg. Sindaci della provincia di Alessandria
Saturni Vincenzo – Presidente nazionale AVIS
Latu Rina – Vice Presidente Vicario
Dulio Giorgio – Vice Presidente
Mattivi Renato – Segretario Generale
Chiriano Rocco – Tesoriere
Spagnuolo Pasquale – Responsabile delle Politiche Sanitarie
Pecora Pasquale – Responsabile dell’organizzazione
Tombolillo Antonio – Responsabile delle Politiche giovanili
Valtolina Sergio – Responsabile comunicazione

Esecutivo AVIS regionale Piemonte:
Marescotti Giuseppe – Presidente
Marro Pietro – V/Pres. Vicario
Cestino Graziano – Vice Presidente
Merlo Piero –Tesoriere
Filimberti Franco – Segretario
Cartosio Roberto – Comp. Esecutivo
Garlazzo Claudio – Comp. Esecutivo
Bertolosi Andrea – Comp. Esecutivo
Gentina Roberto – Comp. Esecutivo

Zanetta Gian Paolo – Direttore generale ASL AL Alessandria
Ghiazza Gianfranco – Direttore sanitario ASL AL
Manfredi Stefano – Direttore amministrativo ASL AL
Boraso Flavio – Direttore ospedale Acqui Terme, Novi Ligure
Tofanini Paolo – Direttore ospedale Casale Monferrato
Porretta Simone – Direttore ospedale Ovada
Turba Carlo – Direttore ospedale Tortona
Giorgione Nicola – Direttore ospedale Alessandria
Leporati Massimo – Direttore sanitario ospedale Alessandria

Controreplica di Medicina Democratica: L’AVIS Dovrebbe Preoccuparsi e Non Poco

Gent/ma Presidente Avis Comunale
Franca Carnevale
La ringraziamo per la sua sollecita risposta. Però se fossimo in Lei saremmo preoccupati quale presidente comunale dell’AVIS (Associazione volontari italiani del sangue), e come Direttivo, tanto da estendere l’allarme anche alle altre AVIS non solo della provincia. Perché il modulo di autocertificazione che viene chiesto di sottoscrivere al donatore è intestato proprio all’AVIS di Alessandria.
In tale modulo, fatto firmare dal Centro trasfusionale dell’Ospedale di Alessandria, ad esempio, non viene chiesto il luogo di lavoro presente o passato del donatore, tanto meno se la sua azienda è a rischio o ad alto rischio, ancor meno quali sostanze a rischio potrebbero essere nel suo sangue e che andrebbero verificate se presenti nel suo sangue. Nella fattispecie Solvay di Spinetta Marengo: il Centro trasfusionale di Alessandria, tramite il Suo modulo, non chiede non dico la documentazione (per quanto improbante) ma neppure l’autocertificazione che il sangue donato non contenga PFOA, acido perfluorottanoico, sostanza che è pericolosa e messa al bando nel mondo, perché tossica/cancerogena/mutagena/teratogena secondo gli studi internazionali e come documentato alla Procura della Repubblica di Alessandria , pericolosa addirittura nell’acqua dei fiumi e nell’alimentazione ittica. Si figuri Lei nella trasfusione di sangue! Il PFOA è sostanza che non esiste in natura: la sua presenza nel sangue deve essere uguale a zero. Così non è: come attestato anche dai laboratori tedeschi, da Lei impropriamente citati.
Che Lei, come presidente dell’AVIS, non fosse al corrente di quanto sopra, come invece lo sono sindaco/Asl/Arpa, è compatibile. Ma ora è anche Lei informata dei fatti . Quindi è Suo interesse intervenire.
A noi hanno terrorizzato le anonime dichiarazioni del Centro trasfusionale dell’ospedale di Alessandria (Il Piccolo, 10/3/10). Non ci risulta infatti che tale struttura pubblica effettui esami preventivi per rilevare la presenza di questa pericolosa sostanza: analisi speciali che pochissimi laboratori in Italia sono in grado di eseguire in termini scientificamente attendibili, tant’è che ai numerosi lavoratori e pensionati che ci fanno richiesta ne forniamo appena due indirizzi. Non ci risulta che nessuna struttura pubblica chieda ai donatori Solvay una documentazione attestante l’assenza di PFOA nel sangue. Comunque non ci parrebbe deontologicamente corretto affidarsi all’attendibilità di una ditta privata, peraltro inquisita. Non può essere l’azienda ad alto rischio a dichiarare l’idoneità dei propri dipendenti ed ex, ai quali peraltro rifiuta la consegna dei documenti sanitari. Riteniamo perciò che tutto il sangue dei donatori Solvay, occupati e pensionati, debba essere sottoposto ad esami specifici e certificato presso istituti di garanzia pubblica.
Gradisca i nostri saluti.

Replica dell’AVIS: Nessuna Preoccupazione. Nessun Test ai Donatori per il PFOA

Egregio Lino Balza,
voglio rispondere all’articolo da Lei divulgato su “La Stampa” di Martedì 9 Marzo.
Rappresento l’AVIS Comunale di Alessandria in quanto sono il Presidente e con molto orgoglio ho pubblicato l’attività 2009 che ha avuto lusinghieri risultati a favore di chi soffre e che del sangue ha bisogno. A Lei, invece, l’articolo ha creato molta preoccupazione, senza motivo, perché essendo Lei ex dipendente della Solvay Solexis sa benissimo che il sangue dei dipendenti Solvay Solexis, a rischio di esposizione PFOA, viene testato solo in Germania e quindi non vi è motivo di allarmarsi.
Voglio altresì chiarirle che le sue domande non doveva rivolgerle a me, ma al Responsabile del Centro Trasfusionale del nostro Ospedale. Un Presidente AVIS ha il solo dovere di reperire donatori, fare proselitismo nelle scuole, nello sport, educare i giovani alla cultura della solidarietà, controllare che i donatori vengano sottoposti agli esami periodici di routine, aumentare le donazioni con l’obiettivo di raggiungere l’autonomia per il fabbisogno dei nostri Ospedali ecc.. Questo è il mio dovere e cerco di farlo al meglio con un impegno costante e gratuito.
Credo con questa mia di aver chiarito ogni dubbio, e vorrei invitarla a farmi visita per prendere un caffè insieme e visitare la nostra sede sociale, che per me è la più bella. La aspetto fin da ora

Franca Carnevale

PFOA: Terroristi Sarete Voi

Ci terrorizzano le dichiarazioni del Centro trasfusionale dell’ospedale di Alessandria (Il Piccolo, 10/3/10). Avevamo chiesto alla presidente dell’AVIS comunale, Franca Carnevale, se controllava che le donazioni sangue dei lavoratori e dei pensionati Solvay di Spinetta Marengo fossero totalmente esenti dalla presenza di PFOA, acido perfluorottanoico, che riteniamo estremamente pericoloso per la salute dei cittadini riceventi la trasfusione, come abbiamo segnalato anche alla Procura della Repubblica di Alessandria. Non ci hanno rassicurato le affermazioni dell’anonimo responsabile dell’Ospedale. Non ci risulta infatti che la struttura pubblica effettui esami preventivi per rilevare la presenza di questa pericolosa sostanza: analisi speciali che pochissimi laboratori in Italia sono in grado di eseguire in termini scientificamente attendibili, tant’è che ai numerosi lavoratori e pensionati che ci fanno richiesta ne forniamo appena due indirizzi. Non ci risulta che la struttura pubblica chieda ai donatori Solvay una documentazione attestante l’assenza di PFOA nel sangue. Comunque non ci parrebbe deontologicamente corretto affidarsi all’attendibilità di una ditta privata, peraltro inquisita. Non può essere l’azienda ad alto rischio a dichiarare l’idoneità dei propri dipendenti ed ex, ai quali peraltro rifiuta la consegna dei documenti sanitari. Riteniamo perciò che tutto il sangue dei donatori Solvay, occupati e pensionati, debba essere sottoposto ad esami specifici e certificato presso istituti di garanzia pubblica.
LINO BALZA MEDICINA DEMOCRATICA PIEMONTE

Solvay Promotrice di un Rigassificatore a Rosignano

Come precedentemente annunciato, ieri si è tenuta un assemblea pubblica (comunicato stampa, clicca qui) per valutare le opportunità e i rischi derivanti dalla realizzazione di un Impianto di Rigassificazione a Rosignano (Li).
Solvay, insieme a Edison e BP, è la promotrice del progetto.
Il Rigassificatore, sorgerà proprio all’interno dello stabilimento Solvay.
Oltre alla realizzazione dell’ Impianto è previsto anche l’allungamento di 400 metri dell’esistente Pontile Solvada, attualmente di 1800 metri, per l’attracco delle navi gasiere. Approderà una nave metaniera ogni quattro giorni che stazionerà all’incirca 16 ore, tempo necessario per scaricare il gas liquido.

Agrocarburanti a Crescentino: interviene il presidente del comitato di Rivalta Scrivia che ha sconfitto Ghisolfi

Veniamo al progetto M&G per la produzione di bioetanolo definito da Ghisolfi di seconda generazione e proposto a Crescentino. Lo si descrive con molta enfasi, la stessa direi che si era inizialmente adottata per illustrare l’impianto di prima generazione proposto a Rivalta, rivelatosi alla fine poco virtuoso. Ora, poiché l’esperienza qualcosa insegna sempre, direi che valga la pena di essere cauti.
Premesso che noi siamo favorevoli al progresso, alle innovazioni intelligenti e allo sviluppo delle energie alternative ai carburanti fossili, ribadisco che non lo siamo ad ogni costo.
Se l’impianto proposto utilizza scarti agricoli (paglia di riso, stocchi di mais, ecc.) reperiti in zona tramite accordi preventivi con gli agricoltori e non necessita di terreni agricoli per la produzione della materia organica necessaria al suo funzionamento, quindi non necessita di energia fossile per produrre altra energia cosiddetta verde, lo stesso potrebbe essere visto con un certo interesse.
Se non sono necessarie colonne di autocarri per il trasporto della materia prima verso l’impianto e del prodotto ottenuto verso i luoghi in cui verrà utilizzato, anche gli abitanti di Crescentino non avranno ragione di preoccuparsi per il traffico conseguente e l’inquinamento dell’aria derivante.
Però, da quanto si legge nei primi dati sommari forniti dal proponente, pare che occorrano 4.000 ettari di terreno da coltivare a canna palustre (cioè un appezzamento di 5 x 8 km. – ovverosia 60.000 pertiche di terreno) che non mi sembrano pochi, se pure fossero solo quelli, che non si specifica dove verranno reperiti. Mi domando: esistono 4.000 ha di terreni marginali in zona?
Questa è solamente una prima perplessità, ma stante al fatto che anche a Rivalta Scrivia, alla presentazione del progetto i motivi di preoccupazione parevano pochi ma gli stessi sono aumentati man mano che noi approfondivamo la conoscenza del progetto, mi sentirei di consigliare agli amici di Crescentino di studiarsi il progetto e di farlo rapidamente, con molto impegno. In caso di dubbi o perplessità meglio chiedere delucidazioni.
Inoltre è sicuramente opportuno che qualcuno di loro si faccia carico di partecipare alla Conferenza dei Servizi che credo verrà organizzata presso l’Assessorato all’Ambiente della Provincia prima di concedere il nulla osta alla costruzione dell’impianto. Anche in quel contesto c’è la possibilità di venire a conoscenza di dati e informazioni utili a farsi un’idea più precisa sulla bontà del progetto. In questi casi la prudenza è sempre d’obbligo. Cari saluti.
Rivalta Scrivia, 7 marzo 2010

Enzo Pernigotti

Rigassificatore e Partecipazione Popolare

Medicina Democratica e il “Comitato per la Consultazione popolare sul terminale gas di Rosignano” promuovono per lunedi 8 marzo ore 21
presso la sala di Piazza del Mercato a Rosignano un’assemblea pubblica sul tema
“Rigassificatore Edison: opportunità o rischi ? Su tutto la partecipazione popolare”.

Si affronterà la questione da vari punti di vista: ambientale, economica, legale.
Interverranno tre professori dell’Università di Pisa, Tommaso Luzzati, Bruno Cheli e l’ingegner Mario Martelli: i primi due estensori del recente “Rapporto sulle ricadute economiche, sociali, ambientali della Solvay in Val di Cecina”, il terzo docente alla facoltà di ingegneria che tratterà questioni tecniche legate al gas e ai rigassificatori.
Interverrà anche l’ex-Difensore Civico del Comune di Rosignano, avvocato Bruno Neri, che nel 2005 ammise il referendum propositivo promosso dal Comitato con il supporto di 1400 firme di cittadini, poi bloccato dal TAR su ricorso di Edison e della destra locale.
Interverrà infine una delegazione del Comitato Noffshore di Livorno, anche in prepazione della MANIFESTAZIONE PROVINCIALE CONTRO I RIGASSIFICATORI, in programma per sabato 20 marzo a Livorno.

8 Marzo e Inceneritori

ANCHE IL LATTE MATERNO E’ GRAVEMENTE INQUINATO!
L’umanità distrugge la sua stessa discendenza!

Diossine e PCB che escono dai camini degli inceneritori di vecchia e nuova generazione si ritrovano poi nei terreni, nei cibi che mangiamo, nell’acqua e… alla fine della catena, nel latte materno e poi nei nostri bambini.
Se vuoi aderire alla Campagna nazionale per la difesa del latte materno, manda una e-mail a apagliai@interfree.it dopo aver completato l’informazione cliccando qui

Dona il Sangue, non il PFOA

Su Il Piccolo di venerdì scorso è stato pubblicato un articolo che testimonia la soddisfazione manifestata dall’AVIS per i risultati ottenuti nel 2009.
Ben 374 nuovi donatori solo nell’ultimo anno e un considerevole aumento delle sacche di sangue messe a disposizione dell’ospedale di Alessandria (oltre 4400).
Questi numeri spaventano sapendo che molti dei donatori sono dipendenti della Solvay Solexis e quindi che il loro sangue potrebbe essere contaminato da quantità più o meno alte di PFOA.
Quanto PFOA c’era nelle oltre 4400 sacche di sangue?
Ci auguriamo che l’AVIS abbia provveduto autonomamente ad escludere questo pericolo.
Medicina Democratica è molto preoccupata dall’inerzia dimostrata dal Sindaco, dai Politici locali e dagli Enti preposti nel non avere ancora adottato o quanto meno discusso misure preventive in tal senso.
La prerogativa deve essere la qualità del sangue donato non la quantità altrimenti non faremmo altro che condannare le persone che ricevono una trasfusione a malattie tiroidee.

Agrocarburanti Respinto a Rivalta Ghisolfi Attacca Crescentino

Dopo essere stato, assieme a Gavio, respinto e sconfitto a Rivalta Scrivia di Tortona (Alessandria) dall’opposizione popolare, [Relazione di Medicina democratica, clicca qui] il gruppo M&G Mossi Ghisolfi di Tortona ci riprova a Crescentino (Vercelli) con la sua “bioraffineria”, autodefinita “il più grande impianto del mondo” per la produzione di agro combustibili (45 mila tonnellate annue di “bio”etanolo). Guido Ghisolfi, noto esponente del PD locale e vicepresidente della M&G, nella sua ultima sparata giornalistica (La Stampa, 3 marzo 2010) straparla di chimica verde, biocarburanti di seconda generazione, biomasse lignocellulosiche, senza utilizzo di colture a fini alimentari, sviluppo di aree agricole marginali, ricadute positive per il settore agricolo, riduzione di oltre l’80% delle emissioni di gas serra, centinaia di occupati. In realtà è di ben altro contenuto, per quanto generico, il progetto presentato per Crescentino. Ghisolfi dà per scontato che sarà approvato da un accondiscendente sindaco. Conta sul fatto che, proprio per la sua genericità, non è stato sonoramente bocciato dal parere delle associazioni ambientaliste (Legambiente e Pro Natura vercellesi) al sindaco di Crescentino. Per ora. Per ora sta in piedi solo per i finanziamenti pubblici della Regione Piemonte (già 15 milioni di euro). Passerà se non incoccerà la mobilitazione popolare, come quella insorta a Rivalta Scrivia. Quella che lo sponsor assessore regionale Andrea Bairati, dall’alto dei dei suoi 400 milioni di euro rilasciati nella ricerca del settore, ha definito “una opposizione ideologica”.

Post scriptum. Dispiace polemizzare tra ambientalisti, ma siamo -di nuovo- completamente in disaccordo con l’OK all’impianto M&G dato da Legambiente Tortona. Noi ci battiamo (inascoltati dai politici) per il risparmio dell’energia, per la diminuzione dei consumi energetici, per la sostituzione dei combustibili fossili (petrolio) con le fonti alternative: sole, acqua, vento e anche biomasse. Ma sulle biomasse occorre distinguere. Le piante, tramite il processo di fotosintesi, eliminano l’anidride carbonica atmosferica (la convertono in materia organica). Se la biomassa è uno scarto, il residuo della coltivazione, allora noi siamo favorevoli all’uso di questo tipo di biomassa che non intacca il patrimonio boschivo e agricolo, soprattutto per fare biogas (metano) e per fare compost (fertilizzante) tramite piccoli impianti. Se invece si intende per biomasse le piante espressamente coltivate per scopi energetici in grossi impianti, per essere bruciate, o per fare etanolo che viene bruciato, allora non siamo d’accordo. Per ragioni etiche, ecologiche ed economiche. Non ideologiche.

Riunione con i Ferrovieri di Viareggio per la Strage del 29 giugno 2009

Presso il Centro di Medicina democratica di Castellanza (Varese), in via Roma 2, martedì 9 marzo 2010 alle ore 15,30, riunione con i Ferrovieri di Viareggio dell’ “Assemblea 29 giugno 2009”, per affrontare i molteplici temi insiti nella strage avvenuta alla Stazione di Viareggio il 29 giugno 2009.
Una ecatombe di morti e feriti ( 32 persone uccise) nel quartiere limitrofo alla stazione completamente devastato.
Ad oggi nessun imputato risulta sul registro degli indagati!

I Bidoni Sepolti di Carbonara Scrivia e i Tumori a Tortona

La bonifica fu una presa in giro. Quanti dei 30 mila mila fusti tossici (ddt, diserbanti ecc.) sono ancora lì?
La denuncia di Carmelo Ciniglio (Medicina democratica):
Alle ultime elezioni amministrative denunciai, suscitando un vespaio, i sospetti sui bidoni ancora interrati, la presa in giro della bonifica, le omissioni e le responsabilità delle autorità pubbliche. I mandanti della banda di delinquenti che non ha esitato a mettere in pericolo la salute dei cittadini, forse non riusciremo più a smascherarli, hanno avuto il tempo per occultare prove e farle sparire. Ma credo che esista il dovere scientifico di stabilire l’attuale pericolosità di quelle sostanze. A Tortona sono aumentati del 30% i tumori alla mammella e al colon, soprattutto nella fascia tra i 30 e i 40 anni.
Una testimonianza di Antonello Brunetti (nel sito http://www.comitatiscrivia.it/):
L’8 febbraio del 1986 scoppia la vicenda Carbonara. La denuncia parte dal Movimento dei Verdi che, stanco di inoltrare segnalazioni, ha provveduto per conto suo a estrarre alcuni bidoni tossici. I due firmatari, Battegazzorre e Peonia, elencano anche le caratteristiche dei contenuti : liquidi catramosi, acido solforico, medicinali e rifiuti ospedalieri, ecc.
Quattro sono le discariche. La più grande in zona Cadano a Carbonara, al Maghisello, in zona Scaura, in zona San Guglielmo. Emergono subito i nomi dei dirigenti dell’Ecolibarna, i componenti della famiglia Giacobone, l’ex sindaco di Tortona Rolandi e l’Edilvie, proprietari di due terreni coinvolti. Io aggiungerei, anche se non sono mai stati fatti sondaggi, due aree castelnovesi: fra la Martina e la testa bianca e sulla riva destra fra Castelnuovo e Alzano. La vicenda giunge sulle pagine nazionali e si provvede a sostituire la Ecosystem che ha fatto solo pasticci rompendo i bidoni e versandone il contenuto sul terreno. C’è l’impegno dei ministri Romita e Zanone, la promessa della magistratura di fare chiarezza sulla vicenda, ma alla fine non ci sarà né un arresto né una multicina. La bonifica viene affidata dallo Stato alla Castalia, una ditta sorta ad hoc e che riesce a fagocitare grosse cifre ma non depura un bel nulla , lasciando monticelli disseminati ovunque, spianate di cemento, laghi fangosi pericolosissimi e probabilmente ancora tanti bidoni sotto terra. L’attenzione scema rapidamente e non appare alcuna relazione finale che elenchi quanto fatto, quanto occorre ancora fare, responsabilità, entità del materiale sepolto e previsioni per le conseguenze future.
Un commento di Danilo Bottiroli:
Per il suo interesse ai numerosi casi di patologia alla tiroide proveniente dal tortonese, nel 1990 chiesi all’oncologo del Policnico San Matteo di Pavia:” Dott. Zonta, crede che ci sia un legame tra le patologie alla tiroide e il ritrovamento di migliaia di bidoni tossici nel greto del torrente Scrivia a Tortona?” La risposta fu: ” Io questo non posso affermarlo, ma è provato che la causa di patologie alla tiroide è dovuta ad agenti inquinanti.” A venti anni di distanza dico solo una cosa e la dico veramente con tristezza e con rabbia: la prima persona che mi informò sulla storia dei bidoni di Brentassi (frazione di Fabbrica Curone) abitava in quella zona e morì poco tempo dopo di tumore alla tiroide. Oggi, per quel che ne so, le patologie alla tiroide nel tortonese sono tantissime! Il mio sospetto è che si inizi a pagare ora le nefandezze del passato. La mia preoccupazione e la mia lotta è fare in modo che i nostri figli non paghino per le nefandezze di oggi e di ieri.

Un servizio di Maria Teresa Marchese su La Stampa (clicca qui)

BOSCO MARENGO, CENTRALE A BIOGAS

ALCUNE DOMANDE CHE DEVONO TROVARE UNA RISPOSTA
In merito alla proposta di centrale a biogas che si vorrebbe installare sul territorio di Bosco Marengo:una serie di perplessità e domande, a cui si dovrebbe tentare di rispondere seriamente prima di avanzare sul suddetto progetto.
Quanto del biogas prodotto dall’impianto di Bosco Marengo deriverà dall’utilizzo dei reflui zootecnici e quanto invece dal mais o da qualche altra coltivazione agricola ottenuta utilizzando centinaia di ettari di terreno?
E’ proprio opportuno utilizzare i cereali per ottenere energia elettrica (… come per ottenere carburanti), riducendo così pericolosamente la loro disponibilità per uso alimentare?
Perché non viene mai considerata l’energia che viene consumata per coltivare appositamente i vegetali (mais o altro) da destinare alla produzione di Biogas?
E’ opportuno che lo Stato incentivi economicamente l’energia lorda prodotta dall’impianto a biogas, anziché quella netta, impedendo così anche un coretto confronto tra le diverse tecnologie energetiche?
Perché insieme ai reflui zootecnici (che sono un residuo) non si utilizzano invece come vegetali i residui delle coltivazioni agricole, che sono ben disponibili nelle stesse zone?
Nel caso in cui l’impianto utilizzi molti vegetali e pochi reflui zootecnici, la parte liquida che rimane dopo la produzione del biogas (digestato) non sarà paradossalmente ancora più difficile da smaltire e più inquinante che non i reflui da cui deriva?
Quel poco vantaggio energetico che si ottiene dal biogas viene drasticamente dimezzato se non si utilizza concretamente anche il calore che viene inevitabilmente cogenerato: quanto calore verrà utilizzato nell’impianto di Bosco Marengo?
Bosco Marengo si trova nella “Zona di piano per la qualità dell’aria” della Provincia di Alessandria.
Ogni nuova attività deve pertanto presentare un bilancio ambientale positivo.
E’ proprio verosimile che questo impianto contribuisca a migliorare la qualità dell’aria?

Alberto Deambrogio Consigliere regionale RC

La Regione Piemonte Sperpera Denaro Pubblico Mentre Danneggia l’Ambiente

Il grande inganno del progetto energetico da biomasse forestali.
La Regione Piemonte vuole raggiungere l’ambizioso traguardo di produrre il 20% del proprio fabbisogno energetico da fonti rinnovabili. Obiettivo condivisibile, ma che purtroppo verrà raggiunto nei modi sbagliati, ovvero bruciando biomasse legnose in modo da contribuire al 60% di quel 20%. Per produrre energia si prevede di utilizzare ogni anno 2,2 milioni di metri cubi di legname, tagliato secondo le anacronistiche e discutibili norme della nuova Legge forestale regionale (L.R. 4/2009). Un piano energetico che è una truffa per il cittadino e un’enorme minaccia per l’ambiente.
UNA TRUFFA ECONOMICA AI DANNI DELLA COLLETTIVITA’
Sono i soldi del cittadino, che sborsa per il kWh da biomasse circa il triplo del suo valore reale e che paga gli investimenti pubblici che sostengono la cosiddetta filiera del legno attraverso vari canali e organismi competenti
UNA TRUFFA AI DANNI DEI PROPRIETARI
Il taglio del bosco può venir eseguito senza darne comunicazione diretta al proprietario. La legna gli sarà pagata al valore reale di mercato, ma chi poi la utilizzerà come biomassa ne otterrà la supervalutazione, drogata grazie ai soldi pubblici.
UN PRELIEVO NON SOSTENIBILE
Il piano di sfruttamento mira a utilizzare la quota di legname che nessuno ha più tagliato da oltre 50 anni. La conversione si farà in un unico intervento, tagliando fino al 70% degli alberi presenti. Per qualche anno si asporterà un quantitativo ingente di biomassa, con ritmi di utilizzazione superiori ai tempi di ricrescita. Per mantenere il business si passerà da bosco a bosco, realizzando di fatto una progressiva e rapida deforestazione del territorio.
UN ENORME DANNO AMBIENTALE
La combustione del legno crea sostanze nocive (ossidi di azoto, polveri sottili, monossido di carbonio, idrocarburi policiclici, nichel, diossina, acido cloridrico, ecc.) in quantità maggiore di altri combustibili ed è un fattore di cui tener conto, ma il danno ambientale connesso all’utilizzo del legname per produrre energia è primariamente in rapporto all’alterazione e distruzione degli ecosistemi forestali.
MEGLIO SAREBBE NON GESTIRE
Poiché una tonnellata di legno fresco corrisponde a 0,91 tonnellate di CO2 assorbite, se lasciassimo in pace i boschi, potremmo conseguire l’obiettivo di stoccare ogni anno, nei boschi piemontesi, un quantitativo di CO2 pari a circa 2 milioni tonnellate. In relazione agli accordi internazionali vigenti, certificare tale assorbimento permetterebbe di ridurre i costi per centinaia di milioni di euro che vanno a beneficio di tutti i cittadini, mentre produrre energia elettrica dai boschi è un affare solo per pochi. E se utilizzassimo gli attuali incentivi pubblici, volti a favorire l’utilizzo delle biomasse forestali, per corrispondere ai proprietari il doppio del valore del legname affinché non lo taglino, ma lo lascino nei boschi, faremmo felici moltissime persone, del bene all’ambiente e risparmieremmo ancora dei soldi.
LO SFRUTTAMENTO FORESTALE CHE SI PROFILA E’ IMMORALE
L’operazione di sfruttamento forestale che è stata avviata ora in Piemonte non è giustificabile da motivazioni economiche, costituisce un grave danno ambientale e va contro il principio della sostenibilità: invece di lasciare ai nostri figli il bene forestale nelle condizioni in cui l’abbiamo trovato (o in condizioni migliori), lasceremo loro un ambiente fortemente impoverito e un’atmosfera più inquinata.
Senza giustificazione alcuna, in maniera assolutamente immorale!
Se vuoi saperne di più, clicca qui sotto

Il Processo Entra nel Vivo: Soddisfazione di Medicina Democratica

L’udienza di ieri è stata dedicata prevalentemente all’ammissione delle parti civili.
Il Presidente del Tribunale ha letto una lunga e importante ordinanza.
Le questioni di costituzionalità sollevate dai difensori degli imputati sono state tutte dichiarate inammissibili.
Il Tribunale quindi ha spiegato i criteri per cui le parti civili che hanno fatto richiesta di essere ammesse dovevano o meno essere accolte. I nodi da sciogliere si riferivano prevalentemente alle parti civili collettive: associazioni, sindacati, istituzioni.
Il giudizio sui soggetti collettivi da ammettere riguardava la loro storia, i loro statuti, la loro presenza e azione sia a livello nazionale che territoriale (negli ambiti oggetto del processo).
Sono state quindi ammesse come parti civili:
INAIL, INPS – WWF, LEGA AMBIENTE, MEDICINA DEMOCRATICA, MOVIMENTO DI LOTTA PER LA SALUTE ONLUS, ASSOCIAZIONE ITALIANA ESPOSTI AMIANTO, ASSOCIAZIONE FAMIGLIARI VITTIME AMIANTO CASALE MONFERRATO, TUTTE LE ORGANIZZAZIONI SINDACALI SIA NAZIONALI CHE TERRITORIALI, – L’AUSL DI ALESSANDRIA, GLI ENTI LOCALI DIRETTAMENTE INTERESSATI DALLA PRESENZA O VICINANZA DEGLI STABILIMENTI ETERNIT;
Non sono state ammesse:
CODACONS, Associazione lavoratori bolognesi esposti amianto, Verdi-Ambiente e Società, Associazione Esposti Amianto Friuli Venezia Giulia, Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e sul territorio di Sesto San Giovanni, Osservatorio nazionale amianto, Associazione nazionale vittime amianto pavese, Ambiente e natura, Associazione del Monferrato oltre il mesotelioma, Associazione italiana mutilati ed invalidi del lavoro.
Sono state respinte le richieste delle difese di escludere i Responsabili civili (aziende legate in qualche modo all’Eternit), salvo discutere nel merito nel corso del processo,
E’ stata accolta invece la richiesta di escludere i responsabili civili Presidenza del Consiglio dei Ministri e Unione Europea.
Successivamente si conosceranno le altre parti civili (vittime e famigliari) ammesse, nonché le parti che hanno accettato il compromesso con i legali degli imputati e sono uscite dal processo.
Le associazioni firmatarie della presente, pur nella loro diversità di statuti e di organizzazione, riconosciuta esplicitamente dal Tribunale, manifestano piena soddisfazione per questo primo e importante giudizio.
Il processo è solo all’inizio, è e sarà irto di difficoltà. Il dibattimento dovrà essere profondo, ma contenuto nei tempi nel rispetto della sua ragionevole durata.
La necessità di mobilitazione, di attenzione, di comprensione dovrà essere sempre assicurata:
il convegno internazionale promosso da Ban Asbestos Network organizzato per il 16 marzo a Torino ne costituirà un’importante momento.

Armando Vanotto, Associazione Italiana Esposti Amianto
Fulvio Aurora, Medicina Democratica

Lettera a Mina

Cara Mina, (ti ascolto sempre) ti ho letto su La Stampa di domenica: “Ma il Po non morirà”. No, cara Mina, non è così. Ci si impressiona per l’onda minacciosa dal Lambro in quanto il petrolio è nero, si vede. Il PFOA invece non si vede, trasparente ma ben più micidiale. Il CNR Consiglio Nazionale della Ricerca l’ha trovato perfino alla foce del Po, dopo che ha percorso 600 chilometri. Perché è indegradabile nell’acqua (però bioaccumulabile nei tessuti viventi). E’ scaricato a Spinetta Marengo (Alessandria) dalla Solvay, società già sotto processo per lo scandalo del cromo esavalente, cancerogeno. Dalla Bormida finisce in Tanaro e infine nel Po. L’acqua contiene concentrazioni enormi di PFOA: fino a 1.500 ng/l, quando gli altri fiumi italiani ed europei non superano mai 1-20 ng/l. Il PFOA, acido perfluorottanoico, è tossico, mutageno, cancerogeno, teratogeno, se respirato o bevuto o mangiato col pesce e nella catena alimentare. Sono copiose le risultanze del mondo scientifico internazionale che abbiamo consegnato nei nostri esposti alla Procura della Repubblica di Alessandria: EPA Environmental Protection Agency, Comitato nazionale per la biosicurezza e le biotecnologie, Codacons, WWF, Greenpeace, IRSA Istituto di ricerca delle acque, Joint Research Centre di Ispra, ISS Istituto superiore della sanità, Fondazione Maugeri, Ministero dell’ambiente, Parlamento europeo ecc. Medicina democratica ha chiesto di vietare la pesca in Bormida, Tanaro e Po, di vietarne l’uso potabile, di vietare le donazioni sangue dei lavoratori Solvay, e ovviamente di eliminare lo scarico dei veleni in aria e acqua.
Mentre in Italia mancano limiti di legge (colpevolmente, come era per l’amianto), il PFOA, utilizzato per il Teflon delle padelle antiaderenti e per il GoreTex dei tessuti,è stato finalmente messo al bando negli USA, dopo 101,5 milioni di dollari sborsati dalla Du Pont per risarcimenti alla popolazione, quando l’EPA (Environmental Protection Agency) l’ha trovato nel sangue umano e nei cordoni ombelicali, dopo aver accertato nelle cavie tumori, soprattutto al fegato, interferenze al sistema endocrino, con l’asse ipotalamo-ipofisi, alterazioni degli ormoni tiroidei, cancro alla tiroide, danni allo sviluppo e alla riproduzione, riduzione del peso alla nascita, inversione sessuale nei pesci ecc. In Italia, ha confermato il Comitato nazionale per la biosicurezza e le biotecnologie. Così ha fatto l’Istituto superiore della Sanità. Il Codacons ha chiesto di sequestrare 150 milioni di pentole di Teflon. Il Ministero dell’Ambiente, invece, non ha saputo fare altro che commissionare un altro studio al CNR, peraltro senza finanziarlo. Nessuna legge è stata approvata. Perciò, cara Mina, a Pontelagoscuro (Ferrara), alla foce del Po, il PFOA è sempre a 200 ng/l, infatti non si degrada nell’acqua, anzi si accumula nei tessuti viventi. Così il Po morirà!

Lino Balza

Spinetta Blocco del Traffico ma non dell’Inquinamento

Riceviamo da un abitante di Spinetta Marengo e volentieri pubblichiamo.

Il Sindaco per motivi di prevenzione degli inquinamenti e tutela della salute, sospende la circolazione veicolare nell’area centrale interna agli spalti e nelle vie di competenza comunale dei sobborghi alessandrini compresa quindi anche l’area di Spinetta Marengo.
Come mai il nostro Sindaco non ha mai adottato alcuna misura di prevenzione per gli inquinamenti prodotti dalla Solvay Solexis?

Un inquinamento, per intensità e per natura ben più grave, dato
dallo scarico dei reflui nel fiume Bormida e dalle continue e spesso visibili emissioni in atmosfera.

La Solvay dichiara di scaricare nel fiume una tonnellata di PFOA all’anno.
In Bormida e Tanaro è stata trovata una quantità di PFOA fino a 1.500 volte superiore a quella riscontrata negli altri fiumi europei.
Recentemente dei ricercatori della University of Exeter, in uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Health Perspectives, hanno affermato che il Pfoa ovvero l’acido perfluorottanico depositandosi in alte concentrazioni nel nostro organismo attraverso ingestione o respirazione, è implicato nei cambiamenti dei livelli di ormoni tiroidei nel sangue provocando cosi problemi e malattie alla nostra ghiandola endocrina.
Il Pfoa raddoppia il rischio di malattie tiroidee nelle donne poiché soggetti già notoriamente più a rischio.

L’emissioni in atmosfera della Solvay sono costituite genericamente da gas di fluoroderivati (ACIDO FLUORIDRICO, TETRAFLUOROETILENE, PERFLUOROPROPENE, PFIB, PFOA ecc).
Nei migliori dei casi queste emissioni sono rappresentate dal vapore utilizzato nelle linee a bassa e a alta pressione o che deriva dalle attività della centrale elettrica interna allo stabilimento.
Questo vapore viene ottenuto dall’acqua di falda contaminata dal Cromo esavalente e da altri 20 diversi inquinati.

Un Crimine di Guerra

Chi ha detto «sì» è complice delle stragi di civili

Il Senato ha approvato, con l’astensione dell’Italia dei valori e dei radicali Marco Perduca e Donatella Poretti e nessun voto contrario, il rifinanziamento delle missioni militari all’estero, tra cui quella in Afghanistan, per la quale il ministro della difesa La Russa aveva annunciato l’invio di altri 1.000 soldati italiani. Il decreto sulle missioni ora passa alla Camera, dove dovrà essere convertito in legge entro l’8 marzo.

Gino strada guarda alla guerra in Afghanistan con gli occhi dei civili che ne stanno subendo le conseguenze. Per il fondatore di «Emergency» – la ong italiana in prima linea con il suo ospedale di Lashkargah, a pochi chilometri da Marjah dove infuriano i combattimenti tra truppe Usa e taleban – il rifinanziamento «automatico», senza dibattito, della missione che il Parlamento assicura alla Nato è come un crimine di guerra.
Il governo olandese è caduto sull’Afghanistan, francesi e tedeschi non vogliono essere coinvolti ulteriormente nella guerra. Berlusconi invece risponde signorsì.
I governi italiani, questo come il precedente di centro-sinistra, hanno come denominatore comune il servilismo nei confronti degli Stati Uniti. Ma questo non deve farci dimenticare che partecipare all’occupazione militare dell’ Afghanistan rappresenta un crimine (in quanto si contribuisce alle stragi di civili) e una violazione della nostra Costituzione. Non a caso ho definito «delinquenti politici» tutti i parlamentari che votano a favore del rifinanziamento della missione militare. Se soltanto volessero vedere le vittime dell’offensiva di questi giorni, potrebbero andare sul sito di Peacereporter (it.peacereporter.net): lì troverebbero i volti e le storie dei civili colpiti.
Otto anni dopo l’Invasione angloamericana, con l’operazione «Moshtarak» va in scena l’ennesima offensiva anti-taleban. Perché è così difficile batterli?
Ad occupare il paese ci ha provato l’Armata rossa è ancora prima gli inglesi (tre guerre, tutte e tre perse). Agli afghani non piace essere occupati dagli stranieri. Perciò fino a quando ci sarà occupazione militare, ci sarà guerra.
E il corridoio umanitario che Emergency ha chiesto per favorire la salvezza del civili di Marjah e Nad Ali?
È paradossale che, guidate dal Nobel per la pace Barack Obama, le forze armate statunitensi che stanno conducendo questa offensiva si rivelino criminali di guerra. Infatti – con una palese violazione delle convenzioni internazionali – non permettono ai civili di lasciare le aree sotto bombardamento e impediscono ai feriti, in maggioranza donne e bambini, di essere curati.
Questi comandanti militari dovrebbero essere portati davanti alla Corte penale internazionale.
Il comandante Usa McChrystal aveva promesso di ridurre al minimo le vittime civili. I massacri non sono controproducenti per gli Usa?
I militari hanno sempre detto questo, in tutte le guerre. Dopo la bomba su Hiroshima si disse: come il mondo ha potuto vedere, è stata colpita un’installazione militare.
Perché Il centro-sinistra non si oppone a una guerra di questo tipo, nonostante le notizie delle stragi?
Il servilismo nei confronti di Washington, come dicevamo, è trasversale agli schieramenti. Da questo punto di vista non parlerei nemmeno di centro-sinistra e centro-destra ma piuttosto di una casta politica di impuniti e di impunibili per la quale delinquere contro la legge fondamentale (la Costituzione, ndr) del proprio stato è cosa di tutti i giorni.
E Il fronte pacifista?
La guerra afghana è percepita come lontana e il fronte pacifista, di fatto, non esiste più da qualche anno ormai, da quando quelle forze politiche (il centro-sinistra, ndr) che avevano fatto finta di essere solidali col movimento per la pace, appena arrivate al governo, hanno aumentato il numero di militari in Afghanistan. Proprio come il premio Nobel per la pace Obama ha mandato altri 30.000 militari. Un gioco nel quale sono cadute anche sigle del «pacifismo» che ritengono che la guerra sia brutta quando la fanno gli avversari politici, ma accettabile quando a condurla sono gli amici.
Chi sono I taleban, emblema del terrorismo e della negazione del diritti umani?
Sono una delle componenti della società afghana, certo più rappresentativa dei presidenti imposti (Karzai, nrd).
All’interno del movimento ci sono estremisti con tendenze «psicopatiche», soprattutto per quanto riguarda la questione femminile, e persone ragionevoli.
Anche la questione femminile è utilizzata per vendere la guerra all’opinione pubblica. A qualcuno è mai venuto in mente di bombardare l’Arabia Saudita, dove una donna non può scoprirsi il naso per soffiarselo se ha il raffreddore? Sarebbe davvero divertente chiedere al nostri parlamentari di dire tutto ciò che sanno sui taleban. Risponderebbero due/tre stereotipi, perché non sanno nulla del paese che stanno contribuendo a bombardare.

Michelangelo Cocco

Primo Marzo 2010: Anche in Alessandria i Migranti Rivendicano Diritti

Dall’incrocio e dall’unione di realtà oltremodo simili nelle loro peculiari differenze, nasce anche ad Alessandria l’idea che il prossimo primo marzo debba essere “un giorno senza di noi”.
Nelle numerose e partecipate assemblee pubbliche che si sono tenute negli ultimi due mesi, abbiamo deciso che fosse necessario caricare il primo marzo 2010 di un valore aggiunto e non scontato, affinché potesse trascendere quel significato di semplice sciopero degli stranieri che gli è stato attribuito. Il primo marzo è per noi un momento di passaggio e non la destinazione del nostro percorso: sono mesi ormai che insieme, migranti e antirazzisti, stiamo concretizzando dal basso e in autonomia la nostra idea di società all’interno del Laboratorio Sociale di Via Piave, per poterla poi riflettere in ogni luogo di questa città. Giorno dopo giorno, ci sembra sempre più evidente che il contributo della popolazione migrante alla crescita, non solo economica, del nostro Paese è tanto fondamentale quanto non riconosciuto. È altrettanto palese, infatti, che in questa Italia narcotizzata dal populismo verde padano e istigata all’odio feroce delle diversità, questo dato di fatto sia mantenuto strumentalmente invisibile. Per questo motivo noi, migranti e antirazzisti alessandrini, riteniamo utile attraversare la data del primo marzo trasformandola nel momento in cui simbolicamente dare forma a ciò che forma non ha, in cui rendere evidente ciò che si ha interesse a nascondere. Per 24 ore ci asterremo da ogni attività produttiva e di consumo, oltrepassando quella che è la classica accezione di sciopero, per dimostrare che l’economia del nostro Paese, privata dell’apporto di migranti e antirazzisti, sarebbe già al collasso. Ma non solo. Verso, per e oltre il “giorno senza di noi” sono state lanciate molteplici iniziative. Per tutta questa settimana verranno portate avanti diverse mobilitazioni per il diritto alla casa dagli attivisti e dalle famiglie della Rete Sociale per la Casa, che hanno deciso di unirsi alla nostra protesta come noi abbiamo abbracciato la loro. Sabato 27 febbraio alle 22 presso il Laboratorio Sociale è stato fissato un momento di socialità e condivisione organizzato dalla comunità senegalese dell’alessandrino, come ultimo passaggio comunitario verso il primo marzo. Lunedì 1 marzo alle 9 in piazzetta della Lega le lotte del movimento studentesco per una scuola meticcia troveranno il loro apice, quando gli studenti libereranno le nostre scuole e le nostre strade dal razzismo e dalla xenofobia. Sempre nella giornata di lunedì, le attività e i progetti del Laboratorio Sociale si interromperanno per 24 ore, nella piena condivisione dell’interpretazione data alla giornata. Tutto questo andrà a riversarsi in quel percorso collettivo che ci condurrà al momento di maggior impatto simbolico del primo marzo, dal quale ripartiremo nel nostro cammino. Alle 17 invaderemo tutti quanti insieme il cuore della città, piazzetta della Lega, con un presidio che darà volto e voce a ciascuno di noi, a ciascuno di quei fantasmi cui la burocrazia e lo Stato italiano vorrebbero negare anche i più imprescindibili dei diritti. Un presidio con cui, senza paura e forti della nostra consapevolezza, costringeremo Alessandria a guardarci ed ascoltarci mentre ci accingiamo a riprenderci il nostro diritto ad un’esistenza libera e dignitosa. Perché “la tranquillità è importante, ma la libertà è tutto”. E noi sentiamo il dovere di dare tutto per difenderla.
Comitato Primo Marzo 2010 – Alessandria

Lettera Inviata ai 200 Sindaci Alessandrini

Egr. sig. Sindaco
e, per Suo tramite, egr. sigg. Consiglieri
Vi alleghiamo l’ordine del giorno approvato il 19 febbraio 2010 dal Consiglio della Comunità Montana Valli Curone, Grue e Ossona, Val Borbera e Valle Spinti.
Nell’auspicio che approviate delibere di modifica degli Statuti comunali, dichiarando l’acqua ‘bene comune e diritto umano universale ’ ed il servizio idrico come ‘privo di rilevanza economica’, e sottraendosi in questo modo alla incostituzionale normativa nazionale.
ORDINE DEL GIORNO
Riconoscimento dell’acqua come bene comune e del servizio idrico integrato come servizio privo di rilevanza economica
Premesso che
• la gestione del servizio idrico integrato in Italia e attualmente regolata dall’ art. 23 bis della legge n. 133/2008;
• la norma in questione già nella sua primitiva formulazione contemplava, in via ordinaria, il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali a imprenditori o società mediante il ricorso a gara, facendo largo forzatamente all’ingresso di privati;
• il recente art. 15 del Decreto Legge 25/09/2009 n. 135, “Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee”, convertito nella legge 20/11/2009 n. 166 – che ha modificato l’art. 23 bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 – muove passi ancor più decisi verso la privatizzazione dei servizi idrici e degli altri servizi pubblici prevedendo l’affidamento della gestione dei servizi pubblici a rilevanza
economica a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica o, in alternativa, a società a partecipazione mista pubblica e privata con capitale privato non inferiore al 40% e la cessazione degli affidamenti “in house” a società totalmente pubbliche, controllate dai comuni (in essere alla data del 22 agosto 2008) alla data del 31 dicembre 2011;
ritenuto che
• l’acqua rappresenta fonte di vita insostituibile per gli ecosistemi, dalla cui disponibilità dipende il futuro degli esseri viventi;
• l’acqua costituisce un bene comune dell’umanità, un bene comune universale, un bene comune pubblico, quindi indisponibile, che appartiene a tutti;
• il diritto all’acqua e un diritto inalienabile: l’acqua non può essere proprietà di nessuno, bensì bene condiviso equamente da tutti;
• l’accesso all’acqua deve essere garantito a tutti come un servizio pubblico;
• già alla luce dell’attuale nuovo quadro legislativo, e sempre più in prospettiva, se non affrontato secondo principi di equità, giustizia e rispetto per l’ambiente, l’accesso all’acqua rappresenta una vera emergenza democratica;
• la privatizzazione dell’acqua è un epilogo da scongiurare perché espropria l’acqua potabile dal controllo degli Enti locali e dei cittadini e consegna il bene comune ” acqua” al mercato, con tutte le
ripercussioni sociali che questa può generare, in specie nelle zone di montagna;
• le istituzioni hanno la libertà e l’autonomia di scegliere se fornire in prima persona un servizio di interesse generale o se affidare tale compito a altro Ente (pubblico, privato), in piena legittimità e
coerenza con le vigenti direttive europee sui servizi pubblici locali;
• il Consiglio Provinciale di Alessandria il 20 dicembre 2004, ha approvato, con il voto favorevole della maggioranza e l’astensione dell’opposizione, l’Ordine del giorno sui “Riconoscimento dell’Acqua come Bene Comune e Patrimonio dell’Umanità” e l’accesso all’acqua potabile come “Diritto fondamentale Universale, degno di protezione giuridica”;
• la Comunità Montana Valli Curone Grue Ossona ha a suo tempo attraverso una mozione approvata dal Consiglio in data 23 aprile il proprio appoggio alla legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione del servizio idrico;
Tutto ciò premesso e considerato,
il Consiglio della Comunità Montana Valli Curone, Grue e Ossona, Val Borbera e Valle Spinti
DICHIARA L’ACQUA
• un bene comune ed insostituibile per la vita di ogni vivente;
• un diritto inviolabile, universale, inalienabile ed indivisibile dell’uomo, che si può annoverare fra quelli di riferimento previsti dall’art. 2 della Costituzione della Repubblica Italiana;
DICHIARA
il Servizio Idrico Integrato un servizio pubblico privo di rilevanza economica in quanto servizio pubblico per garantire l’accesso all’acqua per tutti e pari dignità umana a tutti i cittadini;
IMPEGNA
la Giunta affinché tale riconoscimento sia riportato nell’ambito dello Statuto della nuova Comunità cosi come hanno fatto e stanno facendo numerosi Enti locali italiani ed affinché il presente documento sia trasmesso all’ATO 6 Alessandrino e a tutti i Sindaci della Comunità Montana.

ADESSO BASTA. Sull’Acqua Decidiamo Noi!

Il 6 marzo, prima assemblea nazionale dei Comuni
Sabato 20 marzo, manifestazione nazionale
Da aprile, grande campagna di raccolta firme
per la promozione di tre referendum abrogativi.
Ad Alessandria è questione morale: clicca qui

Se il Governo Berlusconi pensava, con l’approvazione dell’art.15-decreto Ronchi, di chiudere i giochi sulla privatizzazione dell’acqua, consegnando questo bene comune agli appetiti dei mercati e delle grandi multinazionali, si è sbagliato di grosso.

L’approvazione di quella legge, avvenuta fra l’indignazione generale, ha costituito un gravissimo attacco alle mobilitazioni e alle proposte messe in campo dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua, che, accanto alle resistenze in tutti i territori del Paese, ha consegnato da due anni una legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua, corredata da oltre 400.000 firme. Di cui oltre 4.000 da noi raccolte ad Alessandria.
Se quella legge giace colpevolmente nei cassetti delle commissioni parlamentari, le lotte per la ripubblicizzazione dell’acqua si sono ulteriormente estese in tutti i territori: sono ormai oltre cento i Comuni che hanno approvato delibere di modifica degli Statuti comunali, dichiarando l’acqua ‘bene comune e diritto umano universale ’ ed il servizio idrico come ‘privo di rilevanza economica’, e sottraendosi in questo modo alla incostituzionale normativa nazionale.
Comuni che hanno nel frattempo costituito il ‘Coordinamento nazionale degli enti locali per l’acqua pubblica’ e che, il prossimo 6 marzo, terranno a Roma la loro prima assemblea nazionale.
Sabato 20 marzo un grande manifestazione nazionale attraverserà le strade e le piazze di Roma per ribadire il NO alla privatizzazione dell’acqua, per riaffermare che l’acqua è un bene comune e un diritto umano universale e per chiedere l’immediata approvazione della nostra legge d’iniziativa popolare, che chiede la ripubblicizzazione dell’acqua e la sua gestione partecipativa.
Abbiamo sempre considerato l’acqua come un paradigma di molti beni comuni naturali e sociali da sottrarre ai privati e ai grandi capitali finanziari.
In questi anni e in moltissimi territori sono nate decine di altre resistenze in difesa dei beni comuni.
Significative mobilitazioni popolari, capaci di proposte alternative nel segno della democrazia condivisa, stanno tenacemente contrastando la politica delle “grandi opere” devastatrici dei territori, una gestione dei rifiuti legata al business dell’incenerimento, un modello energetico dissipatorio e autoritario, basato su impianti nocivi ed ora anche sul nucleare.
La manifestazione del 20 marzo, oltre ad essere un importante ed unificante momento di lotta, può mettere al centro con intelligenza e determinazione la questione della democrazia partecipativa, ovvero l’inalienabile diritto di tutte/i a decidere e a partecipare alla gestione dell’acqua e dei beni comuni, del territorio e dell’energia, della salute e del benessere sociale.
Sullo stop alle politiche di privatizzazione e sulla necessità di una forte, radicata e diffusa campagna nazionale, un vastissimo fronte in queste settimane si è aggregato al Forum italiano dei movimenti per l’acqua : dalle associazioni dei consumatori alle associazioni ambientaliste, dal mondo cattolico e religioso al popolo viola, dai movimenti sociali al mondo sindacale, alle forze politiche.
Tutte e tutti insieme abbiamo deciso di lanciare a partire dal prossimo mese di aprile, una grande campagna di raccolta firme per la promozione di tre referendum abrogativi.
Tre SI per la ripubblicizzazione dell’acqua, tre SI per dire basta ai profitti su un bene essenziale.
Uno strumento per dire una volta per tutte : “Adesso basta. Sull’acqua decidiamo noi!”
Cliccando qui, puoi verificare come viene gestita l’acqua pubblica in provincia di Alessandria: tramite gli atti del Convegno scoprirai che “questione acqua” è anche “questione morale” .

Continua il Processo per i Sei ex Dirigenti Solvay

Gli impianti Solvay di Ferrara, costruiti all’inizio degli anni cinquanta, hanno prodotto PVC fino al 1998.
La Produzione avveniva grazie alla lavorazione di un gas altamente cancerogeno, il CVM.
Un tema di cui si è parlato poco, sia sulla stampa locale, sia in ambito politico.
Nel 1985 l’allora assessore alla Sanità del Comune di Ferrara, Giancarlo Crociani, pubblicò un dossier dal titolo“Ambiente e tumori”.

Nel documento venivano avanzati interrogativi riguardo il più basso indice di vecchiaia, nella media comunale, della circoscrizione Barco – Pontelagoscuro e l’elevatissima mortalità per tumori.Nel 2007, Legambiente invitava a Ferrara l’allora pm Felice Casson, che si occupò del caso di Porto Marghera, per parlare del suo ultimo libro, “La fabbrica dei veleni”.
Casson oggi è senatore del Partito Democratico.
Il suo disegno di legge sulle “Norme a tutela dei lavoratori esposti ed ex – esposti al cloruro vinile monomero (CVM) e polivinilcloruro (PVC)” non è ancora stato preso in esame dal 13 maggio 2008, giorno in cui è stato presentato alla Commissione Lavoro del Senato. Casson si è sempre battuto, prima come magistrato e poi come parlamentare, per l’adozione di regole di sicurezza negli impianti chimici e per il risarcimento dei danni fisici ai loro lavoratori.
il 19 febbraio 2009 il tribunale di Ferrara al termine di un’istruttoria durata 7 anni ha rinviato a giudizio sei ex dirigenti Solvay (Claude Yves Marcel Loutrel, August Arthur Gosselin, Cyryll Van Lierde, Gerard Michael Davis, William Arthur Barnes e Pierre Vigneron).
Nell’inchiesta, per le morti tra gli esposti al CVM e l’inquinamento di acqua e terreni, è emerso che fin dagli anni ’60 l’azienda sapeva della tossicità del CVM.
A detta dei Magistrati se la multinazionale avesse provveduto subito a dotare gli operai di maschere e di maggiori protezioni, avrebbe sicuramente salvaguardato la loro salute dagli effetti dannosi già noti, prevenendo anche i più gravi e irreversibili effetti successivamente scoperti, cioè malattie gravi e tumori. Sempre secondo la magistratura, i miglioramenti impiantistici introdotti dopo il ’74-’75 sono stati consapevolmente tardivi, rimasero figure molto esposte come i pulitori manuali delle autoclavi.
È inoltre emerso che nel 1986 un’ispezione dell’Asl avrebbe rivelato gravi carenze sulle forniture di maschere in caso di fughe di CVM e insufficienti cautele adottate durante le operazioni di manutenzione.La sfilata dei testimoni davanti ai carabinieri del Nucleo operativo di Ferrara ha ricostruito, almeno in parte, la storia della lavorazione del CVM e dell’inquinamento prodotto dalla Solvay.
I verbali delle testimonianze degli ex addetti Solvay hanno fornito riscontri su come si lavorava nei reparti a rischio, prima e dopo il 1974, descrivendo episodi a volte illuminanti sulla divaricazione tra teoria e pratica quotidiana.
Nel dicembre 2009 il processo è entrato nel vivo della fase dibattimentale.
Il tribunale di Ferrara si trova a valutare la correlazione tra l’epatocarcinoma e l’esposizione alle polveri di cloruro vinile monomero (CVM).Sono stati ammessi come parte civile oltre ad alcuni ex lavoratori malati anche Legambiente, il Comune e la Provincia di Ferrara, l’Inail e i sindacati dei chimici di Cgil-Cisl-Uil ma solo in relazione al capo d’imputazione di omissione di misure di sicurezza.
In questa fase del processo è emerso che nella seconda metà degli anni ’80, per tre anni, si registrarono oltre 450 perdite di CVM. Vale a dire all’incirca una ogni due giorni.
La possibilità di una sentenza di condanna nei confronti della Solvay costituirebbe un precedente in Italia, dove il gruppo industriale belga è ancora ben radicato e ha guai giudiziali in tutti tribunali in cui hanno sede i suoi stabilimenti.L’8 febbraio 2010 nell’aula B del tribunale di Ferrara si è svolta l’udienza dedicata ai consulenti dei pm secondo i quali esiste una elevata probabilità di correlazione tra esposizione al CVM e l’insorgenza della malattia.
Il 22 febbraio il processo proseguirà con gli esami degli esperti, chiamati dai pm, l’epidemiologa Maria Pirastu e Pietro Comba.

Qui di seguito riportiamo alcuni aneddoti emersi dalle testimonianze degli ex lavoratori Solvay.
PESCI SFORTUNATI.
Oggi vicino alla portineria non si vede più niente, tutto coperto da un parcheggio per i camion. I lavoratori più anziani, però, si ricordano bene che lì, in faccia alla recinzione che dà su via Marconi, c’erano due fontane alimentate dai pozzi artesiani che pescavano dalla falda al di sotto dello stabilimento. Nelle due fontane sguazzavano un bel po’ di pesci, e negli uffici non erano pochi gli appassionati di acquari che si preoccupavano di loro. Fino ad una brutta mattina, alla fine degli anni ’70, quando i primi operai in turno hanno visto galleggiare i pesci in superficie: tutti morti, una strage. I testimoni hanno raccontato cosa successe dopo. La Solvay fece chiudere subito i due pozzi, e cercò di recuperare le pompe che li alimentavano. Non vi riuscì, perché le giunture erano “mangiate” e i pezzi dispersi in acqua. Cosa era successo? I risultati di laboratorio non si conobbero mai, ma immediato è il collegamento con l’attuale inquinamento della falda da clorometani.
ANDARE A MANICHE.
Dicevano così e tutti i manutentori sapevano cosa significava. Qualcuno si dava malato, altri si rifiutavano. Voleva dire infilarsi nel posto peggiore della fabbrica, il disseccatore del PVC, dove c’erano centinaia di filtri a maniche sospesi a cinque o sei metri di altezza. Ogni tanto se ne inceppava qualcuno, e bisognava cercarlo palpando i filtri uno ad uno, camminando sospesi su una passerella, in mezzo ad una nuvola di polvere sottile come borotalco, che s’infilava ovunque. Gli uomini uscivano bianchi dalla testa ai piedi, sputando polvere per giorni. Pagava doppio, la Solvay, ogni minuto passato lì dentro, ma non esiste prezzo per un lavoro del genere.
LE PIOGGE BIANCHE.
Le autoclavi da 25 metri cubi sono pentoloni giganti. Lì dentro il CVM veniva trasformato in minuscoli granuli di PVC, ma quando qualcosa andava storto il capoturno doveva gettarci dell’inibitore, per interrompere la reazione. Capitava che il capoturno ritardasse fino all’ultimo l’operazione, per non perdere tutto il carico, e così succedeva l’incidente. Per impedire una esplosione catastrofica, il materiale veniva spruzzato fuori attraverso un condotto di emergenza (prima che l’azienda si decidesse a recuperare il costoso semilavorato) e innaffiava di minuscole goccioline le prime case del Barco. Su quel villaggio sono finite per anni le polveri uscite dalle maniche dell’impianto di essiccazione, e qualche operaio ricorda che i bambini delle scuole del Barco venivano a riportare in portineria i sacchetti pieni di polvere bianca, raccolti nei cortili delle scuole e delle case. Dopotutto, era roba della Solvay.

Non Votate i Partiti che Sostengono TAV, Inceneritori, Acqua Privatizzata, Depositi Nucleari

Non votate i partiti che sostengono Bresso e Cota alle regionali.
Un giovane in prognosi riservata: ematoma al cervello. Presa a calci da quattro poliziotti, una donna dovrà essere operata. Decine di feriti. La polizia, guidata da uno dei responsabili del massacro alla Diaz di Genova, carica selvaggiamente i cittadini della Val di Susa contrari al Tav. Proteste da tutta Italia. Invece i candidati presidente alla regione Piemonte si schierano contro i manifestanti “violenti”.

Confermati i Danni alla Salute degli OGM

Per impedire gli OGM, organismi geneticamente modificati, Medicina democratica raccolse molte centinaia di firme ad Alessandria. Ora, nel sito del Corriere della Sera on line, è presente un sondaggio per verificare chi è favorevole o contrario agli OGM.

Di seguito riportiamo il link a tale sito in modo tale da contribuire a dare ai promotori del sondaggio un voto in linea con la nostra posizione, per una immediata moratoria internazionale sugli OGM, per gli incommensurabili ed irreversibili effetti per la salute, l’ambiente e la tradizione agroalimentare italiana, a causa della contaminazione dei territori agricoli e delle catene alimentari.
Siete favorevoli all’introduzione anche in Italia degli Ogm (organismi geneticamente modificati) in agricoltura?

Confermati i danni alla salute degli OGM.Gli OGM tornano a far discutere, questa volta per una serie di proposte che, se attuate, comporteranno una loro diffusione su larga scala anche in Italia, roccaforte delle produzioni di eccellenza e delle tipicità locali.


In sede di Conferenza Stato Regioni, che era prevista per il 28 gennaio a Roma, avrebbero dovuto essere discusse le linee guida per la coesistenza tra le colture tradizionali e quelle geneticamente modificate. Il provvedimento era all’esame, in adempimento di un’indicazione dell’Unione Europea.
Tuttavia, pochi giorni fa le Regioni hanno messo uno stop al documento. Tramite il Comitato Tecnico Permanente in materia di agricoltura hanno chiesto che, prima di procedere all’analisi degli indirizzi sulla coesistenza, venga avviata una grande consultazione con i rappresentanti del mondo agricolo italiano, dei produttori biologici, degli ambientalisti e dei consumatori.
Secondo Coldiretti il ritiro temporaneo della decisione consente un approfondimento sul piano scientifico. Il fine è quello di escludere ogni rischio di contaminazione per le produzioni di alta qualità, di cui l’Italia vanta la leadership in Europa.
Le amministrazioni locali sono, in linea generale, contrarie. Si sono espressi negativamente 41 Province, 2.446 Comuni e 16 Regioni.La coesistenza con le colture non OGM è, praticamente, inattuabile per via della contaminazione genetica. Inoltre l’ Italia deve investire proprio sul prodotto locale.
In questo quadro l’introduzione di “genomi Frankenstein” – allo stato attuale si tratta di organismi vegetali ottenuti in laboratorio con tecniche tutt’altro che fini – è completamente fuori luogo.
Un esempio importante è quello del mais : i sostenitori di questo tipo di pratiche affermano che il vantaggio in agricoltura è di tipo economico ed ecologico, principalmente perché la coltivazione degli OGM comporterebbe un minore utilizzo di diserbanti. I detrattori affermano invece che la resistenza all’erbicida (acquisita tramite l’inserzione di un gene batterico nel genoma del mais) determina un accumulo dello stesso nella pianta, con conseguenze tutt’altro che trascurabili per la salute umana; che la direzione di queste scelte è una linea retta verso una dipendenza economica da Monsanto – o dalle altre multinazionali detentrici del business – per l’acquisto delle sementi; che il risultato della dispersione di queste specie è l’enorme danno ecologico legato alla perdita di biodiversità.
Da un recente studio dell’ International Journal of Biological Sciences (http://www.biolsci.org/v05p0706.htm) è emersa la conferma che il mais Monsanto provoca danni agli organi dei mammiferi.
Ed è proprio uno studio di Monsanto del 2002 a confermare l’impatto negativo, su fegato e reni, in topi alimentati con alcune di queste varietà. Tale mais contiene dosi non trascurabili di erbicida Roundup®, che è tossico per l’uomo, e che può essere assorbito sia direttamente, tramite alimentazione, sia indirettamente dai prodotti di mangimistica.
Tre varietà brevettate – Mon 863, Mon 810, che produce un insetticida, e NK 603, che assorbe l’erbicida Roundup® – sono state approvate per il consumo dalle food safety authorities di Stati Uniti, Europa e di molti altri paesi.
Il tutto mentre si apprende che a breve l’agricoltura biologica negli Stati Uniti potrebbe essere bandita perché ritenuta non conforme alle norme di sicurezza e igiene imposte dal Governo. Nemmeno l’orto di Michelle Obama, la First Lady, è servito a dare il buon esempio.
Negli Usa il Governo si appresta.infatti, a discutere la legge HR 875, meglio conosciuta come Food Safety Modernization Act of 2009 con cui, se approvata, si metterà al bando l’agricoltura biologica, ritenuta insana. A essere banditi anche gli orti privati, quelli destinati all’autoconsumo. La legge è stata ideata con la presunta finalità di creare una nuova agenzia chiamata Food Safety Administration (FSA). Il suo unico scopo sarebbe quello di proteggere i cittadini dalla gestione pericolosa del cibo e di creare uno standard per la sicurezza alimentare fino a coprire la sicurezza dei prodotti alimentari importati (chissà se ne farà le spese il Made in Italy?). Si va, quindi, sempre più verso un generico “meccanismo di produzione di cibo”.
Negli Usa molte leggi sono spinte e in maniera del tutto trasparente da alcune lobby. In questo caso a volere questa regolamentazione la MONSANTO, CARGILL, ADM (Archer, Daniels e Midland) con altre 35 grandi imprese agroalimentari.
“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”, diceva Fabrizio De Andrè.
Prima di aprire le porte a questi esperimenti su larga scala – poiché di questo si tratta, non essendo ancora verificabili tutti gli effetti, sul lungo periodo, dell’introduzione degli OGM in ambiente – è necessario riconsiderare la reale utilità di determinate tecnologie, di efficacia tutt’ora discutibile e dibattuta, alla luce del panorama di eccellenze agroalimentari di cui l’Italia può, per ora, fregiarsi.

Nucleare Incivile

Sul decreto legislativo nucleare, un commento di Stefano Palmisano, avvocato di Medicina democratica Puglia.

“Strategia nucleare”, con tanto di “S” maiuscola: così i dottor Stranamore di Villa Certosa hanno definito, con tutta la consueta sobrietà, anche semantica, che connota questo esecutivo, “il documento programmatico del Governo con il quale sono delineati gli obiettivi strategici in materia nucleare”, come si legge all’art. 2, lett. “l”, dello “schema di decreto legislativo, recante la disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell’esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare [….] ai sensi dell’art. 25 della legge 23 luglio 2009, n. 99”
La Strategia in questione, a prescindere dalle peculiarità degli Strateghi con i rialzi nelle scarpe, le chiome semoventi ed i talami ex-sovietici sovraffollati, ha il grande pregio, tra i tanti, di metter in vivida luce, una volta per tutte, quale macroscopico “equivoco” (per così dire) terminologico si celi sotto la locuzione “nucleare civile” in presunta contrapposizione a quella di “nucleare militare”.
È già la citata legge delega dell’anno scorso, nell’art. 25, c. 2, a chiarire, alla lettera a), ossia al suo primo principio e criterio direttivo, l’aria democratica che tira nella gestione da parte di questo governo della “materia nucleare”: vi si prevede, infatti, la “possibilità di dichiarare i siti aree di interesse strategico nazionale, soggette a speciali forme di vigilanza e di protezione.”
Laddove qualcuno avesse avuto ancora dubbi sull’esatta gerarchia dei poteri decisionali quando c’è di mezzo sua maestà l’atomo, la lett. f) serve a fare definitivamente chiarezza sul punto, giacché si afferma la necessità della “determinazione delle modalità di esercizio del potere sostitutivo del Governo in caso di mancato raggiungimento delle necessarie intese con i diversi enti locali coinvolti, secondo quanto previsto dall’art. 120 della Costituzione.”
Anzitutto, c’è da evidenziare l’enigmatico riferimento ad una norma costituzionale, l’art. 120, per l’appunto, che legittima l’intervento sostitutivo del Governo nei confronti di “organi delle Regioni, delle Città metropolitane, delle Province e dei Comuni” solo “nel caso di mancato rispetto di norme e trattati internazionali o della normativa comunitaria oppure di pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica, ovvero quando lo richiedono la tutela dell’unità giuridica o dell’unità economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, prescindendo dai confini territoriali dei governi locali”.
In quale dei casi evocati dalla previsione costituzionale su citata dovrebbe ricondursi la decisione di istallare una centrale nucleare per legittimare il potere sostitutivo del Governo?
A tacere del fatto che il medesimo art. 120 si chiude con un’invocazione (che, alla luce dei testi normativi che si stanno esaminando in questo scritto, suscita grande tenerezza) a che “i poteri sostitutivi siano esercitati nel rispetto del principio di sussidiarietà e del principio di leale collaborazione.”
In ogni caso, l’elemento chiarificatore della su citata gerarchia di poteri decisionali che si rinviene nella normativa di delega dello scorso anno è dato dal fatto che in tutto l’articolo 25 non v’è alcuna previsione in ordine alla “mera” determinazione delle modalità di raggiungimento delle intese con i diversi enti coinvolti, né, men che meno, in ordine alla rilevanza, se non vincolatività, di quelle intese nei confronti del Governo.
In pratica, l’unica disposizione che la maggioranza parlamentare ha pensato bene di introdurre nel provvedimento di delega all’esecutivo sulla questione, discretamente vitale in uno Stato democratico e, ancor più, solennemente “federale”, del rapporto tra il potere centrale e quello degli enti locali in una materia non proprio minore come quella nucleare, ha avuto come unica finalità quella di “determinare le modalità” con cui il primo può “sostituire”, ossia scavalcare, i secondi.
E cotanto Governo, essendo stato “delegato” dai suoi onorevoli mandanti in tale munifica guisa, ovviamente non ha tradito le aspettative.
All’art. 11, in materia di “certificazione dei siti”, dello schema di decreto legislativo su citato, infatti, si legge, al c. 5, che “il Ministro dello sviluppo economico [….] sottopone ciascuno dei siti certificati all’intesa della Regione interessata, che si esprime previa acquisizione del parere del comune interessato.”
Dalla lettura di questa norma, sembrerebbe poco chiaro in quali forme si acquisisca quest’ ultimo parere, ossia quello delle popolazioni direttamente destinatarie del gentile omaggio di una centrale nucleare sul loro territorio, ma soprattutto quale valore reale esso abbia rispetto alla decisione finale sul “sito”.
Ancora una volta, la norma immediatamente successiva, quella del comma 6, fuga ogni dubbio: “Ove [….] non si pervenga ancora alla definizione dell’intesa [….], si provvede all’intesa (sic!) con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, integrato con la partecipazione del presidente della Regione interessata.”
In pratica, un’ “intesa” per decreto.
Ma, in compenso, con il presidente della Regione interessata che “partecipa”, con un ruolo, se ne desume, della stessa pregnanza politica di quello dell’appendiabiti della stanza governativa, al Consiglio dei ministri nel quale si scrive il decreto del Presidente della Repubblica che “provvede all’intesa”.
Son soddisfazioni!
Naturalmente, stante una tale democraticità e partecipatività di tutto il procedimento, il comma 7 statuisce che, “l’intesa ovvero il decreto del Presidente della Repubblica di cui al comma 6 operano anche in deroga ai Piani energetico ambientali delle Regioni interessate da ciascuna possibile localizzazione.”
Altro mirabile esempio dell’idea, e soprattutto della pratica, di questo governo di “federalismo”.
Ancora, all’art. 13, (“Autorizzazione unica per la costruzione e l’esercizio degli impianti nucleari e per la certificazione dell’operatore”), c. 10, si prevede una “conferenza di servizi ai sensi degli articoli 14 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241 con l’Agenzia, i Ministeri concertanti, la Regione e gli enti locali interessati e con tutti gli altri soggetti e le amministrazioni coinvolti”.
Anche in tal caso, però, si tratta di una “trattativa” non proprio libera e sovrana per gli enti seduti al tavolo.
Specie per gli enti locali.
Infatti, la norma che segue a ruota, quella del comma 11, sgombra anche qui il campo da ogni equivoco: “Qualora in sede di conferenza di servizi di cui al comma precedente, non venga raggiunta la necessaria intesa con un ente locale coinvolto, il Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, assegna all’ente interessato un congruo termine per esprimere l’intesa; decorso inutilmente tale termine, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri cui partecipa il Presidente della Regione interessata all’intesa, è adottato [….] decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sostitutivo dell’intesa.”
Repetita iuvant.
In conclusione, da questo ordito legislativo si ricava l’ennesima conferma che in ambito energetico oggi ci si trova ormai di fronte a due prospettive sostanzialmente incompatibili tra loro: o una produzione finalmente pulita, diffusa e democratica di energia da fonti rinnovabili, necessariamente accompagnata da un consumo sobrio ed efficiente; o una produzione certamente inquinante e potenzialmente devastante da fonti fossili e nucleari, in cui i pannelli fotovoltaici servono al massimo per decorare i tetti delle centrali atomiche.
Una produzione, in quest’ultimo caso, ancora rigidamente concentrata in poche mani e accentrata, per legge, nei suoi processi decisionali.
Con quelle stesse mani che da queste produzioni arraffano profitti principeschi ed espellono le relative scorie, non necessariamente balsamiche per l’ambiente e la salute pubblica, sui territori sedi di quelle attività.
Un gustoso quadretto finale che a questi territori, al nostro territorio, non è propriamente sconosciuto.

Il 2010 è stato Proclamato dall’ONU “Anno Internazionale della Biodiversità”

Corredati da copiosa documentazione scientifica internazionale, Medicina democratica ha presentato esposti alla Procura della Repubblica di Alessandria per l’inquinamento da PFOA (acido perfluorottanico) in falda e nei fiumi Bormida, Tanaro e Po.
Il PFOA è tossico e cancerogeno (tiroide), se respirato o bevuto o mangiato col pesce (soprattutto fritto). Lo stanno mettendo al bando in tutto il mondo. In Italia, è scaricato dalla Solvay di Spinetta Marengo in Bormida e, tramite l’affluente Tanaro, nel Po. Il CNR ha riscontrato valori enormi di PFOA nei fiumi alessandrini, fino a 1500 ng/l. E perfino 200 ng/l alla foce del Po. In tutti gli altri fiumi italiani ed europei le concentrazioni non superano mai 1-20 ng/l. Non è biodegradabile nell’ambiente, dunque è bioaccumulabile nei tessuti animali e umani. Abbiamo chiesto che sia impedito l’approvvigionamento idrico, che sia vietata la pesca, che sia sospesa la donazione sangue dei lavoratori Solvay, oltre naturalmente che sia eliminato lo scarico in aria e in acqua.
Evidenzieremo tale questione nazionale all’incontro organizzato dal Parco Fluviale del Po e dell’Orba.