Telefoni cellulari e i tablet utilizzano campi elettromagnetici ad alta frequenza per trasmettere dati durante le telefonate o mentre gli utenti navigano in Internet. Se questi dispositivi sono azionati vicino al corpo, parte dell’energia dei campi viene assorbita come calore – per esempio, dalla mano o dalla testa, con effetti negativi sulla salute. L’Ufficio federale tedesco per la protezione dalle radiazioni (BfS) segnala preziose informazioni sulle Modalità di comportamento per ridurre i rischi: clicca qui.
Autore: Admin
Gli “stupri di massa” erano solo propaganda.
Anche in Italia i propagandisti pro-Netanyahu scrissero sui giornali e raccontarono in tv degli “stupri di massa” commessi da Hamas a Gaza il 7 ottobre. L’avevano letto sul New York Times, e la “notizia” era stata rilanciata dalla Bbc, dal Guardian, dalla Cnn, dall’Associated Press e da Reuters; ma quegli articoli sugli “stupri di massa” erano un falso. I co-autori di quei pezzi, lodati all’epoca dal caporedattore del Times Joe Kahn, erano Jeffrey Gettleman, Anat Schwartz e Adam Sella. Sabato scorso l’account Telegram @zei_squirrel ha aperto un vaso di Pandora: ha mostrato al mondo i like di Anat Schwartz a diversi post di propaganda sionista su X, fra cui uno che definiva i palestinesi “animali” che meritano un “Olocausto”; uno sui “40 bambini decapitati” (un altro falso); uno che invocava la trasformazione di Gaza in un “mattatoio”; e un altro che esortava i propagandisti di Israele a diffondere il paragone “Hamas è l’Isis” per spaventare l’opinione pubblica occidentale (t.ly/ntbMI).
Il Times ha aperto un’inchiesta interna sulla Schwartz poiché le norme aziendali vietano ai suoi giornalisti di “esprimere opinioni di parte, promuovere opinioni politiche, sostenere candidati, fare commenti offensivi o fare qualsiasi altra cosa che possa minare la reputazione giornalistica del Times”.
Leggi tutto Daniele Luttazzi.
L’illusione della ricapitalizzazione dell’Ilva.
In questi giorni si parla molto di ricapitalizzazione di Acciaierie d’Italia da parte dello Stato per riattivare la produzione dello stabilimento siderurgico Ilva. Vi è l’illusione che la ricapitalizzazione possa essere un esborso continuo di aiuti da parte dello Stato per evitare che lo stabilimento si fermi sotto il peso dei suoi debiti e dell’insolvenza accertata. Una ricapitalizzazione in perdita non è possibile ed è vietata dalle norme vigenti.
Il Dipartimento per gli Affari Europei (aiuto alla ricapitalizzazione delle imprese) pone delle condizioni per la ricapitalizzazione operata nell’Ilva da parte dello Stato. Condizioni per l’ingresso dello Stato nel capitale delle società è infatti la remunerazione del capitale investito. Pertanto lo Stato deve essere sufficientemente remunerato per i rischi che assume attraverso l’aiuto alla ricapitalizzazione. Senza remunerazione, la ricapitalizzazione diventa una forma di aiuto di Stato, vietata da una precisa norma del TFUE (Trattato di Funzionamento dell’Unione europea), ossia l’articolo 107: “Salvo deroghe contemplate dai trattati, sono incompatibili con il mercato interno, nella misura in cui incidano sugli scambi tra Stati membri, gli aiuti concessi dagli Stati, ovvero mediante risorse statali, sotto qualsiasi forma che, favorendo talune imprese o talune produzioni, falsino o minaccino di falsare la concorrenza”. Pertanto la ricapitalizzazione della società che gestisce l’Ilva in situazione di accumulo costante di debiti commerciali è vietata dalle norme vigenti.
Alessandro Marescotti Presidente PeaceLink.
8 marzo perché scioperiamo.
Perchè lo sciopero come strumento? Perchè la lotta al sistema patriarcale?
Perchè la lotta se è, deve essere intersezionale? Perchè sarà lotta alla violenza maschile sulle donne e a tutte le forme di violenza di genere? Perchè l’attenzione al mondo della scuola, dell’educazione, del lavoro? “Scioperiamo contro la violenza patriarcale. Scioperiamo contro i fascismi che ci schiacciano e ci limitano quotidianamente. Scioperiamo contro chi ci toglie spazio e spazi di autodeterminazione, pensiero, libertà”. Siete tutt3 in vitat3 a questo momento aperto di confronto: segui qui l’evento!
Morire in un cantiere si chiama omicidio.
Bouzekri Rachimi, 56 anni, è stato l’ultimo corpo ad essere recuperato. Prima di lui erano stati estratti dalle macerie di un cantiere privo di qualsiasi garanzia di sicurezza, quelli di Taufik Haidar, 45 anni, Mohamed Toukabri di 54 anni; Mohamed El Ferhane, 24 anni e Luigi Coclite, 59 anni. Non è l’ora del cordoglio e del silenzio, come si chiede dai palazzi, ma dell’indignazione e della protesta. La vicenda macroscopica di questa strage, che ha causato altri 3 feriti gravi rivela molte chiavi di lettura che, in attesa delle doverose indagini, vale la pena di accennare. La prima, macroscopica, è che ormai da anni la logica dei subappalti al ribasso ha annientato quei vincoli di condizioni del lavoro che nei cantieri dovrebbero essere rispettati. Quando si deve costruire di corsa non c’è tempo di badare a questo. Chi offre i lavoratori a costo minore vince la gara, chi crea meno problemi al marchio famoso, assumendosi responsabilità che non pagherà mai, ha maggiori opportunità di ottenere la commessa. Leggi tutto
Schiume di Pfas nelle acque. Queste immagini (clicca il video) sono uguali a quelle che ho denunciato negli anni ’90 per gli scarichi del polo chimico di Spinetta Marengo nel fiume Bormida, affluente del Tanaro, a sua volta del Po, fino all’Adriatico. La schiuma è acido solfonico, perfluoroottansolfonico base di perfluoroottansolfonato, ovvero Pfoa, il tipo di Pfas che è stato da poco tempo messo al bando in parte del mondo, e che nel 2023 ad Alessandria i cittadini, come me, se lo sono ritrovato nel sangue dall’indagine svolta dall’Università di Liegi, e che chiedono i danni alla Solvay. Leggi tutto
Il passaggio dai fossili alle rinnovabili a Civitavecchia.
Premio Attila 2023.
Il Premio Attila 2023 è stato vinto da …. (clicca qui).
E’ criminale difendere le produzioni di Pfas.
Il polo chimico di Spinetta Marengo è come un enorme iceberg alla deriva. Che Solvay non ha affrontato neppure dopo la sentenza della Cassazione. Anzi l’ha acutizzato non riuscendo neppure a mettere sotto controllo i Pfas. I Pfas rappresentano, da decenni, la “punta dell’iceberg” di tossici e cancerogeni emessi in suolo-acqua-aria: massa composta da cromo esavalente, arsenico, antimonio, nichel, selenio, DDT, fluorurati, solfati, idrocarburi, metalli pesanti, solventi organici clorurati, cloroformio, trielina acido fluoridrico, acido cloridrico, ammoniaca, alcoli, anidride fosforica, iodurati, Zn, idrossido di potassio, NOx, SOx, polveri eccetera. Sarebbe riduttivo concentrare sui Pfas il processo-bis di Alessandria, ignorerebbe la sentenza della Cassazione.
La rivendicazione di mettere al bando i Pfas, tutto sommato si limiterebbe ad eliminare la punta dell’iceberg, ma Solvay la percepisce come “Cavallo di Troia” per espugnare l’intera roccaforte chimica spinettese. E proprio sui Pfas la Solvay oggi ha eretto la propria “Linea Maginot”: e dopo aver giurato per decenni che il Pfas killer PFOA non era cancerogeno, ora spergiura per i Pfas ADV e C6O4 e per i futuri Pfas essi sì ancora più innocui, dunque indispensabili per altri 60 anni per rendere resistenti, ignifughi e idrorepellenti rivestimenti antiaderenti, schiumogeni antincendio, tessuti impermeabili, pesticidi, materiali per l’edilizia e prodotti per la pulizia e l’igiene personale ecc.
Solvay pretende di restare, almeno fino al 2026, l’unica produttrice di Pfas in Italia di queste sostanze devastanti per la salute umana, individuate nel sangue, nel latte materno, nella placenta, nel siero, nel liquido seminale e nei capelli eccetera, dopo che, a causa della loro alta stabilità molecolare, si diffondono ampiamente indistruttibili nell’ambiente, si riversano in grandi quantità nei bacini idrici, da dove possono percorrere grandi distanze, entrando nell’ecosistema acquatico e risalendo la catena alimentare fino agli esseri umani.
L’efferata pervicacia di Solvay resiste alla mole di evidenze scientifiche accumulatesi, compresa l’analisi comparativa trascrizionale pubblicata sulla rivista Toxics e con il titolo “Cross-Species Transcriptomics Analysis Highlights Conserved Molecular Responses to Per- and Polyfluoroalkyl Substances”, realizzata dagli scienziati del Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Università di Bologna e dell’Università di Padova, studio che non lascia alcun dubbio su quanto le diverse molecole di PFAS (4.730 molecole: la più estesa famiglia di inquinanti emergenti) influenzano vie ormonali e vie metaboliche.
I Pfas provocano una forte regressione del metabolismo e del trasporto dei lipidi e di altri processi correlati allo sviluppo ovarico, alla produzione di estrogeni, all’ovulazione e al funzionamento fisiologico del sistema riproduttivo femminile; tutti elementi che spiegano gli effetti dannosi dei PFAS sulla fertilità e sullo sviluppo fetale. Mostrano che l’esposizione ai PFAS produce una sovraregolazione del gene ID1, coinvolto nello sviluppo di vari tipi di cancro, tra cui leucemia, cancro al seno e al pancreas. I dati epidemiologici suggeriscono che un’elevata esposizione inoltre aumenta significativamente la mortalità di individui affetti da neoplasie maligne dei tessuti linfatici ed ematopoietici, come milza, fegato e midollo osseo. L’effetto tossico dei PFAS sul sistema immunitario spiega l’indebolimento delle reazioni immunitarie, della produzione di anticorpi e delle risposte alle vaccinazioni, osservato in particolare nei bambini esposti ai PFAS durante il periodo prenatale e postnatale. L’esposizione aumenta anche la concentrazione nel siero dei marcatori di stress infiammatorio e ossidativo e favorisce così lo sviluppo di malattie sistemiche, come il danno epatico e le malattie cardiovascolari, tra cui l’aterosclerosi e gli eventi tromboembolici.
Chi ha inquinato deve pagare.
Questo processo-bis ad Alessandria terrà conto della nuova Direttiva approvata dal Parlamento Europeo? Riprenderà, nell’accusa, il reato di “dolo” formulato dalla Procura nel 2010 ma nella sentenza riformato (con fortissimi sconti di pena) in reato di “colpa”?
La nuova direttiva sulla protezione dell’ambiente include i cosiddetti “reati qualificati“, che portano alla distruzione o al danneggiamento significativo di un ecosistema e sono quindi paragonabili all’ecocidio: ad esempio l’inquinamento diffuso di aria, acqua e suolo.
Per gli imputati, le conseguenze per aver commesso un reato ambientale possono essere pene detentive fino a dieci anni se la loro azione causa la morte di una persona. Nella maggior parte dei casi, comunque, la pena prevista per reati commessi con negligenza è di cinque anni, otto per quanto riguarda i “reati qualificati“.
“La nuova direttiva apre una nuova pagina nella storia dell’Europa, definendo una tutela nei confronti di coloro che danneggiano gli ecosistemi e, attraverso di essi, la salute umana. Significa porre fine all’impunità ambientale in Europa, cosa cruciale e urgente” afferma Antonius Manders relatore della direttiva. Di questa impunità in Italia abbiamo ampiamente documentato nei due libri “Ambiente Delitto Perfetto” di Barbara Tartaglione e Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia.
A seguito di questa Direttiva, Solvay non si preoccuperebbe come sempre dei direttori, adeguatamente retribuiti per il rischio “professionale”, al presente: Andrea Diotto e Stefano Bigini, ma al più per le pene pecuniarie: le sanzioni arrivano fino al 5% del fatturato annuo globale di un’azienda responsabile di reati ambientali o alla cifra fissa di 40 milioni di euro, a discrezione degli Stati membri. I trasgressori dovranno inoltre risarcire il danno causato e ripristinare l’ambiente danneggiato.
Solvay si nasconde dietro le autorizzazioni (AIA) della Provincia di Alessandria. Secondo la precedente direttiva Ue sui reati ambientali, finché un’impresa rispettava le condizioni di un’autorizzazione, essa pretendeva che le sue azioni non fossero considerate illegali. Un esempio, raccontato da Antonius Manders riguarda il caso giudiziario dell’industria chimica olandese Chemours che nel lontano 1982 ottenne l’autorizzazione a sversare nelle acque i Pfas prima che queste sostanze fossero identificate come dannose per la salute umana. Questa foglia di fico, oggi, non copre i dirigenti Solvay che, dolosamente, hanno sempre saputo che i Pfas sono tossici e cancerogeni.
“La politica si svegli, i Pfas uccidono”.
Alla vigilia del secondo processo contro Solvay, Greenpeace ammonisce “Non possiamo sempre sperare nella magistratura come garante di qualsiasi contenzioso. Se ci sono dati e numeri inequivocabili, il legislatore deve intervenire. Invece, rispetto al caso Pfas, la politica in questi anni ha deciso consapevolmente di non intervenire. Ma da che parte stanno le istituzioni, con le lobby industriali o con l’interesse pubblico?”. Giuseppe Ungherese, responsabile dell’associazione non mostra molta fiducia sull’esito dei procedimenti penali: né di Vicenza per la Miteni già iniziato né questo di Alessandria che, per le solite manovre dilatorie, stenta ad avviarsi davanti al GUP. Forse non parteciperà, forse opterà per azioni giudiziarie in sede civile. Infatti negli Stati Uniti c’è stata una lunga battaglia giudiziaria di cause civili che ha dato vita a risarcimenti impressionanti e indotto le aziende a cessare le produzioni.
Per i disastri eco sanitari le istituzioni sotto accusa sono quelle locali, Comuni e Regioni, mentre i governi sono rimasti preda delle lobby industriali; così il Disegno di Legge del senatore Crucioli, per la messa al bando dei Pfas in Italia giace sepolto in Parlamento.
Tutta l’Italia minacciata dai Pfas.
Secondo l’inchiesta di “The forever pollution project” più di 17.000 siti in tutta Europa sono contaminati dai PFAS. In Italia sono stati trovati in tutte le Regioni, beninteso: in tutte le Regioni dove sono stati cercati.
Nord Italia:
- Veneto, in particolare nelle province di Vicenza, Verona e Padova, dove si trovavano gli stabilimenti Miteni e Chemours, che producevano PFAS, ovvero attorno agli inceneritori.
- Piemonte, nella zona di Alessandria, dove si è verificato il primo caso di inquinamento da PFAS in Italia e dove Solvay è l’unico produttore in Italia, nonché nel Torinese e in Valle Scrivia.
- Lombardia, nelle province di Brescia e Bergamo, soprattutto in aree limitrofe ai fiumi Brembo e Serio.
- in Emilia Romagna, nelle province di Modena e Bologna, in particolare nella zona di Maranello.
- in Friuli Venezia Giulia, nella provincia di Udine, in particolare nella zona di Codroipo.
Centro Italia:
- in Toscana, nella provincia di Pisa, in particolare nella zona di Castelfranco di Sotto.
- in Umbria, Marche (Mondavo) e Lazio.
- in Campania ,nella provincia di Napoli, in particolare nella zona di Giugliano
- in Puglia, nella provincia di Brindisi, in particolare nella zona di Torchiarolo.
- in Sicilia, nella provincia di Siracusa, in particolare nella zona di Priolo Gargallo.
- e in Sardegna, nella provincia di Cagliari, in particolare nella zona di Elmas.
Niet della Regione Piemonte ai monitoraggi.
“In Piemonte circa 125mila persone (quasi il 3 per cento della popolazione) potrebbero aver bevuto acqua contaminata e il problema Pfas in Piemonte non è circoscritto alla sola area di Alessandria dove si trova lo stabilimento chimico Solvay Specialty Polymers, ma in oltre 70 comuni della città metropolitana di Torino”.
I parametri rilevati dall’indagine di Greenpeace Italia “Pfas e acque potabili in Piemonte”, nettamente superiori ai valori di legge, hanno messo in allarme anche le popolazioni dei Comuni lungo il fiume Scrivia: Alzano Scrivia, Castelnuovo Scrivia, Molino dei Torti, Guazzora e Tortona. Si adombra, come per il Tav in Valsusa, il sospetto che siano opera degli schiumogeni utilizzati per il Tav Terzo Valico.
L’assessore regionale Luigi Icardi, invece, nella sua veste di Ponzio Pilato, rassicura rispetto alla sicurezza delle acque potabili e non ritiene di avviare un monitoraggio di tutte le acque del Piemonte.
Il finto biomonitoraggio della Regione Piemonte.
La Regione Piemonte, piuttosto che sottoporre la popolazione a rischio agli esami del sangue, e delle orine, fa un finto mini biomonitoraggio riservato ad un centinaio di persone selezionate partendo dagli esami fatti su uova, latte e verdure prelevate in aziende agricole vicine e anche a 20 chilometri dall’area della Solvay di Spinetta Marengo. Chi abita anche a poche decine di metri dalla fabbrica, non partecipa allo screening.
La Regione finora si è limitata a far esaminare verdura, uova e latte prodotti nelle vicinanze della Solvay: sono stati rilevati Pfas in varie concentrazioni, in aumento a mano a mano che ci si avvicinava al Polo Chimico. Inoltre sono stati rilevati anche in aziende agricole di paesi più lontani come Basaluzzo, Piovera o Capriata. Tra i Pfas rilevati negli alimenti, inoltre, sono emerse quantità molto pesanti di Pfoa e Pfos, la cui produzione è teoricamente cessata da più di 10 anni.
A contestare la Regione che li esclude dal monitoraggio, molti abitanti di Spinetta Marengo si sono trovati nelle cassette delle lettere i risultati dell’indagine epidemiologica eseguita negli anni 2017-2019 da Asl e Arpa che evidenziava “incrementi di rischio” per alcune patologie nella zona del sobborgo alessandrino. A promuovere l’iniziativa sono state le Mamme NoPfas, arrivate appositamente dal Veneto, e il gruppo locale di cittadini Ànemos.
Indagini sulle contaminazioni della Solvay.
In merito agli esiti delle indagini ambientali da gennaio 2022 a luglio 2023, in esecuzione del Piano di caratterizzazione approvato dal Comune di Alessandria il 21.09.2021, emerge “la non conformità, per le matrici ambientali investigate, rispetto ai valori limite, specificatamente alla concentrazione soglia di contaminazione nel suolo e nel sottosuolo riferiti alla specifica destinazione d’uso dei siti da bonificare e alla concentrazione soglia di contaminazione nelle acque sotterranee”. Perciò la Provincia ha avviato un Procedimento amministrativo nei confronti della responsabile Solvay.
Di seguito la cartina riportata nel documento della Provincia che indica le aree esterne al polo chimico coinvolte nella contaminazione.
Solvay altri incidenti.
Gli agenti Spresal sono intervenuti insieme alle Volanti della Questura di Alessandria. Non c’è pace alla Solvay di Spinetta Marengo dove gli incidenti dentro e fuori lo stabilimento si susseguono di continuo. Ieri pomeriggio un giovane addetto di un’impresa di pulizie che lavora in Solvay, gravemente ustionato, è finito al Cto di Torino. La domanda è: chi garantisce la sicurezza in Solvay, sia dentro che fuori l’azienda stessa? Non è più tollerabile che un’azienda sia così pericolosa per gli abitanti della zona in cui opera e per chi ci lavora. Clicca qui: https://www.alessandriaoggi.info/sito/2024/02/17/ennesimo-incidente-alla-solvay-unazienda-evidentemente-fuori-controllo/
https://www.ilpiccolo.net/2024/02/16/polo-chimico-infortunio-operaio-al-cto-con-gravi-ustioni/
https://notiziaoggi.it/fuori-zona/si-lava-il-volto-con-acqua-basica-finisce-in-codice-rosso-al-cto/
E se, invece di scaricarli in aria e acque, li bruciassimo?
Tra i prezzolati soloni delle soluzioni per lo smaltimento delle scorie dei Pfas, ritenute indistruttibili, c’era chi proponeva di bruciarle negli inceneritori. Il risultato è verificabile a Marghera, dove la concentrazione di Pfas tocca soglie elevatissime nei campioni di terreno raccolti in un parco giochi di via Moranzani, oltre che nelle uova contaminate in pollai domestici. La denuncia è del coordinamento dei comitati “No inceneritore di Fusina” che chiedono infatti lo stop immediato agli inceneritori di Eni Rewind e di Veritas in quanto la fonte dell’inquinamento è proprio dovuta alla deposizione dei Pfas a seguito dell’incenerimento di rifiuti urbani e di fanghi contenenti Pfas, con effetto ultimo di concentrarli in loco. Il Coordinamento chiede con urgenza di interrompere l’iter di approvazione dell’inceneritore di fanghi di Eni Rewind, lo stop alla seconda linea di Veritas e il divieto di incenerire fanghi nella linea L1. Veritas parla di accanimento accusatorio e pericoloso allarmismo.
I fanghi negli inceneritori.
INCENERIMENTO DEI FANGHI DEI DEPURATORI QUALI ALTERNATIVE?
Venerdì 1 marzo 2024 ore 17.30
Teatro Kolbe – via Aleardi 156 – Mestre
L’insostenibile leggerezza dell’intelligenza artificiale.
Il nostro Sito e le nostre mail sotto attacco!!
Qualcuno ha cercato di impossessarsene ma senza risultati: le nostre password sono ben studiate e non vi bastano milioni di anni per decifrarle quindi arrendetevi che tanto fallirete, parola nostra! Quando il gioco si fa duro i duri continuano a giocare!
Le polveri sottili PM2,5 uccidono.
Clicca qui i dati provincia per provincia.
Zelensky chiede liste di proscrizione.
Numerosi organi di stampa hanno riportato le parole del Presidente ucraino Zelensky nella conferenza stampa al margine del G7: “Sappiamo però che in Italia ci sono tanti filo-putiniani e in Europa anche. Stiamo preparando una loro lista, non solo riguardo all’Italia, da presentare alla Commissione europea. Riuscirete a zittirli?” Non abbiamo visto sostanziali reazioni politiche o giornalistiche alle parole pericolose di Zelensky, che sono un attacco evidente alla libertà di espressione e di dissenso. Con la scusa dello stato di guerra il governo ucraino ha messo fuori legge numerosi partiti dell’opposizione, ha messo sotto processo gli obiettori di coscienza alla guerra. Adesso pensa di agire all’estero?
Solo bacini sulla guancia per la giovane con disabilità
«Tutti i baci immortalati sono appassionati, passionali e sulla bocca, tranne quello tra una ragazza in carrozzina e un ragazzo normodotato che è casto, delicato e sulla guancia. Questo sottintende che in una coppia dove uno dei due o entrambi hanno una disabilità non ci possa essere passione, ma solo un amore morigerato e infantile da bacini sulle guance e, naturalmente, non è così», osserva Patrizia Gariffo, commentando i due spot della campagna “Liguria da baciare”, trasmessi durante il Festival di Sanremo. «E come darle torto?», commenta Simona Lancioni (continua…)
Chiudere l’Ilva per dare futuro a Taranto.
Nessuna ragione storica, industriale ed etica giustifica la decisione del Governo di tenere in funzionamento lo stabilimento siderurgico di Taranto. E’ necessario invece un piano B per salvare i lavoratori e i cittadini dal triplice disastro: sanitario, ambientale e occupazionale. Dunque chiediamo al governo di avviare la riconversione economica ed ecologica del territorio, ridare speranza e vita alla comunità e opportunità di lavoro più in linea con la storia e le grandi risorse di questo territorio e di questa popolazione. Clicca qui.
Il porto di Genova Prà: un caso mondiale di stravolgimento ambientale.
La fusione di PSA Genova Prà (con sede e direzione generale a Singapore) e SECH con sede a Genova ha creato in quel di Genova un colosso in grado di contendere il mercato del trasporto via mare e delle strategie portuali a MSC e alla cinese COSCO. Mentre PSA è già un colosso mondiale al suo confronto SECH è realtà piccola e locale: l’operazione è consistita quindi nell’inglobare SECH in PSA. Tradotto in soldoni ciò significa che il gigante PSA ha la quota azionaria di maggioranza per la governance dei due terminal containers del Porto di Genova, il SECH (terminal contenitori di Genova spa che gestisce la Calata Sanità) e il PSA di Prà, ormai diventato il più importante terminal import-export italiano. Si aggiunga l’alleanza cinese con la Maersk (il primo gruppo armatoriale per il trasporto dei container al mondo) nel porto di Savona mentre nel mirino finisce anche La Spezia dove c’è il terminal di Contship con MSC (continua)
Chiamata al disarmo dalle scuole di Genova.
Pericoloso il Patto militare Meloni-Zelensky.
Stipulare un’alleanza militare con un paese in guerra, che prevedibilmente per molti anni rimarrà in una situazione di conflitto con la Russia, anche se domani intervenisse il cessate il fuoco, è quanto di più insensato e pericoloso si possa immaginare.
L’esperienza storica ci insegna che l’Italia è precipitata nella tragedia della Prima e della Seconda guerra mondiale a seguito della stipula di due trattati di alleanza militare, il Patto di Londra del 26 aprile 1915 ed il Trattato bilaterale con la Germania, stipulato il 23 maggio 1939, più noto come “Patto d’acciaio”. Il Patto di Londra fu negoziato in gran segreto dal Ministro degli esteri Sidney Sonnino, con l’accordo del Re, e rimase segreto perché il Parlamento, la grande maggioranza del popolo italiano ed il Vaticano erano contrari all’entrata in guerra dell’Italia. Oggi viviamo in una situazione di fervore bellico delle classi dirigenti e dei media, non condiviso dalla stragrande maggioranza della popolazione italiana, ma non siamo nel 1915 e non possiamo consentire di essere coinvolti in una guerra per procura contro la Russia, combattuta sulla pelle del popolo ucraino.
Certamente il Patto Meloni-Zelensky più che un “Patto d’acciaio” è un “Patto di latta”, data la natura dei contraenti, però è ugualmente pericoloso.
Domenico Gallo continua su https://www.domenicogallo.it/2024/02/il-patto-meloni-zelensky/
“Lettera per il mio Sindaco” da inviare agli amministratori e ai media locali.
Compilate – occorrono pochi secondi – il box che compare in questa Lettera per il mio Sindaco e inviatela ai vostri amministratori e ai media locali. E’ una importante iniziativa promossa dal “Forum Salviamo il Paesaggio”.
Il Forum Salviamo il Paesaggio è una Rete nazionale costituita nel 2011 e formata da oltre 1.000 organizzazioni e da decine di migliaia di singoli aderenti individuali, impegnati in azioni di tutela del paesaggio e dei territori e a contrasto del consumo di suolo. Nel febbraio 2018 ha ufficialmente presentato a tutte le forze politiche in Parlamento la sua Proposta di Legge “NORME PER L’ARRESTO DEL CONSUMO DI SUOLO E PER IL RIUSO DEI SUOLI URBANIZZATI discussa nelle Commissioni congiunte Agricoltura e Ambiente del Senato nella scorsa legislatura e ora nuovamente agli atti della Camera. Si tratta di una importante elaborazione, alla cui stesura ha lavorato per 13 mesi un Gruppo di Lavoro Tecnico-Scientifico multidisciplinare formato da 75 Esperti: architetti, urbanisti, docenti e ricercatori universitari, geologi, agricoltori, agronomi, tecnici ambientali, giuristi, avvocati, funzionari pubblici, giornalisti/ divulgatori, psicanalisti, sindacalisti, paesaggisti, biologi, tecnici di primarie associazioni nazionali.
Per ulteriori delucidazioni e approfondimenti: Massimo Mortarino Coordinamento nazionale del Forum SALVIAMO IL PAESAGGIO Tel. 339/7953173 E-mail: mmortarino@libero.it www.salviamoilpaesaggio.it
Altre manganellate della polizia agli studenti.
Clicca qui il video.
Tuscia in marcia contro il deposito nucleare.
Quella che doveva essere una marcia limitata al territorio direttamente interessato ai famosi “siti idonei” al posizionamento delle scorie nucleari, individuati da una triangolazione di istituzioni tra cui ISPRA e SOGIN, si preannuncia come la più grande mobilitazione istituzionale, mai realizzata nella Tuscia viterbese. Polemiche con Legambiente e WWF. Clicca qui.
Rifiuti zero contro la discarica di Riceci.
Appello a tutto il movimento per l’acqua.
Report Coordinamento Nazionale del 12 gennaio 2024: clicca qui. Il fine settimana del 20-21 aprile è stato deputato alla convocazione della assemblea nazionale che si terrà a Napoli al Centro Missionario (ex sede Fuci) in via Mezzocannone, 101. E’ stato proposto che tutti i comitati territoriali si riuniscano prima dell’assemblea nazionale in riunioni territoriali, che potrebbero essere convocate secondo le macroregioni già sperimentate in precedenza (nord-ovest, nord-est, centro e sud italia) per ragionare anche su vertenze territoriali che si possano inquadrare nelle tre sessioni costituenti l’assemblea nazionale.
Si è condivisa la necessità di scrivere/lanciare un appello a tutto il movimento per l’acqua perchè oltre a presenziare all’assemblea, si sfrutti questo momento collettivo per rilanciare tutto il movimento con proposte operative in vista delle situazioni importanti che ci aspettano nel medio periodo (es. siccità – cambiamenti climatici, autonomia differenziata, inquinamento da pfas, etc. etc.), proposte di medio periodo (cambiamento climatico, contrasto privatizzazioni), costruendo connessioni e convergenze (pace, guerra accaparramento di risorse naturali compresa l’acqua, autonomia differenziata come spinta alle privatizzazioni).
Chi rappresenta il movimento dei trattori.
Dai dati ISTAT aggiornati al 2020 emerge che nell’arco di 38 anni si è passati da 3,1 milioni di aziende agricole a 1,1 milioni (-64%). E anche i terreni sono diminuiti: la superficie agricola utilizzata è calata del 20,8%, quella totale del 26,4% per una perdita di 33 mila e 60 mila chilometri quadrati rispettivamente (per avere un’idea, l’intera Sicilia è grande meno di 26 mila km2).
Dunque, ci sono sempre meno aziende e il minor terreno a disposizione è gestito da soggetti sempre più grandi. Ma a fronte di una complessiva diminuzione della terra a disposizione che nell’ultimo decennio è stata pari al 2,5%, le piccole aziende risultano avere sempre meno terra, mentre quelle grandi l’aumentano. Dunque, il mancato ricambio organico con la natura (inquinamento dell’aria, delle falde, della terra, impoverimento dei suoli, perdita di biodiversità, ecc) e la conseguente insicurezza degli ambienti di lavoro e la scarsa qualità di molti alimenti che arrivano sulle nostre tavole devono essere addebitati ai grandi capitalisti che investono nell’agricoltura, non ai piccoli e piccolissimi che, tra mille contraddizioni e senza il concreto appoggio dei braccianti e dei consumatori, protestano contro lo stato di cose presenti. Leggi tutto
Non bloccate quel farmaco che non cura, ma migliora la vita!
«Quel farmaco non è “la cura”, ma migliora la qualità di vita delle persone che lo assumono e ci permette di guadagnare tempo, ciò che potrebbe consentire l’accesso a nuove terapie»: lo hanno scritto alla Commissione Europea e all’Agenzia Europea del Farmaco le Associazioni UILDM e Parent Project, insieme alla Federazione Italiana Malattie Rare UNIAMO, chiedendo di rivedere la decisione di non rinnovare l’autorizzazione condizionale del farmaco “”Translarna” (“Ataluren”) per la distrofia muscolare di Duchenne (continua…)
Benzene “ordinario” dell’Ilva in gestione “straordinaria”.
Alle ore 10 di mercoledì 21 febbraio, si è registrato un picco di benzene nel quartiere Tamburi di Taranto, zona prossima allo stabilimento siderurgico ILVA. Questo evento è avvenuto per la prima volta sotto la gestione dello stabilimento da parte dello Stato, in amministrazione straordinaria. Questo episodio solleva gravi preoccupazioni per la salute pubblica e sottolinea l’urgente necessità di misure preventive e correttive per proteggere la popolazione locale dagli effetti nocivi dell’inquinamento atmosferico. Clicca qui.
Strage sul lavoro.
Fino a poche settimane fa, a Firenze era operativo un solo ispettore tecnico addetto ai controlli di sicurezza sui luoghi di lavoro. Gli altri 16, assunti a luglio dopo aver superato il concorso, stavano svolgendo il periodo di formazione prima di entrare completamente in servizio. La dotazione organica ottimale dovrebbe essere di 27 unità. Quindi, anche con gli ultimi ingressi, ne mancano ancora 10. Oltre a questi, dovrebbero essere attivi 50 ispettori del lavoro – che si distinguono da quelli tecnici perché hanno competenze diverse – ma al momento se ne contano appena 24. Questo dato, comune a tutta Italia, spiega molto di come la macchina della prevenzione delle irregolarità e degli incidenti sul lavoro abbia armi spuntate.
Stabilimenti balneari: l’accessibilità ai disabili continua ad essere un miraggio.
«Secondo un dato diffuso da Unioncamere, su 7.173 stabilimenti balneari presenti in Italia, a dichiararsi accessibili alle persone con disabilità sono stati 650, fermo restando che si tratta di autodichiarazioni e quindi da prendere con tutte le riserve del caso». Altro elemento sconfortante: nella mappatura delle spiagge libere e occupate voluta dal Governo e attualmente in corso, il dato riguardante l’accessibilità non è stato affatto considerato (continua…)
Tra il vecchio e il nuovo nucleare in Italia.
Appello degli ebrei italiani contro la guerra di Netanyahu.
L’appello, firmato anche da Edith Bruck, non solo l’aperta condanna dei crimini di guerra compiuti da Israele in reazione al criminale pogrom di Hamas del 7 ottobre – di fatto un’atroce vendetta contro l’intera popolazione palestinese – ma ribadisce che essere contro questa guerra non può essere considerato una forma di antisemitismo pur in un contesto, compreso il nostro paese, dove l’antisemitismo cresce e trova nuova forza. Clicca qui.
“Sarà gettato in una fossa. E non lo vedrò mai più”.
Julian Assange è l’attivista e fondatore di Wikileaks in detenzione da 13 anni per aver pubblicato documenti classificati dall’intelligence statunitense e aver rivoluzionato il giornalismo investigativo. Un morto che cammina. Da 5 anni è detenuto in isolamento per 22 ore al giorno nel carcere di sicurezza inglese di Belmarsh e la prossima settimana si terrà a Londra un’udienza per determinare se possa fare ricorso alla Corte Suprema per opporsi alla richiesta di estradizione negli Usa, già firmata dal ministro degli Interni britannico. Se questa richiesta dovesse essere rigettata, è possibile, secondo la moglie Stella, che venga estradato direttamente, senza altri passaggi procedurali, e che negli Usa sia condannato a 175 anni di carcere. “Sarà gettato in una fossa. E non lo vedrò mai più” ha detto Stella. Con lui Stella, ha avuto due figli ancora piccoli. “Ma loro non sanno”. Qui una ricostruzione un po’ sommaria della vicenda. Qui invece gli ultimi passaggi legali, in un thread a cura di Stella. Le novità: il Comune di Roma ha finalmente concesso ad Assange la cittadinanza onoraria. Non cambia niente e arriva troppo tardi, ma almeno è un segnale di solidarietà. Più rilevante è la mobilitazione del governo australiano, che si è unito al parlamento per chiedere il rilascio del loro concittadino.
Non finisce qui la vita dell’avversario del Cremlino numero uno.
In Russia i dissidenti del Cremlino muoiono per una passeggiata. E così è morto l’uomo che voleva cambiare la Russia di Putin, l’oppositore numero uno del Cremlino, Aleksey Navalny. “Il detenuto A.A. Navalny si è sentito male dopo una passeggiata” e ha “perso quasi immediatamente conoscenza” si legge nel comunicato del Fsin, servizio penale penitenziario russo, poi diffuso dalle agenzie di Stato russe. Relegato nel silenzio più remoto, lontanissimo dalle piazze della Federazione che era riuscito a riempire con le sue proteste, Navalny era chiuso nella colonia artica Ik-3 a Kharp. Arrivata la squadra medica della prigione, anche l’ambulanza, assicurano le autorità che ora hanno chiesto l’intervento del Comitato investigativo russo.
L’ultimo video Navalny l’ha registrato dietro le sbarre, perfettamente sano, perfettamente sorridente il 14 febbraio. Nell’ultimo messaggio combatteva con l’ironia la crudeltà inflitta dal giudice. Di verdetti delle Corti russe, che ambivano a fermarlo in ogni modo, ne aveva una collezione. Dopo l’ultima sentenza che lo condannava a scontare 19 anni di carcere, è stato esiliato nell’Artico, dove è stato in regime d’isolamento punitivo per 27 volte: in una cella siderale, a patire la fame, in pochi metri di cemento umido. Arrestato talmente tante volte che in pochi sanno precisamente quante dal dicembre 2011, fino alla prima condanna nel 2013, Navalny era sopravvissuto perfino all’avvelenamento con novichok.
Strage ferroviaria di Viareggio e la Sicurezza nei luoghi di lavoro.
La Corte di Cassazione ha confermato le condanne sulla strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009 a Moretti, Elia, Soprano, Castaldo, Ad delle ferrovie, assieme a 9 imputati di società italiane e straniere coinvolte e responsabili. La Cassazione-bis ha, però, stabilito che si dovrà tornare in Appello per la rideterminazione delle pene e l’applicazione delle attenuanti generiche. 3 dei 4 reati sono già stati prescritti in anni dell’interminabile iter processuale. Vi sarà un Appello (ter) e una nuova Cassazione. 7 (sette!) gradi di giudizio… Per il vergognoso licenziamento politico del ferroviere Riccardo Antonini sono stati sufficienti 3 gradi, per “aver violato l’obbligo di fedeltà all’azienda”; a un’azienda le cui figure apicali si sono macchiate di una terribile strage e, anche se a pene lievi, sono state riconosciute colpevoli in 5 gradi di processo. Fatto grave è stata l’esclusione, da parte della sentenza di Cassazione (08 gennaio 2021), dell’incidente sul lavoro, cancellando così il ‘Testo Unico’ sulla sicurezza (81/2008), come dire: si è trattato di altro! Le conseguenze subite dai macchinisti sono state azzerate e le 32 Vittime considerate estranee a un incidente sul lavoro, trasformatosi nel disastro ferroviario che ha provocato una strage di bambini, ragazze, donne, anziani. Tra gli aspetti positivi, va sottolineata la straordinaria mobilitazione, permanente e sistematica, in (continua)
Solvay non c’entra niente con i Pfas.
Stefano Colosio se lo può permettere? Subentra come direttore a Andrea Diotto da poi che è imputato nel processo bis contro Solvay. Passeranno almeno cinque anni prima che sia imputato anche lui in un processo ter. Nel frattempo no, non può permettersi -neppure con quello stipendio- battutacce tipo: “Fa strano venire ancora additati come coloro che hanno messo in giro il Pfoa”. “Noi lo abbiamo utilizzato come tante aziende in Italia e all’estero, non è giusto che sia additata proprio Solvay”.
Colosio è grande e grosso: ha 53 anni e nel potente archivio aziendale si è letto quanto negli ultimi trenta anni si è scritto (ho scritto) sui Pfas e raccolto già nelle seicento pagine del Dossier “Pfas. Basta”. Ha letto che nel 1990 Balza denuncia gli scarichi in Bormida di Pfoa: sicché il direttore è rinviato a giudizio. Ha letto che nel 2002 la Cgil denuncia l’uso del Pfoa a Spinetta mentre già in Usa veniva abbandonato. Ha letto che nel 2007 lo studio Perforce dell’Università Stoccolma dichiara Solvay responsabile dello sversamento dei Pfas nel bacino del Po. Ha letto che nel 2008 Balza ha depositato il primo dei 20 esposti in cui si denunciano in uso non solo Pfoa ma anche gli altri Pfas -non autorizzati- cC6O4 e ADV, e che è contaminato il sangue dei lavoratori e dei cittadini. Ha letto che, dopo la chiusura definitiva del 2017della Miteni di Trissino, Solvay resta l’unica produttrice di Pfas in Italia, addirittura con il brevetto esclusivo C6O4.
Ha letto tutte le indagini epidemiologiche fino al 2019. Ha letto, anzi sta leggendo, che in acqua-aria- suolo l’Arpa rileva i valori oltre ogni limite di Pfas in tutta la Provincia. Sta leggendo non solo di Pfas ma anche il superamento sensibile dei limiti di Tetracloruro di Carbonio, Tricloroetilene, Triclorofluorometano, Cromo VI, Selenio Arsenico, Antimonio, Cloroformio ecc. Ma per qualche anno non se ne preoccupa, pensando allo stipendio e alla successiva carriera. Però, Colosio, non rischiare il ridicolo con certe battutacce da boomerang.
Solvay filantropa per l’ambiente.
L’Università di Alessandria era già diventata famosa per i finanziamenti del “Progetto Linfa” con lo studio dello stress dei lombrichi attorno allo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo (pensa un po’, la lombrica respinge il lombrico con l’esaurimento nervoso), ora si riafferma con la multinazionale belga dopo l’abbuffata di pasticcini che abbiamo già commentato: clicca qui.
Infatti, “Trasformare materiale di scarto in “spugne” tecnologiche in grado di intrappolare le sostanze inquinanti” è l’obiettivo del nuovo Centro di Ricerca e Sviluppo per il Risanamento e la Protezione Ambientale, nato ufficialmente nella sede del Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica dell’Università del Piemonte Orientale. Finanzia con 5milioni: Solvay/ Syensqo.
Il prof. Gian Carlo Avanzi, rettore dell’Università, sente la coda di paglia: “La ricerca scientifica nell’ambito della chimica è sempre stata guardata con sospetto nell’immaginario collettivo, perché erroneamente le si attribuisce una concomitante possibile potenzialità di danno alla salute o all’ambiente.” Invece” rassicura “il nuovo centro sarà indirizzato a favore dell’ambiente”. Secondo noi, non c’è sospetto ma prova provata.
Ad ogni modo 5 milioni sono 10 miliardi di lire, quisquiglie per filantropi disinteressati. Noi cercheremo di ottenere i risarcimenti per le Vittime della Solvay, la quale può permettersi il lusso di elargire come buonuscita alla sua amministratrice delegata Ilham Kadri un bonus di 12 milioni di euro, 24 miliardi di lire.
Tanti prof, pochi studenti, coi soldi di Solvay.
Aperto in pompa magna due anni fa da Giancarlo Avanzi, il Disste (Sviluppo sostenibile e transizione ecologica) dell’Università Piemonte Orientale si è rivelato un flop. Appena 113 gli iscritti ai tre corsi di studio. Ma il rettore in scadenza non ha intenzione di chiuderlo. Un docente o ricercatore ogni due studenti: più che un dipartimento, è un paradosso. Non è mai decollato, anzi i dati di quest’anno fotografano un crollo degli iscritti. La direttrice è Roberta Lombardi, docente al dipartimento di Giurisprudenza e Scienze politiche economiche e sociali di Alessandria come professore di Diritto amministrativo. Nel 2019 perde le elezioni per diventare direttore dello stesso dipartimento alessandrino contro la professoressa Serena Quattrocolo e tre anni più tardi eccola a capo di un altro dipartimento, appena nato e affidatole direttamente dal rettore con una nomina ad hoc.
E’ imminente campagna elettorale per la successione di Avanzi sulla poltrona di Magnifico. Continua a leggere su Lo Spiffero.
Pfas, così i veleni raggiungono il feto. L’emergenza si allarga al Piemonte.
I Pfas sono in grado di superare la barriera placentare e di arrivare al feto. Lo conferma uno studio apparso sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet Planetary Health, frutto di una ricerca condotta da scienziati delle università di Örebro (Svezia) e di Aberdeen (Scozia) su 78 feti che ha dimostrato come queste sostanze siano in grado di raggiungere i tessuti del nascituro già durante il primo trimestre di gestazione. Pfas sono stati ritrovati nel fegato dei feti studiati: «quelli esposti a libelli più elevati hanno subito alterazioni del metabolismo e di alcune funzionalità epatiche molto prima della nascita».
Il professore Carlo Foresta aveva già illustrato effetti della contaminazione su ragazzi nati da madri che vivono in territori veneti inquinati da Pfas, con caratteristiche morfologiche chiare, per esempio nelle dimensioni ridotte dell’apparato riproduttivo nei maschi e nel numero e nella vitalità degli spermatozoi. Questo nuovo studio fornisce tuttavia la prova dell’ubiquità di queste molecole, che uno studio americano del 2008 (reperibile nel sito del National Institute of Environmental Health Sciences) ha ritrovato nel sangue del 98 per cento dei cittadini studiati tra il 2003 e il 2004. Dati scientifici che si aggiungono al pronunciamento di cancerogenità dell’Agenzia internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc).
Sempre un maggior numero di Regioni in allarme. Secondo il recente rapporto di Greenpeace basato su dati ufficiali di enti pubblici, le acque potabili in Piemonte non sono contaminate solo nella provincia di Alessandria, ma anche in oltre 70 Comuni della città metropolitana di Torino, capoluogo compreso, e della provincia di Novara. Sarebbero circa 125mila i piemontesi che avrebbero bevuto acqua contenente Pfoa negli ultimi anni.
Lo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo, nel Comune di Alessandria, oggi unico produttore di Pfas in Italia, era indicato già nello studio Perforce dell’
Allarme Pfas rilevabile in un minuto.
L’allarme Pfas è diventato così alto che la scienza è impegnata è individuare sistemi di rilevamento sempre più precisi e rapidi. L’esperimento dell’Istituto di Tecnologia del New Jersey (pubblicato sul Journal of Hazardous Materials) ha permesso il rilevamento dei PFAS in acqua, suolo e imballaggi in tempi fra 1 e 3 minuti. Il metodo utilizza la spettrometria di massa di foglia spray, una tecnica di ionizzazione fino a 100 volte più sensibile rispetto al metodo standard, cioè la cromatografia liquida.
Il team è riuscito a rilevare con successo 11 diverse molecole di PFAS, tra cui quelle legate al cancro e alla soppressione del sistema immunitario. Lo ha fatto in vari materiali per l’imballaggio alimentare impiegando appena un minuto. L’analisi dell’acqua di rubinetto ha invece rilevato la presenza di PFOA in meno di due minuti. Il metodo ha identificato anche specie di PFAS nei campioni di suolo in meno di tre minuti.
Il metodo di rilevamento rapido potrebbe avere un ruolo chiave nel monitoraggio dei prodotti di consumo: cosmetici, medicinali e alimenti, che finalmente potrebbero essere liberati dai forever chemicals. Ci sono piani perfino per dimostrarne la presenza nell’aria.
Fermare le produzioni Solvay in Francia e/o in Italia?
A Stefano Colosio, neo direttore della Solvay di Spinetta Marengo, o finge oppure non hanno detto che in Alessandria si sono sempre prodotti i Pfas, anzi, pur conoscendo la lingua d’Oltralpe, essendosi fatto le ossa nella francese Air Liquide, neppure sa, o finge, che Solvay anche in Francia produce Pfas. Si sorprenderà, o finge, delle analisi inedite, rivelate da Le Monde nell’indagine condotta in collaborazione con France 3 e RTBF (la TV belga che ci ha confezionato il servizio per Alessandria). Le analisi mostrano che Salindres, località di 3.500 abitanti, è vittima di un grande inquinamento di Pfas.
Le analisi rivelano livelli spettacolari di acido trifluoroacetico (TFA) nei corsi d’acqua nel Gard attorno allo stabilimento di produzione di PFAS del gruppo Solvay, nonché nell’acqua potabile. All’origine della campagna di analisi portata avanti dall’associazione Générations futures, il “Forever Pollution Project”: un’indagine internazionale coordinata da Le Monde. La fabbrica di prodotti fluorurati Solvay nelle Cèvennes è stata identificata lo scorso anno come uno dei cinque siti di produzione di PFAS in Francia, ma non c’erano informazioni sui livelli di contaminazione nei suoi dintorni. Ora è allarme.
Il sindaco di Alessandria, Giorgio Abonante, si sarà messo in contatto con Etienne Malachanne, sindaco di Salindres, per concordare chi per primo deve emanare l’ordinanza di fermata delle produzioni, ovvero per quale stabilimento, ovvero per tutti e due?
Il collasso del sistema sanitario di Gaza come genocidio.
Alle voci che si alzano a livello internazionale per chiedere il cessate il fuoco e la fine dell’offensiva militare israeliana nella Striscia di Gaza si unisce un nutrito team di medici e scienziati che hanno redatto un paper intitolato “Sul dovere internazionale di proteggere la popolazione di Gaza, come il collasso del sistema sanitario indica l’intenzione di genocidio”.
Il dettagliato documento è stato redatto a fine gennaio da una ventina di medici e ricercatori di calibro internazionale ed è attualmente in revisione al Journal of Public Health and Emergency, autorevole rivista scientifica specializzata in analisi su sanità pubblica ed emergenze sanitarie.
Nel testo gli autori affrontano la questione da un punto di vista strettamente sanitario, utilizzando il termine “genocidio” perché ritengono il deterioramento del sistema sanitario a Gaza non sia un “effetto collaterale”, ma un atto deliberato per infliggere danni massicci alla popolazione. Un attacco sistematico e intenzionale contro un gruppo di persone, e nel contesto specifico, attraverso la negazione dei diritti alla salute e alla sopravvivenza. “Attacchi militari e bombardamenti degli ospedali, assedio e occupazione delle strutture sanitarie, privazione di carburante e forniture mediche, cibo e acqua, uccisione del personale e detenzioni indiscriminate”. Nell’articolo scientifico la conta delle vittime degli attacchi al sistema sanitario al 22 gennaio: 374 tra medici e infermieri uccisi e 99 sanitari arrestati per non aver obbedito agli ordini di evacuazione. (continua)
Pfas cocktail letale per i vigili del fuoco.
Allineandosi dietro il muro di gomma del presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, nessuna presa di posizione da parte del prefetto di Alessandria, Alessandra Vinciguerra, al monito indirizzatole dal sindacato di base USB in merito al massiccio utilizzo dei Pfas sia nelle miscele anti-fiamma sia negli indumenti tecnici come tute e giubbotti dei vigili del fuoco. Approfonditi studi condotti negli Stati Uniti e nei i Paesi Ue, infatti, hanno segnalato i pompieri come una categoria di lavoratori ad alto rischio di tumori, come il cancro ai testicoli o alla prostata, il mesotelioma e il linfoma non Hodgkin.
Dolo: inquinava sapendo di inquinare.
Nella testimonianza del geologo Andrea Sottani al processo di Vicenza, emerge che Miteni già dal ’98 era al corrente dell’esistenza dei Pfas in concentrazioni molto alte nella falda acquifera sottostante lo stabilimento: una rete di 60 pozzi, sia pubblici che privati, nelle cui acque campionate venivano individuati picchi di oltre 150 mg per litro, con un trend in aumento dal 2003 . Una consapevolezza dolosa della gravità della situazione fu ribadita nel report conclusivo del progetto “Giada”, entrato nella disponibilità dei vertici di Miteni nel 2010.