Per quale motivo il governo intende ricoprire di soldi i Comuni che dovrebbero ospitare le future centrali nucleari?
Risposta: per risarcire i danni alla salute dei bambini che nasceranno intorno a questi impianti.
Nel 2008, in Germania è stato pubblicato lo studio che, su incarico governativo, aveva valutato l’incidenza di tumori nei bambini nati in un raggio di cinque chilometri dalle 15 centrali nucleari operative in Germania.
Lo studio, denominato KiKK (in Italiano: Cancro Infantile nelle Vicinanze di Centrali Nucleari) ha trovato un significativo aumento dei tumori solidi e delle leucemie nei bambini di età inferiore a cinque anni, nati entro cinque chilometri di distanza dalle centrali tedesche.
La commissione di esperti che ha effettuato questo studio, confermava il maggiore rischio ma non se l’è sentita di concludere che la causa fosse il rilascio di atomi radioattivi durante la normale attività di questi impianti.
Il problema è che simili risultati si sono ottenuti tutte le volte che studi analoghi sono stati condotti intorno ad altre centrali nucleari in Inghilterra, Canada, USA, Francia, Giappone e Spagna e mettendo insieme tutti questi studi, l’aumentato rischio di cancro infantile, risultava significativo, dal punto di vista statistico. In altre parole, l’effetto misurato era con elevata probabilità da attribuire alla vicinanza con le centrali e non al caso o a fattori socioeconomici che potrebbero caratterizzare chi vive vicino alle centrali ( il cosiddetto effetto “sfigati”).
La rassegna di questi studi è stata pubblicata nel 2009 su Environmental Health (http://www.ehjournal.net/content/8/1/43) e in base a questi risultati si è ipotizzato il meccanismo biologico che potrebbe spiegare l’aumento di rischio trovato: un effetto teratogeno dei radionuclidi normalmente emessi durante la sostituzione delle barre di uranio, un’ operazione che avviene almeno una volta all’anno e che comporta l’emissione in atmosfera (misurabile e nei limiti di legge) di gas radioattivi quali trizio, carbonio 14, gas rari.
Queste sostanze radioattive, inalate dalla madre e/o assunte da questa con la dieta, sono incorporati dall’embrione durante il suo sviluppo e ed è possibile un’elevata sensibilità alle radiazioni dei tessuti embrionali, sensibilità maggiore di quella dei neonati e mai prima evidenziata.
L’articolo conclude raccomandando di avvisare chi abita intorno alle centrali e di effettuare ulteriori studi.
A quando servizi di pubblica utilità a reti unificate che affrontino l’argomento e spieghino queste cose agli italiani e ancor di più ai loro governanti?
Per i commenti sulla Legge 99/2009 è possibile consultare il sito: http://www.saluggia.org/La%20nuova%20legge%20sul%20nucleare.htm