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“Sono banditi”. I commenti si infittiscono man mano che scorrono i testimoni (ARPA, NOE) nel processo Solvay in Corte d’Assise ad Alessandria: “agivano come una banda, in concorso fra loro.
sotterravano tonnellate di rifiuti tossici e cancerogeni in discariche dentro e fuori lo stabilimento e scaricavano nelle falde acquifere dell’acquedotto cittadino e in Bormida, per non dire degli scarichi nell’aria, davano da bere l’acqua avvelenata ai lavoratori e agli abitanti, sottraevano e nascondevano e falsificavano i documenti e le prove compromettenti, fabbricavano doppie versioni, alteravano i computer, ingannavano gli enti pubblici, minimizzavano gli allarmi, evitavano le manutenzioni urgenti, non dichiaravano né affrontavano le emergenze, fingevano di fare bonifica con barriera idraulica. Però tutte queste attività dolose –proseguono sempre più corrosivi i commenti- non erano opera solo dei padroni belgi, comprensibili perché così guadagnavano miliardi , ma anche di più modesti dirigenti, stipendiati adeguatamente e indifferenti al fatto delittuoso che stavano avvelenando i colleghi di lavoro”.
Si pensi che le acque di Alessandria erano avvelenate da almeno 20 sostanze fino a migliaia di volte i limiti di legge. Lo sono ancora oggi. Ci sono inoltre responsabilità morali a carico della connivenza di quadri e impiegati, mentre perfino operai tacevano per paura. Accanto ci sono le responsabilità penali che il processo sta giudicando per otto imputati, per alcuni dei quali abbiamo già fornito un profilo: da Bernard de Laguiche il padrone belga, a Carlo Cogliati il mega presidente, fino a Giorgio Canti il nasconditore degli scheletri negli armadi del famoso “archivio Parodi” e fido del deus ex machina Giorgio Carimati, mentre Paolo Bessone faceva da trait d’union tra i vertici belgi e i giornalisti e i sindacalisti “da addolcire”. Sarà interessante nella prossima udienza del 13 maggio ascoltare i convocati testimoni: Caterina Di Carlo per il suo ruolo determinante a fianco di Carimati e Canti, e Valeria Giunta responsabile in prima linea del laboratorio di igiene industriale, che qualche affanno sulla coscienza dovrebbero provarlo. Inoltre, nella recente deposizione dell’investigatore Francesco Ammirata (carabinieri NOE) sono stati citati testimoni attivi in ripetuti episodi di reato, come Fausto Pavese, Luigi Guarracino, Bruno Lagomarsino, Cosimo Corsa, Stefano Albera, Ermanno Manfrin, Fulvio Gualco, Alessandro Cebrero, Marco Contino ecc. Insomma, ci sono protagonisti in carne ed ossa in questo processo, a cominciare dagli ammalati e dai parenti dei defunti parti civili, mentre sui giornali si parla sempre di Solvay senza fare nomi, come se Solvay fosse una entità astratta.