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In “Ambiente Delitto Perfetto” ci siamo posti l’angoscioso storico quesito: chi aveva ragione fra Umberto Eco e il papa Alessandro III? L’autoritario pontefice nove secoli fa aveva incensato la città col suo nome: “Deprimit elatos levat Alexandria stratos”, Alessandria umilia i superbi ed esalta gli umili. Il concittadino semiologo invece aveva un secolo fa irriso il motto papalino, donato sullo stemma del municipio, tramite una bolla altrettanto papale diventata abusato luogo comune: “Nulla di nuovo tra il Tanaro e il Bormida”. Niente di clamoroso ed eccellente, che meno di modesto, di più che incolore puoi aspettarti da Alessandria. Il grigio. 80 mila sfumature di grigio (80 mila abitanti). D’altronde Eco non si è neppure fatto seppellire ad Alessandria, di cui apprezzava solo la tradizionale “bellecalda”, una farinata di ceci. (continua)