
Il 23 aprile tutti i capi della Resistenza del C.N.L. hanno in mano una busta chiusa. Dentro alla busta, c’è un santino , che indica la chiesa dove si terrà l’incontro per prendere decisioni drastiche sulla liberazione di Genova dai nazisti. Al pomeriggio viene dato il via: le buste vengono aperte. Il Santo è San Nicola . Alle 20.30 nella chiesa omonima Taviani presiede la riunione. Passata l’una del giorno successivo si scende dalle alture ed alle quattro si iniziano ad udire in città i primi spari. E’ un attimo ed esplode la rivolta. Frotte di popolo scendono nelle strade, accerchiando il Comune, la Questura, le Carceri. Dai giorni dell’insurrezione del Balilla non si assisteva ad uno spettacolo simile. Il conto dei morti sarà pesantissimo: centinaia, più quelli italiani che quelli tedeschi. La battaglia più dura ed impegnativa si combatte proprio in Piazza De Ferrari. Il comandante tedesco Meinhold, che ha il quartier generale a Savignone, prima minaccia di far bombardare la città da Monte Moro, poi tratta la resa recandosi a bordo di un’ambulanza a Genova dove cede le armi. Intanto Hitler da Berlino freme di sdegno e condanna verbalmente a morte il suo ufficiale. Taviani annuncia “Uccideremo come criminali di guerra tutti i prigionieri tedeschi, non appena la prima cannonata venisse sparata sulla città”. La mattina del 26 aprile 1945 il proclama :”Genova è libera. Genova è libera. Popolo genovese esulta! Per la prima volta nel corso di questa guerra un corpo d’esercito agguerrito e ben armato si è arreso al popolo, al popolo genovese”.