I Pfas nelle schiume antincendio sono ancora più pericolose di quanto si conosceva.

«Le concentrazioni di PFOA ramificato nella schiuma antincendio raddoppiano dopo un certo periodo di tempo nell’ambiente»: lo rileva il nuovo studio “Characterization of PFOA isomers from PFAS precursors and their reductive defluorination”, pubblicato su Water Research da un team di ricercatori australiani guidato da Denis O’Carroll e Michael Manefield dell’University of New South Wales (UNSW).
 
I ricercatori avvertono che è “importante capire che non c’è un solo PFAS nella schiuma antincendio o in altre fonti come padelle antiaderenti, indumenti, cosmetici, insetticidi ecc. Esiste una combinazione di fattori, ma la versione ramificata del PFOA si forma a partire dai precursori del PFAS attraverso le condizioni ambientali. E’ essenziale riconoscere che un’efficace bonifica dei PFAS richiederà delle combinazioni di trattamenti, poiché è improbabile che una singola tecnologia produca prodotti rispettosi dell’ambiente”.
 
A sua volta,  lo studio Underestimated burden of per- and polyfluoroalkyl substances in global surface waters and groundwaters” pubblicato su Nature Geoscience da un team di ricercatori dell’UNSW e dell’università dell’Oklahoma, ha valutato i livelli di contaminazione da PFAS nelle acque superficiali e sotterranee in tutto il mondo e ha scoperto che gran parte dell’acqua potabile supera i limiti di sicurezza per il consumo di PFAS.