I video mostrano inseguimenti e pestaggi, tifosi del Maccabi Tel Aviv finiti a terra e presi a calci nelle strade di Amsterdam, aggressioni da parte di giovani per lo più arabi, almeno di origine, una trentina di contusi, cinque dimessi dagli ospedali, fermati 62 loro assalitori, dei quali alcuni trattenuti in stato di arresto. Ma anche gli ultras israeliani, hanno fatto la loro parte, fin dalla sera prima come si vede in un video: uno di loro si arrampica su una palazzina occupata di Amsterdam per tirare giù una bandiera palestinese, che poi viene bruciata; in un altro gli ultrà nella metropolitana cantano slogan in cui dicono che “non servono scuole per Gaza perché non ci sono più bambini a Gaza”. Inneggiano al loro esercito: “Finisci il lavoro”. Altrettanto, Casa Pound si sono ripetuti a Bologna.
Dentro e fuori gli stadi in tutto il mondo ormai qualunque pretesto è buono per scatenare la violenza tra le opposte fazioni, che di sportivo non hanno nulla, giovani che vanno lì per sfogarsi, urlare, picchiare, neanche la guardano la partita.
Per i fatti di Amsterdan è risuonato il termine “antisemita”. E’ usato impropriamente, per ignoranza o malafede. Semiti è un termine che si riferisce a tutti quei popoli che parlano, o hanno parlato, lingue del ceppo semitico, cioè gli Arabi, gli Ebrei, gli Aramei, gli Assiri, i Cananeo–Fenici, e dal punto di vista meramente linguistico anche gli Abissini. Semiti sono anche i Palestinesi. Ma il termine è famoso, grazie al nazifascismo e con accezione razzista, riferito agli ebrei. In verità, oggi sarebbe più pertinente, definire le manifestazioni Pro Palestina come “antisioniste” o “antisraeliane” (Israele è lo stato più odiato nel mondo dopo gli Usa), piuttosto che “antisemite” o anche solo “antiebraiche”, considerato che gli ebrei israeliani sono minoranza nel mondo.