Si infittiscono gli studi scientifici internazionali che dimostrano non esserci un limite alla penetrazione dei PFAS sia nell’ambiente che nel corpo umano. Dall’ingestione di frutta e verdura: dei ricercatori delle Università di Newcastle e Sidney (sul Journal of the Science of Food and Agriculture). Per contatto nella cute tramite cosmetici: dei ricercatori dell’Università di Birmingham (su Environment International). Dall’aria di depuratori e discariche: dei ricercatori dell’Università della Florida di Gainesville (su Environmental Science & Technology Letters) eccetera.
A loro volta, i ricercatori dell’ Università di Stoccolma, nell’ambito di una missione durata due mesi, tramite uno studio condotto sul campo, nell’Oceano Atlantico, hanno dimostrato (su Science Advances) che i Pfas arrivati in mare si concentrano e sono vaporizzati dalle onde, e da lì tornano sulla terraferma e in atmosfera più aggressivi che mai: la concentrazione di PFAS nell’aerosol delle onde è risultata sempre superiore rispetto a quella dell’acqua di origine, in alcuni casi di 100mila volte! Soprattutto nelle acque costiere e in quelle che si trovano in prossimità dello sbocco dei fiumi. Esempio in Italia: in Adriatico la foce del Po che riceve gli scarichi in Bormida della Solvay di Spinetta Marengo. Una sorta di vendetta della Natura violata.