La contaminazione da PFAS in frutta e verdura è aumentata del 220% nell’ultimo decennio.

In Europa oltre un quarto della frutta coltivata a livello nazionale è contaminata da PFAS. A dirlo è un’analisi dei dati ufficiali dei programmi nazionali di sorveglianza dei Paesi membri dell’UE presentata in febbraio 2024, che ha anche rivelato un aumento del 220% della contaminazione rispetto al decennio precedente. Le percentuali di prodotti contaminati più alte si registrano per fragole, pesche e albicocche, mentre tra le verdure i più colpiti sono i cetrioli e l’indivia. 
 
E’ ineluttabile che ciò avvenga. Infatti i Pfas hanno incredibili proprietà idrorepellenti, oleorepellenti e  resistenti praticamente a tutto: non si decompongono biologicamente, non si legano con altri agenti chimici e non si degradano con gli agenti atmosferici. Queste caratteristiche, che su un prodotto industriale questo equivale a durabilità ed efficienza, li ha resi un boomerang. Nell’ambiente, infatti, si trasformano in un residuo impossibile da smaltire presente pressoché ovunque. Sono infatti nell’aria che respiriamo, sospesi in volo dopo essersi staccati dall’oggetto per il quale sono realizzati, e anche nel suolo, trasportati dall’acqua. Sotto forma di piccolissime particelle pressoché indistruttibili, restano inerti per decenni o persino, si stima, centinaia di anni. Dal suolo e dalle falde acquifere finiscono in quasi tutti gli organismi viventi, vegetali e animali,  compreso l’uomo, agevolati dalla loro caratteristica di essere inodori, incolori e insapori.