Con un po’ di culo gli abitanti potrebbero neppure accorgersi dell’avvelenamento.

Quali circostanze fortunate per l’inquinatore? Il ritardo con cui l’Arpa sopraggiunge a incendio e nube di gas avvenuti e, senza centraline di monitoraggio fisse, non facendo in tempo a capire e rilevare i gas tossici che nel frattempo se li sono presi i venti e trasportati verso polmoni più o meno distanti. E’ un po’ quello che è avvenuto con l’incendio e con la nube sprigionata all’azienda chimica Carbonovus che opera nel settore della nautica con materiale composito e vetroresina.
 
Al dipartimento apuano dell’Arpat, neppure a conoscenza dei materiali bruciati: tossici e cancerogeni (tra cui teli di infusione in nylon, tessuti in vetro resina e carbonio, colle, schiume poliuretaniche, resine e catalizzatori, vernici, solventi, polvere di resina e chissà quant’altro), non è restato che consultare le centraline meteo disponibili in zona per avere informazioni sulla direzione e velocità dei venti presenti. L’Arpat ha così saputo che i  venti hanno rotato senza particolare forza, prima verso Massa poi in direzione della Liguria, e così si è rassicurata che “La presenza di venti di scarsa intensità e di direzione variabile ha fatto sì che i fumi si siano dispersi in direzioni differenti e che non sia possibile individuare un’area in cui si possa ragionevolmente rilevare un apporto misurabile di polveri o altre sostanze eventualmente trascinate dalla nuvola “. Tranquilli i polmoni di tutti:  po’ di avvelenamento per uno non fa male a nessuno… inquinatore.
 
Non avendo ormai potuto rilevare nulla in atmosfera, a questo punto, l’Arpat, con la stessa tempestività, cioè nei giorni seguenti, ha “esaminato visivamente” (sic) le acque del Fosso Lavello che scorre lungo l’azienda, e ovviamente, “nel corso del sopralluogo senza notare anomalie, e neppure  nelle acque che confluiscono nella vasca di raccolta delle acque bianche asservita all’area industriale e che si immette nel fosso  a valle dello scarico del depuratore Lavello 2”. Sempre visivamente: “La fauna presente non mostrava segni di evidente sofferenza”.
Restano paura, finestre chiuse e tam tam di telefonate allarmate, nel ricordo del rogo della Farmoplant.