Nell’ambito del processo Eternit Bis, la Corte d’Assise di Novara ha dichiarato Stephan Schmidheiny colpevole di omicidio colposo di 147 vittime dell’amianto casalese. Sono state rese note le motivazioni della condanna in primo grado a dodici anni (più cinque d’interdizione ai pubblici uffici) dell’imprenditore svizzero, patron della Eternit di Casale Monferrato… e noto filantropo internazionale. Per i giudici Stephan Schmidheiny era consapevole del danno che arrecava l’attività della fabbrica, ma per tutelare gli interessi economici dell’azienda, non fece nulla. La decisione della Corte è stata motivata con un documento di 1020 pagine, in particolare facendo riferimento alla riqualificazione del reato da omicidio doloso alla forma ‘più lieve’ di omicidio colposo, aggravato da colpa cosciente. Nel pratico si traduce in estinzione del reato per moltissime vittime (199), dato che l’omicidio colposo viene prescritto in 15 anni. Tutti i casi di morte antecedenti al 2008 sono stati dichiarati prescritti. Il motivo? La condotta di Schmidheiny, non è stata criminale, non perseguiva scopo di lucro: «credeva nell’uso controllato dell’amianto» e perseguiva la filantropia.