Accertato che il bambino veniva mandato in bagno senza scarpe, trattenuto in bagno per un periodo sproporzionato, che gli veniva rifiutata la merenda, che era costretto in corridoio a raccogliere il giubbotto caduto in terra nonostante non vi riuscisse, umiliato davanti alla classe rovesciando l’acqua della sua bottiglietta per insegnargli l’importanza del bere, ricevendo di frequente in risposta ai suoi bisogni un secco «ti arrangi!; accertato tutto ciò la Corte d’Appello di Torino non ritiene sussista il reato di maltrattamento aggravato, già accertato in un primo grado di giudizio, in quanto l’eventuale ingiuriosità delle frasi rivolte ad un ragazzo autistico in classe non avrebbe potuto essere percepita dal ragazzo stesso, non essendo egli in grado di comprenderne il disvalore educativo e giuridico… (continua…)