Un gruppo di preti della Toscana, ex-cappellani militari, al termine di un loro incontro emisero un comunicato, dove esprimevano “riverente e fraterno omaggio a tutti i caduti d’Italia” e allo stesso tempo il loro pensiero andava a tutti i soldati “di tutti i fronti e di tutte le divise, che morendo si sono sacrificati per il sacro ideale della Patria”. Il comunicato si chiudeva con un riferimento molto duro a tutte quelle persone, che si trovavano in carcere a motivo della loro obiezione di coscienza: «Considerano un insulto alla Patria ed ai suoi caduti la cosiddetta “obiezione di coscienza” che, estranea al comandamento cristiano dell’amore, è espressione di viltà».
Clicca qui il testo della “Lettera ai cappellani militari toscani che hanno sottoscritto il comunicato dell’11 febbraio 1965″ pubblicata da don Lorenzo Milani. Quella lettera costò a Milani due processi per apologia di reato. La lettera, insieme all’autodifesa al processo, costituisce uno dei grandi testi a sostegno dell’obiezione di coscienza contro ogni guerra, contro ogni esercito, contro ogni uccisione.