Cappellani militari. Per un nonviolento, un antimilitarista, un obiettore di coscienza, i due vocaboli sarebbero un ossimoro religioso e morale. Non puoi essere contemporaneamente un militare addestrato per uccidere e un prete che considera sacra la vita. Eppure nell’esercito italiano, a fianco della croce di Cristo portano perfino i gradi: da cappellano militare addetto – equivalente al grado di tenente fino a ordinario militare – equivalente al grado di generale di corpo d’armata. Come riusciranno a parlare di Pace durante le oscene sfilate militari? Cosa insegneranno ai soldati in merito al quinto comandamento “Non uccidere”? E all’ “undicesimo” comandamento “Ama il prossimo tuo come te stesso”? Leggeranno ai soldati cattolici il Vangelo? Leggeranno e commenteranno la lettera che nel 1965 don Lorenzo Milani scrisse ai cappellani militari e che gli costerà due processi per apologia di reato? «Le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto. Abbiamo dunque idee molto diverse. Posso rispettare le vostre se le giustificherete alla luce del Vangelo e della Costituzione.
L’attuale Papa non le giustifica e invita: “occorre guardare in don Milani la vita, le opere, il sacerdozio”; non più “guerre sante”. L’attuale presidente della Repubblica le giustifica come “guerre giuste”, convinto capo delle forze armate piuttosto che cattolico osservante.
Clicca qui la Lettera di questo prete che fu perseguitato dalla chiesa dell’epoca ma del quale la lezione resta quanto mai attuale quando si parla di Pace alle oscene sfilate militari: l’educazione come pratica di liberazione, la scelta di classe dalla parte degli oppressi, l’opposizione alla guerra, la denuncia della scuola classista che discrimina i poveri.