Ieri in Palestina è stata uccisa una donna, una giornalista. Si chiamava Shireen Abu Akleh. In quella terra abbandonata ad una occupazione militare che continua da 55 anni (per alcuni da 74) succede molto spesso. Ieri anche i nostri TG sono stati costretti a darne conto perché questa donna palestinese aveva anche un passaporto americano, aveva una fama internazionale ed era molto stimata. Non voglio commentare. Verrà un giorno in cui i riflettori si spegneranno anche sulla tragedia dell’Ucraina come li hanno spenti sulla tragedia del popolo palestinese e di tanti altri popoli martoriati. E allora altri capiranno cosa vuol dire Papa Francesco quando parla della globalizzazione dell’indifferenza, di cuori induriti e della nostra inerzia complice di fronte alla violenza che impazza nel mondo. Ieri, io mi sono vergognato per come è stata “trattata” l’uccisione di questa donna della Terra Santa che faceva, con il coraggio della gentilezza, da “scorta mediatica” al suo popolo. 78 giorni di “full immersion” nelle atrocità dell’Ucraina non hanno scalfito la coscienza impietrita dei manipolatori dell’informazione. Nessuna sorpresa. Solo vergogna. Flavio Lotti
Se vuoi cercare di capire quanto grande sia la tragedia palestinese e la nostra vergogna occidentale, clicca qui questo articolo scritto ieri da Gideon Levy, editorialista del quotidiano israeliano Haaretz.