Ed eccoci alla vaccinazione a tappeto dei bambini fra i 5 e i 12 anni. La Food and Drug Administration (Fda) – l’agenzia del farmaco statunitense – ha già dato la sua approvazione e, seguita da quella italiana (Aifa). La decisione appare scontata, una semplice formalità. Ma si tratta di una scelta necessaria? Utile? Direi di no. Le ragioni per cui tale opzione appare equivoca e priva di senso sono sostanzialmente tre. 1. il vaccino che abbiamo assunto non pretende di eliminare la circolazione del virus, ma di ridurre i danni sanitari più significativi (e l’eventuale morte) e, aspetto ancor più importante, tale risultato, per i piccoli, è già in atto naturalmente. I bambini, sotto i 12 anni, non si ammalano in modo grave di Covid né muoiono direttamente a causa del virus. La natura li ha dotati di quella protezione che gli adulti sono costretti a trovare nella vaccinazione. 2. La seconda ragione attiene alla nota argomentazione per cui i bambini vanno vaccinati per proteggere le persone, specialmente gli anziani, ossia i nonni, che li frequentano, creando una barriera igienico-immunitaria a prescindere dalla reale necessità di protezione vaccinale dei bambini stessi. Tale ragionamento appare fuorviante per due motivi: il primo è riguarda i diritti dei bambini perché non si può utilizzarli per proteggere altri soggetti. È un’operazione illegittima che va contro quanto stabilito dalla Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia che nel 1989 mise nero su bianco –a livello internazionale– i diritti inalienabili dei più piccoli. C’è anche un motivo più contingente: se in Italia il 90% della popolazione è vaccinata, da quale contagio infantile dovrebbe proteggersi? In altre parole, possono i bambini contagiare adulti già vaccinati mettendo in pericolo la loro vita? I dati e le conoscenze in possesso, ovviamente, respingono questa ipotesi. Sta nella natura stessa della vaccinazione impedire, come sappiamo, i decessi da Covid. Chi minaccerebbero i bambini non vaccinati? Resta un mistero. 3. Infine, nessuna ricerca in corso può escludere del tutto eventuali complicazioni nell’uso dei vaccini sulla popolazione adulta e tanto meno sui bambini. Un margine di rischio rimane presente. È corretto eticamente sacrificare i bambini facendoli correre questo rischio, benché minimo? Si tratta di un prezzo davvero necessario? Dalle ragioni offerte precedentemente direi proprio di no. La scelta più legittima e opportuna appare piuttosto quella di vaccinare, su segnalazione pediatrica, i bambini più a rischio, quelli a cui il vaccino risulta effettivamente utile. Ancora una volta, verrà chiesta ai genitori una decisione che pesa quasi unicamente sulle loro spalle e sulla loro responsabilità. Quegli stessi papà e mamme che durante la pandemia sono stati i soggetti sociali più trascurati e più lasciati da soli a reggere il peso che si è andato a creare sui loro figli, sia durante i vari lockdown con bambini e ragazzi chiusi in casa, sia con le restrizioni scolastiche più accentuate di tutta Europa, senza alcuna attenuazione nel periodo post-vaccinazione. Pertanto, in merito alla vaccinazione ai bambini, mi sento di chiedere alle istituzioni pubbliche una riflessione più approfondita e più organica, che tenga in dovuto conto la complessità del loro diritto alla salute senza gravarne l’esistenza con decisioni che, allo stato attuale, appaiono del tutto inutili.
Michele Novara, pedagogista.