Invece, l’Islanda non ha neppure un esercito, l’Irlanda destina alle armi lo 0,22% del suo PIL, Svizzera (0,7%), Austria (0,8%), Malesia (1%), Nuova Zelanda (1%). Soltanto Danimarca (1,3%), Slovenia (1,3%) e Portogallo (1,5%) superano la soglia dell’1%. Irlanda, Austria e Svizzera mantengono una politica di neutralità. Islanda, Portogallo, Danimarca e Slovenia fanno addirittura parte della Nato.
Ma l’aumento della spesa militare, quale deterrenza, garantisce una maggiore sicurezza?
No, secondo la ricerca condotta dal Delàs Center for Peace Studies. La spesa militare complessiva di tutti i paesi dell’UE supera già i 300 miliardi di euro. La Russia, invece, spende circa 100 miliardi di euro all’anno per la difesa . E questa strategia di deterrenza militare non ha impedito a Putin di intervenire, malgrado l’Ucraina fosse armata fino ai denti. Altro esempio, la “pace armata” prevalente in Europa prima della prima guerra mondiale come strategia per rafforzare la sicurezza. Insomma, fallisce la mentalità di sicurezza militare che ignora la sicurezza umana, la diplomazia e il rispetto del diritto internazionale.