Nessun sito idoneo per il deposito nucleare di profondità.

Migliaia di persone (cittadini, comitati, istituzioni, biodistretti, esperti) nella manifestazione organizzata dal comitato Tuscia in movimento nel Parco naturalistico archeologico di Vulci nella Maremma viterbese. Per dire no al Deposito nazionale e parco tecnologico (Dnpt) destinato a mettere in sicurezza i rifiuti radioattivi di tutta Italia derivanti dagli impianti nucleari dismessi (Caorso, Latina, Trino vercellese e Garigliano), dai settori della medicina, della ricerca, dell’industria.
 
Alla provincia di Viterbo appartiene il 40% dei 51 siti italiani che la Sogin (la società pubblica che si occupa dello smantellamento delle quattro centrali nucleari italiane e della gestione dei rifiuti radioattivi di varia fonte) ha inserito nella proposta di una Carta nazionale delle aree idonee (Cnai).
 
Comitati e istituzioni, in alternativa a questo deposito in superfice, sostengono che “le scorie ad alta pericolosità dovranno essere destinate ad un sito geologicamente sicuro ed europeo; e siccome in Italia non è stato possibile individuarne uno in profondità che abbia le garanzie necessarie, in attesa, debbono essere messe in sicurezza dove stanno. Per quelle a bassa intensità, come i rifiuti di origine sanitaria, si può avere una gestione regionale”.